Laici Libertari Anticlericali Forum

La tragedia dei seminari minori. Migliaia di bimbi e ragazzini reclutati al sacerdozio, La corruzione dei minori legalizzata nei papati di Ratzinger e Bergoglio

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view post Posted on 5/10/2011, 08:05
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Seminaristi maggiori e minori in Europa
1969: 39.559
1970: 33.971
1971: 31.362
1972: 28.891
1973: 26.245
1974: 25.467
1975: 24.183
1976: 23.199
1977: 22.276
1978: 23.915
1979: 24.996 - 56.545
1980: 25.191 - 54.704
1981: 25.574
1982: 27.309
1983: 28.152
1984: 29.103
1985: 30.088
1986: 30.622
1987: 31.296
1988: 30.581
1989: 29.732
1990: 29.955
1991: 30.034
1992: 30.240
1993: 29.896
1994: 29.511
1995: 29.351
1996: 28.641 - 19.261
1997: 27.853 - 17.541
1998: 27.154 - 16.916
1999: 27.428 - 15.641
2000: 26.879 - 14.967
2001: 25.908 - 14.436
2002: 25.023 - 13.719
2003: 24.387 - 13.803
2004: 23.401 - 13.463
2005: 22.958 - 13.357
2006: 22.618 - 12.800
2007: 22.143 - 12.813
2008: 21.193 - 12.235
2009: 20.846 - 12.174
2010: 20.564


Seminaristi maggiori e minori per stati in Europa (2009):
Italia: 5.533 - 2.912
Polonia: 5.033 - 182
Spagna: 1.866 - 1.258 (2010) (2009: seminaristi minori 1.943)
Francia: 1.311 - 168
Germania: 1.151 - 2.303 (2.010) (2009: seminaristi minori 2.373)
Ucraina: 1.111 - 124
Romania: 592 - 1.481
Slovacchia: 498 - 27
Portogallo: 451 - 271
Croazia: 438 - 149
Gran Bretagna: 357 - 2
Ungheria: 315 - /
Austria: 296 - 2.068
Malta: 272 - 70
Belgio: 208 - /
Irlanda: 200 - 10
Svizzera: 186 - 2
Paesi Bassi: 184 - /
R. Ceca 177 - 12
Bielorussia: 150 - /
Bosnia: 141 - 73
Slovenia: 97 - 8
Lituania: 94 - 14
Russia: 37 - /
Serbia - Kosovo: 26 - 50
Lettonia: 24 - 3
Danimarca: 20 - /
Albania: 14 - 16
Finlandia: 14 - /
Macedonia: 13 - 2
Svezia: 13- /
Norvegia: 12 - /
Liechtenstein: 6 - /
Lussemburgo: 6 - /
Bulgaria: 5 - /
Turchia: 5 - / (2005)
Armenia: 5 - /
Grecia: 3 - 2
Montenegro: 3 - 1
Moldavia: 3 - /
Monaco: 2 - /
Cipro: 1 - / (2008)
Islanda 1 - /
Gibilterra: 1 - /
Estonia / - /
San Marino / - /
Non pervenuti: Andorra (con Spagna); Azerbaidjan

Edited by GalileoGalilei - 21/8/2012, 18:03
 
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view post Posted on 6/10/2011, 06:11
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15 anni, il pedoseminarista reclutato a Gaza

http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage...h-iglesia-8458/

3/10/2011
Il seminarista che viene da Gaza

Dopo oltre 150 anni per la prima volta il patriarcato latino di Gerusalemme accoglie a Beit Jala un ragazzo proveniente dalla città palestinese
Giorgio Bernardelli
Roma





Si chiama Giries, ha quindici anni ed è un ragazzo a cui piacciono molto il calcio, il basket e il tennis. Ma - soprattutto - è uno dei segni più belli di questo inizio anno scolastico per la Chiesa di Terra Santa. Grazie a Giries, infatti, per la prima volta dalla sua fondazione avvenuta oltre 150 anni fa il Seminario del Patriarcato latino di Gerusalemme ha un seminarista che viene da Gaza. Proprio nella martoriata Striscia - una delle icone più dolorose dell'apparentemente infinito conflitto israelo-palestinese - questo ragazzo è infatti nato e sempre vissuto in una famiglia cristiana.



Prima di mettere piede qualche settimana fa nel seminario di Beit Jala, la cittadina vicina a Betlemme dove ha sede la struttura che forma i futuri preti per Israele, i Territori palestinesi e la Giordania. Sono attualmente 82 i seminaristi che studiano a Beit Jala: 28 nel seminario maggiore e 54 in quello minori. Tra questi ultimi c'è, appunto, anche Giries, che a Gaza City insieme alla mamma e al papà ha lasciato anche un fratello e due sorelle.



A raccontare la sua storia è sul suo blog don Mario Cornioli - abuna Mario come lo chiamano i cristiani palestinesi -, un sacerdote toscano che da alcuni anni vive il suo ministero a Beit Jala. Quello del giovanissimo gazawi (così vengono chiamati gli abitanti di Gaza) è un cammino appena all'inizio: se la sua vocazione al sacerdozio proseguirà arriverà a celebrare la sua prima Messa tra dieci anni. Ma già adesso la sua scelta è un segno: «Il cammino è lungo e pieno di ostacoli - racconta don Cornioli - ma Giries è abituato alle difficoltà. La sua vita non ha mai visto la pace, forse non conosce nemmeno il significato di questa parola perché ha vissuto sempre sotto e le bombe e chiuso in una grande prigione a cielo aperto. È uscito un paio di volte da piccolo per venire a Betlemme durante il tempo di Natale e per visitare Gerusalemme per Pasqua. Con la mamma e mai con il babbo».





