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Molestie sessuali. Morto don Gelmini: "E' un complotto ebraico", 4 anni in galera per truffa, bancarotta fraudolenta, assegni a vuoto

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view post Posted on 14/9/2007, 11:44
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Io, molestato da don Pierino Gelmini
di Caterina Coppola
Giovedì 13 Settembre 2007


Abbiamo raccolto la testimonianza di Bruno Zanin, molestato da don Gelmini. "Ci portò a casa sua. Mentre ero in bagno entrò e si rivelò per quello che era. Ero solo un ragazzino".

È un uomo maturo, ormai, Bruno Zanin, scrittore, giornalista free lance con un passato da attore, un uomo che ha sofferto molto prima di trovare il modo di vivere con serenità il suo orientamento sessuale. Colpa di una giovenzza vissuta in tempi molto diversi da quelli odierni, forse, ma anche delle esperienze, di abusi e seduzioni devianti subite da ragazzino in un collegio salesiano.

Ma è Don Pierino Gelmini che è diventato il chiodo fisso di Bruno.
«Erano i tempi in cui la Beat Generation cominciava a confrontarsi con gli Hippies, i capelloni, come ci chiamavano allora - ci racconta Bruno -. Io ero scappato di casa e mi ritrovavo insieme agli altri ragazzi a Piazza di Spagna a Roma. Don Gelmini ai tempi si faceva chiamare "il monsignore", e veniva a cercarci nei nostri luoghi di incontro, nei locali che erano diventati le nostre mete preferite. Ci raccontava che la Chiesa e il Vaticano erano molto vicini ai nostri ideali e che se Gesù fosse vissuto in quel tempo, sarebbe certamente stato un capellone. Era molto carismatico ed istrionico, ma la voce che allungasse le mani e che ci avesse provato con qualcuno aveva cominciato a circolare. Insomma, che fosse omosessuale si diceva già con una certa insistenza».

la voce che allungasse le mani e che ci avesse provato con qualcuno aveva cominciato a circolare
Gli anni a cui si riferisce Bruno sono gli anni della contestazione, il '68 e il 69, quelli in cui si cominciava a parlare di 'rivoluzione sessuale'. «C'era un altro religioso che frequentavamo allora - continua Bruno -, un diacono francese che aveva una soffitta dietro Piazza Navona dove appoggiavamo i nostri zaini e, ogni tanto, dormivamo. Lui era un bravo cristiano. Aveva un orientamento omosessuale anche lui, ma nessuno si è mai lamentato di comportamenti molesti come invece avveniva con Gelmini, del quale tra l'altro, si diceva che fosse molto ricco. Parlava tanto di ideali hippy, di ritorno alle origini e alla natura, ma andava in giro in Jaguar».

Nonostante siano passati molti anni da questi fatti, i ricordi di Zanin sono ancora molto limpidi.
«Successe poco tempo dopo che mi trovavo a Villa Borghese con un amico e lui si avvicinò. Non so se si ricordasse di me o se fu un caso. Cominciò a fare il simpatico e ci chiese se avessimo fame - ricorda Bruno -. Ci invitò a mangiare qualcosa in trattoria e poi, dato che era inverno e faceva molto freddo, ci portò a casa sua perché Quando capì che noi non avremmo ceduto, disse che questi erano 'scherzi da prete', cioè le cose che fanno i preti perché non possono andare con le donne.
potessimo farci una doccia. Mentre eravamo in bagno a lavarci, entrò e si rivelò per quello che era. Insisteva, nonostante i nostri rifiuti. Quando capì che noi non avremmo ceduto, disse che questi erano 'scherzi da prete', cioè le cose che fanno i preti perché non possono andare con le donne. Ci vergognammo moltissimo del suo atteggiamento. Era un uomo di 40 anni passati e noi dei ragazzini. E poi era un uomo di chiesa! E io, che avevo vissuto delle bruttissime esperienze, non li sopportavo proprio i tipi come lui, per questa loro doppiezza che li portava a predicare una cosa e fare, poi, l'opposto».

Niente di nuovo, per Bruno, ma ciò nonostante una situazione sempre dolorosa e imbarazzante. L'episodio finì lì. Gelmini, stando alla testimonianza di Zanin, trovò il modo per «chiudere la cosa e togliersi il capriccio» precisa Zanin. I ragazzi però, a modo loro, si vendicarono. «Aveva la casa piena di oggetti di ogni genere: crocefissi e madonne d'oro, d'argento di tutti i tipi - racconta Bruno -, c'erano anche statue , come dire, pagane, nude. Beh, scegliemmo un crocefisso che secondo noi era d'oro e diamanti. Lo vendemmo a Porta Portese per 1.000 lire: era falso».

Continuano a passare gli anni e Bruno diventa attore (reciterà, tra l'altro, il ruolo di Titta Biondi in 'Amarcord' di Fellini). «Un giorno leggo sui giornali che il tal monsignor Gelmini è finito in galera con accuse pesanti e il giornalista non nasconde che ci sia stato anche qualche problema per le sue abitudini sessuali rivolte a minorenni».

Da quel momento Bruno perde le tracce di Don Gelmini. Sparito. Zanin comincia a fare i conti con sé stesso e con la sua omosessualità. «Non avevo abbandonato la ricerca di una spiritualità. Ero omosessuale? Non lo ero? La cosa non mi era chiara: avevo storie con ragazze, ma mi innamoravo anche di ragazzi e questo non lo accettavo. Le esperienze vissute in collegio mi avevano segnato, la mia sessualità era stata pervertita e violata - racconta Bruno, che su questa vicenda ha scritto un libro, 'Nessuno dovrà saperlo' - Non ero gayo, nel senso di gioioso, come si dice oggi. Ero, invece, disperato. Ho provato più volte il suicidio e sono stato in un ospedale psichiatrico. Ho cercato una risposta nella spiritualità ovunque potesse essere: nell'induismo, nello yoga, nella preghiera del cuore . Una volta feci un lungo pellegrinaggio a piedi fino ad una comunità religiosa di Spello, tenuta da un laico, Carlo Carretto ex presidente dell'Azione Cattolica, che si era opposto alle ingerenze della Chiesa in questioni come l'aborto e il divorzio". Nell'ex convento umbro Bruno fu sistemato in una cella insieme ad un altro ragazzo. "Preparati", mi dissero, "quel ragazzo ha problemi di droga" - ricorda Zanin -. "È scappato da una comunità di recupero ed è in crisi d'astinenza. Non ti farà dormire". Quella notte non dormimmo, ma lui mi raccontò le sue esperienze. A cominciare da quella nella comunità da cui era scappato». Il centro in cui si era ritrovato quel giovane, era uno di quelli gestiti da don Gelmini.

Domani pubblicheremo la seconda parte delle confessioni di Bruno Zanin.



