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Torture, suicidi, abusi, beni spariti. Bergoglio decapita Francescani dell'Immacolata, Processo per falso a p. Stefano Manelli (prescritto per abusi) e altri 2 preti; stralcio per truffa, sospeso a divinis. Chiusi seminari, ritirate ordinazioni

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pincopallino2
view post Posted on 26/2/2024, 12:15 by: pincopallino2

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PADRE STEFANO MANELLI E LA SOSPENSIONE A DIVINIS

Dal 1 Febbraio 2019 a P. Stefano Maria Manelli è stata comminata dal Commissario Apostolico Mons. Ardito Sabino la “sospensione a divinis” cioè una sanzione prevista dal canone 1333 del Codice di Diritto Canonico che gli vieta l’esercizio di tutti gli atti relativi al ministero sacerdotale.

La storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa.
Questa frase attribuita al “comunista” Karl Marx rappresenta bene il “ventennio fascista” di Padre Stefano Manelli al governo dei Francescani dell’Immacolata dal 1990 al 2013.
Idolatrato da alcuni e disprezzato da altri ha saputo nel corso degli anni entrare nel sistema della corruzione vaticana senza riuscire per questo ad evitare la deposizione e il commissariamento finale.
Vocazioni distrutte e vite disilluse di uomini, donne e famiglie a cui si aggiungono altri fattori di imputabilità come scandali finanziari e abusi sessuali.
La consumazione di questi delitti protratti in parte nel tempo e in parte ancora in atto, ha definitivamente siglato il fallimento del “progetto Manelli” sulla vita religiosa.
Dallo studio del Diritto pubblico e dei sistemi costituzionali comparati abbiamo imparato e insegnato che il dittatore si propone di costituire stabilmente un nuovo ordine.
Fu questa la velleità del Manelli che nel suo narcisismo patologico e le ossessioni paranoiche finì col prendere di mira la Chiesa stessa per fondare un “nuovo Ordine” sul nostalgico modello degli anni Cinquanta, quando da novello sacerdote la vita gli irrideva intorno.
Erano gli anni del baby boom nei quali Domenico Modugno allargava le braccia e cantava “Volare” per osannare a quella generazione che avrebbe egoisticamente succhiato ogni risorsa ai posteri.
Erano gli anni della corte di Pio XII e dei fasti vaticani.
Si sfruttò il bene e il male del Novecento ubriacandosi di sogni di vita e costruendo incubi per i giovani.
Il culmine fu raggiunto dal Manelli con l’esplicita critica al Vaticano II del 2009 attraverso il suo patrocinio a un convegno che in quella sede definì la grande assise vaticana un “conciliabolo pastorale”.
Benché il Manelli non ebbe mai il coraggio di far stampare l’integrità degli Atti, la Casa Mariana Editrice diffuse tuttavia il libello anticonciliare “Un discorso da fare” di Mons. Brunero Fiorello Gherardini mentre agli Istituti dei frati e delle suore venne pedissequamente e integralmente imposta la liturgia tridentina.
La parola d’ordine era: “lo vuole il Papa!” (Benedetto XVI ndr) cosa che si rivelò falsa.
In quegli anni il Manelli attribuì anche a San Pio da Pietrelcina la frase “tutte tenebre” riferita al Vaticano II liquidato come il Concilio dalle “quattro T”.
La menzogna ha sempre imperato nella retorica manelliana con il ricorso alla calunnia e ai santi, non quali intercessori ma come prova ad hominem delle sue fantasie.
Peccato che la “protezione speciale” di Padre Pio a più riprese ostentata dal Manelli su se stesso e la sua famiglia biologica sia ormai da tempo contraddetta dai fatti per l’evidente indignazione del santo stesso come riferito da una pia anima piemontese – in odore di santità – con dichiarazioni anche recenti.
Fondatore e sedicente “Padre Comune” di frati, suore e laici, Manelli volle realizzare un ideale restaurazionista di vita religiosa verso il quale nei fatti lui stesso ne fu costantemente distante.
La sua dottrina era condita inevitabilmente da pelagianesimo e montanismo e veniva così impartita all’interno della prassi formativa e la condotta conventuale dei suoi Istituti.
E’ curioso notare come la vita spesso sia come una ruota.
Ieri il Manelli si lamentava dei religiosi da lui definiti “rilassati”, oggi lui stesso ripete le stesse scelte che poco prima contestava ai cosiddetti “rilassati” specie se membri di altre congregazioni religiose, meglio ancora se Francescani e Conventuali in particolare.
A un mese dal commissariamento, con la complicità dei padri economi Abate e Longo – con i quali condivide ad oggi l’attesa di giudizio penale – Padre Manelli fece cambiare gli statuti delle due Associazioni pubbliche di Diritto privato alle quali facevano capo le temporalità dell’istituto.
Il controllo di cui fino a quel momento godeva il Superiore Maggiore pro tempore veniva ex novo attribuito “allo spirito di Padre Manelli” mentre la compagine associativa eliminava i religiosi e integrava laici amici, parenti e conoscenti di fiducia del padre Manelli.
Lo scopo era duplice:
Creare un nuova realtà canonica affrancata dal commissariamento e continuare a contare sugli appoggi di alti prelati e curiali corrotti grazie al “nervo della guerra” che è il denaro.
All’uopo Padre Manelli indusse allo scioglimento dai voti numerose suore e frati contando sul contingente appoggio di qualche vescovo disposto ad accogliere dei pii uomini o delle pie donne che volevano menare vita in comune continuando a portare un abito religioso molto simile a quello dei Francescani dell’Immacolata per indurre fedeli e “benefattori” in errore.
Il Santo Padre Francesco in persona indicò nel 2018 quattro punti sui quali Padre Stefano Manelli e il suo vice Padre Gabriele Pellettieri avrebbero dovuto assolutamente obbedire:


