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Pedofilia su bimbo di 3 anni. Assolto definitivamente don Andrea Margutti, Ma muore subito dopo essere stato spretato dall'ex San'Uffizio

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view post Posted on 14/5/2014, 22:14
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14 maggio 2014, 18:03483 visite
Prete accusato di pedofilia, il pm chiede la condanna
Il fatto incriminato durante una festa di compleanno. Il gup rinvia per repliche


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admin-ajax (8)Il pm Alberto Savino ha chiesto una condanna a un anno e due mesi per il parroco del Ferrarese accusato di aver commesso atti di pedofilia verso il figlio di una coppia di origine serba a cui aveva dato ospitalità nella propria abitazione. Una denuncia partita proprio dalla coppia di coniugi e che aveva generato ‘a cascata’ non poche conseguenze: il prete infatti aveva a sua volta denunciato il padre del bambino per tentata estorsione, sostenendo che l’accusa di pedofilia non fosse che un modo per costringere il ‘don’ a non cacciare dalla casa la sua famiglia.

Una storia controversa che diede il via a due processi opposti in cui il parroco e il padre di famiglia si fronteggiano nelle doppie vesti accusato e accusatore. E che ha avuto un nuovo colpo di scena quando, negli ultimi gironi di aprile, il cittadino serbo è stato arrestato dalla squadra mobile, per via di un mandato di cattura internazionale dell’Interpol per un episodio di spaccio a Belgrado nel 2007.

Questioni che comunque non interferiscono con il processo per pedofilia che vede alla sbarra il sacerdote. La cui difesa, sostenuta dall’avvocato Claudio Maruzzi, conta soprattutto su un elemento: l’alibi del religioso, che non avrebbe potuto commettere alcun atto di pedofilia in quanto impegnato a celebrare due cerimonie in altri comuni della provincia. Secondo l’accusa infatti gli atti di pedofilia non furono continuativi, ma avvennero in un’occasione ben precisa: durante una festa di compleanno celebrata dalla famiglia serba nell’abitazione del prete.

Una festa in cui secondo l’avvocato Giovanni Montalto, parte civile per conto della famiglia serba, era presente a partire da metà pomeriggio anche il ‘don’, ritratto in almeno due fotografie acquisite dal tribunale e la cui presenza è stata confermata anche da alcuni ospiti al compleanno chiamati a testimoniare in aula.

“Ritengo di avere offerto elementi decisivi a sostegno non solo della innocenza del mio assistito ma che l’accusa sia frutto di una ignobile montatura allestita allo scopo di distruggerne la reputazione – commenta in una nota Maruzzi -. Le molestie non sono state neppure indicate nella denuncia,sporta peraltro cinque mesi dopo, fatti indicati per la prima volta al pubblico ministero solo nel marzo 2013. Una vera e propria calunnia costruita a “stato avanzamento lavori”, dopo che si era capito che il sacerdote aveva coraggiosamente deciso di reagire alle continue richieste di denaro e di intestare loro l’appartamento”.

Quanto alle due fotografie prodotte alla scorsa udienza su richiesta della parte civile che raffigurano scene della festa di compleanno, in una della quali si vede anche il sacerdote, mentre gli invitati mangiano la torta, che secondo la parte civile sarebbero state scattate alle 17, “il giudice ha ammesso prima delle conclusioni una consulenza di parte redatta dall’ing. Nicola Bortolotti, da me incaricato, che ha accertato attraverso una accurata valutazione dei raggi del sole rifrangenti su una parte del gazebo del giardino, con sopralluogo esattamente due anni dopo i fatti, che la prima foto in ordine di tempo è stata scattata alle ore 19,10 e l’altra successivamente, rendendo del tutto non credibili le affermazione dei testimoni sui tempi di arrivo del sacerdote e, conseguentemente, sulla plausibilità dell’ abuso”.

“Si spera che venga posta la parola fine a questo dramma – conclude Maruzzi – che ha segnato nel profondo il mio assistito e che ha diritto di recuperare la sua dignità e la sua serenità, anche se fortunatamente non gli è mai mancato il sostegno e la vicinanza dei parrocchiani e delle persone che sempre gli hanno voluto bene, testimoni della vera carità cristiana di cui è sempre stato interprete”.

Al termine del dibattimento la procura ha emesso le richieste di condanna: un anno e due mesi (includendo già lo sconto di pena dato dal rito abbreviato) di reclusione, a cui si aggiungono le richieste della famiglia: una provvisionale immediatamente esecutiva da 20mila euro più un risarcimento danni da calcolare in sede civile. Durante la prossima udienza, fissata dal gup Silvia Marini per eventuali repliche, il tribunale emetterà l’attesa sentenza.
 
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view post Posted on 4/6/2014, 16:30
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4 giugno 2014, 16:53

Prete ferrarese condannato per pedofilia
L'avvocato Montalto: "Grande soddisfazione, ora mi aspetto almeno un pronunciamento da parte della curia"

È stato condannato a un anno e quattro mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena, il parroco del Ferrarese da tempo accusato di atti di pedofilia verso un minore, figlio di una coppia di origine serba alla quale aveva dato ospitalità nella propria abitazione. La sentenza è stata pronunciata in mattinata dal giudice Silvia Marini, dopo che poche settimane fa il pm Alberto Savino aveva richiesto una condanna pari a un anno e due mesi.

Il tribunale ha avvalorato così le tesi della procura e dell’avvocato Giovanni Montalto, costituitosi parte civile per i genitori del minore, secondo i quali il parroco si sarebbe reso protagonista di atti di libidine nei confronti del figlio della coppia, durante una festa di compleanno che questi avevano organizzato nell’abitazione. La complicazione maggiore per il tribunale è stata il dover ricostruire e isolare i vari elementi di tensione tra il prete e i genitori del bambino. Da tempo infatti i loro rapporti si erano incrinati e il ‘don’ desiderava che i suoi ospiti trovassero una nuova sistemazione. Il 35enne capofamiglia non la vedeva allo stesso modo e ne nacque una causa civile che darà ragione al sacerdote. Ma la famiglia – marito, moglie e due figli piccoli – non trasloca nemmeno dopo la sentenza di occupazione abusiva dell’appartamento.

È per questo che, quando la coppia sporgerà denuncia per gli atti di pedofilia, il prete passerà subito al contrattacco, sostenendo che il suo – ormai dichiaratamente sgradito – ospite lo avrebbe ricattato affermando: “Se mi sfratti ti denuncio per pedofilia”. Da qui la denuncia per estorsione depositata in procura dal parroco, che ha dato origine a un processo a parti invertite tuttora in corso.

Ciò che il tribunale sembra aver appurato è però l’oggetto del primo processo, riguardante l’episodio di pedofilia. A supportare la tesi della accusa non erano solo le testimonianze di alcuni ospiti della festa di compleanno, ma anche una fotografia che ritraeva il prete tra gli invitati e il tabulato delle celle telefoniche agganciate quel giorno dal telefono del ‘don’: tutti elementi che smentiscono del tutto o in parte la tesi difensiva, secondo cui l’imputato non poteva essere presente per commettere il reato poichè impegnato in funzioni religiose in altri paesi della provincia. Preso atto che non ci sarebbero state controrepliche dalle parti, il giudice Silvia Marini ha pronunciato la sentenza di condanna a un anno e quattro mesi di reclusione per il parroco (con sospensione condizionale della pena), con risarcimento dei danni da stabilire in sede civile e una provvisionale immediatamente esecutiva di 20mila euro. Tra le pena accessorie risulta anche l’interdizione dai pubblici uffici.

