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Wikileaks: Jessica alias di un prelato vaticano, venerato da Ratzinger, allontanato da Bergoglio, Lazzi e intrallazzi del prelato lucano in suv, dal caso Orlandi, ai suoi amici Savoia al costruttore Anemone

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perlanaturale
view post Posted on 6/12/2010, 15:51




Lazzi e intrallazzi del prelato lucano in suv, dal caso Orlandi, ai suoi amici Savoia al costruttore Anemone


mons-camaldo-cerimoniere-tuttacronaca
Camaldo è quello a sinistra, in bianco

Wikileaks: Jessica alias di un prelato vaticano

*

Tra i documenti segreti resi pubblici dello staff di Wikileaks anche quelli riguardanti "Jessica" nome in codice di un prelato vaticano che frequentava negli anni '80 l'amministrazione USA e l'ambiente omosessuale.

Dopo i giudizi poco edificanti su Berlusconi e i documenti riguardanti la guerra in Iraq ecco che iniziano le indiscrezioni sulla Chiesa Vaticana.



E' comparso il nome in codice "Jessica" che apparteneva ad un prelato molto importante nell'ambiente diplomatico USA negli anni '80. Questo nome gli è stato affibiato negli ambienti omosessuali che era solito frequentare. Quando quest'alta carica è tornata in Italia avrebbe ricoperto ruoli di particolare rilievo nella curia vaticana sino al suo pensionamento.



Per ora sono indiscrezioni di poco peso, ma in previsione di possibili scandali, il Vaticano mette le mani avanti e fa sapere attraverso l'Osservatore Romano che qualsiasi notizia dovesse diffondersi non metterebbe comunque in crisi i buoni rapporti tra gli Stati e le diplomazie mondiali.

www.gay.tv/articolo/1/13478/Wikilea...relato-vaticano

Edited by pincopallino2 - 25/10/2023, 16:54
 
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view post Posted on 6/12/2010, 15:59
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MAcche codice! Sappiamo tutti chi è conosciuto come Jessica. Basta cercare un pò in rete. Lo sanno benissimo anche quelli di gay.it

Basta leggere qui: www.realcasadisavoia.it/files/stampa/20050528_pravdanews.pdf


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Mons. Camaldo affacciato al loggione di San Pietro subito dopo l'elezione di Benedetto XVI

image

www.unita.it/news/italia/98396/la_c...ava_il_vaticano


La cricca degli appalti puntava il Vaticano
di c.fus.tutti gli articoli dell'autore

C'’è una lettera agli atti della procura di Perugia che sta guidando le indagini degli investigatori e sta togliendo il sonno a tanti, troppi, alti funzionari e ministri della Repubblica. È un “anonimo” di una dozzina di pagine arrivato nei primi giorni di marzo alla procura di Firenze – il primo ufficio inquirente che ha indagato sul comitato d’affari, ancora presunto, della cricca – e poi subito girato per competenza ai colleghi perugini. Decisivi riscontri all’anonimo sono già arrivati dall’autista tuttofare di Angelo Balducci, il tunisino Laid Ben Fathi Hidri, testimone chiave dell’inchiesta sul sistema gelatinoso. La lettera spiega e disegna uno schema assai chiaro di «come funziona la piovra degli appalti».

Nella prima casella si parla di Balducci, «pupillo del Vaticano/colui che non viene mai cambiato qualunque governo ci sia/non riuscirete a condannarlo». Nella seconda casella c’è «l’autista Fati, uomo di fiducia di Angelo Balducci» indicato con il ruolo di «centro di smistamento». Poi basta seguire le freccette. In alto portano «alla figlia di Lunardi, prendeva lei le tangenti al posto del padre, il ministro dei Lavori Pubblici (leggi Infrastrutture) Lunardi Pietro». Tornando alla casella «Centro di smistamento (Hidri)» le freccette conducono verso «Diego-impresa/cognato di Balducci socio al centro sportivo sulla Salaria» e da qui, in sequenza, verso «un’impresa addetta ai restauri di politici e prelati» e poi a nove «imprese prestanome».

È uno schema sibillino che diventa però ogni giorno più riscontrato. «Vi ricordate l’agenzia immobiliare e il mio amico tunisino?» scrive l’anonimo. «Balducci – prosegue – lo prese come suo autista e poi come uomo di fiducia coltivandolo giorno dopo giorno per realizzare il suo progetto. Con i soldi delle tangenti per anni ha comprato ville in Tunisia e precisamente a Cartagine intestandole al tunisino Fati per due-tre anni per poi rivenderle e riprendere denaro pulito. Questo denaro una volta rientrato in Italia è stato investito al km 15 della Salaria dove c’è un Centro sportivo (il Salaria sport villane, ndr del costo preventivato di circa venti milioni di euro. Inoltre Balducci e Diego (Anemone, ndr posseggono vari appartamenti miliardari nel centro di Parigi, Milano e Roma. Un impero miliardario».

