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Padre Cantalamessa, Predicatore del papa, e gli abusi nella psico setta, chiusa dalla polizia

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view post Posted on 31/10/2007, 19:52
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http://notizie.alice.it/notizie/politica/2...ml?pmk=nothppol


PAPA/ SUO PREDICATORE ACCUSATO SATANISMO-ABUSI: LUI'NON C'ENTRO'
Padre Cantalamessa a Apcom:contro me montatura Striscia notizia

Città del Vaticano, 31 ott. (Apcom) - Ancora un sacerdote Vip del Vaticano finisce nel mirino di inchieste giornalistiche. Questa volta è padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, ad essere oggetto di dure accuse: partecipazione a riunioni di psico-sette sataniche che avrebbero anche abusato sessualmente dei membri, secondo un servizio mandato in onda ieri sera da 'Striscia la notizia' con promessa di nuove puntate.Ma padre Cantalamessa, in una intervista ad Apcom, nega tutto e si difende passando al contrattacco: "E' tutta una montatura, è l'ennesimo attacco a un uomo di Chiesa: l'ho già fatto presente alle Autorità Ecclesiali".

La denuncia hard della trasmissione di Mediaset nei confronti del Predicatore del Pontefice trae origine da un video trasmesso diffuso ieri sera da 'Striscia la notizia' su 'Arkeon', definita una 'psico-setta' fondata da Vito Carlo Moccia. A metà ottobre - riferisce 'Striscia la notizia' - la magistratura ha indagato i principali responsabili di Arkeon con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata all'esercizio abusivo di professione medica, truffa aggravata, violenza sessuale, violenza privata e calunnia.

Ed ecco le testimonianze: il primo è un uomo, volto coperto e voce contraffatta che parla di partecipazione di "uomini di Chiesa, tra cui preti e monache alla psico-setta per adescare ulteriori adepti". La seconda testimonianza è di una ragazza che riferisce di abusi sessuali. "Le attività di Arkeon erano dei veri e propri lavaggi del cervello - racconta la ragazza - agivano nella nostra mente, innestandoci anche delle memorie false. Loro ritenevano che il 95% delle persone hanno avuto abusi sessuali, naturalmente nel periodo infantile. Cercavamo di convincerci che tutti noi avevamo subito abusi sessuali nel periodo infantile. Si parlava spessissimo di sesso e in questi seminari c'erano ancheminorenni". E cosa è successo? "E' successo che hanno abusato sessualmente di me - prosegue la donna - e tra l'altro all'interno di Arkeon vi erano vari membri della Chiesa: c'era una suora, don Angelo de Simone, e un altro sacerdote molto conosciuto che fa delle trasmissioni il sabato su Rai Uno, padre Raniero Cantalamessa".

"E' tutta una montatura - nega sdegnato il Predicatore Pontificio ad Apcom- e gli unici due interventi di Arkeon alla mia trasmissione di sabato mattina risalgono ad anni fa. Il primo si riferisce al settembre 2004, quando ancora non c'erano queste accuse e io non sapevo nulla di questa setta. E la seconda puntata, del dicembre 2006, si riferisce a una testimonianza di un giovane sul tema della riconciliazione fra padri e figli. Ma io non cito mai Arkeon. Dico solo 'il giovane è stato aiutato da un gruppo di sostegno'. Non ho mai nominato Arkeon e 'Striscia la notizia' ha montato questa frase e ci ha costruito tutta una storia".

A proposito di Arkeon, padre Cantalamessa preferisce non esprimere giudizi ma ci tiene a precisare di "non avere mai partecipato a un loro incontro. Io non c'entro nulla con tutte queste accuse e non ho mai detto a nessuno di partecipare a questi incontri. Il modo con cui sta procedendo 'Striscia la Notizia' è davvero scorretto".

Il predicatore rincara la dose: "Il modo di lavorare di 'Striscia la notizia' è al limite dell'illegalità. Lanciano accuse e stanno facendo una caccia alle streghe. Tra l'altro su Arkeon c'è una indagine, ma ancora non è stato emesso il giudizio".

E la testimonianza della ragazza che l'accusa di aver partecipato alle sedute della psico-setta, dove avvengono anche abusi sessuali? "E' tutta una menzogna e Vito Moccia, interrogato da magistrato proprio ieri, ha già detto che io non c'entro nulla. tra l'altro lunedì, 'Striscia la notizia' mi ha chiesto un appuntamento fingendosi un'associazione di beneficienza e mi sono trovato davanti alla porta una schiera di telecamere. Probabilmente stasera andrà in onda un altro filmato. Ma questo è violazione di domicilio. Un attacco costruito ad arte".

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view post Posted on 1/11/2007, 08:28
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http://www.assotutor.it/news/2007/07-10.html

Il Garante della privacy ammonisce RaiUno
e Padre Cantalamessa

Nel programma, fra l'altro, è stato elogiato un "gruppo di sostegno" (Arkeon) interessato da vicende giudiziarie

Potenza – 9 Settembre 2007

Il filmato è stato presentato in tv da Padre Raniero Cantalamessa, Predicatore della Chiesa Pontificia, curatore di una rubrica del programma di Rai Uno “A Sua Immagine”. Sono state violate così le disposizioni del Codice della privacy e i principi della Carta di Treviso per la tutela dei minori. Lo afferma il Garante per la protezione dei dati personali, a conclusione dell’istruttoria preliminare avviata dopo aver ricevuto l’esposto dell’Associazione Tutor. Un giovane di Milano, inquadrato con la moglie e con il figlio piccolo, ha raccontato di aver subito abusi e di essere stato omosessuale. La sua testimonianza è andata a finire su Rai Uno, presentata e commentata da Padre Raniero Cantalamessa nel programma “A Sua Immagine” del 30 dicembre 2006.

Dopo aver fatto notare il vissuto traumatico del giovane, Cantalamessa ha affermato che questi ha risolto la sua omosessualità grazie all’aiuto di un “gruppo di sostegno”. Secondo il Garante, la trasmissione dell’intervista senza che il minore venisse reso non identificabile si pone in contrasto con le disposizioni del Codice in materia di protezione dei dati personali e del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, nonché con i principi dettati dalla Carta di Treviso, secondo cui “il bambino non va intervistato o impegnato in trasmissioni televisive e radiofoniche che possano ledere la sua dignità o turbare il suo equilibrio psico-fisico, né va coinvolto in forme di comunicazione lesive dell’armonico sviluppo della sua personalità e ciò a prescindere dall’eventuale consenso dei genitori”.

“Nel caso di specie – scrive il Garante nella nota – l’intervista effettuata dai genitori del minore ha riguardato anche aspetti estremamente delicati relativi a vissuti dolorosi di uno dei genitori (abusi sessuali subiti da parte di un familiare), raggiungendo momenti di particolare tensione emotiva nella coppia (diverse manifestazioni di pianto), come documentano le immagini mandate in onda nel corso del servizio televisivo.

Nel contesto generale del servizio sarebbe stato quindi necessario – continua il Garante – adottare ogni cautela utile a rendere non identificabile il minore. Tali cautele non avrebbero peraltro alterato il messaggio informativo che il servizio stesso intendeva offrire; d’altra parte, le predette misure avrebbero preservato il minore da possibili condizionamenti negativi derivanti dalla pubblicità data alla propria vicenda familiare”.
Nella nota indirizzata alla Rai, il Garante ha richiamato l’attenzione sui principi esposti invitando la rete televisiva ad assicurare il rispetto e un’adeguata conoscenza presso le diverse testate e redazioni.

La vicenda assume particolare rilievo se si considera che il cosiddetto gruppo di sostegno non citato da Cantalamessa si chiama Arkeon, vanta 15mila aderenti, e sulle sue attività è aperto un procedimento penale presso la Procura della Repubblica di Bari (P.M. Dott. Francesco Bretone). Il caso Arkeon è stato trattato nella trasmissione Mi Manda Rai Tre del 13 Ottobre 2006, suscitando clamore per le testimonianze di alcuni fuoriusciti e per la presenza di un sacerdote, Padre Angelo De Simone.

Già in passato Padre Cantalamessa aveva dedicato ampio spazio ad Arkeon nel corso della trasmissione “A Sua Immagine” del 11 Settembre 2004, intervistando il leader del gruppo Vito Carlo Moccia, infatti la suddetta trasmissione di Rai Uno del 2004 è stata riprodotta all’interno di un video promozionale di Arkeon intitolato “La via del padre”. Tale video contiene anche la testimonianza del giovane di Milano, lo stesso che Padre Raniero Cantalamessa ha presentato nella trasmissione “A Sua Immagine” del 30 Dicembre 2006, parlando di omosessualità. Alcuni cittadini guardando Rai Uno avevano riconosciuto il giovane milanese seguace di Arkeon e avevano segnalato il caso alla nostra associazione.

“Abbiamo deciso di presentare un esposto - racconta Dino Potenza, presidente dell’Associazione Tutor - dopo aver ricevuto la segnalazione di un familiare del giovane intervistato che ci ha detto di aver subito danni e sofferenza a causa della trasmissione di quella testimonianza”.

Arkeon, che Cantalamessa ha definito “gruppo di sostegno”, propone seminari di due giorni a 750 euro, tre giorni a mille euro, fino a 1.600 euro per seminari di una settimana, come risulta dal sito www.arkeon.it
E nello stesso sito si promuovono i libri di Padre Raniero Cantalamessa.



http://www.assotutor.it/news/2006/06-15.html

Arkeon approda a Mi Manda RaiTre

Roma – 16 Ottobre 2006

“Un viaggio interiore, un percorso alla ricerca dell’identità, del benessere, ma, per alcuni, questo è stato un viaggio verso un incubo”. Così Andrea Vianello, conduttore della trasmissione televisiva Mi Manda RaiTre, ha presentato il metodo Arkeon messo in pratica dai ‘’maestri’’ dell’associazione Il sentiero sacro (“The Sacred Path”).

Per circa un’ora, nel corso della puntata andata in onda il 13 ottobre, si è parlato delle insolite attività del gruppo spirituale Arkeon, che conta diecimila seguaci in Italia. Un’ora densa di testimonianze e discussioni, con la presenza del leader Vito Carlo Moccia, ideatore di Arkeon, spalleggiato da due “maestri” e da un prete, Don Angelo De Simone, che Ruffolo ha definito “sacerdote atipico”.