Un successo che non può che far sorridere la parte civile e l’avvocato Giovanni Montalto, che si definisce “molto soddisfatto per il risultato ottenuto, soprattutto considerando il contesto molto difficile in cui ci trovavamo, anche per la posizione nel clero di questo prete, che da quanto mi risulta abbia mai avuto sospensioni o provvedimenti da parte della curia, anche a processo ormai avviato”. Ma si aspetta – chiediamo all’avvocato – che dopo questa sentenza la chiesa agisca nei confronti del parroco? “Se non un provvedimento concreto – conclude Montalto -, spero che ci sia almeno un pronunciamento. Soprattutto pensando alla tutela dei giovani nel futuro”.

Di tutt’altro avviso l’avvocato Maruzzi, difensore del prete, che continua a sostenere l’innocenza del proprio assistito. “Sono sconcertato – afferma il legale in una nota stampa inviata ai quotidiani -. Non riesco davvero a prefigurarmi la logica che abbia potuto seguire il giudice nel ritenere il mio assistito responsabile del reato, quando per lo stesso fatto altro giudice, poche settimane fa, ha ritenuto plausibile l’accusa di calunnia (ti accuso sapendo che sei innocente) per lo stesso fatto contro il padre del minore. È comprensibile che il sacerdote viva questa decisione come una profonda ingiustizia e una persecuzione. È legittimo domandarsi se sia normale essere condannati sulla base di una denuncia dove l’accusa viene “descritta” con dei puntini di sospensione e riempita in corso d’opera a distanza di mesi. Faremo sicuramente appello e continueremo fino in fondo la nostra battaglia per l’affermazione della verità”.

http://lanuovaferrara.gelocal.it/cronaca/2...-anni-1.9359688

Condannato il sacerdote: molestò il bimbo di 3 anni

Pena di 1 anno e 4 mesi per il prete ferrarese che ospitava in casa sua la famiglia del piccolo. La difesa: ingiustizia e persecuzione

Molestò il bambino che ospitava con la famiglia in casa sua, a Ferrara: con l’affermazione della sua responsabilità penale, è stato condannato un prete 60enne ferraese, per molestie sessuali sul piccolo di 3 anni.

La pena di 1 anno e 4 mesi è stata decisa dal gup Silvia Marini a conclusione di un processo lungo e articolato, mentre la procura aveva chiesto 1 anno e 2 mesi, visti la lieve entità del fatto, un episodio di molestie sessuale avvenuto il giorno del compleanno del bimbo, e lo sconto del rito abbreviato che consente la riduzione di un terzo della pena.

Dopo la sentenza di condanna, il legale del prete Claudio Maruzzi si dice «sconcertato», annuncia ricorso in appello e spiega che «è comprensibile che il sacerdote viva questa decisione come una profonda ingiustizia e una persecuzione».

La procura (pm Ciro Alberto Savino) ha preso atto della decisione del giudice, che ha confermato l’impianto accusatorio, mentre il legale del padre del bimbo molestato, Giovanni Montalto, che si è costituito parte civile, ricorda che è stato «un processo combattuto e molto difficile anche per la maestria del collega che difendeva l’imputato; posso dire che la procura ha fatto un buon lavoro compiendo un’indagine completa e minuziosa. Infine, posso affermare che la giustizia non si è fatta condizionare da facili suggestioni, visto che la parte lesa non era un cittadino italiano, ma straniero con una situazione precaria».
04 giugno 2014

Edited by GalileoGalilei - 5/6/2014, 06:51
 
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http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cr...ondannato.shtml

Molestie a un bambino di 3 anni, prete condannato
Un anno e quattro mesi. La difesa annuncia ricorso in appello
ACCUSATO DI MOLESTIE A UN BIMBO DI 3 ANNI: PRETE DAVANTI AL GIUDICE

Accusato di molestie a un bimbo di 3 anni: prete davanti al giudice

Ferrara, 4 giugno 2014 - Molestò il bambino che ospitava con la famiglia in casa sua, a Ferrara: con l'affermazione della sua responsabilità penale, è stato condannato un prete 60enne ferrarese, per molestie sessuali sul piccolo di 3 anni.

La pena di 1 anno e 4 mesi è stata decisa dal giudice Silvia Marini a conclusione di un processo lungo e articolato, mentre la procura aveva chiesto 1 anno e 2 mesi per l'episodio di molestie sessuale avvenuto il giorno del compleanno del bimbo, e considerato lo sconto del rito abbreviato che consente la riduzione di un terzo della pena.

Dopo la sentenza di condanna, il legale del prete, Claudio Maruzzi, si dice "sconcertato", annuncia ricorso in appello e spiega che "è comprensibile che il sacerdote viva questa decisione come una profonda ingiustizia e una persecuzione". La procura (pm Ciro Alberto Savino) ha preso atto della decisione del giudice, che ha confermato l'impianto accusatorio, mentre il legale del padre del bimbo, Giovanni Montalto, che si è costituito parte civile, ricorda che è stato "un processo combattuto e molto difficile anche per la maestria del collega che difendeva l'imputato".

La procura, tramite il procuratore capo Bruno Cherchi, esprime, non per pena o condanna, "soddisfazione perché ha tenuto l'impianto accusatorio della procura, mentre per quanto riguarda l'imputazione coatta contro cui è stato presentato ricorso in Cassazione per motivi prettamente tecnici, attendiamo il pronunciamento della Suprema Corte".

Il procuratore si riferisce al processo parallelo in cui il prete è vittima di estorsione, e dopo la richiesta di archiviazione della procura, il padre del bimbo molestato e' stato accusato dal giudice, con l'imputazione coatta, di averlo ricattato per soldi e per la casa in cui la famiglia abitava.
 
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view post Posted on 6/6/2014, 05:31
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6 giugno 2014, 0:0222 visite
“Barbarie mediatica” per il prete condannato per violenza sessuale

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Rispetto a questo passaggio dell’articolo:

“Ciò che il tribunale sembra aver appurato è però l’oggetto del primo processo, riguardante l’episodio di pedofilia. A supportare la tesi della accusa non erano solo le testimonianze di alcuni ospiti della festa di compleanno, ma anche una fotografia che ritraeva il prete tra gli invitati e il tabulato delle celle telefoniche agganciate quel giorno dal telefono del ‘don’: tutti elementi che smentiscono del tutto o in parte la tesi difensiva, secondo cui l’imputato non poteva essere presente per commettere il reato poichè impegnato in funzioni religiose in altri paesi della provincia.”

