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Svizzera. Centinaia di bimbi stuprati, frustati, maltratti, sfruttati in collegi e chiese cattoliche, Figli di coppie in difficoltà carne da macello per preti ed educatori all'Istituto Marini di Montet

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view post Posted on 7/12/2016, 21:08
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I vescovi svizzeri e il mea culpa per la pedofilia, la Chiesa a vari livelli è stata complice

di Franca Giansoldati
Città del Vaticano Le colpe di cui si è macchiata la Chiesa sugli abusi sessuali comprendono diversi livelli: “l'atto criminoso, il silenzio complice, l'assenza di aiuto alle vittime stuprate”. In pratica una catena di delitti, dal più grave, quello commesso dal prete orco, fino al comportamento pilatesco del vescovo che per non creare scandalo nella diocesi ha spesso spostato il parroco da una parrocchia all'altra.



Perchè è così che in passato venivano gestiti i casi di abusi. Il mea culpa stavolta arriva dai vescovi svizzeri che hanno appena chiuso una giornata di riflessione su come le comunità cattoliche in passato hanno affrontato la piaga della pedofilia. Fino a qualche decennio fa era proibito persino nominare apertamente il tema tabù della pedofilia per non suscitare scandalo e infangare il buon nome della diocesi, preferendo dunque coprire i misfatti con il silenzio . “A differenti livelli noi ci sentiamo responsabili e grati alle vittime per averci aperto gli occhi” hanno sottoscritto i vescovi svizzeri.

La cerimonia svizzera testimonia il cammino che in questi ultimi dieci anni ha fatto la Chiesa per punire i colpevoli. Benedetto XVI e Papa Francesco hanno inasprito le pene del codice di diritto canonico, usato la mano dura per castigare i responsabili dei crimini, condannato anche i vescovi omertosi, cosa che prima non si faceva. Anzi. Una lettera (resa pubblica agli inizi degli anni Duemila), scritta dall'allora cardinale della Congregazione per il Clero Castrillon Hoyos esprimeva compiacimento verso un vescovo francese che aveva evitato lo scandalo pubblico di un prete pedofilo, invece che denunciarlo e punirlo. Insomma la tolleranza zero è arrivata solo dopo. Un cammino che non è stato semplice per via di tante resistenze interne.

Ultimamente ha anche portato alla istituzione di una Commissione internazionale per la protezione dei minori guidata da padre Hans Zoellner, un gesuita tedesco che da anni si batte per diffondere un protocollo di intervento armonico tra le diverse conferenze episcopali. Proprio in questi giorni il Vaticano ha annunciato l'avvio di un sito www.protectionofminors.va in cui viene esposto il lavoro svolto e gli obiettivi da raggiungere.

“Nella nostra epoca è emersa palese una grande colpa a carico della Chiesa, così come delle sue diocesi e comunità. Questa colpa ha delle radici ben precise, individuabili in certe strutture e certi modi di comportamento e di pensiero” ha spiegato ieri il vescovo svizzero Morerod. Le nuove regole che sono state introdotte, frutto degli interventi dei pontificati di Ratzinger e di Papa Francesco, hanno cambiato le prospettive in molti paesi dando maggiore credibilità alla immagine della Chiesa.

In Svizzera, per esempio, è stato istituito un fondo per gli indennizzi e le statistiche sugli abusi sono state rese pubbliche, aggiornate di anno in anno cose che, invece, manca totalmente in Italia dove è praticamente impossibile ancora avere dei dati dalla Conferenza Episcopale Italiana.
Martedì 6 Dicembre 2016 - Ultimo aggiornamento: 07-12-2016 13:03

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/vati...co-2124982.html
 
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view post Posted on 17/1/2017, 18:40
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http://www.laregione.ch/articolo/la-dioces...le-ferite/37108

Oggi, 11:20
@laRegione
La Diocesi si mette “in ascolto delle ferite”

(foto: Gabriele Putzu - Ti-Press / Gabriele Putzu)
“Ascoltare le ferite” dei bambini e bambine abusati sessualmente, ieri e oggi, da un prete. La Diocesi di Lugano rompe il muro di silenzio e mette in pratica la svolta voluta dalla Chiesa già a partire dal 2001 e poi sviluppatasi negli anni – con fatica, per la verità – anche in Svizzera dove oggi opera una commissione di esperti laici e multidisciplinari (per il Ticino c'è Marco Villa, avvocato). Un volantino con indicazioni minime, essenziali, e il nome di due specialisti: Carlo Calanchini, psichiatra (tel. 091 923 72 72), e Rita Pezzati (tel. 076 529 27 22), psicologa. A loro chiunque potrà rivolgersi per raccontare l'abuso vissuto in passato, in totale discrezione e indipendenza. Lo scopo? “Dare forza alla vittima per verbalizzare il proprio passato” ha detto ieri mons. Valerio Lazzeri, vescovo di Lugano, nel presentare la nuova iniziativa diocesana che coinvolgerà tutte le parrocchie. L'intento è rendere pubbliche, trasparenti, tutte le ferite subite in gioventù o anche dopo. Ma non solo. Ogni testimonianza, ha aggiunto il vescovo, sarà vagliata, analizzata e inserita in un iter canonico che potrà condurre alla dismissione dello stato clericale del prete abusatore. E però “questo iter andrà avanti di pari passo con quello penale, se la vittima presenterà denuncia; al contempo l'autore del reato verrà messo subito in condizione di non nuocere più” ha ancora detto mons. Lazzeri.
 
