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Violentò 17 bimbi ad Arcille (GR). Dice messa a Malta, Don Felix Cini patteggiò 2 anni e 6 mesi per abusi e pedopornografia. Già cacciato a furor di popolo da Cercemaggiore (CB)

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https://overthedoors.it/in-evidenza/diffam...zie-a-ossigeno/

Diffamazione. Claudia Aldi assolta dice “grazie” a Ossigeno
30 marzo 2017
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Caludia Aldi
Caludia Aldi

Una testimonianza della giornalista Claudia Aldi, difesa vittoriosamente dall’Ufficio legale di Ossigeno in un processo per diffamazione a mezzo stampa

Il processo, iniziato nel 2003, si è concluso dopo 14 anni in Corte di Appello di Perugia, il 10 marzo 2017 con la sua assoluzione. In primo grado la giornalista era stata condannata. L’arrivo di un nuovo editore le aveva fatto mancare il sostegno dell’azienda per la copertura delle spese legali.

Claudia Aldi, giornalista professionista, ha lavorato per sedici anni nei quotidiani locali in Toscana, Umbria, Emilia Romagna, Lombardia, prima come cronista di nera e giudiziaria e poi come responsabile di redazione. Nel 2008 è stata tra i vincitori del “Premio cronista” intitolato a Piero Passetti. Dal 2006 al 2009 è stata responsabile dell’ufficio stampa nazionale della Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori). Attualmente è inviata di “Chi l’ha visto?”, programma di Rai3.

di Claudia Aldi – Non so perché l’abbiano chiamato Ossigeno, questo osservatorio, ma so di certo che a me ha regalato quella boccata di giustizia che aspettavo da quattordici anni. Quattordici interminabili anni in attesa di una assoluzione, in secondo grado, giunta per la mia attitudine a non mollare mai e per la preziosa professionalitá dell’avvocato Andrea Di Pietro, che ha spinto il mio coraggio a rinunciare a una ‘comoda’ prescrizione in nome di una giusta sentenza. Ecco i fatti.

Nel 2003 lavoravo come cronista di nera e giudiziaria nell’edizione maremmana del Corriere dell’Umbria e mi occupai del fatto che era stato arrestato un sacerdote accusato di pedofilia nel paese di Arcille, piccolo Comune della Maremma toscana. Secondo gli inquirenti, aveva molestato i bambini che frequentavano il catechismo.

Dedicai ampio spazio alla vicenda. Il primo giorno, raccontando i dettagli delle indagini che avevano portato il pm a richiedere e il gip a firmare e a disporre un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del sacerdote; il secondo giorno con un reportage di quattro pagine. Di nuovo dettagli sulle indagini e sull’operato degli investigatori, poi articoli con interviste agli abitanti del paese dove il sacerdote era parroco, un’intervista a don Fortunato di Noto, responsabile della missione Arcobaleno, e anche una voce fuori dal coro, quella di un padre che non soltanto diceva che suo figlio non era mai stato molestato, ma che, durante le audizioni in procura, il ragazzino, ovviamente minorenne, era stato ascoltato negli uffici della polizia giudiziaria senza la presenza degli psicologi e che, chi lo interrogava, era andato in escandescenze in sua presenza.

Insomma, al di lá delle accuse mosse dagli inquirenti al sacerdote, mi sembrò doveroso raccogliere questa testimonianza, una specie di storia nella storia, e – sottolineo – dopo averla verificata, raccontarla ai nostri lettori. Le dichiarazioni del padre del ragazzino furono riportate tra virgolette, senza forzare i raccordi che le univano per evitare di enfatizzarne i contenuti.

Nel testo si parlava genericamente di polizia e carabinieri. Ebbene, sono stata querelata da due poliziotti e un carabiniere che si sentirono chiamati in causa, avanzando domanda di risarcimento danni per decine di migliaia di euro. Nonostante non vi fossero i presupposti per una richiesta di rinvio a giudizio, come ha poi brillantemente dimostrato in Appello l’avvocato Andrea Di Pietro, sono finita sotto processo e condannata, anche se il pm, in primo grado, aveva chiesto la mia assoluzione, dopo otto anni di udienze e rinvii.

Il tempo trascorso ha fatto sì che con la condanna giungesse anche la prescrizione. Ma non ho approfittato dello stop imposto dalla giustizia lumaca. Era mio diritto rinunciarvi. E l’ho fatto. Non é stato difficile. Quando sai di essere tutelato e di essere in ottime mani, ciò che può apparire rischio diventa ricerca di verità e chiarezza. E così é stato. L’Osservatorio Ossigeno per l’Informazione Onlus mi ha poi assistito bene e senza spese legali a mio carico. Questo è stato importante poiché, nel frattempo, il mio giornale aveva cambiato editore e lasciato tutti noi redattori senza garanzia di assistenza per le cause in corso.

E’ molto importante che esistano associazioni come Ossigeno. Ringrazio personalmente Alberto Spampinato, che ne è l’anima pensante (e non solo).Oggi, chi va in prima linea armato di taccuino o telecamera per raccontare i fatti rischia di pagare in proprio, a volte anche ingiustamente, per aver svolto il dovere di cronista, con serietà e passione. In questa situazione diventa fondamentale sapere che esistono solide realtà come Ossigeno per l’Informazione, in grado di svolgere la funzione di sostegno al singolo giornalista che dovrebbe essere svolta dalle aziende editoriali. Per far sì che sia il giornalismo stesso, prima di tutto, a rispettare se stesso e a farsi rispettare. Dunque, grazie di cuore a Ossigeno.