1) Collaborazione e obbedienza ai commissari;
2) Interruzione di contatti con le suore;
3) Fine della contaminazione ideologica ai frati;
4) Restituzione dei beni sottratti all’Istituto.



MANELLI CON L’EX VESCOVO OLIVERI AD ALBENGA

Mentre il cofondatore Padre Gabriele Pellettieri dalla Teano del Nord, cioè Monghidoro, rispondeva “obbedisco”, Padre Manelli tergiversava, temporeggiava e parlava di “obbedienza ingiusta”, proprio lui che esigeva un’obbedienza alla “luce dell’Immacolata” e parlava di “obbedienza del cadavere” (sic).
Visto il rifiuto delle proposte benevole dei commissari di ricomposizione pacifica della questione con la mediazione dell’avv. Artiglieri “il farfugliatore”, ad ottobre 2018 ci fu un incontro dei Commissari con il Cardinale Braz de Aviz e Mons. José Carballo.
Preso atto della somma di ammonizioni canoniche del padre Manelli, si passò al “cartellino rosso” consegnato brevi manu ad Albenga il 1 febbraio 2019.
Il Manelli, dopo la defenestrazione degli avvocati Artiglieri e Tuccillo, tipica dei sovrani tiranni che per paranoia uccidono i collaboratori, si fece redigere da un terzo soggetto una memoria difensiva molto approssimata con il solo scopo di guadagnare tempo in attesa che i suoi messi raggiungessero nuovi alleati, come le corti europee prima del Congresso di Vienna.
Se in quel contesto di XIX secolo il principe Joseph de Ligne poteva denunciare l’immobilismo dei congressisti presi da danze mondane coniando l’espressione “si le congrès danse, il ne marche pas, mutatis mutandis nel 2019 si può dire lo stesso delle pastoie vaticane.
L’officiale di Dicastero che seguiva la vicenda dei Francescani dell’Immacolata era il passionista Padre Diego Di Odoardo. Sostituito lo scorso anno per limiti di età da Padre Orlando Manzo barnabita, la condizione sanzionatoria per il padre Manelli si è ammorbidita.
Il Dicastero ha risposto a Padre Manelli ignorando il Commissario al quale era stato invece richiesto di redigere e firmare la sospensione a divinis.
Da fonti certissime sappiamo che alla recente richiesta del Commissario Mons. Ardito di una copia del testo di risposta al Manelli, il nuovo sottosegretario di Dicastero, Padre Pierluigi Nava ha effettivamente reagito. Al ricevimento della busta era scomparso al suo interno l’allegato della lettera “accomodatrice” al Manelli.
Furto o leggerezza di un Dicastero Vaticano?
Si tratta di fatti gravi che minano l’integrità morale degli uomini al servizio di Papa Francesco la cui posizione è stata chiara sin dall’inizio.