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view post Posted on 15/9/2007, 08:25
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Bruno Zanin: "I molti amanti di don Gelmini"
di Caterina Coppola
Venerdì 14 Settembre 2007


Continua il racconto su don Pierino. Bruno ricorda le storie che ha raccolto dai ragazzi che raccontano di aver subito abusi. E di quella volta che Gelmini gli passò l'avvocato.

Abbiamo lasciato Bruno Zanin in una celletta di un convento a raccogliere le confidenze di un giovane tossicodipendente in crisi d’astinenza, scappato dalla comunità di don Gelmini. “Conosco un prete a cui non importa niente di quello che pensano gli altri, mi disse quel ragazzo, e mi ha talmente tormentato sessualmente da costringermi a scappare dalla comunità – racconta Zanin –. Un prete? dissi io. Ma non potevi dargli due schiaffi? E lui mi rispose che era un prete importante e molto conosciuto perché aiutava i tossicodipendenti e si chiamava don Gelmini. Non potevo crederci. Il ragazzo mi raccontò di questo prete ed era evidente che non aveva perso le sue vecchie abitudini.

Lo dissi a Carlo Carretto e scoprii che anche lui lo aveva conosciuto perché aveva infastidito due ragazzini dell’azione cattolica di cui era stato presidente . Ma Carretto era stato isolato dalla Chiesa per le sue posizioni e mi disse che l’unica possibilità era che lo denunciassero i ragazzi vittime dei suoi abusi”. Da allora, Bruno non ha mai smesso di raccontare quello che sapeva di don Gelmini a chiunque gli chiedesse di lui.

“Dicevo a tutti di non mandare i figli ad Amelia perché rischiavano di finire nell’harem di don Pierino – ricorda lo scrittore -. Anni dopo partii per la Bosnia come operatore umanitario da dove mandavo dei servizi giornalistici. Tra chi comprava le mie corrispondenze c’erano il Corriere della Sera, Famiglia Cristiana e anche Radio Vaticana, con cui cominciai una collaborazione di tre anni”.
La storia potrebbe finire qui, se Zanin, in Bosnia, non avesse incontrato un altro ragazzo, un volontario.

“Una sera parlammo molto e mi raccontò che aveva avuto problemi di droga ed era stato in diverse comunità di recupero - prosegue Bruno – e gli chiesi se fosse stato anche da Gelmini a Mulino Silla. Mi rispose: Perché, lo conosci? Mi disse che avrebbe voluto denunciarlo perché lo aveva trascinato dentro una storia di libidine di cui si vergognava molto. Il punto era che lui non riusciva a liberarsi dalla droga e il ‘rapporto’ con don Gelmini gli garantiva la libertà di continuare a farsi. Era l’ennesima conferma che i vizi di quell’uomo continuavano”.

Zanin provò più volte a raccontare queste vicende ai colleghi di Radio Vaticana. “Un giorno lo dissi al direttore padre Federico Lombardi, ora responsabile della Sala Stampa della Santa Sede, uno vicino al Papa che finge di non sapere niente di questi preti depravati ; gli parlai del salesiano che aveva abusato di me e di don Gelmini, ma mi rise in faccia. C’era anche un giovane prelato, Mons. Giovanni d’Ercole, che lavorava per Tele Pace. Dissi di don Gelmini anche a lui che, naturalmente, non mi credette. Adesso lui è direttore della televisione di don Gelmini”.

Al ritorno dalla Bosnia, Bruno scelse di andare a vivere a Castel di Tora, un paesino di montagna, piccolo e tranquillo. “Appena arrivai, l’impiegato del comune mi disse che non ero l’unico polentone ad aver preso residenza lì. Gli chiesi chi fosse l’altro – ricorda Zanin - e mi rispose ‘Siete tu e don Gelmini che ha preso un castello in comodato d’uso per farci una comunità’. Ancora lui. Raccontai al tizio chi fosse don Pierino e lui mi disse che qualcosa sapeva, ma che ora sembrava cambiato”. Insomma, per Bruno sembrava impossibile girare del tutto pagina.Don Gelmini ha voluto troppo dalla vita. Credo che adesso siamo alla resa dei conti

“Entrai in contatto con il responsabile del nuovo centro – continua – e mi confidò che anche lui era un ex del prelato che, in cambio, aveva aiutato economicamente sia lui che suo fratello. Un giorno cominciai a telefonare in comunità spacciandomi per un parente del ragazzo. Ad un certo punto capii che don Pierino voleva comprare il mio silenzio perché mi passò l’ufficio legale. Mi dissero di non distruggere il lavoro di Gelmini perché era un’opera umanitaria e che se qualche debolezza umana aveva anche lui, beh, bisognava capirlo. Mi proposero un incontro dal quale, a loro dire, sarei uscito molto soddisfatto”. Zanin, che stava già scrivendo il suo libro, non va all’incontro, ma gli fa uno scherzo tremendo.

“Chiamai l’Ansa spacciandomi per Aldo Curiotto il portavoce del prete raccontando che era stato fermato all’aeroporto di Fiumicino in partenza per la Tailandia e che gli avevano trovato nella valigia materiale pedopornografico. Quelli dell’Ansa ci credettero perché qualcuno evidentemente aveva saputo di queste chiacchiere che giravano sul suo conto. . Finì su tutti i giornali e telegiornali, fece molto scalpore . Gelmini fu costretto a smentire la cosa. Pensai che gli sarebbe servito da lezione. Mi sbagliavo”.

Gli anni sono passati e adesso don Gelmini è al centro di un’inchiesta giudiziaria in cui ad accusarlo sono più di cinquanta ragazzi. Bruno ha deposto davanti agli investigatori di Terni. “Credo che questa volta il processo ci sarà davvero. Ho raccontato le cose più importanti che so, facendo anche i nomi dei ragazzi che mi hanno confidato le loro storie. Ho molta fiducia in questi inquirenti, sono seri e determinati. Perfino i politici che lo difendevano lo hanno mollato. Ha voluto troppo dalla vita, cercando anche il dominio sessuale sulle persone di cui pensava di potere comprare l’anima. Credo che adesso siamo alla resa dei conti – conclude Zanin - . Io non ho nulla contro i preti sia ben chiaro, a loro va tutto il mio rispetto se fanno i preti , ma se lo fanno per far carriera e poter approfittare dei più deboli, per metterglielo nel sedere, allora no. Pier Paolo Pasolini che pure era omosessuale e ha vissuto sulla sua pelle un cristianesimo sofferto in contrasto con le pulsioni della carne, ha pagato con la vita quella contraddizione. Don Gelmini invece si definisce martire, perseguitato, messo in croce, bestemmia: è un ipocrita, vive una doppia morale. In pubblico appare il santo paladino contro la droga, in privato è ben altro. Pasolini passerà alla storia perché era un grande, di Gelmini fra 10 anni nessuno più ne parlerà se non per disprezzarlo. Non temo querele, non temo critiche, la verità va detta. Quella che so io è questa. Quando gli atti saranno pubblici ne sentirete delle belle sul conto di questo prete falso e su chi l’ha sempre protetto ben sapendo chi fosse e cosa facesse”. Bruno si dichiara ‘dubitante’, non credente, ancora in piena ricerca spirituale. E come criticarlo?
 
