26-03-2008, ore 11:13:52
Italia. Procura: processare don Gelmini per abusi sessuali sui ragazzi della Comunita'
Dopo oltre un anno di indagini la procura della Repubblica di Terni chiude l'indagine a carico di don Pierino Gelmini per presunti abusi sessuali nei confronti di alcuni ex ospiti della Comunita' Incontro chiedendo il rinvio a giudizio del sacerdote. Don Gelmini e' il padre della 'cristoterapia' oltre che uno dei principali ispiratori delle politiche sulle droghe del centro-destra.
Un provvedimento del quale i suoi difensori non hanno potuto prendere visione. Cosi' don Gelmini, che si e' sempre proclamato estraneo a ogni addebito, e i suoi legali hanno scelto di non commentarlo. E assoluto e' il riserbo degli inquirenti.
Nella giornata di ieri, quando ancora la notizia della richiesta di rinvio a giudizio non si era diffusa, il fondatore della Comunita' Incontro aveva parlato dell'indagine che lo riguarda.
'Serenamente continuero' a svolgere la mia attivita' dedicata a chi ha bisogno, pronto ad affrontare qualsiasi evoluzione processuale' aveva detto. Riferendosi alla possibilita' che il pm Barbara Mazzullo potesse chiedere di processarlo aveva sottolineato di avere 'la serenita' del giusto che ha molto lavorato', esprimendo 'la piu' totale fiducia nella magistratura giudicante'. 'Continuero' il mio lavoro - ha sottolineato ancora - senza interruzioni. Vorrei pero' invitare la stampa a non enfatizzare problemi che sono direi di rito, dovuti, per evitare che i ragazzi (della Comunita') possano risentirne'.
Non e' comunque ancora chiaro come sia articolata la richiesta depositata dal magistrato che il 27 dicembre scorso aveva notificato al sacerdote l'avviso di conclusione indagini.
Un provvedimento, quest'ultimo, che aveva riguardato anche due collaboratori del sacerdote e la madre di uno dei suoi accusatori, tutti indagati per favoreggiamento. Non si sa pero' se la richiesta di rinvio a giudizio sia stata formulata anche nei loro confronti.
Con l'avviso di conclusione indagini la procura di Terni ha contestato a don Gelmini di avere costretto nove ospiti della comunita' a 'soddisfare le sue richieste sessuali' mediante 'la minaccia di avvalersi della sua autorita' e della conoscenza di numerosi personaggi politici influenti o promettendo favori tramite dette conoscenze'. Fatti avvenuti a sede di Molino di Silla di Amelia dal 1997 all' ottobre scorso.
Quattro degli ospiti che avrebbero subito le molestie si trovavano in comunita' agli arresti domiciliari o comunque sottoposti a misure di sicurezza alternative al carcere. Gli altri cinque erano tossicodipendenti in cura presso la comunita' e due di loro al momento dei fatti contestati avevano meno di 18 anni. A don Gelmini il pm Mazzullo aveva contestato anche la violazione dei suoi doveri 'inerenti ad una pubblica funzione o a un pubblico servizio e alla qualita' di ministro di culto e con abuso di autorita''. Da chiarire, ora, quali episodi siano confluiti nella richiesta di rinvio a giudizio.
I difensori del sacerdote avevano parlato di accuse 'assurde, non credibili e destituite di fondamento', sottolineando che alcune erano gia' state archiviate dalla procura di Terni negli anni scorsi.
Per difendersi al meglio dagli addebiti don Gelmini, che ha compiuto 83 anni il 20 gennaio scorso, ha chiesto e ottenuto di essere ridotto allo stato laicale dal Papa. Per restare con i suoi ragazzi fino alla morte e per affrontare l'inchiesta senza coinvolgere l'autorita' ecclesiastica.
"In questo momento voglio idealmente abbracciare don Pierino Gelmini. Naturalmente attendo come tutti che la magistratura verifichi l'attendibilità di quanto contestato, ma dico anche che don Pierino merita stima e apprezzamento della comunità nazionale perché ha salvato tanti, tanti ragazzi dalla droga". Lo ha detto il leader di An Gianfranco Fini, parlando a 'Viva voce' su Radio 24, commentando la richiesta di rinvio a giudizio di don Pierino Gelmini.
http://www.droghe.aduc.it/php/articolo.php?id=17782-------------------------------------------------
«Processate don Gelmini»Il pm parla di una rete politica Cronache Dopo un anno chiusi gli accertamenti. L'ex sacerdote: attendo sereno
«Processate don Gelmini»
Il pm parla di una rete politica
Il testimone: mi prometteva l'aiuto di Berlusconi
e Imposimato
Don Pierino Gelmini
ROMA — Una decina di ragazzi sarebbero stati costretti a subire le sue attenzioni, obbligati a soddisfare i suoi desideri particolari. Tra loro, anche due giovani che all'epoca dei fatti erano minorenni. La Procura di Terni chiede il rinvio a giudizio di don Pierino Gelmini. Un anno dopo l'avvio degli accertamenti sul suo conto, sollecita il processo per il fondatore della comunità Incontro per violenza sessuale.