IL DELFINO GIOVANNI MANELLI

Padre Stefano Manelli è in stato di disobbedienza canonica formale, ha dei carichi pendenti civili e penali, c’è un’inchiesta canonica presso Dottrina della Fede per accuse sulle sua moralità, un decreto di sospensione a divinis del suo superiore diretto, numerose ammonizioni canoniche, ma continua a fare ciò che vuole.
Alcuni blog tradizionalisti lo presentano come il perseguitato di Papa Francesco agli arresti domiciliari nel convento di Albenga.
In realtà padre Manelli si muove come e quando vuole lui con il suo autista personale, continua a visitare e permanere nelle clausure femminili e ha recentemente celebrato a Roma le nozze del nipote omonimo.

Ognuno si chiede se dei suoi delitti si fosse macchiato un chierico qualunque, cosa sarebbe stato di costui.

La regola dei due pesi e delle due misure è presente in uno dei più corrotti dei dicasteri vaticani dove i soldoni delle Congregazioni religiose bloccano il corso della giustizia e della correzione come già successo anni fa con Maciel Degollado fondatore dei Legionari di Cristo, protetto dai Cardinali Sodano e Dziwisz che stavano compromettendo per questo la causa di canonizzazione di Giovanni Paolo II, il pontefice omologatore del Manelli ma criticato da quest’uomo cinico e ingrato ipercritico per alcune sue posizioni teologiche e il Giubileo del Duemila, proprio come l’Accusatore.

MLC

www.farodiroma.it/trisulti-la-mess...paola-rolletta/
Trisulti. La Messa con i nemici di Papa Francesco (di Paola Rolletta)
Di red -27/08/2020
Foto di archivio
“Chi lo ha detto che a Trisulti non si celebra la Messa? Guarda questa foto: sono frati che hanno fatto la richiesta, sono venuti dalla Campania e hanno celebrato la Messa in cappella”.

Benjamin Harnwell non resiste e mi mostra la foto dei frati che hanno celebrato la Messa nella cappella della certosa, domenica scorsa, quasi un anno dopo l’addio del vecchio priore cistercense, don Ignazio, l’unico monaco rimasto a Trisulti dopo che il Ministero dei beni culturali, nel 2018, ha affidato la gestione dell’importante sito religioso alla Dignitatis Humanae Institute, a seguito di una contestatissima gara le cui macroscopiche anomalie sono adesso all’esame del Consiglio di Stato. Il massimo organo della giustizia amministrativa dovrà pronunciarsi nelle prossime settimane (ma l’udienza non è stata ancora fissata) sull’annullamento della concessione disposto dallo stesso Ministero, convinto da circostanziate denunce giornalistiche a tornare sui suoi passi per le numerose irregolarità emerse nella documentazione inviata alla commissione giudicatrice dall’associazione ultracattolica, legata a Steve Bannon.

Padre Ignazio, nell’ottobre dello scorso anno, si è ritirato, suo malgrado, nell’abbazia cistercense di Valvisciolo, e da allora le messe a Trisulti sono state rarissime, un vero privilegio spesso ottenuto dietro il pagamento alla nuova gestione di un lauto compenso. Chi decide chi sì e chi no è Harnwell che evidentemente si sente onnipotente nella cittadella di Trisulti: è lui stesso, infatti, ad autorizzare di fatto le messe senza interpellare – come abbiamo appurato – il vescovo locale, che è l’unica autorità religiosa che abbia il potere di consentire la celebrazione della Messa nella diocesi.

Una conferma di questa prassi tutt’altro che in linea con le disposizioni del diritto canonico la dà anche la responsabile del Centro guide Cicerone, Francesca Casinelli, che, sentita al telefono, ribadisce candidamente: “Chiunque può celebrare la Messa. La chiesa non è stata sconsacrata. Basta richiederlo”. Ma a chi? Se poi si tratta di matrimoni e altre liturgie basta pagare.