A sedersi di fronte ai quattro rappresentanti di Arkeon c’era Stefano Spera, un giovane di Ostia che è intervenuto per raccontare la sua esperienza nel gruppo e le sofferenze patite.
“Ho conosciuto questo gruppo nel 2001 – ha detto Stefano – nel momento in cui ero fragile perché mio padre stava male”.

Ha riferito di aver frequentato molti seminari a pagamento e ha descritto stravaganti esercizi e teorie: “Fui invitato a rompere con la famiglia, in particolare con mia madre - ha dichiarato Stefano - perché loro sostengono che la madre è perversa. Il maestro aveva un forte ascendente. Loro sfruttano che sei in un momento delicato, ti danno un appoggio morale e d’affetto, ma poi ti fanno sentire in debito per cercare di gestirti e ti fanno fare cose incredibili”.

A quel punto Stefano ha ricordato, ad esempio, un esercizio che consisteva nell’andare a chiedere l’elemosina. “La richiesta di portare altre persone nel gruppo si faceva pressante e siccome non portavo nessuno sono iniziate umiliazioni fisiche e morali”. Alla domanda di Vianello: “Quando ha capito che doveva scappare…?”, Stefano ha risposto: “Non l’ho capito io, l’ha capito il fisico perché sono stato male e sono finito in ospedale, dopodichè pian piano con le cure psicoterapiche sono riuscito a tornare alla normalità”.

Altre due persone, intervistate in una sala riservata, hanno raccontato la loro esperienza scegliendo l’anonimato. Maria ha detto di essere entrata nel gruppo nel ’98, in un momento difficile della sua vita, e di essere rimasta dentro per cinque anni, nel corso dei quali ha pagato più di quindicimila euro per partecipare ai seminari.

“Il lavoro psicologico che fanno mi ha completamente sbalestrata - ha detto Maria - vedevo le persone che erano troppo dipendenti dal maestro, quindi ho capito che c’era qualcosa che non quadrava, ho iniziato a leggere libri e mi sono resa conto che ero cascata in una…”. Gabriella ha raccontato com’è entrata in Arkeon, accompagnata dal suo compagno che gliene parlava come se fosse un corso riguardante la comunicazione. Dopo aver partecipato a due incontri si è resa conto che persone senza competenze volevano scandagliare la sua psiche, pertanto ha preso le distanze dal compagno e dal gruppo.

“Nei seminari - ha spiegato Gabriella - ipotizzavano dei disagi che venivano riattualizzati in qualche modo, e questa sembrava essere la pratica per poterli superare. Il maestro proponeva particolari teorie come ad esempio quella del pedofilo, della madre perversa, della trasgressione creativa…”. Gabriella ha poi raccontato la vicenda giudiziaria inerente alle settanta querele ricevute dopo l’intervento del Cesap e dopo le testimonianze di alcuni fuoriusciti, fra cui lei stessa, fatte a gennaio del 2006 nel corso di tre puntate del programma “Tutte le mattine”, su Canale 5. Dopo questi racconti Vianello ha fatto entrare il presidente dell’associazione “The sacred path – Arkeon”, Vito Carlo Moccia, il vice presidente Lorenzo Campese, Gabriella Noè del comitato scientifico dell’associazione, ed il sacerdote Don Angelo De Simone.

Il conduttore ha voluto puntualizzare che l’unico invitato era Vito Carlo Moccia, e questi ha portato con sé gli altri rappresentanti, fra cui il prete. Il leader del gruppo è stato subito incalzato da Gabriella, che ha chiesto se realmente la Chiesa appoggia questo movimento e perché alcuni rappresentanti di società e associazioni del gruppo Arkeon pretendono da lei un risarcimento di oltre quattro milioni di euro per aver descritto la sua esperienza nella trasmissione di Maurizio Costanzo. “Ho solo raccontato la verità - ha detto Gabriella – eppure ho ricevuto, oltre alla richiesta di quattro milioni, anche settanta querele per presunta diffamazione da maestri e affiliati di Arkeon”.

Vito Carlo Moccia con imbarazzo ha risposto che “sicuramente, magari delle cose sono successe”. “…a me viene di chiedere scusa a Gabriella” ha continuato con evidente difficoltà, ipotizzando che qualche maestro non abbia rispettato la carta dei valori e il metodo Arkeon. Ma questo tentativo di scaricare le responsabilità non è piaciuto all’avvocato Ugo Ruffolo, studioso di diritto, ospite fisso della trasmissione, che riferendosi alla richiesta di quattro milioni fatta dal gruppo Arkeon ha affermato: “Stiamo parlando di danni e di reati molto gravi; se le accuse che abbiano sentito vengono reputate fondate e provate da un giudice, i milioni di euro dovranno essere dati all’altra parte, perché i danni pesanti alla salute, i danni esistenziali, le vite rovinate, oggi vengono valutati in centinaia di migliaia di euro quando non in milioni”.

In collegamento diretto da Bari è intervenuta anche la psicologa Lorita Tinelli, presidente del Cesap, affermando che nell’arco di dieci anni di attività ha ricevuto decine e decine di racconti di fuoriusciti da Arkeon, dello stesso tipo di quelli ascoltati durante la trasmissione e anche alcuni con risvolti molto più drammatici.
Vianello ha quindi rivelato che, a quanto gli risulta, varie Procure della Repubblica Italiana stanno indagando su queste vicende.

Gabriella Noè, presentatasi come membro del comitato scientifico di Arkeon, ha descritto l’organizzazione sostenendo che esiste un albo dei “maestri” corrispettivo di un albo professionale, paragonandolo nientemeno all’albo dei giornalisti o dei medici …ma Vianello ha fatto notare che tale paragone non regge, perché l’albo dei “maestri” di Arkeon non è riconosciuto ed istituito dalla legge.

L’avvocato Ruffolo tornando sulla questione della responsabilità dell’organizzazione e degli organizzatori ha detto che se gli affiliati hanno incontrato un maestro è forse perché hanno visto qualcuno in televisione che li ha attratti. “Non siamo mai andati in televisione”, ha risposto Gabriella Noè, forse dimenticando che diversi video promozionali sono stati prodotti e divulgati dall’organizzazione stessa, e che uno di questi contiene un’intervista di Padre Raniero Cantalamessa a Vito Carlo Moccia, trasmessa da RaiUno nel corso della trasmissione “A sua immagine”. E proprio per comprendere se Arkeon è davvero vicina al mondo cattolico, Vianello ha chiesto spiegazioni a Don Angelo De Simone. “Sono stupito che lei sia qui…”, ha commentato il conduttore. Don Angelo ha provato a difendere Arkeon definendosi “animatore spirituale” del gruppo e dichiarando di poterlo fare senza alcuna autorizzazione ecclesiale.

Non ha detto, dunque, che il movimento Arkeon è riconosciuto dalla Chiesa cattolica. L’accanimento dimostrato da Don Angelo non ha però convinto il pubblico presente, che più volte ha dato segni di dissenso. Ruffolo, riprendendo un esempio infelice fatto da Don Angelo sulle responsabilità personali dei preti pedofili, ha assicurato che poiché il prete opera in una struttura, anche la struttura paga i danni, ricordando che negli Stati Uniti la Chiesa cattolica deve pagare miliardi di dollari di risarcimento per cause di questo tipo.

“In Italia - ha spiegato Ruffolo - quando qualcuno fa affidamento in un ente, in un’associazione, in un gruppo, e solo per questo va da un maestro che altrimenti non conoscerebbe, se il maestro fa qualcosa di sbagliato l’associazione ne risponde, così come se un prete fa qualcosa di sbagliato ne risponde il convento”.

Riferendosi all’attività di Arkeon, Vianello ha affermato che è un’introspezione psicologica, ma l’ideatore del metodo lo ha negato.

Su quest’aspetto il conduttore ha insistito, e Moccia ha dichiarato di essere laureato in psicologia ma di non aver voluto fare l'iscrizione all’albo. A quel punto è intervenuto il Presidente del Consiglio Nazionale degli Psicologi, Giuseppe Luigi Palma, il quale ha confermato che “occuparsi di vissuti psicologici e di emozioni è lavoro da psicologo” e che Vito Carlo Moccia non è uno psicologo.

“L’Ordine degli Psicologi ha ricevuto tre segnalazioni - ha detto il presidente Palma - che hanno prodotto altrettante denunce alla Procura della Repubblica per esercizio abusivo della professione dopo aver verificato che il signor Moccia non era iscritto all’Albo”.

Moccia ha cercato di respingere le accuse, ma Vianello ha ribadito che non potrebbe neppure iscriversi all’Albo perché le lauree da lui conseguite alla Jolla University di San Diego e all’Università di Fiume non sono valide in Italia.

E ancora, rivolgendosi con fermezza al presidente di Arkeon, Vianello ha detto: “Mi chiedo com’è possibile che dopo denunce di questo genere, che da anni giungono alla dottoressa Tinelli, non abbiate fatto delle indagini interne rispetto a questi maestri infedeli, li abbiate cacciati, invece di mandare querele di diffamazione a suon di miliardi intimidatori …perché Tinelli è seppellita dalle vostre querele solo perché raccoglie informazioni da tutti quelli che si lamentano”.

In chiusura Vianello ha letto l’ordinanza del giudice che ha respinto la richiesta di Arkeon di far oscurare il sito internet del Cesap che contiene testimonianze critiche, mentre invece Moccia ha provato a leggere una testimonianza della fidanzata di Stefano Spera, ma è stato bloccato dal conduttore.

Il presidente di Arkeon ha quindi ammesso di trovarsi in difficoltà per aver ricevuto accuse ignobili: “…che è una setta, …abusi sessuali sui minori, istigazione al suicidio, truffa, ecc.”.

Andrea Vianello, pur offrendo a questi la possibilità di replicare e di difendersi, non ha esitato a concludere con parole pesanti, affermando che “questa teoria creata da Moccia, a quanto pare dai racconti degli ospiti, ha generato mostri!”.



http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/c...bari-setta.html

L'associazione "The Sacred Path" attraverso internet operava in tutta Italia
Con seminari a pagamento prometteva l'autoguarigione fisica e spirituale

Psico-setta sgominata a Bari chiedeva soldi per "guarigioni"

Le accuse: associazione per delinquere finalizzata all'esercizio abusivo di professione medica
truffa aggravata, violenza sessuale, violenza privata e calunnia. Sei persone denunciate

BARI - Sgominata una "psico setta" che da Bari faceva adepti in tutta Italia e spillava loro ingenti somme di denaro in cambio di "guarigioni". Denunciate sei persone. L'operazione è stata condotta dalla Digos di Bari.

