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Abusi su 15enne con disagio psichico, solo 3 anni a don Galli nell'appello bis: "denunciò tardi". E la diocesi lo assolve, Li sconterà ai domiciliari. L'arcivescovo Delpini lo trasferì a contatto coi bambini: "abusi abominevoli"

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pincopallino2
view post Posted on 25/11/2018, 20:51 by: pincopallino2

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Dopo la condanna per abusi su minore don Giorgio De Capitani insinua il dubbio: "La Curia? Chi tace acconsente"

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http://www.dongiorgio.it/25/11/2018/chi-ha...ace-acconsente/

Chi ha pagato le spese per il processo/don Mauro Galli (circa 400 mila euro)? La Curia milanese? Se non è vero, la Curia lo dica pubblicamente! Altrimenti, chi tace acconsente!
IN ULTIMISSIME / BY DON GIORGIO / ON 25 NOVEMBRE 2018 AT 13:42 /

di don Giorgio De Capitani
Don Mauro Galli, prete milanese, 39 anni, originario di Cislago (Varese), è stato condannato il 20 settembre 2018 a 6 anni e 4 mesi di carcere dalla quinta sezione penale del Tribunale di Milano con l’accusa di aver abusato sessualmente di un ragazzo di 15 anni nel dicembre 2011.
Il Pubblico Ministero Lucia Minutella aveva chiesto una condanna a 10 anni e 8 mesi di reclusione. L’imputato, fuori dal processo, aveva versato 100 mila euro di risarcimento ai familiari del ragazzo, che non si sono costituiti parti civili.
Il collegio, presieduto da Ambrogio Moccia, oltre a condannare il prete a 6 anni e 4 mesi di reclusione, ha anche disposto il divieto per don Mauro di avere contatti con minorenni, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Ricostruiamo i fatti in modo più circostanziato.
Don Mauro Galli è stato ordinato sacerdote nel giugno del 2011 dal cardinale Dionigi Tettamanzi. Il 28 giugno dello stesso anno papa Benedetto XVI nominava arcivescovo di Milano Angelo Scola.
Don Mauro Galli veniva inviato presso la parrocchia di Sant’Ambrogio in Rozzano, dove il parroco don Carlo Mantegazza gli affidava l’incarico di occuparsi dell’educazione pastorale dei bambini e dei giovani della parrocchia. Lo stesso parroco don Mantegazza dichiarerà in Questura di essere venuto a conoscenza di ciò che era successo tra don Mauro e il minorenne, il 21 dicembre 2011 (ovvero il giorno dopo!) e di aver informato immediatamente i suoi diretti superiori: mons. Mario Delpini, allora Vicario episcopale di Zona (il 5 aprile 2012 verrà nominato Vicario generale della Diocesi milanese; il 21 settembre 2014 il cardinale Scola lo nominerà Vicario episcopale per la formazione permanente del clero e responsabile dell’Istituto Sacerdotale Maria Immacolata, che si occupa dei presbiteri del primo quinquennio di ordinazione; il 7 luglio 2017 papa Francesco lo nominerà arcivescovo metropolita di Milano); don Carlo Mantegazza informava anche il responsabile della formazione permanente del Clero che seguiva i sacerdoti appena ordinati, mons. Pierantonio Tremolata (ora vescovo di Brescia dal 12 luglio 2017).
Don Carlo Mantegazza, dopo aver parlato con entrambi più volte, dichiarava che era stato da loro deciso il trasferimento di Don Mauro ad altro incarico, perfezionatosi di fatto nel gennaio 2012, epoca in cui era stato allontanato da Rozzano. Dunque, la comunicazione in Diocesi era arrivata ben prima della querela del 2014. E quali provvedimenti vennero presi?
Non fu subito avviata nessuna indagine canonica (indagine previa, come prevista dal Diritto Canonico), e don Mauro Galli venne spostato nel marzo 2012 come Vicario parrocchiale della Parrocchia di S. Pietro in Legnano e Incaricato della Pastorale Giovanile delle Parrocchie di S. Teresa del Bambino Gesù, dei Santi Magi in Legnano e del SS. Redentore in Legnanello: ad occuparsi ancora di minori!