Parlare di Giries significa parlare anche della minuscola comunità cattolica di Gaza, la parrocchia latina della Sacra Famiglia, guidata ormai da qualche anno da padre Jorge Hernandez, argentino, missionario dell’Istituto del Verbo Incarnato. Parrocchia piccolissima: sul milione e mezzo di abitanti stipati nella Striscia, i cristiani sono appena 2.500 e per la stragrande maggioranza si tratta di ortodossi. I cattolici di rito latino, dunque, sono poche centinaia ma - grazie a tre scuole e all'oratorio voluto da padre George - a Gaza sono una presenza viva. Eppure vivono come tutti la difficile condizione di chi soffre a causa del blocco imposto da Israele e nello stesso tempodevono fare i conti anche con l'islamizzazione della società imposta da Hamas.



Dentro a questo contesto faticoso, in un modo molto semplice, è nata la vocazione di Giries: «Dopo aver svolto il servizio in chiesa come chierichetto - ha raccontato ad abuna Mario - negli ultimi mesi ho sentito il desiderio di diventare un sacerdote come padre George e così ho affidato a lui il mio sogno, chiedendogli di mantenere questo segreto e domandandogli di non dirlo a nessuno. Poi ho parlato con la mia famiglia che ha accolto volentieri il mio desiderio di entrare in seminario».



Qualche giorno fa è stato padre Hernandez, dopo un breve cammino di direzione spirituale, ad accompagnarlo personalmente a Beit Jala. Da dove ogni giorno Giries sente i suoi genitori ben sapendo che d'ora in poi ogni possibilità d'incontro dovrà passare per una lunga trafila di permessi speciali da richiedere alle autorità israeliane. «Signore, proteggi la mia famiglia e tutta la mia amata Gaza dal Maligno», è la sua preghiera quotidiana che ha confidato a don Cornioli.





Ma la storia di Giries è importante anche per un'altra ragione: è un'occasione per ricordare le radici cristiane sepolte sotto le macerie della storia a Gaza. Perché la parrocchia della Sacra Famiglia si chiama così perché - secondo la tradizione - Maria, Giuseppe e il bambino Gesù avrebbero fatto tappa proprio qui durante la fuga in Egitto. E più tardi, nei primi secoli del cristianesimo, Gaza fu anche un grande centro del monachesimo orientale: ci sono tuttora alcuni resti archeologici a testimoniarlo. Radici antiche che ora rifioriscono. Grazie a una comunità viva e a un ragazzino coraggioso di appena quindici anni.
 
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view post Posted on 6/10/2011, 19:09
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Venezia e isole | Archivio


Giovedi, 6 Ottobre 2011
36 ragazzi per il Seminario minore

Quel che più non c'era adesso c'è. In forme nuove, ma forse proprio per questo più avvincenti. Parliamo del Seminario minore, per il quale, in particolare, si pregherà sabato 1° ottobre, durante la processione che dai Gesuati condurrà alla basilica della Salute (vedi box).
In effetti è una grande novità che 36 ragazzi dagli 11 ai 19 anni abbiano aderito con gioia alla proposta di un cammino di discernimento vocazionale in cui è esplicitamente contemplato anche lo sbocco del sacerdozio.
«E' un'esperienza di accompagnamento vocazionale», spiega don Raffaele Muresu, vicerettore del Seminario minore: «Un percorso che stiamo facendo con i ragazzi partendo dal loro desiderio di capire l'inclinazione che si portano dentro. Liberamente hanno espresso il desiderio di diventare preti: per ora il loro è un piccolo seme, un desiderio in embrione che ha bisogno di tempo per maturare e chiarirsi».
La famiglia, primo Seminario. La novità formale è nell'elasticità dell'accompagnamento di questi giovani, nel cammino che viene loro suggerito e che ha il ritmo, il respiro della vita d'ogni giorno: «I ragazzi – prosegue don Muresu – rimangono nelle loro famiglie, che sono il loro primo, vero Seminario. In famiglia, con i genitori avviene il confronto educativo, così come nella scuola, nelle parrocchie e nelle altre esperienze di vita. Il nostro obiettivo è che i ragazzi percepiscano che la vita è vocazione, qualsiasi sia lo stato di vita in cui si trovano o troveranno. Ma l'importante è che percepiscano il valore del leggere i segni che Dio ogni giorno pone sul loro cammino».
I ragazzi frequentano sia le scuole medie (sono 14) che le superiori (sono 22); ai più piccoli viene proposto di passare una notte al mese nel Seminario patriarcale alla Salute: verranno un sabato pomeriggio, staranno insieme, incontreranno la comunità del Seminario stesso e pernotteranno lì; poi torneranno, la domenica mattina, a casa per la messa nella propria parrocchia: «Sarà già un modo per creare molta appartenenza e un bello stimolo per riflettere e crescere».
Per i ragazzi delle superiori ci saranno appuntamenti sia al Centro Card. Urbani a Zelarino che in Seminario. Per i più grandi sono previste anche tre settimane residenziali durante l'anno, nei periodi in cui il ritmo scolastico è più blando: «Vivranno con la comunità del Seminario come in una grande famiglia: parteciperanno alla preghiera delle Lodi con i seminaristi, pranzeranno con loro e avranno così l'opportunità di una conoscenza più profonda delle persone, dell'ambiente e di se stessi».
Sotto il segno della discrezione. Tutto questo lavoro vocazionale – rimarca don Muresu - è sotto il segno della discrezione: «Non metteremo mai questi ragazzi in mostra. A sapere del loro cammino sono i loro genitori, con i quali c'è un dialogo continuo e dai quali c'è l'assenso pieno, e il loro parroco. Ma non ci sarà mai, in questa fase, qualcosa di pubblico. Sarà nel tempo che, maturando, le scelte arriveranno alla conoscenza di tutti».
Il sì alla vita come vocazione, per questi 36 ragazzi del Seminario minore, intanto è iniziato: «Oggi – conclude don Raffaele – per loro è il tempo della formazione culturale e dell'impegno nello studio, ma anche dell'attenzione alla vita affettiva, del rapporto sincero e coerente con i genitori, della serietà del rapporto con le ragazze: questi sono sentimenti belli che vanno accompagnati e aiutati. E intanto si cresce anche, nei momenti che abbiamo predisposto, nel dialogo con me, con il rettore del Seminario e con il padre spirituale».