I magistrati ritengono dunque attendibili i racconti di quegli ospiti della struttura di Amelia, in Umbria, che cercavano di uscire dalla tossicodipendenza e hanno affermato di essere stati «molestati, palpeggiati, costretti ad atti sessuali». E chiedono che vengano giudicati anche i collaboratori più stretti, Giampaolo Nicolasi e Pierluigi La Rocca. Li accusano di favoreggiamento per aver tentato di convincere i testimoni a ritrattare.
«Pressioni in cambio di soldi », dice l'accusa. E per sostenere la fondatezza di questa circostanza elenca i viaggi e i contatti con le presunte parti lese. Ma chiede anche il processo per Patrizia Guarino, la madre di uno dei ragazzi che avrebbe subito le violenze. La donna avrebbe avvertito don Gelmini delle indagini in corso e avrebbe poi accettato denaro per condizionare il figlio. In particolare è stata trovata traccia di un vaglia online di 500 euro.
A mettere nei guai il sacerdote sono state le testimonianze di oltre trenta persone che hanno raccontato come don Gelmini li chiamasse nella sua stanza e poi li inducesse a partecipare a giochi erotici. Ma poi si è deciso di inserire nel capo di imputazione soltanto gli episodi che, secondo l'accusa, «erano certamente provati».
Nelle carte depositate al termine delle indagini c'è il verbale di Michele Iacobbi, 34 anni, il principale accusatore di don Pierino, che all'epoca era agli arresti domiciliari presso la comunità. È stato lui a presentare la prima denuncia. E ha accusato il sacerdote di aver sfruttato anche le sue amicizie politiche per convincere lui e gli altri giovani tossicodipendenti a soddisfare le proprie esigenze.
«Mi disse — ha messo a verbale Iacobbi — che siccome io ero accusato di mafia lui poteva parlare con Berlusconi, con Taviani e anche con l'ex senatore Imposimato per farmi avere una pena più lieve». La sua testimonianza è stata ritenuta pienamente attendibile e nel capo di imputazione a don Gelmini viene contestato di aver violentato i ragazzi «minacciando di avvalersi della sua autorità e della conoscenza di numerosi personaggi politici influenti e promettendo favori tramite dette conoscenze». Una tesi che il difensore Filippo Dinacci ha contestato nella sua memoria sottolineando la «completa infondatezza delle denunce presentate».
Agli atti del processo i pubblici ministeri hanno allegato anche numerose intercettazioni telefoniche. Il «filtraggio » delle telefonate per don Gelmini — che non possiede un apparecchio cellulare — viene fatto dai collaboratori più stretti e, come sottolinea l'accusa, «la precedenza viene data ai parlamentari e agli altri graduati della Guardia di Finanza e dell'esercito» con i quali il fondatore di Incontro «è in contatto».
Fiorenza Sarzanini
26 marzo 2008
http://www.corriere.it/cronache/08_marzo_2...44f486ba6.shtml---------------------------------------------------------------------------
Don Gelmini tra pistole finte, fatti occulti e soldi pubblici
di Donatella Papi
La galassia di Don Gelmini deve essere assai più ampia di quello che raccontano i ragazzi accusatori del prete di Amelia, i quali avrebbero rivelato presunte attenzioni sessuali e in base ai racconti i magistrati hanno deciso il rinvio a giudizio per il "prete" di Amelia, che tuttavia recentemente ha restituito la tonaca mettendo fuori imbarazzo il Vaticano. Come ha detto lui. Questo gesto pare sia stato suggerito a Pierino Gelmini, che un buon prete comunque non si è dimostrato. A prescindere dalle gravi accuse, il suo modo di finanziare la Comunità Incontro di Amelia con gli ingenti finanziamenti del mondo politico certo non dimostra quel sentimento di carità che è la virtù teologale primaria di chi si incammina nella solidarietà ai sofferenti.
Ma la cosa più importante sarebbe stabilire cosa ci faceva Don Gelmini con tante ingenti somme e con tante potenti relazioni politiche: tutte per i suoi ragazzi e la comunità? E a cosa gli serviva captare nell'orbita della sua congrega il mondo politico più rappresentativo, intercettarlo e poi legarlo al suo anello. Francamente se questi sono i preti e le loro comunità, la Chiesa sarebbe un potere nel potere politico. Il che non mi pare la missione della Chiesa nè di Giovanni Paolo II nè di Benedetto XVI, che hanno dato al mondo la via e l'indirizzo dei valori universali, per la salvezza dell'umanità, per la sconfitta dei dolori che affliggono il globo. Ma la Chiesa era anche confusa con Milingo e Don Gelmini e con altri casi simili.
Milingo è una vicenda che Benedetto XVI ha archiviato in pochi giorni. Don Gelmini altrettanto. Cioè per il Papa essi non sono la Chiesa. Non solo. Il Papa si preoccupa di loro tanto da accettare le loro diciamo "dimissioni". Perchè teme il male.
