Laici Libertari Anticlericali Forum

Pedofilia. Papa Francesco prima perdona e poi spreta mons. Inzoli, fondatore del Banco Alimentare, Violenze su ragazzini da 12 a 16 anni. Il monsignore se la cava con la prescrizione per 17 casi. Condannato per altri 6.

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view post Posted on 20/10/2014, 17:47
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http://cremonademocratica.org/2014/10/19/i...rcimento-danni/

COMUNIONE E LIBERAZIONE, CREMA, CREMONA, DON INZOLI, PEDOFILIA NELLA CHIESA
IL CASO DI DON INZOLI NON È POLITICO. ZANARDI POTREBBE CHIEDERE IL RISARCIMENTO DANNI
19 OTTOBRE 2014 PAOLO ZIGNANI LASCIA UN COMMENTO
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Sul sito on line del giornale La Provincia, che a volte dà più notizie del cartaceo stesso, si può leggere che esiste un solo esposto a Cremona sul caso di don Mauro Inzoli. Non viene infatti nemmeno menzionato l’esposto della rete l’Abuso, firmato da Francesco Zanardi, che ha seguito la vicenda sin dall’inizio e ha presentato un esposto con ben 43 documenti allegati: un quadro completo. Il giornale non ne ha tenuto conto? Bisogna frugare in tasca alla ricerca di pesanti monete (eureka, l’euro!) per venirlo a sapere?

Viene citato dal giornale cremonese solo il pubblicizzato esposto di Franco Bordo, deputato di Sel attento alle vicende cremonesi e cremaschi: tre gli allegati del suo documento di denuncia.

Vale sempre la presunzione d’innocenza. La Chiesa ha condannato don Inzoli e nemmeno si sa chiaramente perché. L’articolo del codice canonico è il 1270, che contiene anche una drammatica indicazione: potrebbe esserci un reato di abusi sessuali. E don Inzoli, come deciso dalla Chiesa, non deve nemmeno più avvicinare minori.

I pronunciamenti della Chiesa sono autonomi e liberi e riguardano i rapporti tra fedeli e clero: la sentenza ecclesiale che impone vita ritirata e di penitenza, oltre a psicoterapia, per don Inzoli, è autonoma quanto limitata alla giurisdizione della Chiesa cattolica.

Don Inzoli è però cittadino italiano: l’evidente motivo dei due esposti dipende dalla disparità di trattamento che si può verificare tra il reato di un sacerdote e quello di un cittadino non sacerdote. Francesco Zanardi non è per niente apprezzato dalla Chiesa cattolica. Se è vero che don Inzoli ha commesso proprio quel reato (e non possiamo saperlo prima di una sentenza definitiva), Francesco Zanardi a nome della Rete l’Abuso, che solitamente rappresenta le vittime degli atti accertati di abusi sessuali da parte del clero, chiederà il risarcimento danni.

Ciò che la Chiesa teme di più è proprio questo: dover pagare i danni alle vittime. E quando i danni sono certi sono gravi. Il minore abusato subisce un trauma che lo scuote, di solito, per molti anni. Sono vite rovinate a lungo dalla violenza esercitata da alcuni preti che i vescovi generalmente non denunciano mai.
 
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view post Posted on 18/1/2015, 20:52
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http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/0...ilia-105231074/

Milano, la denuncia di Sel: "Don Inzoli, prete accusato di pedofilia, al forum omofobo"
E' stato invitato dal Papa "a una vita di preghiera come segno di pentimento". Al convegno al Pirellone era seduto dietro Formigoni e Maroni. Il senatore Bordo: "Ciliegina sulla torta di un convegno omofobo"

di MATTEO PUCCIARELLI

18 gennaio 2015

Milano, la denuncia di Sel: "Don Inzoli, prete accusato di pedofilia, al forum omofobo"È seduto in seconda fila, dietro al gotha (presente e passato) del Pirellone: Roberto Maroni e Roberto Formigoni, e poi il presidente del Consiglio Raffaele Cattaneo e l'assessore alla Cultura Cristina Cappellini. Al convegno accusato di omofobia che la Regione Lombardia ha organizzato in difesa della "famiglia tradizionale" c'era anche lui, don Mauro Inzoli, il prete accusato di pedofilia e obbligato dallo stesso Vaticano a ritirarsi a vita privata. La denuncia arriva dal senatore di Sinistra Ecologia e Libertà Franco Bordo e dal sindaco di Crema Stefania Bonaldi, centro nel quale il prete ha retto una parrocchia fino al 2010. Il forum era stato oggetto di roventi polemiche, visto che la Regione lo aveva organizzato insieme a un'associazione (Obiettivo Chaire) che si propone di curare i gay. E sulla locandina dell'evento era finito il logo di Expo. Da qui l'organizzazione di una manifestazione contrapposta e concomitante da parte di sinistra, sindacati e associazioni gay alla quale hanno preso parte duemila persone.

Don Inzoli, soprannominato "don Mercedes" per via dell'auto con la quale girava fino a non molto tempo fa, già presidente del Banco Alimentare, noto esponente del mondo ciellino e (si dice) confessore del Celeste, la scorsa estate ricevette una lettera direttamente dal Papa: "In considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segno di conversione e di penitenza. Gli è inoltre prescritto di sottostare ad alcune restrizioni, la cui inosservanza comporterà la dimissione dallo stato clericale».

«Un bel quadretto, non c'è che dire - sottolinea Franco Bordo - la Regione a braccetto con il prete pedofilo è la ciliegina sulla torta di un convegno che nei fatti si è dimostrato essere omofobo». L'esponente di Sel è stato firmatario di un esposto alla Procura grazie al quale è stata aperta anche un'inchiesta giudiziaria su Inzoli. Su Facebook Bonaldi scrive: «Mentre i rappresentanti locali del Nuovo centrodestra mi accusano di arrendevolezza, perché con la maggioranza in consiglio intendiamo garantire il diritto di pregare ai cittadini cremaschi di tutte le religioni, ecco il loro guru, don Mauro Inzoli al convegno omofobo sulla famiglia. Indossare un poco di pudore non sarebbe consigliato, dato un provvedimento ecclesiale già assunto per abusi sui minori ed indagini della magistratura in corso?».
18 gennaio 2015

http://www.cremaonline.it/cronaca/18-01-20...re+su+Facebook/

di Angelo Tagliani
Milano. Mauro Inzoli al “convegno cattolico”, bagarre su Facebook. L'ex parroco di Ss.Trinità condannato dalla Santa sede per “abusi su minori”

La foto pubblicata dal Corriere della Sera, nel cerchio don Mauro Inzoli

“I rappresentanti locali del Nuovo centro destra mi accusano di arrendevolezza, perchè con la maggioranza in consiglio intendiamo garantire il diritto di pregare a tutti i cittadini cremaschi, di qualsiasi religione, ecco il loro guru, don Mauro Inzoli, dietro a Maroni e circondato dall'establishment del loro partito al convegno omofobo sulla famiglia a Milano”.