Giorgio Malavasi

Tratto da GENTE VENETA, n.38/2011

www.gvonline.it/public/articolo.php?id=6705

Edited by GalileoGalilei - 15/11/2011, 16:42
 
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FutureLoop foundation
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Come fanno ad essere legali?
 
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view post Posted on 7/10/2011, 09:06
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E infatti dovrebbero esere considerati illegali giacché violano la COnvenzione ONU di New York sui diritti del fanciullo. Convenzione firmata dall'Italia e non dal Vaticano.

Ripeto un post che ho scritto 3 anni e mezzo fa:

Convenzione sui diritti dei fanciulli dell'ONU (New York 20 novembre 1989), che la chiesa cattolica non ha mai firmato.

… convinti che la famiglia, come gruppo fondamentale della società é l'ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti i suoi membri e in particolarmente dei bambini, deve ricevere la protezione e l’assistenza necessaria così che possa assumere la sua piena responsabilità all'interno della comunità; riconoscendo che il bambino, per il pieno ed armonioso sviluppo della sua personalità, deve crescere in un ambiente di famiglia, in un'atmosfera di felicità, amore e comprensione…


Perché lo stato italiano tollera il reclutamento dei bambini dei seminari minori (2.912 nell'anno scolastico 2009/10 in Italia), in aperta violazione di una Convenzione che ha sottoscritto? La Convenzione sui diritti dei fanciulli è legge dello stato, attraverso la ratifica avvenuta con l. L. 27 maggio 1991, n. 176

Nel mondo ci sono circa 101.000 bambini e ragazzini dai 6 ai 18 anni rinchiusi dai preti nei seminari minori

Gli studi sui preti pedofili ci confermano quello che già è intuibile:

http://www.chiesaincammino.org/Articoli/Ar...en/00000004.htm

Psicoanalisti e psicologi hanno riscontrato che i preti pedofili sono, per la maggior parte, persone “sessualmente immature” e psicologicamente malate, essendo rimaste bloccate in tenera età nella trappola del narcisismo sessuale, distorsione dei sentimenti e deviazione delle pulsioni. Questo risulta evidente specialmente in coloro che sono entrati in seminario in tenera età.
 
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FutureLoop foundation
view post Posted on 7/10/2011, 15:14




Negli stati veramente laici i seminari minori esistono?
 
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view post Posted on 15/11/2011, 16:39
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Seminario minore di Cerreto Sannita (BN)

I tristi refettori dei seminari

http://www.diocesicerreto.it/index.php/dio...-formativo.html

Seminario Minore: Inaugurato il nuovo anno formativo

31 Ottobre 2011

seminario2

di Giuseppe Cutillo

Lunedì 24 ottobre, nel Seminario di Cerreto Sannita, è stato inaugurato il nuovo anno formativo alla presenza del vescovo diocesano, mons. Michele De Rosa, dei parroci e delle famiglie dei seminaristi.

