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La tragedia dei seminari minori. Migliaia di bimbi e ragazzini reclutati al sacerdozio, La corruzione dei minori legalizzata nei papati di Ratzinger e Bergoglio

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aretes
view post Posted on 31/3/2007, 22:08




non esistono più nel senso di nomenclatura, almeno a Napoli, perchè o inglobate nel seminario maggiore o convenzionato a scuola privata dove insegnano anche i laici e non solo i preti

scusami volevo mettere questo

http://it.wikipedia.org/wiki/Seminario
 
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view post Posted on 3/7/2007, 07:21
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Credo di conoscere l'ispiratore di questo articolo...

http://www.ildialogo.org/Ratzinger/pedofiliachiese.htm#

Preti pedofili - dibattito
La questione dei seminari minori

di Sergio Grande

Nella sezione Forum del nostro sito, nella settimana scorsa, si è sviluppato un intenso dibattito sulla questione dei seminari minori a cui più volte si è fatto riferimento negli articoli riguardanti la questione dei preti pedofili. Grazie al contributo di Steve (uno dei partecipanti al forum) sono venute fuori le dimensioni di tale problema che sono vermanete incredibili, molto al di la di quanto noi stessi potessimo immaginare.
I dati sono tutti ufficiali del Vaticano e sono tutti disponibili su intenert sui siti della CEI e della agenzia FIDES.
Grazie al lavoro di ricerca di Steve abbiamo così appreso che nella sola Italia vi sono
"123 seminari minori (90 diocesani e 33 religiosi) e 25 convitti (14 diocesani e 11 religiosi)" per un totale di "circa 2.743 seminaristi minori (1.426 diocesani e 1.317 religiosi)". (I dati sono tratti dal documento reperibile al seguente link: http://www.chiesacattolica.it/cci_new/docu...e2007%20WEB.pdf ).
Fa notare Steve che "molti dei preti pedofili proviene proprio dai seminari minori, che ogni anno assicurano ai seminari maggiori circa il 25% dei nuovi seminaristi. Potete immaginare che personalità disturbate si aggirano in quei seminari".

I dati mondiali relativi ai seminaristi bambini in tutto il mondo sono ancora più raccapriccianti. Dai dati pubblicati dall’Agenzia FIDES apprendiamo che i seminaristi minori nel mondo sono stati nel 2004 ben 101.585 di cui 45.535 in Africa, 17.991 in America, 24.200 in Asia, 13.463 in Europa e 396 in Oceania. Non ci sono ancora dati aggiornati al 2007.
(I dati sono reperibili ai seguenti link
http://www.fides.org/ita/statistiche/2000_5.html
http://www.fides.org/ita/storia/am_82.html )

In uno dei suoi post Steve racconta cosa ha trovato nel sito della diocesi di Aversa (CE), dove c’è uno dei più fiorenti pedoseminari d’Italia con 100 bambini, in relazione alla vita di questi poveri ragazzi DI SCUOLA MEDIA INFERIORE :
(http://www.diocesiaversa.it/default2.asp?active_page_id=105 )
"Il cammino che concerne i ragazzi della scuola media tende inizialmente a considerare, per un’educazione dell’individuo nella vita di gruppo, i cardini di un discorso primariamente umano: l’accoglienza, il confronto, l’altrui diversità vista come fonte di ricchezza personale e comunitaria. Le catechesi settimanali sono incentrate sull’Eucaristia, mediante le quali i ragazzi sono gradualmente accompagnati nella scoperta della figura di Gesù fonte di comunione e di esperienza concreta di fraternità. Il percorso formativo della II media si snoda puntando principalmente sulla realtà dei sacramenti, segni della presenza e dell’amore di Dio per l’uomo. La conclusione del cammino della Scuola Apostolica, per i ragazzi della III media, è incentrata infine sull’esperienza prettamente vocazionale, guidando i ragazzi ad aprire il loro cuore alla chiamata del Signore per realizzare il progetto di Dio. Essi comprendono così come la loro vita è un dono di Dio, che non va sprecato in cose effimere, ma mettendolo a servizio degli altri."
Per chi volesse approfondire ci si può rendere conto anche della vita disgraziata dei ragazzi delle medie superiori.
Quale maturità affettiva può acquisire un ragazzo di 10-12 anni sottoposto a tale vita?
Ma ciò non sembra preoccupare più di tanto la gerarchia cattolica. Sempre Steve riporta un documento redatto da Mons. Luigi Serenthà della diocesi di Senigallia (AN) relativo alla PASTORALE VOCAZIONALE DEI PREADOLESCENTI dove egli difende con vigore il reclutamento dei seminaristi preadolescenti sostenendo che i seminaristi non sono forzati nella loro "vocazione":
(Leggi il documento al seguente link http://www.seminariosenigallia.it/document...adolescenti.doc ).