La foto mostra sei frati, con la medaglietta della Madonna sul lato sinistro del saio cinerino, che posano sorridenti sulle scale della farmacia della Certosa, insieme a Benjamin Harnwell, un paio di giorni dopo l’arresto per frode e riciclaggio di denaro del suo mentore Bannon, prelevato dalle autorità di polizia sullo yacht del dissidente miliardario cinese Guo Wengui, negli Stati Uniti. Chissà se è lo stesso natante che il teorico del sovranismo in tutte le salse si vantava, ammiccando ai sostenitori confluiti in una sua kermesse, di aver acquistato con i soldi raccolti con una delle sue campagne di fundraising. Era una battuta, ma il comico inglese John Oliver ne ha fatto il cavallo di battaglia di un suo sketch di successo dopo il clamoroso arresto per truffa proprio sull’utilizzazione dei fondi destinati alla costruzione del grande Muro tra Stati Uniti e Messico.

Ma torniamo ai frati che dalla Campania sono arrivati a Trisulti per celebrare Messa grazie alla singolare dispensa concessa da Harnwell. La loro carta di identità rivela un altro aspetto inquietante della vicenda, che sembra offrire sempre nuove sorprese che vanno tutte nel senso di delineare i veri contorni della “manovra” anti papa Francesco (e non solo) di cui si intendono porre le basi nel prestigioso complesso abbaziale.

Si tratta, infatti, di frati fuoriusciti dall’Istituto dei Francescani della Immacolata, una congregazione commissariata dal 2013 sulla quale pesano inchieste per scandali finanziari e l’accusa di praticare una scarsa ortodossia cattolica. La storia ha riempito le cronache dei giornali sul tentativo illecito del fondatore, Stefano Manelli, di imporre a tutta la sua famiglia religiosa il rito antico di San Pio V, che la Santa Sede (a norma del motu proprio “Summorum pontificum” di Benedetto XVI) concede solo alle famiglie religiose che sono nate con questa caratteristica. Non si può – suggerisce il documento del papa emerito, che pure viene ora utilizzato come bandiera dai gruppi del conservatorismo cattolico – diventare tradizionalisti in corsa, “à la carte”, magari per ragioni di convenienza; non a caso si parla di un contenzioso che riguarda traffici economici di milioni di euro in denaro e proprietà immobiliari.

Prima del commissariamento – deciso da Bergoglio subito dopo la sua ascesa al soglio pontificio – il cardinale Raymond Leo Burke, amico del fondatore e superiore generale Stefano Manelli, era un assiduo frequentatore dell’Istituto dei frati dove celebrava la Messa con il rito tridentino. Anche l’altro cardinale tradizionalista Walter Bradmuller era solito celebrare la Messa in latino nella comunità dei Frati Francescani dell’Immacolata. Fino a che lo stesso papa Benedetto XVI aveva deciso di inviare un’ispezione. E oltre alla scarsa ortodossia, numerose denunce dall’interno della stessa congregazione hanno fatto saltare il tappo degli scandali finanziari che hanno portato al suo commissariamento da parte dell’attuale pontefice; per Stefano Manelli la “sospensione a divinis” – una sanzione prevista dal canone 1333 del Codice di Diritto Canonico che gli vieta l’esercizio di tutti gli atti relativi al ministero sacerdotale; e alle inchieste su irregolarità amministrative da parte della Procura della Repubblica di Avellino, un’indagine per truffa aggravata e falso ideologico, che portò al sequestro di 30 milioni di euro a due associazioni legate all’istituto, beni, tuttavia, dissequestrati successivamente dalla Cassazione.

Strano destino per la Certosa di Trisulti che, da centro propulsore del monachesimo occidentale, con questa messa “scismatica” celebrata all’insaputa del vescovo e della comunità, viene ridotta a un “doloroso ostello”.

Paola Rolletta

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LA MARCIA SU ROMA DELLA SETTA MANELLIANA
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Padre Stefano Manelli vuole disporre per fine agosto 2020 del complesso conventuale di via Boccea, 590 per insediarvi religiosi fuoriusciti dai Francescani dell’Immacolata insieme a suoi nuovi adepti che continuano a seguirlo nella sua visione sul mondo e sulla Chiesa in contrasto con il pontificato di Papa Francesco e il Vaticano II.

