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Molestie sessuali. Morto don Gelmini: "E' un complotto ebraico", 4 anni in galera per truffa, bancarotta fraudolenta, assegni a vuoto

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view post Posted on 17/12/2013, 07:22
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http://www.ilmessaggero.it/UMBRIA/processo...ie/408818.shtml

Terni, potrà riprendere all'inizio di febbraio
il processo a don Pierino Gelmini
PER APPROFONDIRE tagProcesso, violenza sessuale, don Pierino Gelmini, Amelia, Comunità Incontro

Don Pierino Gelmini
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TERNI - Riprenderà il 6 febbraio prossimo il processo nei confronti di don Pierino Gelmini, il fondatore della Comunità incontro accusato di violenza sessuale su una decina di ospiti di Molino Silla di Amelia. Il sacerdote ha comunque sempre sostenuto la correttezza del proprio comportamento. La data è stata fissata dal tribunale di Terni, dopo che la Corte costituzionale ha dichiarato infondata la questione di legittimità sollevata dal collegio in merito agli articoli 70 e 71 del codice di procedura penale, che disciplinano la sospensione del processo per legittimo impedimento per infermità.




I giudici ternani, nel maggio 2012, avevano infatti deciso di sospendere il procedimento nei confronti di don Gelmini dopo le ripetute richieste di rinvio da parte della difesa del fondatore della Comunità Incontro, a causa del peggioramento delle condizioni di salute di quest'ultimo, oggi ottantottenne.

Il tribunale, riconoscendo il legittimo impedimento fisico dell'imputato, aveva quindi sollevato la questione di legittimità dei due articoli, per contrasto con quelli della Costituzione 111 (principio di ragionevole durata del processo), 97 (buon andamento della pubblica amministrazione) e tre (principio di ragionevolezza).

Nella propria ordinanza la Corte costituzionale ricorda, però, di avere «più volte escluso la possibilità di assimilare la infermità di mente, che determina l'incapacità di partecipare al processo, ad una situazione di mero impedimento fisico, la quale risulta in genere più facilmente superabile e comunque non costituisce un ostacolo assoluto alla celebrazione del giudizio». Sempre secondo la Consulta gli impedimenti connessi a patologie fisiche, «che potrebbero essere del tutti transitori, non necessariamente precludono all'imputato l'esercizio di diritti diversi dalla personale partecipazione al giudizio»

Lunedì 16 Dicembre 2013 - 20:38
Ultimo aggiornamento: 20:39
 
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view post Posted on 7/2/2014, 02:54
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www.ilsecoloxix.it/p/italia/2014/02..._potrebbe.shtml

06 febbraio 2014
Don Gelmini, una perizia potrebbe far sospendere il processo

Don Gelmini Don Gelmini, riparte il processo per abusi


Terni - Don Pierino Gelmini dovrà essere sottoposto a una perizia medica per stabilire se è capace di intendere e volere e quindi imputabile: è quanto ha deciso oggi il tribunale di Terni alla ripresa del processo nei confronti del fondatore della Comunità incontro, accusato di violenza sessuale ai danni di una decina di ospiti della comunità di Molino Silla di Amelia (accuse che il sacerdote ha sempre respinto).

La perizia è stata chiesta dal pm Barbara Mazzullo dopo che la difesa di don Pierino, sostenuta dall’avvocato Manlio Morcella, ha presentato una consulenza di parte, redatta dal professor Francesco Bruno e dal dottor Alvaro Paolacci, in cui si evidenzia «l’attuale e persistente incapacità di intendere e volere» di don Pierino, oggi 89enne, alla luce del peggioramento del suo stato di salute. L’incarico al medico legale che dovrà redigere la perizia, il dottor Michele Moretti, sarà affidato il prossimo 25 marzo.

Nell’udienza di oggi le parti civili (alcune delle quali si sono opposte al nuovo rinvio del processo) hanno anche richiesto la citazione, come responsabile civile, dell’Associazione Comunità Incontro Onlus. Su questa istanza i giudici si sono riservati la decisione. Recentemente la Corte costituzionale si era pronunciata negativamente in merito alla sospensione del processo decisa nel maggio 2012 dal tribunale sulla base di impedimenti dell’imputato connessi a patologie esclusivamente fisiche e non psichiche, come viene richiesto invece ora dalla difesa.
 
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view post Posted on 21/3/2014, 15:13
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http://91.212.219.74/video/processo-don-ge...isposta-perizia

Processo a Don Gelmini, il sacerdote peggiora: disposta perizia


Il medico dovrà stabilire se è capace di intendere e volere e quindi di stare in giudizio.
Servizio di Lisa Malfatto andato in onda su Umbria Tv
 
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view post Posted on 3/5/2014, 09:14
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http://danielebarbieri.wordpress.com/2014/...e-altre-storie/


Don Pierino, droga e altre storie

2 maggio 2014 di DB

Un piccolo dossier con l’introduzione allo spettacolo teatrale (monologo con chitarra) «La comunità perversa, don Pappòn e i suoi figli dell’amore» di e con Angelo Maddalena, con una nota su don Gelmini e i molti buoni affari dei falsi “preti di strada” e con le altre proposte “vagabonde” – libri auroprodotti e spettacoli di strada – dell’infaticabile Angelo.
«E ti rialzerà, ti solleverà su ali d’aquila,

