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Prostituzione minorile e adescamento. Cassazione annulla condanna e scarcera don Antonello Tropea, Nuovo processo per il prete protetto dal vescovo Milito: "non parlare coi carabinieri"

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view post Posted on 25/10/2016, 09:20
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Mons. Francesco Milito, vescovo di Oppido - Palmi

https://laici.forumcommunity.net/?t=58404387
 
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view post Posted on 25/10/2016, 15:38
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http://www.zmedia.it/cronaca/notizie-di-cr...e-di-notte-nico

Don Antonello Tropea E La Doppia Vita, Di Giorno Prete E Di Notte "Nico"
Pubblicato in CALABRIA CRONACA 25 Ottobre 2016
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Si presentava agli appunatamenti usando il nome di "Nico", Don Antonello Tropea, il parroco di Messignadi condannato 4 anni di reclusione con il rito abbreviato, per prostituzione minorile, adescamento di minore e detenzione di materiale pedopornografico. Di giorno faceva e il prete e la sera, spacciandosi per carabiniere o insegnante di educazione fisica, era solito intrattenersi con giovani, anche minorenni consumando rapporti sessuali, anche a pagamento. Il Gup di Reggio ha depositato le motivazioni sul caso dell’ex parroco , sorpreso durante uno degli incontri sessuali con un 17enne consenziente, conosciuto online. “Dalle intercettazioni risulta chiaro come il soggetto conducesse una doppia vita: di giorno esercitava il ministero sacerdotale nella chiesa di San Nicola di Mira e di sera intratteneva numerosissimi rapporti sessuali, talvolta a pagamento, con giovani contattati su internet”. Le motivazioni della sentenza fanno anche emergere la consapevolezza da parte del prelato della minore età dei propri partner, circostanza che è costata a Don Antonello Tropea, la condanna per il reato di prostituzione minorile.

http://www.gazzettadelsud.it/news/reggio/2...n-i-minori.html

NEL REGGINO
Oppido, il prete «consapevole» dei rapporti
sessuali con i minori
Le motivazioni della condanna nella sentenza del Gup

Reggio Calabria
Si faceva chiamare “Nico” e si spacciava per un insegnante di educazione %­sica (in
alternativa per un carabiniere) don Antonello Tropea, l’ex parroco di Messignadi, frazione di
Oppido Mamertina, condannato a 4 anni di reclusione (processo con il rito abbreviato) per
prostituzione minorile, detenzione di materiale pedopornogra%co e adescamento di un
minorenne. Adesso sono stati resi noti i motivi per i quali il Gup di Reggio, Filippo Aragona,
ha condannato il prete con il vizio della prostituzione minorile pagando 20 euro per
prestazione a luci rosse.
Gli investigatori della Squadra Mobile di Reggio, che hanno approfondito una segnalazione
delle Volanti di Gioia Tauro quando intercettano in zona Lungomare il prete falso
professore di educazione %­sica che si intratteneva a bordo di una autovettura con un
ragazzino (conseziente) di 17 anni a cui hanno trovato anche uno zaino zeppo di materiale
pornogra%co.
Il prelato, seguito, pedinato, osservato ed intercettato, è stato smascherato, così come
rimarca in sentenza il Giudice dell’udienza preliminare: «Le intercettazioni eseguite in due
mesi, l’analisi del cospicuo materiale sequestrato nella dimora dell’indagato, gli ulteriori
controlli di polizia e le testimonianze acquisite hanno consentito di smascherare la doppia
vita dell’imputato, il quale di giorno esercitava il ministero sacerdotale presso la Chiesa di
San Nicola di Mira a Messignadi, frazione di Oppido Mamertina, mentre la sera, sotto falsa
identità si dilettava con numerosissimi rapporti sessuali, talvolta a pagamento con giovani
contattati su Internet».
Secondo il Gup di Reggio «sono emersi senza alcuna incertezza tutti gli elementi costituti
del reato di prostituzione minorile», da cui la condanna a 4 anni di carcere af%evolita
rispetto alla più pesante richiesta di pena avanzata dal pubblico ministero (6 anni).
Nessun dubbio, emerge dalla sentenza, sulla conoscenza e consapevolezza di intrattenersi
con minori: «È stata la stessa persona offesa a riferire, prima al pm e poi in sede di incidente probatorio, che egli aveva comunicato all’imputato di essere un diciasettenne già
in occasione del loro primo rapporto sessuale, con la conseguenza che la sera del 16 marzo
20015 il Tropea era ben consapevole di aver fatto sesso con un minorenne in cambio del
pagamento a favore di quest’ultimo di 20 euro. Francamente non vi sono elementi
suf⁄cienti per ritenere non attendibile quanto dichiarato da Omissis nel corso del processo,
ancorché questi si sia costituito parte civile, in quanto il suo racconto è apparso molto
lineare e privo di contraddizioni...».
 