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view post Posted on 14/2/2017, 10:22
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http://www.laregione.ch/articolo/pedofilia...-denuncia/38410

Ieri, 18:31
@laRegione
Pedofilia nella Chiesa svizzera, esce libro denuncia


(Keystone)
Si torna a parlare di abusi sessuali commessi da ecclesiastici pedofili cattolici in Svizzera: l’occasione è data da un libro denuncia che verrà presentato giovedì a Friburgo, dove l’autore ha subito gli abusi, e che contiene la prefazione di papa Francesco.

Il libro è stato scritto da Daniel Pittet, 58 anni e padre di famiglia, che dal 1968 al 1972 ha subito gli abusi sessuali di un sacerdote dell’ordine dei Francescani a Friburgo. Malgrado la tristissima esperienza ha mantenuto la fede ed è perfino andato a trovare il "mostro", il quale ha avuto l’ardire di banalizzare ogni cosa e affermare "non è roba di mia competenza".

"Come può un prete, al servizio di Cristo e della sua Chiesa, arrivare a causare tanto male?". È la domanda che il Papa si pone nella prefazione al libro di Pittet – edito in italiano, francese e polacco -. Anticipazioni e interviste con l’autore sono apparse oggi su vari quotidiani, tra cui l’italiano "la Repubblica" e lo svizzero "La Liberté".

Papa Francesco chiede perdono per i preti pedofili, "una mostruosità assoluta, un orrendo peccato", e ricorda che è dovere della Chiesa dar prova di estrema severità coi preti che tradiscono la loro missione e con la gerarchia che li dovesse proteggere. "Come può un prete aver consacrato la sua vita per condurre i bambini a Dio, e finire invece per divorarli in quello che ho chiamato ’un sacrificio diabolico’, che distrugge sia la vittima sia la vita della Chiesa? Alcune vittime sono arrivate fino al suicidio. Questi morti pesano sul mio cuore, sulla mia coscienza e su quella di tutta la Chiesa. Alle loro famiglie porgo i miei sentimenti di amore e di dolore e, umilmente, chiedo perdono", scrive Papa Francesco.

La Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS) e la Provincia svizzera dell’Ordine dei cappuccini in un comunicato odierno definiscono "necessaria, preziosa e coraggiosa" la testimonianza di Pittet. Inoltre invitano altre vittime della pedofilia in ambito ecclesiastico a farsi avanti, a parlare e denunciare. Se molti casi sono purtroppo finiti in prescrizione per la giustizia civile, non mancheranno sanzioni secondo il diritto canonico.

In particolare i Francescani in Svizzera riconoscono che il non aver agito per tempo e con fermezza negli episodi che hanno riguardato il loro esponente – più volte trasferito da una località all’altra – ha contribuito a far accadere ulteriori abusi. Verrà condotta un’inchiesta con l’ausilio di un’autorità indipendente e i risultati saranno resi noti a suo tempo. (ats)
 
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view post Posted on 14/2/2017, 20:12
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http://www.tio.ch/News/Svizzera/Attualita/...e-dal-suo-prete

FRIBURGO

13/02/2017 - 12:02
Violentato 200 volte dal suo prete

Un friborghese racconta il suo incubo in un libro. La prefazione è di Papa Francesco


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FRIBURGO - Ha subito abusi sessuali circa 200 volte da un prete che, secondo lui, avrebbe agito su più di 100 altre vittime. Daniel Pittet testimonia della sua battaglia contro gli abusi sessuali in un libro che uscirà da giovedì (per ora solo in francese).

Friburghese di 57 anni, ha incontrato Papa Francesco nel 2015, il quale ha accettato di scrivere la prefazione della sua opera “Mon Père, je vous pardonne”, evidenziando come «le testimonianze come la sua mettono luce su una terribile oscurità nella vita della Chiesa», continuamente toccati da scandali legati alla pedofilia.

Pittet aveva aspettato circa 20 anni prima di convincersi a denunciare il tutto alla giustizia ecclesiastica, cioè quando venne a conoscenza che Joël Allaz, frate cappuccino svizzero, aveva abusato di un’altra persona. Il prete fu immediatamente trasferito in Francia (1989). Grazie ad altre rivelazioni, nel 2008 la polizia aprì un’inchiesta e accertò 24 vittime di abusi sessuali (nella maggior parte dei casi caduti in prescrizione) commessi fra il 1954 e il 1995 in Svizzera e in Francia. Allaz scontò 2 anni di prigione con la condizionale nel 2011.