Afferma Steve a tale proposito in uno dei suoi post: "Ma è cosa nota che dove c’è repressione dell’affettività e della sessualità si blocca lo sviluppo della personalità dell’adolescente in un periodo fondamentale per la sua formazione. Non si sostiuiscono gli affetti familiari e la ricerca dell’amore e del sesso con le preghiere, i rosari e i direttori spirituali, che spesso sono i primi violentatori dei seminaristi perchè essi stessi lo sono stati da bambino.
Non è il celibato la causa della pedofilia e delle violenze sessuali dei prei, bensì la represssione affettiva e sessuale che circonda tutto il percorso formativo dei preti, dai seminari minori all’impegno parrocchiale.
Il celibato è un effettto di questa repressione dell’affettività e della sessualità, come lo è la pedofilia ecclesiastica".
Chiudere i seminari minori diventa dunque necessario se si vuole risolvere veramente alla radice la questione dei preti pedofili.
Del resto prete significa "anziano" perchè deriva dal termine greco "presbitero" che per l’appunto significa anziano.
Anziano è colui che da più tempo mette in pratica qualche cosa. C’è indubbiamente una questione di età, o quanto meno di numero di anni di attività. Nelle aziende si diventa "anziani d’azienda" dopo vent’anni di lavoro.
Per la chiesa cattolica si viene consacrati "preti" cioè anziani fra i 24 e i trenta anni di età. I dati statistici uficiali ci dicono che il 25-30 per cento dei preti comincia a diventare "anziano" addirittura all’età di 10 anni, in quinta elementare, frequentando i seminari minori, quando ancora non si è maturato alcunchè.
Selezionare i preti in questo modo e dare loro questa educazione è funzionale a creare "supereroi", "funzionari di Dio", come diceva Drewerman, persone dedite alla gestione del sacro, con un potere oppressivo dei fedeli da esercitare. Persone senza alcun vincolo affettivo con la propria famiglia da cui sono stati sradicati magri in tenera età anche e soprattutto per motivi economici, come fra l’altro dimostra il gran numero di seminaristi minori di Africa e Asia.
Ma tutto ciò è in netto contrasto con quanto predicato da Gesù e che si ritrova nei vangeli, con i cristiani tutti uguali, senza alcun privilegio o potere per alcuno.
Non c’è dubbio che è dalla negazione di questo modello di chiesa evangelica che vengono fuori le aberrazioni che sono sotto gli occhi di tutti.
Occorre allora far crescere nelle comunità cristiane la consapevolezza che bisogna mettere in discussione non solo il tipo di reclutamento e di formazione a cui sono sottoposti i preti, ma la loro stessa funzione che riduce i laici a semplici appendici di una struttura gerarchica onnipresente e sempre più onnipotente. Ma questo è idolatria.



Lunedì, 02 luglio 2007
 
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view post Posted on 16/7/2007, 12:13
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Preti pedofili
Lettera aperta a don Di Noto

Firmano questa lettera- il dialogo (www.ildialogo.org),- AMS: associazione mobilitazione sociale, Bispensiero, Chiesa in cammino


Caro don Di Noto,

se il tuo sdegno per l’olocausto degli innocenti consumato da “mani consacrate” è sincero deve essere coerente fino in fondo, vero? Quindi non può limitarsi a puntare il dito sugli esecutori materiali del “delitto”, ma deve ricercarne le cause, che, per così dire, sono come i suoi mandanti.

Inevitabile chiedersi: come è possibile arrivare a questi eccessi con tante pratiche di pietà, studi teologici, ritiri, messe? La formazione seminaristica sessuofoba e misogina non ha una qualche relazione di causa ed effetto con questi fatti non certo “isolati”? Se per anni si induce il candidato a ignorare, se non a cancellare la propria corporeità, si potranno mai produrre presbiteri maturi? Se fin da ragazzi si è “educati” a vedere la sessualità con gli occhiali neri della cultura pagana (gnostica e manichea), come potremo avere dei preti capaci di portare il giogo della castità? Non è temerarietà spedirli in parete da sesto grado senza l’equipaggiamento necessario? Non a caso la “Convenzione sui Diritti del minore” ne proibisce il reclutamento fuori dall’ambiente familiare (U.N. General Assembly, Document A/RES/44/25, 12.12.1989. Lo Stato della Città del Vaticano non l’ha firmata). Eppure in Italia ci sono 123 seminari minori, camuffati da “convitti o semi-internati”, giustificando una segregazione vera e propria con la scusante: “Ma vanno a casa il sabato e la domenica”. Se la cultura della sessualità è la stessa che ha prodotto i preti pedofili, non è evidente che si perpetuano le radici del crimine?