Non posso tacere alle confidenze ricevute da un Frate Francescano dell’Immacolata perché “cercare la giustizia con fame e sete, questo è santità”.

La storia



Nel 2006 i Frati Minori della Custodia di Terra Santa decisero di lasciare la parrocchia Santa Maria di Nazaret e il loro collegio nel quartiere di Casalotti in via Boccea, 590.

Il mantenimento della grande struttura e l’impegno pastorale erano infatti sproporzionati alle nuove esigenze di apostolato e all’organico dei religiosi della Custodia concentrata soprattutto in Medio Oriente.

I Frati Francescani dell’Immacolata rilevarono i luoghi e la parrocchia grazie all’accoglienza dell’Ordinario del luogo, Mons. Gino Reali vescovo della diocesi suburbicaria di Porto Santa Rufina.

La stessa diocesi stipulò un contratto di comodato d’uso degli ambienti a titolo gratuito.

L’ecletticità dell’allora Fondatore e Ministro Generale Stefano Manelli avvicendò cinque parroci in sei anni di cui il nipote Fra’ Settimio Manelli fu impegnato per due mandati discontinui: guardiano, rettore e parroco.



Da zelante pastore e con creativo senso ecclesiologico, il Manelli jr. durante la Settimana Santa lasciava la parrocchia con il carrozzone dei suoi studenti e svolgeva i sacri riti presso la casa contemplativa delle Suore Francescane dell’Immacolata a Città di Castello (PG).

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In quel momento ivi convergevano i tradizionalisti dell’asse Umbro-marchigiano per assistere il Venerdì Santo al teatrino in chiesa del catafalco e delle tamburellate per rappresentare il terremoto dell’Ora Nona.

In quel monastero degli orrori dove la Suor Maria Francesca Marcella Perillo si faceva flagellare a sangue e marchiava a fuoco il petto delle consorelle si recavano e si firmavano nel registro come visitatori e conferenzieri personaggi come Mons. Bernard Fellay superiore generale della Fraternità San Pio X (Lefebvriani) e il prof. Roberto De Mattei (nobiltà nera romana).



Ad inizio 2013 i Frati Francescani dell’Immacolata acquistarono l’ex Collegio di Terra Santa di via Boccea, 590 perché la situazione in Iraq e in Siria sollecitava liquidità ai Frati Minori della Custodia di Terra Santa per sovvenire a rifugiati e disastrati di guerra.



I Frati Minori proprietari non potevano tenersi un grande immobile a Roma in ozio redditizio e ne sollecitavano l’alienazione.

Il Padre Manelli all’inizio non era molto entusiasta dell’acquisto perché nel frattempo aveva sistemato gli studenti a Sassoferrato in un conventone sempre dei Frati Minori di cui l’allora padre Provinciale Ferdinando Campana, Provinciale delle Marche, non vedeva l’ora di affibbiarlo a qualche ingenua congregazione che avrebbe allievato la spesa manutentiva e ovviato il danno da prevedibile disuso.

L’Istituto dei Francescani dell’Immacolata era all’epoca in piena tridentinizzazione e dopo l’infelice convegno contro il Vaticano II del dicembre 2009, aveva innestato progressive retromarce mettendo l’acceleratore a tavoletta nel 2011.

Le Figlie di Maria Ausiliatrice della vicina università AUXILIUM di Casalotti avevano offerto formazione ai numerosi studenti e qualche monsignore avveduto si chiedeva come mai a Roma gli studenti dei Frati Francescani dell’Immacolata non andassero in una delle tante Università pontificie per una cattolica formazione al sacerdozio.

Manelli si intimorì, anche perché lo studio interno denominato S.T.I.M., chiuso “per volontà del Santo Padre”, non aveva una vera e propria struttura accademica, un corpo docenti decente e sufficiente, affiliazioni con facoltà in grado di rilasciare diplomi di laurea e soprattutto i permessi canonici affidati a un decreto degli anni Novanta ad experimentum del fu Mons. Antonio Forte, vescovo di Avellino, per il convento di Frigento (AV).