L'organizzazione aveva sede nel capoluogo pugliese, ma operava in tutta la penisola, anche attraverso internet. Le forze dell'ordine hanno sequestrato la sede dell'organizzazione e i siti web di cui disponeva.

Pesanti le accuse contestate a vario titolo dal sostituto procuratore della Repubblica di Bari, Francesco Bretone: associazione per delinquere finalizzata all'esercizio abusivo di professione medica, truffa aggravata, violenza sessuale, violenza privata e calunnia. L'indagine è durata un anno ed è nata dal racconto-denuncia fatto da alcuni 'adepti' in due trasmissioni televisive in onda su emittenti nazionali.

Secondo quanto accertato dalle indagini, condotte dalla Questura di Bari, l'associazione nota come "The Sacred Path", con sede amministrativa a Bari, operava su internet in varie parti d'Italia attraverso seminari a pagamento con cui si prometteva ai partecipanti di poter acquisire capacità di autoguarigione fisica e spirituale grazie a un percorso di insegnamento di tecniche, secondo gli investigatori, vagamente ispirate a filosofie orientali. Gli adepti, per partecipare alle riunioni organizzate in sale di vari hotel, avrebbero pagato cifre comprese tra i 250 e i 15mila euro. Una coppia del nord Italia avrebbe, invece, pagato una somma molto più elevata e vicina ai 200 milioni di vecchie lire.

L'associazione operava da circa 10 anni con il metodo "Ankeon" 'brevettato' dal presunto organizzatore dell'attività illecita, V.C.M, 55 anni di Noicattaro, in provincia di Bari, che a sua volta lo avrebbe ceduto, pare in cambio di denaro, agli altri indagati che avrebbero gestito la stessa attività tra Roma, Palermo, Milano e Latina.

Circa una cinquantina sono le denunce giunte finora agli investigatori, che hanno sequestrato la sede amministrativa barese insieme ad alcuni incartamenti, e hanno provveduto alla chiusura dei siti internet utilizzati per pubblicizzare l'attività e cercare adepti. Le misure restrittive sono state emesse dal gip del Tribunale di Bari, Vito Fanizzi.

(11 ottobre 2007)

http://maternatura.splinder.com/

Arkeon approda a Mi Manda RaiTre


Roma – 16 Ottobre 2006

“Un viaggio interiore, un percorso alla ricerca dell’identità, del benessere, ma, per alcuni, questo è stato un viaggio verso un incubo”. Così Andrea Vianello, conduttore della trasmissione televisiva Mi Manda RaiTre, ha presentato il metodo Arkeon messo in pratica dai ‘’maestri’’ dell’associazione Il sentiero sacro (“The Sacred Path”).
Per circa un’ora, nel corso della puntata andata in onda il 13 ottobre, si è parlato delle insolite attività del gruppo spirituale Arkeon, che conta diecimila seguaci in Italia. Un’ora densa di testimonianze e discussioni, con la presenza del leader Vito Carlo Moccia, ideatore di Arkeon, spalleggiato da due “maestri” e da un prete, Don Angelo De Simone, che Ruffolo ha definito “sacerdote atipico”.
A sedersi di fronte ai quattro rappresentanti di Arkeon c’era Stefano Spera, un giovane di Ostia che è intervenuto per raccontare la sua esperienza nel gruppo e le sofferenze patite.
“Ho conosciuto questo gruppo nel 2001 – ha detto Stefano – nel momento in cui ero fragile perché mio padre stava male”.
Ha riferito di aver frequentato molti seminari a pagamento e ha descritto stravaganti esercizi e teorie: “Fui invitato a rompere con la famiglia, in particolare con mia madre - ha dichiarato Stefano - perché loro sostengono che la madre è perversa. Il maestro aveva un forte ascendente. Loro sfruttano che sei in un momento delicato, ti danno un appoggio morale e d’affetto, ma poi ti fanno sentire in debito per cercare di gestirti e ti fanno fare cose incredibili”.
A quel punto Stefano ha ricordato, ad esempio, un esercizio che consisteva nell’andare a chiedere l’elemosina. “La richiesta di portare altre persone nel gruppo si faceva pressante e siccome non portavo nessuno sono iniziate umiliazioni fisiche e morali”. Alla domanda di Vianello: “Quando ha capito che doveva scappare…?”, Stefano ha risposto: “Non l’ho capito io, l’ha capito il fisico perché sono stato male e sono finito in ospedale, dopodichè pian piano con le cure psicoterapiche sono riuscito a tornare alla normalità”.
Altre due persone, intervistate in una sala riservata, hanno raccontato la loro esperienza scegliendo l’anonimato. Maria ha detto di essere entrata nel gruppo nel ’98, in un momento difficile della sua vita, e di essere rimasta dentro per cinque anni, nel corso dei quali ha pagato più di quindicimila euro per partecipare ai seminari.
“Il lavoro psicologico che fanno mi ha completamente sbalestrata - ha detto Maria - vedevo le persone che erano troppo dipendenti dal maestro, quindi ho capito che c’era qualcosa che non quadrava, ho iniziato a leggere libri e mi sono resa conto che ero cascata in una…”. Gabriella ha raccontato com’è entrata in Arkeon, accompagnata dal suo compagno che gliene parlava come se fosse un corso riguardante la comunicazione. Dopo aver partecipato a due incontri si è resa conto che persone senza competenze volevano scandagliare la sua psiche, pertanto ha preso le distanze dal compagno e dal gruppo.
“Nei seminari - ha spiegato Gabriella - ipotizzavano dei disagi che venivano riattualizzati in qualche modo, e questa sembrava essere la pratica per poterli superare. Il maestro proponeva particolari teorie come ad esempio quella del pedofilo, della madre perversa, della trasgressione creativa…”. Gabriella ha poi raccontato la vicenda giudiziaria inerente alle settanta querele ricevute dopo l’intervento del Cesap e dopo le testimonianze di alcuni fuoriusciti, fra cui lei stessa, fatte a gennaio del 2006 nel corso di tre puntate del programma “Tutte le mattine”, su Canale 5. Dopo questi racconti Vianello ha fatto entrare il presidente dell’associazione “The sacred path – Arkeon”, Vito Carlo Moccia, il vice presidente Lorenzo Campese, Gabriella Noè del comitato scientifico dell’associazione, ed il sacerdote Don Angelo De Simone. Il conduttore ha voluto puntualizzare che l’unico invitato era Vito Carlo Moccia, e questi ha portato con sé gli altri rappresentanti, fra cui il prete. Il leader del gruppo è stato subito incalzato da Gabriella, che ha chiesto se realmente la Chiesa appoggia questo movimento e perché alcuni rappresentanti di società e associazioni del gruppo Arkeon pretendono da lei un risarcimento di oltre quattro milioni di euro per aver descritto la sua esperienza nella trasmissione di Maurizio Costanzo. “Ho solo raccontato la verità - ha detto Gabriella – eppure ho ricevuto, oltre alla richiesta di quattro milioni, anche settanta querele per presunta diffamazione da maestri e affiliati di Arkeon”. Vito Carlo Moccia con imbarazzo ha risposto che “sicuramente, magari delle cose sono successe”.
“…a me viene di chiedere scusa a Gabriella” ha continuato con evidente difficoltà, ipotizzando che qualche maestro non abbia rispettato la carta dei valori e il metodo Arkeon. Ma questo tentativo di scaricare le responsabilità non è piaciuto all’avvocato Ugo Ruffolo, studioso di diritto, ospite fisso della trasmissione, che riferendosi alla richiesta di quattro milioni fatta dal gruppo Arkeon ha affermato: “Stiamo parlando di danni e di reati molto gravi; se le accuse che abbiano sentito vengono reputate fondate e provate da un giudice, i milioni di euro dovranno essere dati all’altra parte, perché i danni pesanti alla salute, i danni esistenziali, le vite rovinate, oggi vengono valutati in centinaia di migliaia di euro quando non in milioni”.
In collegamento diretto da Bari è intervenuta anche la psicologa Lorita Tinelli, presidente del Cesap, affermando che nell’arco di dieci anni di attività ha ricevuto decine e decine di racconti di fuoriusciti da Arkeon, dello stesso tipo di quelli ascoltati durante la trasmissione e anche alcuni con risvolti molto più drammatici.
Vianello ha quindi rivelato che, a quanto gli risulta, varie Procure della Repubblica Italiana stanno indagando su queste vicende.
Gabriella Noè, presentatasi come membro del comitato scientifico di Arkeon, ha descritto l’organizzazione sostenendo che esiste un albo dei “maestri” corrispettivo di un albo professionale, paragonandolo nientemeno all’albo dei giornalisti o dei medici …ma Vianello ha fatto notare che tale paragone non regge, perché l’albo dei “maestri” di Arkeon non è riconosciuto ed istituito dalla legge.
L’avvocato Ruffolo tornando sulla questione della responsabilità dell’organizzazione e degli organizzatori ha detto che se gli affiliati hanno incontrato un maestro è forse perché hanno visto qualcuno in televisione che li ha attratti. “Non siamo mai andati in televisione”, ha risposto Gabriella Noè, forse dimenticando che diversi video promozionali sono stati prodotti e divulgati dall’organizzazione stessa, e che uno di questi contiene un’intervista di Padre Raniero Cantalamessa a Vito Carlo Moccia, trasmessa da RaiUno nel corso della trasmissione “A sua immagine”. E proprio per comprendere se Arkeon è davvero vicina al mondo cattolico, Vianello ha chiesto spiegazioni a Don Angelo De Simone. “Sono stupito che lei sia qui…”, ha commentato il conduttore. Don Angelo ha provato a difendere Arkeon definendosi “animatore spirituale” del gruppo e dichiarando di poterlo fare senza alcuna autorizzazione ecclesiale.
Non ha detto, dunque, che il movimento Arkeon è riconosciuto dalla Chiesa cattolica. L’accanimento dimostrato da Don Angelo non ha però convinto il pubblico presente, che più volte ha dato segni di dissenso. Ruffolo, riprendendo un esempio infelice fatto da Don Angelo sulle responsabilità personali dei preti pedofili, ha assicurato che poiché il prete opera in una struttura, anche la struttura paga i danni, ricordando che negli Stati Uniti la Chiesa cattolica deve pagare miliardi di dollari di risarcimento per cause di questo tipo.
“In Italia - ha spiegato Ruffolo - quando qualcuno fa affidamento in un ente, in un’associazione, in un gruppo, e solo per questo va da un maestro che altrimenti non conoscerebbe, se il maestro fa qualcosa di sbagliato l’associazione ne risponde, così come se un prete fa qualcosa di sbagliato ne risponde il convento”.
Riferendosi all’attività di Arkeon, Vianello ha affermato che è un’introspezione psicologica, ma l’ideatore del metodo lo ha negato.
Su quest’aspetto il conduttore ha insistito, e Moccia ha dichiarato di essere laureato in psicologia ma di non aver voluto fare l'iscrizione all’albo. A quel punto è intervenuto il Presidente del Consiglio Nazionale degli Psicologi, Giuseppe Luigi Palma, il quale ha confermato che “occuparsi di vissuti psicologici e di emozioni è lavoro da psicologo” e che Vito Carlo Moccia non è uno psicologo.
“L’Ordine degli Psicologi ha ricevuto tre segnalazioni - ha detto il presidente Palma - che hanno prodotto altrettante denunce alla Procura della Repubblica per esercizio abusivo della professione dopo aver verificato che il signor Moccia non era iscritto all’Albo”.
Moccia ha cercato di respingere le accuse, ma Vianello ha ribadito che non potrebbe neppure iscriversi all’Albo perché le lauree da lui conseguite alla Jolla University di San Diego e all’Università di Fiume non sono valide in Italia.
E ancora, rivolgendosi con fermezza al presidente di Arkeon, Vianello ha detto: “Mi chiedo com’è possibile che dopo denunce di questo genere, che da anni giungono alla dottoressa Tinelli, non abbiate fatto delle indagini interne rispetto a questi maestri infedeli, li abbiate cacciati, invece di mandare querele di diffamazione a suon di miliardi intimidatori …perché Tinelli è seppellita dalle vostre querele solo perché raccoglie informazioni da tutti quelli che si lamentano”.
In chiusura Vianello ha letto l’ordinanza del giudice che ha respinto la richiesta di Arkeon di far oscurare il sito internet del Cesap che contiene testimonianze critiche, mentre invece Moccia ha provato a leggere una testimonianza della fidanzata di Stefano Spera, ma è stato bloccato dal conduttore.
Il presidente di Arkeon ha quindi ammesso di trovarsi in difficoltà per aver ricevuto accuse ignobili: “…che è una setta, …abusi sessuali sui minori, istigazione al suicidio, truffa, ecc.”.
Andrea Vianello, pur offrendo a questi la possibilità di replicare e di difendersi, non ha esitato a concludere con parole pesanti, affermando che “questa teoria creata da Moccia, a quanto pare dai racconti degli ospiti, ha generato mostri!”.