La Commissione indipendente, quindi non sospetta, disposta dai vescovi americani (2004) dice in proposito:

“Molti testimoni affermano, che (…) ai seminaristi è negato un normale sviluppo psicologico. Infatti alcuni, ordinati sui 25 anni, hanno la maturità emozionale di un adolescente. La mancanza di uno sviluppo psico-sessuale “normale” può aver impedito ad alcuni di raggiungere uno stato celibatario sano e si può spiegare come alcuni abbiano ricercato la compagnia di adolescenti. La Commissione è colpita dal gran numero di coloro che lo affermano e ritiene che questo fenomeno sia una causa dell’incidenza degli abusi sessuali. (…) Diverse diocesi hanno chiuso i seminari minori. Vescovi e rettori devono garantire un ambiente in cui i ragazzi siano in grado di crescere non solo intellettualmente e spiritualmente, ma anche emozionalmente. (…) Il candidato che non sembra adatto deve essere rifiutato e i risultati della valutazione devono essere condivisi tra le diocesi. Per molti anni, i seminari si sono focalizzati quasi esclusivamente sulla preparazione intellettuale a scapito di quella umana. (…) L’81% delle vittime di abusi sessuali sono ragazzi e questo significa che la crisi è caratterizzata da comportamenti omosessuali. (…) Negli ultimi 15 anni è diventato di routine chiedere al candidato il suo orientamento sessuale. Alcuni vescovi non accettano aspiranti con orientamento omosessuale, che considerano un impedimento all’ordinazione. (…) Uno psichiatra riferisce che alcuni preti con difficoltà affermano che “nel presbiterato si possono coprire problematiche sessuali”. (…) Ci sono molte altre problematiche relative al celibato che possono essere terreno fertile per altri scandali. Numerosi testimoni credono che vi siano molti più casi di relazioni sessuali tra preti e donne o adulti consenzienti. Sebbene non sia un crimine, queste persone sono spesso vulnerabili e in tutti i casi tale condotta è gravemente immorale. I vescovi non possono permettere che ciò si verifichi senza conseguenze. Dichiarare che “non è affare di nessuno” è fondamentalmente sbagliato. Se un prete tiene fede alle sue promesse e vive secondo i precetti morali della Chiesa è affare del vescovo, dei confratelli e dei parrocchiani”.

A ragione affermi trattarsi di preti che non avrebbero mai dovuto essere ordinati e che non dovrebbero esercitare questo ministero donato da Dio alla Chiesa.

Ma allora non avrebbero mai dovuto essere ordinati vescovi neppure quelli che hanno collaborato a produrre altre vittime, spostando i preti notoriamente pedofili da una parrocchia all’altra? Non sono complici dei misfatti successivi? Non dovrebbero dimettersi spontaneamente e fare penitenza? Il card. Law, l’arcivescovo di Firenze, il vescovo di Agrigento, e tanti altri, continuano a pontificare e a godere dei loro privilegi.

E ancora: Se la colpa è accertata e ammessa non può rimanere nella Chiesa; non può sentirsi in comunione con la comunità dei credenti. (…) E’ meglio per lui lasciare il ministero, volontariamente o con atti formali di "scomunica".
Questo non vale anche per i vescovi? Senti cosa dice la Commissione dei vescovi americani:

“I membri della Commissione sollecitano, affinché si guardi allo scandalo come lo scandalo anche dei vescovi oltre che dei preti, che potrebbero domandarsi: perché i vescovi non hanno subito le stesse conseguenze? (…) Le azioni di quei preti sono gravemente peccaminose e l’inazione di quei vescovi che non hanno protetto i fedeli è altrettanto peccaminosa. In qualche modo, “il fumo di Satana” è stato lasciato entrare nella Chiesa e ne è rimasta profondamente ferita. La sua autorevolezza e credibilità in materia morale è stata gravemente danneggiata. (…) Le risposte di troppi vescovi sono state improntate al lassismo morale, eccessiva clemenza, insensibilità, segretezza, negligenza. Le principali trascuratezze sono: (i) relazione inadeguata con le vittime; (ii) aver permesso ai pedofili di restare in situazione di rischio; (iii) sono stati trasferiti senza informare i nuovi superiori; (iv) occultare le accuse alle autorità civili (v) evitare la riduzione allo stato laicale dei rei confessi. (…) Alcuni vescovi non hanno colto la gravità del problema. Hanno trattato le vittime come avversari e nemici del bene della Chiesa. Troppo spesso hanno trattato i preti accusati come persone che avevano bisogno di assistenza psicologica o di cambiare ambiente, piuttosto che veri e propri criminali che andavano rimossi dal ministero e denunciati alle autorità civili. Questi approcci non hanno risolto ma esacerbato il problema. (…) Alcuni vescovi sono stati troppo indulgenti e desiderosi di cercare una scappatoia per se stessi, favorendo il prete a scapito della vittima. Questa ingiustizia è attribuibile in parte al “clericalismo” – una attitudine per cui preti e vescovi sono un mondo a parte e superiori ai laici – e in parte alle idiosincrasie del diritto canonico. (…) Oggi è chiaro che la Chiesa avrebbe potuto prevenire molti abusi se i suoi leader avessero riportato le accuse alle autorità civili. (…) In alcuni casi i prelati hanno scoraggiato le vittime dal denunciare gli abusi, ma le nuove norme prevedono che le “informino del loro diritto di denunciare alle pubbliche autorità” e che perseguano questo obiettivo. Le vittime non si rivolgevano alla forza pubblica perché avevano fiducia che la Chiesa stessa si occupasse del problema. Tale fiducia è stata ripetutamente tradita, una grave mancanza; e il fatto che tale tradimento è diventato di dominio pubblico, ha ingigantito la perdita di fede da parte di alcuni laici. (…) Dei testimoni affermano che in molti casi i vescovi non hanno punito i colpevoli, perché da loro ricattati, minacciando di rivelare informazioni compromettenti… Va da sé che, se un prete ritiene di poter essere ricattato, non dovrebbe proporsi all’elezione di vescovo o accettare cariche di autorità. (…) Le vittime in troppi casi sono state emarginate e ri-vittimizzate. Alcune si sono suicidate. Altre soffrono depressione, dipendenza da droghe e disfunzioni sessuali. (…) Il non ascoltarle e non accoglierle ha fatto si che i vescovi non comprendessero a pieno la natura e la portata del problema e sono venuti meno ai propri doveri pastorali. L’incapacità di partecipare ai loro drammi è grave al pari del danno inflitto dai pedofili stessi. (…) Dopo due anni dalla promulgazione delle Norme Essenziali, molte centinaia di preti sono stati rimossi dal ministero, ma pochi vescovi hanno lasciato l’episcopato”.