Chiedo di poter replicare per fornire un contributo di chiarezza sulla vicenda, per vedere di arginare questa vera e propria barbarie mediatica:

Sono state prodotte due fotografie della festa, una delle quali ritrae il prete seduto a tavola assieme ad altri partecipanti. Questa circostanza non è stata mai negata. Il problema è legato all’orario di arrivo del prete e alla conseguente credibilità dei testi (uno di costoro afferma addirittura che sarebbe stato presente fin dalle 15,30-16,00) e del padre che dice che sono state scattate alle 17, mentre ho dimostrato con consulenza tecnica ammessa dal giudice che sono state scattate sicuramente dopo le 19,15. Il prete ha sempre detto di essere arrivato attorno alle 19,00, dopo un funerale e una messa, il che è confermato dalle indagini difensive svolte. Lui dichiara di avere anche giocato col bambino, di averlo aiutato a recuperare un pallone caduto oltre la rete. L’episodio della asserita molestia nel garage, che viene da controparte collocato ben prima delle 19, è stato narrato ad un magistrato la prima volta a fine marzo 2013, dopo quasi un anno dal compleanno (maggio 2012). Le celle telefoniche agganciate al sacerdote confermano esattamente il racconto del prete circa i suoi spostamenti fino alle 16,20. Dopo non ci sono più dati. Quindi le celle riscontrano esattamente il racconto del prete, fino a quell’ora. Completamente falso e fuorviante affermare che foto e celle smentiscono il prete. Ci sono testimonianze che confermano che lui ha tenuto messa a Porotto fino attorno alle 18. E’ evidente che l’obiettivo è ridurre il prete in condizioni di impotenza e annientarlo moralmente attraverso una persistente opera di delegittimazione, cosa che il padre del bimbo ha sempre minacciato di fare e ha puntualmente realizzato e di questo verrà processato per estorsione e calunnia.

Questa è pura barbarie mediatica, sapientemente orientata.

Avvocato Claudio Maruzzi, difensore del sacerdote
 
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libero ha scritto il 6 giugno 2014 alle 18:39
@no alberto io non lo conosco ho solo letto nei giornali i suoi movimenti scomposti nel tentare di liberarsi dal cappio che lo teneva prigioniero .ritengo che,male non fare paura non avere, e quindi avrebbe dovuto stare tranquillo dire la verita’ e lasciare lavorare i giudici.invece ha preferito :da quel che riportano i giornali .raccontare un paio di menzogne poi e’ venuto fuori un filmino hard con lui protagonista,la storia del telefonino,il tutto non ha convinto i giudici,e fino a prova contraria la giustizia sulla terra spetta a loro,il fatto di portare una tonaca poi non da garanzie assolute di onesta’ come la storia insegna .quanto poi al consumo e cessione di marjhuana e sostanze stupefacenti lei ha idea di quanti suoi amici parenti e conoscenti ne fanno uso a sua insaputa.non indaghi nemmeno le statistiche le darebbero torto.

http://lanuovaferrara.gelocal.it/cronaca/2...al-pm-1.9377297

l’avvocato montalto sul caso del prete condannato per molestie
«Quel sacerdote aveva mentito al pm»

Il processo si è concluso l’altro ieri, in tribunale a Ferrara, con la condanna del parroco a un anno e quattro mesi. Molestie su un bimbo di tre anni, l’accusa. Ma all’avvocato Giovanni Montalto non è piaciuta la reazione della difesa del sacerdote. A parere di Montalto, parte civile per il padre del bimbo, la procura ha fatto un ottimo lavoro e il giudice non si è fatto condizionare da possibili suggestioni legate alla situazione personale dell’autore della denuncia, un cittadino straniero a sua volta indagato in un procedimento promosso dallo stesso parroco.

L’avvocato del prete, Claudio Maruzzi, ha espresso invece il suo «sconcerto» per il verdetto: «È comprensibile - aveva dichiarato l’altro ieri - che il sacerdote viva questa decisione come una profonda ingiustizia e una persecuzione». Parole che ieri Montalto ha commentato in questo modo: «Trovo del tutto fuori luogo il clamore suscitato dalla sentenza che ha precisi riferimenti testimoniali e trova un ulteriore fondamento nella circostanza specifica che l’imputato ha mentito al pubblico ministero». Il riferimento è al contenuto di un video che vede protagonista, ricorda Montalto, lo stesso sacerdote. «Le denunce alla procura - prosegue Montalto - contengono spazi vuoti, con puntini da riempire. Spesso nelle denunce compaiono aspetti da accertare e approfondire e il compito degli inquirenti e della procura è proprio quello di trovare il contenuto di quegli spazi vuoti attraverso le inchieste. Proprio questo ha fatto la procura ferrarese e ha svolto egregiamente il suo lavoro».
06 giugno 2014
 
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http://lanuovaferrara.gelocal.it/cronaca/2...icino-1.9382827

«Quel parroco è innocente Vescovo, gli stia vicino»
Due lettere dei fedeli della comunità dove esercita il sacerdote condannato Una al capo della diocesi e l’altra alla “Nuova”: è in atto una caccia alle streghe

Qualche giorno prima della sentenza che ha condannato a un anno e quattro mesi un parroco ferrarese per molestie sessuali su un bimbo di 3 anni «i parrocchiani», così si definivano, delle frazioni dove oggi il sacerdote presta servizio hanno scritto una lettera al vescovo di Ferrara, Luigi Negri. I fedeli chiedevano al capo della diocesi «di sostenere il nostro parroco in questo per lui difficile momento. Vogliamo stringerci attorno a lui per fargli sentire la nostra presenza, per incoraggiarlo, per spronarlo come lui ha fatto con noi in questi ultimi mesi dimostrandoci che insieme si può molto». Tra i meriti del parroco citavano l’aver riportato «in parrocchia i bambini», «i genitori» e «i laici». Un messaggio di fiducia e affetto che, l’altro ieri, è stato ribadito in una lettera inviata alla “Nuova” assieme all’«incredulità» per «la sentenza emanata nei confronti della nostra guida spirituale, sentenza che ci lascia basiti visto che alcuni di noi hanno vissuto l'evolversi della situazione e, anzi, lo conoscevano ancora da prima che si scatenasse questa storia. La nostra incredulità deriva dalla nostra esperienza, dal nostro “vedere” il comportamento del nostro parroco nei nostri confronti, nei confronti dei bambini del catechismo. Il suo comportamento non è cambiato da “prima” di questa accusa assurda, a “durante” l'evolversi dell'inchiesta alla “fine” con la sentenza». Per “i parrocchiani” è palese come «attorno al problema pedofilia si scateni sempre più spesso una caccia alle streghe senza la volontà di capire, comprendere il singolo caso, ragionare sulle situazioni». E quella sentenza, sostengono gli autori dello scritto, «lascia tutti contenti: il pm che ha ottenuto una condanna, la famiglia che ottiene un risarcimento economico (se avesse vinto il don in che modo la famiglia del bambino avrebbe potuto pagare?), l'opinione pubblica che deve sempre vedere l'uomo nero dietro ogni angolo e qualcuno da criminalizzare. Gli unici a rimetterci sono, oltre al nostro don che continua a proclamarsi innocente e a cui noi crediamo, le nostre comunità che si ritrovano senza una persona come il nostro don che sapeva indirizzare le nostre energie». Sul web, nei post pubblicati dopo il verdetto si moltiplicano «i commenti di persone che “godono” nel vedere il male ovunque, persone talmente aride che non concepiscono cosa vuol dire essere “veramente” uomo di Dio, amare Gesù e mettere in pratica i suoi insegnamenti». La chiosa è amara: «Nella società in cui viviamo non è difficile rendersi conto che nulla è cambiato negli ultimi 2000 anni. Saremo sempre vicini al nostro don e ci auguriamo che lo sia anche la Curia».
L’avvocato del prete, Claudio Maruzzi, aveva già espresso il suo sconcerto per la sentenza dichiarando che «è comprensibile che il sacerdote viva questa decisione come una profonda ingiustizia e una persecuzione». Un’opinione non proprio in sintonia con le affermazioni dell’altro legale, Giovanni Montalto, che rappresentava in aula la parte civile, cioè l’accusatore del sacerdote. «Trovo del tutto fuori luogo - aveva ribattuto Montalto - il clamore suscitato dalla sentenza che ha precisi riferimenti testimoniali e trova un ulteriore fondamento nella circostanza specifica che l'imputato ha mentito al pubblico ministero. Spesso nelle denunce compaiono aspetti da accertare e approfondire e il compito degli inquirenti e della procura è proprio quello di trovare il contenuto di quegli spazi vuoti attraverso le inchieste. Proprio questo ha fatto la procura ferrarese e ha svolto egregiamente il suo lavoro».
07 giugno 2014
 