ti reggerà sulla brezza dell’alba, ti farà brillar come il sole, così come le ali vivrai». Eravamo in tanti a cantare questa canzone: avevo diciassette anni, eravamo in un teatro tenda e c’era il Raduno Festa Giovani a Piazza Armerina, la sede della diocesi… Accanto a me c’era una ragazza, gli occhi neri e grandi, la pelle liscia e bella, come la Nutella ma di colore chiaro, come la Nutella bianca. Io volevo dirle qualcosa, parlare con lei, ma Gesù non voleva, cioè mi avevano insegnato che Gesù non vuole, perché se ci parli poi ti viene da fare altre cose, ma come? così in automatico? sì così, è una cosa collegata, automatica, come un interruttore, se lo accendi accendi tutto, tutta la luce della stanza, non solo in un punto, che metafora di minchia, comunque in quel periodo credevo che Gesù fosse l’amico dei deboli, dei timidi e dei rincoglioniti e che potesse dare senso a tutte le rinunce, aveva rinunciato alla vita e preferito la morte di croce, in confronto, evitare di parlare con una ragazza di Gela o di Piazza Armerina o di Butera (queste alcune città della diocesi) che era? niente, anzi, avrei potuto anche fare di più, flagellarmi, o no? comunque, quasi era una flagellazione, perché a diciassette anni non riuscire a parlare con una ragazza seduta accanto a te per tre ore… minchia se è una flagellazione, devi darti martellate sugli ormoni a ritmi impensabili! Al centro della scena, nel palco del Teatro Tenda, fortunatamente c’era un uomo che mi aiutava a dimenticare ogni tanto la flagellazione: un uomo vestito di nero, con un microfono in mano, al centro di tutto, del mondo, del teatro, e parlava, i capelli bianchi tirati indietro, e gridava ma lievemente, la sua voce tonante e forse un po’ rauca diceva così: «Mario è andato via dalla Comunità, ma dalla Comunità non si va via, perché dentro la comunità si vive, fuori dalla comunità si muore». Che cazzo voleva dire? non lo capivo ma mi piaceva la sua voce e i suoi capelli alla Rodolfo Valentino però bianchi! «Mario è andato via dalla Comunità e gli ho dato un carillon prima che andasse via, e gli ho detto: “Mario, se lascerai questo carillon a casa di tuo madre e andrai via da casa di tua madre, vuol dire che non tornerai più”». Ma che minchia c’entra il carillon, sua madre e il fatto che lui non sarebbe tornato più? Non lo capivo, ma la sua voce e il suo capello alla Valentino ci stregavano e quando finì di parlare eravamo commossi. La ragazza era andata via nel frattempo e la flagellazione… continua!
Al ritorno con gli altri compagni di parrocchia, sull’autobus, sapevamo che c’erano comunità dove stavano ragazzi drogati e quell’uomo lì, don Gelmini o don Pappon, li curava, li guariva e li salvava dalla droga.
Passarono un po’ di anni, e io sto sempre in comunità: non uscivo mai perché fuori dalla comunità si muore e dentro si vive, o viceversa, ma no no, fuori si muore e dentro si vive, è giusto così. E non ci confondiamo perché se no poi comincio a entrare e a uscire e… mi metto a spendere soldi! meglio stare in comunità che lì si mangia bene e non si spendono soldi per minchiate tipo andare al pub e bere gin e coca o coca e gin, ma meglio gin e coca perché con gin e coca esci, coca e gin entri e poi entra Gino ed esce coca.
Un mio amico mi ha portato un giorno un foglio che aveva stampato da internet e io, che dentro la comunità non guardo internet e non guardo giornali, gli ho detto «che mi porti queste cose qui pericolose».
«Come pericolose?» mi ha detto lui: «sono notizie, i giornali ne stanno parlando in questi giorni».
«Ecco vedi che sei pericoloso! tu mi preoccupi» gli ho detto: «perché leggi troppi giornali».
«Ma come?» disse lui e pensava “sei tu che mi preoccupi quando dici ‘ste cose” ma lo tenne per sé e invece mi disse: «Sai che a don Gelmini lo stanno accusando, lo stanno processando, di fare cose che non si possono dire con i ragazzi drogati che stanno nelle sue comunità».
«Ma sì, lo accusano sempre perché lui è troppo bravo e lo vogliono fare diventare meno bravo perché quando uno è troppo bravo ci sono tanti poco bravi invidiosi che lo vogliono debravizzare» gli ho detto
Allora lui mi ha detto che non solo i giornalisti ma anche tanta gente su internet scriveva lettere su don Gelmini Pappò, per esempio un barbone scriveva una lettera che lui mi voleva leggere.
«Sono un barbone, che la notte vado nei pachistani per connettermi a internet, di solito vado nei siti a luci rosse che ormai non mi fanno più manco effetto, me fanno addormentà, ma ieri notte me so svegliato di brutto a vedere su google news la notizia che l’hanno preso col sorcio in bocca a don Gelmini. Conosco da ‘na vita quel vecchio marpione di don Pierino, da quando negli anni ’60 veniva nel parco di Roma dove io andavo, a piazza de Spagna e piazza Navona, e arrivava col suo macchinone nero targato Vaticano. Faceva salire sulla macchina qualche ragazzo di quelli belli, coll’occhi azzurri, i cherubini, me capite, quelli più bisognosi de cure. Poi alcuni raccontavano che gli faceva le seghe e diceva che anche Gesù le faceva agli apostoli per fare l’unione spirituale. e qualcuno raccontava ridendo che proponeva di fare la comunione col cazzo al posto dell’ostia».
Allora io gli dico al mio amico: «Ma come ti permetti? e come si permette sto barbone di dire cose così orrende e tu che ci credi e le le leggi. Don Pierino è un Santo, salva le vite di tanti giovani e anche di alcuni amici miei e anche la mia».
«Ma tu non sei drogato» mi dice il mio amico.
«Va bè ma che c’entra, lo potrei diventare, e per prevenire… sto in comunità».
Senti però che dice il barbone dopo, mi dice il mio amico: «Poi non se fece più vedere don Pierino, erano gli anni fine ’60 inizio ’70. In quegli anni uscirono notizie che il don era stato arrestato, nel ’69 tipo, per alcuni affari legati a una cooperativa di costruzioni e traffici illeciti di latte e formaggio tra Parma e l’Argentina e altre cose che non so, però so e si seppe in quel periodo ‘na cosa terribile. Io sono de Frascati, don Pierino abitava all’Infernetto, vicino Frascati, lo trovarono nella sua villetta con la Jaguar e le cameriere e i cani dobermann quando lo arrestarono, però c’è n’artra cosa terribile: un suo collega, un prete come lui, magari suo amico, si prese il cianuro e si suicidò in quel periodo per non parlare, e con tutto ciò sul “Messaggero” non si fece il nome del don Pierino, andate a cercare negli archivi, ci vuole un cane d tartufi per scovà ‘sta notizia, e mo ve saluto, me ne vado. E comunque ai barboni don Gelmini manco li guarda, guarda quelli come il Berlusca, pieni di soldi, che gli venga un colpo».