In sintesi: 1 – Alcuni prelati spesso hanno anteposto le preoccupazioni istituzionali della Chiesa locale a quelle della Chiesa universale. Il timore dello scandalo li ha indotti a ricorrere alla segretezza e all’occultamento. 2- La minaccia del processo ha indotto alcuni a trascurare il loro dovere pastorale e a adottare un atteggiamento contrario e indegno per la Chiesa. 3 - Hanno riposto troppa fiducia negli psichiatri, psicologi e avvocati per trattare un problema che, mentre indubbiamente ha delle cause psicologiche e implicazioni legali, è, nel suo midollo, un problema di fede e di moralità. 4 - Alcuni hanno messo gli interessi dei colpevoli al di sopra di quelli delle vittime. 5 - Il codice e i procedimenti canonici hanno reso troppo difficile dimettere il prete pedofilo.

Affermi: L’abuso sessuale nei confronti dei bambini è un peccato grave contro Dio e contro tutta la comunità cristiana.

Non ti pare che, fino a quando il crimine di pedofilia verrà considerato come un peccato, non sentiremo mai l’obbligo morale e civile di denunciarlo alle autorità giudiziarie? L’ha ammesso, nel tribunale di Boston, il cardinal B. Law: "Non sapevamo fosse un crimine, pensavamo che si trattasse solo di un peccato".

La Commissione afferma: “Il non aver riconosciuto che l’abuso sessuale sul minore è un crimine e non solo la manifestazione di una mancanza morale o disordine psicologico ha contributo moltissimo allo scandalo. (…) Un prete riferisce: “Credo che non abbiano mai considerato, che ci fosse una legge dello stato, per la quale (…) si va in prigione”. Dal momento in cui i vescovi non hanno compreso che (…) è un crimine, lo sbaglio deve risiedere in qualche modo nel supporto legale di cui si avvalgono. (…) Un abuso sessuale è di per sé un evento traumatico; se commesso da un prete lo è ancora di più, perché è una “figura paterna” ed è probabile che causi più danno, che l’abuso perpetrato da altri individui. (…) … considerando gli abusi più come un disturbo “di identità sessuale” e non un crimine o un peccato grave, i vescovi hanno mancato nell’ottemperare alle proprie responsabilità verso la società e verso la Chiesa”.

Se un’istituzione “divina” continua a considerare materia di foro interno, fatto privato, un delitto tanto grave, come potremo aiutare “i santi innocenti”, prevenire, far sì che gli aspiranti pedofili si rendano conto del loro crimine? Fino a quando non grideremo dai tetti e dai pulpiti che chi minimizza, copre, smista i rei da una parrocchia all’altra, si rende corresponsabile del delitto, non saremo mai “dalla parte” delle vittime. Se i preti consigliano di non sporgere denuncia (come alcuni parroci di Milano nell’inchiesta de “Le Jene”); se la legislazione continua riservare alla Congregazione competente un delitto che spetta al foro civile; se il prete continua ad essere un privilegiato per il suo “status” o casta; se un vescovo si arroga il diritto di citare in tribunale per diffamazione una vittima della pedofilia, come non dubitare che a monte ci sia qualcosa di grosso che non va?

Non ti sembra che l’autorità civile tutela, difende gli innocenti meglio dell’autorità religiosa? Per un delitto così abominevole la “giustizia umana” prevede la prigione e il risarcimento danni, la morale cattolica pare considerarlo un peccato da “smacchiare” con un pellegrinaggio o un pio digiuno.

Qui non si tratta di carità (“si vis”), ma di giustizia (obbligo morale), nella quale l’unico competente non è il tribunale ecclesiastico, ma quello civile. Se rompo la gamba a uno (reato penale) non posso aggiustargliela con la carità, con il perdono: il reo è tenuto per giustizia a riparare i danni, risarcire. E’ una cosa così semplice, ovvia che è entrata nei codici penali di tutti i popoli, tranne che in quelli ecclesiastici. Non si può obliterare la giustizia in nome della carità. Gesù propone la sua legge, la carità, il perdono nell’intimo della coscienza, non in piazza, cioè nelle regole della convivenza civile. E’ per questo che quando non si distinguono i due piani della carità e della giustizia si finisce per capovolgere la morale e uno da carnefice si dichiara vittima di un seminarista pedofilizzato!