Edited by GalileoGalilei - 5/11/2007, 06:22
 
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Kulkulcan
view post Posted on 1/11/2007, 21:32




... ottima traccia GalileoGalilei... per il resto non ho parole....
 
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redbear17
view post Posted on 5/11/2007, 01:02




Benissimo,anch'io non ho parole,speriamo che la vicenda non subisca affondamenti o insabbiamenti inspiegabili.Attenderò con piacere altre notizie.A proposito quella vicenda di Don Gelmini che fine ha fatto?Qualcuno può rendermi edotto circa gli ultimi sviluppi?
 
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view post Posted on 5/11/2007, 18:12
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http://www.napoligaypress.it/?p=972

...solo pochi giorni fa, ho riflettuto su alcuni elementi “marginali” di un’inchiesta di Striscia la notizia (ahimè…) sulla cosiddetta psico-setta Arkeon di Bari nell’ambito della quale pare si siano compiuti abusi sessuali e altre cose amene. Il tutto con la complicità di alcuni uomini di Chiesa, chiamati a lustrare l’immagine dell’associazione. Una complicità forse inconsapevole, forse no: è da accertare, ma non è questo, solo, il punto.

Uno dei religiosi chiamati in causa è il noto frate Cantalamessa che ogni domenica (credo ancora oggi) conduce su Rai Uno la trasmissione religiosa “A sua immagine”. Durante una puntata dello scorso anno il religioso pubblicizza ai quattro venti la fantomatica “associazione” che tra i suoi compiti avrebbe quella di ricongiungere i figli ai padri, recuperando anni di rapporti difficili. Passa subito un’immagine di un giovane adulto che bacia castamente una donna al suo fianco; Cantalamessa precisa che il giovane è uno dei beneficiati da questo percorso.

Egli manifestava in gioventù tendenze omosessuali; ora, in seguito al periodo, diciamo così, terapeutico, non solo ha riacquisito il suo rapporto col padre, ma si è anche sposato con una brava ragazza, scegliendo un diverso modo di vivere la propria sessualità.


Ora, questo passaggio, naturalmente, non è stato chiosato dagli improbabili conduttori dell’inchiesta con la giusta indignazione che caratterizzava il servizio sulla notizia più in generale, in una trasmissione che dello sberleffo all’omosessualità, all’effeminatezza, all’allusione fa uno dei suoi cavalli di battaglia.

Ma non facciamo i vittimisti, esistono ormai anche le barzellette sugli ebrei e i neri; dunque andiamo avanti.

Il fatto è che un religioso, sulla prima rete della televisione pubblica, può consentirsi, grazie ai nostri soldi, di parlare, a proposito di una setta in odore di truffa e abusi, di percorsi terapeutici rivolti a omosessuali.

Pescando tra l’altro a man bassa nel più desueto e deteriore freudianemo d’accatto nel legare esplicitamente l’omosessualità all’assenza della figura paterna (o in ogni caso a una diminutio nello sviluppo della personalità) e il ritorno a una sana e corretta sessualità al ripristinarsi del modello maschile di riferimento. E questo nel più assoluto silenzio.

C’è quasi da ringraziare i presunti delitti di una psico setta barese per aver fatto riemergere un episodio così inquietante e pur vecchio di un anno!

Ecco, conservare la capacità di indignarmi senza diventare uno sporco reazionario. O un vacuo antagonista di maniera. Spero, con voi, di esserci riuscito.
 
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view post Posted on 10/9/2008, 10:24
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http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=30742&sez=

Truffati in 10mila dalla psico-setta Arkeon
Undici indagati a Bari


BARI (9 settembre) - Soffrivano di tumori, aids, infertilità, oppure avevano problemi spirituali, affettivi, matrimoniali. Così, si rivolgevano ad "Arkeon". Le prime volte, per partecipare ai seminari, pagavano intorno ai 260 euro. Man mano che si passava di livello, però, gli adepti arrivavano a pagare cifre sui 15 mila euro. Una coppia del Nord Italia che cercava di risolvere la propria crisi matrimoniale ha sostenuto, di fronte alla polizia, di aver pagato 100 mila euro, stessa cifra versata all'associazione da una donna che credeva di aver subito una violenza sessuale in passato.

Arkeon. Così "Arkeon", una psico-setta che utilizzava tecniche vagamente ispirate alla filosofia orientale del Reiki, è riuscita a truffare circa 10 mila suoi adepti in tutta Italia, creando nelle vittime una dipendenza psicologica e inducendole a partecipare in maniera costante ai suoi seminari. In questi seminari Vito Carlo Moccia, considerato dall'accusa a capo dell'organizzazione, faceva fare esercizi terapici che portavano alla spersonalizzazione e all'accettazione di qualsiasi indicazione venisse dal maestro.

Gli esercizi che Moccia richiedeva ai suoi adepti comprendevano quello di travestirsi e andare a chiedere l'elemosina per strada, oppure il "no limits", durante il quale, secondo le denunce presentate, alcune vittime sarebbero state indotte a credere di avere subito abusi sessuali quando erano minorenni. Alcuni ragazzini venivano costretti ad assistere a episodi di forte impatto emotivo: un bambino di dieci anni ha visto la mamma picchiare l'ex convivente, un diciassettenne ha conosciuto i particolari della vita sessuale del padre.

Gli indagati al termine dell'inchiesta sul "metodo Arkeon" sono undici. Oltre a quellla di Vito Carlo Moccia (57 anni, di Noicattaro, residente a Milano), due anni di indagini hanno portato alla messa in stato di accusa di Antonio Turi di 52 anni, Francesco Morello di 59, Gabriella Fabbri di 61, Quirino Salerno di 40, Isa Calabrese di 39 e Massimo Vavalle di 40, considerati promotori dell'organizzazione. Alla quale partecipavano anche Francesco Ferrara di 41 anni, Grazia Bozzo di 43, Piero Mazza di 47 e Francesco Locatelli di 43. Vengono loro contestati i reati di associazione per delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata, maltrattamenti di minori e incapacità procurata da violenza. I fatti si riferiscono al periodo compreso tra il 1999 e il 2008.

Le indagini erano scattate quando alcuni ex seguaci del gruppo avevano partecipato a trasmissioni televisive, denunciando le attività illecite di "Arkeon".

 
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view post Posted on 9/4/2010, 06:51
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www.gaynews.it/view.php?ID=84310

APRE IL PROCESSO CONTRO LA SETTA ARKEON: PROMETTEVANO DI CURARE I GAY
Ordine degli psicologi e Arcigay parti civili per la vicenda del ragazzo fermano
venerdì 19 marzo 2010 , di il Resto del Carlino

zoom A A A Scrivi a Gaynews Invia ad un amico Stampa

di FABIO CASTORI

UMILIAZIONI, manipolazioni mentali, violenze di gruppo, conti bancari prosciugati ed esperienze terrificanti per trovare la strada' per guarire da tumori, Aids, infertilità, problemi spirituali, affettivi e matrimoniali. Erano più di diecimila le persone pronte a sopportare tutto questo in nome del metodo Arkeon, la più grande piscosetta mai esistita in Italia fino ad oggi. Si è aperto ieri, davanti al collegio penale del tribunale di Bari, il processo agli 11 guru finiti alla sbarra dopo anni di indagini della Digos. Tutti dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza sessuale, maltrattamenti di minori e incapacità procurata da violenza. Gli imputati hanno preferito non presentarsi in aula, inviando a rappresentarli gli avvocati difensori. Presenti, invece, associazioni e privati che si sono costituti parte civile per il risarcimento dei danni causati dalla setta. Tra questi il Centro studi abusi psicologici Cesap, l'associazione dei familiari delle vittime delle sette Favis, il Codancons e la psicologa Lorita Tinelli. A loro si sono aggiunti ieri anche l'Ordine degli psicologi e l'Arcigay. Quest'ultimi sono entrati in ballo dopo il caso del 18enne fermano che il padre avrebbe fatto curare dalla setta per la sua omosessualità. Tra le vittime di Fermo anche un uomo, deceduto a causa di un tumore, che avrebbe abbandonato la famiglia e le cure mediche per seguire il percorso di Arkeon. Il primo colpo di scena del processo è arrivato quando gli avvocati difensori hanno presentato la lista dei testimoni: ben 275 persone, tutti adepti di Arkeon. Momenti di tensione all'ingresso in aula delle telecamere di Striscia la Notizia' e delle moltissime televisioni presenti. Gli avvocati di Arkeon, infatti, sostenendo di voler evitare che il processo si trasformasse in un fenomeno mediatico, hanno chiesto l'allontanamento dei cameraman e dei fotografi. I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra il 1999 e il 2008, durante il quale, secondo l'accusa, la setta truffava gli adepti (tra loro anche moltissime persone del Fermano) costringendoli a partecipare a costosi seminari, convincendoli che solo in questo modo sarebbero guariti da tumori, aids, infertilità, disagi di qualsiasi genere oppure da problemi spirituali. Tra gli esercizi' richiesti c'era quello di travestirsi e andare a chiedere l'elemosina per strada o sottoporsi a percorsi no limits', durante i quali, sempre secondo le denunce presentate, si sarebbero consumate violenze di gruppo.