Ho chiesto ad Angelo Maddalena di presentarmi il testo e lui ha risposto così.
«“La comunità perversa” è una metafora? Una parodia? Un pezzo di verità? Nel 1989, la prima volta che vidi don Pierino Gelmini-Pappòn, ero rimasto preso dalle sue parole, io giovane cattolico fra tanti altri affascinati o forse anche “affatturati”, come direbbero mia nonna o mia madre. Nel 2004 è uscito il romanzo di Marco Salvia, “Mara come me, omicidio in comunità” (Stampa Alternativa). Nel 2005, a gennaio, Marco Salvia dichiara che il suo romanzo è un libro-verità e il prete che lì si chiama don Luigi è in realtà don Pierino Gelmini… Dall’agosto 2007, “Mara come me” fa parte del materiale probatorio nell’inchiesta su don Gelmini che comprende 5 faldoni depositati alla Procura di Terni. Dunque il mio testo si collega a storie vere, indagando limiti e oscurità delle comunità terapeutiche per tossicodipendenti… per andare oltre. L’ho presentato nel 2014 a Pistoia, Firenze, Genova e (pochi giorni fa) a Bologna. Per approfondimenti consiglio anche «Gabbie metropolitane» di Emilio Quadrelli (Deriveapprodi editrice). Il mio racconto vuole aprire una serie di narrazioni e riflessioni per far luce sulle Comunità Incontro di don Gelmini, punta di iceberg di un mondo sconosciuto e volutamente non raccontato se non in chiave apologetica. Storia di potenti: don Gelmini e i suoi compagni di merenda Berlusconi, Casini, Giovanardi, Amedeo Minghi e il generale Speciale fra gli altri. L’impero di don Gelmini ha origini lontane, anche perché non è solo un’avventura sua ma di tanti altri preti sedicenti di strada e affaristi del “volontariato” e della sedicente cooperazione sociale: vedi l’ultimo romanzo di Luca Rastello, «I buoni» (Chiarelettere). In libreria da pochi mesi c’è anche «La Collina» (Fandango) di Andrea De Logu che parla di San Patrignano. Inquieta e sconvolge che sulle comunità terapeutiche per tossicodipendenti, a parte i già citati e recenti, non si hanno analisi critiche dagli anni ’80, cioè dai due libri di Riccardo D’Este, «Quel ramo del lago di NArco» e «Intorno al Drago» (entrambi editi da 415), oppure si deve andare ancora più indietro per trovare «Gli ostelli dello sciamano» edizioni Senzagabbie. Il mio progetto è scavare in questi meandri per fare analisi del presente, delle politiche, degli sconvolgimenti antropologici. Per farlo chiedo sostegno e contributi a chi vorrà, aiutarmi da diversi punti di vista (medico, giornalistico, letterario, politico). Gli spunti di partenza li ho chiari e ne parlerò con piacere con chi vorrà collaborare. Mi trovate qui oppure qui 388 1973465».
 
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http://www.umbrialeft.it/notizie/ancora-ri...essere-giudizio

Cronaca By Redazione
Ancora un rinvio per il processo a Don Gelmini: incapace di essere in giudizio
01/07/2014 - 22:18

TERNI - Don Pierino Gelmini non e' in grado di "partecipare coscientemente" al processo a suo carico a causa dell'aggravamento delle condizioni di salute: e' quanto emerge dalla perizia medico-legale disposta dal tribunale di Terni, sulla base della quale i giudici hanno deciso nell'udienza di oggi di sospendere momentaneamente il processo nei confronti del fondatore della Comunita' Incontro, accusato di violenza sessuale ai danni di una decina di allora ospiti della struttura di Molino Silla di Amelia.
In particolare secondo la consulenza redatta dal dottor Michele Moretti, le condizioni diagnosticate impediscono all'imputato "la capacita' di esercitare consapevolmente lo specifico diritto all'autodifesa e quindi di partecipare coscientemente al processo".
I giudici hanno comunque fissato una nuova udienza, il 4 marzo 2015, data entro la quale lo stesso specialista dovra' verificare nuovamente le condizioni di don Pierino.
La perizia era stata richiesta dal pm Barbara Mazzullo, dopo che gia' la difesa dell'ex sacerdote (sostenuta dall'avvocato Manlio Morcella) aveva presentato una perizia di parte in cui si evidenziava la "persistente incapacita' di intendere e di volere" dell'imputato.
Don Gelmini si e' sempre proclamato estraneo agli addebiti, rivendicando la correttezza del proprio operato.
Sempre oggi e' stato intanto dichiarato prescritto il reato contestato all'altra imputata, Patrizia Guarino, madre di una delle parti lese, accusata di favoreggiamento nell'ambito dello stesso procedimento.
Don Gelmini: assistito 24 ore su 24 in Comunità ad Amelia
Affetto da diverse patologie e da demenza senile, don Pierino Gelmini da oltre un anno e mezzo non si muove piu' dalla camera del suo appartamento a Molino Silla di Amelia, la casa madre della Comunita' Incontro. Assistito 24 ore su 24 dal personale della struttura che si avvale anche di specialisti medici e infermieristici esterni.
"Lui per 60 anni si e' fatto carico della Comunita' e ora la Comunita' si prende cura di lui" spiega all'ANSA Giampaolo Nicolasi, uno dei piu' stretti collaboratori dell'ex sacerdote.
Nel 2008, su sua richiesta, l'ottantanovenne don Gelmini e' stato ridotto allo stato laicale "per difendersi meglio" nel processo per molestie sessuali su una decina di allora ospitidella Comunita' oggi momentaneamente sospeso dal tribunale di Terni proprio per le sue condizioni di salute. Il sacerdote ha infatti sempre respinto ogni addebito e rivendicato la correttezza del proprio operato.
Le condizioni di salute di don Gelmini sarebbero progressivamente peggiorate dopo l'ultimo ricovero in ospedale, un anno e mezzo fa. E' affetto da diverse patologie a cuore e reni e dal diabete, oltre che dalla demenza senile. E' costretto a rimanere a lungo a letto nella sua camera.
Il fratello, padre Eligio, e la sorella, Clelia, anche lei molto anziana, chiamano costantemente la Comunita' Incontro per tenersi informati delle condizioni di quello che tutti continuano a chiamare "il don".
Intorno a lui l'attivita' della Comunita' Incontro va comunque avanti come sempre. La struttura specializzata nel recupero di tossicodipendenti ha decine di sedi in Italia e nel mondo. A guidarla e' un comitato direttivo voluto proprio da don Gelmini tempo fa.
 
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http://www.vivereassisi.it/index.php?page=...icolo_id=487281

Terni: sostituito pacemaker a Don Gelmini, il parroco sta bene

immagineDon Pierino Gelmini, fondatore della Comunità incontro, è stato sottoposto oggi a un intervento di sostituzione di un pacemaker presso l'ospedale Santa Maria di Terni.

Secondo quanto si apprende, l'intervento programmato - eseguito dall'equipe della struttura complessa di cardiochirurgia diretta dal professor Enrico Boschetti - è "perfettamente riuscito". Don Pierino è comunque tenuto sotto stretta osservazione viste le sue condizioni precarie di salute, dovute a diversi problemi.



di Redazione
 
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http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/...1e05774e5e.html

TERNI
È MORTO DON GELMINI, FONDATORE DELLA COMUNITÀ INCONTRO DI AMELIA
L'ex presbitero si è spento dopo una lunga malattia. Aveva 89 anni

13 agosto 2014
È morto questa sera don Pierino Gelmini, fondatore della Comunità Incontro di Amelia. Don Gelmini era da tempo malato. È morto nelle sue stanze di Molino Silla di Amelia. Accanto a lui i suoi più stretti collaboratori.