Cosa vogliono le vittime? Giustizia, solo giustizia. Certa cultura catto-pagana sulla sessualità non ha indotto i cristiani a chiamare il figlio della ragazza madre: "figlio del peccato" come se l’avesse generato il diavolo? Agli orfani abbiamo saputo dare solo l’istituto e l’assistenza non la paternità/maternità “secondo Dio”. Un’ignominia, perché vuol dire che non siamo stati capaci di superare il vincolo del sangue. Don Zeno diceva: “L’orfano è una vergogna umana”. Non può esistere l’abbandonato se ci sono dei fratelli.

E il Vaticano è immune, esente da responsabilità? La Commissione ha qualcosa da ricordargli: “… sembra che la serietà del problema e la sua relativa vastità non furono tenute nel debito conto da Roma (…), perché si pensava che tali procedimenti avrebbero pregiudicato i diritti degli accusati. Alla fine degli anni ’80, alcuni vescovi influenti chiesero al Vaticano di istituire una procedura amministrativa per la rimozione dei preti pedofili. La richiesta era basata, in parte, sulle lacune del sistema canonico, che prevedeva la riduzione allo stato clericale quale punizione per gli abusi sessuali su minori, ma solo dopo un lungo processo, che richiedeva la partecipazione della vittima. Alcuni vescovi si sono opposti, perché le vittime avrebbero subito un ulteriore trauma. Inoltre, la dimissione dallo stato clericale non poteva essere imposta se il prete o il suo avvocato avessero dimostrato che aveva agito in base a qualche malattia mentale o disturbo psichico. Dato che molti erano stati mandati in centri terapeutici, dove sono stati diagnosticati disturbi psicologici, la dimissione dallo stato clericale, anche dopo la fine del processo canonico, non era applicabile. Nel tribunale ecclesiastico, una volta accertata la colpevolezza, il prete ha diritto di appello fino a due gradi superiori. Secondo la legge canonica, una sentenza per la quale si richiede l’appello decade immediatamente. Quindi il prete dichiarato colpevole, dopo il completamento del processo penale diocesano, non si troverà di fronte all’imposizione di nessuna pena fino a molti anni più tardi. Intanto continua a fare il prete, magari senza un particolare incarico. (…) Le richieste che il Vaticano ha ricevuto da un discreto numero di vescovi per una chiara procedura di dismissione avvennero ripetutamente negli anni ’90, ma inutilmente. (…) Molti attribuiscono l’immobilità Vaticana ad una generica riluttanza ad interferire con i vescovi, altri che il problema fosse unicamente Americano. (…) Il Codice di Diritto Canonico prevede l’immediata sospensione dallo stato clericale di chiunque commetta abusi sessuali su minori (canone 1395). Tuttavia, sebbene il canone 1389 preveda una simile punizione, inclusa la dismissione dal ministero, per un dirigente della Chiesa che, con colpevole negligenza mancasse di intraprendere azioni riparatrici, raramente la Chiesa ufficiale statunitense ha ottemperato a questa disposizione. Così come nessun vescovo negli Stati Uniti è stato mai punito secondo il canone 1389 per evidente inadempienza del canone 1395”.



Caro don Di Noto,

anche noi, le vittime, chiediamo “un atto di giustizia, coraggio, testimonianza forte”: se vuoi stare dalla nostra parte, aiuta preti e vescovi ad avere il coraggio di ammettere le loro colpe; a individuare le cause profonde della pedofilia clericale; a non minimizzare “Tanto in Italia si tratta solo di una cinquantina di casi…”. In un’Italia, parrocchia del papa, è troppo facile occultare, chiudere in cassaforte o negli archivi diocesani i nostri scheletri. Le associazioni che difendono le vittime sono concordi nel dire che da noi si vede solo la punta dell’iceberg. Vuoi stare con noi? Fai emergere il resto dell’iceberg, altrimenti la strage degli innocenti continuerà senza fine.

Così, non sia.

PS. Ti consigliamo qualche buona lettura:

1- R. Sipe, T. Doyle, P. Wall, Sex, priests & secret codes, Volt Press, Los Angeles, 2006 (non sono degli anticlericali, ma consulenti di vescovi, insegnanti nei seminari, che da tanti anni difendono le vittime in tribunale. Sipe è psicoterapeuta da 34 anni. Le cifre riportate parlano di più di 5.000 preti accusati o già condannati e di oltre 11.000 vittime. Secondo alcuni autori potrebbero arrivare a 100.000. Si noti che spesso l’abusato è portato ad abusare o diventa incline all’omosessualità)

2- La rivista internazionale di teologia, Concilium, dedica il numero 3 del 2004 al tema dal titolo molto significativo: “Il tradimento strutturale della fiducia”.

