http://www.laprovinciadibiella.it/pages/sa...ilia-17337.htmlSI TRATTA DI DON PIERGIORGIO ALBERTINI
Sacerdote biellese condannato a nove anni per pedofilia
Ha evitato il carcere grazie alla prescrizione del reato
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Articolo pubblicato il 04-05-2016 alle ore 18:27:18.
Sacerdote biellese condannato a nove anni per pedofilia 3
Don Piergiorgio Albertini
Nel marzo 2013 è stato condannato in Brasile a nove anni di reclusione per aver abusato sessualmente, per tre lunghi anni a partire dal 1993, di una bambina di nove. Oggi, invece di essere rinchiuso in un carcere sudamericano per scontare la condanna, venuta meno solamente per la prescrizione, continua a svolgere la sua missione sacerdotale nel Biellese. Prete a tutti gli effetti. Fino a poco tempo dava un aiuto nelle parrocchie della zona di Mosso.
E’ questa la parabola di don Piergiorgio Albertini, 76 anni, nato in Svizzera, da famiglia biellese. La sua vicenda sta venendo a galla grazie a un altro sacerdote della diocesi, don Andrea Giordano, che l’ha raccontata - scandalizzato - nel suo blog chiesacontrocorrente.it. sollecitando l’intervento delle gerarchie ecclesiastiche per un definitivo allontanamento del soggetto.
www.chiesacontrocorrente.it/news/come-a-boston/La storia è narrata senza riferire il nome dell’interessato ma gli elementi forniti hanno portato in breve un altro “blogger” biellese, l’ambientalista Daniele Gamba, all’identificazione del personaggio.
http://arcangelo-gamaz.blogspot.it/2016/05...-diocesano.html Secondo le cronache brasiliane don Piergiorgio Albertini, conosciuto dagli indigeni come padre George, è stato il primo sacerdote condannato per pedofilia nella storia giudiziaria dell’Amazzonia. Residente nel comune di Borba dov’era stato inviato in missione, secondo quanto stabilito dal giustizia sudamericana l’uomo avrebbe approfittato sessualmente di una bambina (tralasciamo i particolari veramente scabrosi). Ci sarebbero state violenze anche nei confronti di altri minori, episodi avvenuti, come hanno accertato le indagini della polizia brasiliana, nel rettorato di Cristo Re, sempre a Borba, situata a 150 chilometri dalla capitale dell’Amazzonia, Manaus. Questo genere di fatti si sarebbero protratti per almeno tre anni.
La vicenda è venuta a galla nel 2003 quando una delle vittima, diventata adulta, si è rivolta al “Conselho Tutelar” (paragonabile ai nostri centri d’aiuto). Tra l’altro, la ragazza avrebbe riferito che, una volta iniziate le indagini, il sacerdote avrebbe offerto a lei e al rappresentante dell’organismo una casa e una moto per ritirare le accuse. Come si è detto, il processo invece è andato avanti fino alla condanna emessa il 26 febbraio 2013 dal giudice Eliezer Fernandes Júnior. Se don Albertini si è salvato dal carcere è stato solamente perchè la Primeira Câmara Criminal do Tribunal de Justiça do Amazonas ha dichiarato prescritto il reato essendo avvenuto vent’anni prima. Da ricordare che nel 2010 era stato assolto dall’accusa di abuso sessuale e stupro nei confronti di un’adolescente che all’epoca dei fatti, nel 2004, aveva 14 anni. Riottenuto così il passaporto che gli era stato immediatamente sequestrato, don Piergiorgio Albertini ha potuto far rientro in Italia e nel Biellese.
Ma nell’era di internet far perdere le proprie tracce è praticamente impossibile, ancor più considerando il fatto che la sua vicenda aveva suscitato l’interesse degli organi di informazione nazionali. E così don Andrea Giordano e poi Daniele Gamba hanno riportato a galla questa storia triste, molto triste.
