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www.fanpage.it/attualita/enna-pret...on-dire-niente/Enna, prete arrestato per abusi su minore. Familiari vittima: “Ci hanno offerto 25mila euro per non dire niente”
L’inchiesta sul sacerdote delle diocesi di Piazza Armerina, don Giuseppe Rugolo, arrestato per violenza sessuale e atti sessuali con minorenni commessi quando era seminarista e anche dopo la sua ordinazione. Secondo i legali del giovane, i familiari avrebbero ricevuto nell’ottobre del 2019 l’offerta di 25 mila euro tramite la Caritas in cambio di un accordo con la clausola del silenzio, scrive Ansa.
ATTUALITÀ 27 APRILE 2021 17:51di Biagio Chiariello
Il prete Giuseppe Rugolo è stato arrestato in Sicilia, in provincia di Enna, per violenza su minori. Il procuratore capo di Enna, Massimo Palmeri, ha affermato che sarebbero stati accertati "Abusi reiterati su tre minori, ma forse anche altri" e ha ribadito l'appello a farsi avanti e denunciare, rivolto ad eventuali altre presunte vittime di abusi sessuali da parte del sacerdote Giuseppe Rugolo, arrestato questa mattina. "Facciamo questo appello ad eventuali altre vittime perché, dalle indagini, oltre alla vittima originaria, ne sono emerse altre due", ha sottolineato.
Ci sono peraltro elementi in base ai quali gli inquirenti ritengono probabile che le violenze dell'uomo di chiesa siano state perpetrate anche nei confronti di altri soggetti. "Noi ci auguriamo che qualche altra presunta, e noi riteniamo probabile, ulteriore vittima delle attenzioni sessuali del sacerdote, si faccia avanti. Le accuse di violenza sessuale – ha proseguito il procuratore di Enna – riguardano, non solo la vittima, ma altre due persone, anche loro minori all'epoca delle violenze subite. C'é sottolineare il ruolo di educatore e formatore spirituale dell'autore di questi fatti, educatori a cui i genitori si rivolgono e affidano speranzosi i loro figli. Questi comportamenti rappresentano una sorta di tradimento per i genitori che si sono fidati".
Il procuratore Palmeri sottolinea come "in questa indagine sono comparse le difficoltà classiche che gli investigatori incontrano in una città come Enna, non abituata a fatti del genere". "Inoltre – osserva -abbiamo avuto la difficoltà di dovere indagare su fatti che non erano più attuali. Si è dovuto scavare nei ricordi delle vittime, sono state fatte attività d'intercettazione e sequestri dei supporti informatici e telefonini che hanno dato confermato la denuncia".
La vittima aveva denunciato gli abusi subiti al vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana. Era stato aperto un procedimento ecclesiastico che aveva concluso che la violenza c'era stata, ma solo quando Rugolo era seminarista. Il sacerdote era stato trasferito a Ferrara, per malattia, mentre, invece, nella città estense per un dottorato di ricerca. Secondo i legali del giovane, i familiari avrebbero ricevuto nell'ottobre del 2019 l'offerta di 25 mila euro tramite la Caritas in cambio di un accordo con la clausola del silenzio, scrive Ansa.
https://palermo.repubblica.it/cronaca/2021...uto_-298392690/Il prete e gli abusi sessuali, la diocesi di Enna sapeva ma taceva. Il consiglio alla vittima: "Dimentica cosa è accaduto"
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Don Giuseppe Rugolo
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ENNA — Questa non è solo una storia di violenze in sacrestia. È, soprattutto, una storia di pesanti silenzi nella Chiesa di Piazza Armerina. In tanti sapevano delle pesanti attenzioni di don Giuseppe Rugolo nei confronti dei giovani dell’Azione Cattolica, ma per molto tempo nessuno è intervenuto.