Il pudore
“Guardarsi in casa propria ed indossare un poco di pudore non sarebbe consigliato, dato un provvedimento ecclesiale già assunto per abusi sui minori ed indagini della magistratura in corso? Evidentemente le appartenenze e le contiguità contano più dei diritti delle vittime ed i diritti sono come le luci del presepe. Intermittenti”.

Le reazioni
Così il sindaco Stefania Bonaldi in un post pubblicato sulla propria pagina di Fecebook nel pomeriggio di oggi, riprendendo una fotografia pubblicata nell'edizione odierna del Corriere della Sera. La notizia è velocemente rimbalzata tra le bacheche di decine di persone e sicuramente continuerà a far discutere nei prossimi giorni. Moltissime le reazioni in ambito politico. Matteo Piloni, assessore comunale e segretario provinciale del Pd, ha condiviso il post e commentato: “Eh già. Aggiungo: la coerenza. Quella sconosciuta”, raccogliendo un 'mi piace' anche dai colleghi di Giunta Attilio Galmozzi e Fabio Bergamaschi, oltre a quello di un membro di centrodestra come Tino Arpini, capogruppo di Solo cose buone per Crema.
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view post Posted on 21/1/2015, 05:56
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http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/...18c79aee3.shtml


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Rozzano, blitz della Finanza: indagato il consigliere regionale Pd D'Avolio I 71 dipendenti della Lega protestano in via Bellerio: «No ai licenziamenti»

DON INZOLI AL FORUM SULLA FAMIGLIA (CONTESTATO DAI GAY)

Il prete accusato di pedofilia
«Mio diritto andare al convegno»
La difesa del sacerdote affidata ai parenti. L’imbarazzo di Roberto Maroni: «Se avessi saputo chi era lo avrei allontanato dalla sala». Giallo su chi gli ha rilasciato l’accredito
di Andrea Galli

Caldamente consigliato di star zitto per evitare «ulteriori danni» da quello che a lungo è stato il suo mondo e il suo entourage, don Mauro Inzoli passa un lunedì braccato nella casa della povera mamma alla quale le ultime ore hanno provocato un «angosciante dolore», e della gentile sorella che infine verso sera abbandona la «resistenza» e ci consegna il memoriale difensivo. Scende in cortile dalla scala «D» e con un discorso interrotto dal rumore del treno che passa dietro il palazzo, nella periferia nord di Milano, la sorella parla per conto del sacerdote ex «punto di riferimento» di Comunione e Liberazione, già «espulso» da papa Francesco per abusi sessuali sui minori eppure sabato ben visibile e assai fotografato in seconda fila al convegno in Regione sulla «famiglia tradizionale», un convegno promosso dalla stessa Regione insieme ad Alleanza Cattolica e Fondazione Tempi ma che più voci e partiti hanno definito «omofobo».

Il 64enne don Mauro rivendica «il diritto» ad andare dove vuole essendo «libero di farlo», spiega che era a conoscenza da tempo del convegno e subito s’era ripromesso di parteciparvi, afferma che non si è imbucato ma si è registrato come chiunque altro; e fondamentalmente non giudica tutta questa storia «una questione di vita e di morte» come invece «sembra che sia diventata». Nulla cambia invece per le accuse di abusi che gli sono state mosse: lui s’appella al «giudizio divino», il resto «passerà». Di sicuro don Mauro, sotto indagine dalla Procura di Cremona, innamorato di belle macchine e di sigari, originario di Torlino Vimercati, nemmeno cinquecento abitanti in provincia di Cremona, non è passato inosservato: sabato in parecchi di Cl l’hanno notato. I posti non erano assegnati come conferma un altro dei presenti, vicino di seggiolino del sacerdote, il professor Stefano Zecchi, che giura essere ignaro dell’identità e dei trascorsi di don Mauro. Dice Zecchi: «Sono arrivato in anticipo e mi sono sistemato.
Poi è arrivato lui, ha visto quel posto libero, ha chiesto scusa e si è accomodato. Se n’è stato zitto tutto il tempo. Applaudiva parecchio e con entusiasmo. Terminato il convegno quel prete mi ha parlato di come in Danimarca non ci sono bimbi down perché a suo dire fanno in modo di fermarli prima. Ammetto che mi ha inquietato...». Fonti del Corriere , domenica, hanno rivelato due elementi: la conferma che il sacerdote non è entrato casualmente ma lo ha fatto grazie a «un lasciapassare» ottenuto dagli uffici di Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio regionale ed esponente di spicco di Cl. Ieri dallo staff di Cattaneo hanno precisato che «gli accrediti istituzionali sono stati gestiti dalla Giunta regionale». Vero o falso? Nel sottolineare che la presenza di don Mauro è stata «inopportuna» il governatore Roberto Maroni ha manifestato rammarico: peccato che il «cerimoniale non mi abbia informato altrimenti il sacerdote sarebbe stato allontanato».

Abbiamo detto di Maroni e adesso diciamo del suo predecessore alla guida della Regione Roberto Formigoni, peraltro accostato al sacerdote in quanto questi sarebbe stato uno dei suoi confessori. Anche qui: vero o falso? Premesso che pure Formigoni ha definito «inopportuna la presenza di don Inzoli» e ha aggiunto che «la polemica montata è abnorme e strumentale», ripete che «non è mai stato il mio confessore, l’avrò visto un paio di volte». Chiusa qua? No, per niente. C’è la parentesi, lunga, di insulti e di gazzarra che ha accompagnato l’intervento di Angelo Antinoro, 22 anni, studente di Giurisprudenza offeso dall’avvocato ed ex ministro Ignazio La Russa che gli ha urlato «culattone» come documentato dal labiale in un video. La Russa, «impegnato in riunione», ha lasciato fare al portavoce con una nota diffusa in serata: «Non ho minimamente offeso il giovane gay venuto a interrompere e disturbare un incontro al quale peraltro ero solo spettatore».
20 gennaio 2015 | 07:23
 
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http://www.caffeinamagazine.it/societa/933...-e-lui-balbetta

Il ”Papa” chiama il prete pedofilo: ”Hai fatto qualcosa ai bambini?”. E lui balbetta…
Redazione Web 22 gennaio 2015Cronaca Notizie
papa-retFinto Papa chiama al prete pedofilo. Il fatto è accaduto nel corso del programma La Zanzara di Radio 24. “Ho letto quello che è successo al convegno. Questo mette a repentaglio la Chiesa, ma voglio sentire la tua versione”, dice il finto Bergoglio. “Santità – risponde don Mauro Inzoli, ex parroco di Crema condannato da Vaticano per abusi sessuali – la mia versione è semplicissima. Sono stato invitato da una famiglia ad andare a questo incontro. Sono andato ed è stato tutto molto semplice e sereno, sono tornato a casa, ero anche contento. Poi due giorni dopo è successo questo, diciamo, problema di comunicazione. Un onorevole di Sel ha visto la mia fotografia e ha detto quello che ha detto. Sono umiliatissimo”.