"È stato assistito fino in ultimo dai ragazzi che lui ha assistito per una vita" ha detto Gianpaolo Nicolasi, uno dei suoi più stretti assistenti. Don Gelmini è stato da sempre impegnato nel recupero dei tossicodipendenti. La comunità ha sedi in tutto il mondo.

Ex prete, Don Gelmini era stato ridotto nel 2008 allo stato laicale in seguito alle indagini per abusi sessuali, dopo le accuse di una decina di ex ospiti delle sue strutture. Nel marzo 2008 la Procura di Terni ne ha chiesto il rinvio a giudizio e lui si è sempre dichiarato innocente. Dopo una lunga sospensione per gravi condizioni di salute, il 6 febbraio 2014 era ripreso il processo, nuovamente sospeso lo scorso primo luglio dopo che una perizia aveva stabilito che - date le sue condizioni di salute - don Gelmini non era in grado di partecipare coscientemente al processo a suo carico.
 
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http://bellaciao.org/it/spip.php?article34449

La morte di un prete losco
di : Antonio Recanatini
mercoledì 13 agosto 2014 - 07h16

È morto padre jaguar, un tipo da tenere nascosto, un prete particolare, un po’ naif. Un mito cattolico, un uomo senza nessun rispetto di una qualsiasi morale, filosofia o civiltà, un prete dalle mille sfaccettature, una tra tutte "l’omosessualità compulsiva per i ragazzi", mai dichiarata apertamente, sempre smentita, anche di fronte all’evidenza e ai reati annessi. Solo che in prigione dovette cambiare spesso cella, non per motivi di salute, ma perché sempre al centro di scandali e di orge consumate tra i detenuti, molti dei quali chiesero il suo allontanamento. Le amicizie influenti e il contante a portata di mano gli hanno evitato altre decine e decine di denunce per stupro e pedofilia. Vantava la sua amicizia con silvio c’è, apertamente, tanto che lo definì in questo modo "Berlusconi è un vero amico, prima che il capo di governo. Vorrei poterti dire ti amo". Don pierino doveva tanto al nano, oltre la gelmini sconosciuta, portata in parlamento, ma in quel caso pare che la colpa fu di suo fratello, un altro sacerdote conosciuto negli anni settanta Padre Eligio Gelmini, chiamato il prete in cachemire. Amico di veline e calciatori dell’epoca, molto vicino alle trame nere. Don gelmini muore, qualcuno lo metterebbe tra i buoni della chiesa, ignorando che i due preti fratellini di sangue, in quegli anni continuavano a costruire un impero, con gli affari in Argentina. Strano caso, perché in quel periodo Luis Copello, arcivescovo di Buenos Aires guidava una jaguar e veniva inquisito, e arrestato, per bancarotta fraudolenta, emissione di assegni a vuoto, e truffa. Il buon don pierino riuscì anche nell’intento di figurare come manager di una ditta import-export in america latina di quel tempo, quella regimi dittatoriali, quella in cui la politica sanguinaria passava attraverso la protezione dei nazisti. Finì in carcere e la curia lo mandò in esilio, tanto per espiare i peccati. Dopo pochi mesi, i due preti continuarono ad avere uno stile di vita da imperatori, ville lussuose, macchine, donne, ragazzi, feste e balli esoterici ecc ecc. Il più attivo dei due fratelli si fece iniettare il virus dell’aids, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul virus, ma nessuno poté consultare le analisi e verificare il senso del suo "martirio", infatti non è morto di aids. Ora fate anche l’inchino a questo bastardo e pregate per lui!
 
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http://www.lasicilia.it/articolo/taormina-...-sono-innocente

Don Salvatore Sinitò lascia la parrocchia
«Me ne vado da innocente, non ho un’amante»
di Tony Zermo
Ago 13, 2014 -A A +A
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Le maldicenze, le lettere anonime, le telefonate misteriose, gli articoli fumosi dei giornali stanno spingendo il sessantenne arciprete di Taormina, don Salvatore Sinitò, ad andare via dopo cinque anni di permanenza e di una proficua attività. Non ha colpe, non ha ombre, ma molte benemerenze: ha creato un consiglio pastorale eletto dai fedeli, ha riparato le crepe di tutte le chiese medievali di Taormina, ha rimesso a nuovo il cinema parrocchiale e ripreso dopo decenni la festa di San Pancrazio, il Patrono nero che gli svagati taorminesi avevano dimenticato, storditi come sono dai rimbombi e dai luccichii del teatro antico.
– Parroco, ma se lei è innocente perché se ne va? Non può sembrare una sconfitta, una ammissione di colpa?
«Non sarebbe una sconfitta, ma una vittoria. Me ne vado a testa alta in un’altra parrocchia per non essere elemento di divisione. La comunità è spaccata e io ho lavorato tanto per tenerla unita, per cui preferisco sacrificarmi. Anche Gesù Cristo è morto sulla croce per il bene dell’umanità.
Io in fondo cambierei solo parrocchia e terrei al riparo il mio gregge.
Comunque è falso che io sia stato mandato via. Vogliono farmi mandare via quelli della controparte, quelli che hanno diffuso le voci anonime. L’arcivescovo mi ha detto solo: scegli quel che è meglio fare per la tua serenità. Allora io da buon prete per salvaguardare la Chiesa debbo anche riflettere su cosa è meglio fare. Queste voci su di me sono state diffuse non da ora sui giornali, ma dal tempo delle lettere anonime che sono state trovate in chiesa, e solo perché una ragazza catechista che veniva in chiesa assieme ad altri ragazzi mi è stata addebitata come amante. Ma era la fidanzata di mio nipote Lillo che ha 25 anni. Io ho 60 anni ed è un cosa molto assurda pensare che possa avere quella ragazza come amante».
L’INTERVISTA COMPLETA NELL’EDIZIONE IN EDICOLA
 
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www.lamappaperduta.com/don-gelmini.php


on gelmini: l'orrore, la vergogna, gli abusi, gli arresti ... e molto altro.