Claudia Aldi

Questo episodio rientra nelle statistiche delle intimidazioni agli operatori dell’informazione di Ossigeno per l’Informazione

http://notiziario.ossigeno.info/2017/03/la...aso-aldi-79572/

LA VITTORIA DELL’UFFICIO LEGALE DI OSSIGENO SUL CASO ALDI

di Avv. Andrea Di Pietro 30 marzo 2017 18:57 | Nessun commento
Tribunale


La giornalista fu querelata 14 anni fa e condannata in primo grado per un’intervista. Ha rinunciato alla prescrizione ed è stata assolta in appello a Perugia

Il processo per diffamazione a mezzo stampa alla giornalista Claudia Aldi, assolta dopo 14 anni leggi e assistita dall’Ufficio Legale di Ossigeno, è un caso di scuola.

La vicenda si riassume in poche parole. Nel 2003, ad Arcille, una frazione del Comune di Compagnatico, in provincia di Grosseto, viene scoperto un crimine terribile: il parroco del paese adesca i bambini che frequentano il catechismo e compie abusi sessuali su di loro. La notizia di un prete pedofilo avrebbe sconvolto anche una grande metropoli, avrebbe occupato le prime pagine dei quotidiani nazionali. Figuriamoci quindi l’impatto che il fatto ebbe su quella piccola comunità maremmana di duecento anime.

Claudia Aldi, giovane cronista, fu inviata ad Arcille dal direttore del Corriere della Maremma per occuparsi del caso e pubblicò un reportage di quattro pagine. Raccontò dettagliatamente e con toni encomiastici l’operazione della polizia giudiziaria, che aveva scoperto le gravissime condotte del parroco.

Nell’ambito di quel reportage fu data voce al padre di un bambino, che rilasciò un’intervista mai smentita. Quel genitore, parlando fuori da dal coro, difese pubblicamente il parroco dicendo: “E’ tutto falso. Le indagini sono state vergognose. Hanno messo le parole in bocca ai bambini interrogati. Si è voluto trovare per forza il capro espiatorio”. E ancora: “Mio figlio ha undici anni ed è stato spaventato dai poliziotti e dai carabinieri… Agli interrogatori non era presente neanche uno psicologo”.

Per queste dichiarazioni dell’intervistato, Claudia Aldi è stata querelata da tre agenti della polizia giudiziaria, nemmeno indicati nell’articolo. Fu condannata in primo grado, sia penalmente sia al risarcimento del danno. Secondo il tribunale era colpevole, perché non avrebbe dovuto pubblicare quella intervista e per averla pubblicata non poteva invocare il diritto di cronaca che scrimina (cioè annulla la punibilità per un reato) la diffamazione, posto che – proseguiva il tribunale – le affermazioni dell’intervistato erano palesemente false e la giornalista non le aveva in alcun modo controllate.

Secondo il tribunale che ha condannato, la scriminante non è invocabile quando l’intervistato esprima valutazioni critiche gratuitamente offensive, perché in quel caso l’illiceità della dichiarazione è immediatamente rilevabile dal giornalista, senza neppure l’esigenza di svolgere indagini per verificarne la corrispondenza ai fatti. Tradotto in termini più semplici, secondo il primo giudice il giornalista che raccoglie dichiarazioni potenzialmente offensive dovrebbe astenersi dal pubblicarle, anche in presenza di un indubbio interesse pubblico.

Quella condanna in primo grado si basava su un principio di diritto già superato al momento della sentenza e lo abbiamo dimostrato in appello. Abbiamo anche dimostrato che l’intervistato non diceva il falso. Ma soprattutto, abbiamo convinto la Corte di Appello di Perugia che, anche se l’intervistato avesse detto il falso, comunque la giornalista avrebbe dovuto pubblicare le sue dichiarazioni per l’evidente e intrinseco interesse pubblico delle stesse, elemento che già da solo solleva la giornalista dall’onere del controllo.

Ormai, la giurisprudenza della Corte di Cassazione si è definitivamente attestata su questa posizione di maggiore garanzia nei confronti del diritto di cronaca, in particolare in tema di interviste, stabilendo che la posizione imparziale dell’intervistatore lo rende immune da censure.

In particolare, la Cassazione penale, sez. V, sentenza 22/02/2016 n° 6911, ha affermato che pretendere che il giornalista intervistatore controlli la verità storica del contenuto dell’intervista potrebbe comportare una grave limitazione alla libertà di stampa; e pretendere che si astenga dal pubblicare l’intervista perché contenente espressioni offensive ai danni di altro soggetto noto, significherebbe comprimere il diritto-dovere di informare l’opinione pubblica su tale evento. Tra l’altro, non si può attribuire al giornalista il compito di purgare il contenuto di un’intervista dalle espressioni offensive, sia perché gli verrebbe attribuito un potere di censura non di sua competenza, sia perché la notizia, costituita appunto dal giudizio non lusinghiero, espresso con parole forti da un soggetto noto all’indirizzo di altro soggetto noto, verrebbe a essere svuotata del suo reale significato.

Parole più chiare in difesa della libertà del giornalista di raccogliere dichiarazioni di interesse pubblico, anche se offensive, non potevano essere pronunciate.

