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Varese: "Il prete ha una figlia". Lui querela e chiede i danni: "mi hanno tagliato lo stipendio", Trasferito in altra parrocchia: "ho il test del DNA"

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view post Posted on 5/8/2021, 15:18

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Trasferito in altra parrocchia: "ho il test del DNA"

Varese: "Il prete ha una figlia". Lui la querela e chiede i danni: "mi hanno tagliato lo stipendio"

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www.prealpina.it/pages/varese-quel...ico-254743.html

DOPPIA DENUNCIA 05-08-2021

Varese, «quel prete impudico»
Avvocato scrive in Curia: «Vive con una donna». Lui nega

Una vedova. Un prete che entra ed esce dalla casa della donna, che la accompagna a fare shopping o le porta a spasso il cane. I vicini che vedono e bisbigliano, si danno di gomito e arrivano persino a notare una somiglianza tra il sacerdote e la figlia della donna. Una professionista dalla profonda fede cattolica che, indignata dal comportamento del religioso, alla fine decide di raccontare tutto ai vertici della Chiesa lombarda e varesina. E addirittura il "don" che si sottopone al test del Dna per smentire quei sospetti di una paternità segreta e scandalosa.

Non sono gli ingredienti di una versione aggiornata della saga di Uccelli di rovo. Non siamo in Australia e non c'è un nuovo padre Ralph. Ma siamo a Varese, nella seconda decade del terzo millennio. E questa storia che potrebbe essere uscita dalla penna di un moderno Piero Chiara è approdata nelle aule di giustizia. Sul banco degli imputati, ma questa volta non in veste di difensore, c’è un avvocato, una donna, civilista, accusata di aver offeso la reputazione del prete.

Le lettere in Curia

«Il sacerdote convive more uxorio con una donna, vedova e madre di una ragazza. Tutti i condomini lo sanno e sono scandalizzati, anche perché tra la gente si insinua il sospetto che quella giovane, vista la somiglianza, sia figlia proprio del prete». Da cattolica credente e praticante, l’avvocato si sente in dovere, nel settembre del 2017, di mettere nero su bianco quelli che per lei erano più che pettegolezzi su quel religioso che, ne è convinta, vive di fatto nel suo quartiere, sotto lo stesso tetto della vedova. E che viene notato ripetutamente con quella donna: parcheggia regolarmente l’auto sotto il suo palazzo, entra in casa sua oppure ne esce, dopo essersi tolto gli abiti da prete e indossato vestiti “da civile”, per andare in giro assieme a lei per la città, forse - azzarda qualcuno - persino in vacanza in crociera, come se fossero marito e moglie. Tanto che la questione diventa pure argomento di discussione in un’assemblea condominiale. La toga varesina decide quindi di segnalare quella situazione di «impudicizia e spregio verso la comunità ecclesiastica» alle alte sfere della Diocesi, scrivendo sia al vescovo Franco Agnesi, sia al vicario episcopale Giuseppe Vegezzi, e pure al parroco della comunità pastorale don Mauro Barlassina. Non solo: non ricevendo risposte, invia una lettera persino al Papa. Anche questa senza esito.


Denuncia e test del Dna

E il sacerdote, appena venuto a conoscenza di queste missive - a suo dire infamanti e piene di falsità -, la denuncia per diffamazione. Negando categoricamente di avere, o aver avuto, alcun tipo di relazione con la donna indicata come sua convivente; unico legame è quello di essere stato per anni un supporto spirituale per lei e per tutta la famiglia, anche e soprattutto nel tragico periodo del suicidio del marito (tanto che fu lui a celebrarne il funerale). Alla querela il prete allega anche i risultati del test del Dna che smentiscono che la ragazza - minorenne all’epoca dello scandalo - sia figlia sua. E così ora l’avvocato deve affrontare un processo davanti al giudice di pace (prossima udienza a gennaio). Dall’altra parte della “barricata”, appunto, il sacerdote, la donna e la giovane, tutti costituiti parte civile con l’avvocato Daniele Pizzi. «Non rilascio dichiarazioni», è il laconico commento del religioso, che nel periodo al centro del processo era cappellano militare, oltre che vicario in una parrocchia della Città Giardino; ora, invece, svolge servizio in Brianza. Già, perché nei suoi confronti i vertici della Chiesa non hanno preso alcun tipo di provvedimento previsto dal diritto canonico, ma dal settembre 2020 - quindi ben prima che iniziasse lo “scontro” giudiziario - è stato trasferito in una nuova comunità pastorale. A Varese non si è più visto. E anche la donna e la figlia sono “sparite”, dopo aver venduto la casa “incriminata”.

«Non gli darò un euro»

«Alla prima udienza lui è venuto in aula con il clergyman, accompagnato proprio dalla signora. E io me ne sono andata disgustata anche perché, in ragione della diminuzione dello stipendio che il prete percepisce da quando è stato spostato, mi ha chiesto soldi che, ovviamente, mi rifiuto di dargli», racconta la legale, difesa dal collega Mauro Pagani. In aula, infatti, il magistrato ha verificato se ci fossero margini di trattativa per arrivare a una remissione della querela: i due difensori si sono confrontati, ma al momento non è stato trovato alcun accordo. «Io sono disposta a pagare un ritiro spirituale per lui e la donna, in modo che possano emendare lo scandalo suscitato. Ma lui vuole i soldi. Sono ancor più sconcertata perché il prete non ha colto l’occasione di ravvedersi, non ha fatto un esame di coscienza, ma ha perseverato nell’errore chiedendo denaro. Per una cristiana come me questo è gravissimo».


Massimiliano Martini
 
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