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Molestie sessuali. Morto don Gelmini: "E' un complotto ebraico", 4 anni in galera per truffa, bancarotta fraudolenta, assegni a vuoto

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view post Posted on 10/8/2007, 17:32
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http://blog.panorama.it/italia/2007/08/10/...delle-comunita/


L’affaire Don Gelmini e la crisi delle comunità
Ignazio Ingrao Venerdì 10 Agosto 2007 alle 18:05
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C’è una guerra di successione dietro lo scandalo che ha travolto il fondatore della Comunità Incontro, don Pierino Gelmini, 82 anni. Le prime avvisaglie cinque anni fa. Secondo una denuncia anonima l’esuberante sacerdote non sarebbe stato solo un padre affettuoso e premuroso con gli ex tossicodipendenti della comunità di Amelia (Terni), ma qualcosa di più. La denuncia venne archiviata ma coincise con l’allontanamento di un ex sacerdote, per anni braccio destro del fondatore.
Nel frattempo cresceva il ruolo di un prete cingalese che presta servizio nella comunità, padre Bernard. Accanto a lui don Enzo Pichelli e Marco Araclea, coordinatore dei centri di accoglienza. Un piccolo staff di fedelissimi che non ha mancato di provocare le gelosie di altri operatori e volontari, in particolare quando si è cominciato a discutere su chi raccoglierà il testimone del sacerdote.
Aperta e accogliente con chi ha bisogno di aiuto, dal punto di vista organizzativo la Comunità Incontro appare invece impenetrabile. Forte di 164 sedi residenziali in Italia e 74 negli altri paesi del mondo, la galassia di Gelmini è rigidamente gerarchica. Dal fondatore passano ancora tutte le decisioni che contano. Tanto sono vivaci i rapporti di don Pierino con il mondo politico e dello spettacolo tanto sono essenziali quelli con il mondo ecclesiale. Ridotti all’ufficialità gli incontri di Gelmini con il suo vescovo, Vincenzo Paglia. Li divide un’opposta sensibilità politica.
Di fronte allo scandalo, Paglia ha scelto di non prendere posizione. Silenzio anche da parte dei vertici della Cei e del Vaticano. L’unico a pronunciarsi è stato il cardinale Francesco Marchisano che, parlando a titolo personale, ha chiesto a don Gelmini di farsi da parte, almeno fino alla fine dell’inchiesta. Al silenzio delle gerarchie si sono aggiunti gli attacchi di don Antonio Mazzi. La guerra fra «i don antidroga» svela rivalità che dividono il mondo del volontariato impegnato nella lotta alla tossicodipendenza, legato anche alla feroce concorrenza per l’accesso ai fondi pubblici. Ed è il sintomo della crisi che attraversano molte comunità terapeutiche fondate negli anni Settanta.
Sorte per far fronte al dilagare dell’eroina, ora si trovano spiazzate dalla radicale modificazione del consumo di droga nel nostro Paese, passato alla cocaina e alle sostanze sintetiche. Nel Nord Italia più del 50 per cento dei nuovi soggetti presi in cura dai Sert e dalle comunità presenta un abuso primario di cocaina, denunciano gli operatori. Secondo il Cnr i consumatori di cocaina in Italia sono 1,5 milioni ma non più di 30 mila di essi riescono a essere presi in cura dai servizi.
Nel frattempo le comunità terapeutiche chiudono o si svuotano. Il numero delle strutture residenziali per le dipendenze si è dimezzato rispetto a dieci anni fa, rivela l’Agenzia Redattore Sociale sulla scorta della Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia. Nel 1996 si contavano 1.372 strutture residenziali con circa 24 mila utenti. Oggi ce ne sono 730 residenziali e 204 semiresidenziali, con non più di 11 mila utenti. «In Lombardia, su 2.200 posti disponibili in comunità, sono occupati poco più della metà» osserva don Gino Rigoldi, fondatore di Comunità Nuova a Milano. «Per i cocainomani la comunità terapeutica tradizionale è necessaria solo in casi particolari. Occorre trasformare parte di queste strutture in centri diurni capaci di offrire risposte nuove e diversificate».
Ma la crisi delle comunità terapeutiche è anche economica. «Non è una questione di destra o di sinistra. Nessun governo dimostra la volontà di definire un vero progetto per combattere le tossicodipendenze» denuncia don Vinicio Albanesi della Comunità di Capodarco. E c’è un problema generazionale: per i carismatici fondatori delle comunità terapeutiche è giunta l’ora di passare il testimone. Ha cominciato San Patrignano: Andrea Muccioli ha raccolto l’eredità del padre e la comunità punta ad adeguarsi alle nuove emergenze. Lo stesso può dirsi per il Gruppo Abele di don Luigi Ciotti e il Ceis di don Mario Picchi. Ora tocca a Exodus di don Mazzi e alla Comunità Incontro di don Gelmini. Ma, a quanto pare, non sarà un cammino facile.
 