Pittet, che venne riconosciuto vittima e fu indennizzato, non è però soddisfatto della pena, anche perché il frate cappuccino, oggi 76enne, «non è mai stato allontanato dalla Chiesa e può uscire quando vuole dal proprio convento. E un pedofilo perverso lo rimane per tutta la vita».


www.tio.ch/News/Svizzera/Cronaca/11...ia-personalita-

FRIBURGO

14/02/2017 - 14:30
Parla il prete pedofilo: «Sono un mostro con una doppia personalità»

Joel Allaz, un frate cappuccino di 76 anni, ha abusato di decine di bambini tra il 1954 e il 1995. Un libro pubblicato da una sua vittima ha fatto esplodere il caso

FRIBURGO - Decine di bambini. Centinaia di abusi. Macchie indelebili. Incancellabili. L’autore di questi gesti disumani, perpetrati tra il 1954 e il 1995 in Svizzera e Francia, è padre Joel, un frate cappuccino di 76 anni. L’anziano prete, che attualmente vive indisturbato in un monastero, è stato citato in un libro - che vuole denunciare e combattere la pedofilia e gli abusi che si annidano nella vita della Chiesa - scritto da Daniel Pittet, una delle sue vittime.


«Un predatore dalla duplice personalità» - Il "Blick" ha incontrato il «mostro» nel suo rifugio. Il 76enne sembra un anziano come tanti. Zoppica. «Mi porto questo fardello sempre con me», dice al giornale d’Oltralpe. Padre Joel confessa di sentirsi come «un predatore dalla duplice personalità». Un bestia selvaggia che ha sfruttato le debolezze delle sue vittime per abusarle. «Spesso erano bambini molto sensibili. In me ricercavano una figura paterna».

«La pulsione era troppo forte» - Ma padre Joel ha sfruttato questo bisogno per creare un legame. «Gli facevo spesso dei regali. Solo molto più tardi mi sono reso conto che li stavo manipolando. Poi mi sono accorto che la pulsione era troppo forte».

«Non riuscivo a fermarmi» - Il 76enne inizia ad avere paura. «Paura di essere scoperto. Ma non potevo fermarmi. È come se dentro di me ci fossero due diverse anime. Due personalità distinte: da una parte il prete che predica amore, dall’altra un predatore con un disagio profondo». Padre Joel ha spesso pensato di togliersi la vita.

«Perché sono un pedofilo?» - «Per quale motivo sono un pedofilo?» Questa domanda tormenta il prete da 15 anni. Quando finalmente si è convinto di doversi fare aiutare si è rivolto ad una clinica psichiatrica. Ma neppure qui il prete ha trovato le risposte che cercava.

«Una mostruosità assoluta» - Papa Francesco non ha esitato a definire « una mostruosità assoluta, un orrendo peccato» i gesti del frate e ricorda che è dovere della Chiesa dar prova di estrema severità coi preti che tradiscono la loro missione e con la gerarchia che li dovesse proteggere. «Come può un prete aver consacrato la sua vita per condurre i bambini a Dio, e finire invece per divorarli in quello che ho chiamato “un sacrificio diabolico”, che distrugge sia la vittima sia la vita della Chiesa? Alcune vittime sono arrivate fino al suicidio. Questi morti pesano sul mio cuore, sulla mia coscienza e su quella di tutta la Chiesa. Alle loro famiglie porgo i miei sentimenti di amore e di dolore e, umilmente, chiedo perdono», conclude Papa Francesco.


http://www.tio.ch/News/Svizzera/Cronaca/11...in-prescrizione

BERNA

14/02/2017 - 14:50
Preti pedofili, la Chiesa svizzera risarcisce le vittime dei reati caduti in prescrizione

L'indennizzo varierà a seconda degli abusi subiti: fino a 10mila franchi o 20mila nei casi più gravi


TiPress
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BERNA - Lo scandalo dei preti pedofili multirecidivi - vicenda tornata alla ribalta in questi giorni in Svizzera con la pubblicazione di un libro - solleva nuovamente la questione degli indennizzi alle vittime di quegli abusi. È in funzione la commissione incaricata di valutare le somme da assegnare.

«Si tratta di una commissione voluta dalla Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS), istituita a gennaio, che ha il compito di studiare le richieste di riparazione di chi ha subito gli abusi», ha indicato oggi all'ats Joseph Bonnemain, uno dei sei membri della commissione.

In concreto, la vittima che intende inoltrare richiesta deve rivolgersi alla propria diocesi, che a sua volta trasmetterà la richiesta alla commissione. Quest'ultima dall'inizio dell'anno ha già ricevuto due lettere e altre ne attende. L'indennizzo varierà a seconda degli abusi subiti: fino a 10mila franchi o 20mila nei casi più gravi. Il denaro proviene da un fondo speciale voluto dalla CVS e dotato di mezzo milione, destinato però ai casi caduti in prescrizione, ossia 20 anni dopo la maggiore età.