“Il Padre Comune” così si decise per la minore visibilità dello STIM nelle Marche dove la coppia Manelli jr. rettore e fra Paolo Siano vicario, marcarono l’apice della paranoia sul complotto pluto giudaico bolscevico massonico all’interno della Chiesa. Il primo a cadere sotto la mannaia della censura fu “L’Osservatore Romano”. In refettorio, al posto del Papa e del Vescovo, campeggiava il ritratto del “Padre Comune” Stefano Manelli con lo scudiero “Gabriele Pellettieri”. Due “semidei” onnipresenti come i ritratti dei tiranni.

La casa generalizia sita a Rocca di Papa stava però venendo a pezzi, anzi era stata messa in vendita, ma il Manelli con il suo fido avvocato Bruno Lucianelli, non si accontentò di mezzo milione di euro, ne voleva uno tutt’intero.

Da premettere che quella casa di via Palazzolo, 2 venne ceduta all’istituto dei Francescani dell’Immacolata da suore di una Congregazione locale fattesi anziane e che la lasciarono a condizione che rimanesse casa religiosa e non oggetto di asta immobiliare.

Nel tira e molla della negoziazione, in piena crisi del settore case, il padre padrone Manelli si decise di acquistare il complesso di Terra Santa di via Boccea, 590 a Casalotti.

Fino al 2013 tutti gli immobili dell’Istituto e le opere, appartenevano all’Associazione “Missione dell’Immacolata” con sede a Frigento (AV).

Il portafoglio dell’Associazione era talmente pieno di beni che la suora Consiglia Carmela De Luca consigliò (nomen omen) di non appesantirla troppo e di creare un’altra associazione ad hoc.

Questo rivelerà due cosette: la prima è l’ingerenza e il totale dominio delle suore dell’Immacolata nelle attività anche economiche dei frati, essendo la suora De Luca l’economa generale a vita.

La seconda cosa, un po’ più birbante, è la debolezza che avesse questa suorina per il superiore di Benevento, stimato “per come celebrava il rito tridentino”. La seconda associazione di cui stiamo parlando, infatti, creata appositamente per il complesso di via Boccea, ha la sua sede a Benevento dove P. Pietro Luongo, imputato con Maurizio Abate (P. Bernardino) e Stefano Manelli al processo penale per frode e falso ideologico, era padre guardiano! I conti tornano.

In quel di Benevento, inoltre, P. Manelli ha molti seguaci: figlie spirituali che invita ad avere tanti figli da mettere in convento; vecchie signore nubili dalle quali farsi prestare automobili e intestare terreni ed appartamenti; preti “leporini” della lobby gay in servizio alla Segreteria di Stato Vaticana per le protezioni e last but not least, un manipolo di tradizionalisti come il prof. Corrado Gnerre, uno dei tanti illusi che crede di essere più cattolico del Papa.

Il nome dato all’Associazione è “Missione del Cuore Immacolato”.

Di questa associazione facevano parte sei Frati francescani dell’Immacolata. Così come per l’Associazione “Missione dell’Immacolata”, solo i religiosi potevano esserne soci sotto il veto finale decisionale del Superiore Maggiore dei Frati Francescani dell’Immacolata.

La nascente e nullatenente associazione venne nel febbraio 2013 alimentata da bonifici in provenienza fattuale dei Frati Francescani dell’Immacolata. La neonata associazione aveva il conto corrente all’Unicredit di via dei Rettori a Benevento.

Con due assegni circolari di suddetta banca si pagò il complesso di via Boccea per 2.700.000 euro e ivi si trasferì la Curia Generalizia.

La negoziazione, stando alle testimonianze, venne fatta con P. Ferrario l’allora delegato per l’Italia della Custodia. Suor Consiglia De Luca, ricorda il frate minore, tentò anche di far dichiarare un prezzo inferiore, ma stavolta non ci riuscì così come era invece successo pochi anni prima per l’hotel “L’Abbazia” di Frigento, dove continua a nascondersi il P. Manelli credendo che nessuno sappia il suo segreto di Pulcinella.

C’è da chiedersi a questo punto perché tutte le temporalità dei Francescani dell’Immacolata venissero intestate a delle associazioni pubbliche di diritto privato.