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view post Posted on 15/8/2007, 09:45
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oggi è il Gelmini day. Attendiamo la folla estasiante omaggiare il truffatore bancarottiere.
 
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view post Posted on 15/8/2007, 13:14
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Curioso don Gelmini, prima dice che non abbandonerà i ragazzi e che poi sono la sua vita. E ce ne siamo accorti che non può far a meno dei ragazzi .... questo prete bancarottiere e truffatore che ha costruito un impero grazie alle comunità!


http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus//t..._115101137.html

2007-08-15 13:50
Don Gelmini, non lascio miei ragazzi
Festa a Zervo' per sacerdote indagato per presunti abusi
(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 15 AGO - 'Non vi abbandonero'. Voi costituite la mia vita'. Cosi don Gelmini si e' rivolto ai ragazzi della comunita' Incontro di Zervo'. La messa di Ferragosto sull'Aspromonte e' divenuta un 'Gelmini day', promosso da chi e' vicino al sacerdote indagato a Terni per presunti abusi sessuali. 'Non voglio fare polemiche, oggi e' l'incontro dell'amore e del perdono. Il mio stato d'animo e' ottimo', ha spiegato. Nell'omelia, ha detto che la 'droga e' morte e non conta la quantita'.
 
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view post Posted on 21/8/2007, 17:12
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Voglio vedere se racconterà dei suoi 4 anni passati in galera, dei suoi 3 arresti e della Jaguar in giardino


http://www.digital-sat.it/new.php?id=10529


Canale 5: e Don Gelmini diventa una fiction


Don Gelmini diventa fiction: la sceneggiatura firmata da Gianmario Pagano e Donato Carrisi è quasi pronta, le riprese avranno inizio entro la fine dell'anno, la messa in onda sarà su Canale 5 in due puntate da 100 minuti l'una. Non si conosce ancora il nome dell'attore che lo interpreterà, il cast sarà definito entro settembre. «Don Gelmini - spiega il produttore, Alessandro Jacchia - ha letto la sceneggiatura e concesso la sua liberatoria».

I fatti di cronaca delle ultime settimane, quelli che hanno sbattuto il prete antidroga in prima pagina perché indagato per abusi sessuali, non hanno bloccato il progetto né insinuato dubbi negli sceneggiatori. «Sono convinto che il caso si sgonfierà - dice Donato Carrisi, autore di serie tv di successo come «Casa famiglia» e «Nassirya» - le accuse sono poco credibili. Abbiamo incontrato don Gelmini cinque giorni prima della diffusione della notizia e lui sapeva già tutto, ma mi è sembrato sereno, non ha lasciato trasparire nulla. Sono episodi che ciclicamente si ripetono, non dico che ce li aspettassimo, ma è normale che nella vita di uno che ha fatto tanto vengano fuori anche i detrattori. La magistratura farà il suo corso, ma sono convinto che le accuse si riveleranno infondate. Don Gelmini ha anche una certa età e, se in questa storia ci fosse qualcosa di vero, sarebbe venuto fuori prima».

Il film televisivo - fa sapere il produttore di Albatross, Jacchia - riguarderà «un periodo di circa 25 anni». Inizierà dagli Anni 60, «momento in cui la vita e la carriera di don Pierino si trasformano per via dell'incontro con Alfredo, il primo giovane tossicodipendente di cui si occupa in prima persona, avvicinandosi così al mondo della dipendenza», e finirà con l'ultima parte degli Anni 80, «quando la Comunità Incontro è una realtà affermata con sedi in numerosi Paesi del mondo e il metodo di don Gelmini è ormai codificato e più di 200 mila individui sono stati accompagnati verso la guarigione».