Sottoscrivono questa lettera:
1- il dialogo (www.ildialogo.org)
2- AMS: associazione mobilitazione sociale (http://www.mobilitazionesociale.it/)
3- Bispensiero http://www.bispensiero.it
4- Chiesa in cammino (www.chiesaincammino.it)

Attendiamo altre sottoscrizioni. Chi volesse può sottoscrivere la propria adesione utilizzando il link per i commenti in fondo alla pagina.


 
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view post Posted on 9/4/2008, 09:47
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http://www.romasette.it/modules/news/artic...hp?storyid=3280

Giovani: Ministranti, raduno nel segno delle vocazioni

A San Vittorino Romano l'appuntamento, promosso dal pontificio Seminario Minore, per i "chierichetti" e le loro famiglie di Ilaria Sarra

«Dal sì di Maria alla festa della vocazione». Attorno a questo tema si è sviluppata, sabato 5 aprile, la giornata di raduno del movimento ministranti promossa dal pontificio Seminario Romano Minore, presso il Santuario di Nostra Signora di Fatima a San Vittorino Romano. Il momento di divertimento e preghiera, giunto alla sua terza edizione, è il «frutto di un itinerario, un cammino annuale fatto con i ragazzi», come ha spiegato don Antonio Magnotta, vicerettore del Seminario. Quest’anno c’è stata una grande partecipazione: 500 persone tra i giovani, i loro genitori e i sacerdoti.

I ministranti - meglio conosciuti come «chierichetti» - hanno un età che va dagli 8 ai 16 anni. La giornata di sabato, quindi, è stata pensata con percorsi diversi a seconda delle età. Grazie all’aiuto di animatori, giovani universitari, i più piccoli hanno seguito la storia della Vergine Maria attraverso 5 stand che rappresentavano altrettanti momenti della vita della Madonna: l’Annunciazione; la visita a Santa Elisabetta; il ritrovamento di Gesù nel Tempio; le nozze di Cana; la preghiera della Vergine e degli apostoli nel Cenacolo. In ogni chioschetto i bambini hanno svolto diverse attività.

I ragazzi dai 13 anni in su, invece, hanno seguito un itinerario vocazionale in 13 tappe, suddivise su altrettanti pannelli: attraverso immagini e parole si è cercato di provocare la riflessione intorno al tema della vocazione. «L’idea - ha detto don Magnotta- è quella di far capire ai giovani che c’è un progetto che viene da Dio, una chiamata del Signore e rispondere vuol dire realizzare quello che Lui ci chiede, proprio come ha fatto Maria».

Coinvolti anche i genitori, con un incontro sul tema «La vocazione dei nostri figli», tenuto da don Mario Oscar Llanos, docente di pastorale vocazionale e pedagogia della vocazione all’Università Salesiana. «È stato importante lo scambio con i genitori - ha affermato il vicerettore - perché l’attenzione educativa aiuta anche in un possibile discernimento vocazionale».

Dalle fila del movimento ministranti sono arrivati, negli anni, molti seminaristi. «Giovani che - ha commentato don Antonio -, affascinati dalla figura del sacerdote a loro così vicina, decidono, attraverso un cammino di preparazione, di entrare in Seminario». Il raduno si è concluso con uno spettacolo curato dalla fondazione «Mago Sales» e con una Messa presieduta da monsignor Paolo Selvadagi, rettore del Minore. «I prossimi appuntamenti per questi giovani servitori delle celebrazioni liturgiche - ha ricordato monsignor Selvadagi - sono i campi scuola di giugno e luglio a Leonessa e i tre giorni (26-28 giugno) ad Assisi, per i ragazzi che hanno manifestato il desiderio del sacerdozio».

9 aprile 2008

 
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view post Posted on 26/5/2008, 21:59
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Dal Secolo XIX, pag. 23

Daniele diventa prete, è l'ultimo seminarista minore la cerimonia
Con l'ordinazione
del diacono cresciuto
al Chiappeto si chiude
un capitolo
della chiesa genovese