E’ presto detto.

Manelli nelle sue fantapoesie faceva credere che questo significasse vivere secondo povertà francescana.

In realtà i frati e le suore si ritrovavano ad essere soci proprietari di beni da decine di milioni di euro!

Manelli persino nel suo commento alla “Traccia Mariana di Vita francescana”, un testo spirituale sulla vita religiosa privo di linguaggio canonico e da lui per primo non osservato, dichiara che i soci devono essere sempre frati e suore con i rispettivi economi generali come referenti.

L’11 luglio 2013 i Frati Francescani dell’Immacolata vengono commissariati e padre Manelli rimosso dall’incarico.


Dopo poco più di un mese, appena si rende conto della serietà di P. Volpi e della volontà di vederci chiaro su tutto si reca presso due notai; uno per associazione: il 29 e il 30 agosto 2013.

Lo scopo, facendo credere che è ancora il Superiore Generale, poiché ne conservava il titolo nominale ma non l’autorità, è lo scompaginamento societario: via i religiosi e dentro i laici.

Per l’Associazione “Missione del Cuore Immacolato” dell’immobile di Boccea tra i soci figura il cognato Antonio Allocca. Anche la cognata, Annamaria Sancioni, moglie di Pio Manelli, mamma di Manelli jr. è all’interno delle compagini associative.

Sono atti pubblici redatti per Avellino dal notaio Edgardo Pesiri e per Benevento dal notaio Elena Calice.

Il papà della signorina notaio, dopo mesi di inattività, beneficierà poco dopo dell’appalto per la costruzione di un albergo tra S. Giovanni Rotondo e Monte Sant’Angelo che il Manelli motiva come “luogo nel quale, essendo entro 30 Km da San Giovanni Rotondo, quando l’asteroide che sta per cadere sulla terra farà danno (sic), nessuna vittima lì ci sarà”.

Da premettere che anche la ditta di costruzioni della famiglia di Suor Consiglia Carmela De Luca, rifugiatasi in Francia, aveva ricevuto anni prima un appalto per la costruzione del convento delle suore a Frigento. Altro che gli scandali della Regione Lombardia!

Disponiamo inoltre di testimonianze su falsificazioni di testamenti a Fontanarosa (AV), luogo dove oggi si sono stanziati nell’ex convento delle suore, dei pii uomini adepti del Manelli che escono con l’abito religioso dei Frati Francescani dell’Immacolata pur essendo fuggitivi e ridotti allo stato laicale.

Il defunto Padre Fidenzio Volpi in una lettera circolare all’Istituto dell’8 Dicembre 2013 farà presente la sottrazione fraudolenta di beni ecclesiastici, patrimonio stabile di un Istituto religioso di Diritto Pontificio sottoposto alla disciplina ecclesiastica per le temporalità e non all’arbitro di P. Manelli. Sullo statuto modificato delle associazioni, infatti, non c’è più scritto come finalità le opere e le missioni dei Francescani dell’Immacolata, ma “lo spirito di padre Manelli”.

Volpi sarà denunciato in sede civile dai familiari di P. Stefano Manelli per queste sue rivelazioni.

E’ la vendetta di Stefano Manelli e la bile del nipote Settimio che ad ogni piè sospinto vuole querelare pure gli spaventapasseri dell’orto.

Volpi vorrebbe trattare in sede di mediazione civile ma poi viene insultato da Maria Guerini, un’inavvenente che poteva solo sposare la causa del tradizionalismo sul blog Chiesa e post Concilio, avverso a Papa Francesco e seguita a ruota da un certo don Camillo, amante di merletti e sottane che quando incontra i frati per strada si dice pentito poiché se la fa sotto. Entrambi infatti saranno subito querelati ma la morte prematura di P. Volpi interromperà il processo a loro carico mentre la famiglia Manelli continua a chiedere indennizzo agli eredi di Padre Volpi, ai Cappuccini di Milano e ai Francescani dell’Immacolata permettendosi anche di far scrivere sui soliti blog che la “Legge” ha dato ragione a Padre Manelli. (continua…)
 
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68 replies since 1/8/2013, 06:33   26601 views
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