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Preti ricattati. Diocesi di Torino nella bufera

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GalileoGalilei
view post Posted on 22/8/2007, 11:10 by: GalileoGalilei
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Don Nino Fiori si difende

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http://www.torino.repubblica.it/archivio/prima.htm

http://espresso.repubblica.it/dettaglio-lo...rucis/1729101/6

Da quando è scoppiato lo scandalo tiene le serrande abbassate: "Conosco Costa, mi attacca perché non gli ho mai fatto l´elemosina"
Don Nino: "La mia via crucis"
Niccolò Zancan
Il sacerdote sospettato di pedofilia: "Il ragazzo mente, ho le prove" «È una via crucis». Polo blu, jeans e sandali, don Nino Fiori è seduto in cucina, i quotidiani sul tavolo, la televisione accesa all´ora del telegiornale. Da quando è scoppiato lo scandalo che ha travolto la curia torinese vive con le serrande abbassate. Pranzo e cena dalla sorella in un piccolo appartamento dietro via Chiesa della Salute. È qui che lo incontriamo. L´addetto alla parrocchia del Duomo, appartenente all´ordine dei Servi di Maria, accetta di parlare per la prima volta. Ha quarant´anni, un anello d´oro al dito che ogni tanto tocca e gira, la montatura di ferro degli occhiali leggermente storta.
È lui il sacerdote su cui pesa l´accusa più grave. Pedofilia. Avrebbe abusato di Salvatore Costa quando non aveva ancora quattordici anni: «Sono sinceramente molto arrabbiato - dice subito - tutto questo clamore suscitato dalle falsità di un ragazzo di strada. È indecente. Non c´è stata ancora nessuna condanna, eppure...». Parla con voce pacata e monocorde: «Questa vicenda è stata gestita senza il minimo riguardo per la dignità delle persone. Le assicuro che non è piacevole leggere il proprio nome sui giornali in queste circostanze». Chi lo accusa ha descritto anche il suo letto a una piazza e mezza.
Don Nino Costa, chi sarebbe indecente?
«I giornali, di sicuro. Qualcuno ha scritto addirittura che un prete aveva confessato gli abusi. Falso. Penso che sia un attacco in pieno regola alla Chiesa. Mi auguro di non scoprire un giorno che qualcuno ha manovrato questi ragazzi di strada».
Guardi che c´è un indagine in corso. I racconti di Salvatore Costa, messi a verbale spontaneamente, sembrano circostanziati. I giornali vivono di notizie da sempre. Cosa risponde?
«Che sono tutte falsità. Costa sostiene che ci saremmo conosciuti a Moncalieri nel 1996, ma io sono stato lì fra il ‘99 e il 2000».
Vi conoscete almeno?
«So chi è, l´ho visto chiedere soldi al Duomo, veniva spesso».
L´ultima volta?
«A maggio. Ma di quel giorno non ricordo nulla di particolare».
Quando ha saputo dello scandalo?
«Ero in Spagna, partecipavo a un seminario teologico molto famoso a Santander. Ho ricevuto una telefonata della Curia. La notizia mi ha scosso profondamente, non posso negarlo: sono un uomo oltreché un prete».
Secondo lei perché Salvatore Costa la accusa?
«Forse perché io mi sono sempre rifiutato di fargli l´elemosina, altro non saprei dire. So invece con certezza che la cattiveria umana non ha limiti, purtroppo ne ho esperienza diretta».
A gennaio don Mario Garbiglia, il parroco del Duomo, aveva chiesto l´intervento delle forze dell´ordine "contro l´assedio dei mendicanti". Condivide questa visione delle cose?
«Assolutamente, i ragazzi di strada hanno un costrutto educativo molto basso, fra loro c´è forte coesione. Sono molto insistenti, troppo. Qui si pone anche il problema delle sicurezza delle chiese».
Una vendetta?
«Sì, e la chiesa deve difendersi da questo pericolo. È troppo facile accusare un prete di reati sessuali, è quasi automatico. Tutta la comunità cristiana dovrebbe difendere i propri sacerdoti per non lasciarli soli».
Si sente solo?
«Mi ha chiamato un prete che mi conosce bene, ho ricevuto la solidarietà di alcuni fedeli, la mia famiglia mi sta molto vicina. Ma è un problema più vasto».
Nel dettaglio lei cosa ha detto al magistrato per comprovare la sua buona fede?
«Faccio i campi scuola, ho un buon rapporto con i ragazzi. Con loro non è mai successo nulla di particolare. Sono stato recentemente in Val d´Aosta, chi c´era mi ha lasciato un quaderno pieno di pensieri gentili e ringraziamenti».
In parrocchia giravano molti soldi, richieste continue. Tutti si chiedono: perché un prete deve farsi ricattare da un disperato se non ha nulla da nascondere?
«Da parte mia posso dire questo: non ho mai dato somme ingenti di denaro a nessuno, nessuno mi ha ricattato. Certo mi è capitato in Duomo di dare l´elemosina, talvolta a ragazzi in difficoltà altre a persone anziane. Ma mai, ripeto, grandi somme».
Si sente di dire qualcosa sul tema della sessualità dei preti?
«Non c´è nulla da nascondere, è un tema che va affrontato. Per quando mi riguarda ho fatto una scelta di vita. Davanti a ogni cosa c´è sempre il dominio di sé. Ma chi si abitua a dare moltissimo a tutti, nell´attività di scuola e in parrocchia, non sente altri richiami».
Cosa avrebbe fatto se non fosse diventato sacerdote?
«Non lo so, ma di sicuro nulla che c´entra con le accuse che mi hanno rivolto».
In questi giorni ha parlato con gli altri preti coinvolti nell´inchiesta?
«No. Peraltro non conosco Don Alloisio. Mentre don Mario Vaudagnotto lo vedevo spesso in Duomo, ma niente di più».
Come si comporterà adesso con i suoi allievi?
«Sarà molto chiaro, non mi piace l´aummaumma. Gli spiegherò quello che è accaduto, chiederò solidarietà. Nella comunità bisogna sentirsi accolti».
Sono cambiate le sue giornate?
«Sì, passeggio molto, leggo i giornali, passo il tempo con la mia famiglia, le mie sorelle mi stanno molto vicine»,
Come finirà questa storia?
«Ho fiducia nel buon Dio, nella sua provvidenza che governa il mondo. Mi fido di lui e della madre celeste, a cui rivolgo ogni giorno le mie preghiere. Le chiedo di combattere questo male, ma so che non è semplice...».
Perché ha deciso di entrare in seminario?
«Ho sempre pensato al prete come a una specie di guru, maestro, accompagnatore spirituale, una persona che deve portare la lieta novella, ma soprattutto speranza. Perché ce n´è molto poca. Ecco, speranza: questa è la parola chiave».
La sta perdendo?
«È un momento difficile, hanno gettato un´ombra terribile sulla mia responsabilità morale. È una via crucis, io sono un prete che sta in mezzo alla gente».
Nella sua missione pastorale non è contemplata altra scelta che il perdono. Saprà perdonare Salvatore Costa?
«Guardi che il perdono non è una cosa automatica, la pace del cuore si conquista con il tempo. E io sono prete soltanto da dodici anni». (22 agosto 2007
 
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