In questa pagina è raccolta, suddivisa in sezioni, tutta la storia della Comunità Incontro, dagli albori fino ai giorni nostri.
I dati sono stati reperiti dalle consistenti cronache giudiziarie, dall’archivio storico del Corriere della Sera, di Repubblica e di altri quotidiani e settimanali, da alcune trasmissioni televisive e da alcuni testi pubblicati in lingua italiana. Completano le fonti diversi dati di istituzioni pubbliche, soprattutto in merito ai risultati del programmi terapeutici.
Se sei alla ricerca di un dato particolare e non lo trovi contattaci direttamente.
Questa pagina, considerata la grande mole di dati da raccogliere e inserire è perennemente in costruzione e pertanto ti consigliamo di sottoscrivere un feed in modo da essere sempre aggiornato non appena nuovi contenuti saranno inseriti

Diversi contenuti di questa sezione sono stati gentilmente concessi da Marco Salvia, giornalista e scrittore, che sulla vicenda è certamente il più aggiornato. La biografia qui sotto, invece, è tratta da Wikio.

L'accusa di molestie sessuali mossa da alcuni ex ospiti di don Pierino Gelmini ha fatto venire alla luce il passato pluripregiudicato di questo sacerdote. E' stato condannato a quattro anni di carcere e, dopo un omicidio avvenuto nel 1991, si inizia a parlare di abusi sessuali. Di seguito una breve biografia non autorizzata del fondatore della Comunità incontro.

1963 - L'uso fraudolento del titolo di Monsignore
Don Pierino Gelmini viene diffidato dalla curia nell'uso del titolo monsignore, che ancora non possiede. Ancora oggi sul sito della comunità incontro si sostiene che nel 1963 era già monsignore.

1969 - Il primo arresto
E' il 13 novembre, i Carabinieri arrestano don Gelmini, all'epoca segretario del cardinale Luis Copello, arcivescovo di Buenos Aires. E' accusato emissione di assegni a vuoto, truffa e del fallimento di una cooperativa di costruzioni delle Acli. E' anche convolto negli affari poco chiari di una ditta di import-export tra Italia e Argentina costituita grazie al suo incario nella curia romana. Nella sua villa viene trovata una Jaguar.

1970 - La fuga in Vietnam
Don Pierino, fugge nel Vietnam del Sud. Qui venne denunciato per appropiazione indebita ai danni della vedova del Presidente da parte del fratello di quest'ultimo, l'arcivescovo di Hué Nho-Dihn Thuc.

1971 - Quattro anni di carcere
Costretto a tornare in Italia, non può sfuggire alla condanna del luglio 1971 a quattro anni di carcere per fallimento, truffa ed emissione di assegni scoperti. Viene isolato a causa delle lamentele degli altri detenuti per i suoi comportamenti promiscui.

1976 - Il secondo arresto
Don Gelmini viene arrestato per la seconda volta insiema al fratello frate Eligio, noto frequentatore di feste mondane, confessore di calciatori, cappellano del Milan e amante del lusso. Sono accusati di aver ricevuto una bustarella di 50 milioni da Vito Passera, un imprenditore in difficoltà, per farlo diventare console onorario della Somalia ed avere facilitazioni nel commercio di burro tra gli Usa e il paese africano.

1977 - Ritorno alla Villa del lusso
Mentre il fratello frate Eligio continua a vestire maglioncini di cashmire, don Pierino ritorna ad abitare nella villa romana che La Stampa descrive così: «due piani, mattoni rossi, largo muro di cinta con ringhiera di ferro battuto, giardino, piscina e due cani: un pastore maremmano e un lupo. A servirlo sono in tre: un autista, una cuoca di colore e una cameriera».

1979 - Il nuovo business
Don Gelmini disse di aver rinunciato alla "carriera per salire su una corriera di balordi". Nasce il nuovo business delle Comunità incontro per il recupero dei tossico dipendenti. La prima è ad Amelia, nel cuore dell'Umbria, in un vecchio casale ottenuto in concessione 40ennale dal comune. Oggi sono oltre 150 in tutto il mondo, costruite grazie ad ingentissime donazioni tra cui 100 milioni di euro da Silvio Berlusconi.

1988 - Abuso nell'uso dell'anello vescovile
Don Pierino è un prete di rito latino, ma nel 1988 viene insignito del titolo di Esarca Mitrato della Chiesa cattolica greco-melkita. Ha diritto all'uso dell'anello, della mitra, della croce e della pastorale quando celebra la messa con rito greco, anche se non è vescovo. Don Gelmini commette spesso gravi abusi celebrando la messa in rito romano, ma vestendo paramenti greco-ortodossi. Inolre utilizza l'anello da vescovo pur non essendolo.

1991 - Omicidio e prime indagini su abusi sessuali
Il 23 novembre Fabrizio Franciosi viene ritorvato morto sgozzato al grattacielo di Rimini. E' un cittadino di San Marino ed era stato ospite della casa madre della Comuntà incontro, il Mulino Silla. Dopo l'omicidio, tuttora avvolto nel mistero, il fratello aveva raccontato agli inquirenti riminesi di abusi sessuali ad opera di don Gelmini avvenuti in una casetta del parco della comunità. Carlo Franciosi, padre di Fabrizio, è uno stimato medico ed è Consigliere della Repubblica di San Marino. Ha dichiarato di essere molto turbato dalle nuove accuse a don Gelmini.

1993 /2003 - Una lettera a don Mazzi accusa don Gelmini
Nel 2003 don Antonio Mazzi riceve una lettera da parte di un ragazzo che sostiene di aver subito molestie sessuali da parte di don Gelmini nel 1993. E' stato per due anni ospite anche della comunità di don Mazzi, dove ha raccontato quello che è accaduto.

2004 - Un libro di Marco Salvia racconta la vita in comunità
Nell'ottobre 2004 esce il libro di Marco Salvia "Mara come me" che racconta la vita all'interno di una comunità di recupero di tossicodipendenti. La storia è romanzata e i nomi dei presonaggi non sono quelli reali. Il 23 gennaio 2005 il quotidiano Il Manifesto pubblica una lettera on cui l'autore usciva allo scoperto, dichiarando, al contrario di come solitamente avviene, che nulla di quanto raccontato è “puramente casuale”. Inoltre, il personaggio chiamato “don Luigi”, è in realtà don Pierino Gelmini.

2006 - Il sostegno alla legge Fini-Giovanardi
Don Pierino fu uno dei maggiori sostenitori della nuova legge sulla droga che ha eliminato la differenza tra droghe leggere e pesanti. Ad un'anno e mezzo dalla sua entrata in vigore, iniziano ad essere evidenti i danni di tale provvedimento. I dati contenuti nell'indagine ipsad presentata dal ministro Ferrero in Parlamento e quelli della relazione annuale della Polizia parlano chiaro: è aumentato il consumo di droghe pesanti.