Dopo un rinfresco nella sala comune si è svolto l’incontro nell’aula magna dove, il neo rettore don Pino Di Santo ha ringraziato il vescovo per il delicato incarico a lui affidato; ha dato il benvenuto alle famiglie e ai parroci dei ragazzi ringraziandoli per la fiducia riposta il loro. Ha reso atto inoltre dell’operato del predecessore, don Antonio Parrillo, “che con il suo lavoro ha reso questo luogo il luogo della ricerca”. Infine ha ringraziato il lavoro discreto e silenzioso del vice rettore, don Giuseppe Campagnuolo. Nel suo saluto, don Pino ha citato il documento 54b della CEI “Educare alla buona vita del Vangelo!” che dice: “ E’ urgente accompagnare i giovani alla scoperta della loro vocazione (…)”, ribadendo che bisogna accompagnare i nostri giovani a comprendere che l’amore vero richiama il criterio della gratuità. “ La gratuità – continua don Pino- diverrà la proposta formativa di quest’anno attraverso varie attività, ma soprattutto nell’appuntamento settimanale con il padre spirituale, don Franco Pezone”. Ha concluso augurando ai seminaristi di ascoltare la voce del Signore e capire che “Rispondere all’amore si può”. Il vescovo, invece nel suo saluto, ha ribadito che la famiglia è il luogo dove nasce e si forma la vocazione. “Successivamente - continua il presule - viene il seminario, dove il giovane discerne la volontà del Signore su di lui”. Poi a grandi linee, ha ripercorso le tappe fondamentali della diffusione del Cristianesimo, della nascita dei primi sacerdoti e della nascita dei primi seminari dopo il Concilio di Trento. Ha concluso dichiarando che “il sacerdote deve portare la persona all’amore di Cristo. Egli deve vivere in prima persona il precetto dell’amore e poi insegnarlo agli altri. E’ seguita la Santa Messa nella cappella del seminario, concelebrata dai parroci e dagli educatori e presieduta dal vescovo. Nell’omelia, mons. Vescovo, rifacendosi al Vangelo della chiamata dei primi discepoli (Lc 5. 1-11), ha dichiarato che Gesù chiama i discepoli perché rivelino il Dio Amore! Ha poi analizzato la prima lettura tratta dagli Atti degli Apostoli, definendo la chiamata del Signore come manifestazione del Suo Amore immenso! La celebrazione è stata accompagnata con canti eseguiti dai seminaristi. La serata si è conclusa con la cena nel refettorio del Seminario allietata da un video realizzato dai ragazzi presentando i retroscena di una giornata tipo di un seminarista.


 
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view post Posted on 21/11/2011, 07:21
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Seminario minore dei Rogazionisti a Napoli

Ricordo che a Napoli è rifugiato un prete Rogazionista indagato per pedofilia a Oria: https://laici.forumcommunity.net/?t=48779129

www.giovanirog.it/index_file/SedeNapoli.htm

A Napoli i Padri Rogazionisti hanno un bellissimo Istituto situato in una zona panoramica dei Colli Aminei. Le attività della casa sono molteplici: la Parrocchia di Sant’Antonio alla Pineta, una Casa Famiglia per ragazzi in difficoltà, il Seminario Minore e il Prenoviziato della Provincia Rogazionista dell’Italia Centro-Sud e sono disposti ad accogliere e ad incontrare tutti coloro che vogliono mettersi in cammino verso Dio.

I ragazzi: Il seminario minore dei Padri Rogazionisti di Napoli ospita quest'anno degli adolescenti che vanno dai 14 ai 18 anni e frequentano la scuola superiore. Il seminario non è il luogo ove si diventa "sacerdoti" ma è quella famiglia ideale dove l'adolescente, impegnandosi nell'amore reciproco, nel gioco, nello studio e nella vita di preghiera si chiede: "Cosa vuoi che io faccia, o Signore?". Ed allora cosa aspetti?...Vieni e vedi!!
Seminario dei Padri Rogazionisti Seminario dei Padri Rogazionisti

I sacerdoti: Qui, nella comunità di Napoli, sono presenti 10 sacerdoti rogazionisti che portano avanti le tre attività principali. Di questi, Padre Vincenzo D'Angelo (nella foto) è il responsabile del seminario insieme a Padre Claudio che è anche animatore voc. Il tutto è diretto con paterna responsabilità da Padre Ciro Fontanella.

I giovani: Oltre ai seminaristi, nella nostra comunità, sono presenti anche alcuni giovani che di anno in anno si avvicendano presso il nostro centro, per fare una forte esperienza di preghiera, di vita comunitaria e di fraternità, all'insegna di un profondo discernimento voc. Sono giovani semplici ma coraggiosi e generosi, capaci di guardare avanti...e dire "ma io cosa posso fare?"

Gli ambienti: Quelli del seminario e della comunità giovanile sono ambienti molto semplici e famigliari, anche se, sicuramente, un po più grandi di un piccolo appartamento! Siamo come in famiglia...ed abbiamo in comune alcune sale da studio e naturalmente la mitica sala giochi. I ragazzi dormono in ogni caso in camere doppie o triple… poiché la legge è sempre la stessa "come è bello che i fratelli vivano insieme!"
Seminario dei Padri Rogazionisti Seminario dei Padri Rogazionisti Seminario dei Padri Rogazionisti


L’attività del seminario è affiancata dal servizio di pastorale giovanile diretto dal P. Salvatore Catalano. Il suo ruolo è quello di vice parroco nella parrocchia rogazionista di Sant’Antonio “a la Pineta” di Napoli presso i Colli Aminei. Per altre informazioni visita il sito della parrocchia:
 
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view post Posted on 8/12/2011, 16:36
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“Piccoli seminaristi crescono”

di Alfredo Romano di Sebastiani A.