Piero Gelmini, secondo i ragazzi che lo accusano, avrebbe costretto alcuni di loro a subire le sue attenzioni, obbligandoli a soddisfare i suoi desideri particolari. La Procura di Terni ha così chiesto il rinvio a giudizio e sollecitato il processo per violenza sessuale.
I magistrati ritengono attendibili i racconti di quegli ospiti della struttura di Amelia, in Umbria, che cercavano di uscire dalla tossicodipendenza e hanno affermato di essere stati «molestati, palpeggiati, costretti ad atti sessuali». E chiedono che vengano giudicati anche i collaboratori più stretti, li accusano di favoreggiamento per aver tentato di convincere i testimoni a ritrattare.
«Pressioni in cambio di soldi », dice l'accusa. E per sostenere la fondatezza di questa circostanza elenca i viaggi e i contatti con le presunte parti lese. Ma chiede anche il processo per Patrizia Guarino, la madre di uno dei ragazzi che avrebbe subito le violenze. La donna avrebbe avvertito don Gelmini delle indagini in corso e avrebbe poi accettato denaro per condizionare il figlio. In particolare è stata trovata traccia di un vaglia online di 500 euro.
Queste sono alcune parti dell'accusa. Nelle carte depositate al termine delle indagini ci sarebbe anche il verbale del principale accusatore che ha presentato la prima denuncia. E ha accusato il sacerdote di aver sfruttato anche le sue amicizie politiche per convincere lui e gli altri giovani tossicodipendenti a soddisfare le proprie esigenze.
«Mi disse - risulta a verbale - che siccome io ero accusato di mafia lui poteva parlare con Berlusconi, con Taviani e anche con l'ex senatore Imposimato per farmi avere una pena più lieve». La sua testimonianza è stata ritenuta pienamente attendibile e nel capo di imputazione a don Gelmini viene contestato di aver violentato i ragazzi «minacciando di avvalersi della sua autorità e della conoscenza di numerosi personaggi politici influenti e promettendo favori tramite dette conoscenze». Una tesi che il difensore Filippo Dinacci ha contestato nella sua memoria sottolineando la «completa infondatezza delle denunce presentate».
Stranamente devo dire che l'unica volta che sono andata nella Comunità Incontro di Amelia, in occasione di una festa natalizia, ho visto tra gli altri il ministro allora delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, il quale seppure con tono ironicamente benevolo è stato minacciato da Pierino Gelmini (che allora rivestiva non solo la tonaca ma una croce che io avevo visto bene da un'altra parte simbolica della più misteriosa storia della Chiesa). E poi, casualmente, incontrai in un ristorante dove mi ero recata con mio figlio per consumare un breve pasto nelle prossimità della Comunità Incontro anche il magistrato Ferdinando Imposimato, munito di scorta e pistole. Il che non mi fece un'impressione rassicurante, mi sembrava assai minaccioso anche lui. Non nelle parole che disse, di circostanza, ma sembrava con gli occhi dirmi "stai attenta, vedi questo?". Erano le sua mani disposte a pistola e piazzate sulla tempia di mio figlio, con la scusa di fargli una carezza.
Ora questa gente ha ragione con me. Perchè io, e mio figlio pure, siamo particolarmente intelligenti. E si sa che guardiamo le cose, ci piace far funzionare gli occhi per quello che ci sono stati dati, e io con il mio mestiere giornalistico ragiono, collego, così che direbbe un esperto "sul luogo del delitto" colgo particolari utili. Per cui il mio ingresso nella comunità di Amelia, fermato in tutti i modi anche i più esagerati, doveva essere vissuto con preoccupazione. Non so se per questo o per caso, ma io e mio figlio fummo affiancati dai carabinieri, non ricordo se scorta di qualcuno..ma questa è una lunga storia. Si parte dal sacro sepolcro e si arriva ai nostri giorni, passando per sette, insetti, vedo che ora torturano le giovani dell'est sprofondandole tra serpenti e tarantole, insomma un baccano infernale di cose davvero oscure. Di cui non è facile cogliere i segni, ma facendo attenzione uno sente tutto. Incredibile, ma che dicono questi? Mio figlio disse: "Andiamo via, mamma, ti prego, subito". Io ho insistito tanto che mio figlio si cacciava la testa tra le mani, non voleva stare neppure seduto nella sala, usciva e i carabinieri gli andavano dietro (grazie!), poi rientrava e alla fine ha cominciato a darmi dei calcetti davanti a tutti sulle gambe e diceva "andiamo via?".
Così che dopo, aver sentito una predica di Don Gelmini di tale violenza da alzarsi e dire 'ma scusi posso farle qualche domanda?', mi avvicinai al ministro Gasparri (che conoscevo e avevo salutato) e gli dissi "devo riportare Jacopo a casa" e lo vidi così deluso, amareggiato e chissà che sperava potessi fare? Certo fu un peccato perchè c'era da stare lì a capire e vedere, in fondo la verità anche più grande è sempre nelle cose semplici.
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