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benedetto Nicotra1
view post Posted on 29/10/2016, 15:52




questa è frutto di complicità da parte di alcuni formatori nei seminari ed anche a volte con rettori compiacenti. Questi sono i risultati. Grazie a Francesco pochi preti ma UOMINI.
 
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view post Posted on 12/3/2018, 18:20

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Nuovo processo per il prete protetto dal vescovo Milito: "non parlare coi carabinieri"

don-Antonello-Tropea



http://www.zoom24.it/2018/03/12/reggio-cal...ssazione-66809/

Sesso con minori, Cassazione annulla sentenza di condanna e prete torna in libertà
Prostituzione minorile sacerdote
12/03/2018 12:36Cronaca, Gioia Tauro - Palmi, Primo piano 3, Reggio Calabria, Ultim’oraredazione
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Accolto il ricorso presentato dagli avvocati del sacerdote don Antonello Tropea. Disposto un nuovo giudizio davanti alla Corte d’appello di Messina

La terza sezione penale della Corte di Cassazione ha disposto l’annullamento della sentenza di condanna emessa dalla Corte d’appello di Reggio Calabria a carico di don Antonio Tropea, parroco di Messignadi, e il contestuale rinvio degli atti alla Corte d’appello di Messina per un nuovo giudizio. Accolto il ricorso presentato dai legali del sacerdote, gli avvocati Andrea e Giuseppe Alvaro.

Scarcerato. Il giudizio di rinvio avrà ad oggetto sia le statuizioni inerenti la responsabilità che quelle concernenti il trattamento sanzionatorio. La Corte di appello di Reggio Calabria, preso atto del dispositivo di annullamento pronunciato dalla Cassazione, ha disposto, in accoglimento dell’istanza presentata dai due legali, la revoca della misura degli arresti domiciliari in favore di don Tropea il quale, per l’effetto, ha riacquistato la piena libertà.


L’iter giudiziario. Nel giudizio di primo grado, svoltosi dinanzi al gup di Reggio Calabria, il sacerdote, che era stato arrestato a dicembre dell’anno 2015 e che era stato poi rinviato a giudizio in relazione ad otto capi di accusa, era stato assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste, da cinque imputazioni, mentre era stato condannato alla pena di quattro anni di reclusione per i delitti di adescamento, detenzione di materiale pornografico e prostituzione minorile. All’esito del giudizio di appello, celebratosi a giugno dello scorso anno davanti alla Prima Sezione penale della Corte d’appello di Reggio Calabria, i giudici avevano riformato la sentenza di primo grado, assolvendo l’imputato, con formula piena e perché il fatto non sussiste, anche dal delitto di detenzione di materiale pornografico. Per i due residui capi di imputazione la pena detentiva era stata rideterminata in anni tre di reclusione. Gli avvocati Andrea e Giuseppe Alvaro, che hanno difeso il sacerdote sin dall’inizio del procedimento penale, hanno proposto ricorso per Cassazione avverso la sentenza di secondo grado, sostenendo che la motivazione utilizzata dai giudici di merito per condannare il Tropea non era rispettosa dei requisiti di completezza e di logicità previsti dalla legge. I motivi di ricorso sono stati discussi dai due difensori all’udienza del 15 febbraio scorso, in esito alla quale la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, con rinvio degli atti alla Corte di appello messinese.
 
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view post Posted on 13/3/2018, 08:48

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http://www.stampalibera.it/2018/03/12/nuov...rna-in-liberta/

NUOVO GIUDIZIO DAVANTI ALLA CORTE D’APPELLO DI MESSINA: Sesso con minori, Cassazione annulla sentenza di condanna e prete torna in libertà
12 marzo 2018 by Redazione Stampalibera.it 0
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Accolto il ricorso presentato dagli avvocati del sacerdote don Antonello Tropea. Disposto un nuovo giudizio davanti alla Corte d’appello di Messina

La terza sezione penale della Corte di Cassazione ha disposto l’annullamento della sentenza di condanna emessa dalla Corte d’appello di Reggio Calabria a carico di don Antonio Tropea, parroco di Messignadi, e il contestuale rinvio degli atti alla Corte d’appello di Messina per un nuovo giudizio. Accolto il ricorso presentato dai legali del sacerdote, gli avvocati Andrea e Giuseppe Alvaro.