L’avv. Andrea Di Pietro è il responsabile dell’Ufficio di Assistenza Legale di Ossigeno

per informazioni scrivi

 
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www.diocesidigrosseto.it/presbiteri/cini-don-felice/

Cini don Felice
Nato a Cospicua (Malta) il 9 luglio 1960
Ordinato il 4 giugno 1991
Sacerdote incardinato in Diocesi
 
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view post Posted on 29/8/2018, 09:40
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Don Felix Cini patteggiò 2 anni e 6 mesi per abusi e pedopornografia. Già cacciato a furor di popolo da Cercemaggiore (CB)

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La lunghissima vicenda di don Felix Cini, ricostruita dall'inizio https://laici.forumcommunity.net/?t=34002946





www.corrieredimalta.com/cronaca/pr...messa-a-bormla/

Prete condannato per pedofilia in Italia celebra messa a Bormla
Giovanni Guarise 28 agosto 2018


Era stato condannato in Italia per abusi e molestie nei confronti 17 bambini di età compresa tra 10 e 14 anni e il possesso di filmati pedopornografici.

Ora il sacerdote maltese don Felix Cini, dopo aver scontato una pena detentiva sospesa di due anni e sei mesi, è tornato nell’isola e in alcune occasioni straordinarie celebra messa a Bormla, suo paese di origine.

La curia maltese ha riferito a un sito web locale che Cini si troverebbe attualmente a Malta per assistere la madre malata, come chiesto da lui stesso alla sua diocesi di riferimento, quella di Grosseto.

Sempre la curia ha riferito che il parroco di Cospicua è informato sulla situazione e sull’attività limitata di don Cini, che può concelebrare solo la messa se gli viene concesso dall’Arcivescovo, che ha autorizzato il prete a concelebrare la Messa in circostanze eccezionali come i funerali di parenti e persone a lui vicine, o in altri momenti della vita parrocchiale.

Tuttavia, è stato riferito che la congregazione di Bormla vedrebbe Cini come un sacerdote a tempo pieno, e non limitato a ruoli minori. Il prete è stato avvistato anche in una processione per la celebrazione della Pentecoste, dove ha guidato un numero di bambini piccoli per la loro comunione.

Tags: don Felix Cini

https://lovinmalta.com/news/local/a-priest...-mass-in-bormla

A Priest Convicted Of Molesting 17 Children Is Giving Mass In Bormla
Father Felix Cini has returned to his hometown parish after years in Italy

Johnathan Cilia 1 day ago3812

A Bormla-born priest found guilty of abusing and molesting 17 children aged between 10 and 14 in Italy and being in possession of child porn is giving mass in his hometown on special occasions. Fr Felix Cini was given a lifetime ban after pleading guilty to a number of sexual accusations that landed him a suspended jail term of two years and six months.

And now, he is back in Malta.

The Maltese Curia told ManuelDelia.com that Cini was "presently in Malta to assist his ailing mother." They also said that Cini is "incardinated" in the diocese of Grosseto in Italy, where the Bishop there “informed the Archdiocese of Malta that Fr Cini asked to come to Malta to be with his mother”.

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Cini can be seen on the right

Photo: Cospicua Parish

It is being reported that Cini is allowed to hold mass on "special occasions"
When confronted with Father Cini's past as a serial sexual abuser of 17 children, the Curia said: "the parish priest of Cospicua is informed about the situation and of the limited ministry exercised by Fr Cini, who can only concelebrate Mass if he is granted permission. The Archbishop authorised Fr Cini to concelebrate Mass in exceptional circumstances such as funerals of relatives and neighbours, and other special occasions of the parish.”

However, it was reported that the Bormla congregation see Cini as a full-time priest, and not limited to smaller roles.

Cini was spotted in the Bormla procession celebrating Pentecost this year, where he led a number of young children for their communion.


Cini was kicked out of an Italian village in 2010 after abusing children there
He had served as a priest in Malta between 1995 and 1996, before moving to Italy. In 2003, he was working in Cinigiano in Tuscany, when he was arrested after a court order was issued. 17 witnesses between the ages 10 and 14 accused him of abuse and testified against him, forcing him to accept a plea deal offered by prosecutors to avoid any jail time.

The court banned him from ever working with minors for life, and the parish bishop suspended his priesthood. Yet, six years later, he became the parish priest of Cercemaggiore in the Molise province of Southern Italy, where local parents found out about his past.

The parents forced Cini out of the parish in Cercemaggiore, and the Vatican ordered Cini to stay away from the parish and to not work within contact of any children or minors.

He has now returned to Malta and, as seen in the Bormla Pentecost procession, is working in close proximity with minors.

Edited by GalileoGalilei - 9/10/2021, 19:21
 
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https://manueldelia.com/2018/08/priest-con...cial-occasions/

Priest convicted of molesting 17 children permitted by Maltese church to say mass “on special occasions”
August 27, 2018 at 16:28
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Felix Cini, convicted in 2004 in Italy for molesting 17 children and caught downloading child-porn on his computers by the police, has been permitted by the Maltese Curia to say mass at Bormla parish “on special occasions”.

These photos are from the mass and procession of this year’s Pentecost where Felix Cini and other priests led children who had participated for the first time in the communion ritual. The photographs carry the watermark of the parish church.


Felix Cini is on the right.
In 2010 Felix Cini was chased out of another Italian parish when parishioners learnt of his conviction six years earlier. Protests by parents of young children in the parish of Cercemaggiore in the Molise region forced the Vatican to order Felix Cini away from the parish to work without any contact with children and young people.



