Dal settimanale berlusconiano (e innocentista) Panorama
http://dagospia.excite.it/articolo_index_41833.htmlhttp://dagospia.excite.it/articolo_index_41833.html(QUASI) TUTTI CONTRO PIERINO – LE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE CHE INGUAIANO DON GELMINI SONO SPARITE – I LEGALI DELL’EX SACERDOTE: IL SUO PRINCIPALE ACCUSATORE HA DETTO DI AVERLO FATTO PER SOLDI…
Ignazio Ingrao per “Panorama”
Le intercettazioni telefoniche mettono in crisi il pubblico ministero di Terni, Barbara Mazzullo, titolare dell’inchiesta a carico di Pierino Gelmini, l’ex sacerdote (oggi ridotto allo stato laicale) fondatore della comunità Incontro per il recupero di giovani tossicodipendenti, indagato per molestie e abusi sessuali.
I difensori di Gelmini, Filippo Dinacci e Lanfranco Frezza, contestano infatti la validità delle registrazioni telefoniche che accuserebbero il fondatore della comunità Incontro e i suoi più stretti collaboratori.
Il pm Mazzullo ha fatto intercettare per 3 mesi consecutivi (dal 9 marzo al 7 giugno 2007) le 12 linee telefoniche del centralino della comunità. Per registrare la mole enorme di chiamate la procura è dovuta ricorrere a un server esterno, noleggiato presso una società privata, la Redi di Latina. Sono state intercettate così oltre 45 mila conversazioni, poi trasferite su 50 cd-rom.
Insieme con le testimonianze di dieci ex ospiti della comunità che accusano Gelmini di averli molestati, le intercettazioni costituiscono uno degli elementi essenziali su cui si fonda la richiesta di rinvio a giudizio dell’ex sacerdote.
Secondo gli inquirenti, coordinati dal capo della squadra mobile di Terni, Luca Sarcoli, dalle telefonate registrate emergerebbe come due stretti collaboratori di Gelmini, Giampaolo Nicolasi e Pierluigi La Rocca, con offerte di denaro e di lavoro, avrebbero cercato di indurre uno degli accusatori, Giovanni Preziuso, a ritrattare. Ma non si sa dove siano finite le registrazioni originali di queste conversazioni. Fino a questo momento la procura ha messo a disposizione delle parti solo i cd.
I legali di Gelmini hanno chiesto di poter confrontare i cd con le tracce originali ma, come spiega Dinacci a Panorama, «se le registrazioni originali sono state distrutte, attraverso la ripulitura del server, sarebbero inutilizzabili. Sono state infatti riversate sui cd senza che a tale operazione sia stata consentita la presenza dei difensori, così come previsto invece dal Codice di procedura penale».
Centinaia di pagine di trascrizioni delle conversazioni tra gli accusatori di Gelmini, i loro familiari e gli operatori della comunità rischiano così di non poter essere utilizzate in sede processuale. Gelmini, che un anno fa si trovava nella bufera, assediato da tv e giornali, ora attende con fiducia la prossima udienza dinanzi al giudice dell’udienza preliminare di Terni, Pierluigi Panariello, fissata per il 15 luglio.
In tale occasione saranno chiamati a testimoniare il capo della squadra mobile, Luca Sarcoli, e l’ispettrice che ha condotto le indagini, Anna Maria Mancini. Il procuratore della repubblica di Terni, Fausto Cardella, afferma: «Tutte le questioni sollevate saranno dibattute in aula. Riterrei non solo deontologicamente scorretto ma anche poco rispettoso nei confronti delle parti e dello stesso giudice esprimere qualsiasi opinione fuori dall’ambito processuale».
Dalle controindagini dei legali di Gelmini emergerebbero inoltre nuovi elementi che potrebbero mettere in crisi le testimonianze degli ex ospiti della comunità. Spunta un biglietto che due accusatori dell’ex sacerdote (Mario Saragò e Livio Romeo) si sarebbero scambiati nella biblioteca della comunità mostrando le loro vere intenzioni.
E c’è un’intervista rilasciata dallo stesso Saragò a una tv locale, nel mese di agosto 2007, nella quale il giovane afferma: «Mi chiedo come la gente metta in giro queste notizie infamanti su don Pierino. Per me don Pierino è tutto. Sicuramente sarà un discorso di invidia da parte di queste persone che avevano già rubato in comunità». Meno di tre mesi dopo Saragò si presenta dinanzi all’autorità giudiziaria per accusare Gelmini di averlo molestato.
Ancora più contraddittoria, secondo i difensori dell’ex sacerdote, sarebbe la posizione del principale accusatore, Michele Iacobbe. Dalle sue dichiarazioni, rese dinanzi alla direzione distrettuale antimafia di Bari nel giugno 2005, hanno preso il via le indagini. Iacobbe ribadisce le accuse già formulate nel 2000 (il processo venne archiviato): Gelmini lo avrebbe molestato insieme con un altro giovane di Isernia, Pasquale Di Leonardo.
Ma nel dicembre 2006 Iacobbe di fronte a tutti gli ospiti della comunità chiede scusa a Gelmini e aggiunge: «Il cuore che ha don Pierino non ce l’ha nessuno, è una persona speciale che trasmette amore, pace, serenità, tutto». Venti giorni dopo, Iacobbe torna spontaneamente in procura e al pm Mazzullo ribadisce le accuse.
Nel maggio 2008 un nuovo colpo di scena: un detenuto torinese, Riccardo Bonetta, afferma di aver conosciuto in carcere Iacobbe, il quale gli avrebbe confidato che si era inventato tutto per estorcere denaro a Gelmini. I legali dell’ex sacerdote si preparano anche a dimostrare come in molte delle situazioni descritte dagli accusatori (feste, raduni con le famiglie) sarebbe stato impossibile per Gelmini abusare dei ragazzi, poiché l’ex sacerdote era continuamente sotto gli occhi di tutti.
Infine alcuni testimoni indicati dallo stesso Iacobbe avrebbero palesemente contraddetto le sue dichiarazioni. Gli inquirenti difendono la completezza del lavoro e denunciano tentativi di inquinamento delle indagini messi in atto dagli accusati.
Inoltre mettono in evidenza come Gelmini, per soddisfare le sue richieste sessuali, avrebbe ripetutamente minacciato di avvalersi della sua autorità e della conoscenza di numerosi personaggi politici influenti. Si tratta di accuse pesanti e circostanziate ma, ancora una volta, l’esito di un processo che sembrava scontato è appeso a un filo. Quello del telefono.
Dagospia 05 Luglio 2008