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view post Posted on 15/9/2007, 11:45
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115. Bruno Zanin, Lunedì 27 Agosto 2007 ore 21:51
Senza voler sembrare presuntuoso o sagace per quanto so don Gelmini ha i giorni di libertà contati. DON GELMINI E' IL dr. Jekyll e mr. Hyde , due persone che lui sapientemente genialmente in maniera assurda ha fatto convivere per tantissimi anni prendendo tutti in giro.


Come Pio e tantissimi ragazzi ho conosciuto io pure il lato oscuro e sconcertante del prete don Gelmini, allora fine anni 60, lui si faceva passare per monsignore e veniva a trovare noi ragazzi fuori casa- capelloni- a piazza di Spagna e a casa di un diacono francese che ci offriva la sua amicizia e aiuto ospitandoci in una specie di soffitta rifugio dalle parti di piazza Navona. In altri blog -Bispensiero- Paolo Rodari, Andrea Tornielli ho raccontato la mia mal-esperienza con il tal mons Gelmini finita con il furto di un crocifisso-patacca, un furto fatto più per rabbia che per bramosia, ho anche raccontato come più e più volte le nostre strade -quella mia e quella del Gelmini- si sono incrociate e come scoprii nel 1983 a Spello ospite di fratel Carlo Carretto, grazie a un ragazzo tossico scappato da Mulino Silla che il prete che ora si faceva chiamare don Pierino e si occupava di tossici e il Monsignor Gelmini del mio tempo beat - vescovo io lo credevo, per me ignorante monsignore significava vescovo- che sì il monsignor Gelmini che allungava le mani impertinenti su noi ragazzi e Don Pierino dei drogati erano la stessa persona . E quando seppi il motivo per cui Massimo I. era scappato dalla comunità - non poteva sopportare le molestie sessuali di quel prete falso- io dichiarai al Don gelmini guerra su tutti i fronti .

Ne sa qualcosa padre Federico Lombardi di Radio Vaticana per la quale ho collaborato anni 92/95 ne sa qualcosa, Monsignor Giovanni d'Ercole, e pure Mons. Salvatore Boccaccio allora vescovo di poggio Mirteto, ma anche Mons. Gualdrini ora emerito vescovo di Terni, perchè non vollero credermi?

Anche lo scherzo dei luther Blissett è farina del mio sacco. Ma don gelmini si è creduto più forte delle accuse che da più parti gli venivano rivolte e ha continuato a fare orecchio da mercante e intastidire i ragazzi. Tutto questo che sto qui scrivendo l'ho raccontato con dovizia di particolari e date a chi di dovere a Terni il 17 agosto, ma come ora sono subissato per tali dichiarazioni- il sito mi è stato fulminato, arrivano telefonate anonime di insulti, gente che mi cogliona- ho deciso di riprendere parola e dire al vento quanto so. Perchè? Perchè la più grande rabbia e frustrazione per chi come me sa la verità è vedere con quanta poca delicatezza e spregio don Gelmini offende le sue vittime e quelli che, magari coscenzienti, per anni compatendolo, hanno subito in silenzio le sue manie sessuali riconoscenti del bene che comunque ricevevano nelle sue strutture. E POSSO GRIDARE FORTE SENZA ALCUNA PAURA : DON GELMINI é UN UOMO SENZA IL CORAGGIO DELLA VERITA' UN PRETE FALSO CHE TIENE PIU' a SALVARE LA FACCIA CHE CHIEDERE PERDONO AI RAGAZZI CHE HA OFFESO. Ma perchè il Vaticano che sapeva non è intervenuto? Il fatto è secondo me, che lui tiene in mano dei fili potenti che gli consentono, gli garantiscono il silenzio e l'omertà di tante autorità tra queste potenti prelati . Non sono pazzo, non sono mitomane, ma un uomo profondamente ferito e disturbato da una chiesa che permette che preti come don Gelmini possano fare quello che più piace loro in barba al Vangelo e alle leggi civili . Ma ora, me lo auguro, è arrivato il momento che si sappia tutto e paghino del male fatto. Bruno Zanin
 
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view post Posted on 16/9/2007, 09:22
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Omicidio di Fabrizio Franciosi: le indagini su Don Gelmini

Don Pierino Gelmini15/09/2007 16 anni fa il misterioso omicidio. Un episodio che ora sarebbe all’attenzione dei Giudici di Terni, che stanno indagando su Don Gelmini, accusato di molestie sessuali.
“Fino ad ora non siamo stati contattati dalla Procura di Terni, stiamo comunque valutando la possibilità di metterci volontariamente a loro disposizione per fornire informazioni eventualmente utili alle indagini”. Questa dichiarazione, di Carlo Franciosi, è stata raccolta da un amico. Il padre di Fabrizio - il giovane trovato senza vita a Rimini, 16 anni fa - non esclude dunque future collaborazioni con gli inquirenti, che stanno indagando su Don Pierino Gelmini. Il leader della comunità “Incontro” deve rispondere di abusi sessuali su alcuni ragazzi ospitati ad Amelia. Proprio ad Amelia, per qualche tempo, era stato Fabrizio Franciosi; poi – alcune settimane prima della morte – l’abbandono della comunità. Fabrizio aveva ripreso gli studi di Giurisprudenza e conduceva una vita piuttosto riservata. La sera del delitto aveva partecipato a una festa di laurea al 'Paradiso'. Piu' tardi, il ritrovamento del cadavere, con la gola tagliata, nell’auto, parcheggiata sotto il grattacielo. Le indagini, coordinate dal pm Paolo Gengarelli, non portarono ad arresti. Durante l’inchiesta, però, il gemello della vittima – Federico – aveva reso dichiarazioni, che ora potrebbero rivelarsi di grande interesse per i Giudici di Terni. Fabrizio gli avrebbe infatti confidato di essere venuto a conoscenza di molestie compiute all’interno della comunità di Amelia; e per questo motivo sarebbe stato picchiato, minacciato e cacciato dal centro.
 