Scarcerato. Il giudizio di rinvio avrà ad oggetto sia le statuizioni inerenti la responsabilità che quelle concernenti il trattamento sanzionatorio. La Corte di appello di Reggio Calabria, preso atto del dispositivo di annullamento pronunciato dalla Cassazione, ha disposto, in accoglimento dell’istanza presentata dai due legali, la revoca della misura degli arresti domiciliari in favore di don Tropea il quale, per l’effetto, ha riacquistato la piena libertà.

L’iter giudiziario. Nel giudizio di primo grado, svoltosi dinanzi al gup di Reggio Calabria, il sacerdote, che era stato arrestato a dicembre dell’anno 2015 e che era stato poi rinviato a giudizio in relazione ad otto capi di accusa, era stato assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste, da cinque imputazioni, mentre era stato condannato alla pena di quattro anni di reclusione per i delitti di adescamento, detenzione di materiale pornografico e prostituzione minorile. All’esito del giudizio di appello, celebratosi a giugno dello scorso anno davanti alla Prima Sezione penale della Corte d’appello di Reggio Calabria, i giudici avevano riformato la sentenza di primo grado, assolvendo l’imputato, con formula piena e perché il fatto non sussiste, anche dal delitto di detenzione di materiale pornografico. Per i due residui capi di imputazione la pena detentiva era stata rideterminata in anni tre di reclusione. Gli avvocati Andrea e Giuseppe Alvaro, che hanno difeso il sacerdote sin dall’inizio del procedimento penale, hanno proposto ricorso per Cassazione avverso la sentenza di secondo grado, sostenendo che la motivazione utilizzata dai giudici di merito per condannare il Tropea non era rispettosa dei requisiti di completezza e di logicità previsti dalla legge. I motivi di ricorso sono stati discussi dai due difensori all’udienza del 15 febbraio scorso, in esito alla quale la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, con rinvio degli atti alla Corte di appello messinese.
 
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view post Posted on 14/10/2018, 22:33

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Mons. Milito consigliava a don Antonello Tropea di non parlare coi carabinieri

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www.approdonews.it/giornale/?p=318407


LA LANTERNA DI DIOGENE

Dalla querela del vescovo Milito all’archiviazione del Giudice
Quando la “Lanterna” è senza bavagli, ma con Giustizia!
Dalla querela del vescovo Milito all’archiviazione del Giudice Quando la “Lanterna” è senza bavagli, ma con Giustizia!
Giuseppe Larosa
Il 14 ottobre 2018

Prefazione “Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!” (Gesù di Nazareth)