Dal novembre 2012, il Cardinale Angelo Scola, volendo valorizzare la sensibilità, gli studi e le competenze di don Mauro, chiedeva al sacerdote di lasciare la Parrocchia di San Pietro e d’iniziare a svolgere la sua missione pastorale, come Cappellano, presso l’Ospedale Niguarda di Milano in attesa di recarsi, a tempo opportuno, a Roma presso la Pontificia Università Lateranense per conseguire la Laurea in Pastorale Sanitaria.
Nel luglio 2014 venne presentata la denuncia querela dai legali del ragazzo abusato. Solo il 21 gennaio 2015, dopo i primi accertamenti in loco, verrà aperta l’indagine previa con la conseguente trasmissione dei risultati alla Congregazione per la dottrina della fede presso la Santa Sede. Il dicastero vaticano, esaminate le carte, «affidava la questione al Tribunale ecclesiastico lombardo (organismo indipendente dalla diocesi di Milano) per l’apertura della causa canonica penale».
Tra parentesi, nell’ottobre 2014, Mario Delpini era stato chiamato a testimoniare e aveva dichiarato che, dopo aver appreso da un altro sacerdote che il ragazzo “aveva segnalato abusi sessuali compiuti da Don Mauro”, aveva deciso di assegnarlo “ad altro incarico, disponendo il suo trasferimento nella parrocchia di Legnano”, dove era a contatto con altri giovani.
In questi giorni sono state rese note le motivazioni della sentenza a carico di don Mauro Galli, condannato a 6 anni e 4 mesi per violenza sessuale nei confronti di un minore. Dalle indiscrezioni apparse su alcuni giornali (certo, bisognerebbe leggere per intero il testo ufficiale, 21 pagine depositate in cancelleria al Tribunale di Milano dal presidente del collegio giudicante Ambrogio Moccia, ma non so se sarà possibile renderlo pubblico) si è venuto a sapere che, a parte le motivazioni per la condanna del prete milanese, il Tribunale, in una postilla a pagina 18 – quindi a margine dell’intero documento in cui si illustrano le motivazioni per le quali don Mauro Galli è condannato – i giudici (oltre a Moccia, anche Maria Giulia Messina e Vincenza Papagno) spiegano come il procedimento penale sia stato «disturbato» da un clima di «anticlericalismo tematico» che «è parso materializzarsi nell’intorno del processo». Un clima che, secondo il collegio giudicante, «non sembra trovare nell’attualità alcuna legittimazione storica», visto «l’atteggiamento da tolleranza zero della massima impersonificazione della Chiesa militante, cioè il Papa, verso i casi accertati di pedofilia». Sempre in quella lunga postilla, i giudici chiariscono anche un altro aspetto: «Il fatto che il comportamento delle Autorità ecclesiastiche milanesi non ha suscitato nel pubblico ministero alcun impulso ad esercitare l’azione penale».
In questo taglio, ovvero nella assoluzione della Curia milanese da ogni responsabilità di carattere penale, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, AVVENIRE, ha scritto un articolo, senza dire nulla delle gravi motivazioni per cui i Giudici di Milano hanno condannato don Mauro Galli. L’unica preoccupazione dell’articolo apparso su AVVENIRE consiste nel dichiarare che la Curia milanese è totalmente estranea ad ogni responsabilità penale.
Ho chiesto al mio legale il motivo per cui il Tribunale di Milano non ha ritenuto doveroso coinvolgere anche la Curia in una condanna.
Ecco la risposta: «Il processo era contro don Galli e non contro la Curia ed il fatto che su 21 pagine di sentenza ci siano quelle due righe generiche sull’ambiente di contorno al processo o sul papa mi sembrano espressioni di “colore “ comunque giuridicamente irrilevanti. Il giudice non avrebbe potuto dire nulla di più, non essendo stata formulata dal pm nessuna accusa nei confronti della curia e, non essendo oggetto del processo, il giudice esprime un parere su meno elementi di quelli che hanno i giornali e pm: gli unici documenti che il giudice può vedere e leggere sono quelli che riguardano gli imputati e che sono stati prodotti nelle udienze. Tutti i “fatti” contro la Curia non sono allegati nelle udienze e quindi sono conosciuti dal pubblico e dai giornali ma non dal giudice».