Lo schema della cricca che dal 2001 a oggi ha gestito i grandi appalti pubblici in Italia ormai sembra chiaro: grandi opere – Mondiali di nuoto, G8 alla Maddalena, i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia - in cambio di favori e vari tipi di utilità, semplici tangenti ma anche case, posti di lavori, restauri di immobili fino a cose minime come auto, telefoni, prostitute, in qualche caso massaggi e dintorni. Ricostruita, ancora in parte, anche le geografia delle “tasche” che di volta in volta gestivano ed elargivano le tangenti: le società di prestanomi (Medea, Mida e altre decine, tutte già agli atti); i 240 conti correnti dell’architetto Luigi Zampolini, l’uomo che ha dato il nero per acquistare le case di Scajola, dei figli di Balducci, del generale Pittorru; le alchimie societarie del commercialista Gazzani. «Indaghiamo su altri passaggi di denaro sospetti» dicono gli investigatori riferendosi ad operazioni gemelle a quelle di Scajola. Non quindici come trapelato nei giorni scorsi, ma «meno di una decina». Almeno un paio riguardano l’onorevole Pietro Lunardi tra il 2001 e il 2006 ministro delle Infrastrutture. La ditta di Anemone ristruttura la sua casa di campagna a Basilicanova in provincia di Parma («quei lavori poteva farli solo lui» sostiene l’ex ministro). E nel 2004, grazie all’amicizia con Balducci, Lunardi acquista a prezzo vantaggioso da Propaganda fide (che gestisce il patrimonio immobiliare del Vaticano e di cui Balducci è consulente) un palazzo a Roma in via dei Prefetti. Non è finita qua. Il figlio di Lunardi, Giuseppe, riesce a vendere alla società Iniziative speciali srl un immobile zeppo di abusi in via Sant’Agata dei Goti nel rinomato quartiere Monti a Roma. Iniziative speciali è della madre di Rinaldi (commissario per i Mondiali di nuoto): nel 2007 riceve da Anemone quattro bonifici per un totale di 500 mila euro. Perché?

La lettera anonima va oltre i ministri e porta la cricca dentro il Vaticano. Agli atti ci sono riferimenti ancora non chiari a nomi che sembrano in codice, Angelina e Jessica. È un fatto che Anemone, tramite Balducci, era diventato costruttore di riferimento di Propaganda fide. E che Balducci, tramite monsignor Camaldo fino al ‘97 segretario del cardinal Poletti e oggi prelato d’onore di Sua Santità, avesse un filo diretto e riservato con gli uffici del Pontefice.
 
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view post Posted on 6/12/2010, 18:48
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http://www.reportonline.it/2010021540974/c...di-livorno.html

Inchiesta su una loggia massonica con base nella sede dell' Udc di Livorno
Lunedì 15 Febbraio 2010 08:48 UMSOI
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Coinvolti politici del “centro-destra” e del “centro-sinistra”, imprenditori, ex piduisti, boss mafiosi, alti ufficiali delle “forze dell’ordine” e prelati del Vaticano





Una “inquietante commistione” tra massoneria, affari, politica, alti ufficiali e prelati del Vaticano e delle “forze dell’ordine”, militari e alti esponenti delle istituzioni “di ogni genere e specie” intercettati mentre parlano di “intrallazzi”, “questioncelle”, “pizzi” e “tangenti”: è questo il criminale intreccio su cui sta cercando di far luce la nuova inchiesta avviata circa due anni fa dal Pm di Potenza Henry John Woodcock che ha disposto l’iscrizione nel registro degli indagati di 24 persone tutte accusate di violazione della legge Anselmi e per “essersi associati tra di loro allo scopo di commettere un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione, promuovendo associazioni segrete vietate dall’articolo 18 della Costituzione e pianificando interventi diretti ad accaparrarsi appalti, concessioni e risorse pubbliche, sfruttando i legami scaturiti da rapporti di natura massonica”.



La notifica degli avvisi di garanzia è stata accompagnata da una serie di perquisizioni effettuate dalla Guardia di Finanza presso le abitazioni, uffici e studi professionali di proprietà degli indagati dislocati in diverse città d’Italia fra cui Massa Carrara, Arezzo, Viareggio (Lucca), Reggio Calabria, Lamezia Terme, Cosenza, Potenza, Genova, Milano, Roma, Parma, Pavia e soprattutto Livorno dove, secondo gli inquirenti, la locale sede dell’Udc ospiterebbe addirittura una loggia massonica occulta indicata come l’epicentro di tutto il malaffare. Infatti delle 24 persone indagate, 13 risiedono e operano nel litorale toscano: sei tra Viareggio e la Versilia, 5 a Livorno e 2 all’Isola d’Elba.



Altre perquisizioni la GdF le ha effettuate presso i luoghi di ritrovo di due logge massoniche: la “Oriente” di Scalea in Calabria e la “Giuseppe Colorano 19″ di Potenza.



Nell’inchiesta spuntano i nomi di alcuni alti prelati del Vaticano e dell’Opus Dei, interessati, a quanto pare, all’affare della costruzione del porto di Genova. Fra questi Monsignor Francesco Camaldo, decano dei cerimonieri del Vaticano in prima fila ai funerali del papa nero Wojtyla e vicinissimo al suo successore Ratzinger, “cavaliere ufficiale” dell’”Ordine al Merito di San Giuseppe”, già coinvolto nell’inchiesta che circa un anno fa portò in carcere il suo amico fraterno Vittorio Emenuele di Savoia per conto del quale Camaldo chiese al faccendiere Massimo Pizza di oscurare il sito web www.pravdanews.com perché pubblicava notizie sgradite ai Savoia.



Tra gli indagati figurano anche alcuni vecchi piduisti come il 72enne Emo Danesi, ex parlamentare Dc, Mauro Lazzeri, dirigente dell’Udc di Livorno e responsabile del tesseramento, Giampiero Del Gamba (che Woodcock definisce “ex appartenente alla P2, tessera L863, accusato di aver minacciato per conto di Licio Gelli Flaminio Piccoli, che parlava di “congiura massonica”), ex Dc, ex segretario personale del ministro Bisaglia, attualmente esponente della Udc e suo genero Piero Di Francesco, segretario provinciale livornese del partito di Lorenzo Cesa. Gli avvisi di garanzia hanno colpito anche diversi politici “eccellenti” come Paolo Togni, già capo di gabinetto del ministro dell’ambiente Altero Matteoli (An), vicepresidente della Sogin (società di gestione degli impianti nucleari), e già presidente della filiale italiana della Waste Management, colosso in smaltimento di rifiuti e produzione di energia; e uomini influenti come Valerio Bitetto, ex amministratore Enel, ora amministratore della Tecnoplan, azienda che si occupa di ingegneria energetica.



