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XX settembre Breccia di Porta Pia, ritorni Festa Nazionale, L'anniversario della Presa di Roma (1870) cancellato dal fascismo per ossequiare il nuovo papa re

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Mattialeccese
view post Posted on 26/10/2010, 23:18




Il fanatismo cattolico affila le armi per riscrivere la storia d'Italia e rimettere definitivamente il potere temporale in mano alla Chiesa.
Questo il link che gira su facebook e che molti hanno condiviso

www.mascellaro.it/node/44957

Ci siamo stancati delle odi noiose sui padri della Patria
Di Miradouro
Creato il 23/08/2010 - 00:00

di Domenico Bonvegna
Il 10 agosto scorso, nel bicentenario della nascita di Cavour, il vero artefice dell'unità d'Italia sotto la bandiera della monarchia Sabauda, lo storico Ernesto Galli della Loggia lamentava che l'Italia dimentica i suoi padri, "ahi serva Italia! Tu che dimentichi i tuoi padri. Tu che hai scordato Cavour. Tu che da più di trenta anni non insegni più nulla ai tuoi ragazzi, più nulla che riguardi la storia del Risorgimento. Tu che nemmeno giri "un film serio su quel periodo"!".

Cavour oggi sarebbe attualissimo, perché darebbe "consapevolezza della nostra storia, il senso della cosa pubblica, un'idea alta ma vera e realistica della politica, la rimessa in vigore di certe virtù civiche: non è forse di queste cose che nell'accavallarsi disordinato delle lotte dei partiti, dello scontro di tutti con tutti, ha bisogno oggi più che mai il Paese? Non ha forse bisogno l'Italia di ritrovare il senso originario della sua esistenza come Stato libero e moderno?" (Ernesto Galli della Loggia, Nostalgia di Cavour, 10. 8. 2010 Il Corriere della Sera).

Su tante cose mi sono trovato d'accordo con Galli della Loggia, ma questa volta devo dissentire, anzi mi meraviglio che uno storico serio come lui continui a propinarci il solito pacco, non mi sembra proprio che ci si è dimenticati del conte, le nostre città abbondano di strade, piazze e statue dedicate a Cavour, per non parlare dei fiumi d'inchiostro nei libri scolastici e non. "Forse Geremia aveva qualche motivo in più di lamentarsi. Purtroppo di filmati, rivisitazioni quotidiane sui tg, interi paginoni dei maggiori quotidiani italiani -per non parlare delle innumerevoli celebrazioni ufficiali-, abbondiamo. Sono poco seri? Bisogna ammettere che sì. Lo sono perché fanno retorica e non storia. Lo sono perché adulterano sistematicamente la verità dei fatti". (Angela Pellicciari, L'altro risorgimento, 11. 8. 2010 Il Tempo).

E' da qualche decennio che le verità risorgimentali scricchiolano da tutte le parti, grazie all'opera di alcuni storici coraggiosi che stanno facendo conoscere la vera storia del risorgimento italiano e nonostante questo i cantori del mito risorgimentale non si sono stancati di inneggiare e cantare le gesta eroiche dei cosiddetti padri della patria, ma l'ode si è fatta stucchevole. E molto ripetitiva.

Tra gli storici che da anni operano per far conoscere il vero risorgimento, c'è la Pellicciari, ho ancora presente l'alterco con l'onorevole Marco Rizzo in un dibattito su La7, alle domande incalzanti della professoressa, all'ex deputato comunista, per giustificare le proprie tesi risorgimentali, non gli è rimasto altro che rispondere me l'ha detto la mamma. Mentre la Pellicciari con il libro aperto in mano gli leggeva gli

atti del Parlamento piemontese del 1848 che sancivano la soppressione degli ordini religiosi.

Ecco da una parte c'era la solita retorica della mitologia risorgimentale, dall'altra i fatti, i documenti, che dimostrano come e a quale prezzo è stata fatta l'unità d'Italia.