Ho commentato: «In ogni caso, come cittadino incompetente nel campo giuridico mi permetto di dire che il Tribunale di Milano, per il caso don Galli, non doveva dire nulla sul “contorno mediatico” e tanto meno entrare nel merito della responsabilità della Curia milanese, se è vero che la Curia non era stata messa sotto processo. Tutto qui. Altrimenti mi viene da dire che il Tribunale ha tentato a modo suo di giustificare “gratuitamente” la Curia, chissà per quale motivazione… Ma qualche motivazione posso pensarla: sudditanza al potere religioso!».
Tutto questo ha creato un grosso equivoco, e a beneficiarne è stata proprio la Curia milanese, subito sciolta da ogni responsabilità da parte di AVVENIRE, che così conclude superficialmente il suo articolo: «E quindi non sono state trovate nella condotta di allora della Curia (che appena apprese di contatti, poi negli anni successivi diventati prima molestie e poi violenze, tra don Galli e un giovane, lo spostò di parrocchia) delle anomalie e alcuna protezione nei confronti del sacerdote».
Per il fatto che la Curia milanese non rientrava nella querela promossa dai genitori del figlio (allora minorenne) sottoposto ad un abuso sessuale da parte di don Mauro, ciò non comporta che i superiori curiali, tra cui in particolare don Mario Delpini e don Pierantonio Tremolada, siano esenti da ogni responsabilità per lo meno pastorale, per non parlare poi del Diritto canonico e delle indicazioni del Papa, che da anni parla di tolleranza zero, anche se poi, in realtà, chiude più di un occhio, arrivando al punto di nominare vescovi di diocesi importanti prelati su cui già pesano forti dubbi di aver protetto casi di preti pedofili.
Le dichiarazioni, per inciso, del Tribunale di Milano sulla responsabilità penale della Curia di Milano non escludono responsabilità pastorali e di diritto canonico.
Nessuno può negare che monsignor Mario Delpini, quando era Vicario episcopale di zona, abbia trasferito don Mauro, su cui pesavano per lo meno dubbi su quella notte famosa, da Rozzano a Legnano, a contatto ancora con dei minorenni.
Come si può dire allora che Mario Delpini sia del tutto innocente, ovvero estraneo ad ogni responsabilità per lo meno di buon senso?
Sarebbe interessante sapere come la pensi oggi il Papa, che non può più dire di non sapere nulla. Ammesso che nulla sapesse prima, ovvero quando ha nominato Mario Delpini arcivescovo di Milano, ora che sa del suo coinvolgimento nella brutta faccenda di un suo prete, perché il papa se ne sta zitto?
Qui qualcosa non funziona. Qualcosa non funziona anzitutto per ciò che “indebitamente” ha detto il Tribunale di Milano a proposito della responsabilità penale della Curia milanese, e qualcosa non funziona per il fatto che la Chiesa ufficiale se ne lava le mani come Ponzio Pilato.
Non è un corollario ciò che ora sto per dire. È vero oppure no che per il processo a don Don Mauro Galli sono state sborsati circa 400 mila euro (spese legali + 100 mila euro di risarcimento ai familiari del ragazzo)? Se sì, chi ha li sborsati: la Curia milanese o don Mauro?
C’è chi dice che sia stata la Curia milanese: è vero o falso?
Se non è vero, lo si dica pubblicamente. Altrimenti, chi tace acconsente.
Certo, se la cosa fosse vera, perché la Curia milanese paga solo per difendere i preti pedofili (quando vengono processati) e non paga le spese per i preti processati per diffamazione nei riguardi di politici ecc.?
E pensare che ci sarebbe una enorme differenza tra i preti pedofili e i preti che si espongono per questioni sociali e politiche.
È semplicemente orrendo pensare ad una Chiesa che per un verso difende i suoi preti pedofili pagando anche le spese processuali e per l’altro verso abbandona i preti dissidenti, condannati per aver alzato magari troppo la loro voce in difesa dei diritti della giustizia e della democrazia o, diciamo, di quel bene comune, che a tutti dovrebbe stare a cuore, anche alla stessa Chiesa.
 
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