At the time (2010) the story of Felix Cini made the news in Malta and the Maltese Curia emphasised the priest had not been in Malta since his 2004 conviction and he had only served in Malta “for less than a year between 1995 and 1996”. The Curia insisted with The Malta Independent on Sunday at the time Felix Cini “is not a member of the Maltese Diocese and does not fall under the discipline of the authorities of this Diocese”.

In Italy Felix Cini worked in Cinigiano in Tuscany. In 2003 the gendarmes arrested him and secured a court order for his house arrest. He denied wrongdoing, professing forgiveness to those he said wronged him. But confronted with 17 witnesses aged between 10 and 14 years who testified Felix Cini molested them he agreed to a plea deal, pleading guilty and avoiding an effective prison term. He was given a suspended jail term of 2 years and six months.



In its decision, the court banned him for life from ever working with children. His bishop suspended him from exercising his priesthood.

Six years later he replaced the parish priest of Cercemaggiore until a group of parents of young children cited the civil court decision and forced the Vatican to transfer Felix Cini away from parish work. He did have several supporters in the parish who protested his removal.

The Italian commissioner for children (Tutore Pubblico dei Minori) in 2010 made sure the Vatican was fully briefed of Felix Cini’s history and his conviction in a letter to Cardinals Claudio Hummes and William Joseph Levada. In spite of this intervention by the Italian civil authorities, Felix Cini has not been defrocked by the Vatican.

In spite of the lifetime ban, Felix Cini has now emerged in Bormla parish. Asked to explain, the Maltese Curia told this website “Fr Felix Cini is presently in Malta to assist his ailing mother”.

The Maltese church said Fr Cini is “incardinated” in the diocese of Grosseto in Italy. His Bishop there “informed the Archdiocese of Malta that Fr Cini asked to come to Malta to be with his mother”.

The Curia added that “the parish priest of Cospicua is informed about the situation and of the limited ministry exercised by Fr Cini, who can only concelebrate Mass if he is granted permission. The Archbishop authorised Fr Cini to concelebrate Mass in exceptional circumstances such as funerals of relatives and neighbours, and other special occasions of the parish.”

Sources inform this website that from the perspective of the Bormla congregation Felix Cini is in practice a full-time priest in the parish.

Information on Felix Cini’s conviction was sourced from reports by Vladimiro Polchi in Il Tirreno. Information on his removal from Cercemaggiore was sourced from Oggi Nuovo Molise.

https://www.corrieredimalta.com/cronaca/pr...messa-a-bormla/

Prete condannato per pedofilia in Italia celebra messa a Bormla
Giovanni Guarise 28 agosto 2018


Era stato condannato in Italia per abusi e molestie nei confronti 17 bambini di età compresa tra 10 e 14 anni e il possesso di filmati pedopornografici.

Ora il sacerdote maltese don Felix Cini, dopo aver scontato una pena detentiva sospesa di due anni e sei mesi, è tornato nell’isola e in alcune occasioni straordinarie celebra messa a Bormla, suo paese di origine.

La curia maltese ha riferito a un sito web locale che Cini si troverebbe attualmente a Malta per assistere la madre malata, come chiesto da lui stesso alla sua diocesi di riferimento, quella di Grosseto.

Sempre la curia ha riferito che il parroco di Cospicua è informato sulla situazione e sull’attività limitata di don Cini, che può concelebrare solo la messa se gli viene concesso dall’Arcivescovo, che ha autorizzato il prete a concelebrare la Messa in circostanze eccezionali come i funerali di parenti e persone a lui vicine, o in altri momenti della vita parrocchiale.

Tuttavia, è stato riferito che la congregazione di Bormla vedrebbe Cini come un sacerdote a tempo pieno, e non limitato a ruoli minori. Il prete è stato avvistato anche in una processione per la celebrazione della Pentecoste, dove ha guidato un numero di bambini piccoli per la loro comunione.

Tags: don Felix Cini
 
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https://manueldelia.com/2018/08/priest-con...cial-occasions/


Priest convicted of molesting 17 children permitted by Maltese church to say mass “on special occasions”
August 27, 2018 at 16:28

Felix Cini, convicted in 2004 in Italy for molesting 17 children and caught downloading child-porn on his computers by the police, has been permitted by the Maltese Curia to say mass at Bormla parish “on special occasions”.

These photos are from the mass and procession of this year’s Pentecost where Felix Cini and other priests led children who had participated for the first time in the communion ritual. The photographs carry the watermark of the parish church.


Felix Cini is on the right.
In 2010 Felix Cini was chased out of another Italian parish when parishioners learnt of his conviction six years earlier. Protests by parents of young children in the parish of Cercemaggiore in the Molise region forced the Vatican to order Felix Cini away from the parish to work without any contact with children and young people.



At the time (2010) the story of Felix Cini made the news in Malta and the Maltese Curia emphasised the priest had not been in Malta since his 2004 conviction and he had only served in Malta “for less than a year between 1995 and 1996”. The Curia insisted with The Malta Independent on Sunday at the time Felix Cini “is not a member of the Maltese Diocese and does not fall under the discipline of the authorities of this Diocese”.

In Italy Felix Cini worked in Cinigiano in Tuscany. In 2003 the gendarmes arrested him and secured a court order for his house arrest. He denied wrongdoing, professing forgiveness to those he said wronged him. But confronted with 17 witnesses aged between 10 and 14 years who testified Felix Cini molested them he agreed to a plea deal, pleading guilty and avoiding an effective prison term. He was given a suspended jail term of 2 years and six months.



In its decision, the court banned him for life from ever working with children. His bishop suspended him from exercising his priesthood.