A questo proposito può essere utile un episodio che mi è capitato personalmente in questa estate, alla fine di un convegno per ricordare le eroiche gesta dei garibaldini della riviera jonica messinese (Casalvecchio siculo), l'organizzatore della manifestazione mi ha confessato che lui è consapevole che esiste un'altra storia, per esempio quella che riguarda i borbonici di Francesco II, anzi forse è anche consapevole che gli eroi risorgimentali non erano poi tanto eroi e quindi alla fine il nostro, amante della storia locale, inneggia ai garibaldini perché conviene fare così: uno perché dà visibilità alla propria associazione culturale, due perché i garibaldini sono i vincitori.

E' evidente che alle leggende auree del nostro risorgimento non ci crede più neanche chi li promuove. Ritornando a Galli della Loggia che ci invita a ricordare, a noi ingrati il "grande"statista Camillo Benso conte di Cavour, consiglio al professore di dedicare un po' di tempo alla lettura dell'ottimo libro di Angela Pellicciari, Risorgimento da riscrivere, edito dall' edizione Ares di Milano, recentemente ristampato. Io possiedo una copia del 1998, per queste riflessioni ho riletto alcuni capitoli. E' il libro che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva consigliato di leggere, giusto l'anno scorso a settembre ai giovani del Pdl riuniti nella loro festa. Soltanto Pierluigi Battista, editorialista del Corriere della Sera, ha colto l'importanza di quel consiglio, in un interessantissimo articolo apparso in prima pagina sul giornale milanese. Addirittura Battista ha considerato l'evento, forse esagerando volutamente, l'atto più eversivo che abbia potuto commettere Berlusconi in tutta la sua vita politica.

Che cosa scrive la Pellicciari in Risorgimento da riscrivere, che l'unità d'Italia è stata cucita a spese della Chiesa Cattolica. E' un processo storico che è iniziato nel 1848 fino al 1861, in questo periodo il parlamento di Torino, il Regno sabaudo, ha svolto una vera e propria guerra di religione contro la Chiesa cattolica. Per quale motivo proprio lo Stato sabaudo, che si dice costituzionale e liberale, alla guida del moto risorgimentale dedica accanite sessioni parlamentari per la soppressione degli ordini religiosi? Con quali motivazioni ideologiche, morali, politiche e giuridiche?

Angela Pellicciari, presenta in questo testo una gran mole impressionante di fonti originali, e quasi 100 pagine di note, dimostra che il Piemonte colpendo il potere temporale della Chiesa intendeva annientare la sua portata spirituale.

L'artefice di tutto questo è il massone e grande "fratello"Cavour che con motivazioni pseudo scientifiche sostiene che le comunità religiose si oppongono al progresso, e siccome la nostra epoca diceva Cavour è caratterizzata da un progresso costante generato dal lavoro produttivo, monaci e frati sono di grave impiccio perchè, rifiutando il lavoro produttivo, ostacolano il progresso. Quindi, nessun lavoro è più improduttivo del loro, nessuna istruzione è più nociva di quella da loro impartita. Per Cavour, i religiosi, oltre che dannosi al progresso sociale, sono in contrasto anche con il progresso scientifico e artistico, agricolo e industriale.

Frasi farneticanti, come si fa a non vedere tutte le opere artistiche e culturali che nella sola penisola italiana i religiosi hanno favorito e reso possibile attuare.

Cavour per sostenere la soppressione degli ordini religiosi si affida alla storia, guardate i Paesi dove da tre secoli questi ordini non ci sono più, come l'Inghilterra, la Prussia, la Francia, qui la ricchezza si è sviluppata, mentre i Paesi come la Spagna e il regno di Napoli, sono arretrati economicamente. E' chiaro che Cavour sta mentendo. Molti hanno contrastato le sue tesi; numerosi i punti deboli del suo discorso. A cominciare del rapporto fra governi liberali e governi pacifici. E' fin troppo evidente come il Piemonte liberale e pacifico, mentre Cavour sostiene quelle tesi sta combattendo in Crimea per poi condurre con successo una guerra espansionistica ai danni degli altri Stati della penisola italiana. Per quanto riguarda l'Inghilterra e la Francia conosciamo quante guerre hanno fatto. Non regge neanche il binomio ricchezza-moralità, basta leggere cosa scrive Carl Marx in quel periodo sulla sua

Inghilterra, ma anche i cattolici.