L’inchiesta scaturisce da una precedente indagine del 2005 denominata “Somaliagate” in cui è coinvolto il faccendiere Massimo Pizza, sospettato appartenente ai servizi segreti, arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulle grandi truffe ad imprenditori e traffici con la Somalia e a lungo detenuto nel carcere di Potenza. Pizza ha raccontato ai magistrati dell’esistenza di logge massoniche collegate a un “centro di potere” in Basilicata intorno al quale ruotavano e ruotano grandi operazioni speculative legate al petrolio, all’acqua ed ai rifiuti. Pizza ha fatto riferimento al coinvolgimento oltre che di monsignor Camaldo anche di altri alti prelati del Vaticano e dell’Opus Dei.



In particolare Pizza ha detto ai giudici che “sono due, le gran logge d’Italia da tenere d’occhio. Una in Calabria, l’altra in Basilicata. Se lei (riferito al pm Woodcock, ndr) va a vedere i componenti per esempio della loggia di Calabria e va indietro, ricostruisce esattamente una parte di rapporti italiani che ci sono stati, ma ricostruisce la trasformazione organica della criminalità organizzata calabrese all’interno delle istituzioni a livelli altissimi”. Pizza non ha voluto fare nomi ma ha confessato di ritenere che anche “diversi esponenti politici della Lucania siano massoni”.





A tal proposito nelle scorse settimane, Woodcock aveva chiesto, senza però ottenerli, gli elenchi degli affiliati alla massoneria “legale” a tutte le prefetture italiane anche perché le due organizzazioni create dai personaggi finiti nell’inchiesta e di cui ha parlato Pizza ai magistrati, ossia la Gran Loggia Unita Tradizionale (GLUT) promossa da Del Gamba e il Grande Oriente Universale (GOU), di cui Lazzeri è gran maestro non sono riconosciute all’interno della massoneria ufficiale.



Molto importante, secondo il Pm, è il ruolo svolto da un’altra indagata: Tiziana Giudicelli, ex consigliere comunale di Forza Italia a Portoferraio, ora funzionaria romana dell’Udc, “affiliata ‘all’orecchio’”, cioè all’insaputa degli altri adepti, con la chiara finalità di “penetrazione da parte della loggia massonica di un partito politico in particolare”. Mentre Lazzeri tratta direttamente gli affari di “pizzo” con gli imprenditori coinvolti e si preoccupa in prima persona del “ritorno al partito” attraverso un finanziamento occulto a lavori ultimati.



All’inizio c’erano altri 20 indagati, tutti affiliati a una rete massonica “deviata”, riconducibile a “logge coperte”, membri “affiliati ‘all’orecchio’” e con una serie di “strutture” segrete, che assumono “la connotazione di un gruppo ben organizzato in una compagine diffusa e operativa su tutto il territorio nazionale” che conterebbe su diversi nomi eccellenti della politica, dell’imprenditoria, della sanità, della magistratura, delle ”forze dell’ordine”, del giornalismo, del Vaticano e, addirittura, di esponenti vicini alla criminalità organizzata per succhiare soldi e influenzare la pubblica amministrazione, elargendo tangenti, investendo nei porti delle più grandi città di mare, nell’acqua, nel gas, puntando a piazzare impianti nell’industria energetica.



Molto illuminante in tal senso è l’intercettazione di una conversazione inerente la realizzazione di un rigassificatore che dovrebbe essere realizzato al largo di Livorno da Endesa, Amga, Olt Energy e Asa Livorno.



http://notizie.tiscali.it/articoli/cronaca...no-camaldo.html

Grandi appalti, la nuova pista che da Balducci conduce a monsignor Camaldo e allo Ior

Conduce dritta verso le sacre stanze del Vaticano una delle piste seguita dagli investigatori nell’inchiesta sui Grandi Appalti. La figura che accentra le attenzioni dei magistrati è quella di Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, che poteva vantare, tra gli altri, il titolo di "consultore" di Propaganda Fide, congregazione dal superbo patrimonio immobiliare. Il “gentiluomo di Sua Santità” risulta intestatario di un conto corrente presso lo Ior, la banca vaticana, e i magistrati vogliono vederci più chiaro, tanto che – rivela tra gli altri il quotidiano La Stampa – avrebbero già preparato una rogatoria internazionale per lo Stato Vaticano. La banca della Santa Sede è stata sempre una cassaforte inespugnabile e segreta per i giudici italiani che in altre occasioni, come quella della Banda della Magliana, del delitto Calvi o di fondi neri legati alla politica italiana, si sono dovuti fermare.
Monsignor Camaldo e i rapporti con Balducci - Ma ultimamente il Vaticano ha promesso di adeguarsi alle direttive europee antiriciclaggio e potrebbero esserci maggiori aperture. Che Balducci avesse un conto corrente oltre Tevere si sapeva già da tempo, fin da quando il Pm di Potenza John Woodoock, indagando sulla vicenda degli affari di Vittorio Emanuele di Savoia, intercettò notizie su un misterioso bonifico di Balducci a monsignor Camaldo. Il prelato, da quanto si seppe, era uscito male da una spericolata operazione immobiliare (fu truffato) ed era giù di morale, Così Balducci decise di dargli una mano prestandogli 280mila euro a fondo perduto.
I Pm di Perugia vogliono interrogarlo - Davanti alle richieste di chiarimenti del Pm il monsignore uscì fuori con una spiegazione che destò scalpore: aveva cercato di acquistare nei Castelli Romani la villa da mille e una notte appartenuta a Carlo Ponti e Sofia Loren per trasformala – cosa ancora più singolare – in una sede per una associazione massonica. Si trattava però di una fregatura ed aveva pensato di rivolgersi a Balducci. Woodcock non riuscì a trovare elementi per approfondire le indagini in quella direzione, ma i suoi colleghi di Perugia vogliono convocare Camaldo per interrogarlo. L’intento dovrebbe essere quello di stabilire che tipo di rapporto esistesse tra l'uomo di chiesa e Balducci, che fu nominato – come lo stesso interessato ha raccontato alla Stampa – Gentiluomo di Sua Santità, dietro interessamento del Monsignore.
L'ombra di Anemone - Il quotidiano di Torino ricorda come, nel 2003, il Vaticano avesse venduto degli immobili in Piazza della Pigna, a Roma, ad un certo Peter Paul Pohl. Questo immobiliarista altoatesino rivendette subito alla Immobilpigna Srl, ovvero – come precisa La Stampa – Diego Anemone e Balducci. Per altro, al signor Pohl, “utilizzando dei conti correnti del solito Zampolini”, furono versati un milione e 450 mila euro in due tranches. Successivamente gli appartamenti di cui si parla, come risulta anche dalla lista Anemone, “furono ristrutturati e venduti”.