Six years later he replaced the parish priest of Cercemaggiore until a group of parents of young children cited the civil court decision and forced the Vatican to transfer Felix Cini away from parish work. He did have several supporters in the parish who protested his removal.

The Italian commissioner for children (Tutore Pubblico dei Minori) in 2010 made sure the Vatican was fully briefed of Felix Cini’s history and his conviction in a letter to Cardinals Claudio Hummes and William Joseph Levada. In spite of this intervention by the Italian civil authorities, Felix Cini has not been defrocked by the Vatican.

In spite of the lifetime ban, Felix Cini has now emerged in Bormla parish. Asked to explain, the Maltese Curia told this website “Fr Felix Cini is presently in Malta to assist his ailing mother”.

The Maltese church said Fr Cini is “incardinated” in the diocese of Grosseto in Italy. His Bishop there “informed the Archdiocese of Malta that Fr Cini asked to come to Malta to be with his mother”.

The Curia added that “the parish priest of Cospicua is informed about the situation and of the limited ministry exercised by Fr Cini, who can only concelebrate Mass if he is granted permission. The Archbishop authorised Fr Cini to concelebrate Mass in exceptional circumstances such as funerals of relatives and neighbours, and other special occasions of the parish.”

Sources inform this website that from the perspective of the Bormla congregation Felix Cini is in practice a full-time priest in the parish.

Information on Felix Cini’s conviction was sourced from reports by Vladimiro Polchi in Il Tirreno. Information on his removal from Cercemaggiore was sourced from Oggi Nuovo Molise.
 
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Il Comunicato Stampa del 2010 della diocesi di Campobasso

La nota della Curia
L'arcivescovo di Campobasso-Bojano mons. GianCarlo Bregantini ritiene che siano ormai maturate le condizioni per mettere fine alla vicenda che ha coinvolto il sacerdote don Felix Cini.

La Santa Sede, costantemente informata, ha recentemente esaminato il caso in questione, approvato l'operato del vescovo di Grosseto e dell'arcivescovo di Campobasso e preso atto con soddisfazione che il presbitero ha compiuto un proficuo percorso di consapevolezza, maturazione interiore e recupero di una dignità compromessa.
La Santa Sede, tuttavia, ha deliberato che le circostanze e la prudenza suggeriscono di assegnare il sacerdote ad altro incarico per motivi di opportunità.

La stessa Santa Sede e i vescovi che hanno accompagnato don Felix nel suo cammino di rinascita ringraziano caldamente la comunità di Cercemaggiore, che ha accolto il sacerdote senza pregiudizi, aiutandolo a rifiorire e ritrovando con lui - e anche grazie a lui - una partecipazione attiva e convinta alla vita della Chiesa.
Quella comunità, che tanto volte ha pregato insieme a don Felix, offrendo a Dio la comune fragilità umana e la speranza del perdono, alimento essenziale della nostra fede, certamente comprenderà che l'esito della vicenda non può che coincidere con la decisione della santa Sede.

Il popolo di Cercemaggiore, consapevole che il cuore del Vangelo sia la pace e che i discepoli di Cristo "vincono" proprio quando agli occhi del mondo appaiono sconfitti, saprà accettare serenamente che la misura dell'amore oggi è chiamata a manifestarsi nella forma più preziosa e difficile del sacrificio da parte di tutti noi.
Perciò l'eredità di don Felix si riveli soprattutto nella ricerca di una rasserenante riconciliazione, simbolo e segno della identità cristiana.
Don Felix ha bene operato, è unanime la gratitudine a lui dovuta, ma il più bel viatico che egli porterà con sé sarà di non lasciare alle sue spalle né contese né rancori, ma solo pace e fratellanza.

Mons. Bregantini invoca la benedizione di Dio e la protezione di Maria su tutta la comunità di Cercemaggiore.

21 gennaio 2010
 
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cinicusmanontroppo
view post Posted on 29/8/2018, 17:34




Il periodo di permanenza a Cercemaggiore è raccontato in questo libro, uscito alle stampe qualche anno fa e passato inosservato: "Silenzio e preghiera: Da una storia vera" in vendita su Amazon.it. Scrive l'autore: "TRATTO DA UNA STORIA REALMENTE ACCADUTA, IO COME TESTIMONE ED A TRATTI PROTAGONISTA. UNA STORIA SCONVOLGENTE, IL POTERE DELLA CHIESA, I PRETI PEDOFILI CHE VENGONO COPERTI E NON CONDANNATI, LA LORO PSICHE MALATA CHE VIENE FUORI. UN LIBRO DA LEGGERE PER CAPIRE I PERICOLI DI TUTTI I GIORNI, PER CAPIRE CHI ABBIAMO DI FRONTE E COMBATTERLO. ORA E TEMPO DI APRIRE GLI OCCHI E VEDERE CIO CHE CI E STATO SEMPRE NASCOSTO".
 
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view post Posted on 29/8/2018, 20:43

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http://www.independent.com.mt/articles/201...stry-6736195570

Da google traduttore

Sacerdote condannato per molestie su minori "non autorizzato a esercitare il ministero"
Mercoledì 29 agosto 2018, 16:45 Ultimo aggiornamento: circa 5 ore fa

La Curia ha detto oggi che un prete che è stato condannato in Italia per aver molestato 17 bambini non ha potuto esercitare il suo ministero e non è in contatto con minori.