Recensione di Luigi Cimarra

È disponibile da qualche settimana in libreria l’ultima fatica letteraria di Alfredo Romano “Piccoli seminaristi crescono”, il cui titolo ricalca quello di un noto romanzo della scrittrice americana Louisa Mary Alcott (1832-1888) “Piccole donne crescono”. Io, che ho fatto un percorso parallelo al suo, quando ho avuto il libro tra le mani, dopo aver scorso le prime pagine, ne avrei scelto uno diverso, cioè “L’ultimo dei seminaristi”, che si rifà al celebre film “L’ultimo dei Mohicani”, perché mi sembra più consono a definire la crisi che, a partire dagli anni ’70 o giù di lì, portò la gerarchia ecclesiastica a rinnovare i metodi educativi fino ad allora adottati nella formazione dei futuri sacerdoti sia nei seminari sia negli istituti religiosi. Ne ho fatto cenno all’autore, che mi ha confidato di aver pensato anche lui in prima battuta allo stesso titolo. Si tratta naturalmente di un libro autobiografico, come gli amici di Alfredo intuiscono immediatamente dalla foto di copertina, dove il nostro è ben riconoscibile, nonostante la “tenera età”, in basso a destra, in clergyman, con una espressione serena e vivace.

Tuttavia la narrazione è limitata al breve periodo della prima adolescenza, nel quale si rievoca la “chiamata”, cioè la vocazione (“multi sunt vocati, pauci vero electi”), i sentimenti che lo spinsero alla vita seminariale, la progressiva presa di coscienza, la crisi irreversibile che si concretizzò con l’uscita. Ritengo che il libro sia una testimonianza preziosa, un documento di valore storico, perché rivela un aspetto poco conosciuto della formazione dei futuri sacerdoti. Tutto era regolato da una rigida disciplina sotto la vigile sorveglianza dei superiori (una ben congegnata gerarchia interna che, a partire dal basso, prevedeva la presenza di figure come viceprefetto, prefetto, vicerettore, rettore), secondo una prassi consolidata da secoli. Il bambino era considerato un soggetto ricettivo e passivo, la cui mente e il cui spirito dovevano esser plasmati secondo una matrice o stampo, che inculcava principi assoluti e modelli comportamentali: i seminaristi erano preti “in miniatura”: venivano assuefatti fin da piccoli alle funzioni del clero, ai riti liturgici, al moralismo formale, con una scarsa attenzione alla pastorale, all’apostolato, al sociale: si formava il prete, non il sacerdote, il pastore, che conosce l’odore delle sue pecore, che le guida con santità e saggezza. E proprio in quegli anni siffatto metodo formativo andò via via sgretolandosi sotto la spinta del rinnovamento socio-culturale, che investì la società italiana; crollò quel sistema di impostazioni ed imposizioni indiscusse, indiscutibili, immutabili come se fossero state fissate ab aeterno:



Per ogni azione della giornata, per ogni pensiero, oserei dire, c’era una regola. Avevamo il privilegio della ‘vocazione’, eravamo stati chiamati per evangelizzare, eravamo dei prediletti tra tanti. Non perché avessimo particolari attitudini, semplicemente i piani del Signore erano imperscrutabili. Privilegiati sì, ma la chiamata comportava di essere messo alla prova, sicché tutto bisognava sopportare, fosse anche una punizione o un ingiusto rimprovero inflitti da un superiore: era la prova della tua resistenza, di essere stato degno della ‘chiamata’.



La prova inoppugnabile, impietosa, del fallimento di tale metodo si ricava dai risultati (non) conseguiti in rapporto alle risorse e alle energie messe in campo: su una classe di 21 seminaristi soltanto uno arrivò al sacerdozio, vale a dire una percentuale bassissima, appena il 4,7% del totale. Risulta evidente che il modello non reggeva all’urto delle nuova realtà che irrompeva, alle esigenze della mutata situazione; si imponevano intelligenti aperture alle istanze e alle problematiche di un mondo, che stava cambiando rapidamente e radicalmente.

Ma mi preme anche dire che “Piccoli seminaristi crescono” è un libro coraggioso, che parla schiettamente, senza schermi o filtri, senza risentimenti od astio, di un’esperienza che normalmente viene relegata nelle pieghe nascoste della memoria o viene addirittura erasa dal tabulato della mente. Parlare di sé, della vita di seminario, è cosa, se non unica, almeno rara. Romano ripercorre con atteggiamento scevro da giudizi drastici e senza recriminazioni, una tappa fondamentale della sua vita, il suo itinerario di fede e di vocazione. Con uno stile pacato e scorrevole, in una sapiente organizzazione in brevi capitoli, offre uno spaccato della vita del seminario, presenta una ricostruzione dettagliata e minuta delle vicende personali, focalizzando le singole situazioni e i singoli episodi con ricordi nitidi, senza offuscamenti o censure preventive. Soprattutto non inveisce con la foga e la veemenza verbale dei “mangiapreti”. Anche nella genesi della sua crisi non cerca alibi. Accenna ad una serie di concause: le tempeste ormonali che nella fase di crescita sconvolgono il corpo dell’adolescente che diviene uomo, le lacerazioni dell’anima, la ripulsa dell’autoritarismo e la ricerca di una autonomia di giudizio, infine il forte anelito alla libertà (più volte egli parla di “costrizione”, quasi di prigionia). C’è da dire che Romano, una volta presa la sua decisione, non ritornò più sui suoi passi, non lo fece desistere neppure l’incontro con figure dotate di intensa umanità e di mentalità aperta, come don Silvano Fràncola e, soprattutto, come mons. Roberto Massimiliani, vescovo di Civita Castellana.