17 maggio 2010
 
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view post Posted on 13/9/2011, 14:07
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Sancta romana Cricca
Creato il 31 agosto 2011 da Albertocapece

Sancta romana Cricca“Ecco tutti siamo di nuovo qui insieme! Per me è realmente una grande gioia”

E’ il dicembre del 2005 quando queste parole vengono pronunciate dal papa durante la sua prima visita pastorale in una parrocchia romana, Santa Maria Consolatrice. La grande gioia è dovuta all’incontro con il decano dei cerimonieri del vaticano, monsignor Francesco Camaldo, che nel ’77, era viceparroco della stessa chiesa assegnata all’allora cardinal Ratzinger.

Monsignor Camaldo è quello invitato alla “cena della cricca”, nel nuovo e misterioso elenco inviato dalla procura di Pescara a quella di Perugia e nel quale figura anche Berlusconi. Monsignor Camaldo che qualcuno chissà come ha confuso con un’inesistente Jessica, pare che privatissimo condivida con un’altro criccaro, il gentiluomo di sua santità Balducci, una passione per giovanotti palestrati e molto attivi. Non senza un forte profilo morale: un prelato che abitava nella sua stessa casa e che guidava la sua stessa auto alla ricerca dell’attivismo capitolino, disse indignato ai carabinieri che lo avevano fermato: “cercavo solo maggiorenni, non minorenni”. Questo sì che è vigore etico.

Sempre Monsignor Camaldo era stato molto amico di Giorgio Rubolino, legato all’ex ministro Dc Emilio Colombo, di ben noti costumi e implicato nella vicenda dell’assassinio del giornalista napoletano Giorgio Siani, prima di essere stroncato da un infarto. E sempre il monsignore è grande amico dei Savoia, noti massoni e tramite loro di esotici ordini cavallereschi dietro cui si nascondono logge segrete di sapore e filosofia piduista. Tanto che un tal Massimo Pizza riferì a Woodcock che Camaldo di sarebbe mosso per distruggere logge massoniche avversarie.

Oltre a quelle pontificie, Camaldo vanta altre frequentazioni con personaggi dello spettacolo, con stilisti (come Gai Mattiolo) e con il mondo della nobiltà: è cavaliere ufficiale dell’Ordine di San Giuseppe (l’Ordine dinastico degli Asburgo-Lorena di Toscana) e assistente ecclesiastico del Circolo di san Pietro, presieduto dal duca Leopoldo Torlonia.

Ed è inutile dire che fosse anche una pedina essenziale nel sistema Anemone e dei giri della protezione civile: l’architetto Angelo Zampolini rivelò che era lui che gestiva gli affitti e curava le assegnazioni degli stabili di proprietà della congregazione propaganda fide, mentre i contratti di vendita erano firmati dal Cardinale Sepe. Nel 2004 fu proprio lui a cedere all’allora ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi il palazzo di via dei Prefetti. Insomma amicizie strette tanto da farsi “prestare” da Balducci 280 mila euro dentro un complicato “giro” di affari, massoni e servizi segreti. Soldi in parte prelevati dallo Ior.

Ma monsignor Camaldo, a cui il papa telefona direttamente, è anche sempre il decano dei cerimonieri vaticani. Oltre che un trait d’union evidente con tutti gli intrecci opachi che vengono alla luce. Così non solo suonano fasulli i complotti massonici inventati da Avvenire, ma anche assai poco credibile il tentativo della Chiesa di mettersi alla testa di un’opera moralizzatrice dopo dieci anni di appoggio al Cavaliere. Ancor meno se quest’opera volesse raffazzonare un centro destra, nominalmente terzopolista, ma erede in toto del berlusconismo. E no, per noi non sarebbe davvero una grande gioia.



http://it.paperblog.com/sancta-romana-cricca-552943/
 
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http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_...a-dei-26006.htm

!(LA CRICCA ANEMONE PAGAVA PERFINO L’ASSICURAZIONE DEL FUORISTRADA DI MONSIGNOR CAMALDO. VROOM! VROOM! IL GAIO CERIMONIERE DLE PAPA IN SUV? GLI SERVIVA PER ANDARE IN CAMPORELLA?)