‘’Hai parlato di una famiglia, quale famiglia’’ – chiede il finto Pontefice: “Erano amici della Costanza Miriano (giornalista di Rai3, autrice di un libro ‘Sposati e sii sottomessa’ e una delle organizzatrici del convegno, ndr)”. “La Chiesa ha deciso – chiede il finto Papa – ma io voglio sapere: hai fatto qualcosa ai bambini?”. Don Inzoli risponde: “Ma…Santità… lei ha visto e lei lo sa”. A questo punto il Bergoglio della Zanzara insiste: “Voglio sapere la verità, dalla tua voce”. E il parroco: “Santità, Lei ha conosciuto perché ha visto la documentazione e lei lo sa per cui è lei che mi ha…”. Poi la comunicazione si interrompe. Il prete era stato ‘’pizzicato’’ al convegno sulla “famiglia tradizionale” della Regione Lombardia. Il primo a notarlo era stato il deputato di Sel Franco Bordo, che si era affrettato a condividere l’informazione sui social: era stato proprio lui a presentare l’esposto alla Procura che ha fatto partire l’inchiesta contro il prete. ‘’Proprio un bel quadretto, non c’è che dire’’. Aveva scritto su Twitter.
 
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www.wumingfoundation.com/giap/?p=20309

Pubblicato il 8 hours ago Wu Ming
Don #Inzoli manda avanti l’avvocato. Solidarietà a Matteo Pucciarelli

Pubblicato il 8 hours ago Wu Ming
Don #Inzoli manda avanti l’avvocato. Solidarietà a Matteo Pucciarelli
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[Prosegue l’inchiesta di Giap sull’uso politico di querele e cause civili. Stavolta Luca Casarotti si occupa dell’ultima mossa di don Inzoli, uno dei potenti del mondo CL, per quindici anni presidente del Banco Alimentare, condannato dalla stessa Chiesa cattolica per abusi su minori.

Siamo stati tra i primissimi (e pochissimi) a occuparci della vicenda fuori da Crema, dove la notizia è rimasta a lungo confinata. Sono dovuti trascorrere sette mesi dal nostro post perché il suo nome apparisse nei media nazionali, dopo la sua imbarazzante comparsata a un convegno omofobo, occasione che ha radunato in una sola sala milanese il jet set catto-camerata-leghista lombardo.

Chiariamo un punto: noi abbiamo denunciato per anni – erano i tempi del Luther Blissett Project – gli abusi giornalistici e giudiziari generati dall’isteria di massa sulla pedofilia. Abbiamo fatto contrinformazione, ci siamo occupati di persecuzioni mediatiche, ingiuste detenzioni, condanne frettolose. La pece e le piume non sono dunque parte del nostro percorso. Il giudice, lo sbirro, il giustiziere che agita un cappio, l’indignato in zona Cesarini… Sono ruoli che lasciamo volentieri ad altri. Il punto era ed è un altro: abbiamo iniziato a seguire il caso perché i media nazionali, in piena concordia multipartisan, lo hanno fin da subito sepolto nel silenzio. Per lunghi mesi nessun grande mezzo di informazione ha dato la notizia – piuttosto rilevante per la vita pubblica! – che un boss ciellino, capo carismatico di un ente caritatevole di quelli che tutti hanno l’istinto di difendere - era stato riconosciuto dalla chiesa stessa colpevole di gravi abusi.

L’impressione, davvero forte, è che Inzoli sia stato tutelato dai media, e con impressionante serratezza di ranghi. Caso più unico che raro, in circostanze del genere. Chiunque altro – magari innocente – lo avrebbero spolpato vivo, lui invece restava innominato, persino nei giorni in cui le pagine si riempivano di chiacchiere sui preti pedofili.

Tutto ciò emanava cattivo odore, forse di «larghe intese», chissà… e a dire il vero lo emana ancora. Sì, perché dopo l’affaire del convegno milanese, tutti hanno parlato di Inzoli, ma descrivendolo perlopiù come un pretonzolo qualsiasi. Pochi hanno ricordato le sue cariche, i suoi incarichi nel braccio economico di CL, le sue amicizie ai vertici del mondo politico e nel cuore del capitalismo italiano.

Matteo Pucciarelli ha perforato quel velo, soprattutto nell’intervista al parlamentare di SEL Franco Bordo. Intervista che, come state per leggere, a Inzoli ha dato molto fastidio. Buona lettura – WM]

di Luca Casarotti

Nei giorni scorsi Matteo Pucciarelli, cronista di Repubblica reo di aver scritto due articoli sulla presenza di don Mauro Inzoli al noto convegno milanese sulla “famiglia tradizionale” (organizzato dalla Regione Lombardia con tanto di logo Expo 2015), ha ricevuto una diffida dal legale del sacerdote, che ritiene i due pezzi gravemente diffamatori e chiede al giornalista e a Repubblica di smentire tutto.


Nell’ultimo anno su Giap si è parlato sia della vicenda Inzoli, con il corredo di silenzio mediatico che a lungo l’ha accompagnata, sia dell’uso politico del reato di diffamazione e delle relative cause civili per il risarcimento dei danni. La diffida a Pucciarelli, al quale va la solidarietà dei giapster, sta al punto di incrocio di questi due temi. Incrinatosi appena il riserbo con cui Repubblica ha trattato il caso Inzoli da giugno a pochi giorni fa, ecco che scendono in campo gli avvocati.


Diciamo anzitutto che la diffida è una lettera con cui il legale di qualcuno che si ritiene in qualche modo danneggiato dal comportamento di qualcun altro chiede a questo qualcun altro di riparare al torto, perché in caso contrario ricorrerà alle vie legali. La diffida non è una querela né una citazione in giudizio: Inzoli non ha iniziato nessun procedimento, né penale né civile, contro Pucciarelli. E sarà difficile che lo faccia in futuro, per i motivi che spiegheremo.
Ciò non toglie che se io mi vedo recapitare la lettera di un avvocato in cui si dice che ho scritto degli articoli diffamatori nei confronti di un personaggio potente, e questa lettera è indirizzata anche al direttore del giornale per cui lavoro e al gruppo editoriale che possiede il giornale per cui lavoro, qualche timore, almeno sulle prime, mi può anche venire.

Vediamo allora cosa dicono gli articoli che l’ex presidente del Banco alimentare ed ex-vicepresidente della Compagnia delle opere ritiene gravemente lesivi della sua persona, e quali argomenti vengono spesi nella diffida.

I due pezzi in questione sono questa cronaca e quest’intervista al deputato di Sel Franco Bordo, che conosce bene Inzoli, perché è cremasco come lui.
Dice il difensore di Inzoli che Pucciarelli non può scrivere che il suo assistito è un prete pedofilo, perché la giustizia italiana non lo ha mai stabilito. Ma la Congregazione per la dottrina della fede sì, e in via definitiva. Per farlo ha svolto un’istruttoria, ha raccolto e valutato delle prove: quindi, ritenendo fondata l’accusa, ha irrogato una pena nell’esercizio dei poteri che le competono. Il provvedimento sanzionatorio è stato emesso da un’autorità riconosciuta dall’Italia, tanto che le restrizioni alla libertà di movimento (divieto di svolgere attività di accompagnamento di minori, divieto di entrare nella diocesi di Crema) che il decreto vaticano impone ad Inzoli si applicano sul territorio italiano.