Addirittura per Cavour le riforme da lui auspicate avrebbero portato paradossalmente vantaggi e interessi anche e soprattutto alla Religione e alla Chiesa. Ma "come sipuò difendere la libertà cominciando dal negarla a quanti hanno scelto di vivere in un convento? Si chide la Pellicciari nell'introduzione a Risorgimento da riscrivere. Come si può, dal momento che si riconosce la liceità di tutti i culti, discriminare quello cattolico, condiviso dalla quasi totalità della popolazione? Come si può tenere un comportamento anticristiano, che ovviamente provoca la scomunica maggiore da parte di Pio IX, continuando a sostenere pubblicamente che l'unico scopo dell'azione governativa è quello di difendere gli interessi della pura religione e della vera morale? C ome può, infine, una monarchia che si proclama cattolica, patrocinare e realizzare provvedimenti legislativi che privano la Chiesa dei suoi diritti e delle sue proprietà, ripetendo quanto fatto tre secoli prima dalle monarchie riformate nell'intento dichiarato di sopprimere la 'superstizione cattolica'?"

S. Teresa di Riva, 21 agosto 2010
Festa di S. Pio X
Domenico Bonvegna
domenicobonvegna[chiocciola]alice.it


Se vi volete fare quattro risate questo è il tipo che ha linkato l'articolo: www.facebook.com/?ref=logo#!/charette63
leggetevi la sua biografia...delirio puro!
 
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Mattialeccese
view post Posted on 27/10/2010, 15:13




Pietra dopo pietra si demolisce una democrazia!
Ecco un altro segnale dell'obiettivo finale del movimento teocratico che si sta facendo spazio in Italia:

http://www.pontifex.roma.it/index.php/opin...o-confessionale

Perché non tornare allo stato confessionale? Stampa E-mail

Pontifex.RomaVoglio fare una riflessione sulla situazione attuale della nostra Italia in merito alla questione religiosa, in virtù dell’immigrazione che ne sta stravolgendo il tessuto sociale, culturale e politico. E la voglio fare partendo da una domanda semplice semplice: perché non torniamo allo Stato confessionale? - LO STATO CONFESSIONALE E STATO LAICO - Anzitutto, pare opportuno partire dalla definizione di Stato confessionale. Che cos’è uno Stato confessionale? Come se ne configura la struttura? Si parla di Stato confessionale quando vi è un ordinamento che dà luogo a una vera e propria professione di fede, nel senso che lo Stato modella l’organizzazione statuale ai principi di una determinata religione (nel nostro caso quella cattolica). Religione che ha scelto e riconosciuto come propria. Anche nella nozione di Stato confessionale, evidentemente, esistono numerose differenze: può manifestarsi, ad esempio, assoluta intolleranza contro le ...

... religioni diverse da quella ufficiale, oppure, più semplicemente, lo Stato può assumere, nei confronti di queste ultime, un atteggiamento di disinteresse, almeno finché non vengano messi in discussione alcuni dogmi o postulati reggenti l'organizzazione statuale. Lo Stato laico, invece, è quello che si fonda sul convincimento che la religione rappresenti un mero fatto individuale e, conseguentemente, non determina alcuna forma di gerarchizzazione fra le religioni praticate all'interno dei suoi confini. Questa definizione sintetica, tuttavia, non è assolutamente rigida, ma è capace di ricomprendere al suo interno numerose ipotesi: da quella dello Stato che rimane indifferente nei confronti di tutte le religioni, a quella dello Stato che combatte una o più confessioni, ritenute contrarie al raggiungimento dei fini che si propone.