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Pigi50
view post Posted on 17/9/2007, 09:12




Anch'io ho subito in gioventù molestie da parte di un prete (da cui mi sono difeso mollandogli un bel pugno nel naso). Chiuso! Comunque credo che si debba aggiornare la prassi giudiziaria in questi casi (come quelli dell'infoiato pierino). Sarebbe buona cosa che si denunciasse contemporaneamente anche il Vaticano nella persona del suo capo (ossia il papa) in quanto la gerarchia, non solo non fa nulla per impedire simili atti, ma anzi li promuove e li stimola. La distorta e psicotica morale sessuale professata dalla gerarchia lascia trapelare una problematicità nei rapporti sessuali che stimolano comportamenti devianti e contronatura. Non solo, ma il regime di celibato obbligatorio imposto ai preti favorisce il ricorso al sacerdozio di una quantità di individui oppressi da turbe sessuali che trovano nell'abito talare una comoda tenda per celare l'esercizio dei loro istinti contronatura. Questa situazione deriva da decisioni precise imposte da una sola persona che, poiché si proclama infallibile e indiscussa autorità, va dunque considerata direttamente responsabile dei reati che i suoi subalterni commettono, cioè il Papa. Quindi sarebbe davvero buona cosa che in ogni processo per pedofilia e abusi sessuali, anche il papa venga denunciato come correo. Credo che un buon avvocato non avrebbe difficoltà a stendere le motivazioni per una denuncia, dacché non è difficile trovare nel corpo degli studi più avanzati di neurologia, psicologia, sociologia e quant'altro, motivazioni per dimostrare che proprio il catechismo vaticano, porta a tali nefaste conseguenze.
 
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view post Posted on 17/9/2007, 17:44
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DON GELMINI PER I TIPINI FINI: “SE DIO È CON NOI NESSUNO PUÒ ESSERE CONTRO DI NOI”

“QUALCUNO PENSAVA DI FARMI CADERE COME UNA PERA COTTA, MA IO NON MOLLO MAI”

PAPA IMPOTENTE: DON PIERINO E’ ‘ESARCA MITRATO’ DELLA CHIESA GRECO-MELCHITA



Reportage di Umberto Pizzi da Zagarolo alla festa dei giovani di Alleanza Nazionale

1 - «QUALCUNO PENSAVA DI FARMI CADERE COME UNA PERA COTTA MA IO NON ABBANDONERÒ MAI»
Marino Collacciani per “Il Tempo”

Stringe con orgoglio un Premio. Tanti ne ha ricevuti nel corso di quarant’anni di lotta alla droga, al servizio del prossimo per affermare la «cultura della vita» contro la «cultura dello sballo». Ma quello ricevuto ieri a Roma, per don Pierino Gelmini è un riconoscimento dal sapore diverso, dopo quaranta giorni - uno per ogni anno della sua missione - di gogna mediatica in merito a presunti abusi sessuali. È riapparso solo ieri in un’occasione pubblica, ma il piglio è quello di sempre.



Sentitelo: «Sicuramente c'è qualcuno che vuole fermarmi, che pensava di farmi cadere come una pera cotta, ma non è così. Io non abbandonerò la Comunità Incontro, costi quel che costi». È stato accolto come un trionfatore il «Don» alla festa nazionale di Azione Giovani, dove gli è stato consegnato il «Premio Atreju 2007». «Sono tranquillo, sereno e determinato - ha ribadito il prete anti-droga per eccellenza -. È Dio che mi fermerà, quando lui vorrà».

In merito alle nuove rivelazioni a carico di alcuni suoi collaboratori, pubblicate da un noto quotidiano, il sacerdote le ha liquidate come «opinioni o accuse di mitomani che dopo questa gogna mediatica si sentono autorizzati a dire quello che vogliono. Tutti possono dire grandi stupidaggini. Non mi spiego le accuse - ha confessato - e mi affido solo al buon Dio e al mio lavoro». Foto, autografi, applausi, strette di mano: è stata un’accoglienza da star quella che i ragazzi di Azione Giovani, movimento giovanile di An, hanno riservato al religioso lombardo.



Reduce da un'estate travagliata che lo ha visto accusato da diversi ex ospiti delle sue comunità, il sacerdote è stato accolto da Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, e dalla vice-presidente della Camera Giorgia Meloni, presidente di Azione Giovani. Al suo arrivo è Gasparri a sussurrare a Gelmini «siamo tutti con lei, tenga duro», per poi scortarlo amorevolmente verso il palco, quasi a rendere visibile il sostegno morale e politico incondizionato che Alleanza Nazionale riserva da sempre al battagliero sacerdote antidroga.

«Voi giovani - ha scandito dal palco, tra gli applausi - non siete contenitori da riempire, ma fuochi da accendere. Sembra che oggi la droga sia necessaria come il pane, bisogna combatterla con coraggio e non impantanarsi nella palude del qualunquismo».



Poi ampio spazio al suo carisma, tra una stoccata al centrosinistra («bisogna avere idee chiare, non si può allargare lo spettro delle droghe legali e poi fare le retate per la sicurezza») e impennate da oratore consumato, che infiammano la platea («io non mi rassegno, difendete i grandi valori, se Dio è con noi nessuno può essere contro di noi») don Gelmini ha ricevuto l'abbraccio del popolo dei giovani di destra, che gli hanno tributato una standing ovation di cinque minuti abbondanti.

Dal palco, a esprimere «la rinnovata amicizia e solidarietà» al sacerdote, lo stesso Gasparri, secondo il quale «esiste la verità assoluta, che si decide solo lassù; quella processuale, della quale attendiamo gli esiti; e poi quella percepita, e per quanto ci riguarda quest'ultima ci parla di un uomo che combatte per la vita contro la droga, e merita sostegno oggi più di prima».


2 - PRESSIONI DAL VATICANO SU DON GELMINI
Francesco Grignetti per “La Stampa”

In Vaticano speravano fortemente in un passo indietro di don Gelmini. Ma non è successo. All’esplodere dello scandalo, non soltanto pubblicamente il cardinale Marchisano dalle colonne della «Stampa», ma discretamente molte autorevoli voci della Curia romana avevano invitato don Pierino a lasciare la guida della Comunità Incontro. L’idea era che lui stesso nominasse un successore e così tenere l’associazione al riparo dalla bufera giudiziaria in arrivo. La risposta, però, è stata talmente veemente (don Gelmini disse al momento di rientrare ad Amelia, dopo la pausa estiva: «Erano pronti a prendersi le comunità... Ma pensavano di avere a che fare con un coniglio e invece hanno a che fare con un cane che morde») da far slittare l’operazione a tempi migliori.

MASSIMA CAUTELA
Il silenzio del Vaticano sull’intera questione non significa disinteresse. Tutt’altro. Il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato quattro settimane fa era stato esplicito: «Voglio vederci chiaro». E poi: «Queste cose devono essere valutate con la massima obiettività e con il rispetto di ogni persona, ma anche con l’apprezzamento di istituzioni che hanno fatto tanto bene a persone disagiate». Ed è appunto questa la linea ufficiale. Massima cautela, equidistanza tra accusato e accusatori, e tanta preoccupazione per i pericoli che corrono le opere di bene che don Pierino ha creato in questi quarant’anni. La Santa Sede si rende infatti conto che la Comunità Incontro è una creatura del sacerdote, ma che potrebbe non sopravvivergli. Eppure ci sono tante sedi, in Italia e nel mondo, con persone che vi lavorano, dove ragazzi tossicodipendenti e le loro famiglie sperano di trovare un futuro di normalità.