2007 - Bruno Zanin accusa don Gelmini di violenza sessuale, il Vaticano sapeva
L'attore Bruno Zanin (Amarcord, L'Agnese va a morire, Il caso Moro), è l'autore dell'autobiografia "Nessuno dovrà saperlo" dove racconta di aver subito abusi sessuali da Don Gelimini all'età di 13 anni. Il capitolo che parle dell'abuso è disponibile gratuitamente in rete per volontà dell'autore sul sito Bipensiero, può essere scaricato cliccando qui. Zanin, che è stato collaboratore di Radio Vaticana durante le guerre della ex-Yugoslavia, aveva raccontato gli abusi al direttore dell'emittente Padre Lombardo, che oggi portavoce del Vaticano. Zanin aveva informato anche un altro alto prelato: Monsignor Giovanni d' Ercole.

2007 - Il portavoce massone
Aldo Curiotto, addetto stampa di don Gelmini e sua moglie Maretta, segretaria del prete, lasciano gli incarichi presso la comunità dopo 18 anni. Il nuovo responsabile della comunicazione della comunità è Alessandro Meluzzi, psichiatra, onnipresente sugli schermi TV. Meluzzi è membro della Loggia massonica Madre Ausonia massoneria dal 1982, l'unca cosa a cui ha tenuto fede. Per il resto è un ex comunista, ex socialista, ex forzista, ex cossighiano, ex buttiglionano, ex diniano, ex mastelliano e ex verdi. E' anche sposato, divorziato e risposato.

2007 - Nuove accuse di abusi sessuali
Pochi giorni fa' si è diffusa la notizia che don Gelmini è indagato da sei mesi per presunti abusi sessuali nei confronti degli ospiti della comunità. Le accuse sono mosse da cinque ragazzi e sembrano credibili. Il cardinale Marchisano, ex vicario per la città del vaticano, invita don Pierino a farsi da parte e ad affidare la comunità ad un fiduciario. Si scatena il pandemonio: c'è chi grida santo subito, chi tace e chi come don Pierino non perde occasione per stare zitto combinando un gran casino.

2007 - Vittima delle lobby, non si devono risarcire le vittime
Don Gelmini dichiara di essere vittima di un complotto ebraico, suscitando le reazioni di Alan Elkan, del Rabbino Di Segni e di Riccardo Pacifici, il vicepresidente della comunità ebraica romana. Il giorno dopo ritratta e dice di essere vittima di un complotto della massoneria, lobby a cui appartiene il suo addetto stampa. Tuttavia, non ritratta le accuse di essere vittiama della lobby gay, della lobby radicale e della lobby della magistratura anticlericale.
Inoltre, Don Gelmini ha sostenuto che la chiesa cattolica sbaglia a risarcire le vittime dei reati di pedofilia commessi dai sacerdoti.
A seguito di queste esternazioni, il portavoce di don Pierino "la peste" Gelmini ha dichiarato il silenzio stampa e l'avvocato Coppi, difensore anche di Andreotti e di Licio Gelli, ha comunicato la propria rinuncia a difendere il sacerdote.
 
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IL LATO OSCURO DI DON GELMINI
Di Leonardo Bianchi ago 20 2014

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I funerali di don Pietro Gelmini.

La lunga esistenza terrena di don Pietro Gelmini, celebrità mediatico-ecclesiastica e fondatore della Comunità Incontro, si è conclusa il 12 agosto 2014 dopo 89 anni di pensieri, parole, opere, guai giudiziari e accuse infamanti.

La destra italiana, verso la quale Gelmini aveva una spiccata (e ricambiata) simpatia, si è profusa in lodi sulla persona e l’operato di don Pierino. Carlo Giovanardi l’ha definito “un gigante dell'impegno sociale e civile, in prima linea da sempre per strappare i tossicodipendenti e le loro famiglie dall'incubo della droga.” E anche per Gianni Alemanno abbiamo avuto l’onore di trovarci di fronte a un “gigante che ha fatto del bene in tutto il mondo”, sfidando “senza riserve il mostro della droga.”


La stampa si è prontamente unita al coro di lamenti e celebrazioni, parlando di Don Gelmini come di un “guerriero della vita”, una specie di Martire Del Bene impegnato in una lotta senza quartiere alle storture del mondo. Certo, la maggior parte delle testate hanno ricordato (quasi con fastidio) che Gelmini era finito in una “complessa inchiesta” per presunte molestie sessuali su decine di “ospiti” della sua comunità—con la scontata postilla: “comunque non c’entrava nulla, come ha ribadito più volte”—ed era comunque “una figura discussa” o un “prete controverso”, senza naturalmente andare troppo a fondo sul perché la sua figura fosse discussa o controversa.

Lo sbianchettamento a reti unificate della vita del prete, condotto con grande zelo e aiutato dalla pausa di Ferragosto, ha rimosso praticamente tutte le zone d’ombra che negli anni hanno offuscato le imprese di don Gelmini. Se si ricostruisce la sua reale biografia, infatti, il ritratto che ne viene fuori è quello di un uomo molto attaccato alla materialità e tutt’altro che “santo.”


Pietro Gelmini nasce a Pozzuolo Martesana, provincia di Milano, il 19 gennaio 1925. Viene ordinato prete nel 1949, nella diocesi di Grosseto. È fratello del più celebre (almeno all’inizio) padre Eligio, frate che “preferiva il cachemire al ruvido panno francescano”, “confessore e assistente spirituale di vip e calciatori” nonché “precursore di tante figure di preti mediatici e mondani che frequentano salotti, feste e studi televisivi.” Tra le altre cose, Padre Eligio aveva un’autentica passione per le auto di lusso—una passione che in un’intervista spiegò in questo modo: “L’auto per me è un’occasione di stare con Dio.”

Negli anni ’60 Gelmini diventa segratario del cardinale Luis Copello, arcivescovo di Buenos Aires fino al 1959, e si inserisce nella comunità di Casal Palocco a Roma. La svolta nella vita del sacerdote—così narra l’epica sul personaggio—avviene il 13 febbraio del 1963 a seguito dell’incontro con Alfredo, un giovane della borgata romana che “smaltiva la sbornia del suo compleanno” sui gradini della chiesa di Sant’Agnese a piazza Navona. “A zì prete, damme ‘na mano,” gli dice Alfredo. “Nun vojo soldi. Nun vedi che sto male?” Alfredo viene poi accolto in casa da don Gelmini, che “da quel momento cominciò il suo impegno con i tossicodipendenti.”