26/05/2008
È UN CAPITOLO di storia della Chiesa genovese che si chiude, con l'ordinazione dell'ultimo seminarista-bambino formato nel seminario minore del Chiappeto, la struttura della Curia che alla metà degli anni Novanta è stata chiusa dal cardinale Dionigi Tettamanzi. Dal primo di giugno, quel bambino nato il 28 agosto del 1982, diventato uomo e diacono, sarà ordinato sacerdote per mano del cardinale Angelo Bagnasco.
«Avevo undici anni, quando sono entrato in seminario - racconta don Daniele Manis, ormai vicino all'ordinazione - frequentavo la mia parrocchia a Marassi e, quando don Marco Doldi mi propose di entrare in seminario, risposi di sì, senza sapere ancora cosa avrei fatto della mia vita». Ecco il punto: è possibile prendere una decisione così estrema quando si è appena bambini? La Chiesa, nel corso degli ultimi anni, ha progressivamente chiuso la maggior parte dei seminari "minori", quelli destinati ai più piccoli, dalle elementari alle medie. Una scelta dettata dall'evoluzione della pedagogia e dalla volontà di privilegiare le vocazioni mature, ma anche da motivi economici: nel 1996, al momento della decisione del cardinale Tettamanzi di chiudere definitivamente, il Chiappeto aveva solo tre ospiti e mantenere la struttura aveva costi altissimi per la Curia. Il rettore, allora, era don Lorenzo Ghiglione, morto lo scorso mese di ottobre a 58 anni, tradito dalla montagna che amava lungo un sentiero impervio sulle alture di Arenzano. E, dei seminaristi bambini di allora, due hanno percorso fino in fondo la strada del sacerdozio.
Difficile, per la mentalità laica, accettare che qualcuno decida davvero di diventare prete così piccolo, a undici o dodici anni. Ma don Manis invita a cambiare prospettiva: il seminario dei bambini, dice, non rappresentava una scelta definitiva ma doveva invece servire a scoprire la propria vocazione, guardando in se stessi. «Credo che un seminario minore sarebbe, ancora oggi, una ricchezza spirituale per la diocesi - dice - Quando sono entrato, avevo deciso che volevo seguire Gesù, ma allora non sapevo affatto se sarei diventato prete o no». Al Chiappeto, il piccolo Daniele aveva trovato sacerdoti e insegnati che l'avevano aiutato in questa ricerca. «Con me c'erano altri due seminaristi, Vincenzo Ricciardi aveva già 14 anni, è diventato sacerdote tre anni fa ed è viceparroco a San Bartolomeo della Certosa. L'altro, mio coetaneo, si sposerà quest'anno e ne sono felicissimo, era la sua vocazione. Nessuno ha imposto nulla, abbiamo solo avuto un'opportunità in più per trovare la nostra strada, frequentando le scuole medie all'interno del seminario dal 1993 al '96. Quando poi è stata decisa la chiusura del Chiappeto, io ho continuato a frequentare la comunità vocazionale "Eccomi" e, dopo essermi diplomato al liceo classico Colombo, il 30 settembre 2001 sono entrato al seminario del Righi». La Chiesa cambia e i tempi non sono facili. Quella di don Manis sarà la sola ordinazione, quest'anno, ed è un dato allarmante per il mondo cattolico. Perché il clero invecchia, due preti diocesani su tre hanno più di sessant'anni. Uno su quattro è"over 75". E il ricambio non c'è. Già tre anni fa il seminario genovese aveva dovuto serrare le fila, diventando "interdiocesano" con l'accorpamento di tre strutture: quella di Chiavari, numericamente la più consistente con una dozzina di aspiranti sacerdoti, e poi Savona dove i chierici si contavano sulle dita di una mano e Ventimiglia-Sanremo che era da tempo un polo semiabbandonato. In pratica quattro su sette seminari della Liguria sono confluiti al Righi, con una direzione completamente rinnovata affidata a don Michele Cavallero. E la piccola storia della comunità ecclesiale genovese ricomincia da qui, senza più seminaristi-bambini e con tanti preti coi capelli bianchi che restano in trincea. Restano i ricordi di chi è diventato sacerdote attraverso l'esperienza del Chiappeto. «Quelli furono anni bellissimi - ricorda don Vincenzo Ricciardi, l'altro seminarista-ragazzino - tra studio, preghiera, vita quotidiana e vacanze estive a Monte Leco». Seguendo quella che, per i cattolici, è una chiamata.
Bruno Viani
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26/05/2008


 
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view post Posted on 19/5/2009, 15:09
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I seminari minori sono quelle lugubri scuole per reclutare preti dove studiano bambini e ragazzini dai 10 ai 18 anni per reclutarli al sacerdozio. In Italia ci sono circa 2.700 adolescenti che vi studiano.

Non rari i casi di pedofilia nei seminari minori. Condannato per pedofilia don Luigi Facchi, sotto processo don Marco Baresi, entrambi del seminario minore di Brescia. Nel seminario minore di Aversa (dove era staudente e docente don Marco Cerullo, condannato in primo grado per pedofilia) le cronache raccontano avvenise un "famigerato gioco dello scarpone". Nel seminario minore di Agrigento Marco Marchese fu violentato da don Bruno Puleo.

Strappati all'affetto delle proprie famiglie, nel seminario minore di Roma i ragazzini sono costretti a sublimare l'amore materno con la Madonna.

http://www.romasette.it/modules/news/artic...hp?storyid=4838

Il Seminario minore in festa con Maria

In questi giorni l'istituto in preghiera con Vallini e Ruini davanti all'icona della Madonna della Perseveranza di Claudio Tanturri

Gli occhi di mamma, grandi e teneri. Lo sguardo dolce e amorevole. Le mani giunte, strette nell’intercessione fiduciosa, a rassicurare i tanti ragazzi che le si rivolgono e a lei affidano il loro cammino vocazionale. È l’icona della Madonna della Perseveranza, festeggiata nei giorni scorsi dalla comunità del Pontificio Seminario romano minore, di cui è protettrice. A concludere le celebrazioni, sabato sera (9 maggio 2009), nella struttura di discernimento vocazionale per giovani dai 14 ai 18 anni della diocesi di Roma, il cardinale Camillo Ruini, presidente del Comitato per il Progetto culturale della Conferenza episcopale italiana.