Alla ricerca di una «soluzione», è stato scandagliato il rapporto gerarchico che lega don Pierino alla Chiesa. S’è così scoperto che non dipende dal vescovo di Terni, nonostante la casa madre della Comunità sia ad Amelia. Il vulcanico sacerdote non dipende neppure dal vescovo di Grosseto, dove don Pierino prese i voti e dove, negli Anni Cinquanta, ebbe la sua prima parrocchia. Lì, a norma del diritto canonico, fu «incardinato». Sempre lì, in Maremma, da Roma lo spedirono a meditare tra il 1973 e il 1974 dopo la brutta esperienza del carcere.

SENZA SUPERIORI
Sennonché nel corso degli Anni Ottanta, quando l’esperienza della Comunità Incontro era in piena esplosione, e don Pierino era divenuto «esarca mitrato» della Chiesa greco-melchita (che usa formule liturgiche di origine bizantina ma riconosce obbedienza al Papa), ebbene il sacerdote fu «escardinato» dalla diocesi di Grosseto. Come racconta il vescovo Franco Agostinelli: «Don Gelmini non dipende più da questa diocesi da molti anni, da quando era vescovo il mio predecessore Adelmo Tacconi». E’ grazie al titolo di «esarca» che don Gelmini può indossare la mitra, l’anello, la croce in petto e il pastorale quando celebra la messa. Come se fosse egli stesso un vescovo, anche se non lo è.

La conclusione dell’istruttoria operata in Vaticano, insomma, è che di fatto non c’è in Italia un vescovo o un parroco che sovrintenda a don Pierino. Ed è così da molti anni. Tanto più che egli ha sempre tenuto a ribadire l’assetto di associazione laica della Comunità Incontro, una Onlus registrata alla Camera di commercio di Roma. E se l’ottantenne don Pierino, segretario generale di un’associazione, non vuole mollare, c’è poco da fare. Anche per Santa Romana Chiesa.

Qualche anno fa, in verità, don Gelmini aveva presentato in pubblico i sacerdoti a cui affidava il futuro della Comunità: don Enzo Pichelli e don Ezio Miceli. Ma di quel progetto non s’è più parlato. Adesso invece ha un gran ruolo il nuovo portavoce Alessandro Meluzzi. «Dopo avere parlato con don Pierino - ha detto ieri - non posso non esprimere l’angoscia per dovere assistere letteralmente all’uccisione realizzata con pallottole di parole che però trapassano oltre che l’anima anche la carne. Non si può uccidere preliminarmente con il discredito e l’aggressione, senza ancora un solo fatto consistente dal punto di vista giuridico, un uomo che in 50 anni ha salvato migliaia di vite».Premio «Atreju» a Don Gelmini. Lo consegneranno i Giovani di Alleanza Nazionale durante la loro festa intitolata al personaggio della «Storia infinita» di Ende.

E’ l’ottava edizione ma r la prima volta dell’assegnazione dei premi «Atreju» consistenti in una fiaccola scolpita nel legno dall’artista Codognotto, che andranno appunto al generale Roberto Speciale, ex comandante generale della Guardia di Finanza, a Don Pierino Gelmini e al vicesindaco di Trieste presidente dell’associazione intitolata a Almerigo Grilz, inviato di guerra ucciso in Mozambico nel 1987. Poco dopo lo scoppio dello scandalo il cardinale Francesco Marchisano, «ministro» del lavoro della Santa Sede aveva dichiarato in un’intervista che don Piero Gelmini avrebbe dovuto affidare la comunità a un fiduciario «sarebbe una scelta di buon senso». Gli rispose don Pierino senza mezzi termini: «Dimissioni? Mai le dia lui. La mia è un’associazione laica, se volevano colpirci hanno mancato il bersaglio».




Dagospia 17 Settembre 2007

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Nessunodovràsaperlo
view post Posted on 17/9/2007, 20:25




Gay.it ha offerto un contraddittorio alla parte accusata dal sottoscritto e da tanti altri molestati o informati dei fatti.
Vedi http://www.gay.it/channel/attualita/23415/...te-dal-web.html


Il portavoce di don Gelmini, Alessandro Meluzzi, ha dichiarato che le accuse al direttore della Comunità Incontro sarebbero partite da un sito web. “Scopriamo con angoscia e stupore che è da un sito web, che è partita la valanga di accuse infamanti rivolte a don Pierino Gelmini e ad altri sacerdoti. Non cito il sito dove sono riportate queste notizie per non fare pubblicità. Ma se uno spende un euro per un quotidiano deve trovare notizie vere, verificate – dichiara Meluzzi - . Non ci possono essere sui quotidiani notizie che si trovano in rete”. Questo famigerato sito non si sarebbe limitato a riportare accuse che, naturalmente, don Pierino respinge, ma sarebbe anche “corredato dall'invito a segnalare e a mettere in rete accuse, ricordi, fantasie, o qualsiasi altro elemento utile ad alimentare l'inferno mediatico che ahimè molti hanno in questo periodo sperimentato. Credo che tra i compiti essenziali di una buona stampa e della sua etica vi sia quella di rendere distinguibili le fonti e la loro attendibilità. Il rischio è che altrimenti il lancio indifferenziato di letame nel ventilatore non uccida soltanto qualche giusto, bensì si traduca in una crisi di sfiducia generalizzata e di disperazione che finirà col colpire soprattutto, gli ultimi, i più deboli, i più fragili”.

Contemporaneamente arriva la notizia che il collegio difensivo che sta seguendo le accuse per presunte molestie sessuali rivolte a Gay.it - Il portavoce di don Gelmini: Gelmini ha cambiato un giocatore in corsa. Lascia il posto il prof. Franco Coppi e al suo posto arriva l'avv. Filippo Di Nacci docente di procedura penale all'Università di Roma. “Il nuovo collegio di difesa, a partire da oggi, si occuperà di tutelare sia in sede civile che penale l'onorabilità di don Pierino - ha riferito sempre Meluzzi, portavoce del sacerdote - e la Comunità Incontro che è stata più volte in questo periodo brutalmente calpestata dagli organi di stampa”. Pare, quindi, che mentre il numero degli accusatori continua a crescere e si moltiplicano le testimonianze di chi racconta, a torto o a ragione saranno gli inquirenti a dirlo, di avere subito abusi, l'attenzione degli avvocati dell'anziano prelato sarà concentrata su quello che riportano gli organi di stampa.

p.s. A quale sito concede tanto onore la badante del gelmini?
 
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view post Posted on 17/9/2007, 22:11
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Ho letto pure io questo appello di un sito, ma onestamente non ricordo il sito. Comunque non vedo Meluzzi di cosa può accusare quel sito.
 