In parallelo a quell’episodio vagamente pasolinano, però, sempre in quegli anni arriva una diffida dalla Curia per abuso di titolo: Gelmini, infatti, andava in giro facendosi chiamare “monsignore.” Oltre ai problemi con le autorità ecclesiastiche, don Pierino inizia ad avere grossi grattacapi anche con la giustizia dello Stato italiano.

Il 13 novembre del 1969 arriva il primo arresto. I carabinieri prelevano don Gelmini nella sua villetta all’Infernetto con le accuse di bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita per il fallimento della cooperativa edilizia "Tre Fontane" (collegata alle Acli), di cui il sacerdote era presidente e liquidatore. Nel giardino della sua abitazione le forze dell’ordine trovano una fiammante Jaguar—probabilmente utilizzata per attenersi più strettamente ai precetti evangelici—che gli vale il soprannome di “padre Jaguar.”

Tra le persone che denunciano Gelmini per appropriazione indebita ci sono anche Ngô Ðình Thuc, arcivescovo della città di Huè e fratello di Ngô Ðình Diêm (dittatore assassinato nel 1963) e la signora Nhu, vedova dell'ex presidente. Stando a un articolo del 1971, Nhu era fuggita dal suo paese ed era approdata a Roma "con i figli e notevoli conti in banca." Decide di comprare una villa e, tramite il cognato Thuc, conosce don Gelmini. "Il prelato," continua la cronaca, "si incaricò di trovarle una villa con parco dal valore di 300 milioni [di lire]." L'arcivescovo dalla Svizzera comincia a inviare soldi a Gelmini per pagare le rate del mutuo, ma i due si accorgono che qualcosa non torna. Secondo i vietnamiti, infatti, il sacerdote italiano "si sarebbe appropriato di 60 milioni di lire dell'arcivescovo Thuc e di 13 milioni della signora Nhu."


Ritaglio de La Stampa del 14 marzo 1976.

Don Pierino viene condannato in primo grado a quattro anni di reclusione per i reati addebitatigli e inizia a scontare la pena in carcere. In un articolo sul Messaggero dell’epoca si legge: “Come detenuto, non è esattamente un modello e spesso costringe il direttore a isolarlo per evitare “promiscuità” con gli altri reclusi.” Nel 1974 la Corte d’Appello di Roma dimezza la condanna a due anni di carcere (l'appropriazione indebita, nel frattempo, è stata estinta per l'amnistia del 1971), e l’anno successivo la Cassazione la conferma rendendola definitiva.

Scontata la pena, il Vaticano gli impone "un periodo di ‘esilio’ a Grosseto.” Finito l’“esilio”, Gelmini torna a Casal Palocco e si trasferisce in una villa più spaziosa, che La Stampa descrive così: “Due piani, mattoni rossi, largo muro di cinta con ringhiera di ferro battuto bianco, giardino, piscina e due cani: un pastore maremmano e un lupo. A servirlo sono in tre: un autista, una cuoca di colore e una cameriera.”

Ma i guai con la giustizia non finiscono qui. Nel 1976 è arrestato nuovamente, insieme al fratello e all’avvocato siciliano Carmelo Conte, dipinto da La Stampa come “ostentatore di ricchezza” nonché “spalla in campo giuridico” degli affari del “clan” Gelmini. I tre sono accusati di “aver ricevuto una bustarella di 50 milioni da Vito Passera, un imprenditore in difficoltà, per farlo diventare console onorario della Somalia ed avere facilitazioni nel commercio di burro tra gli Usa e il paese africano.” Le accuse si rileveranno poi infondate e il procedimento si chiuderà senza conseguenze.


La ricostruzione della storia giudiziaria di don Pierino fatta dal programma Matrix nel 2007.

Nel 1979 don Gelmini disse di aver rinunciato alla "carriera per salire su una corriera di balordi"—ossia la Comunità Incontro. In quell’anno, infatti, Gelmini rileva un frantoio abbandonato, il Mulino Silla ad Amelia, e ne fa la sede della sua comunità. Il recupero dei tossicodipendenti è imperniato sulla Cristoterapia, un metodo in cui—ha detto lo stesso Gelmini—“si pone l’accento principale sul potere risanatore di Cristo.”

Il comune di Amelia concesse il frantoio in comodato d’uso, ma la relazione con la giunta si incrinò quando Luciano Lama, ex leader della Cgil, venne eletto sindaco nel 1988. “Erano gli anni del boom delle comunità,” scrive Marco Lillo su l'Espresso, “e don Pierino non badava troppo al codice urbanistico. I piccoli casali abbandonati diventavano imponenti ostelli. Mensa, campo di calcio, sotterranei, tutti edificati a fin di bene, ma tutti abusivi, furono immediatamente segnalati da Lama alla Procura.” Alla fine, sempre secondo Lillo, tutto sarebbe stato sanato “grazie anche ai socialisti della giunta."

La consolidazione e l’ascesa della Comunità Incontro—che ufficialmente conta 164 sedi residenziali in Italia e 74 all’estero (anche se i dati sono stati contestati dalla giornalista Stefania Nardini)—vengono accompagnati da critiche piuttosto feroci sulla trasparenza finanziaria e sulla gestione degli ospiti.

Nel 2004 esce il libro Mara come me del giornalista Marco Salvia, uno dei più vocali accusatori di Gelmini, che racconta la difficile vita all’interno di una comunità di recupero. La storia è romanzata e i nomi sono cambiati, ma l’anno dopo l’autore pubblica una lettera in cui dichiara che i fatti narrati nel libro sono reali e autobiografici, e che il personaggio di “don Luigi”, capo supremo della comunità, è in realtà “ispirato direttamente” a don Gelmini.

“Ricordo bene don Gelmini, urlare come un folle al minimo accenno di dissenso, il lavaggio del cervello, i soprusi,” ha scritto Salvia. “Il mio soggiorno presso la comunità Incontro fu un incubo ad occhi aperti, pieno di eventi crudeli e arbitrari.” In un’intervista su Il Manifesto pubblicata nel 2011, il giornalista ha ribadito che all’interno della comunità di Gelmini si eserciterebbe “un grande controllo carismatico su persone molto fragili come i tossicodipendenti e le loro famiglie.”

In parallelo alla fiorente attività della Comunità, che Gelmini ha sempre descritto come un’associazione "laica” e non religiosa, ci sono i rapporti con il Vaticano e quelli con la politica. I primi sono sempre stati piuttosto tesi. Negli anni ’70, ricorda l’articolo de La Stampa del 1976, “denunce e proteste giungono al vicariato di Roma anche da parte del parroco di Casal Palocco,” e per due volte don Pierino è convocato, “diffidato dall’usare la veste che non gli spettava e sospeso ‘a divinis’.”