La Curia si riferiva agli articoli pubblicati sui media nelle ultime 48 ore su don Felix Cini, un sacerdote di nazionalità maltese incardinato nella diocesi di Grosseto, in Italia.

Cini è stato condannato nel 2004 in Italia.

In considerazione delle preoccupazioni che sono state sollevate, i seguenti chiarimenti dovrebbero essere fatti nel migliore interesse della comunità, ha detto la Curia.

1. Nel 2008, don Cini ha attraversato un processo canonico da parte della Santa Sede che ha determinato che non è sotto la pena del licenziamento (cioè non è spogliato) e quindi rimane un sacerdote della Chiesa cattolica. Questo processo ha seguito un programma residenziale terapeutico di due anni che ha completato in Italia.

2. Nel dicembre 2014, a seguito di una richiesta del Vescovo di Grosseto, don Cini è tornato a Malta per vivere con la madre malata.

3. Nell'Arcidiocesi di Malta, don Cini non ha potuto esercitare il suo ministero, né essere in contatto con minori o lavorare in alcuna parrocchia. Anche il parroco della località è stato informato di questo.

4. In alcune occasioni, don Cini ha chiesto il permesso di concelebrare la Messa. Ciò è stato concesso solo in circostanze eccezionali come i funerali di parenti e vicini e in occasioni speciali. L'ultima messa che ha concelebrato è stata nel maggio 2018. Le notizie che don Felix Cini è un prete a tempo pieno sono false.

5. La Commissione di salvaguardia, che segue da vicino la situazione di don Felix Cini come fa quando vengono sollevate preoccupazioni, incoraggia chiunque sia a conoscenza di un crimine a riferire direttamente alla polizia di Malta.
Chiunque abbia una preoccupazione per il personale della Chiesa può anche contattare la Commissione di salvaguardia su [email protected], ha detto la Curia.





Priest convicted of child molestation ‘not allowed to exercise ministry’
Wednesday, 29 August 2018, 16:45 Last update: about 4 hours ago

The Curia said today that a priest who was convicted in Italy for molesting 17 children has not been allowed to exercise his ministry and is not in contact with minors.

The Curia was referring to articles published in the media over the last 48 hours about Fr Felix Cini, a priest of Maltese nationality incardinated in the Diocese of Grosseto, Italy.

Cini was convicted in 2004 in Italy.

In view of the concerns that have been raised, the following clarifications ought to be made in the best interest of the community, the Curia said.

1. In 2008, Fr Cini went through a canonical process by the Holy See which determined that he is not under the penalty of dismissal (i.e. he is not defrocked) and thus he remains a priest of the Catholic Church. This process followed a two-year therapeutic residential programme which he completed in Italy.

2. In December 2014, following a request by the Bishop of Grosseto, Fr Cini returned to Malta to live with and assist his ailing mother.

3. In the Archdiocese of Malta, Fr Cini has neither been allowed to exercise his ministry, nor to be in contact with minors or to work in any parish. The parish priest of the locality was also informed about this.

4. On occasions, Fr Cini requested permission to concelebrate Mass. This was only granted in exceptional circumstances such as funerals of relatives and neighbours, and on special occasions. The last Mass he concelebrated was in May 2018. Reports that Fr Felix Cini is a full-time priest are false.

5. The Safeguarding Commission, which is closely following the situation of Fr Felix Cini as it does when any concerns are raised, encourages anyone who is knowledgeable of a crime to report directly to the Malta Police Force.
Anyone who has a concern on Church personnel can also contact the Safeguarding Commission on [email protected], the Curia said.
 
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view post Posted on 5/3/2019, 18:20

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https://www.fanpage.it/via-i-pedofili-dall...-fare-il-prete/

“Via i pedofili dalla Chiesa”. Ma don Felix, condannato per abusi su 17 minori, continua a fare il prete

La Chiesa ha scelto la “tolleranza zero” verso i preti pedofili. Per don Felix Cini, però, questo precetto sembra non valere. Nel 2004, il prete di origini maltesi è stato condannato, a Grosseto, a due anni e sei mesi per molestie sessuali su 17 minori e possesso di video pedopornografici. Ritornato a Malta, l’anno scorso ha celebrato la Pentecoste, dove ha persino accompagnato diversi bambini alla prima Comunione: “Solo qualche carezza”
EUROPA 5 MARZO 2019 17:22 di Mirko Bellis

in foto: Don Felix Cimi, nonostante la condanna per abusi su minori, continua ad essere sacerdote (Parrocchia di Cospicua)
L’arcivescovo di Malta, Charles Scicluna, ha adottato la linea della “tolleranza zero” nei confronti dei preti pedofili. Una posizione ribadita anche in occasione dell’incontro “La protezione dei minori nella Chiesa” svolto in Vaticano il mese scorso. “Una persona che costituisce un rischio per i minori – ha dichiarato Scicluna – non può essere nel ministero”. Per don Felix Cini, però, questo precetto sembra non valere. Nel 2004, il prete di origini maltesi è stato condannato a Grosseto a due anni e sei mesi per molestie sessuali nei confronti di 17 bambini e il possesso di video pedopornografici.

Dopo un passaggio problematico in una parrocchia in Molise e un periodo di “riabilitazione” in un convento, nel 2014 il sacerdote è tornato a Malta. Nonostante le restrizioni imposte dalla Chiesa, l’anno scorso ha celebrato la Pentecoste dove ha persino guidato in processione diversi bambini nella loro prima Comunione. E non sarebbe stato un caso isolato: una fonte locale consultata da Fanpage.it, infatti, ha confermato che padre Felix continua a vestire l’abito talare nella parrocchia di Cospicua, sua città natale.