www.ilfoglio.it/soloqui/9355
Così pare che il costruttore Anemone “abbia versato 3.250 euro per le spese del fuoristrada del cerimoniere del Papa”, tale monsignor Camaldo.

http://www.corriere.it/cronache/11_maggio_...4606c12ff.shtml

Era stato l'autista tunisino Ben Laid Hidri Fathi a raccontare di aver portato più volte Anemone agli appuntamenti con monsignor Camaldo. E scorrendo le «uscite» emerge come il 12 luglio 2007 il costruttore abbia versato 3.250 euro per le spese del fuoristrada del cerimoniere del Papa, presumibilmente l'assicurazione.

http://obbrobri.blogspot.com/2010/05/gli-i...-monsignor.html

07/mag/2010
Gli incontri di Anemone con monsignor Camaldo. E Don Evaldo rivela: altri sacerdoti sapevano dei soldi
L’INCHIESTA - ALCUNE COMPRAVENDITE DI CASE PASSAVANO DA «PROPAGANDA FIDE»

Il superteste racconta: portavo il costruttore dal cerimoniere del Papa

Appartamenti trasformati in dimore di lusso grazie alle ristrutturazioni compiute dalle imprese di Diego Anemone. A beneficiarne erano «politici e prelati», così come ha raccontato Laid Ben Hidri Fathi, l'autista di Angelo Balducci, che del costruttore era diventato collaboratore. Di fronte ai magistrati di Perugia l’uomo ha cominciato a fornire dettagli e identità.

E ha svelato: «Ero io ad accompagnare Diego agli incontri con queste persone. Ricordo in particolare che era in rapporti con monsignor Francesco Camaldo». Si tratta del cerimoniere del Papa, per quindici anni segretario particolare del vicario di Roma cardinal Ugo Poletti. I legami con il Vaticano sono uno dei filoni principali dell'indagine sugli appalti dei Grandi eventi, soprattutto dopo la scoperta che una delle «casseforti» dell'imprenditore era gestita da don Evaldo Biasini, 83 anni. Ma anche perché alcune compravendite di case passavano proprio da enti religiosi come «Propaganda Fide», di cui Balducci era consigliere. Dimore che sarebbero state acquistate seguendo la procedura già scoperta nel caso del ministro Claudio Scajola. L'attenzione della Guardia di finanza si concentra su 15 operazioni sospette: trasferimenti di denaro dai conti di Anemone a quelli dei suoi prestanome— in particolare il geometra Zampolini e la segretaria Alida Lucci—e poi trasformati in assegni circolari da versare al momento del rogito.
Gli incontri
Il testimone—che aveva ricevuto il compito di gestire una serie di conti correnti di Anemone e per questo aveva ottenuto anche la delega ai prelevamenti per contanti—non fornisce dettagli sui contenuti dei colloqui. Ma è preciso nel riferire in quali occasioni portò Anemone da monsignor Camaldo. Sinora l’inchiesta aveva fatto emergere una buona conoscenza tra il prelato e Balducci. Tanto che quando il provveditore è stato arrestato, monsignor Camaldo ha commentato: «Sono molto addolorato, è una persona di assoluta limpidezza morale, conosciuta e stimata in Vaticano da tanti anni, sono certo che dimostrerà la sua completa estraneità alle accuse». Adesso si intravede una rete più ampia. Anche perché nel 2008 lo stesso prelato finì nell'inchiesta avviata dal pm Henry John Woodcock su Vittorio Emanuele di Savoia, sospettato di complicità con alcuni faccendieri inseriti nella massoneria. Per quale motivo incontrava Anemone? Tra gli interessi comuni c'erano soltanto acquisiti e ristrutturazioni di appartamenti, come racconta Hidri Fathi? È presumibile che monsignor Camaldo venga ascoltato dai magistrati di Perugia quando saranno terminati gli accertamenti sulle 15 operazioni sospette emerse nell'indagine.
 
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view post Posted on 27/1/2012, 15:06
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Hansss
view post Posted on 28/1/2012, 13:08




Sono tutte cose risapute, in rete e non e.... soprattutto a Roma!

SESSO, POTERE, SOLDI sono le uniche cose alle quali aspirano costoro.

Evidentemente la "pulizia morale" che annunciava Ratzinger in Vaticano è pura facciata (non ne avevo dubbi!).
Altrimenti avrebbero saputo farla prima di tutto tra di loro.

Altro non c'è da dire.
 
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view post Posted on 14/3/2013, 09:56
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Ieri sera il nostro amico è ricomparso dal loggione di San Pietro. Ma stavolta più defilato che dopo l'elezione di Ratzinger.

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view post Posted on 14/3/2013, 10:17
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bergoglioBASE2
 
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view post Posted on 5/8/2013, 07:23
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http://www.larena.it/stories/Italia_e_Mond...siniere_papale/

Intanto, Francesco già da una ventina di giorni ha fatto in modo che un altro cerimoniere pontificio, monsignor Franco Camaldo, 61 anni, avesse un incarico fuori dal Vaticano. Il «decano» dei cerimonieri è stato infatti nominato canonico della basilica di San Giovanni in Laterano. Il nome di Camaldo sarebbe stato il mese scorso tra quelli al centro della denuncia dell'ex sacerdote Patrizio Poggi che ha accusato alcuni prelati di adescare minorenni per incontri a sfondo sessuale: Poggi è stato poi arrestato per calunnia, mentre la Procura di Roma ha smentito che alcun prete sia stato indagato in seguito alle sue affermazioni.
 