Credo che le pagine più toccanti del libro siano quelle conclusive, il dialogo in dialetto nativo tra il figlio e la madre Lucia, che aveva, con sensibilità tutta femminile, intuito il disagio del figlio, nonché le ultime parole di commiato, che sempre la signora Lucia pronuncia sul letto di morte, dettate da un infinito amore materno: Fiju miu, vòju tte ticu ca su cuntenta ca nu’ tt’hai fattu prete, ca osci li preti su’ ssuli e ‘bbandunati e mmancu carculati! (Figlio mio, son contenta che non ti sei fatto prete, ché oggi vedo i preti soli e abbandonati e neanche calcolati).

Notevole la mole del corredo documentale e fotografico, che l’autore ha conservato e che gli ha consentito di esemplificare momenti della vita quotidiana, senza lasciare spazio all’immaginazione. Questo significa che egli, diversamente da quanto è avvenuto in altri casi, ha rifiutato una rimozione drastica del suo vissuto: non ha fatto, per una sorta di autodifesa, tabula rasa del suo passato.



Per chi sia interessato all’acquisto de libro, premere Control e cliccare sul link che segue: http://www.edizionicontroluce.it/component...l&product_id=56



www.civitacastellana.com/applicazioni/news.asp?id=8321
 
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Segnalo la sopravvivenza a Genova del seminario minore di Arenzano, gestito dai Carmelitani. Nel 2006 vi erano presenti 25 internati, dai 9 dai 17 anni. Oggi si ignora quanti siano, ma sul sito del seminario si dice semplicemente che sono bambini e ragazzi dai 10 ai 18 anni. Nel 2009 due seminaristi, i gemelli carmelitani Marco e Matteo Pesce, sono stati ordinati preti dopo essere passati per questo seminario.

Il seminario minore diocesano del Chiappeto in vece è chiuso da anni e l'ultima ordinazione di un prete proveniente da quel centro di internazione, don Daniele Manis, rinchiuso in seminario a 11 anni, è del 2008.

