Laici Libertari Anticlericali Forum

Scandali in Curia a Siena. Prescrizione salva don Acampa per incendio doloso e calunnia, nell'inchiesta anche incontri sessuali tra preti gay

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 18/6/2007, 08:23
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://www.intoscana.it/intoscana/informar...211&language=it

Prete a giudizio per incendio doloso. Curia: "Non giusto"



17.06.2007
La Procura di Siena ha chiesto il rinvio a giudizio di monsignor Giuseppe Acampa, 38 anni, economo della Curia arcivescovile di Siena, per l'incendio doloso che il 2 aprile 2006 interessò in alcuni uffici del palazzo dell'arcidiocesi, causando la distruzione di documenti. La notizia è stata pubblicata oggi da Repubblica. L'arcidiocesi di Siena ha diffuso questo pomeriggio un comunicato in cui sostiene che "gli inquirenti sembrano essere giunti a conclusioni che distorcono completamente la realtà dei fatti, accumulando una quantità di dati che rischiano solamente di compromettere parti in realtà lese, come la Chiesa senese". L'incendio si sviluppò nei locali dell'economato della Curia. Le fiamme distrussero documenti sulla gestione dell'arcivescovado. A dare l'allarme fu lo stesso monsignor Acampa. Le indagini, condotte dal pm Nicola Marini, hanno portato al suo coinvolgimento. La Curia rileva anche l' andamento delle indagini potrebbe anche risentire del "desiderio di rivalsa di componenti ecclesiali probabilmente contrarie all'attuazione della riorganizzazione degli uffici di Curia".(ANSA).

 
Web  Top
view post Posted on 25/7/2007, 18:17
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://www.ildialogo.org/Ratzinger/crisichiese.htm


Diocesi in cenere: uno scandalo travolge la chiesa senese

di Adista n. 55 del 28-07-2007

33993. SIENA-ADISTA. C'è del marcio nella Chiesa senese: è la conclusione a cui sono arrivati gli inquirenti che indagavano sull'incendio scoppiato il 2 aprile 2006 nei locali dell'economato, all'interno del palazzo arcivescovile di Siena. Accusato del rogo è infatti l'economo diocesano, don Giuseppe Acampa, che in un primo momento aveva fatto cadere i sospetti sul responsabile dell'Archivio dell'arcidiocesi, Franco Daniele Nardi. Quest'ultimo, inizialmente raggiunto da un avviso di garanzia, è stato poi scagionato dai magistrati, che hanno invece chiesto il rinvio a giudizio di Acampa, oltre che per incendio doloso, anche per calunnia. L'udienza preliminare è stata fissata per il 22 gennaio 2008.

La storia del prof. Nardi

La Curia senese ha subito manifestato il suo incondizionato sostegno ad Acampa: prima con un comunicato in cui si constata con "dispiacere" che "gli inquirenti sembrano essere giunti a conclusioni che distorcono completamente la realtà dei fatti", dettate probabilmente "dal desiderio di rivalsa di componenti ecclesiali probabilmente contrarie all'attuazione della riorganizzazione degli uffici di Curia"; poi con la decisione dell'arcivescovo, mons. Antonio Buoncristiani, di riconfermare Acampa come economo diocesano per altri cinque anni, "dopo aver ricevuto il parere unanime del Collegio dei Consultori e del Consiglio Diocesano per gli Affari Economici".

Sostegno che invece Nardi non ha mai ricevuto. "Mi sono ritrovato ad essere il sospettato principale praticamente subito dopo la scoperta dell'incendio", spiega ad Adista, "e da allora, per oltre un anno, non ho mai ricevuto alcun segno di vicinanza dalla Curia o dal vescovo, che si è persino rifiutato di incontrarmi 'per non inficiare le indagini', a suo dire".

"Quel giorno", racconta ancora il professore che insegna Lettere in un liceo e da oltre trent'anni è responsabile volontario, a titolo gratuito, dell'archivio dell'arcidiocesi, "era una domenica, ma io ero al Palazzo arcivescovile perché dovevo terminare un inventario. Mi sono accorto dell'incendio solo quando sono arrivati i vigili del fuoco". L'economato si trova due piani sopra l'archivio e don Acampa, che secondo la ricostruzione degli inquirenti si era recato lì dopo aver detto messa, avrebbe aspettato almeno mezz'ora più del necessario prima di chiamare i soccorsi. Immediatamente, racconta Nardi, l'economo diocesano avrebbe cominciato ad indicarlo come responsabile del rogo: "Ha parlato di alcune lettere e telefonate minatorie che gli avrei mandato e ha anche fatto capire che ero un po' 'squilibrato'". Il 16 luglio di quell'anno, l'archivista riceve un avviso di garanzia. "È stato un periodo durissimo per me: mia madre era morta da poco e io avevo da poco avuto un infarto; forse, si pensava che anch'io non sarei durato a lungo".

In quei mesi, per il professore, il clima in Curia si fa pesante e pieno di sospetti. Il vescovo si era rifiutato di riceverlo e, per telefono, si era limitato a dirgli che l'incendio era un grave atto di intimidazione contro la Chiesa e che bisognava stare in guardia da persone che, "come Annamaria Franzoni", commettono un fatto e poi non se ne ricordano. Poi, a metà giugno, la svolta nelle indagini e il rinvio a giudizio per don Acampa: "Allora, finalmente, ho ricevuto una telefonata del vescovo, che però mi aveva chiamato solo per chiedermi di ritrattare la sua frase che avevo riportato sulla Franzoni. Naturalmente, mi sono rifiutato".

Un prete ben introdotto

Don Giuseppe Acampa è un personaggio ben noto a Siena: oltre che economo diocesano è anche direttore dell'Oratorio "Pio II" al Costone, vicario parrocchiale di San Pietro in Castelvecchio a Siena, "correttore" della contrada della Selva, nonché membro del Consiglio di Gestione della Fondazione Musei Senesi, che ha il compito di valorizzare il polo museale della provincia. La Fondazione, costituita nel 2003, vede la partecipazione, tra gli altri, del Comune e della Provincia di Siena, della Curia senese e del Monte dei Paschi di Siena (Mps). E proprio all'antico istituto di credito cittadino sembra essere legato in maniera particolare don Acampa: la società sportiva del suo oratorio è infatti sponsorizzata dalla Montepaschi Vita, braccio assicurativo dell'Mps.

Don Acampa ha la fiducia completa del suo vescovo, tanto da essere stato nominato, nel 2004, "amministratore unico" dei beni diocesani, con poteri amplissimi su tutte le operazioni di compravendita di terreni e immobili. Sarebbe in queste operazioni il movente che avrebbe spinto il sacerdote a provocare l'incendio negli uffici dell'economato: tra le carte distrutte ci sono infatti i testamenti di moltissimi fedeli che avevano lasciato i loro beni all'arcidiocesi, insieme a documenti riguardanti affitti, vendite e appalti. Documenti in gran parte distrutti, ma che i magistrati stanno cercando di ricostruire attraverso le copie depositate in altri uffici. Dai primi riscontri, il loro contenuto getterebbe un'ombra sulle attività del sacerdote, nell'ambito di un'inchiesta destinata ad allargarsi: la Procura adesso vuole vederci chiaro sulle attività economiche ed immobiliari della Curia mentre mons. Acampa, oltre che per incendio e calunnia, sarebbe sotto indagine anche per truffa aggravata).

Sulla stampa locale sono trapelati, ad esempio, dettagli della vendita, curata da Acampa per conto della Curia, di un complesso immobiliare di prestigio sulle colline di fronte a Siena, ceduto nel 2003 all'imprenditore veneto René Fernando Caovilla per un prezzo, secondo le accuse, di favore (1.250.000 euro). In cambio, Caovilla avrebbe acquistato per l'economo diocesano, pagandola in contanti, un'Audi da 30.000 euro. È emersa anche la vicenda di un'anziana signora della nobiltà senese, che aveva lasciato tutti i suoi beni all'arcidiocesi con il mandato di venderli e dividere poi il ricavato tra cinque beneficiari: uno di questi, però, il Collegio missionario del Sacro Cuore di Gesù di Andria, prima dell'apertura delle indagini, dalla Curia di Siena non aveva ancora visto un soldo e, anzi, ignorava del tutto l'esistenza dell'eredità. (alessandro speciale)



Mercoledì, 25 luglio 2007
 
Web  Top
view post Posted on 19/9/2007, 11:12
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronach...ovo_siena.shtml

Gli inquirenti cercano contatti con le indagini di Firenze

Estorsione, indagato arcivescovo di Siena

Inchiesta sulla vendita di case. E un incendio doloso in Curia


FIRENZE — Gestione del patrimonio immobiliare e incontri proibiti organizzati da sacerdoti. C’è un’altra inchiesta che coinvolge le gerarchie ecclesiastiche della Toscana. Mentre la procura di Firenze dispone nuovi accertamenti sull’attività del vescovo ausiliare Claudio Maniago, quella di Siena iscrive nel registro degli indagati l’arcivescovo Antonio Buoncristiani per estorsione. L’alto prelato viene coinvolto nell’indagine che ha già portato alla richiesta di rinvio a giudizio di monsignor Giuseppe Acampa, 38 anni, l’economo della Curia cittadina accusato di incendio doloso, calunnia e truffa. E adesso gli inquirenti fiorentini vogliono accertare se ci sia un collegamento tra le due vicende, soprattutto per quanto riguarda l’amministrazione degli immobili e del denaro della Chiesa.

L’INCENDIO DOLOSO — Comincia tutto il 2 aprile del 2006 quando un rogo divampa nella sede dell’Economato della Curia di Siena. Monsignor Acampa accusa un archivista di aver appiccato l’incendio, ma gli accertamenti della polizia delineano un quadro diverso. E alla fine è proprio lui a finire indagato. Secondo i magistrati avrebbe dato alle fiamme l’ufficio «con l’unica finalità di distruggere documenti attinenti operazioni finanziarie promosse dalla diocesi attraverso la Curia». Gli affari curati dal sacerdote vengono analizzati attraverso accertamenti bancari e patrimoniali. Si scopre così che il prelato ha venduto a un imprenditore veneto uno degli immobili ereditati dalla diocesi, «a prezzi molto inferiori a quelli di mercato». Come ricompensa per il favore si sarebbe fatto regalare «un’Audi A3 dal valore di 27.000 euro» e per questo viene accusato di truffa ai danni della Chiesa. Si scopre anche che avrebbe partecipato a incontri particolari con altri due preti. Le testimonianze di alcuni sacerdoti forniscono i dettagli. Nessun reato viene contestato per questi episodi, ma la sua immagine ne esce a pezzi. Alla fine di giugno arriva la svolta. Le intercettazioni telefoniche e ambientali svelano i tentativi che sarebbero stati fatti dall’arcivescovo di Siena per convincere i testimoni a ritrattare. Qualche giorno dopo Buoncristiani viene iscritto nel registro degli indagati per estorsione. Sospettato di aver indotto numerose persone «anche con mirate pressioni» a fornire una versione diversa da quella verbalizzata davanti ai pubblici ministeri. Nei suoi confronti sono ancora in corso gli accertamenti, le stesse autorità ecclesiastiche stanno valutando la situazione. Intanto esplode il caso di Firenze.