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11 giugno 2014, 18:07707 visite
Negri sospende ‘a divinis’ il prete condannato per pedofilia
Il vescovo: "Si impongono scelte precisamente indicate dalla Santa Sede e dalla Conferenza Episcopale Italiana"


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admin-ajax (6)Dopo la sentenza del tribunale di Ferrara, l’arcivescovo di Ferrara e Comacchio Luigi Negri ha sospeso ‘a divinis’ il parroco del ferrarese condannato in primo grado per atti di pedofilia verso un minore. In una lunga lettera inviata ai sacerdoti della provincia e pubblicata sul proprio sito personale, Negri spiega i motivi alla base della propria decisione e invita tutti i componenti della curia ferrarese a riflettere sulla delicatezza dell’impegno religioso e sulle responsabilità che derivano dai voti religiosi. Chiudendo la missiva con il proposito di “convocarvi per un’ampia assemblea sulla situazione della nostra amata Arcidiocesi, dopo un primo anno così intenso, così pieno di possibilità positive, che sono andate al di là delle nostre stesse capacità, segnato però anche da tante difficoltà”.

“Come avrete già saputo dalle notizie apparse sugli organi di informazione – scrive Negri -, un nostro sacerdote è stato condannato, con sentenza di primo grado, in un processo relativo a episodi gravi su un minore. È inutile che vi dica la profonda amarezza che provo, come ho già provato ai tempi della vicenda di don Tosi, e che si rinnova in me ogni volta che si profilano situazioni scorrette dal punto di vista morale nell’ambito delle nostre istituzioni. Una prova come questa è un’ulteriore sfida che la Provvidenza ci pone di fronte”. Nella lettera il vescovo non si addentra nei dettagli della vicenda che ha visto la condanna del parroco – accusato da una coppia straniera a cui aveva dato ospitalità di aver compiuto atti di libidine verso il loro figlioletto -, ma sprona ripetutamente i sacerdoti a “consegnare la vita a Cristo e vivere intensamente il servizio alla Santa Chiesa, perché in essa si rinnovi continuamente l’esperienza del popolo cristiano attraverso la nostra azione educativa, è la prima cosa che una sfida come questa ci chiede e, vorrei dire, ci impone”.

E nel cercare una spiegazione per quanto accaduto, nel passaggio successivo il vescovo descrive sia le responsabilità individuali del prete che l’influenza che la società contemporanea – a suo avviso – può avere sulla vita dei religiosi: “Queste cose – afferma Negri – accadono anche perché non si è stati o non si è sufficientemente vigilanti sulla propria vita personale, nei confronti dei limiti che noi condividiamo con gli uomini di questo mondo. Non possiamo negare che l’immoralismo che pervade la nostra società condizioni qualche volta anche il nostro stesso modo di sentirci o di essere”. Ma non manca neanche un richiamo alle situazioni interne alle istituzioni clericali su cui intervenire per prevenire le situazioni come quella che dal 2010 ha visto il parroco appena sospeso al centro di gravi accuse penali: “È necessaria – continua il vescovo – una vigilanza piena di affezione reciproca sulla nostra vita di presbiteri, appartenenti all’unico presbiterio e quindi capace di sostenersi, di edificarsi, di correggersi, di godere del bene che il Signore concede a molti fra noi e di portare con dolore il limite che vediamo nella vita degli altri. Non a caso negli ultimi mesi ho insistito molto sul fatto che nel clero debbono cessare, o quantomeno ridursi, quelle gelosie e opposizioni che rendono così debole la nostra realtà comunionale. Se Dio permette vicende come quelle che squassano la nostra vita diocesana, le permette, certamente e innanzitutto, perché il clero riprenda, secondo la grande tradizione di questa Chiesa, a camminare con forza dietro il Signore e al servizio dei nostri fratelli”.

In un paragrafo che segue Negri entra nel merito ‘tecnico’ della propria decisione e sui motivi che lo hanno portato a emanare la sospensione ‘a divinis’: “Si impongono, a me pastore di questa chiesa, delle scelte su questa vicenda che sono precisamente indicate dalle direttive della Santa Sede e dalla Conferenza Episcopale Italiana. Ho informato puntualmente, fin dall’inizio del processo civile, la Congregazione per la Dottrina della Fede di tutti i passi che si svolgevano, e ho comunicato subito la chiusura del procedimento di primo grado e la condanna. È per questo che, con tanto sacrificio e tanto dolore, devo sospendere a divinis per tutto il tempo che sarà necessario questo nostro confratello”. Un passaggio che lascia intendere che il provvedimento potrebbe essere ritirato in caso di una assoluzione in appello del prete, il cui avvocato, Claudio Maruzzi, ha già preannunciato il ricorso.

La lettera si conclude con un invito alla preghiera per il parroco condannato e per lo stesso arcivescovo: “Vi chiedo di pregare molto per lui – scrive Negri – perché questa prova terribile, che segna la sua vita, diventi un’occasione per il rinnovarsi della sua fede e della sua appartenenza alla Chiesa; un’appartenenza che comincia, come per ogni presbitero, dal rinnovarsi di una comunione piena di dipendenza e di obbedienza nei confronti del Vescovo. Pregate molto anche per me, e non fate di questo mio messaggio spunto per indebiti giri di voci. Rendetelo piuttosto spunto di riflessione e di meditazione per voi; e nei modi e nei tempi che riterrete utili, nella vostra responsabilità di pastori, sappiate comunicarlo anche alle vostre comunità come occasione di crescita della fede, della speranza e della carità”.

http://lanuovaferrara.gelocal.it/cronaca/2...bimbo-1.9403759

Il vescovo ha sospeso a divinis il parroco condannato per molestie su un bimbo
Lettera di monsignor Negri ai sacerdoti: «Pregate molto per lui e anche per me» Presto convocherà un’assemblea per discutere
abusi sessuali molestie parroci