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view post Posted on 21/9/2007, 13:48
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http://www.iltempo.it/approfondimenti/index.aspx?id=1284350

SU «PANORAMA» I racconti di alcuni accusatori di don Pierino Gelmini


ALCUNI racconti degli accusatori di Don Pierino Gelmini saranno pubblicati sul numero di Panorama in edicola oggi. Tra loro c'è A.R., romano di 35 anni, ex tossicodipendente che racconta un tentativo di violenza subìto il giorno di Natale del ’93. «Don Pierino - si legge nel testo dell'articolo - esce dal bagno in boxer e canottiera. Mi abbraccia, mi tocca, mi accarezza, cerca di slacciarmi i pantaloni... mi stringe sempre più forte, mima un amplesso». A.R. è stato ascoltato il 9 agosto scorso dal pm Barbara Mazzullo della Procura di Terni, titolare dell'inchiesta sul fondatore della Comunità Incontro.
 
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view post Posted on 23/9/2007, 07:44
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http://213.215.144.81/public_html/articolo_index_34588.html


LA PASSIONE DI DON GELMINI - IL NUMERO DEI SUOI ACCUSATORI È SALITO A 59: TUTTI MITOMANI, RICATTATORI O IN CERCA DI VENDETTA? IN ALCUNI CASI È POSSIBILE, MA LA PROCURA DI TERNI STA SVOLGENDO ACCURATE INDAGINI SU ALMENO UNA VENTINA DI CASI…





Ignazio Ingrao per Panorama

Era il giorno di Natale del 1993. Avevamo festeggiato con le nostre famiglie a Molino Silla. La sera avevamo acceso il falò e don Pierino aveva fatto un bellissimo discorso. All’una e mezzo di notte viene a chiamarmi uno dei responsabili della comunità, Enrico, un giovane di colore che era arrivato da Firenze. Mi dice che don Pierino vuole vedermi e mi sta aspettando nella casetta nel bosco. Resto sorpreso per quella richiesta a un’ora così insolita. Enrico si offre di accompagnarmi. Gli rispondo che non c’è bisogno, posso andare da solo ma ho un po’ di paura. Raggiungo la casetta e trovo don Pierino che mi sta aspettando sorridente, con un grande vassoio di pasticcini sul tavolo.

Mi offre da bere e mi fa assaggiare i dolci. Sono felice perché in comunità i biscotti sono razionati. Penso: appena Pierino si distrae prendo i dolci e con una scusa scappo via. Ma lui comincia a parlare, mi chiede le impressioni sulla giornata, si informa sul mio stato d’animo, parla dei miei genitori. Poi mi invita a dormire con lui, nella casetta. Non posso rifiutare ma mi infilo nel letto tutto vestito. Sono un pezzo di ghiaccio. Dopo un po’ don Pierino esce dal bagno in boxer e canottiera: è rosso in viso, sembra stravolto, mi guarda fisso negli occhi e si infila nel letto con me.

Mi abbraccia, mi accarezza, mi tocca, cerca di slacciarmi i pantaloni. Anche la voce sembra trasformata: supplica, chiede, pretende. Resto immobile, gelato, come paralizzato. Pierino mi stringe sempre più forte, mima un amplesso. Non ce la faccio più. Cerco di divincolarmi. Finalmente riesco a liberarmi dal suo abbraccio. Salto giù dal letto e scappo via nel bosco».
Sono accuse pesanti. È il drammatico racconto di A.R., 35 anni di Roma. Oggi è un affermato professionista ma dietro le spalle ha una storia di droga: ecstasy, cocaina, eroina. Le cose che leggerete sono le stesse che alcuni testimoni hanno già detto ai giudici di Terni che indagano sulle presunte molestie e violenze sessuali fatte dal fondatore della Comunità Incontro. E di queste accuse, i magistrati stanno valutando la veridicità.
A.R. è stato ospite della Comunità Incontro di don Pierino Gelmini, prima a Capitone, poi a Molino Silla a cavallo tra il 1992 e il 1993. Dopo che lo scandalo è uscito sui giornali, il 9 agosto scorso si è presentato spontaneamente in procura a Terni, accompagnato dalla sua fidanzata, per raccontare le molestie e i tentativi di violenze che dice di aver subito da don Gelmini. Il pm titolare dell’inchiesta, Barbara Mazzullo, lo ha ascoltato per circa tre ore. Nelle settimane successive la procura di Terni ha cercato conferme e riscontri al racconto del giovane: la sua testimonianza è ritenuta fra le più significative e meritevoli di attenzione.

Il verbale della sua deposizione è ancora secretato ma A.R. ha accettato di incontrare “Panorama” e riferire in esclusiva quanto dice di aver detto al magistrato. Fisico atletico, oltre un metro e novanta di altezza, ex giocatore di pallacanestro in B1, capelli e occhi scuri, lineamenti regolari, A.R. racconta di essere stato notato da don Gelmini fin dal loro primo colloquio: «Mi abbracciò, stringendomi forte, come faceva con tutti i ragazzi appena arrivati in comunità, mi baciò e mi disse che lo avevo colpito perché ero un ragazzo ipersensibile. Don Pierino ha un modo straordinario di guardarti, fisso negli occhi. Ti fa sentire subito la persona più importante del mondo. Dopo tanta sofferenza era come se mi sentissi finalmente a casa, dal mio vero padre».

Presto però arriva la prima crisi, A.R. vuole lasciare la comunità, non sopporta più obblighi, orari e prescrizioni. Don Gelmini lo chiama a Molino Silla, lo invita a cena e poi si ferma a lungo a parlare con lui. «Quella sera ero pieno di angosce, mi mancava l’aria. Don Pierino però era stato gentile a volermi a tavola con lui e con i suoi collaboratori. Mi sentivo ancora una volta rinato. Dopo cena mi abbraccia, mi stringe e mi bacia sulla bocca. Lo faceva con tutti, anche apertamente. Ma questa volta mi bacia in un modo diverso. Resto turbato. Il giorno dopo mi invita a partire con lui per andare a Rimini e poi ad Assisi. Parto senza farmi troppe domande. Durante il viaggio non succede nulla, dormiamo in stanze separate».

Qualche settimana dopo A.R. e don Pierino ripartono insieme per la Thailandia, dove la Comunità Incontro ha un centro per il recupero di tossicodipendenti e ragazzi di strada: «Rimasi colpito nel vedere i bambini thailandesi fare la fila ogni pomeriggio davanti alla porta della stanza di don Pierino. Li riceveva da solo, uno a uno. Non so cosa accadesse lì dentro ma mi chiedevo se forse anche con loro avesse avuto le stesse attenzioni che aveva riservato a me» racconta il giovane ex tossicodipendente.