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view post Posted on 10/9/2013, 08:10
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http://www.dagospia.com/rubrica-29/Cronach...inori-60701.htm


04 AGO 2013 16:00
NEL DUBBIO, TI SFANCULO - BERGOGLIO ALLONTANA MONSIGNOR CAMALDO ACCUSATO DI ADESCARE MINORI
Il Papa non tollera più ombre sui prelati: Monsignor Camaldo, accusato di adescare ragazzini per incontri hard, è stato rimosso dal ruolo di cerimoniere pontificio e spostato come canonico a San Giovanni in Laterano - Mano pesante anche sull’indebitata diocesi di Maribor, in Slovenia…

Marco Ansaldo per "la Repubblica"
cd30 monsignor franco camaldocd30 monsignor franco camaldo

Niente vacanze a Castel Gandolfo. Lavoro a pieno ritmo, anzi, per il Papa, da poco rientrato dal viaggio in Brasile. La scelta pastorale di Francesco non esclude però per nulla la decisione di affrontare questioni interne alla Santa Sede, come dimostrano i suoi propositi di riformare lo Ior. Sono di questi giorni alcune promozioni e rimozioni in Vaticano, movimenti tutti in linea con i propositi più fermi di intervento concreto che Jorge Mario Bergoglio si è dato dal momento della sua elezione a Pontefice.
IL PAPA NELLA FAVELA DI VARGINHAIL PAPA NELLA FAVELA DI VARGINHA

Uno degli spostamenti che fa più rumore è quello del "decano" dei cerimonieri pontifici, monsignor Franco Camaldo, ora nominato fuori dalle mura della Santa Sede come canonico della basilica di San Giovanni in Laterano, con diritto a un appartamento. Il suo nome sarebbe stato il mese scorso tra quelli al centro della denuncia dell'ex sacerdote Patrizio Poggi, il quale ha accusato alcuni prelati di adescare minori per incontri a sfondo sessuale.

Poggi è stato poi arrestato per calunnia, mentre la procura di Roma ha voluto smentire che dei sacerdoti risultino indagati dopo le sue affermazioni. In ogni caso, il Papa ha proceduto ad assegnare a Camaldo un nuovo incarico.

Tre giorni fa, del resto, Bergoglio aveva già affrontato con severità il caso del maxi-buco finanziario della diocesi di Maribor, in Slovenia, pari a circa 800 milioni di euro, rimuovendo due arcivescovi, quelli di Maribor e di Lubiana, e azzerando così i vertici della Chiesa slovena.

Così Francesco ha ora riportato anche monsignor Guido Pozzo, dopo soli 9 mesi come elemosiniere di Sua Santità, alla carica di segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, l'organismo che si occupa della ricucitura con lo scisma lefebvriano. Pozzo torna al ruolo precedente nel quale, come si legge nella nomina ufficiale, «aveva competenza ».
ybo06 franco camaldoybo06 franco camaldo

Ci torna però con il grado di arcivescovo. C'è chi legge la mossa come una rimozione. Ma forse il Pontefice vuole tentare tutte le possibilità di un riavvicinamento con i lefebvriani, uno dei dossier caldi della Chiesa, e allora la scelta di puntare su monsignor Pozzo, slegato dai compiti quotidiani all'Elemosineria e investito di un ruolo più strategico rispetto al suo ultimo incarico, potrebbe portare a dei risultati. Al suo posto, nella carica di elemosiniere pontificio, Bergoglio ha nominato il polacco monsignor Konrad Krajewski, 49 anni, finora cerimoniere, promuovendolo a sua volta arcivescovo.
 
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view post Posted on 30/9/2013, 06:43
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http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350607

Ma almeno in un caso papa Bergoglio ha fatto marcia indietro, a tutto vantaggio dell’interessato.

Dopo una trentennale carriera da cerimoniere pontificio, monsignor Francesco Camaldo era stato nominato nei mesi scorsi canonico di San Giovanni in Laterano.

Ma quando la designazione stava per diventare operativa è arrivato il contrordine.

A monsignor Camaldo, infatti, è stato assegnato da papa Francesco il più prestigioso e più retribuito titolo di canonico di San Pietro in Vaticano.

La ragione del ripensamento sembra che sia stata l'incompatibilità giuridica tra il canonicato lateranense e la carica di cappellano della Cappella Corsini in San Giovanni, con i benefici annessi: carica che monsignor Camaldo ricopre dal 1988, quando era segretario particolare dell’allora cardinale vicario di Roma Ugo Poletti.

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23.9.2013
 
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http://www.ilquotidianodellabasilicata.it/...o-Orlandi-.html

Camaldo e il caso Orlandi
Nuzzi chiama in causa l’alto prelato lucano
La sua storia è diventata negli anni sempre più controversa e nelle ricostruzioni uscite anno dopo anno sono stati ritenuti coinvolti, via via, lo stesso Vaticano, lo Stato italiano, ma anche lo Ior, il Banco Ambrosiano, la Banda della Magliana, servizi segreti di più Paesi

di ALESSIA GIAMMARIA

Camaldo e il caso OrlandiNuzzi chiama in causa l’alto prelato lucano
Il giornalista Gianluigi Nuzzi
POTENZA - Due o tre persone in Vaticano saprebbero che fine ha fatto Emanuela Orlandi. Una di queste è monsignor Franco Camaldo, nato a Lagonegro.

Questo in sintesi quanto ha affermato, senza giri di parole, Gianluigi Nuzzi venerdì sera in apertura della puntata di “Quarto grado”, la trasmissione di Rete 4 da lui condotta.

Una puntata - filo conduttore “Via crucis” (titolo dell’ultimo libro scritto proprio da Nuzzi n.d.r.) - che si è aperta proprio con quanto scritto dal giornalista in merito al caso di Emanuela Orlandi, la quindicenne cittadina vaticana scomparsa nel nulla il 22 giugno del 1983.

