www.ilgiorno.it/legnano/cronaca/don-tempesta-1.6599040Quotidiano Nazionale
Pubblicato il 16 luglio 2021
"Devo andare a casa": arrestato don Tempesta per abusi su sette bambini
È stato prelevato dagli agenti della Mobile mentre era a Bardonecchia. Ai minori in vacanza con lui non è stato rivelato nulla dell’indagine
di CHRISTIAN SORMANI
Le prove a carico di don Emanuele Tempesta sarebbero schiaccianti
Busto Garolfo (Milano) - È stato avvicinato da due uomini e una donna in borghese mentre passeggiava a Bardonecchia nella struttura dove è in vacanza con i ragazzini dell’oratorio. Don Emanuele Tempesta, dopo un rapido scambio di battute con quelli che poi sono risultati agenti della Squadra mobile di Milano, ha chiamato da parte un animatore limitandosi a dire: "Devo andare a casa". Poi ha lasciato in fretta la località montana che vede questa settimana la presenza dei bambini nati nel 2010 e nel 2009 dell’oratorio del Sacro Cuore di Busto Garolfo. Il sacerdote era lì da quasi due settimane e avrebbe dovuto tornare oggi pomeriggio in bus con una sessantina di ragazzini che lo avevano accompagnato in questa esperienza. Invece il prete è stato accompagnato a casa dagli agenti e adesso si trova adesso ai domiciliari. L’accusa è di quelle pesantissime: abuso sessuale su minori.
In particolare sarebbero
sette i bambini tra gli 8 e i 12 anni vittime di violenza sessuale da parte del sacerdote. Emanuele Tempesta, classe 1992, è un volto conosciuto da anni a Busto Garolfo, paese dove aveva iniziato a fare prima il seminarista e poi, dopo essere diventato prete nell’estate del 2019, il vicario. In paese lo conoscono tutti come persona semplice, un giovane solare che ci aveva però messo parecchio tempo a terminare il seminario. Qualcuno in chiesa questa mattina lo difende: "Amava stare coi giovani e qualche genitore deve avere senza dubbio equivocato. Non abbiamo altre spiegazioni".
Ma le prove a carico del sacerdote sarebbero schiaccianti. Ai ragazzi presenti a Bardonecchia, una sessantina, gli animatori, informati di quanto stava accadendo, hanno spiegato che il don si era dovuto assentare per problemi gravi in oratorio a causa di alcuni furti, tanto da dover tornare in Lombardia in fretta e furia. Poi la decisione di
vietare l’uso del cellulare ai bambini per non fare trapelare notizie nel penultimo giorno di vacanza e mantenere quella serenità di un ambiente che sembrerebbe – almeno sui monti del Piemonte – intatta fra i partecipanti della settimana a Bardonecchia. Di fatto ai genitori preoccupati di quanto stava succedendo, gli animatori hanno spiegato di poter far filtro con i figli presenti utilizzando nel caso il loro cellulare, avendo l’accortezza di non avvertirli dell’indagine.
Dopo un primo giro di telefonate con don Ambrogio Colombo, parroco del paese, si è deciso di far proseguire normalmente la vacanza senza alcuna informazione, per evitare turbamenti. I bambini sono così rimasti tranquilli e gli stessi animatori ai genitori hanno spiegato che il sacerdote per tutta la vacanza non sarebbe mai rimasto solo con alcun bambino, essendoci sempre e costantemente uno di loro in presenza.
https://milano.corriere.it/notizie/cronaca...a8228d756.shtmlL’INCHIESTA A BUSTO GAROLFO
Don Tempesta arrestato per abusi su minori, il sacerdote campanaro sorvegliato dalla Curia. Ma lui: finito in trappola
La Chiesa milanese e il rigore sulla gestione degli abusi. Privacy, attrito con la Procura. Gli effetti del caso di don Mauro Galli
di Andrea Galli
Nato nel 1992 a Rho, dopo l’ordinazione nel giugno 2019 don Tempesta ha ricevuto l’incarico di vicario parrocchiale a Busto Garolfo, nelle parrocchie di Santa Geltrude e dei Santi Salvatore e Margherita
Nell’obbligatoria e ampia analisi dei fatti, due distinte fonti del Corriere interne alla Curia parlano di un’«ansia di trasparenza» e di un’azione che è anche conseguenza di un’altra inchiesta. La narrazione dell’arresto di don Tempesta non può mancare nel suo incipit di un dato dirimente: il minuzioso comunicato stampa, diffuso in mattinata dall’Arcivescovado che, in relazione alla sensibilità delle indagini e alla presenza esclusiva di minorenni fra le presunte vittime — andavano coperti dal segreto e non resi identificabili — ha disatteso oppure eluso le raccomandazioni della Procura di Busto Arsizio, pare più volte condivise, di una prudente gestione informativa.