Lo scorso dicembre la CVS aveva indicato che tra il 2010 e il 2015 era state censite 223 vittime, 49 delle quali avevano meno di 12 anni al momento degli abusi sessuali. Nello stesso periodo sono stati segnalati 204 autori di abusi, tra preti, religiosi e teologi. Le cifre relative al 2016 non sono ancora note, ha precisato Bonnemain, rilevando inoltre che le vittime sono reticenti a farsi avanti e testimoniare. «Ogni volta che la Chiesa viene a conoscenza di episodi incoraggia le vittime a inoltrare denuncia», ha aggiunto.

Per quanto riguarda il prete pedofilo oggi 76enne - di cui si racconta in un libro scritto da Daniel Pittet, 58 anni e padre di famiglia, che dal 1968 al 1972 ha subito abusi - il presidente della Conferenza episcopale Charles Morerod ha promesso un'inchiesta. «Per me queste vicende peseranno come una croce e ci perseguiteranno», ha dichiarato oggi in interviste al Blick e al Matin. La sua diocesi conta 400 preti. «Dalla mia entrata in funzione, nel 2011, circa 30 vittime mi hanno contattato e tre cosi di preti sospetti sono stati denunciati alla magistratura», ha detto, casi tuttavia non del tutto chiari né per le autorità né per gli esperti, in quanto il confine tra atti di pedofilia e comportamento ambiguo non è semplice da stabilire.
 
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view post Posted on 19/5/2017, 16:52

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http://www.rsi.ch/news/svizzera/Pedofilia-...ni-9131068.html

Pedofilia: inchiesta dei cappuccini
mercoledì 17/05/17 18:13 - ultimo aggiornamento: mercoledì 17/05/17 18:13
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I frati cappuccini svizzeri hanno dato mandato a una commissione indipendente di indagare su un caso di abusi sessuali commessi ai danni di bambini da un membro dell'ordine, non più punibili perché caduti in prescrizione. Una delle vittime, l'oggi 58enne Daniel Pittet, aveva denunciato i fatti in un libro pubblicato in febbraio con la prefazione del Papa. Era allora emerso che il colpevole, da tempo ritiratosi in un convento d'Oltrealpe, aveva beneficiato di coperture da parte della gerarchia ecclesiastica. I risultati dell'inchiesta saranno resi noti tra alcuni mesi, come indica il comunicato diramato mercoledì.

http://www.tio.ch/News/Svizzera/Cronaca/11...a-personalita-/

RIBURGO

14/02/2017 - 14:30
Parla il prete pedofilo: «Sono un mostro con una doppia personalità»

Joel Allaz, un frate cappuccino di 76 anni, ha abusato di decine di bambini tra il 1954 e il 1995. Un libro pubblicato da una sua vittima ha fatto esplodere il caso


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FRIBURGO - Decine di bambini. Centinaia di abusi. Macchie indelebili. Incancellabili. L’autore di questi gesti disumani, perpetrati tra il 1954 e il 1995 in Svizzera e Francia, è padre Joel, un frate cappuccino di 76 anni. L’anziano prete, che attualmente vive indisturbato in un monastero, è stato citato in un libro - che vuole denunciare e combattere la pedofilia e gli abusi che si annidano nella vita della Chiesa - scritto da Daniel Pittet, una delle sue vittime.

Articoli Precedenti
12:02 - FRIBURGOViolentato 200 volte dal suo prete
15:35 - FRANCIA«Ero un pedofilo, lo sapevano. Ma sono stato ordinato prete»
14:50 - BERNAPreti pedofili, la Chiesa svizzera risarcisce le vittime dei reati caduti in prescrizione
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«La pulsione era troppo forte» - Ma padre Joel ha sfruttato questo bisogno per creare un legame. «Gli facevo spesso dei regali. Solo molto più tardi mi sono reso conto che li stavo manipolando. Poi mi sono accorto che la pulsione era troppo forte».

«Non riuscivo a fermarmi» - Il 76enne inizia ad avere paura. «Paura di essere scoperto. Ma non potevo fermarmi. È come se dentro di me ci fossero due diverse anime. Due personalità distinte: da una parte il prete che predica amore, dall’altra un predatore con un disagio profondo». Padre Joel ha spesso pensato di togliersi la vita.

«Perché sono un pedofilo?» - «Per quale motivo sono un pedofilo?» Questa domanda tormenta il prete da 15 anni. Quando finalmente si è convinto di doversi fare aiutare si è rivolto ad una clinica psichiatrica. Ma neppure qui il prete ha trovato le risposte che cercava.

«Una mostruosità assoluta» - Papa Francesco non ha esitato a definire « una mostruosità assoluta, un orrendo peccato» i gesti del frate e ricorda che è dovere della Chiesa dar prova di estrema severità coi preti che tradiscono la loro missione e con la gerarchia che li dovesse proteggere. «Come può un prete aver consacrato la sua vita per condurre i bambini a Dio, e finire invece per divorarli in quello che ho chiamato “un sacrificio diabolico”, che distrugge sia la vittima sia la vita della Chiesa? Alcune vittime sono arrivate fino al suicidio. Questi morti pesano sul mio cuore, sulla mia coscienza e su quella di tutta la Chiesa. Alle loro famiglie porgo i miei sentimenti di amore e di dolore e, umilmente, chiedo perdono», conclude Papa Francesco.
 