LO STATO CONFESSIONALE SINO AL 1984

Storicamente, in Italia, nonostante la vigenza degli attuali principi costituzionali, sanciti dalla Carta del 1948, nel periodo che va, appunto, dal 1948 al 1984 (anno del cosiddetto Nuovo Concordato con la Chiesa Cattolica, firmato dal Cardinale Agostino Casaroli – Segretario di Stato del Vaticano - e da Bettino Craxi – Presidente del Consiglio dei Ministri d’Italia), il nostro sistema dava luogo a una netta distinzione tra la religione Cattolica (che veniva considerata religione “di Stato", in forza del disposto dall'articolo 1 del Trattato Lateranense del 1929) e i culti cosiddetti “acattolici”, cioè quelli ammessi che, pur avendo ottenuto il crisma della legalità e pur godendo di una serie non indifferente di prerogative, si trovavano in una posizione comunque subordinata e meno garantita. Fu soltanto con l'abrogazione dell'articolo 1 del Trattato, avvenuta proprio nel 1984, per effetto del Nuovo Concordato, che venne meno il principio che assegnava alla religione Cattolica lo status di "sola religione dello Stato", dando definitivamente attuazione al disposto dall'articolo 8, comma 1, della Carta, che così recita: "Tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge" . Ciò, beninteso, non significava ancora che lo Stato italiano si ponesse in un atteggiamento di completa equidistanza rispetto a tutte le confessioni, perché rimanevano (e rimangono tuttora, per fortuna!) tracce ben visibili di una considerazione particolare, riconosciuta alla confessione Cattolica, atteso il suo notevole grado di diffusione nel nostro Paese. Tale realtà, peraltro, ha fatto ritenere a molti commentatori che, anche a seguito degli Accordi del 1984, lo Stato ha, sì, rinunciato formalmente alla confessionalità, ma è altrettanto vero che esso continua a servirsi dello strumento concordatario per regolare i propri rapporti con una specifica confessione, quella cattolica, assicurandole, di conseguenza, particolari privilegi. Dando così alla religione Cattolica un primato di fatto rispetto alle altre religioni.

LA SITUAZIONE COSTITUZIONALE ODIERNA

La disciplina costituzionale del fenomeno religioso, oggi, in Italia, trova la propria collocazione anzitutto all'interno della prima parte della Carta costituzionale, laddove vengono a essere riconosciuti e codificati i diritti fondamentali della persona. A tal proposito pare doveroso elencare le fonti normative.

Anzitutto l’art. 7 della Costituzione afferma che “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale”. Con quest’ articolo, lo Stato accetta una limitazione della propria sovranità, perché riconosce espressamente il principio, anzi addirittura lo costituzionalizza, che nel proprio territorio esista e operi un altro ordinamento originario, quello della Chiesa Cattolica.

Vi è poi l’art. 8 il quale afferma: “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base d’intese con le relative rappresentanze”. Pertanto si evince che: "Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge, ad eccezione di quella Cattolica, che è più libera delle altre". Va precisato, infatti, che il principio dell'uguaglianza religiosa si distingue profondamente da quello della libertà religiosa. Secondo la costruzione costituzionale del fenomeno, infatti, per le varie confessioni, essere "egualmente libere" non può significare essere "eguali", cosicché, in tema di eguaglianza, bisogna distinguere tra: eguaglianza assoluta, che viene riconosciuta a tutti gli individui in materia religiosa, senza distinzioni (art. 3) e tra eguaglianza relativa, che viene attribuita, invece, alle confessioni religiose le quali, non a caso, non sono qualificate come "uguali", bensì solo come "ugualmente libere" davanti alla legge.

Vi è poi l’art. 19, il quale afferma: “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”. Con tale disposizione è stato dato luogo alla regolamentazione "esterna" o associativa del fenomeno religioso nel nostro Paese, quella che, superata la pura dimensione spirituale, è destinata a produrre effetti percettibili all'interno della società. La norma in esame, intimamente connessa con l'articolo 2 e 3 della Costituzione che riconoscono, rispettivamente, i diritti inviolabili dell'uomo e l'eguaglianza degli individui anche in materia religiosa, si sostanzia, essenzialmente, in due significati, attribuendo due tipi di libertà: una libertà di culto, che consiste nella possibilità, per ogni individuo, di professare liberamente la propria fede religiosa e una, più generica, libertà di religione, che si sostanzia nella possibilità, concessa a ogni cittadino, di aderire a una specifica confessione religiosa.