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L’arcivescovoLuigi Negri ha sospeso “a divinis” il parroco condannato in pirmo grado a un anno e quattro mesi per molestie su un bambini di tre anni.
Monsignor Negri ha inviato una lunga lettera ai sacerdoti per informarli della decisione e per motivarla. «Come avrete già saputo dalle notizie apparse sugli organi di informazione - scrive il vescovo - un nostro sacerdote è stato condannato, con sentenza di primo grado, in un processo relativo a episodi gravi su un minore. È inutile che vi dica la profonda amarezza che provo, come ho già provato ai tempi della vicenda di don Tosi, e che si rinnova in me ogni volta che si profilano situazioni scorrette dal punto di vista morale nell’ambito delle nostre istituzioni. Una prova come questa è un’ulteriore sfida che la Provvidenza ci pone di fronte».
«Fratelli miei, più che analizzare l’accaduto voglio ricordarvi che noi dobbiamo renderci conto della grandezza della nostra vocazione e della responsabilità che da essa consegue, o meglio della responsabilità nella quale questa vocazione deve quotidianamente esprimersi. È necessario, come vi ho detto nei vari incontri di quest’anno, approfondire e rinnovare, in maniera adeguata e personale, il rapporto di fede con il Signore Gesù Cristo, anzi direi di più, il rapporto di “consegna”: perché la fede in Cristo è la consegna della nostra vita a Lui».
«Queste cose accadono - ammonisce Negri - anche perché non si è stati o non si è sufficientemente vigilanti sulla propria vita personale, nei confronti dei limiti che noi condividiamo con gli uomini di questo mondo. Non possiamo negare che l’immoralismo che pervade la nostra società condizioni qualche volta anche il nostro stesso modo di sentirci o di essere. E’ necessaria una vigilanza piena di affezione reciproca sulla nostra vita di presbiteri, appartenenti all’unico presbiterio e quindi capace di sostenersi, di edificarsi, di correggersi, di godere del bene che il Signore concede a molti fra noi e di portare con dolore il limite che vediamo nella vita degli altri. Non a caso negli ultimi mesi ho insistito molto sul fatto che nel clero debbono cessare, o quantomeno ridursi, quelle gelosie e opposizioni che rendono così debole la nostra realtà comunionale».
Più avanti , con dolore, annuncia la decisione: «Queste sono parole che, mentre le pronuncio per voi, bruciano la mia vita e quindi desidero che brucino anche la vostra vita e la rinnovino come rinnovano la mia.
Si impongono, a me pastore di questa chiesa, delle scelte su questa vicenda che sono precisamente indicate dalle direttive della Santa Sede e dalla Conferenza Episcopale Italiana. Ho informato puntualmente, fin dall’inizio del processo civile, la Congregazione per la Dottrina della Fede di tutti i passi che si svolgevano, e ho comunicato subito la chiusura del procedimento di primo grado e la condanna. E’ per questo che, con tanto sacrificio e tanto dolore, devo sospendere a divinis per tutto il tempo che sarà necessario questo nostro confratello».
Negri chiede ai sacerdoti e alle persone di fede «di pregare molto» per il parroco condannato «perché questa prova terribile, che segna la sua vita, diventi un’occasione per il rinnovarsi della sua fede e della sua appartenenza alla Chiesa; un’appartenenza che comincia, come per ogni presbitero, dal rinnovarsi di una comunione piena di dipendenza e di obbedienza nei confronti del Vescovo. Pregate molto anche per me».
Monsignor Negri preannuncia la convocazione «di un’ampia assemblea sulla situazione della nostra amata Arcidiocesi dopo un primo anno così intenso, così pieno di possibilità positive, che sono andate al di là delle nostre stesse capacità, segnato però anche da tante difficoltà».
11 giugno 2014

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Sacerdote accusato di pedofilia: l’intervento dell’Arcivescovo Negri che lo sospende – LETTERA
Autore: Redazione | 11 giu 2014 16:01 | Commenti 0



negri ppL’intervento dell’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, monsignor Luigi Negri, sul sacerdote ferrarese condannato al reato di pedofilia:
Carissimi sacerdoti e religiosi,

come avrete già saputo dalle notizie apparse sugli organi di informazione, un nostro sacerdote è stato condannato, con sentenza di primo grado, in un processo relativo a episodi gravi su un minore. È inutile che vi dica la profonda amarezza che provo, come ho già provato ai tempi della vicenda di don Tosi, e che si rinnova in me ogni volta che si profilano situazioni scorrette dal punto di vista morale nell’ambito delle nostre istituzioni.

Una prova come questa è un’ulteriore sfida che la Provvidenza ci pone di fronte. Fratelli miei, più che analizzare l’accaduto voglio ricordarvi che noi dobbiamo renderci conto della grandezza della nostra vocazione e della responsabilità che da essa consegue, o meglio della responsabilità nella quale questa vocazione deve quotidianamente esprimersi. È necessario, come vi ho detto nei vari incontri di quest’anno, approfondire e rinnovare, in maniera adeguata e personale, il rapporto di fede con il Signore Gesù Cristo, anzi direi di più, il rapporto di “consegna”: perché la fede in Cristo è la consegna della nostra vita a Lui. Consegna significativamente espressa da quella intensa vita di preghiera che, mentre rinnova ogni giorno la nostra appartenenza a Lui, rigenera la nostra vita, la nostra intelligenza, il nostro cuore. Mai come in questi momenti si deve capire che non si può procedere nella vita se non per quel movimento che, nascendo dalla fede, investe la nostra esistenza quotidiana, plasma la nostra personalità e la rende utile alla vita della chiesa.

Consegnare la vita a Cristo e vivere intensamente il servizio alla Santa Chiesa, perché in essa si rinnovi continuamente l’esperienza del popolo cristiano attraverso la nostra azione educativa, è la prima cosa che una sfida come questa ci chiede e, vorrei dire, ci impone. Queste cose accadono anche perché non si è stati o non si è sufficientemente vigilanti sulla propria vita personale, nei confronti dei limiti che noi condividiamo con gli uomini di questo mondo. Non possiamo negare che l’immoralismo che pervade la nostra società condizioni qualche volta anche il nostro stesso modo di sentirci o di essere.

E’ necessaria una vigilanza piena di affezione reciproca sulla nostra vita di presbiteri, appartenenti all’unico presbiterio e quindi capace di sostenersi, di edificarsi, di correggersi, di godere del bene che il Signore concede a molti fra noi e di portare con dolore il limite che vediamo nella vita degli altri. Non a caso negli ultimi mesi ho insistito molto sul fatto che nel clero debbono cessare, o quantomeno ridursi, quelle gelosie e opposizioni che rendono così debole la nostra realtà comunionale. Se Dio permette vicende come quelle che squassano la nostra vita diocesana, le permette, certamente e innanzitutto, perché il clero riprenda, secondo la grande tradizione di questa Chiesa, a camminare con forza dietro il Signore e al servizio dei nostri fratelli.

Un servizio che, come ho chiarito tante volte ormai, deve essere il sostegno della loro intelligenza, la maturazione del loro cuore, l’aiuto a che vivano la loro vita quotidiana come partecipazione alla grande missione di Cristo e della Chiesa. Vi scongiuro di non sentire queste parole come dette per caso o per modo di dire. Queste sono parole che, mentre le pronuncio per voi, bruciano la mia vita e quindi desidero che brucino anche la vostra vita e la rinnovino come rinnovano la mia.

Si impongono, a me pastore di questa chiesa, delle scelte su questa vicenda che sono precisamente indicate dalle direttive della Santa Sede e dalla Conferenza Episcopale Italiana. Ho informato puntualmente, fin dall’inizio del processo civile, la Congregazione per la Dottrina della Fede di tutti i passi che si svolgevano, e ho comunicato subito la chiusura del procedimento di primo grado e la condanna. E’ per questo che, con tanto sacrificio e tanto dolore, devo sospendere a divinis per tutto il tempo che sarà necessario questo nostro confratello. Vi chiedo di pregare molto per lui perché questa prova terribile, che segna la sua vita, diventi un’occasione per il rinnovarsi della sua fede e della sua appartenenza alla Chiesa; un’appartenenza che comincia, come per ogni presbitero, dal rinnovarsi di una comunione piena di dipendenza e di obbedienza nei confronti del Vescovo.