Le notizie non hanno proprietari, d’accordo, le voci girano, insomma delle accuse di questi abusi – e, attenzione, dei primi riscontri della squadra Mobile tali da giustificare la cattura – si sarebbe presto venuti a conoscenza. Ma tutto ciò premesso, forse la modalità e la tempistica andavano modulate in forma diversa, almeno stando agli accordi a monte. A meno che, ed eccoci adesso a quella «conseguenza di un’altra inchiesta», a spingere senza rimedio non sia stata la recentissima sentenza in appello contro don Mauro Galli, condannato per abusi sessuali su un minorenne, che avrebbe innescato la scelta di dire tutto e subito, anche nel timore di attacchi, in futuro, su tentativi di occultamento. Una presa di posizione netta, nettissima, quella della Curia milanese, quasi anche avocando a sé la gestione degli effetti collaterali. Non tanto quelli mediatici, avendo la stessa Procura sollecitato una chiusura di ogni canale di «aggiornamento», bensì quelli pratici. A cominciare dal precipizio nel quale don Tempesta è inesorabilmente caduto, divenendo personaggio mediatico e, anzi, per molti già un «mostro» da punire: la circostanza che affronti i domiciliari in locali messi a disposizione proprio dalla Curia, che vigilerà su eventuali gesti autolesionistici, è conferma della volontà di governare il più possibile lo scandalo, al netto, conviene ribadirlo, di una linea dura, e come in quel comunicato ha rimarcato l’arcivescovo, monsignor Mario Delpini, della massima vicinanza alle comunità parrocchiali di Busto Garolfo.
Ora, per smentire da subito ipotetiche teorie complottiste, don Tempesta non è finito suo malgrado in nessuna trappola intestina e, men che meno, avrebbe «pagato» esternazioni o mosse da irregolare. Non un ribelle, non un mestatore. Niente di tutto questo, anche in relazione alla giovane età e al peso specifico in eventuali trame. Come abbiamo detto, ci sono passaggi già cristallizzati dagli investigatori e suffragati dai magistrati di Busto Arsizio, pur rimarcando che l’inchiesta non è affatto terminata, in un senso come nell’altro: potrebbero aumentare il numero delle vittime e i dettagli resocontati, e altresì potrebbero emergere elementi a sostegno dell’innocenza del sacerdote. Mentre si ripete di un monsignor Delpini colpito, rattristato, e sostenitore di un radicale cambio di passo, sempre quelle due fonti del Corriere registrano forse esagerando un clima «da caccia alle streghe», mandando a sentenza definitiva i comportamenti del prete del quale, prima dell’inchiesta, si lodavano lo spirito d’iniziativa, la capacità d’esercitare una missione pratica e poco teorica, nel solco di una certa modernità; un prete però al contempo custode delle origini, essendo un campanaro capace di comporre melodie tirando le corde. Ulteriori fonti, queste su Busto Arsizio, sollecitano a insistere sulle pressioni, progressive nel tempo, dei genitori di quei minori, che pretendono giustizia, e insieme misure rapide e pesanti, adducendo la fisiologica osservazione che, se davvero tutto è avvenuto, i traumi per i figli saranno duraturi e potrebbero condizionarne l’esistenza.
Chi conosce don Tempesta riferisce di un giovane oltre la disperazione, che giura d’essere lui la vittima. Eppure, rimane il materiale sequestrato nella sua abitazione, la cui analisi è iniziata ma non è breve, e sembra non soltanto per un semplice effetto dell’applicazione deontologica degli investigatori.
17 luglio 2021 | 08:32
https://www.lastampa.it/topnews/primo-pian...uali-1.40506944“Vieni a giocare alla Play”, il sacerdote dei ragazzini arrestato per abusi sessuali
Don Tempesta, 29 anni, gestiva l’oratorio di un paese del Milanese. Otto casi accertati: «Ma le vittime del prete sono almeno il doppio»
“Vieni a giocare alla Play”, il sacerdote dei ragazzini arrestato per abusi sessuali
MONICA SERRA
17 Luglio 2021
BUSTO GAROLFO. C’è un Superman in abito talare in un manifesto appeso ai muri gialli del cortile dell’oratorio. Perché in questa piccola comunità, Busto Garolfo, neanche 14 mila abitanti nella provincia di Milano, ma a due passi da Busto Arsizio, la chiesa è il punto di riferimento più importante per (quasi) tutti, bambini e famiglie. Davanti al cancello una giovane nonna dai capelli biondi è in lacrime.