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/...722905630.shtml

l'inchiesta
Diffamarono i testimoni, 47 indagati
Sotto accusa gli adepti dell'Arkeon
La setta psico-satanica prometteva attraverso i suoi corsi di poter risolvere problemi psichici e malattie gravissime
Investigatore. Il dirigente della Digos di Bari, Stanislao Schimera.

Investigatore. Il dirigente della Digos di Bari, Stanislao Schimera.

BARI — Quarantasette avvisi di garanzia sono stati notificati dai poliziotti della Digos di Bari ad adepti dell’associazione «Arkeon» responsabili di diffamazione in concorso. Il pm inquirente Francesco Bretone ha accertato che gli indagati hanno denunciato, pur sapendo della loro innocenza, coloro che pubblicamente avevano segnalato gli abusi subiti dai responsabili di «Arkeon». In particolare le vittime intervenute durante alcune trasmissioni televisive. Il leader del gruppo, Vito Carlo Moccia, - secondo la Digos - avrebbe convinto i suoi seguaci a denunciare i loro accusatori fornendo addirittura un modello di denuncia da utilizzare.

La setta psico-satanica radicata in mezza Italia che prometteva attraverso i suoi corsi a pagamento di poter risolvere problemi psichici, malattie gravissime, ricongiungimenti con la persona amata, è stata smascherata nel 2007 dalla Digos di Bari e nei giorni scorsi è iniziato il processo. Secondo gli inquirenti il maestro Moccia (aveva fondato l’associazione «The sacred Path» il 4 giugno del ’99) era un truffatore che utilizzando tecniche ispirate alle filosofie orientali del Reiki, reinventate da lui e dal suo gruppo, in dieci anni è riuscito a ingannare migliaia di persone, tra cui anche professionisti. Per partecipare ai seminari di «Arkeon», il costo minimo si aggirava sui 260 euro fino a 20 o 30 mila euro (a seconda del livello), ma una coppia del nord Italia per risolvere la crisi coniugale ha sborsato 200 milioni delle vecchie lire. Nei seminari il Maestro faceva fare esercizi terapici che portavano alla spersonalizzazione e alla accettazione di qualsiasi indicazione venisse dal maestro.

Angela Balenzano
26 marzo 2010
 
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view post Posted on 9/4/2010, 12:18
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http://www.unita.it/news/italia/97187/da_p...orter_di_arkeon

Da predicatore vaticano a supporter di Arkeon
di Giovanni Maria Bellututti gli articoli dell'autore

Il processo è in corso a Bari. Gli imputati sono undici, accusati di reati quali associazione a delinquere, truffa, violenza privata, maltrattamento di minori. Il decreto che dispone il giudizio di Vito Carlo Moccia, inventore del metodo Arkeon, e presidente dell’associazione “Sacred Path”, è un repertorio di violenze psicologiche atroci. La più perfida consisteva nel fare credere agli adepti di aver subito nell’infanzia una violenza sessuale. Per questo si resta di stucco quando, nel leggere l’enorme materiale di documentazione sul “caso Arkeon”, si scopre che il più autorevole sostenitore di questa organizzazione è stato padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, il frate cappuccino che lo scorso 2 aprile, parlando in presenza di Benedetto XVI, ha scatenato uno scandalo planetario paragonando la campagna di stampa sulla pedofilia nella Chiesa con «gli aspetti più vergognosi dell’antisemitismo».

È una storia complicata che si sviluppa in un lungo arco di tempo. Conviene, dunque, andare con ordine. Fondata da Vito Carlo Moccia nel 1999, l’associazione “Sacred Path” (cioè “il sentiero sacro”) nel Duemila, con l’invenzione del metodo Arkeon, assume la natura che l’ha portata in tribunale. Ma in quei primi anni opera con discrezione, aumentando proseliti e profitti attraverso un discreto passaparola. Ha anche una buona stampa. La popolarità televisiva arriva l’11 settembre del 2004. E quel giorno che il nome di padre Raniero Cantalamessa compare per la prima volta accanto a quello di Vito Carlo Moccia. Il predicatore dedica una puntata della sua rubrica televisiva “A sua immagine, le ragioni della speranza”, che va in onda tutti i pomeriggi del sabato su RaiUno, al metodo Arkeon e conduce un'intervista encomiastica a Moccia sul rapporto padre-figlio.

Ancora del lato oscuro di Arkeon non si è parlato. Cantalamessa, dunque, potrebbe essere ignaro di tutto. Deve infatti passare un altro anno e mezzo prima che lo scandalo esploda. Il 20 gennaio del 2006, Maurizio Costanzo ospita nel suo “Tutte le mattine”, che va in onda su Canale5, la psicologa Lorita Tinelli, presidente del Cesap (Centro studi sugli abusi psicologici) e due ex adepti di Arkeon: un “maestro” e una “allieva”. La denuncia dei metodi di Moccia è precisa e circostanziata: le accuse che sono alla base del processo in corso a Bari per la prima volta diventano pubbliche. Ma Padre Cantalamessa non cambia idea. Al contrario. Un mese dopo a Milano, nella chiesa di S. Eustorgio, celebra una messa alla quale assistono Vito Carlo Moccia e centinaia di suoi discepoli. La cosa colpisce e sorprende quelli che già nutrono molti dubbi sulla vera natura di “Sacred path”. Perché il presentarsi come associazione non solo tollerata ma addirittura approvata dalla Chiesa è uno degli argomenti più forti di una campagna di proselitismo sempre più intensa: il numero degli adepti arriverà a sfiorare la ragguardevole cifra di ventimila.

L'Unità è in grado di raccontare quale fu il comportamento di padre Cantalamessa quando alcune persone si rivolsero a lui per segnalargli specifiche tragedie familiari prodotte dal metodo Arkeon. L’autenticità di questi documenti - che aiutano a ricostruire quale retroterra culturale e anche spirituale ci sia dietro la clamorosa gaffe su pedofilia e antisemitismo - è certificata. Sono stati, infatti, prodotti dai legali di Vito Carlo Moccia a sostegno di un atto di citazione contro il Centro studi sugli abusi psicologici. In sostanza Moccia, per difendersi, ha chiamato in causa - e difficilmente può averlo fatto senza esserne stato autorizzato - il predicatore della Casa pontificia. «Reverendo Padre», comincia così la lettera di un “musicista e studioso cattolico” di Rovereto (abbiamo i nomi degli autori di tutte le missive citate, ma li omettiamo per evidenti ragioni di discrezione, nda), il quale segnala a Cantalamessa il caso di una sua conoscente madre di un ragazzo che «da qualche tempo frequenta il movimento». «È preoccupata - scrive - perché il figlio «crede ciecamente ai poteri di Moccia, è aggressivo, ha abbandonato la fede e la parrocchia, sostiene la non divinità di Cristo e la sua equiparabilità ai vari profeti e santoni della storia. Sostiene, e qui sta il problema, che il movimento e il Moccia sono “benedetti” da lei padre Cantalamessa che di recente avrebbe celebrato una Santa messa con i diaconi di S. Eustorgio in Milano con il gruppo condividendone gli intenti». Quindi l’autore della lettera chiede al predicatore della Casa pontificia «il giusto consiglio da dare a quella mamma che da poco ha perso il marito e che, da buona cristiana, vorrebbe aiutare il figlio a recuperare la Verità e la Vita». La risposta arriva poco più di due settimane dopo, il 24 marzo 2006.

È una difesa accorata di Moccia e dei suoi metodi. C’è solo una vaghissima, e reticente, presa di distanze; «Non ho celebrato la messa per loro. Hanno chiesto di partecipare a una messa da me celebrata per la parrocchia di S. Eustorgio e sono stati accolti da me e dal parroco. Erano in 400 e hanno edificato tutti: molti si sono confessati e moltissimi hanno fatto la comunione». È vero. Cantalamessa, però, non dice che l’incontro con Moccia si protrasse oltre la celebrazione, proseguì nella sacrestia. Forse non sapeva, né immaginava, che quei momenti erano stati filmati e trasferiti in un Cd promozionale poi diffuso da “Sacred path”.

Il successivo capoverso della lettera è significativo per le analogie che presenta con gli argomenti utilizzati da chi, all’interno della Chiesa, vorrebbe negare il problema della pedofilia. È la tesi del “caso singolo”. «Il campo in cui opera Vito - scrive Cantalamessa chiamando confidenzialmente per nome il capo di Arkeon - è delicato e non meraviglia che ogni tanto ci sia qualcuno che, per motivi umani spesso complessi e talvolta inconfessati, sparga sul suo conto le voci più allarmanti, giudicando da un caso singolo tutto il complesso dell’opera». Ma la vera sorpresa è alla fine: il predicatore della Casa pontificia non si limita a difendere il capo di “Sacred path” ma si premura di informarlo della denuncia che gli è stata confidenzialmente rivolta. In calce alla lettera c’è, infatti, una nota manoscritta: «Caro Vito, ti invio una lettera che ho ricevuto e la mia risposta, perché, penso, è giusto che sia informato. Con affetto ti abbraccio e ti benedico. P. Raniero».