Se assumiamo per valido (come in effetti dobbiamo fare, perché normalmente è così che accade) il criterio per cui si può attribuire a Tizio di aver commesso un fatto che gli porta discredito nell’opinione pubblica quando questo fatto sia accertato definitivamente dall’autorità preposta, allora dobbiamo concluderne che i titoli e le frasi degli articoli di Repubblica in cui si attribuisce ad Inzoli di essere pedofilo, rientrano nell’esercizio del diritto di cronaca, dal momento che il fatto è accertato inoppugnabilmente dall’autorità che ha su di lui la “giurisdizione spirituale”:

Compito della giustizia italiana semmai è stabilire se il cittadino italiano Mauro Inzoli ha commesso atti che la legge italiana prevede come delitti, e, nel caso, irrogare la relativa pena. Ma una cosa è stabilire che Tizio, cittadino dello stato X, ha commesso un reato secondo le leggi dello stato X (compito del potere giudiziario dello stato X, di cui un cronista potrà dar conto), altra cosa è poter liberamente e fondatamente scrivere che Tizio, sacerdote, ha fatto cose contrarie ai doveri del sacerdozio, e quelle cose sono atti di pedofilia, dal momento che così dice la Congregazione per la dottrina della fede (ciò che, allo stato degli atti, un cronista può già scrivere).

A seguire il ragionamento del legale di Inzoli, si dovrebbe coerentemente sostenere, chessò, che il Corriere della Sera non può definire Al Capone un notorio criminale, perché è stato giudicato negli Stati Uniti, o viceversa che il New York Times non può qualificare Riina come mafioso stragista, perché non è stato giudicato da un tribunale americano.

Non può essere infamante, lesivo della personalità e condurre al peggior discredito sociale – com’è detto nella diffida – il fatto che Pucciarelli riferisca che ad Inzoli è stato imposto un trattamento psicoterapeutico, perché di nuovo è la Congregazione per la dottrina della fede a dirlo, in un atto pubblicamente consultabile, tanto da esser stato diffuso con un comunicato riportato dal sito della stessa diocesi di Crema. Pucciarelli, che di mestiere fa il cronista, riferisce il fatto: la fonte è verificabile da chiunque.

Non può essere infamante, lesivo della personalità e condurre al peggior discredito sociale – com’è detto nella diffida – il fatto che negli articoli si riporti il soprannome di “Don Mercedes”. È vero che un nomignolo del genere non evidenzia la vocazione alla vita pauperistica del religioso, il che non giova alla sua reputazione, ma l’appellativo non è certo un’invenzione di Pucciarelli, che di mestiere fa il cronista, e infatti ne riporta l’esistenza. Perché non lo dovrebbe fare?

È un’inversione logica sostenere – com’è fatto nella diffida – che «Emerge dalla lettura che tutti i presenti al convegno sulla Famiglia avrebbero dovuto evitare Inzoli e gli organizzatori bandirlo»: Pucciarelli, che di mestiere fa il cronista, si limita a riportare le dichiarazioni dei politici di centrodestra che prendono le distanze dal sacerdote, confrontandole poi con i ben più calorosi atteggiamenti che le stesse persone avevano dimostrato in passato verso di lui.
Se «discredito» e «completa emarginazione del sacerdote» ci sono stati, se ne chieda conto agli autori delle dichiarazioni, non al giornalista che le riferisce.

Dice la diffida che tra le restrizioni cui è sottoposto Inzoli non c’è il divieto di presenziare a convegni sulla famiglia: ma Pucciarelli non ha mai sostenuto il contrario. Ha invece espresso un giudizio di opportunità: la presenza di un sacerdote sottoposto a restrizioni per gravi atti di abuso su minori è compatibile con i valori della famiglia tradizionale che il convegno dichiara di difendere? Il dubbio non pare essere peregrino, dato che le personalità presenti al convegno si sono precipitate a stigmatizzare l’apparizione di Inzoli in platea.





Ultima questione sollevata dalla diffida, l’intervista a Franco Bordo conterrebbe frasi insinuanti e sproporzionate.
Ora, a parte che non si capisce cosa ci sia di sproporzionato nelle dichiarazioni di una persona che dice di aver presentato un esposto in procura; Pucciarelli, che di mestiere fa il cronista, ha riportato le opinioni dell’intervistato. È rilevante l’opinione dell’intervistato? Sì, perché si tratta di un personaggio pubblico, un parlamentare. È rilevante il contenuto delle opinioni espresse? Sì, perché riguarda un personaggio pubblico, che ha rivestito ruoli apicali in Comunione e Liberazione e nella Compagnia delle opere.
Quindi, l’ho già scritto nell’altro mio post ma giova ripeterlo, questo è ciò che ritiene la Cassazione a proposito dei contenuti delle interviste:

«[l’intervista] è da ritenere penalmente lecita, quando il fatto in sé dell’intervista, in relazione alla qualità dei soggetti coinvolti, alla materia in discussione e al più generale contesto in cui le dichiarazioni sono rese, presenti profili di interesse pubblico all’informazione tali da prevalere sulla posizione soggettiva del singolo e da giustificare l’esercizio del diritto di cronaca». [Cass., N. 37140/2001]
Il legale di Inzoli dovrebbe sapere anche un’altra cosa: il fatto che il suo assistito non sia ancora stato interrogato e non abbia ancora ricevuto l’informazione di garanzia non significa necessariamente che non ci siano procedimenti penali aperti a suo carico. Le indagini preliminari hanno i loro tempi, fissati dal codice. Trascorsi quelli senza che sia recapitato un avviso di conclusione delle indagini, si potrà escludere con certezza che ci siano procedimenti aperti: ma prima no.

La diffida a un singolo giornalista si è resa possibile per una ragione precisa, e cioè che in questi mesi gli articoli sulla vicenda di Don Inzoli si contano sulle dita di una mano. Se il caso avesse ricevuto – come sarebbe dovuto accadere – una copertura diffusa e costante, sarebbe stato molto più difficile additare la “responsabilità” del cronista che rompe il cordone di silenzio mediatico e decide di occuparsi di un caso che è, a tutti gli effetti e sotto ogni aspetto, una notizia, e della più alta rilevanza.

Solidarietà a Matteo Pucciarelli e massima attenzione agli sviluppi del caso Inzoli.

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www.ilgiorno.it/cremona/prete-molestie-1.673157

Accusato di molestie, Don Mauro ora chiede i danni
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L'avvocato ha voglia di fare un po' di chiarezza sul caso che ha visto coinvolto il suo cliente, a partire da fantomatiche responsabilità penali
di Pier Giorgio Ruggeri
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Crema, 15 febbraio 2015 - L’avvocato Gherardo Fiume di Milano è il difensore, in campo civile, di don Mauro Inzoli, parroco accusato di molestie ai danni di minori, e ha voglia di fare un po’ di chiarezza sul caso che ha visto coinvolto il suo cliente, a partire da fantomatiche responsabilità penali. «Per prima cosa – comincia – non risulta né a me né a don Mario che la procura di Cremona abbia aperto un fascicolo nei suoi confronti» dopo lo scritto del vescovo nel quale si parlava di «gravi comportamenti derivanti da abusi sessuali su minori».