Un caso, quello di Emanuela Orlandi, da 32 anni avvolto nel mistero.

Ed ecco che Nuzzi, venerdì sera, ha parlato del giallo all’ombra di San Pietro e della recente archiviazione delle indagini.
La Basilica di Sant’Apollinare, la tomba di Enrico De Pedis, boss della Banda della Magliana, organizzazione criminale che per decenni gestì il malaffare a Roma, e una rete inestricabile di misteri, falsi testimoni e depistaggi ad oggi insoluti. Fino a quando non ha pronunciato il nome del monsignor lucano Franco Camaldo, per 15 anni segretario particolare del vicario di Roma, cardinal Ugo Poletti, nonché decano dei cerimonieri pontifici (cioè dei prelati che assistono il Papa nelle funzioni religiose n.d.r.) fino a quando al soglio di Pietro non è salito Josè Maria Bergoglio.

Come lucano era don Donato De Bonis, braccio destro di Paul Marcinkus, passato alla storia come il “banchiere di Dio”.
Quello di Camaldo non è un nome nuovo per le inchieste giudiziare: quella di Perugia sui lavori per il G8 e quella del 2013 sui preti pedofili in Vaticano.

E proprio il suo stretto legame con Ugo Poletti - quest’ultimo il 10 marzo 1990 rilasciò il “nulla osta” della Santa Sede alla tumulazione della salma di De Pedis, nella Basilica di Sant’Apollinare - è alla base di quanto affermato da Nuzzi che sarebbe convinto che la scomparsa di Emanuela Orlandi sia legata a festini a luci rosse all’ombra del Cupolone.

A onor del vero nel 2006 Camaldo finì in nell’inchiesta “Savoia gate” dell’allora sostituto procuratore della Repubblica di Potenza Woodcock - oggi in servizio a Napoli - che lo ascoltò, in qualità di testimone, anche in relazione alla vicenda di Emanuela Orlandi. Seguendo un percorso tortuoso che partiva da Vittorio Emanuele II e si dipana fin dentro le segrete stanze vaticane, il pm anglo napoletano all’epoca si interessò a un “dettaglio” - su cui poi lavorò la Procura di Roma - di non poco conto: ovvero sul perché De Pedis, era stato tumulato in una cripta di quella chiesa di Sant’Apollinare. L’interesse di Woodcock prese il là proprio da alcune dichiarazioni di Pizza, nome in codice “Polifemo”, sulla guerre fra logge massoniche e sul legame tra il Vicariato e il defunto faccendiere Giorgio Rubolino, coinvolto (e poi prosciolto) nelle inchieste sulla morte del giornalista Angelo Siani e su una truffa da 120 milioni di sterline ai danni della cattedrale di San Paolo a Londra.

Più noto il caso della Orlandi, anche per il fatto che era una cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia. La sua storia è diventata negli anni sempre più controversa e nelle ricostruzioni uscite anno dopo anno sono stati ritenuti coinvolti, via via, lo stesso Vaticano, lo Stato italiano, ma anche lo Ior, il Banco Ambrosiano, la Banda della Magliana, servizi segreti di più Paesi. Dopo le prime inchieste finite in un nulla di fatto la Procura di Roma aprì un nuovo fascicolo dopo un’intervista a Sabrina Minardi, ex moglie del calciatore della Lazio Bruno Giordano e soprattutto compagna di De Pedis nel periodo della scomparsa di Emanuela Orlandi. Secondo quanto riferì la Minardi, il rapimento della ragazzina fu opera dello stesso De Pedis su ordine di monsignor Paul Marcinkus, presidente dello Ior per 18 anni, per “dare un messaggio a qualcuno sopra di loro”. Anni dopo la ricostruzione fu confermata da Antonio Mancini, altro componente della Banda della Magliana, che – intervistato dalla Stampa – dichiarò che il sequestro da parte della banda fu necessario per “ottenere la restituzione del denaro investito nello Ior attraverso il Banco Ambrosiano”.

Domenica 08 Novembre 2015 07:23

http://www.lastampa.it/2015/11/08/vaticani...6mN/pagina.html

Camaldo: «Io, coinvolto senza colpa nel caso Orlandi»
Il canonico vaticano monsignor Francesco Camaldo nega di aver gestito la sepoltura del boss della Magliana a S.Apollinare come sostiene "Via Crucis", il libro con le carte dei corvi


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08/11/2015
GIACOMO GALEAZZI

"Non mi sono mai occupato della scomparsa di Emanuela Orlandi né della tumulazione a S.Apollinare di Enrico De Pedis". Monsignor Francesco Camaldo replica alle accuse che gli sono state mosse nel libro "Via Crucis"nel quale sono confluiti i documenti segreti trafugati in Curia dai corvi indagati dalla magistratura della Santa Sede. L'ex decano dei cerimonieri pontifici e attuale canonico vaticano smentisce che l'autore del volume, Gianluigi Nuzzi sia in grado di "provare il mio coinvolgimento nella sepoltura in basilica del boss della Banda della Magliana", coinvolto nell'inchiesta della procura di Roma sul rapimento nel 1983 della cittadina vaticana, della figlia 15enne di un commesso della Prefettura della Casa pontificia, mai ritrovata.