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view post Posted on 4/1/2019, 23:46

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https://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-...no-9981670.html

Abusi, un caso in Ticino
Una delle 250 segnalazioni ricevute dalla Conferenza dei vescovi svizzeri dal 2010 riguarda la chiesa ticinese
Ultima modifica: 08 gennaio 2018 09:41
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Una delle 250 segnalazioni per abuso sessuale ricevute dalla Conferenza dei vescovi svizzeri dal 2010 riguarda il Ticino. Lo ha confermato alla RSI Dante Balbo, della speciale commissione di esperti voluta dalla diocesi di Lugano.

“Il caso ha proseguito il suo iter, come normalmente, alla commissione nazionale. In questo contesto si valuterà un eventuale risarcimento simbolico. Il reato, di per sé, è prescritto”. I fatti, precisa Balbo, “risalgono a mezzo secolo fa”. La vittima, ha inoltre dichiarato Balbo, “era minorenne”, senza peraltro precisare se si trattava di un uomo o una donna e in quale contesto sono avvenuti i fatti.

Dal 2014, ricordiamo, una direttiva della Conferenza dei Vescovi impone la denuncia alle autorità penali civili di ogni segnalazione per abuso sessuale.

https://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-...a-11276376.html
La Chiesa fa ammenda
Primo risarcimento in Ticino per un caso di abuso da parte di un prete, perpetrato negli anni Sessanta
Ultima modifica: 04 gennaio 2019 18:02
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Si è conclusa - almeno dal profilo del riconoscimento del reato - la vicenda dell'uomo che aveva denunciato un abuso sessuale da parte di un prete, avvenuto in Ticino negli anni Sessanta. Alla vittima è stato riconosciuto un indennizzo di decine di migliaia di franchi. Si tratta del primo caso di risarcimento nel cantone.

La denuncia era stata presentata nel maggio del 2017, dopo che la diocesi di Lugano aveva deciso di aprire le proprie porte alle segnalazioni per abusi ascrivibili alla Chiesa cattolica. L'autore degli abusi (ormai prescritti a livello penale) è un sacerdote non incardinato nella diocesi, che aveva soggiornato temporaneamente in Ticino.

La speciale commissione nazionale ha deciso il risarcimento (sulla base della documentazione inviata dal Ticino), attingendo al fondo stanziato dalla conferenza dei vescovi svizzeri, creato proprio per indennizzare le vittime di reati caduti in prescrizione.

Nel servizio delle Cronache della Svizzera Italiana le considerazioni di Dante Balbo, membro della commissione cantonale diocesana di esperti.

CSI/FrCa/M. Ang.

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Pubblicato il: 04 gennaio 2019, 18:02 Ultima modifica il: 04 gennaio 2019, 18:02
 
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view post Posted on 12/9/2023, 08:41

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https://www.catt.ch/newsi/svizzera-voci-di...ito-ecclesiale/
12 settembre 2023
Svizzera: voci di donne segnate da un abuso in ambito ecclesiale
Adriana (nome fittizio) è stata molestata sessualmente da un prete nel cantone di Neuchâtel quando aveva nove anni. A quarant’anni di distanza, il suo desiderio principale è che la Chiesa riconosca ciò che le è accaduto. Adriana non voleva più andare a Messa. Le persone intorno a lei non hanno capito subito che il prete aveva qualcosa che non andava. Quello che è successo quando aveva solo nove anni, negli anni ’80, in una parrocchia di Neuchâtel, la porta ancora sull’orlo delle lacrime mentre parla con cath.ch in videoconferenza. «Quello che ho passato io può non essere stato così grave come quello che possono aver passato altri, ma la sofferenza è ancora terribile, a distanza di quarant’anni», dice

Nell’ambito del progetto pilota sulla storia degli abusi sessuali nella Chiesa in Svizzera, commissionato dalla RKZ, dalla CVS e da KOVOS, i cui primi risultati saranno pubblicati il 12 settembre 2023, cath.ch è andata a sentire le speranze, le paure e le rivolte di due donne della Svizzera francese colpite da questa piaga.

Toccata a 9 anni in modo «inappropriato»
La storia di Adriana è purtroppo simile a molte altre nella Chiesa, in Svizzera e nel mondo, che non sono mai venute veramente alla luce. La vergogna, il peso della «gerarchia» e l’innocenza impediscono molto spesso alle vittime di difendersi adeguatamente.

«Non riesco ancora a fidarmi pienamente delle persone».
Per la donna di origine italiana, nata nel cantone di Neuchâtel, il contesto sociale e familiare è stato un fattore determinante. «Vengo da una famiglia molto religiosa, molto devota, dove il rispetto per la Chiesa e per il sacerdote è fondamentale», racconta. Andare a Messa ogni domenica era molto importante. Ad un certo punto queste celebrazioni hanno iniziato a creare un profondo senso di disagio nella bambina. «Il prete mi baciava e faceva gesti molto languidi e inappropriati». Finché, dopo la prima comunione, Adriana fu sottoposta a «toccamenti molto inappropriati da parte del prete».