Per l’occasione la chiesa dell’istituto, guidato da monsignor Paolo Selvadagi, era gremita. Tra i partecipanti, oltre alla comunità dei diciotto seminaristi, due dei quali l’anno prossimo passeranno al Maggiore, anche tanti ex alunni, sacerdoti e laici, e i giovani che durante l’anno collaborano alle iniziative pastorali organizzate da questa realtà, che è anche sede del Movimento diocesano ministranti. Alla tre giorni di celebrazioni, venerdì, ha preso parte anche il cardinale vicario Agostino Vallini che, presiedendo i Vespri, ha invitato i giovani seminaristi «a prendere come modello del loro cammino formativo Maria, che disse ' sì' al progetto che il Signore aveva per lei. Nonostante le difficoltà e le sofferenze sentì sempre forte la sua vicinanza, la sua presenza, il suo sostegno». E ha indicato la Vergine come «maestra di perseveranza nella scelta » anche il cardinale Ruini durante la liturgia di ieri. «Se vogliamo entrare a fare parte della famiglia di Gesù – ha detto il porporato – dobbiamo metterci alla sua scuola. Guardiamo a Lei e impareremo a crescere nella libertà e a maturare decisioni giuste, nella missione di annuncio e di amore, che Cristo chiede a noi la sua Chiesa».

12 maggio 2009
 
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Andrea Palmas
view post Posted on 28/2/2010, 14:33




quanta ignoranza..

io Sono un ex alunno del Preseminario San Pio X..

Non sono prete,non lo diventerò ea dirla tutta non sono manco Cattolico..

dovreste conoscerle dall'interno le cose..prima di poterne parlare..
 
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vaticANO
view post Posted on 28/2/2010, 15:01




"Quanta ignoranza"? Detto da uno che è stato indottrinato per anni e anni da dei baciapile....è un complimento.

 
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shuttle1957
view post Posted on 10/3/2010, 18:47




ma non dite idiozie

tu nessuno ti ha imprigionato ma il tuo cervello nonostante tutto è in pappa
 
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view post Posted on 10/3/2010, 19:04
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Nel seminario minore di Aversa si narra che fosse molto in voga tra i seminaristi il "famigerato gioco dello scarpone".

Qualche ex seminarista sa spiegarci in cosa consisteva...? Io qualche sospetto ce l'ho.

www.pupia.tv/aversa/notizie/0001241.html

Preferisce non prendere ancora posizione ufficiale la Curia normanna sul presunto scandalo che riporta la Chiesa aversana con la mente allo scandalo del famigerato “gioco dello scarpone” che si giocava nel seminario vescovile negli anni sessanta.

 
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vaticANO
view post Posted on 10/3/2010, 23:16




CITAZIONE (shuttle1957 @ 10/3/2010, 18:47)
ma non dite idiozie

tu nessuno ti ha imprigionato ma il tuo cervello nonostante tutto è in pappa

E tu non sai scrivere, quindi per quanto riguarda "il cervello in pappa"...tu non sei da meno.


Non si confà ai miei interessi tal discussione, sta raggiungendo toni puerili per una persona del mio calibro, mi dileguo finchè son in tempo.
 
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Felipe-bis
view post Posted on 11/3/2010, 10:45




CITAZIONE (Andrea Palmas @ 28/2/2010, 14:33)
quanta ignoranza..

io Sono un ex alunno del Preseminario San Pio X..

Non sono prete,non lo diventerò ea dirla tutta non sono manco Cattolico..

dovreste conoscerle dall'interno le cose..prima di poterne parlare..

Se invece che fare il saccente ce le raccontassi tu, come stanno le cose...

Comunque, adesso sono curioso: che d'é sto gioco dello scarpone?
 
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ministrantevaticano
view post Posted on 11/8/2010, 17:23




Carissimo galileogalilei il presminario san pio x in vaticano non è una galera!!! Ma è un posto bellissimo, te lo dice un ministrante che lì ci è stato 20 giorni, quando son partito per ritornare alla mia casa pensavo come farò adesso senza il vaticano, la si stava così bene, si mangiava bene e si dormiva bene, alla mattina c'era il servizzio e subito dopo ci portavano fuori dalle mura, in piscina o a vedere i monumenti principali di roma. Un carissimo saluto nella speranza che lei possa ritrovare DIO
 
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Haxeln
view post Posted on 12/8/2010, 10:32




fatto sta però che mandare dei bambini lì per farli diventare preti non lo trovo bello, ognuno dovrebbe scegliere che lavoro o vocazione fare da grande
 
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view post Posted on 12/8/2010, 15:49
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Amico ministrante, sono contento che tu ti trovi bene nel tuo seminario. Spero tu possa dirlo anche in futuro, magari quando ti troverai alle prese con le prime esperienze sentimentali.

Dubito tuttavia che chi entra in quei seminari lo faccia per scelta propria.

Edited by GalileoGalilei - 12/8/2010, 16:54
 
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141 replies since 27/12/2006, 13:56   13373 views
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