Monsignor Camaldo, lei all'epoca del "nulla osta" del Vicariato di Roma alla clamorosa sepoltura del boss della Banda della Magliana nella basilica di S.Apollinare era il segretario del cardinale vicario, Ugo Poletti. Ha seguito lei la pratica?
"No. Il rettore della basilica, monsignor Pietro Vergari si è rivolto direttamente al cardinale Poletti motivando la richiesta di tumulazione in cripta come gesto di misericordia verso la vedova. De Pedis era morto incensurato e non si conosceva bene il suo ruolo nella malavita romana come è poi stato ricostruito in seguito. Il vicario papale ha gestito personalmente la questione accogliendo personalmente la richiesta del rettore della basilica. Io ne sono venuto a conoscenza tempo dopo, quando non ero già più al Vicariato”.

Quando ha saputo dell’autorizzazione che era stata concessa?
“Poletti era già stato sostituito da Camillo Ruini e il segretario del nuovo cardinale vicario, don Mauro Parmeggiani, attuale vescovo di Tivoli, mi chiamò. Era appena esplosa la polemica mediatica per la tumulazione di De Pedis a S.Apollinare e mi fu chiesto se in archivio fosse rintracciabile un protocollo, una procedura per il permesso accordato a monsignor Vergari. Risposi che della documentazione si era occupato direttamente il cardinale vicario, senza passaggi intermedi. E questo è stato l’unico contatto che ho avuto in questa vicenda della quale non mi sono mai occupato e della quale mai nulla mi è stato riferito né sono venuto a sapere nel mio servizio nella Curia vaticana, successivo a quello da me prestato al Vicariato di Roma”.

Venerdì scorso nel corso della trasmissione “Quarto grado” , l’autore del libro “Via Crucis”, Gianluigi Nuzzi ha detto che lei è stato retrocesso da papa Francesco. E’ così?
“E’ una palese menzogna. Il Santo Padre ha avuto nei miei confronti gesti commoventi di affetto e considerazione. Sono stato da lui invitato a pranzo nella residenza Santa Marta con mia madre e quando è venuto per la processione del Corpus Domini si è trattenuto a casa mia per riposare un istante e bere un bicchiere d’acqua. Passare da cerimoniere pontificio a canonico della basilica di San Pietro costituisce, poi, una promozione, come risulta evidente a chiunque conosca il Vaticano e la sua storia millenaria, I cerimonieri pontifici non hanno alcun potere, è una funzione di servizio. E non immette in alcuna sfera ristretta del pontificato, come ha invece sostenuto erroneamente Nuzzi in televisione”.

Qual è la sua idea sul caso Orlandi?
“Rispetto profondamente il dolore della famiglia Orlandi. Ho sentito il fratello Pietro sostenere che in Vaticano alcuni esponenti delle alte sfere sono a conoscenza di cosa sia effettivamente accaduto a sua sorella Emanuela. Io non credo che sia così. Lavoro in Curia da molti anni e mai mi ha sfiorato il sospetto che qualcuno sappia e taccia sulla scomparsa della ragazza. Certo giornalismo soffia sulle polemiche per alzare polveroni senza l’appoggio di prove reali. Come ha detto giustamente il cardinale Velasio De Paolis, bisogna fare attenzione a non cadere nel populismo e nella demagogia, accettando lezioni di moralità da rappresentanti dei mass media che non mi sembrano proprio titolati a darle”.
 
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view post Posted on 3/2/2024, 15:50
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In questo articolo sul sito dell'UAAR c'è colo un errore: il monsignore in questione non è mai stato nominato vescovo. Bergoglio lo ha allontanato dalla Corte non appena eletto https://blog.uaar.it/2006/06/28/santa-loggia-savoia/

La santa loggia dei Savoia

Vittorio Emanuele volò in Vaticano, atterrando a Ciampino, mentre le leggi italiane sul suo rimpatrio lo vietavano. E ci riuscì attraverso i favori di un arcivescovo lucano: monsignor Francesco Camaldo. Lo afferma uno degli indagati nel processo sul Savoia: Massimo Pizza. Che chiama in causa la massoneria, il Vaticano e l’ex presidente Cossiga. […] Massimo Pizza, interrogato riguardo il Somalia gate nell’aprile di quest’anno, conferma questi intrecci. «Credo che Achille De Luca si sia rivolto a lei anche per far sparire un sito internet…», domanda il pm John Henry Woodcock. «Certo», risponde Pizza, «Che parlava contro Camaldo». «E come l’ha fatto sparire?» continua Woodcock. «Che ne so. È sparito», replica Pizza. E aggiunge: «De Luca è quello che ha organizzato il viaggio segreto del Re con il Vaticano. Ora le dico un fatto inedito. L’Italia aveva il problema di non poter fare atterrare sul suo suolo Vittorio Emanuele». «Ma prima del rimpatrio?», chiede il pm. «Eh. Ed è venuto a Roma ed è andato in Vaticano, ricevuto dal Papa e dal Cardinale. Come hanno fatto? Il signor Camaldo, il signor Massimo Pizza e il signor Achille De Luca, si sono inventati il corridoio diplomatico: aereo privato fino a Ciampino, zona internazionale, la macchina diplomatica del Vaticano sotto l’aereo, sale dentro e lo porta in Vaticano. Lui per lo Stato non ha messo piede in Italia». «Ma è una cosa istituzionale?», chiede Woodcock. «No, è una cosa che ci siamo inventati».
Sulla massoneria potentina Pizza dice: «Sono due, le gran logge d’Italia. Una in Calabria, l’altra in Basilicata. Se lei va a vedere i componenti per esempio della loggia, della gran di Calabria e va indietro, ricostruisce esattamente una parte di rapporti italiani che ci sono stati, ma ricostruisce la trasformazione organica della criminalità organizzata calabrese all’interno delle istituzioni» […]
Il testo integrale dell’articolo di Antonio Massari è stato pubblicato sul sito del Manifesto
 
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