Non ascoltata da altri sacerdoti
Adriana è riuscita a parlare dell’abuso con alcune persone, tra cui sua madre, per la quale non andare in chiesa la domenica era fuori discussione. «La sua reazione è stata ambigua. All’inizio non mi credeva e continuava a costringermi ad andare a Messa. Ma poi, quando ha notato i gesti che il prete faceva nei miei confronti, ci ha ripensato e ha smesso di insistere per andare a Messa. Questo andò avanti per alcuni anni, finché non accettò che non ci andassi affatto».

Adriana si è confidata anche con altri preti, senza successo. «Mi dissero cose come: ‘quello che ti sta succedendo è del tutto normale’; ‘ogni essere umano ha delle pulsioni’… Naturalmente, non trovai queste risposte soddisfacenti, tali gesti non mi sembravano normali provenendo da un sacerdote, ma dato che diversi sacerdoti mi dicevano questo, ed erano ‘al di sopra’ di me, mi sentii obbligata ad acconsentire; non l’ho mai accettato».

Alla fine, né lei né sua madre osarono sporgere denuncia. «Altre persone che hanno subito il comportamento di questo prete lo hanno fatto. Ma lui è sempre stato scagionato da qualsiasi illecito». Anche le accuse degli adulti non hanno impedito a quest’uomo di fare una brillante carriera nella Chiesa.

La sfida di parlare
Ma il malessere di Adriana non è scomparso. Da adolescente sentiva che qualcosa dentro di lei si era rotto. «Non riuscivo, e non riesco ancora oggi, a fidarmi pienamente delle persone, soprattutto degli uomini. Ho tentato il suicidio, ho attraversato una fase di autodistruzione».

«Non riesco ancora a rompere il legame con la Chiesa».
Per molto tempo Adriana ha taciuto ciò che aveva subito, non trovando il modo di esprimere il suo dolore. Scriveva lettere che poi gettava via. Una serie di cose l’hanno poi aiutata a cambiare prospettiva. In particolare, un cambiamento di carriera che l’ha portata a studiare etica e cultura religiosa. «Questo mi ha permesso di mettere il dito su alcune cose molto difficili, a cui sono riuscita a dare un nome. Ho capito che solo perché la gerarchia era onnipotente non significava necessariamente che fosse giusta, e che quello che mi aveva fatto questo prete non era né giusto né normale».

Un giorno ha sentito parlare del gruppo SAPEC (Il gruppo di sostegno nella Svizzera romanda alle persone abusate in un rapporto con l’autorità religiosa). «A quel punto sono riuscita a mandare un’e-mail. Ho ricevuto una risposta e ho incontrato i responsabili, che mi hanno indirizzato alla CECAR (Commission Ecoute-Conciliation-Arbitrage-Réparation)». Attualmente è in corso una procedura di risarcimento. Per il momento non si tratta di un risarcimento finanziario. «L’idea è di consegnare a mano al prete una lettera che ho scritto. Ma è un processo talmente oneroso che mi è difficile parlarne».

«Distaccata» dalla Chiesa
Adriana è ora sposata e ha figli. Non ha lasciato la Chiesa, anche se ci ha pensato. «Non riesco ancora a recidere il legame, perché sarebbe come tagliarmi fuori dalle mie radici», confida. Eppure la donna ha sperimentato un vero e proprio distacco dall’istituzione. Il suo primo figlio è stato battezzato, ma non è stato iscritto alle lezioni di catechismo e non ha ricevuto la prima comunione. Il suo secondo figlio non è stato battezzato.

«Mi chiedo perché alcuni sacerdoti si impegnino in un percorso che non li soddisfa».

La donna critica una struttura che ha protetto il suo aggressore e gli ha persino permesso di salire di grado al suo interno. «Alcuni sacerdoti sapevano esattamente cosa stava facendo e non hanno detto e fatto nulla. Ora si sta godendo una vita tranquilla in pensione, probabilmente pensando di avercela fatta, o forse non si rende nemmeno conto di quello che ha fatto», lamenta Adriana. «Ritengo inoltre che si tratti di un abuso di potere. Aveva bisogno di sentirsi in controllo di qualcosa. E questo è più facile da fare con i bambini, o con adulti in difficoltà, vulnerabili».

Il tradimento dell’abuso
«I preti sono pur sempre esseri umani, con degli impulsi», dice Adriana. Ma mi chiedo perché si impegnino in un percorso che non gli si addice. Forse bisognerebbe permettere loro di avere relazioni sessuali e famiglie».

Per lei, un’iniziativa come l’indagine nazionale è un passo importante. «Penso che ciò che la maggior parte delle vittime sta aspettando sia il riconoscimento di ciò che hanno subito. Personalmente, non sto tanto aspettando che il mio aggressore confessi – so che non sarebbe sincero – ma per ricostruire la mia vita, per riacquistare la fiducia in me stessa, ciò di cui ho bisogno è soprattutto il riconoscimento da parte della Chiesa stessa».