Pregate molto anche per me, e non fate di questo mio messaggio spunto per indebiti giri di voci. Rendetelo piuttosto spunto di riflessione e di meditazione per voi; e nei modi e nei tempi che riterrete utili, nella vostra responsabilità di pastori, sappiate comunicarlo anche alle vostre comunità come occasione di crescita della fede, della speranza e della carità. Mi piacerebbe al più presto convocarvi per un’ampia assemblea sulla situazione della nostra amata Arcidiocesi dopo un primo anno così intenso, così pieno di possibilità positive, che sono andate al di là delle nostre stesse capacità, segnato però anche da tante difficoltà. In ogni caso auspico che la giornata sacerdotale – che si terrà alla Mendola il 3 luglio p.v. – si svolga in una cornice di generosa e disponibile partecipazione perché potrebbe essere il primo momento di un profondo confronto sulle linee della nostra spiritualità, che ho indicato coerentemente in tutti gli incontri del clero di quest’anno.

Consegniamo la nostra fatica alla Madonna delle Grazie perché l’esperienza di stare anche noi ritti sotto la croce di nostro Signore diventi, come è stato per lei, un punto fondamentale nell’incremento della nostra vita di cristiani cioè di uomini redenti dal mistero della presenza di Cristo.

Vi benedico tutti di cuore.

+ Luigi Negri

Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa
 
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FERRARA
Processo al video hard del prete
Un sacerdote accusa l’uomo che ospitava di averlo ricattato per il filmino girato di nascosto in casa


05 novembre 2014



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FERRARA. La vicenda che vede protagonisti un prete di Ferrara e un cittadino serbo ospitato con la sua famiglia nella casa del sacerdote, che da anni si accusano a vicenda - il primo di essere stato ricattato con accuse inventate e il secondo per le violenze subite dal figlio da parte del prete - è destinata a diventare una storia infinita, visto che ormai sono sei i processi che li vedono rivali.

Dopo il primo processo in cui il prete è stato condannato per molestie sessuali sul figlio piccolo dell’uomo ospitato (condanna di 1 anno e 4 mesi) i casi pendenti tra procura e tribunale sono diventati altri cinque. Uno di questi è approdato ieri davanti al giudice Monica Bighetti in cui si discuteva dell’accusa mossa dal prete verso il serbo e suo cognato per aver filmato il sacerdote durante un rapporto sessuale: un filmato poi acquisito al primo processo, diventato una delle prove contro il prete stesso.

Il legale del sacerdote si è opposto all’archiviazione della procura per il reato di interferenze illecite della vita privata, perchè quel video venne - secondo il sacerdote - realizzato a sua insaputa, in casa sua, con l’inganno (dice di esser stato drogato prima dell’atto sessuale) e poi il ricatto. Ieri la discussione davanti al gip Bighetti è stata aggiornata al 18 novembre, per difetto di notifiche.

Lo stesso video è al centro di un terzo processo parallelo ai primi due, per estorsione nei confronti dell’uomo sul sacerdote, perchè quel video sarebbe stato uno degli strumenti del ricatto per aver soldi e restare nella casa in cui era ospitato con la famiglia. Il processo per estorsione è pendente in Cassazione, perchè nei mesi scorsi dopo l’archiviazione presentata dalla procura per l’estorsione e l’opposizione del prete, il giudice Piera Tassoni ordinò l’imputazione coatta, ma la procura fece ricorso in Cassazione per «abnormità» del provvedimento e ora si attende la decisione.

Quarto procedimento in corso in procura, titolare la pm Ombretta Volta, quello relativo al video pubblicato su YouTube dalla Rete contro l’abuso, in cui l’uomo racconta la sua storia, la violenza sessuale su figlio da parte del prete e altri fatti mai denunciati ai magistrati: il legale del sacerdote ha presentato pertanto denuncia per diffamazione via Internet e il procedimento è ancora aperto.

Quinto caso relativo alle accuse di violenza privata nei confronti dell’uomo ospitato dal prete, perchè avrebbe sequestrato in casa sua il sacerdote stesso e altri amici, chiudendolo all’interno impedendo loro di uscire: processo fissato il 18 novembre.

Sesto ed ultimo, il procedimento che ha chiuso il rapporto tra prete e il cittadino serbo: dopo essere stato sfrattato dalla casa del prete che occupava senza averne diritto (dopo i processi), il prete ha denunciato la sottrazione dei mobili di casa: anche in questo caso il procedimento per appropriazione indebita in carico al pm Nicola Proto è pendente.

05 novembre 2014
 
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5 novembre 2014, 19:1973 visite
Denuncia del prete per il video hard
Battaglia legale infinita tra il 'don' e il suo ex ospite serbo, che lo avrebbe drogato e filmato durante un rapporto


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preteMolestie sessuali su un minore, accuse di estorsione, furto dei mobili in casa, diffamazione via internet. È davvero un calvario la lunga storia delle diatribe giudiziarie tra una coppia serba residente nella provincia ferrarese e il parroco dopo averle dato ospitalità nella propria abitazione è stato accusato e successivamente condannato per molestie sessuali sul figlio minorenne. Una vicenda che suscito un certo clamore nel giugno scorso, quando il gup di Ferrara pronunciò la sentenza di condanna a un anno e quattro mesi per il ‘don’, e che oggi torna alla ribalta con la notizia di un nuova battaglia legale tra il sacerdote e il padre di famiglia serbo. E al centro di tutto ci sarebbe, questa volta, un video hard registrato all’interno dell’abitazione e che ha per protagonista proprio il sacerdote.

Un video del resto già noto alla magistratura e al tribunale, che lo acquisì come prova durante il processo per violenza sessuale. Ma che secondo il parroco non sarebbe mai dovuto essere registrato: da qui la denuncia al padre di famiglia serbo e a suo cognato per interferenze illecite nella vita privata, che ha visto ieri approdare in tribunale dove si è tenuta la prima udienza preliminare. Il sacerdote non nega di essere il protagonista del video, che lo ‘ritrae’ durante un rapporto sessuale assieme al cognato del suo ex ospite, ma afferma di non ricordare nulla di quei fatti e di essere stato drogato in modo da poter essere ricattato.

Una linea accusatoria che non ha convinto la magistratura, che ha chiesto l’archiviazione del procedimento, sollevando l’opposizione dell’avvocato Claudio Maruzzi, legale del parroco. Una questione sulla quale il gip Monica Bighetti si esprimerà tra circa due settimane, quando potrebbe accogliere la richiesta della magistratura, disporre l’imputazione coatta per i due indagati o, come ultima alternativa, richiedere nuove indagini alla magistratura.