Nessuna conferma nemmeno per quanto riguarda un’eventuale richiesta di accesso agli atti dalla procura al Vaticano: «I giornali lo annunciano – abbozza –, non so attraverso quale fonte». Non è improbabile però che il fascicolo sia stato aperto e poi chiuso per prescrizione, visto che si tratterebbe di fatti avvenuti oltre dieci anni fa. Ha poi fatto scalpore la partecipazione di don Mauro al convegno sulla famiglia organizzato dalla Regione, dove ha colpito soprattutto la scelta «di campo» del parroco, posizionato proprio dietro al governatore Roberto Maroni. Un modo per essere visto da tutti? «Chi prima arriva, meglio alloggia – la risposta dell’avvocato – poi è irrilevante la seconda fila o l’ultima, anche perché sarebbe stato “pescato” comunque. Non ritengo che le restrizioni esposte nel comunicato ufficiale a conclusione della causa di monsignor Mauro Inzoli implichino impedimenti nel partecipare a un convegno fuori dalla diocesi di Crema».

Continua poi la battaglia del prete contro i giornalisti: «Le restrizioni a cui è stato sottoposto don Mauro hanno il fine di sedare uno scandalo che è stato alimentato anche dalla diffusione di notizie-condanna, che tacciono il nucleo centrale del provvedimento emesso dall’Ordinamento giudiziario delegato in Vaticano, ossia l’accoglimento del ricorso presentato da don Mauro». E così la toga e il suo assistito starebbero pensando addirittura a presentare una richiesta di risarcimento danni. «Mi sembra evidente – spiega Fiume –, anche se don Mauro, qualora dovesse ottenere la giusta soddisfazione, devolverebbe quanto ottenuto in opere di carità».
 
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view post Posted on 3/3/2015, 19:44
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http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/0...atti-108650809/

Lombardia Pedofilia, stop all’inchiesta su don ‘Mercedes': il Vaticano mette il segreto sugli atti
Pedofilia, stop all’inchiesta su don ‘Mercedes': il Vaticano mette il segreto sugli atti
redazione 3 marzo 2015Lombardia, Vatican City
I pm di Cremona non avranno gli atti sui presunti casi di abusi: la denuncia del deputato Sel, Franco Bordo. Don Inzoli era stato al centro delle polemiche per aver partecipato a Milano al convegno sulla famiglia tradizionale


142235460-cc262144-d902-4e09-a6a0-32669fbbb9dbdi MATTEO PUCCIARELLI


Il Vaticano stoppa tutto: la procura di Cremona non potrà avere i documenti richiesti su Mauro Inzoli, alias ‘don Mercedes’, il prete già ai vertici di Comunione e Liberazione e sospeso dalla Congregazione per la Dottrina delle Fede per pedofilia, lo scorso anno. La denuncia arriva dal deputato di Sel Franco Bordo, autore dell’esposto che aveva dato il via all’inchiesta della giustizia italiana, per una volta in ritardo rispetto a quella vaticana. “La scelta della Santa Sede di non trasmettere gli atti ci delude profondamente – spiega Bordo – ed è una contraddizione rispetto al nuovo corso annunciato da papa Francesco”.

Per questo motivo Sel si augura che ci sia un ripensamento, “i tempi dell’omertà sono finiti”. Su don Inzoli, per anni presidente del Banco Alimentare e famoso per il suo elevato stile di vita, è stato apposto il sub secreto pontificio, una specie di segreto di Stato della Santa Sede. La quale aveva speso parole durissime nell’imporre al dirigente di cielle una vita riservata e non più al contatto con i fedeli. “In considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza. Gli è inoltre prescritto di sottostare ad alcune restrizione la cui inosservanza comporterà la dimissione dallo stato clericale”, spiegò il decreto del vescovo di Crema, Oscar Cantoni.

Don Mercedes era salito di nuovo alla ribalta poche settimane fa, quando venne immortalato a Milano seduto in seconda fila, dietro a Roberto Maroni e a Roberto Formigoni, durante il convegno per la famiglia tradizionale al Pirellone. Convegno che aveva scatenato un vespaio perché organizzato dalla Regione con una associazione che si propone l’obiettivo di curare i gay (o perlomeno gli omosessuali che ne fanno richiesta). Il giorno dopo tutti i vertici del centrodestra lombardo fecero finta di non averlo visto, o addirittura di conoscerlo di sfuggita.
 
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MARTEDÌ 3 MARZO 2015
Vaticano
Pedofilia: Vaticano, procedimenti CDF non sono pubblici
Agi
(Salvatore Izzo) "I procedimenti della Congregazione della Dottrina della Fede sono di natura canonica e come tali non oggetto di scambio di informazioni con magistrature civili". Cosi' all'AGI fonti del Vaticano riguardo al caso di don Mauro Inzoli, dopo che Franco Bordo, deputato di Sinistra Ecologia e Liberta' ha reso noto che il Vaticano non trasmettera' alla Procura di Cremona gli atti inerenti i casi di abusi su minori che hanno visto protagonista il prete ciellino, casi accertati dalle stesse autorita' ecclesiastiche. Bordo parla di "contraddizione" della Santa Sede che ha apposto ai carteggi richiesti dalla giustizia italiana il "sub secreto pontificio", una sorta di segreto di Stato.In realta' fino all'anno scorso don Mauro Inzoli, sacerdote di Comunione e Liberazione e presidente del Banco Alimentare - nonche' da alcuni indicato come il confessore di Roberto Formigoni - era sconosciuto alla magistratura nonostante le due severe sentenze del Vaticano contro di lui. Le accuse erano pesanti: aver abusato in circa 10 anni di 40 bambini e ragazzi affidati all'associazione Fraternita' di Crema che si occupa di minori in difficolta' e di cui don Inzoli era presidente.
Lo scandalo Inzoli scoppia nel dicembre 2012, quando il sito della Curia cremasca pubblica la severissima condanna della Congregazione per la Dottrina della Fede: la dimissione dallo stato laicale. A 'spretarlo' e' Benedetto XVI. Contro il provvedimento don Inzoli ricorre in Appello. Nel 2014, con Papa Francesco, arriva la risposta definitiva, sempre firmata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede: i reati vengono confermati ma si applica un criterio meno rigido fondato su due punti
fermi: verita' e misericordia. Don Inzoli, si legge nella sentenza vaticana "e' invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza", "gli e' inoltre prescritto di sottostare ad alcune restrizioni, la cui inosservanza comportera' la dimissione dallo stato clericale", ossia "non potra' celebrare e concelebrare in pubblico l'eucarestia e gli altri sacramenti, ne'
predicare", "non potra' assumere ruoli di responsabilita' e operare in enti a scopo educativo, non potra' dimorare nella diocesi di Crema, entrarvi e svolgere in essa qualsiasi atto ministeriale. Dovra' inoltre intraprendere, per almeno cinque anni, un'adeguata psicoterapia".
Dopo l'apparizione al Meeting di Rimini nel gennaio scorso di don Inzoli - a un convegno in difesa della famiglia - il caso riemerge. Per la magistratura italiana pero' il sacerdote e' sconosciuto. Solo il deputato di Sel Franco Bordo, nel 2014, dopo l'ultima sentenza della Congregazione per la Dottrina della Fede, presenta un esposto alla magistratura.
Resta da capire se il Vaticano ora possa intervenire in quanto don Inzoli ha disobbedito nalla sentenza vaticana di condurre una vita di "umile riservatezza".
POSTED BY IL SISMOGRAFO ORE 18:45
 