Qualche tempo dopo, a Cantalamessa giunge un’altra segnalazione allarmata. A inviargliela, il 5 aprile del 2006, è una signora di Magenta: «Molto reverendo padre, mi rivolgo a lei per chiederle aiuto. Una mia cara amica è disperata perché i suoi due figli, entrambi laureati e coniugati, con le loro rispettive famiglia hanno da tempo aderito ad una organizzazione che ha completamente stravolto in senso negativo la loro mente, il loro comportamento e il loro modo di vivere. Essi dicono di dover obbedire ad un certo “maestro”, fondatore e capo, rifiutano i contatti con la loro madre, non le lasciano avvicinare i nipoti. Seguono riti strani e pericolosi … L’organizzazione si chiama Arkeon».

Il comportamento di padre Cantalamessa è sbalorditivo. Nella documentazione non c’è, come ci si aspetterebbe, la sua risposta. C’è invece (datata 19 aprile 2006) una lettera, scritta dalla stessa città, di un signore che poi è il marito dell’amica disperata della signora di Magenta. Questo signore, al pari dei due figli, ha aderito ad Arkeon o, almeno, ce l’ha in grande simpatia. E fa riferimento al contenuto della lettera inviata a Cantalamessa dall’amica della moglie. Come è potuto succedere? L’unica spiegazione è che anche questa volta Moccia sia stato informato e che abbia chiesto all’adepto di Magenta di scrivere qualcosa di rassicurante all’autorevole sponsor cattolico. [

Nel giugno del 2006 viene avviata l’inchiesta giudiziaria. E a ottobre di quello stesso anno, il “caso Arkeon”, come ormai si chiama, riesplode sugli schermi. Questa volta in una puntata di “Mi manda Rai 3” dove sono presenti gli accusatori (tra i quali la psicologa Lorita Tinelli) e il leader degli accusati, Vito Carlo Moccia. C’è anche un ragazzo che racconta di essere stato obbligato a chiedere l’elemosina con appeso al collo un cartello con su scritto «sono schizofrenico». Sua madre in seguito racconterà di aver segnalato il dramma del figlio a padre Cantalamessa fin dal 2004, dopo aver assistito sgomenta all’intervista di Moccia nella rubrica del predicatore, e di non aver mai avuto risposta. L’immagine dell’associazione ne esce a pezzi davanti all’opinione pubblica. Ma, ancora una volta non davanti al predicatore della Casa pontificia. Ecco come risponde a una lettera inviatagli qualche giorno dopo da un’aderente al Cesap: «Ho visto la trasmissione e mi ha dato l’impressione di un penoso linciaggio. Agli accusati non è stato permesso di terminare una sola frase. C’è stato, mi sembra di capire, un caso di un operatore che ha effettivamente abusato della propria posizione che, però, è stato per questo sospeso (…) Non si dovrebbe fare di ogni erba un fascio. Chi si sognerebbe di voler mettere fuori legge la Chiesa cattolica o l’associazione degli psichiatri perché qualche loro membro ha abusato del suo ufficio?».

Due mesi dopo, il 30 dicembre 2006, si verifica l’evento televisivo più importante. E anche più significativo rispetto ai rapporti tra Cantalamessa e “Sacred path”. Nella settimanale puntata della sua rubrica, il predicatore pontificio manda in onda la registrazione di un’intervista. Nello schermo appare una giovane coppia con un bambino di circa tre anni tenuto in braccio dal padre. Il padre dice di chiamarsi Luca, afferma di «essere stato» omosessuale e di essere «guarito» grazie ad Arkeon. Curiosamente, nel presentare il filmato, Cantalamessa non nomina l’organizzazione ma la definisce semplicemente «gruppo di sostegno». Né, naturalmente, dice chi ha realizzato il filmato, né di chi è la voce fuori campo che pone a Luca domande sul suo percorso. Eppure lo conosce benissimo: è, infatti, Vito Carlo Moccia.

La puntata non passa inosservata. E non solo perché, in seguito, molti riconosceranno in quel Luca il «Luca era gay» della canzone di Povia. Interviene il garante della privacy che rivolge alla Rai e al conduttore un ammonimento per aver violato le regole deontologiche che tutelano i minori. Il bambino di Luca non solo era perfettamente riconoscibile ma, osserva il garante, ha dovuto assistere a un’intervista che riguardava «anche aspetti estremamente delicati relativi a vissuti dolorosi di uno dei genitori: gli abusi sessuali subiti da parte di un familiare». Se potevano esserci ancora dei dubbi sulla gravità e sulla serietà delle accuse a “Sacred path”, essi vengono a cadere il 10 ottobre del 2007 quando a Moccia e agli altri dirigenti vengono notificati gli avvisi di garanzia. La notizia fa clamore e la tv torna ad occuparsene.

Questa volta è Striscia la notizia che scopre e manda in onda spezzoni dell’intervista-spot a Moccia andata in onda nel 2004. L’effetto è sconvolgente per il contrasto tra la figura del predicatore e i fatti raccontati dai testimoni. Cantalamessa è costretto a intervenire. È una presa di distanze imbarazzata e tardiva, come le scuse alla comunità ebraiche dopo la gaffe sull’antisemitismo. Scrive il predicatore: «Personalmente io non sono venuto a conoscenza di nessun abuso, che altrimenti sarei stato il primo a denunciare e condannare». È falso. Padre Raniero Cantalamessa fu informato dei comportamenti di “Sacred path” sicuramente nelle due lettere che abbiamo riportato. Non solo non fece alcuna denuncia ma, come abbiamo visto, informò il capo dell’organizzazione. Proprio come quei prelati che, davanti alle denunce di casi di pedofilia, non si rivolsero alla magistratura ma alle autorità ecclesiastiche gerarchicamente superiori.
09 aprile 2010
 
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Felipe-bis
view post Posted on 9/4/2010, 18:45




http://www.unita.it/news/italia/97187/da_p...orter_di_arkeon

Da predicatore vaticano a supporter di Arkeon
Padre Cantalamessa, il frate che ha accostato lo scandalo pedofilia all'antisemitismo, è tra i supporter di un gruppo accusato di violenze sui minori.
di Giovanni Maria Bellu

Il processo è in corso a Bari. Gli imputati sono undici, accusati di reati quali associazione a delinquere, truffa, violenza privata, maltrattamento di minori. Il decreto che dispone il giudizio di Vito Carlo Moccia, inventore del metodo Arkeon, e presidente dell’associazione “Sacred Path”, è un repertorio di violenze psicologiche atroci. La più perfida consisteva nel fare credere agli adepti di aver subito nell’infanzia una violenza sessuale. Per questo si resta di stucco quando, nel leggere l’enorme materiale di documentazione sul “caso Arkeon”, si scopre che il più autorevole sostenitore di questa organizzazione è stato padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, il frate cappuccino che lo scorso 2 aprile, parlando in presenza di Benedetto XVI, ha scatenato uno scandalo planetario paragonando la campagna di stampa sulla pedofilia nella Chiesa con «gli aspetti più vergognosi dell’antisemitismo».

È una storia complicata che si sviluppa in un lungo arco di tempo. Conviene, dunque, andare con ordine. Fondata da Vito Carlo Moccia nel 1999, l’associazione “Sacred Path” (cioè “il sentiero sacro”) nel Duemila, con l’invenzione del metodo Arkeon, assume la natura che l’ha portata in tribunale. Ma in quei primi anni opera con discrezione, aumentando proseliti e profitti attraverso un discreto passaparola. Ha anche una buona stampa. La popolarità televisiva arriva l’11 settembre del 2004. E quel giorno che il nome di padre Raniero Cantalamessa compare per la prima volta accanto a quello di Vito Carlo Moccia. Il predicatore dedica una puntata della sua rubrica televisiva “A sua immagine, le ragioni della speranza”, che va in onda tutti i pomeriggi del sabato su RaiUno, al metodo Arkeon e conduce un'intervista encomiastica a Moccia sul rapporto padre-figlio.

Ancora del lato oscuro di Arkeon non si è parlato. Cantalamessa, dunque, potrebbe essere ignaro di tutto. Deve infatti passare un altro anno e mezzo prima che lo scandalo esploda. Il 20 gennaio del 2006, Maurizio Costanzo ospita nel suo “Tutte le mattine”, che va in onda su Canale5, la psicologa Lorita Tinelli, presidente del Cesap (Centro studi sugli abusi psicologici) e due ex adepti di Arkeon: un “maestro” e una “allieva”. La denuncia dei metodi di Moccia è precisa e circostanziata: le accuse che sono alla base del processo in corso a Bari per la prima volta diventano pubbliche. Ma Padre Cantalamessa non cambia idea. Al contrario. Un mese dopo a Milano, nella chiesa di S. Eustorgio, celebra una messa alla quale assistono Vito Carlo Moccia e centinaia di suoi discepoli. La cosa colpisce e sorprende quelli che già nutrono molti dubbi sulla vera natura di “Sacred path”. Perché il presentarsi come associazione non solo tollerata ma addirittura approvata dalla Chiesa è uno degli argomenti più forti di una campagna di proselitismo sempre più intensa: il numero degli adepti arriverà a sfiorare la ragguardevole cifra di ventimila.

L'Unità è in grado di raccontare quale fu il comportamento di padre Cantalamessa quando alcune persone si rivolsero a lui per segnalargli specifiche tragedie familiari prodotte dal metodo Arkeon. L’autenticità di questi documenti - che aiutano a ricostruire quale retroterra culturale e anche spirituale ci sia dietro la clamorosa gaffe su pedofilia e antisemitismo - è certificata. Sono stati, infatti, prodotti dai legali di Vito Carlo Moccia a sostegno di un atto di citazione contro il Centro studi sugli abusi psicologici. In sostanza Moccia, per difendersi, ha chiamato in causa - e difficilmente può averlo fatto senza esserne stato autorizzato - il predicatore della Casa pontificia. «Reverendo Padre», comincia così la lettera di un “musicista e studioso cattolico” di Rovereto (abbiamo i nomi degli autori di tutte le missive citate, ma li omettiamo per evidenti ragioni di discrezione, nda), il quale segnala a Cantalamessa il caso di una sua conoscente madre di un ragazzo che «da qualche tempo frequenta il movimento». «È preoccupata - scrive - perché il figlio «crede ciecamente ai poteri di Moccia, è aggressivo, ha abbandonato la fede e la parrocchia, sostiene la non divinità di Cristo e la sua equiparabilità ai vari profeti e santoni della storia. Sostiene, e qui sta il problema, che il movimento e il Moccia sono “benedetti” da lei padre Cantalamessa che di recente avrebbe celebrato una Santa messa con i diaconi di S. Eustorgio in Milano con il gruppo condividendone gli intenti». Quindi l’autore della lettera chiede al predicatore della Casa pontificia «il giusto consiglio da dare a quella mamma che da poco ha perso il marito e che, da buona cristiana, vorrebbe aiutare il figlio a recuperare la Verità e la Vita». La risposta arriva poco più di due settimane dopo, il 24 marzo 2006.