APPARTAMENTI E FESTINI —Dopo aver accertato che don Lelio Cantini, il parroco accusato di violenza sessuale su numerose ragazze minorenni, si era fatto consegnare dai fedeli denaro e proprietà, i pm hanno deciso di verificare eventuali «coperture» che per anni gli avrebbero garantito l’impunità. Le verifiche hanno consentito di stabilire che la curia fiorentina ha beneficiato di eredità e donazioni, arrivando a possedere almeno 2.000 immobili. Palazzi e terreni, accusano adesso due dipendenti e due sacerdoti, che il vescovo ausiliare Claudio Maniago avrebbe gestito in maniera disinvolta. «Ci minacciava intimandoci di non parlare della sua attività», hanno raccontato a verbale prima di accusarlo di non essere intervenuto per fermare don Cantini pur essendo perfettamente a conoscenza dei suoi illeciti.E di aver partecipato a festini a luci rosse, circostanza confermata da un uomo di quarant’anni che si è presentato in Procura lo scorso aprile per raccontare i dettagli di un incontro avvenuto dieci anni fa. «Dichiarazioni infamanti », secondo la Curia e l’arcidiocesi cittadina che hanno già annunciato di voler «procedere per vie legali di fronte ad incredibili affermazioni di presunti testimoni». Versioni da verificare, secondo imagistrati. Non nasconde irritazione per la fuga di notizie il procuratore Ubaldo Nannucci: «Si tratta di rivelazioni molto gravi per l’indagine, che spero non sia morta, ma è certamente compromessa».
Fiorenza Sarzanini
19 settembre 2007


image


L’arcivescovo di Siena Antonio Buoncristiani (Ansa)
 
Web  Top
view post Posted on 19/9/2007, 11:28
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:





--------------------------------------------------

--------------------------------------------------

Ricordiamo gli antefatti:

https://laici.forumcommunity.net/?t=7211947

http://www.intoscana.it/intoscana/informar...211&language=it


Prete a giudizio per incendio doloso. Curia: "Non giusto"



17.06.2007
La Procura di Siena ha chiesto il rinvio a giudizio di monsignor Giuseppe Acampa, 38 anni, economo della Curia arcivescovile di Siena, per l'incendio doloso che il 2 aprile 2006 interessò in alcuni uffici del palazzo dell'arcidiocesi, causando la distruzione di documenti. La notizia è stata pubblicata oggi da Repubblica. L'arcidiocesi di Siena ha diffuso questo pomeriggio un comunicato in cui sostiene che "gli inquirenti sembrano essere giunti a conclusioni che distorcono completamente la realtà dei fatti, accumulando una quantità di dati che rischiano solamente di compromettere parti in realtà lese, come la Chiesa senese". L'incendio si sviluppò nei locali dell'economato della Curia. Le fiamme distrussero documenti sulla gestione dell'arcivescovado. A dare l'allarme fu lo stesso monsignor Acampa. Le indagini, condotte dal pm Nicola Marini, hanno portato al suo coinvolgimento. La Curia rileva anche l' andamento delle indagini potrebbe anche risentire del "desiderio di rivalsa di componenti ecclesiali probabilmente contrarie all'attuazione della riorganizzazione degli uffici di Curia".(ANSA).



 
Web  Top
view post Posted on 24/9/2007, 13:38
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=38074


IL FUOCO SOTTO LE CENERI DELLA DIOCESI DI SIENA.
E ANCHE IL VESCOVO POTREBBE "SCOTTARSI"




34047. SIENA-ADISTA. Un fuoco che ha covato sotto la cenere per oltre un anno e che adesso minaccia di incendiare l'intera Chiesa senese: l'incendio era già scoppiato il 2 aprile 2006 nei locali dell'economato dell'arcidiocesi di Siena, di origine - hanno accertato gli inquirenti - sicuramente dolosa (v. Adista n. 55/07). Inizialmente i sospetti erano ricaduti sull'archivista dell'arcidiocesi, il professor Franco Nardi: a fare il suo nome era stato l'economo della Curia, don Giuseppe Acampa, su cui però, nel corso dei mesi, si sono concentrate le attenzioni degli investigatori fino all'incriminazione, lo scorso giugno, per calunnia e truffa aggravata, oltre che per il rogo: avrebbe appiccato il fuoco, secondo gli investigatori, per far sparire documenti compromettenti sulla sua disinvolta gestione degli affari della curia.

La notizia dello scandalo della Chiesa senese - finora pressoché ignorata dalla stampa nazionale - è 'scoppiata' quando sono emersi presunti collegamenti - poi smentiti dalla procura di Siena - con la vicenda che sta coinvolgendo il vescovo ausiliare di Firenze, mons. Claudio Maniago, allievo prediletto di don Lelio Cantini, il prete accusato di abusi sessuali anche su minori (v. articolo su questo numero e v. Adista n. 29/07). Ma con l'avvicinarsi dell'udienza che deciderà del rinvio a giudizio di don Acampa, fissata per il 22 gennaio, il quadro di una Curia arcivescovile con il pallino degli affari molto più che della pastorale diventa sempre più chiaro, mentre tra i preti dell'arcidiocesi cresce lo scontento nei confronti dei propri vertici.



Un incontro a lungo atteso

Il clero di Siena ha aspettato per oltre un anno prima di ricevere dal proprio vescovo un chiarimento sullo scandalo che coinvolgeva la propria Chiesa e attendeva con ansia la tre giorni di formazione pastorale a Colle Val d'Elsa conclusasi lo scorso 19 settembre. Ma il chiarimento non c'è stato: l'arcivescovo, mons. Antonio Buoncristiani - "agitatissimo", secondo alcuni testimoni -, si è limitato a leggere un comunicato in cui ribadiva senza mezzi termini l'innocenza di don Acampa, accusando un gruppetto di preti 'ostili' di fomentare la stampa e i giudici contro la Chiesa, e si è rifiutato di rispondere a qualunque domanda. Un prete che stava registrando il suo intervento è stato rimproverato aspramente, tra gli applausi dei suoi colleghi, e costretto a cancellare il nastro.

Eppure mons. Buoncristiani avrebbe avuto molto da spiegare: le intercettazioni, ad esempio, pubblicate dai giornali, in cui don Acampa e il segretario del vescovo, don Andrea Bechi, parlano di rivolgersi al ministro della Giustizia Clemente Mastella per "tappare" l'inchiesta. Tramite per arrivare al ministro sarebbe il presidente della Misericordia di Siena, Mario Marzucchi. D'altra parte, Mastella è stato l'ospite d'onore, lo scorso maggio, delle Feste internazionali cateriniane, con cui l'arcidiocesi ha celebrato la sua santa più illustre.

Acampa e Bechi - secondo quanto emerso dalle intercettazioni - avrebbero anche pensato di rivolgersi al procuratore Nino Calabrese, che non avrebbe vigilato a sufficienza sul suo sostituto responsabile dell'indagine, Nicola Marini: sorprendentemente, infatti, malgrado fosse ancora ufficialmente parte lesa, sembra che Acampa fosse interessato ad una rapida archiviazione delle indagini più che alla scoperta del colpevole. Calabrese, d'altra parte, ha un 'debito di riconoscenza' nei confronti della Curia, perché sua figlia ha in affitto, a un buon prezzo, una casa in pieno centro di proprietà dell'arcidiocesi.



Intimidazioni e intercettazioni

Ci sono poi le voci di intimidazioni, da parte del vescovo e di Acampa, nei confronti di quei preti che si sono macchiati della 'colpa' di aver collaborato con le indagini: si parla di velate allusioni a trasferimenti nelle parrocchie più 'scomode', di minacce di rimozioni da incarichi; si ripete anche la storia dell'anziano parroco di Vagliagli, don Mino Marchetti, che si sarebbe all'improvviso visto sospendere da parte dell'arcidiocesi la pubblicazione di un'opera storica a cui lavorava da dieci anni. D'altra parte, discutendo con un altro influente amico, Giuseppe Mussari, presidente del Monte dei Paschi di Siena, don Acampa (il cui padre era un importante funzionario della banca) aveva promesso di mettere alle corse i "preti nemici giurati" che sarebbero, secondo lui, all'origine della svolta delle indagini: "Io penso che sia un gruppo di affari politico-pretonzolo", aveva detto. L'arcivescovo avrebbe anche preteso - senza ottenerla, malgrado numerose pressioni - una dichiarazione pubblica di sostegno ad Acampa da parte del clero dell'arcidiocesi.

Tra i preti di Siena, comunque, l'aria che si respira è pesante: "Questo vescovo non è né un padre né un maestro", ha detto ad Adista un sacerdote; "tante cose", aggiunge un altro, "non tornavano nella gestione degli affari della diocesi". Destava sospetti la delega pressoché illimitata per la gestione dei beni della Curia concessa nel 2004, senza alcuna consultazione del clero, da mons. Buoncristiani a don Acampa. L'economo, si racconta, si faceva vedere spesso per le strade di Siena a bordo di una Ferrari. Gli si contestava spesso la gestione squisitamente "affaristica" dei beni della Chiesa: ad esempio, appena nominato arciprete di Colle Val d'Elsa (una delle due ex-diocesi incorporate, assieme a quella di Montalcino, nell'arcidiocesi di Siena) aveva subito avviato la vendita di vari appartamenti di proprietà della Curia, ordinato la riduzione del numero delle messe e chiuso agli studiosi il palazzo vescovile, in vista forse di qualche progetto di sviluppo. (alessandro speciale)

 
Web  Top
view post Posted on 22/1/2008, 22:27
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://www.agi.it/firenze/notizie/20080122...012478-art.html

INCENDIO CURIA SIENA, PER DON ACAMPA GUP DECIDE IL 29 FEBBRAIO


(AGI) - Siena, 22 gen. - E' stata rinviata al 29 febbraio l'udienza del giudice delle udienze preliminari per decidere o meno sul rinvio a giudizio di don Giuseppe Acampa, economo della curia arcivescovile di Siena, in relazione ad un incendio scoppiato il 2 aprile del 2006 nei locali dell'economato, che provoco' la distruzione di documenti che vi erano custoditi.
Sul sacerdote, che a Siena e' molto noto, pendono le accuse di incendio doloso e calunnia nei confronti dell'archivista professor Paolo Nardi che in un primo momento era stato indagato.
Successivamente, in base alle indagini coordinate dal sostituto procuratore Nicola Marini, si e' arrivati alla decisione di chiedere il rinvio a giudizio per il sacerdote. I difensori di don Acampa questa mattina hanno presentato una perizia firmata da un ex dirigente dei vigili del fuoco, Natale Inzaghi, nella quale si esamina in maniera diversa da quella dei vigili del fuoco di Siena la tempistica riguardante lo scoppio dell'incendio nei locali della curia. (AGI)

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronach...ovo_siena.shtml

Gli inquirenti cercano contatti con le indagini di Firenze Estorsione, indagato arcivescovo di Siena Inchiesta sulla vendita di case. E un incendio doloso in Curia


L’arcivescovo di Siena Antonio Buoncristiani (Ansa)
FIRENZE — Gestione del patrimonio immobiliare e incontri proibiti organizzati da sacerdoti. C’è un’altra inchiesta che coinvolge le gerarchie ecclesiastiche della Toscana. Mentre la procura di Firenze dispone nuovi accertamenti sull’attività del vescovo ausiliare Claudio Maniago, quella di Siena iscrive nel registro degli indagati l’arcivescovo Antonio Buoncristiani per estorsione. L’alto prelato viene coinvolto nell’indagine che ha già portato alla richiesta di rinvio a giudizio di monsignor Giuseppe Acampa, 38 anni, l’economo della Curia cittadina accusato di incendio doloso, calunnia e truffa. E adesso gli inquirenti fiorentini vogliono accertare se ci sia un collegamento tra le due vicende, soprattutto per quanto riguarda l’amministrazione degli immobili e del denaro della Chiesa.