Continua così una battaglia legale che, dopo la condanna del sacerdote (con tanto di sospensione ‘a divinis’ da parte del vescovo Negri), si è divisa in almeno cinque filoni approdati o sul punto di approdare in tribunale. Oltre al ricorso in appello per la condanna per violenza sessuale (per la prima udienza non è ancora stata fissata una data), il sacerdote ha anche denunciato il cittadino serbo per estorsione, affermando che proprio il video hard appena descritto sarebbe stato lo strumento per ricattare il prete e costringerlo a non cacciare di casa la famiglia. In questo caso la procura ha già fatto richiesta di archiviazione e si è opposta davanti alla corte di Cassazione all’imputazione coatta disposta dal tribunale.
Sempre in tema di filmati, questa volta non pornografici, arriva anche il quarto processo, con il sacerdote ad accusare il suo nemico dichiarato di diffamazione via internet per aver pubblicato un’intervista su Youtube, in cui parla della violenza subita dal figlio. Mentre le ultime due accuse lanciate dal ‘don’ riguardano presunti casi di appropriazione indebita e violenza privata: nel primo caso il ‘don’ accusa il cittadino serbo di essersi impossessato di alcuni mobili dell’abitazione prima di abbandonarla definitivamente, mentre nel secondo afferma di essere stato chiuso in casa dal suo ‘ospite’ e alcuni suoi amici, senza poter uscire se non dopo diverse ore.
 
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19 novembre 2014, 0:0620 visite
Accusato di violenza privata l’accusatore del prete
Ennesima vicenda giudiziaria tra il parroco già condannato per pedofilia e il suo ex ospite


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tribSono destinate a continuare a intrecciarsi le vicende giudiziarie che vedono coinvolti, su fronti opposti, un parroco del Ferrarese da tempo accusato di atti di pedofilia verso un minore e il padre del minore, di origine serba, la cui famigli a era stata ospitata dallo stesso parroco nella propria abitazione.

Il parroco, già condannato in primo grado per gli atti di pedofilia (un anno e quattro mesi con sospensione della pena), nonché sospeso a divinis dall’arcivescovo di Ferrara, questa volta figurava nelle vesti di accusatore. Con il sostegno dell’avvocato Maruzzi, si è infatti costituito parte civile contro il serbo 35enne accusato di violenza privata per un episodio avvenuto nel gennaio del 2013. Ieri si è tenuta l’udienza filtro davanti al giudice Bighetti.

In quell’occasione, nel gennaio del 2013 appunto, il parroco ospitò quattro persone venute per visionare un immobile che, secondo l’accusa, vennero “quasi” sequestrate.

Da precisare che da tempo i rapporti fra i due si erano incrinati e il ‘don’ desiderava che la famiglia serba che stava ospitando trovasse una nuova sistemazione. Il 35enne capofamiglia non la vedeva allo stesso modo e ne nacque una causa civile che darà ragione al sacerdote. Ma la famiglia – marito, moglie e due figli piccoli – non traslocò nemmeno dopo la sentenza di occupazione abusiva dell’appartamento. È per questo che, quando la coppia sporgerà denuncia per gli atti di pedofilia, il prete passerà subito al contrattacco, sostenendo che il suo ospite lo avrebbe ricattato affermando: “Se mi sfratti ti denuncio per pedofilia”. Da qui la denuncia per estorsione depositata in procura dal parroco, che ha dato origine a un processo a parti invertite tuttora in corso.

Ma tornando all’episodio del gennaio 2013, a un certo punto il 35enne serbo avrebbe pensato di staccare la corrente dello stabile impedendo così ai cinque (il parroco più i quattro ospiti interessati all’immobile) di uscire, dato che il cancello elettrico avrebbe potuto aprirsi solo con la corrente. Inoltre, sempre secondo l’accusa, i cinque sarebbero stati aggrediti verbalmente. Solo l’intervento delle forze dell’ordine avrebbe “liberato” tutti quanti imponendo al 35enne di riattaccare la corrente.

Ieri il giudice Bighetti ha chiesto le prove di quanto affermato, con esame dei testimoni di entrambe le parti (il 35enne è difeso dall’avvocato Montalto), rinviando all’11 marzo per l’istruttoria.
 
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ESTORSIONE AL SACERDOTE
La Cassazione: sì all’imputazione coatta

20 dicembre 2014



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Deve essere processato per estorsione al sacerdote, il cittadino serbo accusato di aver ricattato il religioso ora condannato per violenza sessuale ai danni di suo figlio. Così ha deciso la Corte di Cassazione, chiamata a dirimere il contrasto tra il giudice Piera Tassoni che aveva disposto l’imputazione coatta del padre del piccolo, e il pubblico ministero che contro quella decisione aveva presentato ricorso. Il cittadino serbo era ospitato da un prete di Ferrara e entrambi sono stati al centro di due vicende giudiziarie in cui si trovano in ruoli contrapposti. Da una parte il prete, accusato di aver molestato il bambino e già condannato per violenza sessuale. Dall’altra il padre del bimbo accusato di estorsione al prete. Il sacerdote, difeso dall’avvocato Maruzzi dello Studio Mgtm, ha infatti sempre respinto le accuse sostenendo di essere vittima di una strategia di ricatti messa in opera dal serbo. Per quest’ultimo la procura aveva chiesto l’archiviazione, ma il gip al contrario aveva disposto l’imputazione coatta, contro cui a sua volta il pm aveva presentato ricorso in Cassazione. Che però ha ritenuto valida la decisione del gip.

20 dicembre 2014
 
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Minacce al prete, settimo processo
Sacerdote al centro di cause giudiziarie, ieri come vittima del reato
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20 gennaio 2015



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Spunta il settimo processo per il prete di Ferrara al centro di vicende con risvolti giudiziari, già chiuse con processi e sentenze (in uno di questi processi è stato condannato per abusi su un bambino che ospitava in casa sua assieme alla famiglia di nazionalità serba).

Ieri mattina davanti al giudice Debora Landolfi, il prete era nel ruolo di parte offesa, dopo aver denunciato indirettamente (in realtà il processo è andato avanti d’ufficio) un giovane romeno che aveva ospitato nella sua canonica tempo addietro, ancor prima della famiglia serba. Il giovane romeno lo avrebbe minacciato verbalmente, impugnando un pezzo di vetro: ieri mattina davanti al pm Alberto Savino, al giudice e al difensore del giovane imputato di minacce (Antonio Altieri) è emerso che al momento l’imputato è irreperibile e che non era stata - di fatto - avvisata la parte lesa, ossia il prete e il suo legale, e pertanto il processo è stato aggiornato al prossimo 4 giugno.

I vari processi incardinati o in attesa di definizione (sono sei i procedimenti) vedono protagonisti il prete e un cittadino serbo che lui ospitò con la sua famiglia nella casa del sacerdote: da anni si accusano a vicenda, il prete sostenendo di essere stato ricattato con accuse inventate e il secondo per le violenze subite dal figlio da parte del prete. Ora si è in attesa della decisione della procura sulla vicenda che vede il sacerdote nel ruolo di vittima di calunnia e estorsione, a carico del cittadino serbo, padre del bimbo per cui il prete era stato condannato per abusi. Questo dunque è un processo parallelo (e paradossale) a quello della violenza sessuale: stessi fatti raccontati e visti da giudici diversi con due imputazioni diverse.
 