Tutto inizia con un sacerdote (Antonello Tropea) arrestato per prostituzione minorile, un manifesto anonimo contro un vescovo (Milito), affisso in alcuni paesi della Piana alcuni mesi dopo l’arresto del parroco con il “vizietto”, avvenuto il 18/09/2015. Una comunità scossa per quel grave evento in quanto riguardava un parroco che con false identità traeva in inganno dei minori per fare sesso. In un periodo in cui, da Papa Benedetto XVI fino a oggi con Papa Francesco, avevano iniziato una battaglia di “bonifica” contro questi crimini all’interno della Chiesa. E c’è di più, l’aggravante che quel vescovo sapeva del parroco e lo “consigliava di non parlare con i carabinieri”. In quel periodo era stato approvato da Papa Francesco il “Motu Proprio. Come una madre amorevole”, agli inizi di giugno, in cui i “vescovi negligenti” andavano “puniti e rimossi”. Scrivo un pezzo nella Lanterna il 23 maggio 2016 in cui commentavo (virgolettando), quel manifesto anonimo contro Milito, e quasi tre mesi dopo (?), il 18 agosto (?), vengo querelato dal vescovo per diffamazione. Come se quel “Vattene via e lasciaci vivere in pace”, l’abbia scritto io, in quanto reo di “amplificare” una diffamazione, fortunatamente smontata pezzo dopo pezzo dalla bravura dell’avvocato Antonino Napoli, discutendo con successo nel merito la questione e non nell’inammissibilità. Questa è la storia del “Larosa + 1”, di un “bavaglio” contro chi ha cercato in un’umile (seppur molto letta) rubrica di Approdonews, a prendere delle posizioni in difesa dei minori. Rispettosi della Costituzione e dei “diritti universali”, ovvero che i minori vanno protetti. Stare zitti, significava essere complici morali del crimine stesso. Nulla contro il vescovo, solo un dovere morale per i minori coinvolti. E soprattutto perché il vescovo non aveva mai preso una posizione pubblica in merito, anzi aveva scritto nella pagina web della Diocesi subito dopo l’arresto del Tropea, “a restare uniti nella preghiera per esprimere vicinanza al sacerdote”, poi corretta lasciando solo “uniti nella preghiera”. Un vescovo in un vortice di polemiche, con un libro campione di vendite che esce un anno dopo, quello del giornalista Fittipaldi, “Lussuria” che parla degli scandali della chiesa e dove nelle pagine 112 e 113 parla di questo episodio, e che fa? Querela Larosa (+1). E non solo, dopo che un attento e meticoloso pubblico ministero chiede l’archiviazione, ripercorrendo tutto l’iter giudiziario che aveva portato all’arresto del parroco, il vescovo si oppone alla stessa (sic!). Si va in camera di consiglio, si discute, e oggi c’è l’archiviazione definitiva da parte del Giudice che ha sposato le tesi (meticolose e) difensive di un bravo avvocato (come Antonino Napoli). Sant’Agostino ci disse che “Tra l’ultimo nostro respiro e l’inferno, c’è tutto l’oceano della misericordia di Dio”, ma qui oceani misericordiosi nemmeno l’ombra, solo una Giustizia giusta.
Il Giudice accetta le tesi del PM sulla non punibilità in quanto mi limitavo “in sostanza, a riportare alcuni stralci” del manifesto. Scrivendo nell’ordinanza di archiviazione (del 10/10/2018), che nel provvedimento del Gip nei confronti del Tropea sulla “sussistenza della custodia cautelare”, “dava atto di una grave condotta posta in essere dal Milito (…)”, e che era al corrente delle voci che circolavano del Tropea, e “non ha adottato provvedimenti cautelativi né di minima verifica delle accuse (…)”. E che “nella conversazione delle 20.43 del 15.7.2015”, il Vescovo Milito, “gli consigliava di evitare di parlare con i Carabinieri di queste cose ed in generale con nessun appartenente alle forze dell’ordine…poiché questi non si limitano a parlare amichevolmente come stanno facendo loro ma potrebbero redigere un promemoria che potrebbe far degenerare le cose”. L’ho riportata tutta perché è giusto che la memoria non si perda specie se nel mezzo ci sono vittime dei minori per il rispetto anche del “Motu Proprio” del Sommo Pontefice. Il tutto per amore, così come scrive anche il Gip, nel “diritto di manifestazione del pensiero, costituzionalmente tutelato ai sensi dell’art. 21 della Costituzione”. E per la rilevanza dinanzi all’interesse dell’opinione pubblica perché il vescovo ricopriva e ricopre “il ministero episcopale di Vescovo di Oppido Mamertina- Palmi”. Quindi nessuna “volontaria e gratuita aggressione alla sfera morale” del Vescovo, ma solo una libera azione garantita dalla Costituzione Italiana, quella del diritto di cronaca e di parola.
Non amo molto mettermi in vetrina, non lo faccio mai né speculo per parvenza da megalomania e protagonismo simili eventi, né per darmi un “tono”. Sono stato in silenzio, seppur molto rammaricato in questi mesi, perché ho intravisto una sorta di “accanimento” alla mia libertà di espressione, pur avendo la coscienza pulita per aver preso a cuore una drammatica storia che ha creato un’onta nella comunità cattolica. Una sorta di vergogna che rischiava di oscurare e mettere in cattiva luce, tanti altri sacerdoti che vivono nella misericordia e negli insegnamenti di quel Dio dell’infinito e di un Cristo in croce per i peccati dell’uomo. Sono o no, peccati mortali imperdonabili (come lo sono ancora), quelli di un parroco che a pagamento adescava minori per praticare del sesso, spacciandosi con identità diverse? Allora, ho posto in essere una protezione per amore di coscienza e cercare di aiutare (nel mio piccolo), a far riflettere i tanti fedeli che quei minori, potevano essere i figli di ciascun di noi, credente o meno. Soprattutto di chi vive negli (e per gli) insegnamenti cristiani, come nella dottrina della Chiesa, e che in quella stessa Chiesa, porta i propri figli per farli crescere nei valori nobili del cristianesimo, educati e protetti. E infine, consentitemi di ringraziare chi ha rappresentato la Giustizia per l’oculatezza e l’affermazione di tale parola, nonché l’amico e non l’avvocato, Antonino Napoli. La Libertà è un bene meraviglioso, ma ha sempre l’impegno della conquista che potrà avvenire solo ed esclusivamente se la coscienza sarà nitida da pregiudizi e impurità.
 
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20 replies since 20/12/2015, 21:20   888 views
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