www.ilgiornale.it/news/nel-seminari...cono-gioco.html

Nel seminario le vocazioni nascono per gioco
«Siamo come una famiglia: d’estate ci trasferiamo in montagna in tenda per fare sport e meditare»
Angelo Coriandolo - Mar, 06/06/2006 - 00:00
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Angelo Coriandoloda ArenzanoUna risata gioiosa, seguita da un giovanissimo, festoso clamore: pare essere questo il biglietto del Seminario di Gesù Bambino di Arenzano, attiguo all'omonimo, celebre Santuario. Affacciato sul mare, il Seminario Minore dei Carmelitani è sorto nel 1951 per iniziativa dell'allora padre provinciale Anastasio Ballestrero, divenuto poi Arcivescovo di Bari, Torino e Presidente della Cei. «Una felice idea, la fondazione di questo Seminario, attuata con tanta fiducia in Gesù Bambino e nella bontà dei ragazzi che non avrebbero tardato a rispondere alla chiamata di Gesù» sottolineano i Padri formatori. E i fatti sembrano dare ragione a quella felice intuizione: oggi il Seminario minore di Arenzano accoglie la bellezza di venticinque giovanissimi tra i nove e i diciassette anni e si pone in netta controtendenza rispetto al desolante panorama di penuria vocazionale. «Quest'anno è particolare: accogliamo infatti anche un bambino della classe quarta della scuola primaria. Solitamente la fascia di età interessata va dalla quinta primaria alla terza liceo classico» spiega sorridendo Fra Marco dell'Angelo Custode, classe 1979: «Gli adolescenti che vivono l'esperienza del nostro Seminario minore qui ad Arenzano - prosegue il giovane frate carmelitano - provengono da tutto il Nord Italia: Lombardia, Piemonte, due dalla Sardegna, uno da Pietrabruna (provincia di Imperia) e uno da Baiardo un paesino sulle alture di Sanremo. Alcuni sono di origine ecuadoriana e domenicana». La giovinezza pare essere davvero la nota dominante al Seminario di Arenzano: il Rettore, Padre Michele Goegan, è uno sportivissimo ventottenne. Collaborano con lui Padre Marco Chiesa (29 anni), Padre Davide Sollami (28 anni) Padre Franco Bretoni e Padre Vittorino Corsini (55 anni), Fra Marco Pesce (22 anni), oltre al già citato Fra Marco. Secondo di tre figli, Fra Marco dell'Angelo Custode, al secolo Marco Cabula, ventisei anni, nato e cresciuto a Genova Sampierdarena, è approdato qui grazie a un semplice disegno… «Era il 1987, ricordo quel giorno come se fosse oggi, frequentavo la seconda elementare, la mia maestra mi propose di partecipare al tradizionale Concorso Internazionale "Piccoli Artisti" promosso dal Santuario di Arenzano, il cui tema era "Il Natale" - racconta Fra Marco - "C'era la possibilità di partecipare con un disegno oppure con una poesia, per la categoria "Poeti in erba". Io ho partecipato a quella che mi coinvolgeva di più; il disegno appunto». Com'era la sua opera? «A dire il vero non era tutto questo gran capolavoro - riprende il giovane frate con il consueto sorriso - lo avevo appena abbozzato in classe per poi chiedere consigli a mia madre su come terminarlo, colorandolo un po' grossolanamente, poi ero andato a dormire. La mattina successiva, il disegno che doveva essere consegnato il giorno dopo, non era ancora ultimato». Addirittura… «Davanti ai solleciti di mia madre ho risposto prontamente: tanto se è destino che io vinca, vincerò!». Quasi una premonizione… «Fummo premiati io e una mia compagna di classe: io vinsi il Premio Spontaneità. Venni a ritirare il premio proprio in questo Seminario e mi fu consegnato da Padre Vittorino Corsini, tuttora vocazionista del nostro Seminario, che ho scoperto in quel modo». Come ha deciso di entrarvi? «Padre Vittorino e Padre Massimiliano mi invitarono ai campi estivi organizzati dal Seminario. Partecipai con mio fratello a uno di questi e in quinta elementare ho fatto la mia scelta». Le reazioni in famiglia? «I miei genitori erano un po' perplessi per via della mia età, ma io ero deciso e fu proprio questa la carta vincente». E poi? «A diciott'anni sono diventato Fra Marco dell'Angelo Custode, perché noi frati Carmelitani al nome di battesimo aggiungiamo il "cognome" spirituale. Attualmente sto terminando gli studi». Fra Marco ha pronunciato la Professione Solenne il 13 maggio nel Santuario di Arenzano, nelle mani del Superiore Provinciale Padre Giustino Zoppi. In passato è stato in missione in Africa. «Sì, tra il 2000 e il 2001 ho fatto un anno di esperienza nella nostra missione in Repubblica Centrafricana, nella zona di Yolé-Bouar dove ho conosciuto anche i Padri Cappuccini insieme ai quali è stata fondata la missione. La Yolé è una realtà davvero singolare per l'Africa» spiega Fra Marco «La nostra scuola, infatti, serve i tre seminari di quella zona: il nostro, che raccoglie circa cento ragazzi, quello dei Francescani e i seminaristi diocesani». Cosa le è rimasto impresso di questa esperienza africana? «Vede, è difficile fare una stima approssimativa dei ricordi che ti porti nel cuore da un'esperienza come la vita missionaria. Sicuramente una cosa che mai più potrò scordare sono le urla di gioia dei bimbi africani ogni qualvolta che noi missionari passavamo per la strada o arrivavamo nei villaggi. Pensi che, anche da lontano, tutti sapevano i nostri nomi e ci chiamavano…una cosa bellissima. Inoltre ho aiutato in un centro di Primo Soccorso dove, da pochi anni, è anche sorto un centro nutrizionale per i più piccoli dedicato proprio all'Angelo custode». Lei si occupava di qualcosa alla Yolé? «Sì, oltre all'assistenza dei ragazzi, curavo la Scuola di Italiano che per me era la mia scuola di francese, dato che per farmi intendere, dovevo esprimermi in quella lingua ma le assicuro che anche a seimila chilometri di distanza gustavo la stessa fraternità che sperimento qui». Torniamo ad Arenzano, allora: cosa è il Seminario minore e perché attira frotte di ragazzi? «Prima di tutto non è un collegio, ma una famiglia, il cui nucleo principale sono proprio i ragazzi. Il Padre Rettore e gli assistenti vivono momento per momento con loro, assicurando l'aiuto necessario, una parola amica e la sicurezza di non essere mai soli». E la famiglia di origine? «I genitori restano vicini ai figli: possono venire a trovare i ragazzi quando vogliono, oltre che ai frequenti raduni o alle campagne» Cioè? «Il nome tecnico è “Campagna di Ricerca Vocazionale”. Operativamente ci ritroviamo in montagna, a Fedio: facciamo le tende, andiamo in canoa, organizziamo giochi oltre a momenti di riflessione. Si crea così quel clima di famiglia che, se da un lato incoraggia la richiesta del ragazzo di entrare in Seminario, dall'altro agevola l'accettazione della famiglia a che il figlio intraprenda la via di un'educazione diversa, in un luogo dove sono coltivati determinati valori». Lo sbocco è sempre la via del convento? «Non è detto: al termine degli studi, chi esce dal Seminario minore ha comunque un patrimonio bellissimo di amicizia con il Signore. Molti nostri ex compagni di Seminario oggi sono sposati e il clima di fraternità creatosi in quegli anni è rimasto intatto. Quando vengono a trovarci, ricordiamo ancora le marachelle che facevamo a quei tempi…».

www.seminarioarenzano.it/joomla/ind...d=50&Itemid=143
....dai 10 ai 18 anni, sono ragazzi simpaticissimi e in gamba: se vuoi puoi venire a conoscerli!

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www.ivg.it/2009/05/ordinazione-sacerdotale-per-due-gemelli/


Articolo n° 60274 del 19/05/2009 - 08:39

Ordinazione sacerdotale per due gemelli

Arenzano. Sabato 30 maggio quattro diaconi carmelitani diventeranno sacerdoti nel Santuario di Gesù Bambino di Praga in Arenzano, e il dato più curioso è che due di loro sono gemelli, Matteo e Marco Pesce, nativi proprio di Arenzano. L’altra curiosità è che i quattro sono coetanei, tutti della classe 1982. La Messa, che avrà inizio alle 10.30, sarà presieduta dall’arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco.

I giovani ordinandi sono cresciuti nel Seminario minore, adiacente il Santuario di Arenzano, dove hanno iniziato il cammino. Per primo fra Marco Poggi, di Costavescovato (provincia di Alessandria), nel 1992 fra Matteo e fra Marco Pesce (fratelli gemelli), di Arenzano, infine fra Paolo, di Buccinasco (in provincia di Milano) nel 1995.