Quella di Alfredo, «che si è ammalato giovane e oggi non c'è più», è una figura particolarmente importante. «Gli dedichiamo molto spazio - spiega Carrisi -. Alfredo ha ispirato tutta l'azione successiva di questo sacerdote sui generis». Non era facile raccontarlo nella dimensione di un film per la tv. «All'inizio ero scettico - confessa lo sceneggiatore - perché si tratta di un personaggio vivente e diffìcilmente interpretabile, un prete che esce molto fuori dai canoni. E poi ci sono i polveroni, le battaglie, certe volte condivisibili, certe altre no. In seguito ho conosciuto don Gelmini, una persona completamente diversa da come te l'aspetteresti, dotata di un grande carisma. Sui giornali è stato descritto in modo molto riduttivo».

Oltre ad incontrare più volte il sacerdote, gli sceneggiatori della fiction hanno cercato testimonianze dirette. «Ci siamo mossi in totale libertà - raccontano - e abbiamo intervistato sia ospiti della Comunità sia persone che l'hanno lasciata. Anche noi siamo stati invitati al Mulino Siila. Don Gelmini ci ha raccontato diversi episodi, accostandosi ai fatti sempre con pudore. Sul popolo della Comunità Incontro le notizie di pochi giorni fa hanno avuto grande impatto, ma nessuno ci ha creduto». Anche Jacchia ha visitato una delle comunità: «La prima volta che ci ho messo piede mi ha colpito: non ci sono recinti, steccati, muri. Non vi è alcuna forma di costrizione per coloro che ne fanno parte. Sono liberi di guarire, ma anche di andare via».


Fulvia Caprara
per "La Stampa
 
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Arammigu
view post Posted on 21/8/2007, 17:38




cose da pazzi,e se verrà condannato?...a già,mi dimenticavo che siamo in italia!
 
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view post Posted on 25/8/2007, 11:30
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http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/c...rno-amelia.html

Il saluto ai suoi ragazzi: volevano colpire la comunità. "Pensavano
di avere a che fare con un coniglio: si sono trovati di fronte un cane che morde"

Don Gelmini, ritorno ad Amelia
benedizioni e gesto dell'ombrello

dal nostro inviato ELSA VINCI

AMELIA - "Credevano che don Pierino mollasse. Pensavano di avere a che fare con un coniglio invece hanno trovato un cane che morde. Volevano prendersi la comunità. Ah! Ah! Io li benedico, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen". E don Gelmini fa il gesto dell'ombrello.

Plateale, perfino sonoro. Strappa l'applauso delle circa trecento persone venute ad accoglierlo nella casa madre della Comunità Incontro di Amelia, al Mulino Silla, sull'argine della Fossa delle Streghe, un acquitrino tra le colline dell'Umbria trasformato "nella valle della speranza", con fiori, alberi e uno zoo con due leoni e una tigre. Che sonnecchiano mentre lui ruggisce. "Non sono sicuro di vincere ma sono certo di non perdere".

C'è un tifo da stadio ed accenna uno show. Don Pierino è arrivato dall'Aspromonte, dove da sempre passa le vacanze.

Ottantadue anni, un pace-maker, un occhio quasi cieco, 800 chilometri sulle spalle e il peso di un'accusa infamante da cinque dei suoi ex ragazzi: molestie sessuali. Don Gelmini agita il bastone di legno di ulivo fabbricato per lui. Ce n'è per tutti.

Il colpo a chi lo accusa, a chi avrebbe orchestrato il complotto "per farlo fuori", arriva nel nome del Signore.

Con la benedizione. Un colpo pure ai giornalisti. "Accolti a Zervò sotto l'albero di Giobbe" ma che hanno scritto "il falso". Dell'inchiesta non vuole parlare perché i magistrati hanno chiesto silenzio. "Non sarò io a tradire anche se sono stato tradito. Ho risposto ai pm. L'infamia non mi tocca, perché ci siete voi ragazzi, che siete la mia vita, la mia forza".

Canti, applausi, baci e abbracci. Gli hanno preparato un palchetto sopraelevato con una sedia don Pierino fa un piccolo comizio lancia un'occhiata di sfida a sinistra, dove c'è una casetta con la famosa "stanza del silenzio", è lì che sarebbero avvenuti gli abusi. "Lì dove il fuoco rimane sempre acceso, come il verbo di Dio. Dove hanno detto che c'era la moquette che non c'è mai stata". "A chi mi accusa non ho niente da dire, se non l'invito alla verità. San Francesco spiega che non sempre chi ti copre di lordure ti fa del male".