Un gesto che, per Adriana, servirebbe innanzitutto all’istituzione. È convinta che credere in qualcosa sia importante. Ma oggi ha più fiducia in una Chiesa «spirituale» che va oltre l’istituzione umana. «Gli abusi sono un tradimento della missione della Chiesa e questo è terribile, perché nel mondo di oggi la gente ha davvero bisogno dei messaggi di amore e di speranza che un’istituzione può portare». (cath.ch/rz)/traduzione e adattamento di catt.

Raphaël Zbinden/traduzione e adattamento di catt.ch

Leggi anche la storia di Marie, che nel 1960, quando era bambina ha subito abusi dallo zio prete che le faceva credere di aiutarla, togliendole il diavolo dal corpo

I colleghi di Strada Regina hanno raccolto la testimonianza di una persona vittima di abusi nella Chiesa. Il servizio TV che avrà ospite in studio per un commento il vescovo Alain De Raemy andrà in onda sabato 16 settembre alle 18.35 su RSILA1.

https://www.cath.ch/newsf/mon-abuseur-me-f...e-de-mon-corps/
“Il mio aggressore mi ha fatto credere che stesse portando via il diavolo dal mio corpo”
Marie (nome fittizio) negli anni '60 nel cantone di Friburgo ha subito abusi sessuali per cinque anni da parte dello zio prete. Ancora oggi credente pur abbandonando la Chiesa, mette in discussione la visione della sessualità nell'insegnamento cattolico.
“Mi ha attaccato, dicendo che la mia disabilità congenita era una punizione di Dio”. Marie non ha raccontato spesso questa storia. Ricevendo cath.ch ammette di essere “stressata” per far riaffiorare questi ricordi dolorosi.

Eventi avvenuti tuttavia quasi 60 anni fa. Come Maria, molte vittime di abusi sessuali in un contesto ecclesiale hanno impiegato decenni prima di riuscire a esprimere a parole ciò che hanno subito. Nell'ambito del progetto pilota commissionato dall'RKZ, dal CES e dal KOVOS sulla storia degli abusi sessuali nella Chiesa in Svizzera, i cui primi risultati saranno pubblicati il ​​12 settembre 2023, cath.ch è andato a raccogliere le speranze e le paure e le rivolte di due di loro. (La seconda parte da leggere presto su cath.ch)

Un'infanzia rubata
Per Marie, tutto è iniziato quando aveva circa sei anni, in un villaggio friburghese degli anni '60, ancora fortemente intriso di cattolicesimo. In una famiglia con più figli, la bambina ha la sfortuna di nascere con una malformazione alla bocca. Un handicap che gli sta già rubando parte dell'infanzia. “Ero una bambina che piangeva spesso perché non riuscivo a parlare di ciò che mi rodeva da dentro. Non è stato molto facile per i miei genitori. Sono stato anche curato molto, perché avevo bisogno di molte cure. Ma non necessariamente abbiamo visto la bambina piena di sogni, soprattutto di terre lontane”.

In questa situazione difficile, è affascinata da uno dei suoi zii, che è prete. L'uomo viaggia molto, si diletta nella pittura e nella fotografia, mostra ai suoi nipoti film e diapositive. Tante cose nuove e accattivanti, in un'epoca in cui la televisione è ancora un lusso.

Paura del diavolo
A causa del suo status di prete, lo zio ha una forte influenza sulla famiglia di Marie, alla quale è molto legato. I suoi genitori sono molto religiosi e religiosi. La vita della bambina è scandita da numerose funzioni religiose.

“La parte più difficile è che mi ha fatto credere che fossi cattiva”

Ma un giorno, suo zio spiega a Marie che se è così angosciata è perché la colpa è dei suoi genitori. Gli assicura che il diavolo risiede nelle sue fondamenta e che deve estirparlo. Naturalmente non deve guardare cosa sta succedendo, perché il diavolo la "spaventerebbe troppo". Dopo queste sedute di “cura”, l'abate le spiega che non deve parlarne con nessuno, soprattutto con un adulto, in particolare con la mamma o il papà perché il diavolo potrebbe ucciderli.

Terrorizzata, la bambina resta in silenzio riguardo alle azioni ormai regolari di suo zio. Profondamente angosciata, tentò più volte il suicidio, spesso in modo goffo, tentando, ad esempio, di bere una fiala di mercurocromo.

Una sofferenza sepolta
Gli abusi cessarono quando lei aveva circa 11 anni. Lo zio morì nel 1996. Marie continuò la sua esistenza, seppellendo nel profondo di sé il ricordo e la sofferenza. Si sposa, ha dei figli.

Ma, intorno ai quarant'anni, una terribile tragedia familiare riporta tutto a galla. Mentre inizia a consultare dei terapisti per combattere la sua angoscia, il ricordo dell'abuso ritorna poco a poco. “Il mio psichiatra mi ha spiegato che è del tutto normale, che la mente si protegge cancellando episodi troppo difficili e che uno shock può risvegliare tutto questo”.