È una difesa accorata di Moccia e dei suoi metodi. C’è solo una vaghissima, e reticente, presa di distanze; «Non ho celebrato la messa per loro. Hanno chiesto di partecipare a una messa da me celebrata per la parrocchia di S. Eustorgio e sono stati accolti da me e dal parroco. Erano in 400 e hanno edificato tutti: molti si sono confessati e moltissimi hanno fatto la comunione». È vero. Cantalamessa, però, non dice che l’incontro con Moccia si protrasse oltre la celebrazione, proseguì nella sacrestia. Forse non sapeva, né immaginava, che quei momenti erano stati filmati e trasferiti in un Cd promozionale poi diffuso da “Sacred path”.

Il successivo capoverso della lettera è significativo per le analogie che presenta con gli argomenti utilizzati da chi, all’interno della Chiesa, vorrebbe negare il problema della pedofilia. È la tesi del “caso singolo”. «Il campo in cui opera Vito - scrive Cantalamessa chiamando confidenzialmente per nome il capo di Arkeon - è delicato e non meraviglia che ogni tanto ci sia qualcuno che, per motivi umani spesso complessi e talvolta inconfessati, sparga sul suo conto le voci più allarmanti, giudicando da un caso singolo tutto il complesso dell’opera». Ma la vera sorpresa è alla fine: il predicatore della Casa pontificia non si limita a difendere il capo di “Sacred path” ma si premura di informarlo della denuncia che gli è stata confidenzialmente rivolta. In calce alla lettera c’è, infatti, una nota manoscritta: «Caro Vito, ti invio una lettera che ho ricevuto e la mia risposta, perché, penso, è giusto che sia informato. Con affetto ti abbraccio e ti benedico. P. Raniero».

Qualche tempo dopo, a Cantalamessa giunge un’altra segnalazione allarmata. A inviargliela, il 5 aprile del 2006, è una signora di Magenta: «Molto reverendo padre, mi rivolgo a lei per chiederle aiuto. Una mia cara amica è disperata perché i suoi due figli, entrambi laureati e coniugati, con le loro rispettive famiglia hanno da tempo aderito ad una organizzazione che ha completamente stravolto in senso negativo la loro mente, il loro comportamento e il loro modo di vivere. Essi dicono di dover obbedire ad un certo “maestro”, fondatore e capo, rifiutano i contatti con la loro madre, non le lasciano avvicinare i nipoti. Seguono riti strani e pericolosi … L’organizzazione si chiama Arkeon».

Il comportamento di padre Cantalamessa è sbalorditivo. Nella documentazione non c’è, come ci si aspetterebbe, la sua risposta. C’è invece (datata 19 aprile 2006) una lettera, scritta dalla stessa città, di un signore che poi è il marito dell’amica disperata della signora di Magenta. Questo signore, al pari dei due figli, ha aderito ad Arkeon o, almeno, ce l’ha in grande simpatia. E fa riferimento al contenuto della lettera inviata a Cantalamessa dall’amica della moglie. Come è potuto succedere? L’unica spiegazione è che anche questa volta Moccia sia stato informato e che abbia chiesto all’adepto di Magenta di scrivere qualcosa di rassicurante all’autorevole sponsor cattolico. [

Nel giugno del 2006 viene avviata l’inchiesta giudiziaria. E a ottobre di quello stesso anno, il “caso Arkeon”, come ormai si chiama, riesplode sugli schermi. Questa volta in una puntata di “Mi manda Rai 3” dove sono presenti gli accusatori (tra i quali la psicologa Lorita Tinelli) e il leader degli accusati, Vito Carlo Moccia. C’è anche un ragazzo che racconta di essere stato obbligato a chiedere l’elemosina con appeso al collo un cartello con su scritto «sono schizofrenico». Sua madre in seguito racconterà di aver segnalato il dramma del figlio a padre Cantalamessa fin dal 2004, dopo aver assistito sgomenta all’intervista di Moccia nella rubrica del predicatore, e di non aver mai avuto risposta. L’immagine dell’associazione ne esce a pezzi davanti all’opinione pubblica. Ma, ancora una volta non davanti al predicatore della Casa pontificia. Ecco come risponde a una lettera inviatagli qualche giorno dopo da un’aderente al Cesap: «Ho visto la trasmissione e mi ha dato l’impressione di un penoso linciaggio. Agli accusati non è stato permesso di terminare una sola frase. C’è stato, mi sembra di capire, un caso di un operatore che ha effettivamente abusato della propria posizione che, però, è stato per questo sospeso (…) Non si dovrebbe fare di ogni erba un fascio. Chi si sognerebbe di voler mettere fuori legge la Chiesa cattolica o l’associazione degli psichiatri perché qualche loro membro ha abusato del suo ufficio?».

Due mesi dopo, il 30 dicembre 2006, si verifica l’evento televisivo più importante. E anche più significativo rispetto ai rapporti tra Cantalamessa e “Sacred path”. Nella settimanale puntata della sua rubrica, il predicatore pontificio manda in onda la registrazione di un’intervista. Nello schermo appare una giovane coppia con un bambino di circa tre anni tenuto in braccio dal padre. Il padre dice di chiamarsi Luca, afferma di «essere stato» omosessuale e di essere «guarito» grazie ad Arkeon. Curiosamente, nel presentare il filmato, Cantalamessa non nomina l’organizzazione ma la definisce semplicemente «gruppo di sostegno». Né, naturalmente, dice chi ha realizzato il filmato, né di chi è la voce fuori campo che pone a Luca domande sul suo percorso. Eppure lo conosce benissimo: è, infatti, Vito Carlo Moccia.

La puntata non passa inosservata. E non solo perché, in seguito, molti riconosceranno in quel Luca il «Luca era gay» della canzone di Povia. Interviene il garante della privacy che rivolge alla Rai e al conduttore un ammonimento per aver violato le regole deontologiche che tutelano i minori. Il bambino di Luca non solo era perfettamente riconoscibile ma, osserva il garante, ha dovuto assistere a un’intervista che riguardava «anche aspetti estremamente delicati relativi a vissuti dolorosi di uno dei genitori: gli abusi sessuali subiti da parte di un familiare». Se potevano esserci ancora dei dubbi sulla gravità e sulla serietà delle accuse a “Sacred path”, essi vengono a cadere il 10 ottobre del 2007 quando a Moccia e agli altri dirigenti vengono notificati gli avvisi di garanzia. La notizia fa clamore e la tv torna ad occuparsene.

Questa volta è Striscia la notizia che scopre e manda in onda spezzoni dell’intervista-spot a Moccia andata in onda nel 2004. L’effetto è sconvolgente per il contrasto tra la figura del predicatore e i fatti raccontati dai testimoni. Cantalamessa è costretto a intervenire. È una presa di distanze imbarazzata e tardiva, come le scuse alla comunità ebraiche dopo la gaffe sull’antisemitismo. Scrive il predicatore: «Personalmente io non sono venuto a conoscenza di nessun abuso, che altrimenti sarei stato il primo a denunciare e condannare». È falso. Padre Raniero Cantalamessa fu informato dei comportamenti di “Sacred path” sicuramente nelle due lettere che abbiamo riportato. Non solo non fece alcuna denuncia ma, come abbiamo visto, informò il capo dell’organizzazione. Proprio come quei prelati che, davanti alle denunce di casi di pedofilia, non si rivolsero alla magistratura ma alle autorità ecclesiastiche gerarchicamente superiori.
09 aprile 2010
 
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Felipe-bis
view post Posted on 11/4/2010, 18:15




http://www.unita.it/news/italia/97226/il_p...iuso_con_arkeon

Il predicatore: ho chiuso con Arkeon
di Giovanni Maria Bellu

Trentamila euro. Era la fine di dicembre del 2006. E i seguaci del “metodo Arkeon” decisero di investire la bella cifra per pagare uno studio su “Sacred path” - la loro associazione - al “Centro internazionale studi sulla famiglia”, il prestigioso istituto di ricerca cattolico dei padri paolini. Un tentativo estremo di riaccreditarsi come organizzazione virtuosa e riconosciuta dalla chiesa quando era già in pieno svolgimento l’inchiesta per associazione a delinquere, truffa, maltrattamenti di minori. I reati dei quali sono accusati il capo di "Sacred path", Vito Carlo Moccia e altri undici imputati nel processo in corso davanti al tribunale di Bari.

L’investimento degli arkeoniani per questo studio su se stessi risulta da un documento agli atti del processo ed è confermato dal fatto che davvero il Cisf, tra il dicembre del 2006 e il febbraio del 2007, condusse un’indagine su “alcuni aspetti dell’esperienza Arkeon”. Elaborò anche un “rapporto finale” cautamente favorevole all’associazione. Si tratta di dieci paginette precedute da un avvertimento che suona come un mettere le mani avanti: «Tutto il materiale è stato fornito da Arkeon o è stato realizzato con il suo supporto tecnico. La disponibilità e l’apertura totale dimostrate da tutte le persone di Arkeon implicate nella ricerca sono state pronte e totali, ed hanno consentito un lavoro rapido e, a noi pare, proficuo». Segue un’esposizione fredda del materiale esaminato e di quanto i ricercatori hanno potuto ricavare dalla partecipazione a due dei “seminari” per i discepoli del “primo livello”. La parte più rilevante (e forse l'unica ragione che spinse “Sacred path” a spendere trentamila euro) è nelle ultime righe. Si danno delle indicazioni su come andare avanti nel “lavoro di revisione”. In definitiva si riapre un credito condizionato. È stata poi la magistratura a impedirne l’utilizzo.