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view post Posted on 15/10/2015, 17:50
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http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/...2e1846622.shtml

CREMONA
Cinque ragazzini lo accusano
A processo don Mauro Inzoli
Il procuratore ha chiesto il rinvio a giudizio per violenza sessuale aggravata dall’«abuso di autorità derivante dalla sua posizione molto nota e carismatica» di rettore e parroco
di Gilberto Bazoli

La giustizia religiosa lo ha già punito, ora è il turno di quella terrena. Il procuratore di Cremona, Roberto di Martino, ha chiesto il rinvio a giudizio per don Mauro Inzoli, 65 anni, soprannominato «don Mercedes», per la sua passione per le auto di lusso. Esponente di spicco di Comunione e liberazione, è stato a lungo presidente della Fondazione Banco alimentare. A gennaio di quest’anno diede scandalo la sua presenza a un convegno sulla famiglia organizzato dalla Regione. Il sacerdote è accusato di violenza sessuale con «abuso di autorità derivante dalla sua posizione molto nota e carismatica» di rettore del liceo e parroco. I suoi legali hanno avanzato, pur non formalizzandola, proposta di patteggiamento, ma la procura ha detto di no.

Cinque ragazzini
Don Inzoli è chiamato in causa da cinque minorenni, i più piccoli dei quali all’epoca dei fatti avevano 12 e 13 anni. Otto gli episodi contestati mentre altri quindici sono caduti in prescrizione. I suoi accusatori parlano di baci, abbracci, carezze, toccamenti nelle parti intime e altro ancora. Secondo la procura, don Inzoli avrebbe sfruttato l’autorità che gli derivava dal suo doppio ruolo di rettore del liceo linguistico Shakespeare di Crema e di parroco, per 17 anni, della chiesa della Santissima Trinità.
«Per i miei genitori era un idolo»
Ed è lì, nel suo studio accanto all’oratorio e punto di riferimento di Gioventù studentesca, che si sarebbe consumata la maggior parte delle violenze. Un altro luogo erano le case-vacanza dove si svolgevano i ritiri spirituali. «Per i miei genitori - ha raccontato una delle vittime parlando della sudditanza psicologica nei confronti del religioso cremasco - don Inzoli era una specie di idolo meritevole di venerazione». Ora la parola passa al giudice per l’udienza preliminare: il sacerdote rischia una pena sino a 12 anni di reclusione.
15 ottobre 2015 | 17:35
 
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view post Posted on 15/10/2015, 18:10
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Pedofilia, "abusò di 5 minori": dal gip no al patteggiamento per 'don Mercedes'
La Procura di Cremona ha chiesto il rinvio a giudizio per don Mauro Inzoli, il discusso sacerdote amante del lusso già ai vertici di Cl

di MATTEO PUCCIARELLI
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15 ottobre 2015



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Pedofilia, "abusò di 5 minori": dal gip no al patteggiamento per 'don Mercedes'
don Mauro Inzoli
Aveva chiesto il patteggiamento, ma il gip non l’ha formalizzato: per don Mauro Inzoli nei prossimi giorni verrà fissata l’udienza preliminare che dovrà decidere sul suo rinvio a giudizio. Le accuse erano note e sono gravissime: l’ex numero uno di Comunione e Liberazione in Lombardia avrebbe abusato sessualmente di cinque minori tra il 2004 e il 2008, in tutto otto episodi contestati; mentre altri quindici sono caduti in prescrizione. Rischia 12 anni di reclusione.

Don Inzoli all'epoca dei fatti era rettore del liceo linguistico Shakespeare di Crema, parroco della Santissima Trinità della stessa cittadina nonché presidente del Banco Alimentare. Proprio grazie a questi ruoli che lo rendevano un "idolo meritevole di venerazione" (ha raccontato uno dei giovani) don Inzoli avrebbe avuto la capacità di assoggettare i minori.

Nei documenti presentati dal pm si fa riferimento a fatti ben specifici: dai palpeggiamenti ai baci, alle carezze, agli abbracci. Gli atti contestati sarebbero avvenuti sia nello studio di 'don Mercedes' - chiamato così per la sua passione per il lusso - che nei luoghi di villeggiatura dove i giovani trascorrevano le vacanze nelle strutture cielline.

Don Inzoli era stato già sospeso dallo stessa Congregazione per la Dottrina della Fede ("In considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e umile riservatezza", c'era scritto nella lettera della Santa Sede). Da lì, dopo un esposto presentato dal deputato di Sinistra Ecologia e Libertà Franco Bordo, era partita l'inchiesta della magistratura italiana: questo nonostante il Vaticano avesse deciso di non trasmettere alla Procura gli atti inerenti i casi di abusi su minori, accertati da loro stessi.

La sua vicenda tornò alla ribalta quando, nel gennaio scorso, si presentò seduto in seconda fila dietro a Roberto Maroni e a Roberto Formigoni al discusso convegno in difesa della 'famiglia tradizionale' in Regione Lombardia, organizzato insieme ad una associazione che propone la cura dei gay. Una presenza inopportuna che imbarazzò i vertici del Pirellone i quali, non a caso, fecero finta di non averlo visto.

TagsArgomenti:pedofiliaProtagonisti:don Mauro Inzolidon inzoli
© Riproduzione riservata 15 ottobre 2015
 
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http://ilmanifesto.info/troppi-silenzi-su-...ssimo-ciellino/

«Troppi silenzi su don Inzoli, il potentissimo ciellino»
Intervista. Nei suoi confronti la Procura chiede 12 anni per violenza sessuale con abuso di minori. Fu espulso dalla Chiesa, poi il passo indietro Franco Bordo, deputato di Se, è l'autore dell'esposto che ha dato il via all'inchiesta


don Mauro Inzoli
Ernesto Milanesi
EDIZIONE DEL
09.12.2015

PUBBLICATO
8.12.2015, 23:59

«Violenza sessuale con abuso di autorità e violenza sessuale aggravata per abuso di minori»: per don Mauro Inzoli, 65 anni, la Procura di Cremona ha chiesto il rinvio a giudizio e 12 anni di reclusione, respingendo il patteggiamento. Un «caso» che distrugge l’immagine della fraternità di Comunione e liberazione, imbarazza la Lombardia politica che conta, rappresenta l’altra faccia della medaglia nell’amministrazione della giustizia fra Vaticano e Italia. Lo racconta bene Franco Bordo, deputato Sel, obiettore di coscienza con il gruppo Abele a Torino, cristiano e pacifista, consigliere comunale e assessore a Crema. «Sono reati odiosi che non si possono ’coprire’ e che vanno perseguiti in base alla legge italiana. Non posso sostenere che la Procura non sarebbe intervenuta senza l’esposto che ho presentato nell’estate 2014, tuttavia quell’esposto ha reso possibile prima le indagini e poi il procedimento penale», afferma Bordo.