Dentro l'Audi che lo ha riportato a casa ci sono sette faldoni con 2737 e-mail, centinaia di fax e telegrammi di solidarietà. "Non mi hanno abbattuto", dice don Pierino, con il dito indica una quercia. "Mi hanno scritto tra gli altri l'arcivescovo di Gerusalemme e quello di Damasco". Il testo dei messaggi viene fotocopiato per i giornalisti.

Perché l'impressione a Ferragosto che la Chiesa lo avesse lasciato solo. Il cardinale Francesco Marchisano, ex vicario papale per la Città del Vaticano, lo ha invitato ad abbassare i toni della polemica e a farsi da parte, il cardinal Bertone, segretario di Stato ha suggerito prudenza. E don Antonio Mazzi, fondatore di Exodus, è andato dai magistrati a confermare le confidenze ricevute da un ragazzo su un episodio del 1993. "Questo mi ha addolorato - dice don Pierino - e mi addolora ancora. Ma mi fa piacere che ora don Mazzi abbia chiesto di incontrarmi. Ci vedremo, lo accoglierò".

(25 agosto 2007)
 
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sd&m
view post Posted on 26/8/2007, 16:47




«Preti gay e senza fede»


Don Gelmini, gli scandali sui sacerdoti pedofili e i problemi della Chiesa oggi in una sconcertante intervista di Vittorio Messori a "La Stampa"



di Lorenza Provenzano

Neppure Alessandro Meluzzi, fedelissimo portavoce di Don Gelmini, si era spinto a tanto per difendere il fondatore della Comunità Incontro: «Un uomo di Chiesa fa del bene e talvolta cade in tentazione? E allora? - ha dichiarato Vittorio Messori a La Stampa - Se fosse così per don Pierino Gelmini, se ogni tanto avesse toccato qualche ragazzo, ma di questi ragazzi ne avesse salvati a migliaia?». «La Chiesa ha beatificato un prete denunciato a ripetizione perché ai giardini pubblici si mostrava nudo alle mamme - ha continuato Messori. Queste storie sono il riconoscimento della debolezza umana che fa parte della grandezza del Vangelo. Gesù dice di non essere venuto per i sani, ma per i peccatori. E' il realismo della Chiesa: c'è chi non si sa fermare davanti agli spaghetti all'amatriciana, chi non sa esimersi dal fare il puttaniere e chi, senza averlo cercato, ha pulsioni omosessuali. E poi su quali basi la giustizia umana santifica l'omosessualità e demonizza la pedofilia? Chi stabilisce la norma e la soglia d'età?».

Gran minestrone, quello di Messori, le cui affermazioni sono apparse ad alcuni deliranti e antistoriche. Nello stesso calderone finiscono astutamente le inchieste per pedofilia, che hanno travolto alti prelati d'Oltreoceano, e le presunte molestie sessuali delle quali viene accusato Don Gelmini da alcuni ex ospiti della comunità di Verzò (e poco importa, a Messori, che ci sia di mezzo un minore o un adulto in grado di difendersi, per quanto in stato di soggezione psicologica o di particolare e momentanea fragilità emotiva). Non solo. A cuor leggero, si tira in ballo nientemeno che la santità come il carisma o la superiore virtù al cospetto della quale la debolezza della carne passa in second'ordine: anche ammesso e non concesso che questo sia propriamente il senso della carità cristiana, basta forse fondare una comunità terapeutica per tossicodipendenti o indossare l'abito talare per esser paragonati ai santi e ai beati? Senza togliere a Don Gelmini e don Ciotti alcuno dei loro innegabili meriti e senza voler emettere sentenze basate sulle chiacchiere, non si può negare che agli operatori dei numerosi centri laici per tossicodipendenti non si regalano patenti di santità a buon mercato né si fanno sconti di nessun tipo (a riprova, basti un nome su tutti, quello di Vincenzo Muccioli). C'è chi sostiene che «santo non è chi sbaglia a ripetizione ma chi chiede sempre perdono per i propri errori», come fa Paolo Rodari nel suo blog, ma anche qui si potrebbe obiettare, se è di Don Gelmini che stiamo parlando, che il peccato - vero o sospetto che sia - di per sé non profuma di santità, quantomeno senza un sincero rimorso e una richiesta di perdono a chi si è offeso.