Infine, nella nostra Carta costituzionale abbiamo l’art. 20 che afferma: “Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d'una associazione o istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività”. L'articolo in esame riguarda la tematica degli enti ecclesiastici, cioè di quegli strumenti, più o meno organici a ogni confessione, che hanno lo scopo di promuovere e regolamentare, "dall'interno", lo sviluppo e l'esercizio del culto e che, inevitabilmente, finiscono per avere una rilevanza anche civile, in quanto entità riconosciute dallo Stato. Ebbene, in materia, la nostra Costituzione ha optato per una ispirazione sostanzialmente liberale, in quanto ha stabilito che per motivi religiosi non possa essere discriminato alcun ente, anche se continua a essere doverosa una qualche forma di controllo, laddove emerga la pretesa di fondare "istituzioni ecclesiastiche" che potrebbero porsi in alternativa a quelle statali, o che potrebbero esercitare funzioni potenzialmente idonee a minacciare l'integrità o la sicurezza dello Stato.


LO STATUTO ALBERTINO E LA RELIGIONE CATTOLICA

Fra le molte Costituzioni nate nel 1848, lo Statuto Albertino, promulgato il 4 marzo, da Carlo Alberto in Piemonte, è certamente quella che ha avuto la vita più lunga: circa un secolo. Sopravvissuto alla "seconda restaurazione", lo Statuto divenne nel 1861 la legge fondamentale del nuovo Regno d'Italia; e tale rimase fino al 1947, quando fu sostituito dalla Costituzione repubblicana. Ispirato ai testi costituzionali più moderati del primo '800, lo Statuto proclama la religione cattolica "unica religione di Stato". L’art. 1, infatti, recita: “La Religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola Religione dello Stato. Gli altri culti ora esistenti sono tollerati conformemente alle leggi”.

CATTOLICI E POLITICA

Nel presente articolo, dopo aver fatto un viaggio che ci ha evidenziato la differenza fra Stato laico e Stato confessionale; la vigenza, in Italia, sino al 1948 dello Stato confessionale e dal 1948 al 1984 di uno para-confessionale; dopo aver affrontato la situazione attuale in virtù della nostra Costituzione; dopo aver affrontato la considerazione che lo Statuto Albertino dava alla religione Cattolica: pare doveroso fare alcune considerazioni. E’ importante notare, infatti, la volontà politica odierna. Una volontà che cerca sempre più di sminuire l’importanza della Fede nella gestione della res pubblica, relegando all’aspetto spirituale una caratteristica privatistica. Un po’ come dire: io Stato non mi interesso di ciò che fai tu per ciò che riguarda la religione, purché lo fai in privato. Pare evidente che oggi il fenomeno religioso cattolico sia un peso per i nostri politici i quali si disinteressano che la maggioranza assoluta degli italiani è e rimarrà cattolica. Pertanto, non è assolutamente giusto che i politici releghino la religione cattolica a un mero aspetto privatistico. Di più: personale. Non c’è da avere vergogna nel professarsi cattolici in politica e di vivere il proprio credo con fermezza anche e soprattutto nell’impegno politico. Una politica che oggi è davvero poca cosa e dove si registrano comportamenti di vita - e non solo – davvero degni di censura.

IL PROBLEMA ISLAMICO

E non è per niente corretto dire, affermate e statuire – come scritto in precedenza- che ogni religione è uguale. Ad esempio quella cattolica (che la stragrande maggioranza del popolo italiano professa) non contraddice assolutamente la Carta costituzionale. Anzi l’ispira. I principi fondamentali che pongono l’uguaglianza dell’uomo sono appunto attinti dal Vangelo. Come negarlo? Il cristianesimo è alla base della nostra Carta costituzionale, la quale, se ben interpretata, evidenzia come determinati culti debbano essere limitati, controllati o addirittura vietati. L’Islam, ad esempio, è una religione che contrasta nettamente con la nostra Costituzione. Contrasta in ogni sua parte: anzitutto per il fatto di non riconoscere l’uguaglianza fra le persone, in modo specifico quella fra uomo e donna; non riconosce la libertà religiosa, anzi chi non è islamico è un infedele. Beh, allora, come permettere la costruzione di moschee o di centri culturali islamici? Peggio ancora: come giustificare determinati sacerdoti che danno la disponibilità di spazi al culto musulmano? Come non evidenziare e notare la miopia politica nel concedere finanziamenti a tali comunità?