Nel frattempo A.R. viene trasferito da Capitone a Molino Silla, per stare più vicino al fondatore della Comunità Incontro. «Il tema dell’omosessualità di don Pierino non era mai trattato apertamente nei discorsi con gli altri ragazzi della Comunità. Qualcuno accennava qualcosa, ma poi si cambiava subito discorso. Ricordo che si era la sparsa la voce che un ragazzo era stato espulso dalla comunità perché non aveva accettato le avance di don Pierino. Ma per noi la comunità era l’ultima ancora di salvezza, denunciarlo significava perdere tutto».
Ora il numero degli accusatori di don Gelmini è salito a 59: da quando si è sparsa la voce, numerosi ex ospiti della comunità si sono rivolti all’autorità giudiziaria. Mitomani, ricattatori, giovani in cerca di vendetta? In alcuni casi è possibile, visto che dalle stanze della procura di Terni trapela il convincimento che, fino a questo momento, non più di una ventina sono le testimonianze meritevoli di approfondimento. Il 17 agosto il capo della squadra mobile di Terni, Luca Sarcoli, ha raccolto la deposizione dell’attore Bruno Zanin, giovane protagonista di uno dei più famosi film di Federico Fellini, Amarcord. Anche Zanin ha accettato di riferire a Panorama cosa ha raccontato alla polizia.

«Ho conosciuto don Pierino alla fine degli anni Sessanta, prima della nascita della Comunità Incontro. Veniva al Settebello, un locale frequentato da noi “capelloni” e ci diceva che se Cristo fosse tornato sarebbe stato un capellone. Ci colpiva quel prete che viaggiava su auto fuoriserie e parlava in modo così diverso dagli altri sacerdoti. Un giorno ero in compagnia del mio amico Mario De Merolis: non ce la passavamo molto bene e vivevamo di espedienti. A Villa Borghese incontrammo don Gelmini che ci invitò al ristorante.

Accettammo volentieri. Dopo pranzo ci chiese se volevamo fare una doccia a casa sua. Era una villa vicino a Ostia, con un giardino e una piscina. Entrò in bagno con la scusa di portarci gli asciugamani e facendo il simpatico si propose di lavarci la schiena. Ci fece i complimenti, cominciò a scherzare toccandoci le parti intime e tentando di abbracciarci, baciarci. Noi ci difendevamo, lo respingevamo. Lui smetteva, poi ricominciava. Alla fine è riuscito a togliersi il capriccio. Dopo la doccia siamo fuggiti, rubandogli un crocifisso, pensando che fosse di valore».

Ma il racconto di Zanin – anche questo da verificare – non finisce qui: «Qualche anno dopo a Spello, nella comunità di Carlo Carretto, incontrai M., un giovane umbro che mi raccontò di essere fuggito dalla comunità Incontro per le molestie subite da don Gelmini. M. non se la sente di presentarsi in procura per deporre contro don Gelmini, ha una situazione familiare delicata e vive in un piccolo centro. Suo figlio di 17 anni non sa nulla del suo passato e vuole dunque proteggerlo.

Questo è il racconto che M. mi fece quel giorno: “Don Pierino mi invitava nel suo studio, mi offriva cose che venivano proibite in comunità, tipo alcol e sigarette, mi diceva che ero il suo prediletto, la luce dei suoi occhi, il suo cocco, e mi toccava e mi baciava. Io chiudevo gli occhi e pensavo alle sigarette che mi avrebbe dato dopo. Quando ne ho parlato con gli altri ragazzi qualcuno glielo è andato a riferire e lui mi ha punito trasferendomi in un’altra comunità, a Porchiano, da dove sono scappato”».
Zanin ha fatto anche altri nomi alla polizia di Terni di giovani che sono usciti da Molino Silla e dichiarano di essere stati molestati dal sacerdote. Inoltre, qualche anno fa, un avvocato della Comunità Incontro, Gianni Arca, ha contattato Zanin offrendogli del denaro in cambio del suo silenzio. Arca non può confermare né smentire: alcuni mesi dopo è stato trovato morto in circostanze misteriose, nella sua casa in Sardegna.

Gli inquirenti hanno messo sotto la lente anche il caso di un altro ex ospite della comunità, Fabrizio Franciosi, trovato morto nella sua auto il 23 novembre 1991 con ferite di arma da taglio. Il fratello gemello raccontò ai carabinieri che Fabrizio gli aveva detto di aver scoperto le violenze contro alcuni ragazzi e di essere stato minacciato e allontanato da Molino Silla. L’indagine è stata archiviata.
Nel frattempo si è aperto un altro filone di indagini che riguarda i viaggi di Gelmini in Thailandia dove la comunità Incontro ha diverse sedi. Fin qui le indagini della procura e della squadra mobile di Terni. Ma lo scandalo sulle presunte molestie sessuali ha fatto emergere gli attriti all’interno della comunità che hanno causato il 13 marzo scorso, nel pieno dell’inchiesta della procura di Terni, le dimissioni di due tra i più stretti collaboratori di don Pierino: la segretaria personale del sacerdote, Maretta D’Ippolito, e il capo ufficio stampa, Aldo Curiotto. «Era una decisione presa da tempo, non sapevamo nulla delle indagini della magistratura» afferma Curiotto. La decisione dell’ex braccio destro di Gelmini e della segretaria del sacerdote è scaturita dal progressivo deteriorarsi dei rapporti al vertice della comunità. «Ci siamo progressivamente sentiti emarginati dalla comunità» confida la D’Ippolito.
Dell’altra parte del gruppo ristretto che circonda il sacerdote (82 anni, ammalato di cuore e con problemi di vista) e gestisce tutti i suoi rapporti con l’esterno fa parte Antonio Chieppa, detto «il presidente», autista, bodyguard (armato e con regolare porto d’arma) e factotum di don Pierino, assai temuto dagli ospiti della comunità che non rispettano le regole. Accanto a lui ci sono Giampaolo Nicolasi e Marco Araclea (responsabile dei centri).

Quindi un sacerdote cingalese, padre Bernard, che don Gelmini avrebbe indicato come suo successore, e il nuovo portavoce, lo psichiatra Alessandro Meluzzi. Chieppa, Nicolasi e Araclea sono i principali collaboratori di don Gelmini: le indagini e le intercettazioni telefoniche li vedono chiamati in causa. Padre Bernard, invece, grazie alla conoscenza delle lingue, aveva il compito di intrattenere i «rapporti internazionali» della comunità, in particolare con Cesare Martellino, ex procuratore di Terni e grande amico di Gelmini, ora all’Aia come responsabile per l’Italia di Eurojust.
Anche un altro ex collaboratore di don Gelmini, Ugo Menichini, denuncia l’atmosfera pesante che si respirava ai vertici della Comunità Incontro. «Sono un ex sindacalista della Cgil, ho perso un figlio per la droga e sono venuto dalla Sicilia per aiutare don Pierino a fondare comunità di recupero in tutta Italia. Ma alla fine ho abbandonato tutto: non mi piaceva come alcuni responsabili trattavano i ragazzi. Un certo clima di intimidazione e violenza che vedevo intorno a me. Ma soprattutto non accettavo che don Gelmini utilizzasse il lavoro di tanti ex tossicodipendenti senza pagarli adeguatamente o pagandoli al nero».