Anche preso per buono il discrimine sottolineato da Messori tra la logica della Chiesa, che guarda cristianamente più ai meriti che ai demeriti, e quella della legge, non si comprende perché la Chiesa, nei suoi prounciamenti ufficiali, non debba tener conto della gravità, in termini di reati, e della pedofilia e delle molestie sessuali. Vale lo stesso discorso per le tasse, tema in questi giorni di calda attualità. Il cardinal Bertone invita a pagarle, senonché Messori fa malleva sull'inciso del cardinale - le imposte si pagano «secondo leggi giuste per aiutare i più poveri e deboli» - per applicare a questo dovere civico la propria morale elastica. Scrive infatti oggi Messori sul Corriere della Sera che preti e suore evadono il fisco come il «cittadino comune», ma lo fanno per «legittima difesa», perché pagare si deve, sì, ammette il giornalista, ma il Nuovo Catechismo della Chiesa parla di «giusti tributi», quindi se io cittadino considero il tributo eccessivo, sono legittimato a far la cresta. Mutatis mutandis, Messori potrebbe chiedersi: perché devo considerarmi un pedofilo se allungo la mano su un dodicenne? Dichiara infatti lui stesso: «Chi stabilisce la norma e la soglia d'età?». In altre parole, ci chiediamo: per autoassolversi basta avere da eccepire su quanto stabilisce la legge?

Poiché anche la Chiesa detta norme di comportamento in materia di etica sessuale o in generale di catechesi, siamo tutti legittimati, in nome del libero arbitrio, a ricusare la definizione di peccato in relazione a questa o a quella scelta di vita qualora fosse contraria al dettato cristiano? Quella di Messori pare una coperta troppo corta. Più volte il giornalista esprime un certo rammarico per la mania del politically correct che a suo dire sta «prendendo campo anche nel cattolicesimo italiano». A suo dire, la Chiesa starebbe cadendo nella trappola mediatica del prete-gay, «la categoria più esposta» al pubblico ludibrio: da un lato si stigmatizza il clero, secondo Messori, quando non accetta in seminario chi dimostra tendenze omosessuali, dall'altro lato si sta pronti col fucile spianato non appena qualche prete da un passo falso. Così ragionando, tuttavia, Messori stabilisce un'equazione indebita (o forse, come direbbe lui: unpolitically correct) tra omosessualità e attitudine alla molestia sessuale. Il trait d'union tra le due cose sembra essere l'incapacità dei più di attenersi ai voti di castità: «Sul piano umano è disumana - dice in proposito il giornalista -. Si resta casti solo se si ha fede salda, fiducia nella vita eterna. Il deficit non è organizzativo ma di fede. E non si risolve abolendo il celibato ecclesiastico, perché l'80% sono casi gay».

Un corto circuito, insomma. «La Chiesa ha sempre saputo che seminari e monasteri attirano omosessuali», dice Messori, ma l'incontinenza degli stessi diventa poi un problema anche di immagine pubblica. Curioso. Giorni fa, a proposito di Don Gelmini, la senatrice del Prc Lidia Menapace dichiarava: «Il pettegolezzo sulla sua identità sessuale e le sue preferenze non servono a nessuno e tendono ad affermare che chi è gay è anche molestatore, una falsità bella e buona». Ora Messori, che pure tira una bordata non da poco sui «preti antidroga superstar», per togliere la croce del pubblico molestatore dalla schiena di don Pierino gli rende lo stesso favore (ah, gli amici!) della senatrice Menapace: lascia intendere che il problema del prete-gay e del santo "sporcaccione" sta in primo luogo nella nostra ipocrisia pruriginosa. E lui, il «santo» della Comunità incontro, per tutta risposta replica: «Cosa credono, che siamo tutti froci?». Peggio la toppa del buco, signori.

http://liberoblog.libero.it/attualita/bl7301.phtml
 
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Nessunodovràsaperlo
view post Posted on 28/8/2007, 21:47




GalileoGalilei mi ha già presentato a voi per cui non servono cerimonie, sono qui da voi perchè ho bisogno di capire cosa sta succedendo intorno a me in questo momento, sono molto isolato-geograficamente e umanamente- e stordito per la vicenda don gelmini, vicenda che per me rappresenta qualcosa più che un avvenimento da tempo atteso e sperato, è un nodo irrisolto del mio essere :forse è il mostro che porto in me e non sopporto in lui Capire chi è veramente don Gelmini E come ha potuto conciliare dentro di se le due anime e tirare avanti senza impazzire?
 