Nel novembre del 2014, il giovane che per primo ha avuto la forza di rivolgersi alla polizia (la sua denuncia è nel dicembre 2020) si confida con un sacerdote, monsignor Pietro Spina: «Gli raccontai tutto — dice la vittima ai poliziotti della squadra mobile — ma dopo l’incontro, invece di allontanare Rugolo, decise di incontrarlo da solo. Poi, mi offrì un confronto a tre. Rugolo negò tutto, fu un incontro da toni molto accesi. Visto che continuava a negare gli dissi di giurare davanti a Dio e sul santissimo sacramento, ma lui si rifiutò. Alla fine, monsignor Spina appoggiò Rugolo e io venni visto come un visionario, un pazzo che aveva inventato tutto. Credo che per questo, all’epoca, non venne informato neanche il vescovo Pennisi».
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La vittima non si arrende: «Dissi a monsignor Spina che non mi ero inventato nulla. Gli spiegai che sapevo di un prestito che lui aveva fatto a Rugolo, un prestito di 50 mila euro. Speravo che capisse la confidenza che avevamo, tanto da sapere cose delicate». Ma monsignor Spina ha continuato a difendere il sacerdote.
Nell’aprile 2015, il giovane incontra un altro prete della diocesi, monsignor Vincenzo Murgano: «Mi chiese come mai non ero più andato in parrocchia, a San Giovanni. All’epoca, non sapevo se entrare in seminario, mi propose di iniziare un percorso spirituale per capire se fossi pronto. Al secondo incontro, gli confidai quanto mi era accaduto, non riuscivo a tenere quel peso dentro».
Il giovane gli disse che il padre avrebbe voluto denunciare tutto alla procura: «Il monsignore mi consigliò di non procedere e di tentare di dimenticare quanto accaduto. Mi disse pure di non informare neanche il nuovo vescovo, Gisana».
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Solo nel maggio 2016, un semplice parroco, don Giuseppe Fausciana, si attiva subito dopo aver saputo di quella storia di violenze. Avverte il vescovo, che incontra i genitori del giovane. Però, solo nell’agosto 2018, come ricorda la gip Bruno nel provvedimento, avviene l’incontro fra il giovane e Gisana, «il quale lo invitava — scrive la giudice — a presentare una denuncia agli organi ecclesiastici e di lì a poco avviava un’indagine previa, affidandola a due preti del tribunale ecclesiastico di Palermo». Un’indagine piuttosto blanda.
«L’istruttoria ecclesiastica — ricostruisce il gip — non avrebbe dato alcun esito, anche in ragione del fatto che alcuni testimoni non avevano risposto alla convocazione, così come aveva fatto lo stesso Rugolo». Insomma, al principale indagato bastò non presentarsi per fare cadere nel nulla la denuncia. E neanche il vescovo ha mai segnalato il caso alla magistratura. «Abbiamo appreso di questo caso solo quando la vittima ha presentato una denuncia alla polizia, nel dicembre 2020», conferma a Repubblica il procuratore di Enna Massimo Palmeri. «E ci siamo subito attivati».
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La stessa sensibilità non hanno avuto alla diocesi di Piazza Armerina, dove ci si è preoccupati soltanto di mettere a posto le carte. Il vescovo, sentito in procura come testimone dopo che il caso è deflagrato sui media, ha detto: «Nel primo incontro che avemmo, Rugolo negò, successivamente ammise qualcosa. Confessò fatti poco gravi, solo successivamente ho capito che i fatti erano gravi. Sentito il racconto della vittima, ho convocato Rugolo e con severità gli ho contestato tutto». Ma, poi, tanta dichiarata severità si tradusse solo nell’inviare gli atti della blanda inchiesta di Palermo alla Congregazione per la dottrina delle fede, in Vaticano, che non poté far altro che archiviare. Perché formalmente il solo abuso che i giudici ecclesiali erano riusciti ad accertare riguardava il periodo in cui Rugolo era seminarista. Dunque, formalmente, fuori dalla giurisdizione ecclesiale.
Così, don Giuseppe fu solo allontanato da Enna. «Ci vennero offerti dei soldi da un avvocato — hanno raccontato i genitori della vittima — avremmo dovuto firmare una clausola di riservatezza». Soldi mai accettati. A dicembre, il sacerdote sperava di averla fatta franca: ha partecipato a un incontro di catechesi on line con il vescovo Gisana. Don Rugolo sperava di tornare presto in Sicilia. Confidando ancora nel silenzio della Chiesa di Piazza Armerina.