A questo punto c’è solamente da capire come si muoverà la chiesa locale. Una volta che la vicenda è di dominio pubblico niente e nessuno può trincerarsi dietro l’ormai celebre frase “tutto è avvenuto a mia insaputa”. La storia di don Piergiorgio Albertini, prete missionario inviato in Brasile per salvare gli indios, rientrato a casa con addosso la più infamante delle accuse, è tutt’altro che giunta all’epilogo.
Walter Leotta
www.chiesacontrocorrente.it/news/come-a-boston/COME A BOSTON???
23.04.2016 08:39
Qualche mese fa , avendo commentato sul sito il film “ Il caso Spotlight “ e avendo fatto velate rivelazioni sul problema della pedofilia qui da noi in diocesi , sono stato avvicinato da un investigatore , al quale ho raccontato confidenzialmente alcuni fatti, fatti che avevo fatto presente al mio vescovo ottenendo come reazione una pilatesca apatia . Con l’investigatore ci siamo lasciati che se avessi avuto notizie lo avrei informato . Qualche giorno fa , dopo averci pregato sopra , mi sono recato personalmente dall’investigatore per informarlo che un sacerdote incardinato in questa diocesi e condannato per pedofilia fuori dal nostro Paese è rientrato , per stabilirsi , se non provvisoriamente , definitivamente nella nostra provincia . Di questo fatto alcuni sacerdoti biellesi qualche anno fa avevano informato il presbiterio delle malefatte di questo prete , avendo loro visitato e sostenuto economicamente la missione presso la quale operava . Dopo la recente intervista richiestami dal quotidiano la Stampa , da New YorK , ho ricevuto una richiesta di informative su questo prete . Chi mi scriveva nascondeva la sua identità con uno pseudonimo , per cui non ho ritenuto di rispondere , né sento il dovere di relazionarvi , cari amici di Chiesa Controcorrente , circa il contenuto della mail inviatami perché la fonte è anonima . Questa mi invitava ricercare notizie del missionario su internet , cosa che puntualmente ho fatto e ho avuto riscontro su quanto i due sacerdoti biellesi avevano constatato di persona . Che questo personaggio sia in diocesi è testimoniato dal bi-settimanale cattolico che a gennaio ( se non erro ) ne ha pubblicato la fotografia essendo stato festeggiato nell’ambito degli anniversari delle ordinazioni , inoltre dal presbiterio si è venuti a conoscenza , inizialmente, delle sua collaborazione presso una parrocchia così come dei suoi successivi spostamenti . Vorrei fare una battuta , brutta , ma efficace “ l’orco è qui “ ed è mio dovere di cittadino e ancor più di prete di informarne le autorità competenti . Il mio vescovo è già informato perché l’ha accolto al suo rientro conferendogli un incarico pastorale , mentre avrebbe dovuto lui , informare gli organi investigativi , ma non l’ha fatto perché ho constatato personalmente che questi , prima della mia informativa , erano allo scuro . Il vescovo di questa diocesi avrebbe dovuto ridurre allo stato laicale questo prete , secondo quanto recita il Codice di diritto Canonico e precisamente il canone 1395 § 2 al titolo V “ Delitti contro obblighi speciali “ nel quale riporto testualmente il testo : “ Il chierico che abbia commesso altri delitti contro il sesto precetto del Decalogo , se invero il delitto sia stato compiuto con violenza , o minacce , o pubblicamente , o con un minore al di sotto dei 16 anni , sia punito con giuste pene , non esclusa la dismissione dallo stato clericale , se il caso lo comporti “ . Informo che sotto il “ governo “ di Benedetto XVI , 400 preti pedofili sono stati ridotti allo stato laicale , perché chi si macchia di questa infamia deve essere ridotto allo stato laicale non può più stare nel presbiterio , ne perde il diritto proprio per l’efferatezza del delitto . Il caso Spotlight , anche qui da noi ? Questo è il secondo caso in diocesi e la tecnica è la stessa del noto caso della diocesi di Boston , la copertura di questi individui spostandoli dai luoghi dove avevano