Quando è cominciata questa vicenda?

Nel 2012, perché don Inzoli sparisce improvvisamente da Crema, che è un comune di 36 mila abitanti dove ben lo si conosceva come figura carismatica di Cl con ruoli di primo piano che spesso lo collegavano alla politica del potere ciellino in Lombardia. Allora si mormorava di una presunta malattia, forse depressione. A dicembre 2012 arriva il comunicato secco della Diocesi che, in poche righe, annuncia che don Inzoli è stato ridotto allo stato laicale. Di fatto, l’espulsione dalla chiesa secondo le norme del diritto ecclesiastico. Una «sentenza» grave, eccezionale, drastica presa senza dare motivazioni. E con un muro impenetrabile sulla decisione tutt’altro che di normale amministrazione.

Ma che profilo aveva questo sacerdote ciellino? Perché lo conosce? Dove sta l’interesse politico di questa storia?

Siamo concittadini. C’era chi lo chiamava «don Mercedes», era riconosciuto come sacerdote dal grande ascendente, si sapeva delle sue frequentazioni politiche. Era rettore del liceo linguistico Shakespeare di Crema e parroco alla Santissima Trinità. Ma soprattutto a don Inzoli faceva capo l’attività dell’associazione Fraternità, affidataria di minori in difficoltà che fra l’altro beneficiava dagli enti pubblici di un trattamento economico “maggiorato”. A livello nazionale, come presidente del Banco Alimentare era anche al vertice di Cl al punto di contribuire alla stesura del programma del Meeting di Rimini. Insomma, uno fra i più potenti ciellini non solo lombardi. Tant’è che a ogni campagna elettorale si attivava a sostegno del governatore Formigoni, di Raffaele Cattaneo e del cremasco Gianni Rossoni. L’attuale assessore regionale Cristina Cappellini è originaria di un paese a 15 chilometri da Crema e conosce benissimo don Inzoli.

Un anno fa cosa è accaduto?

In base al ricorso che Inzoli aveva annunciato rispetto alla prima «sentenza», si conclude l’iter in Vaticano e il 26 giugno 2014 con una lettera il vescovo di Crema Oscar Cantoni annuncia che la Congregazione della dottrina della fede su incarico di papa Francesco ha inflitto per decreto la «pena medicinale perpetua». In sostanza, don Inzoli viene allontanato dalla Diocesi, con l’obbligo di condurre una vita ritirata e di curarsi. Per la prima volta affiorano gli abusi nei confronti dei minori che erano stati segnalati direttamente al vescovo. Ma nella sostanza è un passo indietro rispetto al primo e significativo provvedimento. Don Inzoli non viene più espulso dalla chiesa…

E scatta l’esposto alla magistratura italiana: con quale obiettivo?

A Crema ricevevo richieste, informazioni, segnalazioni. Da parte mia, reputavo indegno che di fronte a simili comportamenti il nostro sistema giudiziario per così lungo tempo non si fosse mai attivato. Così firmo l’esposto alla Procura e si avviano le indagini. Vengono richiesti gli atti ufficiali al Vaticano che però si rifiuta di fornirli. Ma la magistratura di Cremona va avanti lo stesso. Ora nella richiesta di rinvio a giudizio sono esplicitamente citati una ventina di casi di violenza sessuale nei confronti di soggetti diversi. Quindici sono caduti in prescrizione: nel processo ne verranno perseguiti otto. Evidenzio che si tratta di soggetti minori tra i 12 e i 16 anni all’epoca dei fatti, cioè fra il 2004 e il 2008.

Il caso di don Inzoli sembra destinato a non far troppo notizia. Perché?

Sacerdoti pedofili, purtroppo, ce ne sono stati tanti altri e non solo in Italia. Ma don Inzoli è anche una personalità di primo piano nel mondo di Cl e in questi anni in particolare a Crema si è percepita una cappa di paura, come in un sistema omertoso e di ricatti incrociati. Le informazioni, “giudiziarie” e non, sono comunque disponibili anche grazie al lavoro dei cronisti locali della Provincia. E oggi è impossibile negare ancora il ruolo di don Inzoli e di Cl, perché tutti lo hanno riconosciuto a gennaio seduto alle spalle di Formigoni e Maroni al convegno organizzato in Regione sulla famiglia «tradizionale». Un episodio che ha lasciato sbalorditi, ma che è anche il sintomo della spudoratezza del vincolo stretto, costante e immutato fra don Inzoli e il Pirellone. La conferma ulteriore che Cl in Lombardia è una vera e propria potenza, quasi intoccabile.
 
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view post Posted on 22/2/2016, 20:43
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www.cremonaoggi.it/2016/02/22/314405/

22 febbraio 2016COMMENTA
Don Inzoli, udienza il
9 marzo. La difesa pensa
al rito abbreviato
L'udienza preliminare per don Mauro Inzoli si terrà il 9 marzo prossimo davanti al gup Letizia Platè. Molto probabilmente la difesa chiederà di procedere con il rito abbreviato.
inzoli-evi
di Sara Pizzorni

L’udienza preliminare per don Mauro Inzoli si terrà il 9 marzo prossimo davanti al gup Letizia Platè. Molto probabilmente la difesa chiederà di procedere con il rito abbreviato. Le accuse, per il prete cremasco, sono di violenza sessuale con abuso di autorità e violenza sessuale aggravata per abuso di minori di 12 anni. Prima di arrivare alla richiesta di rinvio a giudizio da parte del procuratore Roberto di Martino era stata avanzata una proposta di patteggiamento non formalizzata alla quale però la procura aveva detto di no. Don Inzoli rischia una pena fino a 12 anni di reclusione.

Numerosi i casi di presunti abusi sessuali dei quali il prete cremasco sarebbe stato protagonista. Quindici sono caduti perché già finiti in prescrizione, mentre per altri otto episodi, di cui quattro in continuazione riferiti ad una pluralità di situazioni, è ancora possibile procedere penalmente. I fatti sarebbero accaduti tra il 2004 e il 2008. Cinque le persone offese, tra cui un ragazzino all’epoca di soli 12 anni e un altro di 13. Sono gli episodi più gravi in quanto commessi ai danni di minori di 14 anni. Le altre presunte vittime hanno tra i 14 e i 16 anni. I ragazzini sarebbero stati abusati sia nello studio del don in oratorio, sia (si parla di tre casi) nelle località di vacanza dove i gruppi giovanili erano soliti spostarsi.

A don Inzoli si contesta l’abuso di autorità in quanto nei periodi dei presunti abusi ricopriva i ruoli di rettore al liceo linguistico Shakespeare e parroco della chiesa della Santissima Trinità di Crema a cui faceva capo il gruppo Gioventù studentesca.