L’INCENDIO DOLOSO — Comincia tutto il 2 aprile del 2006 quando un rogo divampa nella sede dell’Economato della Curia di Siena. Monsignor Acampa accusa un archivista di aver appiccato l’incendio, ma gli accertamenti della polizia delineano un quadro diverso. E alla fine è proprio lui a finire indagato. Secondo i magistrati avrebbe dato alle fiamme l’ufficio «con l’unica finalità di distruggere documenti attinenti operazioni finanziarie promosse dalla diocesi attraverso la Curia». Gli affari curati dal sacerdote vengono analizzati attraverso accertamenti bancari e patrimoniali. Si scopre così che il prelato ha venduto a un imprenditore veneto uno degli immobili ereditati dalla diocesi, «a prezzi molto inferiori a quelli di mercato». Come ricompensa per il favore si sarebbe fatto regalare «un’Audi A3 dal valore di 27.000 euro» e per questo viene accusato di truffa ai danni della Chiesa. Si scopre anche che avrebbe partecipato a incontri particolari con altri due preti. Le testimonianze di alcuni sacerdoti forniscono i dettagli. Nessun reato viene contestato per questi episodi, ma la sua immagine ne esce a pezzi. Alla fine di giugno arriva la svolta. Le intercettazioni telefoniche e ambientali svelano i tentativi che sarebbero stati fatti dall’arcivescovo di Siena per convincere i testimoni a ritrattare. Qualche giorno dopo Buoncristiani viene iscritto nel registro degli indagati per estorsione. Sospettato di aver indotto numerose persone «anche con mirate pressioni» a fornire una versione diversa da quella verbalizzata davanti ai pubblici ministeri. Nei suoi confronti sono ancora in corso gli accertamenti, le stesse autorità ecclesiastiche stanno valutando la situazione. Intanto esplode il caso di Firenze.

APPARTAMENTI E FESTINI —Dopo aver accertato che don Lelio Cantini, il parroco accusato di violenza sessuale su numerose ragazze minorenni, si era fatto consegnare dai fedeli denaro e proprietà, i pm hanno deciso di verificare eventuali «coperture» che per anni gli avrebbero garantito l’impunità. Le verifiche hanno consentito di stabilire che la curia fiorentina ha beneficiato di eredità e donazioni, arrivando a possedere almeno 2.000 immobili. Palazzi e terreni, accusano adesso due dipendenti e due sacerdoti, che il vescovo ausiliare Claudio Maniago avrebbe gestito in maniera disinvolta. «Ci minacciava intimandoci di non parlare della sua attività», hanno raccontato a verbale prima di accusarlo di non essere intervenuto per fermare don Cantini pur essendo perfettamente a conoscenza dei suoi illeciti.E di aver partecipato a festini a luci rosse, circostanza confermata da un uomo di quarant’anni che si è presentato in Procura lo scorso aprile per raccontare i dettagli di un incontro avvenuto dieci anni fa. «Dichiarazioni infamanti », secondo la Curia e l’arcidiocesi cittadina che hanno già annunciato di voler «procedere per vie legali di fronte ad incredibili affermazioni di presunti testimoni». Versioni da verificare, secondo imagistrati. Non nasconde irritazione per la fuga di notizie il procuratore Ubaldo Nannucci: «Si tratta di rivelazioni molto gravi per l’indagine, che spero non sia morta, ma è certamente compromessa».
Fiorenza Sarzanini
19 settembre 2007

http://beppegrillo.meetup.com/90/messages/...?thread=3547564

Posted set 19, 2007 at 4:53 PM Link to this discussion
user 2436419
Siena, IT
156th Post

Da Dagospia

L?avviso in Curia
Anche a Siena la Curia è investita da una bufera giudiziaria. Per estorsione è indagato l?arcivescovo Antonio Buoncristiani: avrebbe cercato di «convincere» diversi testimoni a ritrattare le loro accuse contro l?economo diocesano, protetto dal Vescovo, monsignor Giuseppe Acampa, nei confronti del quale il 22 gennaio prossimo si terrà l?udienza preliminare. Il pm Marini ha chiesto il processo per incendio doloso e calunnia.

Che storia, quella di Siena. Incredibile e indicibile nello stesso tempo perché, al di là dei riscontri «tecnici» che hanno inchiodato - per la Procura - monsignor Acampa, colpisce che proprio dall?interno della Curia, della comunità cattolica si siano levate denunce e critiche nei confronti di Acampa e del suo protettore, il Vescovo appunto, che gli ha affidato la gestione unica del patrimonio immobiliare e finanziario della Diocesi.

Sesso e soldi
Per certi versi gli ingredienti sono gli stessi di Firenze, anche se Siena è molto più avanti nelle indagini: festini a luci rosse anche qui, ma soprattutto gestione «opaca» del patrimonio immobiliare. Tanto simili, le storie, che la Procura di Firenze non esclude di poter verificare, nella sua agenda di lavoro, se vi siano collegamenti diretti tra le due inchieste.

L?inchiesta di Siena muove i suoi primi passi il 2 aprile del 2006, quando alle 11,20 di quella domenica, monsignor Acampa chiama i Vigili del fuoco: «Venite, c?è un incendio....». L?incendio era in realtà divampato una ventina di minuti prima e il monsignore, che si trovava nella Curia, la prima telefonata la fa a una impiegata dell?economato. I vigili del fuoco e la Scientifica, nella loro perizia, hanno dimostrato che l?incendio è stato innescato in contemporanea all?arrivo di monsignor Acampa nella Curia. Ma questo lo si accerterà nel corso delle indagini.

Alle sue prime battute, Acampa, sentito dagli investigatori, accusa il povero archivista (e per questo sarà indagato poi per calunnia), il professore Franco Nardi, che finisce come il sospettato numero uno e che adesso aspetta che la sua denuncia contro il Vescovo Buoncristiani (per averlo licenziato per non aver ritrattato le sue accuse) faccia il suo corso. L?incendio aveva distrutto «solo» gli uffici dell?economato con quello di prezioso che c?era: computer, documentazione, lasciti testamentari..

Nel mirino
Nel prosieguo delle indagini, infatti, una volta che i sospetti si sono concentrati sull'economo, anche perché ad accusarlo sono stati diversi preti di Siena, i telefoni di monsignor Acampa sono stati intercettati e sono emersi rapporti omosessuali tra l'economo e alcuni sacerdoti. E c'è il sospetto che qualche ricatto sia girato anche per questo. Pensava di godere una sorta di impunità «extraterritoriale», aveva preteso dal Procuratore capo di Siena che intervenisse per addolcire l'inchiesta e lo aveva persino offeso.

Pensava di essere «protetto» e invece l?inchiesta della Procura di Siena ha accertato almeno un caso in cui Acampa - e per questo è accusato di truffa - aveva venduto a un imprenditore veneto, Fernando René Caovilla, a prezzi stracciati, un immobile della Curia, a ridosso di Porta Tufi, ricevendo in cambio dall?imprenditore una fiammante Audi A3.

La «faida»
Ma quando arriva, nel giugno scorso, la data della udienza preliminare, la Curia di Siena insorge: «Con dispiacere si constata che gli inquirenti sembrano essere giunti a conclusioni che distorcono completamente la realtà dei fatti, accumulando una quantità di dati che rischiano solamente di compromettere parti in realtà lese, come la Chiesa senese».

Ma è proprio il comunicato ufficiale della Curia che si insinua il sospetto di una «faida» interna alla comunità ecclesiale: «Tale procedere delle indagini ha assecondato e si è servito pure del desiderio di rivalsa di componenti ecclesiali probabilmente contrarie all?attuazione della riorganizzazione degli uffici di Curia....». In ogni caso, il Vescovo Buoncristiani non solo ha difeso pubblicamente il suo protetto, monsignor Acampa, ma si è impegnato «attivamente» a far ritrattare le accuse nei suoi confronti da diversi sacerdoti. Forse troppo «attivamente».




http://www.lucacicca.it/2007/09/14/due-int...per-don-acampa/

Due interrogazioni parlamentari per Don Acampa
Published by lucaciccaon 14 Settembre 2007in siena.
Apprendo da il quotidiano online Il Cittadino Oggi che sarebbero state presentate due interrogazioni parlamentari rivolte al Ministro di Grazia e Giustizia Clemente Mastella sul caso del rogo alla curia di Siena.

A presentare le interrogazioni sono Alleanza Nazionale e la Lega Nord.

Alla base delle due interrogazioni ci sono le intercettazioni telefoniche pubblicate sulla cronaca fiorentina di Repubblica, nelle quali venivano riportate le parole del Provveditore della Misericordia di Siena che si offriva di parlare con il Ministro Mastella per tentare di “risolvere la vicenda”.

AN e Lega chiedono al Ministro di dire che cosa sappia sulla vicenda.

Non è un caso che le due iniziative siano state portate avanti da due partiti di opposizione, solitamente invisibili a Siena, ma questo fa parte del gioco.
Povero Mastella, gli mancavano anche le diatribe senesi…

Il Cittadino Oggi riporta anche lo sfogo dell’archivista della Curia che dice di essere stato abbandonato dalla Chiesa senese, comprese le organizzazioni cattoliche che, secondo lui, non si sono mai esposte in sua difesa durante tutta la vicenda.

Effettivamente a Siena c’è un gran silenzio, o meglio c’è un gran brusio che non evolve mai in dichiarazioni pubbliche.