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Nessunodovràsaperlo
view post Posted on 29/8/2007, 06:18




Sono stato giù a Terni il 17 agosto che era anche un venerdì (certo che se ero superstizioso...) e ho riferito agli inquirenti fatti ben precisi e circostanziati nel tempo che mi hanno visto testimone in prima persona e poi in seconda di quanto le accuse a Don Gelmini siano più che vere, che assieme al Gelmini pubblico che tutti conoscono-credono di conoscere- esiste un altro Gelmini, privato, segreto, inquietante, senza scrupoli, devastante, quell'uomo che io e molti ragazzi tossici ex tossici, ragazzi sbandati fuori casa ma anche boys scouts ,ragazzi dell'oratorio -ai tempi che si occupava di loro- hanno conosciuto, quella parte cioè in ombra, segreta e disperata di Gelmini, la sua sessualità maniacale che lui gestisce forse con il metodo di rimozione, o chissà come -per me è un mistero come ci riesca! - e più che il Vaticano qui dovrebbe darci una risposta uno psichiatra anche se mi pare ne abbia uno accanto che gli fa da badante 24 ore su 24 .


Gelmini l 'ho conosciuto a Roma nel 1968 quindi l'ho rincontrato nei primi mesi del 69, allora io ero uno di quei ragazzi sbandati che frequentavano il diacono francese-omosessuale- che aveva aperto le porte di una soffitta dietro Piazza Navona, a noi capelloni di Piazza di Spagna, Monsignor Gelmini - così si faceva chiamare- veniva con le borse della spesa e portafoglio aperto e macchinone da paura, faceva il samaritano, il predicatore del vaticano sensibile ai problemi e ideali di noi ragazzi beat ma mirava anche ad ottenere favori sessuali dai più gnocchi e ingenui. In seguito, sopravvissuto ai pericoli che quella vita portava- non sono diventato tossico cronico, ma attore e poi altre cose - le nostre strade-la mia e quella di don Gelmini ex galeotto - si sono più e più volte incrociate casualmente. Finii a vivere CASUALMENTE in un borgo della Sabina dove lui aveva preso la residenza per una questione burocratica , lì aveva messo su una comunità- spirituale ( almeno per il tipo di ragazzi che la occupavano un numero ristretto, tutti piuttosto avenenti ma poco spirituali perchè andavano di nascosto a comperare vino e alcolici in paese) a dispetto della sede ( un castello) erano un pugno di ragazzi Con un paio di costoro sono entrato in confidenza e mi hanno confermato quanto già sapervo. Sono a conoscenza - nomi e cognomi- di ragazzi da lui molestati e allontanati dalla comunità perchè scomodi o allontanatisi spontaneamente per non sottostare alle sue molestie , ho nomi di prelati -tutti ben in vista e anche molto televisivi- di Vescovi di Diocesi a cui ho confidato la cosa con le buone maniere e no. Nel 1997 feci uno scherzo da preti al Gelmini facendo credere all'ANSA che fosse stato arrestato per materiale pedo-pornografico a Fiumicino, questo per rompergli i coglioni e lanciargli un segnale forte che c'era chi sapeva bene chi fosse in realtà e doveva finirla con il predicare bene e razzolare male, -dello scherzo se ne assunsero indebitamente la paternità i Luther Blissett che gli diedero una motivazione diversa e contraria al mio intento- Di Don Gelmini mi da fastidio quello scagliarsi contro ciò che lui si permette di fare nel segreto. So anche perchè non fu la Diocesi di Milano- ma quella di Grossetto a ordinarlo prete-per il medesimo problema per il quale ora è accusato- e di certi "guai" che ebbe anche lì quando si occupava dei giovani della azione cattolica, tutte confidenze che mi fece Carlo Carretto scrittore cattolico e UOMO CORRETTO NON MOLTO AMATO IN VATICANO PER LE SUE IDEE LAICHE e con il quale avevo una profonda amicizia e presso il cui eremo a Spello incontrai uno dei ragazzi molestati e scappati da Mulino Silla. Con il tale ragazzo ora uomo padre di famiglia, mi sento, mi vedo tutt'ora. Forse agli occhi dei maligni e degli avvocati che difendono il prete per la vita che ho fatto non sono credibile, certo Carlo Carretto è morto, ma Mons. Salvatore Boccaccio Vescovo di Frosinone no, cosi Mons Giovanni d'Ercole ora funzionario della Segretreria di Stato pure, così Padre Federico Lombardi di Radio Vaticana della quale sono stato collaboratore anni 93/95 , il sindaco di Castel di Tora , l'impiegato comunale, l'allora Maresciallo dei Carabinieri di Ascrea e molta gente comune è viva e può testimoniare di quanto andavo dicendo DA SEMPRE sul conto del Gelmini.
Se non sono mai uscito con il mio nome prima d' ora era perchè avevo delle ragioni famigliari delicate ma anche perchè tutti alzavano le spalle o mi credevano matto. Uno di costoro era il Vescovo di Terni Mons Gualdrini . Il segretario della CEI mi chiuse il telefono in faccia, Don Ciotti era perplesso mi disse di avere le mani legate. Ora che sono stati scoperti gli altarini - reso noto il passato da canaglia del Gelmini che tutti ignoravano , - vediamo come se la caverà il Santo Abusatore. A naso sono molto più di 10 i ragazzi ex comunitari che ora lo accusano, gli altri sono saltati fuori quando il prete cominciò a inveire ed accusare gli accusatori di essere avanzi di galera e ricattatori. La rabbia li ha spinti a testimoniare spontaneamente quanto sapevano e non sono avanzi di galera, posso assicurarvi. E' tutto, o quasi di quanto potevo raccontarvi. Ora si vedrà se il prete non farà una mossa da teatro per sconvolgere la situazione- potrebbe togliersi la vita o farsi ammazzare da qualcuno per passare per martire innocente e salvare la sua immagine ai posteri. Potrebbe confessare e chiedere scusa, ma questo comporterebbe una coerenza con il cristianesimo che lui non ha perchè è il classico prete falso. :o: :o: :o: :o:
 