«Anche io mi sono trovato sempre più fuori passo rispetto al discorso della Chiesa»

“La parte più difficile è che mi ha fatto credere che fossi cattivo. Mi sono costruito pensando questo, immaginando che nessuno mi avrebbe mai voluto. Ancora oggi lotto con periodi di depressione, ma riprendo la mia vita con ciò che era bello, perché mi ha rubato una parte della vita, una parte di me stessa».

Quando tutto viene a galla, Marie lo racconta alla sua famiglia. "Sono rimasta molto sorpresa dalle reazioni", ammette. Mia sorella maggiore mi ha trattato come un traditore, un'altra sorella mi ha sostenuto, mio ​​fratello più giovane semplicemente non capiva di cosa si trattasse. Sorprendentemente, mia mamma, dalla quale non mi aspettavo nulla perché era molto pia, mi ha detto: "Ti credo". In quel momento capì anche perché ero una ragazzina così triste e ribelle”.

Un vescovo antiquato
Dopo i primi scandali nella Chiesa negli anni 2000, una hotline creata dalla diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo (LGF) ha permesso a Marie di discutere del suo caso. Ha poi incontrato l'allora vescovo, mons. Bernard Genoud (morto nel 2010). Un incontro che gli lascia un'impressione contrastante. “Si è scusato molte volte per quello che ho passato. Gli ho detto che non mi aveva fatto niente. Ma sentivo che era completamente sopraffatto dagli eventi”. Nel 2010, dopo aver incontrato la commissione di prevenzione SOS, ha ricevuto una lettera da Mons. Pierre Farine, ex vescovo ausiliare della LGF, che le annunciava di essere stata ufficialmente riconosciuta vittima di un sacerdote. Una prima luce sul cammino di Marie. "Ha aiutato mia sorella finalmente a credermi."

Lei continua a vivere, a curare la sua malattia e i decenni passano. Nel 2021 guarda un programma televisivo sul tema degli abusi nella Chiesa, dove vengono menzionati la CECAR (Commissione Ascolto-Conciliazione-Arbitrato-Riparazione) e il gruppo SAPEC ( sostegno alle persone abusate in un rapporto di autorità religiosa). “Mi sono detto: contatterò il gruppo SAPEC, perché sento il bisogno di andare oltre, il bisogno di più luce. Successivamente, incoraggiata dalla persona del gruppo SAPEC, ha contattato il CECAR. «Ringrazio le persone che mi hanno accompagnato e mi accompagnano ancora», tiene a precisare.

Sesso e senso di colpa
Oggi Maria ha lasciato la Chiesa. “Principalmente per quello che ho passato”, ammette. “Ma mi sono anche trovato sempre più fuori passo rispetto al discorso della Chiesa”. Soprattutto, è arrabbiata con un'istituzione che ha permesso a questo zio di abusare del suo potere. “Per gran parte della mia famiglia, era praticamente Dio stesso. Aveva un'autorità assoluta e nessuno poteva affrontarlo. Ma fu anche la società dell’epoca a volerlo. In ogni caso, lui la vedeva così. Ha detto che era la mano destra di Dio e che quello che stava facendo era salvarmi”.

“La Chiesa ha bisogno di fare una profonda pulizia. Anche per il bene della stragrande maggioranza dei sacerdoti che svolgono il loro lavoro con la migliore volontà del mondo”

Nonostante le traversie della sua infanzia e il sentimento di tradimento da parte della Chiesa, Marie rimane profondamente religiosa. Ma la sua spiritualità sembra ormai in contrasto con l’insegnamento cattolico. “La piaga della pedofilia è certamente ovunque, ma il fatto che sia presente anche nella Chiesa dice ancora che qualcosa non va. È come se la sessualità fosse stata portata via agli esseri umani. Sono cresciuto in una tale modestia, dove tutto era legato al peccato, davamo un grande peso alla sessualità, che era consentita solo nel contesto della procreazione. Mentre è qualcosa di molto bello. Penso che questa colpevolizzazione della carne, nella Chiesa cattolica, abbia aiutato lo sviluppo di forme perverse di sessualità, come ho potuto sperimentare.

Porre fine all'impunità
Marie accoglie ancora con favore la consapevolezza che vede nella Chiesa, e in particolare nella diocesi di LGF. “Ho incontrato due volte mons. Charles Morerod e gli faccio tanto di cappello, perché ha fatto cambiare le cose. Ma non dovrebbe farlo da solo, perché ci sono ancora molte cose negli armadi”.

L'inchiesta nazionale è una buona cosa per Marie. “La Chiesa ha bisogno di fare una profonda pulizia. Anche per il bene della stragrande maggioranza dei preti che svolgono il loro lavoro con la migliore volontà del mondo”.

Concretamente, vorrebbe che la Chiesa mettesse in atto più strutture in cui le vittime siano incoraggiate a uscire dal loro silenzio. “Incontrare persone che hanno vissuto la tua stessa cosa ti fa sentire bene, ti senti molto meno solo. Ma soprattutto dobbiamo porre fine all’impunità, allontanare i preti violenti, proteggerli, tutto questo deve assolutamente finire”. (cath.ch/rz)

© Catholic Media Center Cath-Info, 08.09.2023
 
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