Miiinchia! Statte zitto!

Luca


http://nuovisacerdoti.altervista.org/novit1992.html

Sesso e soldi

Per certi versi gli ingredienti sono gli stessi di Firenze, anche se Siena è molto più avanti nelle indagini: festini a luci rosse anche qui, ma soprattutto gestione «opaca» del patrimonio immobiliare. Tanto simili, le storie, che la Procura di Firenze non esclude di poter verificare, nella sua agenda di lavoro, se vi siano collegamenti diretti tra le due inchieste.

L’inchiesta di Siena muove i suoi primi passi il 2 aprile del 2006, quando alle 11,20 di quella domenica, monsignor Acampa chiama i Vigili del fuoco: «Venite, c’è un incendio....». L’incendio era in realtà divampato una ventina di minuti prima e il monsignore, che si trovava nella Curia, la prima telefonata la fa a una impiegata dell’economato. I vigili del fuoco e la Scientifica, nella loro perizia, hanno dimostrato che l’incendio è stato innescato in contemporanea all’arrivo di monsignor Acampa nella Curia. Ma questo lo si accerterà nel corso delle indagini. Alle sue prime battute, Acampa, sentito dagli investigatori, accusa il povero archivista (e per questo sarà indagato poi per calunnia), il professore Franco Nardi, che finisce come il sospettato numero uno e che adesso aspetta che la sua denuncia contro il Vescovo Buoncristiani (per averlo licenziato per non aver ritrattato le sue accuse) faccia il suo corso. L’incendio aveva distrutto «solo» gli uffici dell’economato con quello di prezioso che c’era: computer, documentazione, lasciti testamentari..

Nel mirino

Nel prosieguo delle indagini, infatti, una volta che i sospetti si sono concentrati sull’economo, anche perché ad accusarlo sono stati diversi preti di Siena, i telefoni di monsignor Acampa sono stati intercettati e sono emersi rapporti omosessuali tra l’economo e alcuni sacerdoti. E c’è il sospetto che qualche ricatto sia girato anche per questo. Pensava di godere una sorta di impunità «extraterritoriale», aveva preteso dal Procuratore capo di Siena che intervenisse per addolcire l’inchiesta e lo aveva persino offeso. Pensava di essere «protetto» e invece l’inchiesta della Procura di Siena ha accertato almeno un caso in cui Acampa - e per questo è accusato di truffa - aveva venduto a un imprenditore veneto, Fernando René Caovilla, a prezzi stracciati, un immobile della Curia, a ridosso di Porta Tufi, ricevendo in cambio dall’imprenditore una fiammante Audi A3.

La «faida»

Ma quando arriva, nel giugno scorso, la data della udienza preliminare, la Curia di Siena insorge: «Con dispiacere si constata che gli inquirenti sembrano essere giunti a conclusioni che distorcono completamente la realtà dei fatti, accumulando una quantità di dati che rischiano solamente di compromettere parti in realtà lese, come la Chiesa senese». Ma è proprio il comunicato ufficiale della Curia che si insinua il sospetto di una «faida» interna alla comunità ecclesiale: «Tale procedere delle indagini ha assecondato e si è servito pure del desiderio di rivalsa di componenti ecclesiali probabilmente contrarie all’attuazione della riorganizzazione degli uffici di Curia....». In ogni caso, il Vescovo Buoncristiani non solo ha difeso pubblicamente il suo protetto, monsignor Acampa, ma si è impegnato «attivamente» a far ritrattare le accuse nei suoi confronti da diversi sacerdoti. Forse troppo «attivamente». fonte: la stampa.it


http://vaticano.noblogs.org/post/2007/10/0...rebbe-scottarsi

Mercoledì, Ottobre 03, 2007

Il fuoco sotto le ceneri della diocesi di Siena. E anche il vescovo potrebbe "scottarsi"

34047. SIENA-ADISTA. Un fuoco che ha covato sotto la cenere per oltre un anno e che adesso minaccia di incendiare l'intera Chiesa senese: l'incendio era già scoppiato il 2 aprile 2006 nei locali dell'economato dell'arcidiocesi di Siena, di origine - hanno accertato gli inquirenti - sicuramente dolosa (v. Adista n. 55/07). Inizialmente i sospetti erano ricaduti sull'archivista dell'arcidiocesi, il professor Franco Nardi: a fare il suo nome era stato l'economo della Curia, don Giuseppe Acampa, su cui però, nel corso dei mesi, si sono concentrate le attenzioni degli investigatori fino all'incriminazione, lo scorso giugno, per calunnia e truffa aggravata, oltre che per il rogo: avrebbe appiccato il fuoco, secondo gli investigatori, per far sparire documenti compromettenti sulla sua disinvolta gestione degli affari della curia.

La notizia dello scandalo della Chiesa senese - finora pressoché ignorata dalla stampa nazionale - è 'scoppiata' quando sono emersi presunti collegamenti - poi smentiti dalla procura di Siena - con la vicenda che sta coinvolgendo il vescovo ausiliare di Firenze, mons. Claudio Maniago, allievo prediletto di don Lelio Cantini, il prete accusato di abusi sessuali anche su minori (v. articolo su questo numero e v. Adista n. 29/07). Ma con l'avvicinarsi dell'udienza che deciderà del rinvio a giudizio di don Acampa, fissata per il 22 gennaio, il quadro di una Curia arcivescovile con il pallino degli affari molto più che della pastorale diventa sempre più chiaro, mentre tra i preti dell'arcidiocesi cresce lo scontento nei confronti dei propri vertici.

Un incontro a lungo atteso

Il clero di Siena ha aspettato per oltre un anno prima di ricevere dal proprio vescovo un chiarimento sullo scandalo che coinvolgeva la propria Chiesa e attendeva con ansia la tre giorni di formazione pastorale a Colle Val d'Elsa conclusasi lo scorso 19 settembre. Ma il chiarimento non c'è stato: l'arcivescovo, mons. Antonio Buoncristiani - "agitatissimo", secondo alcuni testimoni -, si è limitato a leggere un comunicato in cui ribadiva senza mezzi termini l'innocenza di don Acampa, accusando un gruppetto di preti 'ostili' di fomentare la stampa e i giudici contro la Chiesa, e si è rifiutato di rispondere a qualunque domanda. Un prete che stava registrando il suo intervento è stato rimproverato aspramente, tra gli applausi dei suoi colleghi, e costretto a cancellare il nastro.

Eppure mons. Buoncristiani avrebbe avuto molto da spiegare: le intercettazioni, ad esempio, pubblicate dai giornali, in cui don Acampa e il segretario del vescovo, don Andrea Bechi, parlano di rivolgersi al ministro della Giustizia Clemente Mastella per "tappare" l'inchiesta. Tramite per arrivare al ministro sarebbe il presidente della Misericordia di Siena, Mario Marzucchi. D'altra parte, Mastella è stato l'ospite d'onore, lo scorso maggio, delle Feste internazionali cateriniane, con cui l'arcidiocesi ha celebrato la sua santa più illustre.

Acampa e Bechi - secondo quanto emerso dalle intercettazioni - avrebbero anche pensato di rivolgersi al procuratore Nino Calabrese, che non avrebbe vigilato a sufficienza sul suo sostituto responsabile dell'indagine, Nicola Marini: sorprendentemente, infatti, malgrado fosse ancora ufficialmente parte lesa, sembra che Acampa fosse interessato ad una rapida archiviazione delle indagini più che alla scoperta del colpevole. Calabrese, d'altra parte, ha un 'debito di riconoscenza' nei confronti della Curia, perché sua figlia ha in affitto, a un buon prezzo, una casa in pieno centro di proprietà dell'arcidiocesi.

Intimidazioni e intercettazioni

Ci sono poi le voci di intimidazioni, da parte del vescovo e di Acampa, nei confronti di quei preti che si sono macchiati della 'colpa' di aver collaborato con le indagini: si parla di velate allusioni a trasferimenti nelle parrocchie più 'scomode', di minacce di rimozioni da incarichi; si ripete anche la storia dell'anziano parroco di Vagliagli, don Mino Marchetti, che si sarebbe all'improvviso visto sospendere da parte dell'arcidiocesi la pubblicazione di un'opera storica a cui lavorava da dieci anni. D'altra parte, discutendo con un altro influente amico, Giuseppe Mussari, presidente del Monte dei Paschi di Siena, don Acampa (il cui padre era un importante funzionario della banca) aveva promesso di mettere alle corse i "preti nemici giurati" che sarebbero, secondo lui, all'origine della svolta delle indagini: "Io penso che sia un gruppo di affari politico-pretonzolo", aveva detto. L'arcivescovo avrebbe anche preteso - senza ottenerla, malgrado numerose pressioni - una dichiarazione pubblica di sostegno ad Acampa da parte del clero dell'arcidiocesi.

Tra i preti di Siena, comunque, l'aria che si respira è pesante: "Questo vescovo non è né un padre né un maestro", ha detto ad Adista un sacerdote; "tante cose", aggiunge un altro, "non tornavano nella gestione degli affari della diocesi". Destava sospetti la delega pressoché illimitata per la gestione dei beni della Curia concessa nel 2004, senza alcuna consultazione del clero, da mons. Buoncristiani a don Acampa. L'economo, si racconta, si faceva vedere spesso per le strade di Siena a bordo di una Ferrari. Gli si contestava spesso la gestione squisitamente "affaristica" dei beni della Chiesa: ad esempio, appena nominato arciprete di Colle Val d'Elsa (una delle due ex-diocesi incorporate, assieme a quella di Montalcino, nell'arcidiocesi di Siena) aveva subito avviato la vendita di vari appartamenti di proprietà della Curia, ordinato la riduzione del numero delle messe e chiuso agli studiosi il palazzo vescovile, in vista forse di qualche progetto di sviluppo. (alessandro speciale)

Adista notizie n.65 - 2007


Inviato da Vaticano (Pedofilia, Comunita', Politica, Commercio) :: Commenti (2) :: Permalink :: Trackback (0) :: Bookmarka su Lilith :: letto 240 volte

Acampa [Replica]

E del podere che si è comprato, mi sembra verso Fungaia chi ne parla?

Edited by GalileoGalilei - 28/12/2009, 10:27
 
Web  Top
view post Posted on 22/1/2008, 22:43
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:



http://www.commenti.info/200709/chiesa-cat...gna-immonda.php
Chiesa cattolica, una fogna immonda.


Pedofilia, orge, droga, malversazioni finanziarie, appropriazione indebita
di denaro (dei cittadini) e faide interne tra le diverse bande della setta
cattolica. Ecco cosa è oggi la ripugnante chiesa del crucco nazista
Razzingher.