COSA FARE?

La situazione è davvero triste. Davvero grave. Assolutamente irreparabile. Se si continua così; se non si eleggono politici capaci e che non fanno del politicamente corretto il loro perno d’agire politico; se non ci si capacita del fatto che la religione cattolica è l’unica religione della salvezza e che Cristo ha dato la sua vita per il nostro riscatto; se non riconosciamo al Papa anche un ruolo politico, sia in Italia sia nel mondo intero; se non ci svegliamo dal torpore relativistico il quale ci dice che tutto è relativo, che se professo una religione rispetto a un’altra è lo stesso purché non contraddico la legge; se non poniamo un limite allo sbandamento morale della politica e degli italiani; se non diciamo che essere eterosessuali è normale e omosessuali no: sarà la nostra fine, la fine della nostra civiltà, imbevuta, appunto, di cristianesimo.

Beh, per fare tutto ciò, mi pare evidente che si debba tornare a uno Stato confessionale, affinché il primo articolo della Costituzione reciti, come recitava l’art. 1 dello Statuto Albertino: “La Religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola Religione dello Stato. Gli altri culti ora esistenti sono tollerati conformemente alle leggi”.

Emanuele Maestri (emanuelemaestri.it)

Qualcuno potrebbe dire che sono solo farneticazioni di uno squilibrato, io le definirei meglio pericolose farneticazioni!
Questi messaggi buttati lì non si perdono, sicuramente qualcuno li raccoglie e li elabora per tirarne fuori altre idee.
Non solo! Questo si aggiunge ad altri messaggi: il politico che si professa cattolicissimo in campagna elettorale, il programma televisivo delle 3 del pomeriggio che parla di giustizia divina, la manifestazione pubblica per l'unificazione d'Italia che diventa la consacrazione della Santa Alleanza Italia-Vaticano, il gruppetto di fanatici religiosi che opera nello sperduto paesino di provincia, ma che ha sempre più frequentatori, che professa l'idea che l'unità d'Italia è stato il frutto di un progetto massonico e che esalta una religiose sentimentalista ed emotiva.
Tanti piccoli atti che rodono dentro il sistema!
 
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view post Posted on 18/9/2011, 21:50
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XX Settembre 2011: I Radicali celebrano Porta Pia per chiedere una nuova “Breccia fiscale”
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Ufficio Stampa 18/09/2011 16:20:00
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I radicali si sono dati appuntamento il 20 settembre, giorno della commemorazione della Breccia, della fine dello stato pontificio e della nascita dello stato laico italiano, per poter abbattere un altro muro, quello dei privilegi del Vaticano. Ici, tasse sui rifiuti e sull’acqua, finanziamenti cospicui attraverso l’8 per mille,



Una politica connivente e serva dell’elettorato cattolico, dicono i manifestanti. “Adesso grazie alla nostra campagna mediale e alle pressioni dei cittadini, dopo anni di silenzio e indifferenza sul tema, i partiti sia di destra che di sinistra si stanno iniziando a svegliare” Abbiamo intervistato alcuni dei manifestanti che si preparano a celebrare questa nuova breccia:

Francesco: “Qui c’è in gioco l’impossibilità di uno stato laico, almeno sulla carta, di essere indipendente ed autonomo da una confessione religiosa, qualunque essa sia. In ballo non c’è l’impossibilità per i cattolici di professare la loro fede, come le accuse di attacchi nei loro confronti da esponenti politici cattolici o da esponenti della gerarchia ecclesiastica lasciano intendere ogniqualvolta vengono denunciati i privilegi politici ed economici della Chiesa Cattolica”.

Rita: “Qui non c’è solo in ballo la questione dell’ICI non pagata dagli immobili del Vaticano, ma anche la menzogna che i soldi dell’8X1000 vengono utilizzati per fare beneficenza e carità. Ti consiglio di leggerti il bilancio CEI del 8X1000 del 2010 www.8xmille.it potrai scoprire che sul territorio italiano solo il 4% dell’intera somma dell’8X1000 stornata al vaticano va per opere di beneficenza e carità! QUINDI per logica conseguenza delle dichiarazioni ecclesiastiche sono al massimo giustificate, a voler essere buoni, quella somma IL 4% DELL’8 X 1000!