Dopo le denunce di Menichini, infatti, sono state aperte diverse cause di lavoro da parte di volontari ed ex collaboratori che sono un’altra spina nel fianco della Comunità Incontro. Ma soprattutto diversi testimoni denunciano l’esistenza di un piano da parte dei più stretti collaboratori per prendere progressivamente il controllo della Comunità al posto di Gelmini. Un piano che lo scandalo scoppiato durante l’estate avrebbe fatto saltare.
Travolto da queste numerose accuse, il fondatore della Comunità Incontro, complice anche la bufera provocata dalle dichiarazioni sul complotto «ebraico-radical-chic» (che gli è costata la difesa dell’avvocato Franco Coppi), preferisce non parlare con Panorama e, attraverso il suo portavoce, Alessandro Meluzzi, fa sapere di «non voler fare eccezioni: parlerà solo nell’aula di tribunale, se sarà chiamato a farlo.

Don Pierino è esterrefatto dall’attacco che sta subendo attraverso la stampa. Non ha intenzione di avallare con le sue dichiarazioni, campagne che mirano unicamente a screditarlo e sporgerà querela, con richiesta di danni in sede civile, nei confronti di tutti gli organi di stampa che hanno inteso colpirlo». Dopo il forfait di Coppi, il collegio di difesa del prete antidroga è stato integrato con l’avvocato romano Filippo Dinacci, che affianca Lanfranco Frezza.
Ma il caso di don Pierino non riguarda solo la giustizia italiana. Il vescovo di Terni, Vincenzo Paglia, sta valutando se esistano gli estremi per l’apertura di un processo canonico a carico di Gelmini. Il sacerdote in passato aveva un ottimo rapporto con il cardinale Vincenzo Fagiolo, scomparso nel 2000 e presidente della commissione disciplinare della Curia romana. Oggi conta sull’amicizia in Vaticano di alcuni prelati influenti: in particolare i cardinali Alfonso Lopez Trujillo, Jorge Maria Mejía e l’ex arcivescovo di Boston, Bernard Francis Law, oltre a monsignor Carlo Liberati, prelato di Pompei. E, almeno per il momento, non sembra affatto intenzionato a porgere l’altra guancia ai suoi accusatori e per il 27 settembre prepara la consueta festa «Pane e mortadella».


Dagospia 21 Settembre 2007
 
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view post Posted on 23/9/2007, 12:03
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http://www.iltempo.it/approfondimenti/index.aspx?id=1285764


Nel mirino dei laici del centrosinistra l’ex procuratore di Terni

IL CSM apra un fascicolo su Cesare Martellino, l'ex procuratore di Terni a cui si sarebbe rivolto don Pierino Gelmini per un aiuto, dopo l'apertura dell'inchiesta nella quale è accusato di presunti abusi sessuali nei confronti di giovani tossicodipendenti della sua comunità di recupero. La richiesta è stata formalizzata al Comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli dai laici del centro-sinistra.

Nell’atto depositato i 4 consiglieri che compongono il gruppo - Mauro Volpi, Vincenzo Siniscalchi, Letizia Vacca e Celestina Tinelli - fanno riferimento alle notizie di stampa, secondo le quali l'ex procuratore di Terni, ora all'Aja come rappresentante italiano ad Eurojust, in un colloquio intercettato con don Gelmini avrebbe detto:«Dobbiamo vederci per pianificare una strategia». Il magistrato avrebbe inoltre incontrato all'Aja un collaboratore del sacerdote. Nel 2002 Martellino da procuratore di Terni aveva concluso con l'archiviazione un'indagine analoga a carico del fondatore della comunità Incontro, accusato di abusi sessuali da due ospiti di Amelia; dichiarazioni ritenute invece dalla nuova indagine meritevoli di approfondimento. Il giudice Martellino preferisce non commentare la vicenda e riferendosi alle frasi che gli vengono attribuite le definisce «destituite di ogni fondamento, mai pronunciate. Di questa vicenda non so nulla».


domenica 23 settembre 2007
 
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Kulkulcan
view post Posted on 3/10/2007, 20:17




Nessunodovràsaperlo e esecutore, a che punto siamo con il sito???
 
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view post Posted on 18/11/2007, 14:29
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http://www.droghe.aduc.it/php/articolo.php?id=17293

Italia. Cristiano Riformisti e Don Gelmini: ripristinare Fini-Giovanardi

La tavola rotonda si chiama 'Fede e Politica' e va in scena al primo meeting nazionale dei Cristiano riformisti che ospita, seduti in prima fila, il leader di An Gianfranco Fini, il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, il coordinatore nazionale di Forza Italia Sandro Bondi. In platea tanti esponenti di Alleanza nazionale perchè il movimento, "pur non volendo diventare un partito ma funzionando come un gruppo di pressione", è molto vicino ad An. E le tesi sono quelle care alla destra, a cominciare dalla lotta 'senza se e senza ma' alla droga tant'è vero che in più di uno invoca dal palco il ripristino della legge Fini-Giovanardi -legge che in realta' e' tutt'ora in vigore senza modifica alcuna da due anni. Per tutti parla don Pierino Gelmini, padre della comunità 'Incontro', che attacca a testa bassa il ministro della Salute Livia Turco.
"Il ministro Turco è arrivato con una sanità al disastro e come primo pensiero ha avuto quello di aumentare le dosi minime di hashisc: vergogna, vergogna, vergona. C'era un vecchio detto che diceva 'mamma li turchi' ora io dico: 'Mamma la Turco...'". E poi rivolto alla platea don Gelmini conclude: "Ascoltate questo vecchio prete, la droga è morte, non si fanno patti con la droga, non esistono le droghe leggere".
 
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Kulkulcan
view post Posted on 21/12/2007, 16:07




Roma, 20 dic. (Apcom) - Malore per don Pierino Gelmini e "condizioni gravi, ma stabili". A quanto riferisce ad Apcom il portavoce della Comunità Incontro, fondata da Gelmini - finito nel mirino delle polemiche quest'estate per accuse di abusi sessuali nei confronti di alcuni ragazzi della sua comunità - il sacerdote "è stato visitato oggi dal suo cardiologo, che gli ha diagnosticato una insufficienza cardiaca, prescrivendogli un lungo periodo di riposo con controindicazione a partecipare alle manifestazioni natalizie della comunità".

"Anche oggi le sue condizioni sono gravi, serie ma stabili", aggiunge il portavoce. Tra i tanti messaggi di auguri e di pronta guarigione ricevuti da don Gelmini, questa mattina è arrivato anche quello di Silvio Berlusconi.

http://www.tendenzeonline.info/apcom/view....1220_000139.xml
 
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view post Posted on 21/12/2007, 16:12
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Speriamo tutti che si salvi e che possa andar di fronte a un tribunale per rispondere delle accuse che gli sono contestate.
 
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175 replies since 3/8/2007, 07:11   9779 views
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