PRETI ASSATANATI – DOPO FIRENZE, SIENA: UN ALTRO SCANDALO A LUCI ROSSE
TRAVOLGE LA CHIESA IN TOSCANA – STORIE ALLUCINANTI DI FESTINI E DENARO
OFFERTO PER RITRATTARE LE DENUNCE – L’ARCIVESCOVO INDAGATO PER ESTORSIONE SI
CHIAMA BUONCRISTIANI…




1 – SIENA COME FIRENZE, CHOC IN CURIA…
Guido Ruotolo per “La Stampa”

Inchiesta annunciata per la fuga di notizie, preavvisi di denunce, prese di
posizione sopra le righe, e Firenze che rimane incredula per l’affresco (che
l’inchiesta della Procura sembra proporre) di una Curia spaccata, con
sacerdoti e fedeli che accusano altri sacerdoti, di festini a luci rosse e
gestione poco trasparente dell’immenso patrimonio immobiliare. Gli
accertamenti su Claudio Maniago, il vescovo ausiliare, la «condanna» del
Tribunale della Chiesa, per abusi sessuali su ragazzine dai 12 ai 17 anni,
di don Lelio Cantini, fotografano questo malessere della comunità religiosa.

L’avviso in Curia
Anche a Siena la Curia è investita da una bufera giudiziaria. Per estorsione
è indagato l’arcivescovo Antonio Buoncristiani: avrebbe cercato di
«convincere» diversi testimoni a ritrattare le loro accuse contro l’economo
diocesano, protetto dal Vescovo, monsignor Giuseppe Acampa, nei confronti
del quale il 22 gennaio prossimo si terrà l’udienza preliminare. Il pm
Marini ha chiesto il processo per incendio doloso e calunnia.

Che storia, quella di Siena. Incredibile e indicibile nello stesso tempo
perché, al di là dei riscontri «tecnici» che hanno inchiodato - per la
Procura - monsignor Acampa, colpisce che proprio dall’interno della Curia,
della comunità cattolica si siano levate denunce e critiche nei confronti di
Acampa e del suo protettore, il Vescovo appunto, che gli ha affidato la
gestione unica del patrimonio immobiliare e finanziario della Diocesi.

Sesso e soldi
Per certi versi gli ingredienti sono gli stessi di Firenze, anche se Siena è
molto più avanti nelle indagini: festini a luci rosse anche qui, ma
soprattutto gestione «opaca» del patrimonio immobiliare. Tanto simili, le
storie, che la Procura di Firenze non esclude di poter verificare, nella sua
agenda di lavoro, se vi siano collegamenti diretti tra le due inchieste.

L’inchiesta di Siena muove i suoi primi passi il 2 aprile del 2006, quando
alle 11,20 di quella domenica, monsignor Acampa chiama i Vigili del fuoco:
«Venite, c’è un incendio....». L’incendio era in realtà divampato una
ventina di minuti prima e il monsignore, che si trovava nella Curia, la
prima telefonata la fa a una impiegata dell’economato. I vigili del fuoco e
la Scientifica, nella loro perizia, hanno dimostrato che l’incendio è stato
innescato in contemporanea all’arrivo di monsignor Acampa nella Curia. Ma
questo lo si accerterà nel corso delle indagini.

Alle sue prime battute, Acampa, sentito dagli investigatori, accusa il
povero archivista (e per questo sarà indagato poi per calunnia), il
professore Franco Nardi, che finisce come il sospettato numero uno e che
adesso aspetta che la sua denuncia contro il Vescovo Buoncristiani (per
averlo licenziato per non aver ritrattato le sue accuse) faccia il suo
corso. L’incendio aveva distrutto «solo» gli uffici dell’economato con
quello di prezioso che c’era: computer, documentazione, lasciti
testamentari..

Nel mirino
Nel prosieguo delle indagini, infatti, una volta che i sospetti si sono
concentrati sull’economo, anche perché ad accusarlo sono stati diversi preti
di Siena, i telefoni di monsignor Acampa sono stati intercettati e sono
emersi rapporti omosessuali tra l’economo e alcuni sacerdoti. E c’è il
sospetto che qualche ricatto sia girato anche per questo. Pensava di godere
una sorta di impunità «extraterritoriale», aveva preteso dal Procuratore
capo di Siena che intervenisse per addolcire l’inchiesta e lo aveva persino
offeso.

Pensava di essere «protetto» e invece l’inchiesta della Procura di Siena ha
accertato almeno un caso in cui Acampa - e per questo è accusato di truffa -
aveva venduto a un imprenditore veneto, Fernando René Caovilla, a prezzi
stracciati, un immobile della Curia, a ridosso di Porta Tufi, ricevendo in
cambio dall’imprenditore una fiammante Audi A3.

La «faida»
Ma quando arriva, nel giugno scorso, la data della udienza preliminare, la
Curia di Siena insorge: «Con dispiacere si constata che gli inquirenti
sembrano essere giunti a conclusioni che distorcono completamente la realtà
dei fatti, accumulando una quantità di dati che rischiano solamente di
compromettere parti in realtà lese, come la Chiesa senese».

Ma è proprio il comunicato ufficiale della Curia che si insinua il sospetto
di una «faida» interna alla comunità ecclesiale: «Tale procedere delle
indagini ha assecondato e si è servito pure del desiderio di rivalsa di
componenti ecclesiali probabilmente contrarie all’attuazione della
riorganizzazione degli uffici di Curia....». In ogni caso, il Vescovo
Buoncristiani non solo ha difeso pubblicamente il suo protetto, monsignor
Acampa, ma si è impegnato «attivamente» a far ritrattare le accuse nei suoi
confronti da diversi sacerdoti. Forse troppo «attivamente».
 
Web  Top
Kulkulcan
view post Posted on 22/1/2008, 23:04




sti *****!!!
 
Top
view post Posted on 29/2/2008, 19:48
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:





http://www.ipernity.com/blog/36911/47694



SIENA, ROGO IN CURIA: DON ACAMPA A GIUDIZIO

sabato 1 marzo 2008 dalle 10:54


Monsignor Giuseppe Acampa è stato rinviato a giudizio con l’accusa di incendio doloso e calunnia. Il giudice delle udienze preliminari Angela Annese, ha ritenuto opportuno spostare al dibattimento in aula il giudizio sul prelato che la procura accusa di essere l’esecutore materiale del rogo che si sviluppò nelle stanze dell’economato il 2 aprile del 2006 e per il quale in un primo momento fu accusato l’archivista Franco Nardi. Ieri mattina per la prima volta Giuseppe Acampa ha rilasciato una dichiarazione spontanea: “Sono innocente, non ho mai cercato di incolpare Nardi e fino ad oggi non ho risposto ai colloqui con gli inquirenti su suggerimento dei miei avvocati”. Per tutta la durata della camera di consiglio, cinque ore, il monsignore ha pregato stringendo fra le mani il rosario. Gli avvocati difensori Mussari e De Martino hanno cercato di smontare l’accusa sostenendo che si tratta solo di indizi senza alcuna prova.



SIENA - Monsignor Giuseppe Acampa è stato rinviato a giudizio con l'accusa di incendio doloso e calunnia. L'udienza è fissata per il 12 novembre del 2008. Sono quasi le 15,30 quando il giudice delle udienze preliminari Angela Annese, pronuncia la sua decisione in camera di consiglio, dopo essersi ritirata per quasi un'ora. Un intervallo di tempo necessario per analizzare bene le carte e valutare i lunghi interventi di difesa e accusa che si sono protratti dalle 9,30 fino alle 14,30. Cinque ore di illustrazione dei fatti occupate per la maggior parte dal pubblico ministero Nicola Marini, che ha parlato per due ore e mezzo di fila.

L’incendio All'udienza era presente anche don Acampa, che mentre il magistrato pronunciava la sua requisitoria recitava il rosario. La procura lo accusa di aver appiccato il fuoco negli uffici dell'economato il 2 aprile del 2006 e di aver tentato successivamente di incolpare l'archivista Franco Nardi che quella domenica mattina si trovava in curia. Da qui l'imputazione di calunnia, in un primo momento era stato indagato proprio Nardi che ieri ha assistito a gran parte della seduta. Per il momento il suo legale Alfredo Fiorindi ha preferito non anticipare la costituzione di parte civile. Lo farà nella seduta del 12 novembre.

L’accusa Il sostituto procuratore Marini ha illustrato i fatti ripercorrendo le fasi più salienti della fase istruttoria che hanno portato all'imputazione del prelato. Giungendo alla conclusione: "Può essere stato solo lui". Questa la sintesi della lunga requisitoria che mette insieme una serie di indizi formando alla fine la prova di colpevolezza, a detta del pm. A partire dalle manovre di depistaggio cercando di incolpare Nardi, fino al tentativo di coinvolgere i centri di potere per allontanare l'attenzione dalla sua persona (intercettazioni telefoniche). Inoltre, sempre secondo il pm, Acampa ha costantemente rifiutato di rispondere alle domande degli inquirenti. Ma la prova più attendibile, per il magistrato, resta la relazione dei vigili del fuoco grazie anche alla "prova Monteroni", con ben tre simulazioni dell'incendio in curia.

Relazione vigili I pompieri non hanno dubbi, al momento dell'arrivo della squadra in Arcivescovado, non sarebbero intercorsi più di 30, 40 minuti dall'inizio dell'incendio. E ciò renderebbe attendibile l'ipotesi che Acampa avrebbe appiccato il fuoco subito dopo la celebrazione della messa in Duomo, alle 11 (l'arrivo dei pompieri è certificato alle 11,28).

Consulente di parte La difesa, sostenuta da Enrico De Martino e Giuseppe Mussari, smonta questa teoria con una apposita perizia effettuata dall'ingegner Natale Inzaghi che colloca l’inizio dell’incendio fra le 10 e le 10,15 del mattino. Ma stabilire un orario preciso, secondo il consulente di parte, è impossibile, soprattutto perché sono stati distrutti i resti dell'incendio stesso e mancano tanti altri elementi obiettivi.

Fotografie L'accusa è invece decisa su questo punto: i vigili hanno fotografato l'ambiente del rogo nel momento in cui sono arrivati ancor prima di attivare gli idranti, e le immagini mostrano fuoco vivo in certi punti, mentre altre suppellettili non erano state ancora minimamente scalfite, né dal fuoco né dal calore. Ora, siccome la carta brucia in tempi relativamente bassi, quella della mezz'ora resta una stima più che fondata.
E il movente? Anche il movente è un punto su cui batte forte la difesa. Dalle indagini non risulta che sia stato mai trovato un vero motivo per cui Acampa avrebbe appiccato il fuoco. Il pm invece ipotizza il tentativo di disfarsi di certi testamenti ma soprattutto la necessità di creare un precedente per poter nascondere in futuro la sparizione improvvisa di altre carte.

Insomma, “occorre una somma di indizi certi per costruire una prova - commenta Mussari - e in questo caso prove non ce ne sono affatto”.

