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Il prete che chiama "San Luigi" il boss Mancuso, Don Michele Vinzi, cappellano a Secondigliano, ambasciatore del capo ndranghetista presso i detenuti

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view post Posted on 5/7/2020, 17:53

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Don Michele Vinzi, cappellano di Poggioreale, ambasciatore del capo ndranghetista presso i detenuti

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www.corrieredellacalabria.it/regio...l-boss-mancuso/

Il parroco che chiamava «San
Luigi» il boss Mancuso
Una intercettazione del 2013, agli atti del procedimento Rinascita Scott, evidenzia la grande
condenza tra un sacerdote del carcere di Secondigliano e il capo della cosca di Limbadi. I dolci
inviati nella casa circondariale e il ringraziamento dei detenuti
 5 luglio 2020, 8:00

5/7/2020 Il parroco che chiamava «San Luigi» il boss Mancuso - Corriere della Calabria

di Pablo Petrasso
VIBO VALENTIA La telefonata risale a sette anni fa. Ma l’incipit fa sobbalzare.
Basta sentire l’appellativo che il parroco del carcere di Secondigliano riserva a Luigi
Mancuso. Tra tutti i modi in cui il boss viene chiamato negli atti dell’inchiesta
Rinascita Scott – dal classico “don Luigi” a “principino” – quello registrato l’11
dicembre 2013 è il più inatteso. Quando il boss sente il cappellano del carcere di
Secondigliano, riceve un’esclamazione “a tema” con il ruolo dell’interlocutore: «San
Luigi!». Mancuso è stato ristretto nella casa circondariale di Napoli dal 2 gennaio al
21 luglio 2012. Lì, appuntano gli investigatori, «evidentemente, aveva modo di
conoscere padre (Michele, ndr) Vinzi». Il tono della conversazione è molto
condenziale. Per quanto gli inquirenti sottolineino che non ci sono addebiti
specici per l’episodio.
L’episodio, semmai, si inserisce in uno dei tanti loni d’indagine della maxi
operazione. I pm della Dda di Catanzaro cercano riscontri alla vicinanza di Michael
Joseph Pugliese al boss della cosca di Limbadi. E li trovano – secondo la loro
valutazione – quando l’imprenditore del settore alimentare si attiva per «far
pervenire a Luigi Mancuso consistenti derrate alimentari che quest’ultimo, a sua
volta», invia come dono al cappellano con il quale è «rimasto in stretti rapporti di
amicizia».
Il colloquio intercettato e depositato tra gli atti dell’inchiesta costituirebbe una Privacy
delle prove «del fatto che i dolci» confezionati nell’azienda di Pugliese «fossero
destinati a Mancuso». Per i magistrati,tuttavia, l’iniziativa del capoclan non era
affatto disinteressata, ma «otteneva l’immediato risultato di rinsaldare la
posizione di quest’ultimo presso quell’istituto di detenzione». Non è un caso che
dalla conversazione emerga «come Vinzi, dopo avere confermato la ricezione dei
dolci inviati dal boss di Limbadi», riferisce «di avere ben specicato ai detenuti
quale fosse la provenienza del dono (“…nita messa, prima di togliermi il la … lì, la, la
… roba della celebrazione, son passato ad abbracciare tutti per te… ho detto,
guarda che non si dime… mai di … non si sta dimenticando di voi, non soltanto col
pensiero, ma anche come concretezza…”) e di avere ricevuto i ringraziamenti da
parte di tutti i presenti (“…ringraziano molto, tutti, tutti, tutti …”)». Per «san Luigi» la
missione è compiuta: il riconoscimento della statura maosa di un capo si basa
anche su queste piccole cose. ([email protected])
 
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