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Violentò 17 bimbi ad Arcille (GR). Dice messa a Malta, Don Felix Cini patteggiò 2 anni e 6 mesi per abusi e pedopornografia. Già cacciato a furor di popolo da Cercemaggiore (CB)

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GalileoGalilei
view post Posted on 22/12/2009, 11:08 by: GalileoGalilei
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18/12/2009 10:44
Prete pedofilo Continua a dire messa

CERCEMAGGIORE - Il sacerdote è stato condannato nel 2004

Condannato per episodi di pedofilia ma nel pieno delle sue funzioni. Sacerdotali.
Da ieri mattina la sentenza di condanna emessa, a seguito del patteggiamento della pena, dal gup Armando Mammone, è all’Ufficio Protocollo del Comune di Cercemaggiore, dove il parroco effettivamente vive e guida la comunità religiosa del paese.
Lui, don Felix Cini, ha 50 anni. Nato a Malta il 9 luglio del 1960, è arrivato in Italia dove attraverso il consueto percorso di studi e di fede è diventato sacerdote.
Nel 2003 la vicenda che lo ha visto coinvolto e che ha lacerato la comunità di un piccolo centro alle porte di Grosseto, Sasso d’Ombrone del Comune di Cinigiano.
Lo hanno arrestato, il 16 aprile 2003, nella sede della comunità dove risiedeva. Da quel giorno agli arresti domiciliari, a seguito di una ordinanza di custodia cautelare in carcere che si fondava su accuse gravissime, impensabili per un uomo di Chiesa.
«Approfittando della sua qualità di sacerdote, parroco e catechista presso la parrocchia "Madonna di Lourdes" sita nella frazione di Arcille di Compagnatico in più occasioni compiva atti sessuali su bambini minori infraquattordicenni a lui affidati, in particolare li toccava nelle parti genitali e sui glutei». Non solo, «si procurava e disponeva di materiale pornografico prodotto mediante lo sfruttamento sessuale di minori di anni 18».
La stessa lacerazione vissuta dalla comunità dove quegli episodi sono accaduti, e per i quali il sacerdote ha dovuto scontare 2 anni e 6 mesi di reclusione grazie al patteggiamento chiesto dai legali Bruno Leporatti e Paolo Bastianini di Grosseto, adesso sconvolgerà la vita delle anime che vivono a Cercemaggiore, che hanno creduto di far crescere i propri figli in un’oasi di serenità e tranquillità, al riparo dalle insidie del mondo. Don Felix Cini avrebbe trascorso gli anni della condanna a Malta, avrebbe anche sostenuto un difficile percorso di riabi litazione e poi, tornato in Italia, avrebbe passato molto tempo nel convento di Sant’Elia a Pianisi. L’incarico di supportare l’anziano parroco di Cercemaggiore lo ha restituito alla vita religiosa in maniera non compiuta fino a quando il parroco reggente la parrocchia si è ammalato e lui si è ritrovato a dover fare tutto. Celebrare messa, tenere lezioni di catechismo agli adolescenti che dovranno ricevere il sacramento della Cresima.
Un uomo alto, ben piazzato e dai lineamenti mediterranei, don Felix, un anno e mezzo fa è stato accolto a Cercemaggiore con l’affetto che ogni comunità, soprattutto piccola, riserva al parroco. Che diventa il confessore, l’aiuto nel momento del bisogno, l’ancora di salvezza e la sicurezza di aver affidato gli affetti più esclusivi i figli alle mani giuste.
Ma don Felix non sembrava amare molto i bambini, gli adolescenti. Se ne teneva alla larga, con atteggiamento quasi scostante. E forse proprio questa stranezza deve aver innescato le perplessità di chi, un giorno, navigando su internet ha scoperto una verità che non avrebbe mai voluto leggere.
«Due anni e sei mesi per don Felice Cini, sacerdote accusato di aver molestato sessualmente alcuni bambini nella parrocchia di Arcille, in provincia di Grosseto. Il processo è durato due anni, alla fine l’imputato ha patteggiato davanti al gup Armando Mammone. Durante l’inchiesta sono stati ascoltati 17 bambini tra i 10 e i 14 anni», la notizia che compare immediatamente solo digitando il nome del sacerdote che vive ed è la guida spirituale di Cercemaggiore. In molti avrebbero chiesto delucidazioni al sindaco, all’arcivescovo. La parola d’ordine è perdonare, del resto il sacerdote ha già espiato la sua pena. Ma anche tentativi di nascondere la verità, con minacce di que rele per diffamazione. Ma è tutto vero, è scritto nero su bianco. E’ una sentenza di un Tribunale. Che porta il numero 212 del 2004, che è stata depositata il primo luglio del 2004. Nelle motivazioni della sentenza si legge che «non ci sono perizie che stabiliscono gli effetti sulle vittime ma che nella generalità hanno mostrato turbamento per le attenzioni subite che potrebbero essere causa di patologie psicologiche e psichiche di carattere permanente ovvero influire sullo sviluppo psichico e sessuale dei bimbi abusati».
E ancora: si dispone «l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela e alla curatela». La sentenza è diventata irrevocabile il 23 settembre del 2004. Per la Giustizia italiana. Non per la Chiesa.
 
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