Tre fuochi L'accusa è convinta: si sono accesi tre fuochi, due per distrarre l'attenzione, uno mirato. Il castello accusatorio di Marini è tutto riassunto in una relazione di 83 cartelle letta davanti al gup di cui Acampa non perde una parola. Alla fine, il commento del monsignore: "Santa pazienza, Via Crucis, Stazione quaresimale”. Acampa non aggiunge altro, oltre a ribadire la sua innocenza e la sua estraneità ai fatti.
Veleni Con il verdetto del gup si chiude la fase preliminare ma è ancora tutto da dimostrare e questo avverrà in udienza pubblica. Di sicuro dal fascicolo scomparirà quel corredo di lettere, messaggi anonimi e velenosi allegati. Il giudice Annese ne ha già annunciato, giustamente, la distruzione.
SONIA MAGGI

CORRIERE DI SIENA 1 MARZO 2008



http://www.agi.it/firenze/notizie/20080229...t11129-art.html

SACERDOTE A GIUDIZIO PER INCENDIO DOLOSO E CALUNNIA A SIENA

(AGI) - Siena, 29 feb. - Incendio doloso e calunnia. Con queste accuse Angela Annese, giudice per l'udienza preliminare, dopo un lunghissimo dibattito, ha rinviato questa mattina a giudizio don Giuseppe Acampa, economo della curia arcivescovile di Siena, personaggio bene inserito nella vita pubblica della citta' di Siena. La decisione del giudice riguarda l'incendio avvenuto il 2 aprile del 2006 nei locali dell'archivio del palazzo arcivescovile che provoco' la distruzione di alcuni documenti e in parte anche di computer. In un primo momento le indagini sull'episodio si erano indirizzate verso l'archivista Franco Nardi, che era stato anche indagato. Ma secondo il sostituto procuratore della repubblica, Nicola Marini, che stamattina ha confermato la sua richiesta di rinvio a giudizio, responsabile dell'incendio sarebbe il sacerdote, (difeso dagli avvocati Enrico De Martino e Giuseppe Mussari) che, secondo l'accusa, avrebbe indirizzato le indagini verso l'archivista il cui incarico era svolto in maniera del tutto volontaria. (AGI)

Edited by GalileoGalilei - 28/5/2008, 18:52
 
Web  Top
joneri
view post Posted on 28/5/2008, 10:15




informazioni varie:

la procura di siena ha smentito che il vescovo sia indagato per estorsione e che ci siano collegamenti tra le inchieste di siena e firneze (quindi, per siena, niente sesso)

ieri, 27 maggio, sono stati ascoltati i testimoni nell'udienza per l'accusa di truffa a carico di don Acampa (seconda le indagini poteva essere il movente dell'incendio): tutti hanno scagionato don Giuseppe dalla truffa

 
Top
view post Posted on 28/5/2008, 10:19
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


Hai delle fonti di queste notizie?
 
Web  Top
view post Posted on 28/5/2008, 14:43
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


Abbiamo capito chi sono i testimoni a favore del vescovo Acampa e cosa hanno dichiarato. A voi lettori farvi un'idea...

--------------------------------
La Repubblica pag. 9
"acampa racconta il regalo dell'audi - franca selvatici"
Data: 28/05/08


Cronaca Locale


Pagina IX - Firenze Acampa racconta il regalo dell´Audi Siena, al processo monsignore imputato e arcivescovo testimone "Ho dato in cambio la Golf, per la differenza mi fu detto di lasciar perdere..." FRANCA SELVATICI
--------------------------------------------------------------------------------
DAL NOSTRO INVIATO
SIENA - Un monsignore imputato e un arcivescovo testimone. E´ accaduto ieri a Siena, al processo nel quale il giovane economo della Curia arcivescovile, Giuseppe Acampa, è accusato di truffa aggravata insieme con l´imprenditore veneto René Fernando Caovilla, celebre per le sue calzature di alta moda e proprietario di vari immobili nel senese, fra cui la villa di Mugnano. Nel 2003 Caovilla ha comprato a Siena per un milione e 250 mila euro un grande edificio, il Commendone, che era stato lasciato in eredità per metà alla Curia e per metà alla Misericordia. Il preliminare risale al 28 luglio 2003. Il giorno successivo, 29 luglio 2003, la concessionaria Audi di Arzignano (Vicenza) emette una fattura per una Audi A3 intestata a monsignor Acampa. L´auto viene consegnata il 5 agosto nella villa dell´imprenditore, a Fiesso d´Artico (Venezia), in cambio di 27 mila euro in contanti. Don Acampa va a ritirarla qualche giorno più tardi. Secondo il pm Nicola Marini, Caovilla sarebbe stato favorito dal giovane economo nel prezzo di acquisto del Commendone, in cambio della bella Audi e in danno di Curia e Misericordia.

Ieri però l´arcivescovo Antonio Buoncristiani e il presidente della Misericordia Mario Marzucchi sono stati ben decisi nel negare un qualunque inganno. Quell´edificio era fatiscente, era urgente venderlo ma non lo voleva nessuno, il prezzo era giusto, don Acampa è stato solo «un postino», un «portavoce» dell´offerta di acquisto da parte di Caovilla e non si è occupato delle trattative. E l´Audi? A spiegare come siano andate le cose ci ha pensato lo stesso don Acampa, che è accusato anchedell´incendio che il 2 aprile 2006 devastò la Curia e che durante le indagini della squadra mobile non aveva mai risposto. La Bibbia sul tavolo, l´avvocato Enrico De Martino al fianco (l´altro difensore, Giuseppe Mussari, ha la bronchite), il giovane economo ha detto che Caovilla, di cui era amico e da cui andava a pranzo a Mugnano con altri illustri ospiti fra cui l´onorevole Bassanini, gli aveva spiegato che avrebbe potuto acquistare l´Audi con un ottimo sconto. Don Acampa avrebbe dato in permuta la sua Golf turbodiesel, che sarebbe stata usata a Mugnano, e pagato la differenza. «Mi consultai con il vescovo, memore dell´aneddoto secondo cui la povertà consiste nel non avere una macchina di cilindrata superiore a quella del tuo vescovo. Mi rispose che non c´erano problemi. Poi cercai invano di pagare la differenza con la Golf. Caovilla mi disse di lasciar perdere. Alla fine non mi preoccupai più di tanto. Caovilla è un imprenditore del Nord Est e io sapevo che al Nord era regola che gli industriali regalassero un´auto la vescovo ogni 3 o 4 anni. Forse è stata una leggerezza. Certo le conseguenze pubblicitarie sono state superiori al previsto». Il processo riprende il 10 dicembre.
 
Web  Top
view post Posted on 11/6/2008, 08:28
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubr...one=80&sezione=

11/6/2008 - PERSONAGGIO

Ascheri "Ho messo a nudo
la casta di Siena"



I segreti di Chiesa, finanza e Pd. Un professore sconvolge la città


GIUSEPPE SALVAGGIULO

INVIATO A SIENA
Come nella favola di Andersen, in cui tutti vedono il re nudo ma nessuno lo dice tranne un bambino, a Siena c’è voluto un «bambino» di 38 anni per mettere nero su bianco quello che tanti sanno ma nessuno dice. Raffaele Ascheri, insegnante di italiano-storia-geografia nella scuola media Cecco Angiolieri, ha messo a nudo il re uno e trino (Partito democratico, Montepaschi, Chiesa) che governa questa città-Stato opulenta e permalosa.
Lo ha fatto con un libro intitolato «La casta di Siena» e diventato in cinque mesi un caso editoriale: stampato in proprio per mancanza di editore disponibile, è arrivato alla quarta edizione e ha venduto 5000 copie in una città di 54 mila abitanti. I mass media locali lo ignorano. I potenti ostentano indifferenza: «Tutte cose già note». Eppure i senesi lo comprano e lo regalano agli amici. Come un «libro proibito».

I tre volti del palazzo
Proibito perché ricostruisce le vicende del potere cittadino come manifestazioni di un’oligarchia fondata sul mutuo soccorso. C’è un ampio capitolo ambientale, con la cementificazione della campagna senese (da Monticchiello a Casole d’Elsa) a opera delle giunte comunali e provinciale. C’è il contestato ampliamento dell’aeroporto voluto dai politici e benedetto dal Montepaschi. Ci sono le disavventure giudiziarie di monsignor Giuseppe Acampa, economo della Curia e pupillo dell’arcivescovo Antonio Buoncristiani, sotto processo per la gestione del patrimonio ecclesiastico (truffa), per aver incendiato documenti custoditi in Curia (incendio doloso), accusando poi l’archivista (calunnia). E ci sono i privilegi e gli sprechi, gli appalti «fatti in casa», la carta di credito da 15 mila euro al mese per le «spese di rappresentanza» del presidente della Provincia Fabio Ceccherini.
La camera di compensazione della casta è la Fondazione che controlla il Montepaschi, terzo gruppo bancario italiano. Dal 2001, nella Fondazione ci sono Comune e Provincia (in mano ai Ds ora Pd), ma anche la Curia, che nomina un rappresentante. Ogni anno, la Fondazione distribuisce sul territorio circa 200 milioni di contributi: inevitabile che lì dentro vadano tutti d’accordo. Il Pd esprime il presidente del Montepaschi, Giuseppe Mussari. La Curia «flirta» con gli ex comunisti. E Mussari scende in campo come penalista in difesa della Curia finita sotto processo.

Dal basket alle biblioteche
A Siena, Raffaele non è proprio uno sconosciuto. Anche per la casta. Figlio di Mario Ascheri, storico del diritto ed ex indipendente del Pci oggi consigliere comunale per una lista civica, da piccolo giocava a pallone con Aldo Berlinguer, figlio di Luigi, ex rettore e ministro Ds. Una decina di trofei sportivi tra corsa campestre e calcio, trascorsi giornalistici come telecronista di basket, una tessera del Pds presa e stracciata nel 1992, una tesi in storia contemporanea sul fascismo a Siena. Dopo la laurea, vince un concorso ma deve girare otto anni per la provincia da precario prima della cattedra di ruolo. Nel frattempo, ha iniziato a scrivere libri, sulla visita di Hitler a Siena nel 1938 e sulle apparizioni di Medjugorie, che gli valgono ampie recensioni sulla stampa locale e qualche comparsata televisiva. Poi, un anno fa, mentre fa jogging lungo il fiume con un amico, gli viene l’idea di scriverne uno sul potere senese. Ha appena letto «La casta» e ne parla al padre Mario, ma lo avverte: «Te lo farò leggere solo alla fine» («Perché il mi’ babbo è un rompi…»).
Raffaele lavora al libro tutta l’estate. La mattina consulta i quotidiani locali al bar: ore a prendere appunti davanti a un cappuccino con gli anziani che lo prendono in giro: «Te tu non fai prima a fare una fotocopia?». Pomeriggi nella biblioteca comunale. Cerca sull’elenco telefonico i numeri degli attivisti dei comitati ambientali: «Buongiorno, sto scrivendo un libro sulla Val d’Elsa, possiamo vederci?». «Certo, si tratta di una guida turistica?». Interpella «gole profonde» all’interno della casta. Qualcuna la trova, ma solo dietro garanzia di anonimato «perché temono ritorsioni».
Seguono trattative per concordare appuntamenti riservati. «Vediamoci in chiesa». «Scherza? Le chiese sono pericolose». Alla fine s’incontrano all’ombra dei cedri libanesi nell’orto botanico. Mentre accumula ritagli e documenti, Raffaele scrive. All’alba, nella veranda con vista sulla collina («Bugiardo! - lo redarguisce la fidanzata Sandra - anche la sera: interrompevi solo per le partite di calcio!»).