commesso i loro delitti , perché è di delitto che parliamo ; è giustificata e giustificabile la discrezione e , se hanno scontato le pene inflitte , è giusta la loro integrazione o reintegrazione ma non più nel presbiterio , questi non devono più operare nelle parrocchie , né essere messi a contatto con minori , così come non devono più essere parte del presbiterio , quel delitto lo ha dichiarato anche il santo Padre , per un prete, è un fatto grave , gravissimo più ancora che per un laico …. ho ancora riletto una dichiarazione , forte e pittoresca del santo Padre sul fenomeno “ ….. userò il bastone contro i preti pedofili …. “ ma sarebbe giusto anche con i vescovi che non intervengono . Non volerà una mosca qui in diocesi , bocche cucite , grande silenzio , spero solo che questo signore ( nel caso Spotlight , l’avvocato incaricato , vergognosamente , dalla diocesi di Boston di contrattare i risarcimenti con i genitori delle vittime li definì “ feccia “ ) non rechi danni adesso che è approdato , sbarcato qui da noi perchè , non conosciuto e protetto dall’abito che indossa e, che ha già indelebilmente macchiato, potrebbe agire indisturbato ….. dovesse succedere l’irreparabile , sicuramente sua sarà la responsabilità dell’atto, ma la responsabilità morale di quell’atto ricadrà su chi , potendo anzi dovendo , non ha voluto fermarlo …. e questo non sono certo io che ho segnalato “ l’orco “ o la “ feccia “ a chi di dovere …. ma chi ha la responsabilità del presbiterio e di quelli con i quali la condivide .
Maggiori informazioni
www.chiesacontrocorrente.it/news/come-a-boston/http://arcangelo-gamaz.blogspot.it/2016/05...-diocesano.htmll'Arcangelo 23-16 GARANTISMO DIOCESANO
Immancabile è giunto il comunicato stampa del Consiglio Epispopale della Diocesi di Biella (vedi link).
Secondo tale organo "Il 7 aprile 2014 don Albertini è assolto dall’accusa dal Tribunale civile dello Stato dell’Amazzonia in Brasile".
Diversamente da quanto affermato dal Consiglio Episcopale nella sentenza (1) del Tribunale di Giustizia dello Stato dell'Amazzonia, emessa dal Giudice Carla Maria Santos dos Reis il 7 aprile 2014, si riscontra la seguente conclusiva disposizione, assunta dal magistrato dopo aver attentamente valutato le prescrizioni intervenute:
"extingo a punibilidade de Albertini Piergiorgio"
Dunque nessuna assoluzione ma mera estinzione della punibilità, che è tutt'altra cosa.
Il Consiglio Episcopale, che evidentemente non sa ben leggere le sentenze, ha ritenuto utile chiudere il proprio comunicato con un richiamo alla diffamazione di persone dichiarate innocenti. Purtroppo il tribunale brasiliano non ha - tecnicamente - dichiarato innocente l'imputato né stabilito la sua estraneità ai fatti contestati.
E tale richiamo - quasi una minaccia - illustra che il problema principale di questo Consiglio Episcopale non è la necessità di chiarezza, trasparenza ed informazione. Se così fosse nel 2013 il giornale "Il Biellese" avrebbe dovuto pubblicare la notizia della 1^ sentenza di condanna.
L'unica vera preoccupazione del Consiglio Episcopale Diocesano, invece, è la salvaguardia della propria immagine e delle campagne di finanziamento della Chiesa Cattolica e delle sue missioni.
Quante sono le offerte pervenute per i progetti diocesani in Brasile ? Quanti sono gli spot pubblicitari "Chiedilo a loro" ove sono illustrati amorevoli sacerdoti impegnati nel sociale ?
Se la Diocesi di Biella avesse puntualmente narrato/informato delle vicende giudiziarie di don Albertini Piergiorgio avrebbe illustrato che su questo tema - gli abusi sui minori - c'è nella Chiesa un reale cambiamento.
Paventare la diffamazione per chi denuncia il rischio di "silenzio complice" va esattamente nell'opposta direzione.
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Nota 1) Sentenza del Tribunale dei Giustizia dello Stato dell'Amazzonia del 07/04/2014
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