Edited by GalileoGalilei - 21/8/2012, 08:39
 
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view post Posted on 21/8/2012, 07:38
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I 15 seminaristi del seminario minore e propedeutici di Salerno a Pontecagnano (SA)

www.giovannipaolo2.net/index.php?op...mid=218&lang=it

minore

Altro seminario minore in piena attività è quello di Cerreto Sannita (BN), sempre in Campania

www.ntr24.tv/it/news/valle-telesina...o-di-santo.html

20 / 06 / 2011 - Valle Telesina
Diocesi di Cerreto Sannita, Telese, S. Agata
Seminario minore, nuovo rettore è don Pino Di Santo

Seminario minore, nuovo rettore è don Pino Di Santo
E' don Pino Di Santo, parroco di San Lorenzo Martire in San Lorenzo Maggiore, il nuovo Rettore del Seminario minore, a Cerreto Sannita (Benevento). Monsignor De Rosa, vescovo della Diocesi di Cerreto-S.Agata.Telese T., durante l'ultimo ritiro di clero, che si è svolto a Pietrelcina nei giorni scorsi, ha proceduto alal nomina ringraziando al tempo stesso don Antonio Parrillo per il lavoro svolto nel lungo periodo come rettore del seminario e come docente di filosofia presso la scuola parificata "Liceo-ginnasio Luigi Sodo".
 
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unseminaristacheselaride
icon4  view post Posted on 12/11/2012, 10:32




leggendo questo forum mi domandavo una cosa: ma questi hanno anche solo mai visto un seminario minore negli ultimi 5 anni? Io ho passato praticamente tutta la mia adolescenza (dai 13 ai 19 anni, ora ne ho 20) in seminario: è stata un'esperienza stupenda, completa, certo affascinante, ma libera! Siamo arrivati in 5a sup in 9: in 4 siamo al maggiore x diventare preti, gli altri 5 fanno un'università (1 alla sorbona). Nessuno di questi si è pentito del cammino fatto. Oltre al fatto k i seminaristi nel 3 millennio passano a casa 165 giorni all'anno, negli altri 200 incontrano ragazze nelle scuole k frequentano. Se un ragazzo esce xk capisce che la sua strada non è quella del sacerdozio x il minore non è un fallimento! X cui mi dispiace ma avete perso il vostro tempo a fare disinformazione (e anche a farmi trascorrere sorridendo 2 h di filosofia morale un po' pesanti:-)
 
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view post Posted on 12/11/2012, 19:53
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Non mi risulta che i seminaristi minori incontrino ragazze nelle scuole che frequentano, perché i seminari minori sono per soli maschi.
 
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unseminaristacheselaride
view post Posted on 12/11/2012, 22:38




Certo, IN seminario ci sono solo maschi, ma nelle scuole frequentate (esterne) le ragazze ci sono!!! Così come il sabato sera, la domenica, d'estate, Ognissanti, Natale, Carnevale, Pasqua trascorsi come tutti i ragazzi della nostra età... Sarebbe bello sapere come si è documentato sui seminari minori. Tra l'altro ho letto la critica di un prete: purtroppo in molte diocesi questa istituzione è stata chiusa (oppure messa in sordina) per cui non si sa (o non si vuole sapere) che cos'è. A questo parroco dico: abolire il minore significa togliere un'opportunità bellissima agli adolescenti che ci vivono e a coloro che grazie ad esso possono riflettere sulla loro vita.
Ai lettori di questo forum: mi sembra assurdo che un ragazzo in quarta-quinta superiore sia tremendamente preoccupato dell'esame di stato, e praticamente indifferente alla scelta che deve compiere PER LA SUA VITA. Certo, per molti domandare a Dio che cosa fare della propria vita equivale a chiedere a Babbo Natale un vitalizio da 10000 euro al mese: ma io non ho mai conosciuto una comunità dove ognuno ha il desiderio (e forse anche l'audacia) di fare della propria vita qualcosa di bello, impegnato, e soprattutto che realizzi se stesso. Mi rendo conto di non esaurire tutte le possibili obiezioni, ma credetemi: il minore, per come io l'ho vissuto, è stata un'esperienza da raccomandare a tutti (magari anche ai vs figli :D :D :D )
 
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view post Posted on 13/11/2012, 03:54
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Distinguiamo. I seminari minori sono di due tipi. Quelli che sono vere e proprie scuole superiori parificate per soli maschi, indirizzate al pedoreclutamento dei preti. E quelli dove i ragazzini che studiano nelle normali scuole svolgono attività extracurriculari, al fine di reclutarli al sacerdozio.

Premesso che non credo che in nessun caso un ragazzino dai 10 ai 18 anni pensi seriamente a farsi prete, ma che spesso venga spinto o costretto ad entrarci dai genitori e dai pedoreclutatori, la nostra attenzione qui è rivolta soprattutto agli ultimi seminari scuola.

Perché una scuola per soli maschietti indirizzati al sacerdozio è una aberrazione per l'umanità, dato che nell'adolescenza non si ha alcuna capacità di discernimento tra una vita fatta di normali relazioni affettive e sessuali e quella arida e castrata del prete.

E i fatti di cronaca di abusi da parte di preti recluatori dei pedoseminari e di preti pedofili allevati in queste strutture ci dimostrano l'inadeguatezza di queste strutture a formare ragazzi che abbiano seriamente la capacità di scelta tra una vita libera e una da castrato.
 
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