Mario: “Sono passati 141 anni dalla breccia di porta Pia. Nel 1928 l’accordo con Mussolini prevedeva che si pagasse noi (lo Stato italiano) lo stipendio ai preti come misura riparatrice di quell’atto dell’unità d’Italia! Nel 1985 Craxi convertì tale atto di “riparazione” (ma riparazione de che?) nel contributo volontario dei contribuenti italiani… ORA ANCHE BASTA!!!

Martedì saranno presenti i radicali aretini in Piazza Risorgimento e Piazza del Popolo, ma anche associazioni e partiti laici, riformisti e riformatori, liberisti e liberali, per celebrare consapevolmente una ricorrenza che sta assumendo ogni giorno di più un peso politico di rilievo



Ore 18.00: appuntamento in Piazza Risorgimento

Ore 18.30: letture da autori vari ispirati al Risorgimento, alla libertà,

alla laicità e al rapporto tra cittadinanza e religiosità

Ore 19.30 partenza con una fiaccolata da piazza Risorgimento con fiaccolata fino a Piazza del Popolo

percorso: Piazza Risorgimento, Piazza San Jacopo, Corso Italia,

Portici di via Roma, Piazza Guido Monaco, Piazza del Popolo

Ore 20.00 ritorno in piazza Risorgimento e inizio delle proiezioni

del documentario ispirato alle tematiche sovramenzionate

Ore 20.30 cena “risorgimentale” in Piazza con pizza e formaggi.



www.informarezzo.com/permalink/8798.html
 
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perlanaturale
view post Posted on 19/9/2011, 18:01




 
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Haxeln
view post Posted on 20/9/2011, 09:40




va bene far pagare le tasse su tutte le attività della Chiesa di lucro, mentre invece secondo me tutti i luoghi di culto e le attività assistenziali e di carità dovrebbero essere esenti
 
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view post Posted on 20/9/2016, 07:03
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https://blog.uaar.it/2016/09/19/settembre-...esta-una-festa/

XX Settembre 2016: per noi resta una festa
Consulta la pagina dedicata alle nostre attività per commemorare il XX Settembre!

Porta Pia era tutta sfracellata; la sola immagine della Madonna, che le sorge dietro, era rimasta intatta; le statue a destra e a sinistra non avevano più testa; il suolo intorno era sparso di mucchi di terra; di materassi fumanti, di berretti di Zuavi, d’armi, di travi, di sassi. Per la breccia vicina entravano rapidamente i nostri reggimenti.

Così viene narrato dallo scrittore e giovane ufficiale dell’esercito italiano Edmondo De Amicis, l’ingresso dei bersaglieri attraverso le mura appena abbattute dello Stato Pontificio il XX Settembre 1870. In quel giorno soleggiato e dalle temperature miti di fine estate, a Roma tuonavano i cannoni al comando di Cadorna e risuonavano rabbiosi gli ordini gridati in anticipo da Bixio ai suoi soldati, per l’assalto condotto alla baionetta contro i mercenari al soldo di Pio IX. La posta in palio di quella battaglia era altissima. Era Roma. Era l’Italia.

Si fatica a capire a pieno alcuni dettagli di quella giornata storica
Ai giorni nostri, siamo ormai talmente abituati alle nostre comode modernità che ci consentono ogni tipo di approfondimento, sia esso la lettura in tempo reale delle dichiarazioni dei nostri politici sui social network, o il costante aggiornamento attraverso i nostri dispositivi tecnologici smart su notizie che giungono dall’altro capo del mondo, che si fatica a capire a pieno alcuni dettagli di quella giornata storica. Per esempio a stento riusciamo a convincerci che quei materassi fumanti descritti da De Amicis nello sconquasso della battaglia, erano la migliore idea partorita dagli ingenui Zuavi clericali per attutire l’impatto delle palle di cannone che arrivavano sulle mura dove erano arroccati.

