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Molestie sessuali. Morto don Gelmini: "E' un complotto ebraico", 4 anni in galera per truffa, bancarotta fraudolenta, assegni a vuoto

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GalileoGalilei
view post Posted on 6/8/2007, 10:38 by: GalileoGalilei
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http://www.arcigaymilano.org/stampa/rs.asp...From=0&ID=29086

Proibizionista doc, estremo fautore della «tolleranza zero», coniugata in tutte le salse non solo contro «la droga», teorizzatore della repressione come soluzione a tutti i mali, soprattutto contro la tossicodipendenza, soldato della war on drugs, nelle 164 comunità residenziali italiane e nelle 74 che ha fondato in tutto il mondo, don Gelmini applica le stesse regole e lo stesso stile di vita. Separazione dei sessi, razionamento delle sigarette, lavoro e preghiere. «Né farmaci, né pasticche, solo cristoterapia», è il suo motto. Sostenne talmente tanto la legge Fini-Giovanardi sulle droghe da ospitare nel 2003 a Mulino Silla lo stesso Gianfranco Fini per la presentazione di quello che allora era ancora un disegno di legge. E quando venne varata, festeggiò a lungo. Ogni anno nei suoi centri residenziali italiani, secondo fonti della stessa comunità Incontro, passano circa 12 mila persone per seguire programmi che variano da pochi giorni a molti mesi. In 43 anni si calcola siano stati trattati 300 mila utenti in tutto il mondo. Molti ne escono «guariti» dalla tossicodipendenza e dall'alcolismo, ma i suoi metodi sono spesso controversi, e fonte di forti disagi tra gli ospiti in trattamento.

Ma don Gelmini, che ha ricevuto tanti riconoscimenti e onoreficenze anche per la sua azione umanitaria nel mondo, per il lavoro con i bambini, gli anziani, i poveri e gli handicappati, e che occupa perfino un seggio all'Onu come ong, non ha mai nascosto le sue appartenenze politiche. Nostalgico dei discorsi di Mussolini, è sempre stato molto vicino all'Msi prima e ad Alleanza nazionale poi, legato soprattutto a Fini e Gasparri. Ma anche con Bettino Craxi aveva instaurato un rapporto molto privilegiato e allo stesso modo non disdegna Casini, Baccini, Giovanardi e Buttiglione.

E se Giovanni Paolo II lo accolse nel 2000 in piazza San Pietro insieme a 30 mila ospiti delle varie comunità Incontro, papa Ratzinger sembra un po' più freddino nei suoi confronti. Ancora peggio va con monsignor Vincenzo Paglia, il vescovo di Terni, di cultura e politica diametralmente opposte alle sue.

Ma la prova d'amore più concreta don Gelmini l'ha avuta da Silvio Berlusconi quando il 20 gennaio 2005, per il suo ottantesimo compleanno, si vide regalare un assegno di cinque milioni di euro. Necessari per far fronte alle crisi economiche che spesso si ripresentano malgrado le tante proprietà immobiliari possedute ma che non intende vendere. Le continue donazioni, i lasciti e i rimborsi del Ssn per i trattamenti dei tossicodipendenti, non bastano totalmente a coprire le spese sostenute dalle comunità. I costi solo di quelle italiane, per dare un'idea, dovrebbero aggirarsi in circa 25 mila euro al giorno. Ma il segno di gratitudine per il Cavaliere non si è fatto attendere: tra le scuole fondate da don Gelmini ce n'è una, a Bangkok, che si chiama «Istituto Silvio Berlusconi».

 
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