In macchina per le consegne
A metà novembre, il libro è pronto. Lo leggono un paio di avvocati per evitare querele (non ne ha ricevuta nemmeno una). Manca solo l’editore. Raffaele fa un paio di tentativi, contatta quelli dei suoi volumi precedenti ma non trova ascolto. «Allora decido di rischiare. Mi rivolgo a una tipografia, porto il libro e me lo faccio stampare». Prima tiratura: 1500 copie per 3500 euro. Prezzo di copertina: 18 euro, come «La casta». Il 1° dicembre Raffaele torna in tipografia, carica l’auto e inizia la distribuzione. «All’inizio solo in due librerie, perché non posso entrare con la macchina nel centro storico, devo parcheggiare fuori e fare un paio di chilometri a piedi con i pacchi di libri».
Quando si presenta alla Libreria senese, a due passi da piazza del Campo, e apre la cassa di libri, la titolare Laura chiede: «Non è che qui si va tutti in galera?». Chiarito che è esente da responsabilità, inizia la vendita. Tre ore dopo la prima consegna, squilla il cellulare. È la Feltrinelli: «Raffaele, abbiamo esaurito i libri, devi portarmene altri». Lui si rimette in macchina, risale fino alle mura, carica il borsone e via. Le altre librerie telefonano al babbo: «Per favore dici a tuo figlio di consegnarci il libro?».

«E ora la seconda puntata»
Nonostante il silenzio di tv e giornali (telefonata a una libreria per il classico articolo sui volumi più venduti: «In testa c’è la Casta di Siena? Ah sì? Allora passiamo al secondo»), in città si sparge la voce e il tam tam arriva nei palazzi del potere. Il libro lo leggono tutti, a cominciare dai big della «casta» che rifiutano di commentarlo. Leggono i capi del Pd. Leggono al Montepaschi: alla Feltrinelli arrivano i commessi della banca per comprarlo. Legge l’arcivescovo. Un giorno si presenta in libreria un prelato: «Mi mandano dal Vaticano, trovatemene una copia». Intanto Raffaele torna in tipografia, paga altri 3500 euro e prende un nuovo carico di libri. Esauriti in un mese. Ora siamo alla quarta ristampa «e il libro ancora si vende», dicono nelle librerie.
Raffaele c’ha preso gusto e prepara un seguito, anche perché nel frattempo si sono fatte vive altre «gole profonde». Ma avrà un problema in più: trovare un nuovo stampatore. La tipografia, infatti, gli ha già fatto sapere che non è il caso di fare il bis.
«Per quieto vivere».

Autore: Raffaele Ascheri
Titolo: La Casta di Siena
Pagine: 175

 
Web  Top
view post Posted on 28/6/2008, 13:51
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://stage7.presstoday.com/_Standard/Articles/4249759

Corriere della Sera pag. 21
"«Veleni di confratelli contro di me dopo i controlli sui beni della diocesi»"
Data: 28/06/08


Interni / Politica


Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Cronache - data: 2008-06-28 num: - pag: 21
categoria: REDAZIONALE
Monsignor Acampa «Temo che dai magistrati non ci sia stata sempre buona fede»
«Veleni di confratelli contro di me dopo i controlli sui beni della diocesi»


DAL NOSTRO INVIATO
SIENA — Voce squillante, sicura. La sensazione di essere finito «in un film, ma di quelli inverosimili». Il dolore perché «parte del veleno contro di me proviene da confratelli». Il dubbio che nell'operato dei magistrati «non sempre vi sia stata buonafede». La certezza, questa incrollabile, di pagare il prezzo «del lavoro di riorganizzazione amministrativa della Diocesi» avviato dall'arcivescovo Buoncristiani.
Monsignor Acampa, sono due anni che lei è al centro di una bufera giudiziaria che, aldilà dell'esito processuale, la espone a pettegolezzi di ogni tipo. Non ha pensato di dimettersi dal ruolo di economo della Diocesi?
«L'ho fatto subito, non appena è scoppiato il caso. Dimissioni irrevocabili nelle mani del vescovo e degli organi competenti. Mi è stata riconfermata la massima fiducia. E allora ho deciso di andare avanti, sicuro che la mia innocenza sarà dimostrata ».
Siena è piccola e su di lei ne sono girate di tutti i colori in questi due anni: qual è il suo stato d'animo?
«Quello di una persona ferita, a maggior ragione sapendo che parte dei veleni provengono da confratelli. Cerco di vivere spiritualmente questa sofferenza come Cristo fece con le sue ferite».
Ritiene che vi sia un accanimento nei suoi confronti da parte dei magistrati?
«Leggendo alcuni atti viene da pensare che non sempre ci sia stata buona fede. Useremo comunque tutti gli strumenti a disposizione dell'ordinamento giudiziario per far emergere la verità».
E qual è la sua verità?
«Vede, il vescovo Buoncristiani fu in passato delegato pontificio per i Paolini, una sorta di commissario. Ha una struttura mentale molto rigorosa, da ispettore. Al suo arrivo, mi affidò il compito di mettere ordine nel patrimonio della Diocesi. Evidentemente non a tutti è piaciuto il mio lavoro...».
Intende dire che qualcuno ha dato fuoco alla Curia per poi scaricare la colpa su di lei?
«Di sicuro non sono stato io».
Accusa una parte del clero senese?
«No... Certo, da quando la Curia ha un suo rappresentante nella Fondazione del Monte dei Paschi, il rischio che si possano creare strumentalizzazioni di tipo politico è più alto».
Uno dei suoi legali è il presidente del Mps, Giuseppe Mussari.
«La Chiesa non sposa alcuna parte politica. Si rapporta con le istituzioni. Con il presidente Mussari è nato un rapporto di stima e amicizia».
F. Alb.


Chi è

Monsignor Giuseppe Acampa, 39 anni, è l'economo della Curia di Siena
(Luca Lozzi)

http://www.radiosiena.it/news.php?id=2707

giovedì, 15 gennaio 2009 - ASSOLTO MONSIGNOR GIUSEPPE ACAMPA.

Ieri è stato assolto con formula piena monsignor Giuseppe Acampa. L'imputazione di truffa sostenuta dall'accusa consisterebbe nell'aver svenduto il cosiddetto Commendone, immobile diviso a metà tra la Curia e la Misericordia, a favore di un imprenditore del Nord, Fernando Caovilla. A sottolineare il favoritismo ci sarebbe una vettura Audi A3, che lo stesso impreditore avrebbe donato in segno di riconoscienza al monsignore Acampa, economo della curia senese. Il pubblico ministero Nicola Marini, ripercorsi i passaggi della fase istruttoria, ha assolto l'economo poiché non gli è stato possibile verificare se l'edificio abbia un valore superiore a quello al prezzo di vendita.

http://www.valdelsa.net/det-cy32-it-EUR-24889-.htm


Assolto l'economo della curia senese Don Acampa e l'imprenditore Caovilla per il 'Commendone'


Assolto l'economo della curia senese Don Acampa e l'imprenditore Caovilla per il 'Commendone'15-01-2009 PROCESSO DON ACAMPA | L'economo della curia senese Don Giuseppe Acampa e l'imprenditore veneto Renè Fernando Caovilla sono stati assolti dal tribunale di Siena dall'accusa di truffa aggravata in relazione al processo per la vendita di un edificio, chiamato "Commendone". I fatti risalgono al 2003, quando Caovilla acquistò, per un milione e 250 mila euro, il grande edificio, che era stato lasciato in eredità per metà alla Curia e per metà all'associazione di Misericordia di Siena e il prelato divenne proprietario di una Audi 3 del valore di 27 mila euro, acquistata dall'imprenditore, il giorno dopo la firma del contratto di vendita. Secondo il pm Nicola Marini, quell'auto poteva essere la prova di un intervento di favore che Don Acampa, difeso dagli avvocati Enrico De Martino e Giuseppe Mussari (!!!), avrebbe riservato all'imprenditore. Un'accusa che il prelato ha sempre respinto. Ieri la decisione del tribunale senese che li ha assolti con formula piena.

http://www.antennaradioesse.it/news.asp?ID=19750&TIPO=2

Don Acampa assolto nel processo per truffa 14 gennaio 2009

L'economo della curia di Siena, don Giuseppe Acampa, e l'imprenditore veneto Reneé Caovilla sono stati assolti nel processo celebrato davanti al tribunale di Siena dall'accusa di truffa perché il fatto non sussiste. I due erano finiti sotto processo per la vendita di un immobile lasciato in eredità nel 1999 per metà alla diocesi e per metà alla Misericordia. Secondo il pm Nicola Marini gli imputati si sarebbero accordati per far acquistare l'immobile a Caovilla a un prezzo inferiore rispetto a quello di mercato. In cambio, don Acampa avrebbe avuto un'Audi in regalo, del valore di 27 mila euro. Nel processo, però, il giudice Elisabetta Pagliai ha rigettato le accuse del pubblico ministero e assolto Acampa e Caovilla perché il fatto non sussiste. Don Acampa risulta coinvolto anche in un altro processo in corso a Siena, quello per il rogo divampato all'interno dell'arcivescovado il 2 aprile del 2006 e nel quale andarono distrutti alcuni documenti. Acampa è stato rinviato a giudizio con l'accusa di incendio doloso e calunnia in quanto in un primo momento accusò l'archivista Franco Nardi dell'incendio

Edited by GalileoGalilei - 16/1/2009, 11:40
 
Web  Top
view post Posted on 27/3/2009, 11:28
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,940

