http://www.nuovomolise.net/e_view.asp?S=1&...=55&M=2&E=1249422/12/2009 10:30
PEDOFILIA - «Chiedo risposte. Vere»
Il tutore pubblico dei minori: se non ci saranno segnali cercherò un contatto diretto con la Santa Sede
La voce ferma, decisa. Consapevole di quanto afferma, del peso che le sue parole avranno e dell’effetto che scateneranno Nunzia Lattanzio, tutore pubblico dei minori, entra in scena nella lacerante vicenda di Cercemaggiore. Un parroco, don Felix Cini, una condanna del gup di Grosseto per episodi di abuso su minori di età compresa tra i 10 e i 14 anni, una pena a 2 anni e 6 mesi ottenuta con la richiesta di patteggiamento e la presenza del sacerdote a Cercemaggiore, dove celebra regolarmente messa, tiene lezioni di catechismo ai ragazzi che si preparano a ricevere il sacramento della Cresima e visita gli ospiti dell’orfanotrofio.
Condannato, soprattutto, all’interdizione perpetua dalla tutela e dalla curatela, come scrive il gup nella sentenza. Ma così non è per la Chiesa, che ha stabilito di «offrire una possibilità di un riscatto che gli restituisse dignità e credibilità» come ha spiegato il Vescovo, padre GianCarlo Bregantini in una nota diffusa nei giorni scorsi. Non la pensa così Nunzia Lattanzio che prende decisamente le difese di quei ragazzi e delle loro famiglie. Che hanno portato all’attenzione, prima del sindaco e poi del vescovo, la loro domanda di chiarezza senza, purtroppo, trovare risposte concrete. E il tutore pubblico dei minori (il suo intervento è pubblicato integralmente in pagina, ndr) spiega che la questione era a lei nota da tempo.
«Una segnalazione anonima, sul sito dell’ufficio, arrivata un paio di mesi fa illustrava l’intera vicenda, parlando già di sentenza di condanna spiega con gentilezza Nunzia Lattanzio
, non essendo organo né inquirente né giudicante ho preso informazioni ed ho scoperto quello che poi è venuto alla luce tramite il vostro giornale. Ho incontrato il Vescovo e ne abbiamo parlato. A lui ho spiegato quello che provavano i genitori dei bambini che frequentano l’ambiente parrocchiale. Non entro nel merito, perché non è nostra competenza, di quella che è una decisione presa dalla Chiesa ma chiedo che non ci siano dubbi, che sia fatta chiarezza. E alla luce della posizione assunta dal Papa, credo che il Vescovo di Campobasso debba avere una nuova visione del caso. Nessun processo popolare, ma non si può di certo vivere nel dubbio. E poi continua con decisione il caso giudiziario è sotto gli occhi di tutti e una situazione simile può emergere nuovamente. Ci sono istinti che si possono riaffermare». Questo il punto, centrato in pieno, dal tutore pubblico dei minori. Questa la paura che ha scosso le coscienze di chi, in questi mesi, ha tentato di risolvere la questione senza clamori. Esigendo chiarezza, verità, rispetto. Che purtroppo nessuno si è sentito in dovere di offrire.
«Se non ci sarà una risposta concreta, farò in modo di avere un contatto diretto con la santa Sede dice ancora Nunzia Lattanzio e non chiederò conto della situazione di Cercemaggiore ma di altri, eventuali, casi pendenti che possano ricondursi a situazioni analoghe».
Un primo, deciso passo verso la presa di coscienza di un caso che ha creato clamore mediatico ma che ha, soprattutto, tolto un velo di omertà. Perché è un diritto conoscere la verità ma è un dovere dirla sempre. E non sempre la legge dei numeri riesce a risolvere i problemi. Il paese è diviso. Innocentisti e colpevolisti non esistono, però.
Esiste solo una verità. Ed è quella che porta la firma di un giudice. Una condanna. E sminuire la sua portata, adducendo ipotesi di complotto, è francamente fuori luogo.