La condanna e il divieto di avvicinarsi a minori
Nel 2004, don Felix Cini finisce sotto processo con l’accusa di aver molestato sessualmente 17 bambini di età compresa tra i 10 e 14 anni quando era parroco di Arcille, in provincia di Grosseto. I carabinieri, inoltre, scoprono due hard disk contenenti filmati pedopornografici. Di fronte al giudice, il sacerdote si avvale della facoltà di non rispondere e patteggia una pena a due anni e sei mesi. Dopo la condanna, il prete dice di essere vittima di una “macchinazione politica”. La sentenza, però, non lascia dubbi: “interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela e alla curatela”. Don Cini, cioè, non può più avere contatti con minori.

Il trasferimento a Cercemaggiore, in Molise, tra la contestazioni dei fedeli
Don Cini torna a far parlare di sé nel 2010. Trasferito nella parrocchia di Cercemaggiore, in provincia di Campobasso, riprende a celebrare messa. Ma quando la sua condanna viene alla luce divampano le proteste tra i fedeli, divisi tra innocentisti e coloro che chiedono il suo allontanamento. A seguito delle pressioni del Tutore dei minori del Molise, Nunzia Lattanzio, il Vaticano decide di inviare Padre Felix in un convento a Matrice, a venti chilometri di distanza, dove intraprende un percorso di “pace e meditazione”.

Don Cini torna a Malta e celebra Pentecoste e Comunione dei bambini

in foto: Don Cini, assieme ad altri ecclesiastici, guida la processione in occasione della Pentecoste 2018 e la Comunione di diversi bimbi (Parrocchia di Cospicua)
Nel dicembre 2014, don Cini torna a Malta. Ufficialmente lo fa per stare accanto alla madre malata. Secondo l'Arcidiocesi di Malta, non può esercitare il ministero sacerdotale, salvo alcune eccezioni, come la celebrazione delle messe funebri di parenti e persone a lui vicine. E, cosa più importante, non può entrare in contatto con minori. Un divieto interrotto nel maggio 2018, quando don Felix assiste alla liturgia della Pentecoste e, assieme ad altri ecclesiastici, guida in processione diversi bambini nella loro prima Comunione.

A seguito della pubblicazione delle foto in cui Padre Felix appare in abito talare, sull'isola scoppia la polemica. I media maltesi ricostruiscono il suo passato, sottolineando come il sacerdote, condannato per abusi sui minori, sia ancora in servizio. Per la Curia di Malta, invece, si tratta di un episodio isolato. “Le notizie che sia ancora un prete a tempo pieno sono false”, è la posizione dell’arcivescovato per placare lo scandalo. Una versione smentita dal blogger maltese Manuel Delia. Delia ha confermato a Fanpage.it che Don Cini continua ad esercitare nella parrocchia di Cospicua, la sua città d'origine. Per i fedeli, tra l’altro, sarebbe considerato un sacerdote a tutti gli effetti.

“Ho dato solo qualche carezza sulle spalle ai bimbi”

in foto: Padre Felix (nel cerchio rosso a destra) mentre celebra la messa della Pentecoste (Parrocchia di Cospicua)
Dopo le critiche sulla sua presenza pubblica, don Cini ha provato a difendersi. In un’intervista ad un giornale maltese, ha negato di aver mai fatto niente di male. “Ho dato solo qualche carezza sulle spalle ai bimbi mentre mettevano l’abito da chierichetto”. Insomma, gli abusi sessuali per i quali è stato condannato, sarebbero stati solo un “eccesso di attenzioni”. “Se le accuse contro di me fossero state vere, avrei dovuto finire il resto dei miei giorni in carcere – ha dichiarato padre Felix – e non avrei mai avuto il coraggio di salire su un altare e guardare Dio”. Al di là delle parole del parroco, questa vicenda dimostra ancora una volta le difficoltà della Chiesa nell'affrontare i casi di pedofilia al suo interno. Un ecclesiastico, inchiodato dalle testimonianze di 17 bambini e trovato in possesso di materiale pedofilo, a cui non è mai stata tolta la veste sacerdotale.

continua su: https://www.fanpage.it/via-i-pedofili-dall...-fare-il-prete/
www.fanpage.it/
 
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view post Posted on 3/5/2019, 08:35

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Il Tirreno, edizione di Grosseto 2 luglio 2004





Edited by pincopallino2 - 27/8/2019, 15:49
 
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Philip Schembri
view post Posted on 19/8/2019, 23:15




QUOTE (GalileoGalilei @ 29/8/2018, 11:02) 
https://manueldelia.com/2018/08/priest-con...cial-occasions/


Priest convicted of molesting 17 children permitted by Maltese church to say mass “on special occasions”
August 27, 2018 at 16:28

Felix Cini, convicted in 2004 in Italy for molesting 17 children and caught downloading child-porn on his computers by the police, has been permitted by the Maltese Curia to say mass at Bormla parish “on special occasions”.

These photos are from the mass and procession of this year’s Pentecost where Felix Cini and other priests led children who had participated for the first time in the communion ritual. The photographs carry the watermark of the parish church.


Felix Cini is on the right.
In 2010 Felix Cini was chased out of another Italian parish when parishioners learnt of his conviction six years earlier. Protests by parents of young children in the parish of Cercemaggiore in the Molise region forced the Vatican to order Felix Cini away from the parish to work without any contact with children and young people.