Inoltre le cronache di quella giornata riportate cronologicamente ora per ora e consegnate ai capitoli intitolati a “la presa di Roma” nei libri sulla storia del Risorgimento italiano, a prescindere da ogni analisi e da ogni fonte che le racconti, sembrano ai nostri giorni talmente distanti nel tempo da poterle trascurare e relegare ai sospirati “altri tempi” quando si affrontano discussioni su eventi storici remoti. Eppure sono trascorsi solo 146 anni da quella mattinata romana, e per tutti è impossibile ignorare che quel XX Settembre fu per l’Italia, come per l’intera Europa dell’epoca, un fatto storico di immensa rilevanza politica e sociale, se si considera che decretò la fine del potere temporale dei papi.

xxsett16web
Piaccia o meno poi, risulta vano ogni tentativo proto revisionista di negare come il nostro paese sia nato dalla polvere alzata quel giorno a Porta Pia, come il fatto che si sia unito dalla sconfitta e a discapito di quella monarchia assoluta e teocratica governata da colui che si credeva essere il massimo rappresentante di Dio in terra. Sotto altre e diverse prospettive, anche la constatazione che durante il nostro lungo periodo preunitario i tanti martiri laici vollero testare fino in fondo e senza indugi la fallibilità di quell’autocrate papa-re, potrebbe essere esempio e motivo di riflessione per tutti quei popoli che oggi, anche in questo preciso istante, si vedono negare progresso, modernità e riconoscimento dei più basilari diritti umani da parte di regimi teocratici e tiranni ispirati da dogmi e dottrine religiose di vario genere.

Genuino spirito laicista e anticlericalismo nella sua accezione, contro i clericali
Quando in rari casi oggi si sente parlare di XX Settembre, ci accorgiamo di come il sentimento medio per molti cittadini ignari di episodi storici risorgimentali, sia un misto tra impaccio e bisogno di dimenticare. Questi sentimenti di imbarazzo si accentuano in modo esponenziale soprattutto tra i nostri rappresentanti politici e tra certi intellettuali da talk show pomeridiani, quando si trovano di fronte al dovere rammentare questi dati di fatto e conclusioni storiche. Imbarazzante diventa riconoscere nei principali personaggi storici protagonisti di quel XX Settembre — e più in generale dell’Unità d’Italia — quel sincero e genuino spirito laicista e quella declinazione del loro agire all’insegna dell’anticlericalismo nella sua accezione, finalizzato cioè al raggiungimento dell’obiettivo che si erano prefissati di raggiungere contro i clericali.

Ancora più imbarazzante si fa il dover ricordare che fino al 1929 il XX Settembre era festa nazionale, e che solo a causa della necessità di una ipocrita riconciliazione voluta dall’altrettanto imbarazzante “Uomo della Provvidenza” Mussolini, per i propri interessi politici propagandistici di regime, fu abolita. A tal proposito è innegabile, e lo abbiamo sempre sostenuto, che proprio quel Concordato del 1929 fu un plateale arretramento in termini di diritti, progresso democratico e pluralismo di idee, rispetto agli ideali che animarono il Risorgimento, sin da quei principi fondamentali espressi nella Costituzione della Repubblica Romana nel 1849. Se come è vero, le democrazie più mature e responsabili non sono solite sottoscrivere accordi con istituzioni religiose di sorta per regolare i loro rapporti bilaterali, il passo indietro è plateale.

In questo clima di bramata revisione delle idee di molti personaggi storici risorgimentali, e di voluto oblio delle commemorazioni storiche relative a quella che è una parte fondamentale della nostra storia nazionale, non dovremo avere nulla di cui imbarazzarci. Tanto più quando oggi ci confrontiamo come popolo con le continue e quotidiane ingerenze nella vita politica e sociale del nostro paese, da parte di quegli eredi dello Stato Pontificio che abbiamo già sconfitto in passato. Quindi per noi tutti e per tanti compagni che insieme a noi condividono battaglie laiche di diritti, di libertà, di uguaglianza e di scienza, il XX Settembre resta una festa che ci rammenta come serva lottare ogni giorno per raggiungere i nostri obiettivi. A noi tutti, buon XX Settembre!

Paul Manoni

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50 replies since 16/9/2007, 09:47   2204 views
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