La notizia del falso arresto di don Gelmini, da La Stampa del 5 gennaio 1997. La beffa mediatica era stata orchestrata da Luther Blissett.

Per risolvere una volta per tutti i problemi legati all’uso indebito di titoli ecclesiastici, nel 1988 Gelmini riesce a farsi insignire del titolo di Esarca Mitrato della Chiesa cattolica greco-melkita. Questa investitura, dice la biografia ufficiale, "gli apre le porte del Medio Oriente" e gli dà il diritto di usare l’anello, la mitra, la croce e la pastolare, pur non essendo vescovo.

I rapporti con la politica, invece, sono sempre stati eccellenti e hanno sicuramente contribuito all’espansione del piccolo impero del sacerdote. Don Gelmini, che è considerato uno degli ispiratori della legge Fini-Giovanardi recentemente bocciata dalla Corte Costituzionale, è sempre stato molto vicino a Udc e Alleanza Nazionale.

Il 4 marzo 2000 don Gelmini partecipa alla presentazione del “manifesto” di AN, “Valori e idee senza compromessi”, in qualità di illustre testimonial anti-droga. A un certo punto don Pierino allarga il suo intervento ed evoca scenari apocalittici e scontri di civiltà: “I musulmani tra poco in Italia saranno il 10-15% della popolazione e metteranno a rischio la purezza dei nostri valori. Un tempo venivano per predare le nostre città, oggi hanno una parola d' ordine: sposare le donne cattoliche per convertirle all' Islam. Bisogna bloccare questo germe.” Le cronache dell’epoca riportano l’“imbarazzo” di Gianfranco Fini, la platea che “va in delirio” e le mani che si spellano per don Pierino.


All’80esimo compleanno di don Gelmini viene organizzata una megafesta che probabilmente racconta meglio di ogni altro episodio gli appoggi politici di cui poteva godeva il sacerdote. Tra gli invitati ci sono diversi ministri (Maurizio Gasparri, Rocco Buttiglione e Pietro Lunardi), una sfilza di sottosegretari, parlamentari come Gustavo Selva (il cui nome venne ritrovato tra le liste della P2, anche se ne ha sempre smentito l’iscrizione) e volti noti di Tangentopoli quali l’ex Ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, condannato in via definitiva per associazione a delinquere e corruzione. Alla festa non può mancare nemmeno Silvio Berlusconi, grande amico personale di don Gelmini, che come regalo gli stacca un assegno da 5 milioni di euro per costruire una comunità in Thailandia.




Nel 2007, quando la procura di Terni inquisisce Gelmini per presunti abusi sessuali nei confronti di una decina di ospiti della comunità, l’impero sembra sul punto di crollare. Don Pierino nega tutti gli addebiti e grida al complotto ordito nei suoi confronti da “toghe rosse”, “poliziotti infami” e dalla lobby “ebraico-radical chic” che punta a “indebolire la Chiesa tutta.”

Il riferimento alla lobby ebraica scatena un putiferio, e Gelmini si vede costretto a correggere il tiro: “Chiedo scusa agli ebrei. Io ho molto rispetto e molta considerazione per loro. C' è questa loggia massonica-radical chic, invece, che sicuramente combatte la Chiesa su tutti i fronti.” Nonostante le polemiche e la gravità della accuse, Gelmini viene difeso a spada tratta dai suoi sponsor politici e anche da una parte del mondo cattolico. Il saggista Vittorio Messori, ad esempio, in un’intervista arriva a dire una cosa del genere: “Un uomo di Chiesa fa del bene e talvolta cade in tentazione? E allora? Se fosse così per don Pierino Gelmini, se ogni tanto avesse toccato qualche ragazzo ma di questi ragazzi ne avesse salvati migliaia, e allora?”

In realtà, già prima del 2007 giravano accuse piuttosto scabrose nei confronti di don Pierino. Nel 1991 venne ritrovato sgozzato a Rimini Fabrizio Franciosi, che anni prima era stato ospite della Comunità Incontro. Durante le indagini il fratello gemello della vittima afferma che, poco prima di morire, Franciosi gli aveva “confidato di essere venuto a conoscenza di molestie compiute all’interno della comunità di Amelia; e per questo motivo sarebbe stato picchiato, minacciato e cacciato dal centro.”

Nel 2003 don Antonio Mazzi, fondatore della comunità Exodus, riceve la lettera di un ragazzo che dice di aver subito molestie sessuali da don Gelmini nel 1993, quando era ospite della sua comunità. Oltre a questi casi, ci sono anche le accuse fatte da Bruno Zanin nell’autobiografia Nessuno dovrà saperlo, in cui afferma di aver subito molestie dal sacerdote quando era minorenne.


Vittorio Sgarbi difende don Gelmini e attacca i "ragazzotti" che si sono "fatti stoccazzare".

Per difendersi meglio dall’inchiesta della procura, nel marzo del 2008 don Gelmini ottiene dal pontefice di essere ridotto allo stato laicale. “Papa Benedetto XVI ha fatto bene ad accogliere la mia richiesta,” dichiara Gelmini, “perchè credo che la libertà dell’individuo venga prima di ogni cosa.” Qualche giorno dopo, però, don Pierino si scaglia contro il Vaticano: “L'inferno non esiste nell'aldilà: esiste qui, su questa terra, dovrebbero capirlo quelli che stanno nei palazzoni, laggiù, in Vaticano, dove c'è il migliore paradiso possibile, quello dei ricchi e dei potenti.”

A giugno del 2010 don Gelmini viene rinviato a giudizio, ma il processo—che comunque andava molto a singhiozzo per i continui rinvii dovuti alle condizioni di salute di Gelmini—non si farà mai, mettendo una pietra sopra all’accertamento (o meno) delle responsabilità di “padre Jaguar.”

Quello che rimane, dunque, è la figura di personaggio adorato e odiato in egual misura, un “giusto” per alcuni e un impostore per altri, un uomo perfettamente inserito nella società dello spettacolo e in un preciso milieu politico, un prete in rotta con le gerarchie vaticane e insofferente alle restrizioni imposte dal codice penale.

“Don Gelmini è buono come Dio,” disse una volta il fondatore di Comunione e Liberazione, Don Giussani. “Se penso a un esempio vivente di Cristo vedo lui.” Ecco, qualcosa mi dice che Dio e Gesù Cristo potrebbero non essere entusiasti di questo paragone.


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175 replies since 3/8/2007, 07:11   9769 views
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