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inyqua
view post Posted on 29/8/2007, 15:12




Scusate manco da un po'. Questa è una testimonianza molto significativa. Posso chiedere all'autore di questo pezzo se vuole pubblicarlo (naturalmente in forma anonima) sul mio blog che ha una buona visibilità (fra l'altro in zona laica di centrodestra e comunque liberale...)?
Può scrivermelo qui oppure anche in mail : [email protected]
 
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view post Posted on 29/8/2007, 15:49
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Chiedilo direttamente a nessunodovàsaperlo in privato. Credo che non ti farà problemi
 
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inyqua
view post Posted on 29/8/2007, 16:25




Faccio subito. Grazie.
 
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inyqua
view post Posted on 29/8/2007, 16:45




Ah ok ho capito...il pezzo è tratto dal libro....
 
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Nessunodovràsaperlo
view post Posted on 29/8/2007, 17:24




No il pezzo non è tratto dal libro, l'ho scritto l'altra sera.

Leggo il suo invito di postare sul suo blog e che devo dire? Questo che vo dicendo da un quarto di secolo su don Gelmini nessuno mai mi voleva credere e ora che anche altri lo dicono mi si chiede di stare zitto perchè fin tanto non verrà giudicato colpevole il Gelmini è da considerarsi presunto innocente, ma che stronzata, questo vale per chi le cose non le sa e non le ha conosciute in prima persona come è stato per me per cui mi prendo tutti i rischi e le maledizioni di monsignori e curati e dei vari Gaspari e lo dico e lo ridico qui e dove mi pare e piace perchè abbiamo a che fare con una chiesa ipocrita e omertosa che sapeva benissimo chi fosse e cosa facesse il Gelmini nelle sue comunità ai ragazzi che gli facevano gola,(sessualmente) anche se aveva 82 anni il vizio di chiedere intimità fisica ai ragazzi non gli è mai passata Si può ingannare alcuni per tutto il tempo e tutti per qualche tempo, ma non si può mai ingannare tutti per tutto il tempo. Ecco detto, se posso correggere qualche refuso e punteggiatura-o magari lo fa lei :-) - si prenda pure la mia testimonianza con tanto di mio nome e cognome. un caro saluto
 
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inyqua
view post Posted on 29/8/2007, 21:30




Ecco fatto.
Postata la testimonianza.

http://inyqua.iobloggo.com/archive.php?eid=296

Naturalmente chiunque voglia potrà intervenire in un'eventuale discussione
 
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