Status:


http://www.imgpress.it/notizia.asp?idnotiz...101&idsezione=1


LA CURIA ARCIVESCOVILE DI SIENA NELLA BUFERA

Duomo di Siena(27/03/2009) - Nella Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d'Elsa e Montalcino, guidata dal 2001 da Mons. Antonio Buoncristiani, 65 anni, perugino, laureato in Diritto canonico e in Scienze politiche, licenziato in Teologia e in Scienze sociali, e Segretario di Nunziatura in Costa Rica, Zambia, e Malawi, si è creato sulla stampa un caso di un certo rilievo che ha fatto discutere tutta Siena: quello di don Giuseppe Acampa, 40 anni, economo diocesano e pupillo dell'Arcivescovo Buoncristiani. L'Arcidiocesi ha solo 117 preti, 186 parrocchie, e 10 diaconi per cui non risulta difficile andare sulla stampa specie se uno è un prete sui generis. In questa città comanda da 60 anni il vecchio Partito Comunista, c'è l'istituzione del Monte dei Paschi, il Palio di Siena, molti giornalisti assunti in RAI, la massoneria guidata dal giornalista Stefano Bisi direttore responsabile del Corriere di Siena, e una magistratura corretta e responsabile rappresentata dal nuovo procuratore capo e dal magistrato Alessandra Chievegatti ora a Catania che ha rinviato a giudizio i vertiici dell'Università e del Policlinico di Siena. Una donna coraggiosa che però preferisce stare a Catania che a Siena. Ma vediamo perchè oltre che sulla stampa don Acampa è finito nel libro "La casta di Siena". L'inchiesta giudiziaria di Siena muove i suoi primi passi il 2 aprile del 2006, quando alle 11,20 di quella domenica, don Acampa chiama i Vigili del fuoco: «Venite, c'è un incendio....». L' incendio era in realtà divampato una ventina di minuti prima e il reverendo, che si trovava nella Curia, la prima telefonata la fa stranamente ad una impiegata dell'economato. I vigili del fuoco e la Scientifica, nella loro perizia, hanno dimostrato che l' incendio è stato innescato in contemporanea all'arrivo di don Acampa nella Curia. Ma questo lo si accerterà nel corso delle indagini. Alle sue prime battute, don Acampa, sentito dagli investigatori, accusa il povero archivista (e per questo sarà indagato poi per calunnia), il professore Franco Nardi, che finisce come il sospettato numero uno e che adesso aspetta che la sua denuncia contro il Vescovo Buoncristiani (per averlo licenziato per non aver ritrattato le sue accuse) faccia il suo corso. L' incendio aveva distrutto «solo» gli uffici dell' economato con quello di prezioso che c' era: computer, documentazione, lasciti testamentari. Nel prosieguo delle indagini, infatti, una volta che i sospetti si sono concentrati sull' economo, anche perché ad accusarlo sono stati diversi preti di Siena, i telefoni di don Acampa sono stati intercettati e sono emersi presunti rapporti omosessuali tra l' economo e due sacerdoti. La sua immagine ne esce a pezzi. E c'è il sospetto che qualche ricatto sia girato anche per questo. Dalle intercettazioni trapela il fatto che don Acampa pensava di godere una sorta di impunità «extraterritoriale», aveva preteso dal Procuratore capo di Siena che intervenisse per addolcire l'inchiesta e lo aveva persino offeso. Pensava di essere «protetto» e invece l'inchiesta della Procura di Siena ha accertato almeno un caso in cui don Acampa - e per questo è accusato di truffa - aveva venduto a un imprenditore veneto, Fernando René Caovilla, a prezzi stracciati (un milione e 250 mila euro), un complesso immobiliare di proprietà per il50% della Curia e per l'alto 50% della Associazione della Mise Curia, a ridosso di Porta Tufi, ricevendo in cambio dall'imprenditore una fiammante Audi A3 del valore di 27 mila euro. Pare che un'altra delle ragioni dell'incendio siano le vendite immobiliari di beni noti come 'il commendone' ed il palazzo di Santa Teresa. Sopratutto quest'ultima, parte del patrimonio della Curia, aveva lasciato perplessi riguardo la grande differenza fra la prima stima di un miliardo ed ottocento mila lire di valore ed il prezzo pagato dal comune di Siena (per farne case popolari), di circa 3 milioni di euro. Un'altra vicenda emersa è quella di un'anziana signora della nobiltà senese, che aveva lasciato tutti i suoi beni all'arcidiocesi con il mandato di venderli e dividere poi il ricavato tra cinque beneficiari: uno di questi, però, il Collegio missionario del Sacro Cuore di Gesù di Andria, prima dell'apertura delle indagini, dalla Curia di Siena non aveva ancora visto un soldo e, anzi, ignorava del tutto l'esistenza dell'eredità. Nel frattempo la procura mette sotto controllo il telefono di don Acampa. Dice il prete all'archivista della Curia Nardi: "Stai tranquillo, tanto non hanno indizi e brancolano in alto mare. [...] Devono chiudere." Questa brutta storia -come abbiamo scritto - comincia tutto il 2 aprile del 2006 quando un rogo divampa nella sede dell’Economato della Curia di Siena. Don Acampa accusa un archivista che lavora in Curia da 35 anni di aver appiccato l’incendio, ma gli accertamenti della polizia delineano un quadro diverso. E alla fine è proprio lui a finire indagato. Secondo i magistrati avrebbe dato alle fiamme l’ufficio «con l’unica finalità di distruggere documenti attinenti operazioni finanziarie promosse dalla diocesi attraverso la Curia». Gli affari curati dal sacerdote vengono analizzati attraverso accertamenti bancari e patrimoniali. Alla fine di giugno arriva la svolta. Le intercettazioni telefoniche e ambientali svelano i tentativi che sarebbero stati fatti dall’arcivescovo di Siena per convincere i testimoni a ritrattare. Qualche giorno dopol'Arcivescovo Buoncristiani viene sospettato di aver indotto numerose persone «anche con mirate pressioni» a fornire una versione diversa da quella verbalizzata davanti ai pubblici ministeri. Nei suoi confronti verranno fatti gli accertamenti. Eppure mons. Buoncristiani avrebbe avuto molto da spiegare: le intercettazioni, ad esempio, pubblicate dai giornali, in cui don Acampa e il segretario del vescovo, don Andrea Bechi, parlano di rivolgersi al ministro della Giustizia Clemente Mastella per "tappare" l'inchiesta. Tramite per arrivare al ministro sarebbe il presidente della Misericordia di Siena, Mario Marzucchi. D'altra parte, Mastella è stato l'ospite d'onore, lo scorso maggio, delle Feste internazionali cateriniane, con cui l'arcidiocesi ha celebrato la sua santa più illustre. Don Acampa e Bechi - secondo quanto emerso dalle intercettazioni - avrebbero anche pensato di rivolgersi al procuratore Nino Calabrese, che non avrebbe vigilato a sufficienza sul suo sostituto responsabile dell'indagine, Nicola Marini: sorprendentemente, infatti, malgrado fosse ancora ufficialmente parte lesa, sembra che don Acampa fosse interessato ad una rapida archiviazione delle indagini più che alla scoperta del colpevole. Calabrese, d'altra parte, ha un 'debito di riconoscenza' nei confronti della Curia, perché sua figlia ha in affitto, a un buon prezzo, una casa in pieno centro di proprietà dell'arcidiocesi. Ci sono poi le voci di intimidazioni, da parte dell'Arcivescovo e di don Acampa, nei confronti di quei preti che si sono macchiati della 'colpa' di aver collaborato con le indagini: si parla di velate allusioni a trasferimenti nelle parrocchie più 'scomode', di minacce di rimozioni da incarichi; si ripete anche la storia dell'anziano parroco di Vagliagli, don Mino Marchetti, che si sarebbe all'improvviso visto sospendere da parte dell'arcidiocesi la pubblicazione di un'opera storica a cui lavorava da dieci anni. D'altra parte, discutendo con un altro influente amico, Giuseppe Mussari, presidente del Monte dei Paschi di Siena, don Acampa (il cui padre era un importante funzionario della banca) aveva promesso di mettere alle corse i "preti nemici giurati" che sarebbero, secondo lui, all'origine della svolta delle indagini: "Io penso che sia un gruppo di affari politico-pretonzolo", aveva detto. L'arcivescovo Buoncristiani avrebbe anche preteso - senza ottenerla, malgrado numerose pressioni - una dichiarazione pubblica di sostegno ad Acampa da parte del clero dell'arcidiocesi. Tra i preti di Siena, comunque, l'aria che si respira è pesante: "Questo vescovo non è né un padre né un maestro", ha detto un sacerdote che vuol restare anonimo; "tante cose", aggiunge un altro, "non tornavano nella gestione degli affari della diocesi". Destava sospetti la delega pressoché illimitata per la gestione dei beni della Curia concessa nel 2004, senza alcuna consultazione del clero, da mons. Buoncristiani a don Acampa. L'economo, si racconta, si faceva vedere spesso per le strade di Siena a bordo di una Ferrari. Gli si contestava spesso la gestione squisitamente "affaristica" dei beni della Chiesa: ad esempio, appena nominato arciprete di Colle Val d'Elsa (una delle due ex-diocesi incorporate, assieme a quella di Montalcino, nell'arcidiocesi di Siena) aveva subito avviato la vendita di vari appartamenti di proprietà della Curia, ordinato la riduzione del numero delle messe e chiuso agli studiosi il palazzo vescovile, in vista forse di qualche progetto di sviluppo. Il PM Marini rinvierà a giudizio don Acampa, ma poi verrà assolto. E tutte le accuse: incendio doloso, truffa aggravata, calunnia ( don Acampa aveva accusato l'archivista della Curia per l'incendio doloso) verranno a cadere. Don Acampa, il prete della fiammante automobile Audi A3, il prete che veste abiti eleganti, ricercati e firmati, il prete accusato da intercettazioni di aver avuto frequentazioni omosessuali con due sacerdoti (anche se ciò non è motivo di reato), il prete delle transazioni finanziarie è stato assolto con formula piena. E noi rispettiamo la sentenza. Però riteniamo che un ministro di Dio, un alter Christus, un sacerdote che ha fatto precetti di castità, povertà ed obbendienza non può condurre una vita lussuosa, un tenore di vita elevato, e una vita sessuale disordinata senza attuare nè il Decalogo nè il Discorso della montagna. Sull'obbedienza sorvoliamo essendo il pupillo dell'Arcivescovo Buoncristiani a cui deve per altri cinque anni l'incarico di economo diocesano. Questo prete moderno si deve domandare come mai a Siena molti suoi colleghi sono sconcertati e disorientati. Il popolo di Dio, don Acampa, ha bisogno di modelli di riferimento, di Pastori credibili, e di guide autorevoli. Non è pensabile che la gente viva questi scandali con l'indifferenza generale di chi è preposto a dare una risposta efficiente ed efficace. Pena: l'allontanamento dalla S. Messa, dai Sacramenti e dall'ora di religione cattolica di giovani e meno giovani. E poi il compito del Vescovo in una Diocesi è quello di vigilare, di sanzionare e, se del caso, di sospendere a divinis o di ridurre alla stato laicale preti che dovessero rivelarsi indegni dell'abito che portano con la loro ortoprassi. "La Chiesa - lo ripetiamo - è santa e immacolata, senza macchia nè ruga". (San Paolo, Efesini 5,25-27)

Alberto Giannino
 
Web  Top
28 replies since 18/6/2007, 08:23   6308 views
  Share