Il rapporto del Cisf conferma che l’associazione di Vito Carlo Moccia ha continuato ad avere protezioni importanti e autorevoli anche quando erano emerse pubblicamente notizie molto gravi. Come se, per i suoi sponsor all’interno della Chiesa, fosse impossibile un distacco netto e definitivo. Nella lettera che pubblichiamo in questa pagina, padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, conferma integralmente le notizie che abbiamo riportato. Anche il fatto di aver ricevuto la segnalazione di “specifiche tragedie familiari” prodotte dal metodo Arkeon e di averle segnalate a Moccia, cioè al presunto responsabile delle menzionate tragedie. Aggiunge, padre Cantalamessa, di non essersi mai interessato «di quel che accadeva nell’Associazione e intorno all' Associazione». Purtroppo ancora una volta i documenti lo smentiscono. È una storia e delicata e complicata, converrà ancora una volta andare con ordine. E prima di tutto bisogna dire che padre Cantalamessa non è l’unico uomo di Chiesa ad aver sostenuto “Sacred path”. Ce n’è almeno un altro. Si chiama Angelo De Simone ed è un sacerdote paolino oltre che un teologo. Fu lui, nel 2004, il primo a dare risalto al metodo Arkeon con un articolo nel quale Vito Carlo Moccia, che tra l’altro è anche accusato di esercizio abusivo della professione, veniva presentato come un genio pluridisciplinare universalmente conosciuto e stimato. Eccone un passo. «Un tempo Vito Carlo era imprenditore nel campo della bioingegneria, realizzato economicamente e riconosciuto nel mondo. Anni fa anch’egli scendeva nel “proprio inferno” prendendo coscienza della solitudine esistenziale che lo investiva. Andò alla ricerca di risposte nelle vie intellettuali, si laureò in antropologia e psicologia, cercò nei percorsi psicanalitici e psicoterapeutici, nelle tradizioni orientali, nella pratica della meditazione, fino a scoprire la via del ritorno al padre».

Un identikitche stride in modo sinistro con quanto si legge nel decreto di rinvio a giudizio: «Il Moccia si presentava come laureato alla Jolla University di San Diego e laureato in psicologia e pedagogia presso l’università statale di Fiume, titoli inesistenti e comunque non validi in Italia». Don Angelo De Simone partecipava ai sinistri rituali dell’associazione. Celebrava gli strani matrimoni che servivano a sancire la riconciliazione di coppie peraltro già sposate, predicava tra icone di Gesù Cristo e foto di Vito Carlo Moccia. Esiste in merito un’abbondantissima, e francamente penosa, documentazione di video e di foto che lo prova. Era, don De Simone, molto vicino a “Sacred path”. E quando apparve accanto al capo supremo in una puntata di “Mi manda Rai 3” del dicembre del 2006, i telespettatori, e anche il conduttore, ebbero la netta impressione che ne facesse parte. Per la veemenza con cui ne sosteneva le improbabili ragioni. Ma era anche molto legato a padre Cantalamessa. Assieme celebrarono, il 20 gennaio del 2006 (cioè dopo che Canale 5, con Maurizio Costanzo, aveva per la prima volta segnalato la pericolosità del metodo Arkeon) una messa nella chiesa milanese di S. Eustorgio (altra circostanza che padre Cantalamessa conferma nella sua lettera e che noi documentiamo con una nuova immagine dove è possibile riconoscere, accanto a Moccia e al predicatore apostolico che si abbracciano, il teologo paolino di Arkeon).

Insomma, è davvero difficile fare stare assieme questo «non interessamento» verso ciò che accadeva «nell’Associazione e intorno all’Associazione», con la frequentazione di don De Simone. A meno che questi non abbia nascosto qualcosa. Chissà, Di sicuro, dai documenti, emerge che padre Cantalamessa era informato proprio da don De Simone dell’attività di Moccia e dei suoi seguaci. Ecco cosa scrisse (il 24 marzo del 2006) nella lettera di risposta a un signore che gli aveva segnalato una di quelle «specifiche tragedie familiari» di cui ora riconosce di aver avuto notizia: «Un sacerdote che li segue da tempo, don Angelo De Simone, paolino, che può contattare se vuole (seguiva il numero di cellulare, nda) può testimoniare di quanti battesimi, prime comunioni e confessioni ha personalmente amministrato nel contesto dei seminari guidati da Vito».
10 aprile 2010
 
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http://www.unita.it/news/italia/97226/il_p...iuso_con_arkeon


Il predicatore: ho chiuso con Arkeon
di Giovanni Maria Bellututti gli articoli dell'autore

Trentamila euro. Era la fine di dicembre del 2006. E i seguaci del “metodo Arkeon” decisero di investire la bella cifra per pagare uno studio su “Sacred path” - la loro associazione - al “Centro internazionale studi sulla famiglia”, il prestigioso istituto di ricerca cattolico dei padri paolini. Un tentativo estremo di riaccreditarsi come organizzazione virtuosa e riconosciuta dalla chiesa quando era già in pieno svolgimento l’inchiesta per associazione a delinquere, truffa, maltrattamenti di minori. I reati dei quali sono accusati il capo di "Sacred path", Vito Carlo Moccia e altri undici imputati nel processo in corso davanti al tribunale di Bari.

L’investimento degli arkeoniani per questo studio su se stessi risulta da un documento agli atti del processo ed è confermato dal fatto che davvero il Cisf, tra il dicembre del 2006 e il febbraio del 2007, condusse un’indagine su “alcuni aspetti dell’esperienza Arkeon”. Elaborò anche un “rapporto finale” cautamente favorevole all’associazione. Si tratta di dieci paginette precedute da un avvertimento che suona come un mettere le mani avanti: «Tutto il materiale è stato fornito da Arkeon o è stato realizzato con il suo supporto tecnico. La disponibilità e l’apertura totale dimostrate da tutte le persone di Arkeon implicate nella ricerca sono state pronte e totali, ed hanno consentito un lavoro rapido e, a noi pare, proficuo». Segue un’esposizione fredda del materiale esaminato e di quanto i ricercatori hanno potuto ricavare dalla partecipazione a due dei “seminari” per i discepoli del “primo livello”. La parte più rilevante (e forse l'unica ragione che spinse “Sacred path” a spendere trentamila euro) è nelle ultime righe. Si danno delle indicazioni su come andare avanti nel “lavoro di revisione”. In definitiva si riapre un credito condizionato. È stata poi la magistratura a impedirne l’utilizzo.

Il rapporto del Cisf conferma che l’associazione di Vito Carlo Moccia ha continuato ad avere protezioni importanti e autorevoli anche quando erano emerse pubblicamente notizie molto gravi. Come se, per i suoi sponsor all’interno della Chiesa, fosse impossibile un distacco netto e definitivo. Nella lettera che pubblichiamo in questa pagina, padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, conferma integralmente le notizie che abbiamo riportato. Anche il fatto di aver ricevuto la segnalazione di “specifiche tragedie familiari” prodotte dal metodo Arkeon e di averle segnalate a Moccia, cioè al presunto responsabile delle menzionate tragedie. Aggiunge, padre Cantalamessa, di non essersi mai interessato «di quel che accadeva nell’Associazione e intorno all' Associazione». Purtroppo ancora una volta i documenti lo smentiscono. È una storia e delicata e complicata, converrà ancora una volta andare con ordine. E prima di tutto bisogna dire che padre Cantalamessa non è l’unico uomo di Chiesa ad aver sostenuto “Sacred path”. Ce n’è almeno un altro. Si chiama Angelo De Simone ed è un sacerdote paolino oltre che un teologo. Fu lui, nel 2004, il primo a dare risalto al metodo Arkeon con un articolo nel quale Vito Carlo Moccia, che tra l’altro è anche accusato di esercizio abusivo della professione, veniva presentato come un genio pluridisciplinare universalmente conosciuto e stimato. Eccone un passo. «Un tempo Vito Carlo era imprenditore nel campo della bioingegneria, realizzato economicamente e riconosciuto nel mondo. Anni fa anch’egli scendeva nel “proprio inferno” prendendo coscienza della solitudine esistenziale che lo investiva. Andò alla ricerca di risposte nelle vie intellettuali, si laureò in antropologia e psicologia, cercò nei percorsi psicanalitici e psicoterapeutici, nelle tradizioni orientali, nella pratica della meditazione, fino a scoprire la via del ritorno al padre».

Un identikitche stride in modo sinistro con quanto si legge nel decreto di rinvio a giudizio: «Il Moccia si presentava come laureato alla Jolla University di San Diego e laureato in psicologia e pedagogia presso l’università statale di Fiume, titoli inesistenti e comunque non validi in Italia». Don Angelo De Simone partecipava ai sinistri rituali dell’associazione. Celebrava gli strani matrimoni che servivano a sancire la riconciliazione di coppie peraltro già sposate, predicava tra icone di Gesù Cristo e foto di Vito Carlo Moccia. Esiste in merito un’abbondantissima, e francamente penosa, documentazione di video e di foto che lo prova. Era, don De Simone, molto vicino a “Sacred path”. E quando apparve accanto al capo supremo in una puntata di “Mi manda Rai 3” del dicembre del 2006, i telespettatori, e anche il conduttore, ebbero la netta impressione che ne facesse parte. Per la veemenza con cui ne sosteneva le improbabili ragioni. Ma era anche molto legato a padre Cantalamessa. Assieme celebrarono, il 20 gennaio del 2006 (cioè dopo che Canale 5, con Maurizio Costanzo, aveva per la prima volta segnalato la pericolosità del metodo Arkeon) una messa nella chiesa milanese di S. Eustorgio (altra circostanza che padre Cantalamessa conferma nella sua lettera e che noi documentiamo con una nuova immagine dove è possibile riconoscere, accanto a Moccia e al predicatore apostolico che si abbracciano, il teologo paolino di Arkeon).

Insomma, è davvero difficile fare stare assieme questo «non interessamento» verso ciò che accadeva «nell’Associazione e intorno all’Associazione», con la frequentazione di don De Simone. A meno che questi non abbia nascosto qualcosa. Chissà, Di sicuro, dai documenti, emerge che padre Cantalamessa era informato proprio da don De Simone dell’attività di Moccia e dei suoi seguaci. Ecco cosa scrisse (il 24 marzo del 2006) nella lettera di risposta a un signore che gli aveva segnalato una di quelle «specifiche tragedie familiari» di cui ora riconosce di aver avuto notizia: «Un sacerdote che li segue da tempo, don Angelo De Simone, paolino, che può contattare se vuole (seguiva il numero di cellulare, nda) può testimoniare di quanti battesimi, prime comunioni e confessioni ha personalmente amministrato nel contesto dei seminari guidati da Vito».

10 aprile 2010
 
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