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view post Posted on 12/3/2015, 07:05
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12 marzo 2015, 0:0744 visite
Prete in tribunale contro ‘l’ospite sgradito’
Continua la guerra legale tra il parroco condannato per pedofilia e la famiglia che si era insediata nella sua abitazione


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tribunale2Non accennano a placarsi le schermaglie tra il parroco ferrarese condannato nel giugno scorso per pedofilia e il padre della sua vittima, un cittadino serbo a lungo ospite nell’abitazione del sacerdote e ormai suo nemico dichiarato. Dopo la condanna per le molestie al bambino (con conseguente sospensione ‘a divinis’ del religioso da parte del vescovo Negri), i due si riaffrontano in tribunale per il processo a parti invertite che vede il prete nei panni dell’accusatore, con il suo vecchio – e sgradito – ospite sul banco degli imputati con l’accusa di violenza privata.

La vicenda si svolge nel gennaio del 2013, quando i rapporti tra i due sono ormai già definitivamente deteriorati: il prete ha chiesto alla famiglia serba di lasciare la casa e, poco dopo, il capofamiglia lo ha querelato per la violenza sessuale sul figlio che porterà alla condanna del religioso (per la quale si attende nei prossimi mesi l’inizio del processo d’appello). È in quel periodo che il parroco decide di mettere la casa in vendita, esasperato da quella convivenza ormai insostenibile. E quindi invita nella sua proprietà quattro agenti immobiliari per una valutazione dell’immobile.

È a questo punto che si svolgono i fatti su cui il tribunale dovrà far chiarezza. Secondo la denuncia del prete infatti il suo ospite avrebbe cercato in tutti i modi di disturbare gli agenti immobiliari, aggredendoli e accusandoli di aver rubato alcuni suoi oggetti. Per poi impossessarsi delle chiavi del cancello automatico e bloccare tutti all’interno della proprietà, senza lasciare uscire più nessuno. Un comportamento fermato solo dall’intervento della polizia di Stato e che ha causato l’immediata querela del prete, che si va ad aggiungere alla lunga lista di schermaglie tra i due e che vedrà le parti riunirsi a fine settembre per l’audizione di tutti i testimoni.
 
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view post Posted on 27/5/2015, 15:43
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27 maggio 2015, 16:1027 visite
Prete pedofilo denuncia il suo accusatore per diffamazione
Per il parroco già una condanna di primo grado per le molestie sessuali sul figlio del suo ospite serbo


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preteÈ una storia infinita quella che vede contrapposti un ex parroco della provincia ferrarese e un padre di famiglia di origine serba, che dopo il suo arrivo in Italia fu ospitato tra le mura domestiche del sacerdote, all’epoca ancora appartenente ai ranghi del clero. Uno scontro in atto almeno dall’inizio del 2013, quando il cittadino serbo accusò il prete di molestie sessuali nei confronti del proprio figlio di appena tre anni, con conseguente condanna del ‘don’ a un anno e quattro mesi e sospensione ‘a divinis’ da parte del vescovo Luigi Negri.

Ma proprio mentre era in corso l’inchiesta per pedofilia, il religioso passò al contrattacco con denunce di ogni tipo verso il suo ospite sgradito: da una querela per violenza privata in casa a quella per diffamazione per la pubblicazione dei presunti video hard che ritraevano il parroco in compagnia del suocero del suo ‘nemico': filmati che secondo il parroco furono registrati dopo che i due lo drogarono facendogli così perdere ogni sorta di autocontrollo. Una vicenda che tornerà in tribunale a metà giugno, quando il gip Monica Bighetti deciderà se rinviare a giudizio il cittadino serbo. Nel frattempo la procura ha acquisito il video ‘proibito’ e secondo indiscrezioni non mancano gli elementi che farebbero traballare la versione dell’ex parroco, il cui presunto stato di alterazione causato da droghe sarà tutto da provare.

Ieri, la nuova puntata della vicenda: il pm Ciro Alberto Savino ha infatti depositato la richiesta di rinvio a giudizio per il cittadino serbo, accusato dal prete di estorsione e calunnia. Il tutto, ancora una volta, ruota attorno ai presunti ‘vizietti’ del parroco, che afferma di essere stato ricattato dal suo ospite per intestargli la casa, in cambio del suo silenzio riguardo alle molestie sessuali al figlio. Molestie che l’ormai ex parroco continua a negare con forza, al punto da aver denunciato l’altro anche per calunnia. Accuse che dovranno essere valutate assai attentamente dal tribunale, visto che già il magistrato Savino chiese l’archiviazione del fascicolo, ma il gip Piera Tassoni si oppose e dispose l’imputazione coatta. Un provvedimento a cui la procura si oppose tramite un ricorso in Cassazione, ma senza successo: da qui la richiesta di rinvio a giudizio ufficializzata ieri mattina.

 
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view post Posted on 24/9/2015, 11:12
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23 settembre 2015, 18:151.208 visite
La Corte d’Appello assolve don Andrea da pedofilia
Sentenza con formula piena dopo la condanna a Ferrara. Ora il prete punta ad annullare la sospensione 'a divinis'


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priests_0320“Non avevo fiducia nella giustizia umana, ma adesso finalmente l’ho riacquisita”. Non trattiene la gioia Don Andrea Margutti dopo la sentenza della Corte di Appello di Bologna che lo ha assolto con formula piena dall’accusa di pedofilia. “Un’assoluzione completa, perchè il fatto non sussiste – afferma il parroco condannato a Ferrara il 4 giugno 2014 -. Sono felicissimo perchè è finito un calvario durato praticamente cinque anni. Avevo conosciuto quella famiglia nel luglio del 2010 e dopo tre mesi erano già cominciati i problemi”.

Problemi che, ricordiamo, portarono a una lunga serie di querele e controquerele da parte del ‘don’ e del suo accusatore, un padre di origine serba che assieme alla propria famiglia aveva chiesto e ottenuto ospitalità nella sua abitazione. Pochi mesi dopo però cominciarono le frizioni: il parroco chiedeva ai suoi ospiti di trovare una nuovo sistemazione, ma il capofamiglia gli avrebbe risposto minacciando di denunciarlo per violenza sessuale sul figlio, di appena tre anni: “Se mi sfratti ti denuncio per pedofilia”, sono le parole che Don Margutti riportò in aula durante il processo di primo grado.

Un procedimento che, come noto, si concluse con la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione per il prete, e conseguente sospensione “a divinis” da parte dell’arcivescovo Luigi Negri. Un provvedimento che ora, secondo il diretto interessato, potrebbe essere annullato: “La sospensione a divinis? Adesso vediamo – prende tempo il parroco all’uscita del tribunale di Bologna -. Devo ancora chiamare il vescovo e dargli la notizia, ma il discorso canonico è un po’ diverso da quello penale. Se sono fiducioso? Si, molto, perchè questa assoluzione con formula piena di fatto mi riporta alla situazione di cinque anni fa”.

L’avvocato Cludio Maruzzi, difensore del parroco, dal canto suo vede la sentenza come “la fine di un incubo per il nostro cliente, che finalmente gli potrà restiuire serenità”, e si prepara alle prossime udienze che lo vedranno contrapposto agli accusatori del don: a metà novembre infatti nel tribunale di Ferrara si terrà l’udienza preliminare per tentata estorsione e calunnia, in cui si parlerà delle accuse rivolte da Don Andrea al padre serbo. “Confidiamo che questa sentenza abbia un peso nei prossimi procedimenti – afferma Maruzzi -, e che quanto emerso durante il processo d’appello verrà preso in considerazione dal tribunale di Ferrara”.
 
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