At the time (2010) the story of Felix Cini made the news in Malta and the Maltese Curia emphasised the priest had not been in Malta since his 2004 conviction and he had only served in Malta “for less than a year between 1995 and 1996”. The Curia insisted with The Malta Independent on Sunday at the time Felix Cini “is not a member of the Maltese Diocese and does not fall under the discipline of the authorities of this Diocese”.

In Italy Felix Cini worked in Cinigiano in Tuscany. In 2003 the gendarmes arrested him and secured a court order for his house arrest. He denied wrongdoing, professing forgiveness to those he said wronged him. But confronted with 17 witnesses aged between 10 and 14 years who testified Felix Cini molested them he agreed to a plea deal, pleading guilty and avoiding an effective prison term. He was given a suspended jail term of 2 years and six months.



In its decision, the court banned him for life from ever working with children. His bishop suspended him from exercising his priesthood.

Six years later he replaced the parish priest of Cercemaggiore until a group of parents of young children cited the civil court decision and forced the Vatican to transfer Felix Cini away from parish work. He did have several supporters in the parish who protested his removal.

The Italian commissioner for children (Tutore Pubblico dei Minori) in 2010 made sure the Vatican was fully briefed of Felix Cini’s history and his conviction in a letter to Cardinals Claudio Hummes and William Joseph Levada. In spite of this intervention by the Italian civil authorities, Felix Cini has not been defrocked by the Vatican.

In spite of the lifetime ban, Felix Cini has now emerged in Bormla parish. Asked to explain, the Maltese Curia told this website “Fr Felix Cini is presently in Malta to assist his ailing mother”.

The Maltese church said Fr Cini is “incardinated” in the diocese of Grosseto in Italy. His Bishop there “informed the Archdiocese of Malta that Fr Cini asked to come to Malta to be with his mother”.

The Curia added that “the parish priest of Cospicua is informed about the situation and of the limited ministry exercised by Fr Cini, who can only concelebrate Mass if he is granted permission. The Archbishop authorised Fr Cini to concelebrate Mass in exceptional circumstances such as funerals of relatives and neighbours, and other special occasions of the parish.”

Sources inform this website that from the perspective of the Bormla congregation Felix Cini is in practice a full-time priest in the parish.

Information on Felix Cini’s conviction was sourced from reports by Vladimiro Polchi in Il Tirreno. Information on his removal from Cercemaggiore was sourced from Oggi Nuovo Molise.
 
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view post Posted on 26/8/2019, 15:11
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La chiesa é una Corporation multinazionale, una società di capitali globalizzata già da tempi in cui la parola non era in voga, che come tutte le multinazionali ha l'opportunità di fare quello che cacchio vuole semplicemente spostando risorse e persone da un'altra parte. Mentre le fabbriche si delocalizzano nei posti dove la legge consente ai capitalisti di sfruttare i proletari di più e senza troppi ostacoli, la chiesa manda i suoi orchi in refugia peccatorum dove chiudono un occhio e pure tutti e due. Tipo Malta. Deve essere proprio un bel posticino infestato di preti
 
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Philip Schembri
view post Posted on 1/9/2019, 16:26




QUOTE (GalileoGalilei @ 29/8/2018, 11:27) 
Il Comunicato Stampa del 2010 della diocesi di Campobasso

La nota della Curia
L'arcivescovo di Campobasso-Bojano mons. GianCarlo Bregantini ritiene che siano ormai maturate le condizioni per mettere fine alla vicenda che ha coinvolto il sacerdote don Felix Cini.

La Santa Sede, costantemente informata, ha recentemente esaminato il caso in questione, approvato l'operato del vescovo di Grosseto e dell'arcivescovo di Campobasso e preso atto con soddisfazione che il presbitero ha compiuto un proficuo percorso di consapevolezza, maturazione interiore e recupero di una dignità compromessa.
La Santa Sede, tuttavia, ha deliberato che le circostanze e la prudenza suggeriscono di assegnare il sacerdote ad altro incarico per motivi di opportunità.

La stessa Santa Sede e i vescovi che hanno accompagnato don Felix nel suo cammino di rinascita ringraziano caldamente la comunità di Cercemaggiore, che ha accolto il sacerdote senza pregiudizi, aiutandolo a rifiorire e ritrovando con lui - e anche grazie a lui - una partecipazione attiva e convinta alla vita della Chiesa.
Quella comunità, che tanto volte ha pregato insieme a don Felix, offrendo a Dio la comune fragilità umana e la speranza del perdono, alimento essenziale della nostra fede, certamente comprenderà che l'esito della vicenda non può che coincidere con la decisione della santa Sede.

Il popolo di Cercemaggiore, consapevole che il cuore del Vangelo sia la pace e che i discepoli di Cristo "vincono" proprio quando agli occhi del mondo appaiono sconfitti, saprà accettare serenamente che la misura dell'amore oggi è chiamata a manifestarsi nella forma più preziosa e difficile del sacrificio da parte di tutti noi.
Perciò l'eredità di don Felix si riveli soprattutto nella ricerca di una rasserenante riconciliazione, simbolo e segno della identità cristiana.
Don Felix ha bene operato, è unanime la gratitudine a lui dovuta, ma il più bel viatico che egli porterà con sé sarà di non lasciare alle sue spalle né contese né rancori, ma solo pace e fratellanza.

Mons. Bregantini invoca la benedizione di Dio e la protezione di Maria su tutta la comunità di Cercemaggiore.

21 gennaio 2010
 
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