I ragazzi frequentavano l’oratorio per i perfezionamenti spirituali che svolgevano con don Inzoli. Secondo l’accusa, gli abusi si sarebbero consumati nello studio del don, dove i ragazzi entravano singolarmente. Per la procura, ci sarebbero stati da parte del prete, baci, carezze, abbracci, toccamenti nelle parti intime e masturbazioni. Tutte le presunte vittime avrebbero raccontato di una loro fortissima sottomissione psicologica davanti a don Mauro: in sostanza, sarebbero rimasti allibiti, ma non avrebbero avuto la forza di reagire. Uno dei giovani ha raccontato che per i genitori don Inzoli era un “idolo meritevole di venerazione”.
 
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9 marzo 2016COMMENTA
Caso don Inzoli dal gup:
due minori chiedono i danni
Verso istanza di rito abbreviato
Vogliono essere risarciti due dei cinque minori vittime degli abusi sessuali compiuti da don Mauro Inzoli, 66 anni, carismatico capo di CL oggi a processo davanti al gup Letizia Platé. I difensori chiederanno il rito abbreviato.
inzoli gup - evidA sinistra l'avvocato di parte civile Maria Laura Brunelleschi


Vogliono essere risarciti due dei cinque minori vittime degli abusi sessuali compiuti da don Mauro Inzoli, 66 anni, carismatico capo di CL oggi a processo davanti al gup Letizia Platé.

L’udienza preliminare del procedimento vede don Inzoli accusato di otto episodi di violenza sessuale che avrebbe commesso abusando della sua autorità, sia nel suo ufficio dove teneva gli esercizi spirituali con i ragazzini, sia negli alberghi dei luoghi di villeggiatura dove CL portava i minori durante le vacanze estive. L’udienza è stata immediatamente rinviata all’11 maggio prossimo, quando l’avvocato Maria Laura Brunelleschi si costituirà parte civile per le due vittime.

I difensori di don Inzoli, gli avvocati Nerio Diodà e Corrado Limentani (a sinistra) di Milano, con ogni probabilità chiederanno che il religioso venga processato con il rito abbreviato. “Nessuno può ignorare che un abbreviato sarà alla fine la nostra scelta”, hanno dichiarato i due legali, nelle cui intenzioni vi è quella di arrivare ad un accordo con la collega Brunelleschi sul risarcimento prima dell’udienza di maggio. In questo modo la difesa eviterebbe di avere nel processo la parte civile. Certo, qualsiasi risarcimento non potrebbe mai guarire le ferite provocate da don Inzoli alle sue vittime. Ferite che si acutizzano ogni volta che il caso torna alla ribalta. La Santa Sede ha già punito don Mauro, infliggendogli per mano di Papa Ratzinger una sanzione della riduzione allo stato laicale, sanzione poi ammorbidita il 27 giugno del 2014 da Papa Francesco con una pena medicinale perpetua, invitando il sacerdote a condurre, tra le altre cose, una “vita di preghiera e di umile riservatezza come segni di conversione e di penitenza”. Riservatezza che il don non avrebbe rispettato, presentandosi al tradizionale convegno sulle famiglie organizzato a Milano dalla Regione Lombardia nel gennaio del 2015. In prima fila c’era il governatore Roberto Maroni, in seconda fila don Inzoli, immortalato dai fotografi. In quell’occasione era scoppiata una violenta polemica. A sollevarla era stato un indignato Franco Bordo, il parlamentare di Sel che il 30 giugno del 2014 aveva presentato un esposto, facendo aprire l’indagine penale. Nel corso dell’inchiesta, il procuratore, attraverso una rogatoria, aveva chiesto gli atti al Vaticano, ma la Santa Sede non aveva collaborato.

Sara Pizzorni
 
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view post Posted on 11/5/2016, 19:53
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www.cremaoggi.it/2016/05/11/don-inzoli/

11 maggio 2016COMMENTA
Abusi sessuali, don Inzoli
risarcisce cinque minori
con 25mila euro a testa
don-mauro-inzoli


Sono state risarcite cinque parti offese con 25mila euro a testa, nel procedimento contro don Mauro Inzoli, 66 anni, il carismatico capo di CL accusato di abusi sessuali. L’accordo tra le parti si è concretizzato oggi davanti al gup Letizia Platè. Il risarcimento in favore delle cinque vittime ha quindi di fatto estromesso dal procedimento le parti civili. Due dei minori, infatti, si erano costituiti la scorsa udienza attraverso l’avvocato Maria Laura Brunelleschi. L’udienza è stata poi aggiornata al prossimo 29 giugno. Don Inzoli sarà processato con il rito abbreviato, così come chiesto ed ottenuto proprio oggi dai suoi difensori, gli avvocati Nerio Diodà e Corrado Limentani di Milano.

Il religioso deve rispondere di otto episodi di violenza sessuale che avrebbe commesso sia nel suo ufficio dove teneva gli esercizi spirituali con i ragazzini, sia negli alberghi dei luoghi di villeggiatura dove CL portava i minori durante le vacanze estive. I fatti sarebbero accaduti tra il 2004 e il 2008. Tra le persone offese, un ragazzino all’epoca di soli 12 anni e un altro di 13. Sono gli episodi più gravi in quanto commessi ai danni di minori di 14 anni. Le altre vittime hanno tra i 14 e i 16 anni.

A don Inzoli si contesta l’abuso di autorità in quanto nei periodi dei presunti abusi ricopriva i ruoli di rettore al liceo linguistico Shakespeare e parroco della chiesa della Santissima Trinità di Crema a cui faceva capo il gruppo Gioventù studentesca. I ragazzi frequentavano l’oratorio per i perfezionamenti spirituali che svolgevano con don Inzoli. Per la procura, ci sarebbero stati da parte del prete, baci, carezze, abbracci, toccamenti nelle parti intime e masturbazioni. Tutte le presunte vittime avrebbero raccontato di una loro fortissima sottomissione psicologica davanti a don Mauro: in sostanza, sarebbero rimasti allibiti, ma non avrebbero avuto la forza di reagire. Uno dei giovani ha raccontato che per i genitori don Inzoli era un “idolo meritevole di venerazione”.

La Santa Sede ha già punito don Mauro, infliggendogli per mano di Papa Ratzinger una sanzione della riduzione allo stato laicale, sanzione poi ammorbidita il 27 giugno del 2014 da Papa Francesco con una pena medicinale perpetua, invitando il sacerdote a condurre, tra le altre cose, una “vita di preghiera e di umile riservatezza come segni di conversione e di penitenza”. Riservatezza che il don non avrebbe rispettato, presentandosi al tradizionale convegno sulle famiglie organizzato a Milano dalla Regione Lombardia nel gennaio del 2015. In prima fila c’era il governatore Roberto Maroni, in seconda fila c’era don Inzoli, immortalato dai fotografi. In quell’occasione era scoppiata una violenta polemica. A sollevarla era stato un indignato Franco Bordo, il parlamentare di Sel che il 30 giugno del 2014 aveva presentato un esposto, facendo aprire l’indagine penale. Nel corso dell’inchiesta, il procuratore Roberto di Martino, attraverso una rogatoria, aveva chiesto gli atti al Vaticano, ma la Santa Sede non aveva collaborato.

Sara Pizzorni



una “vita di preghiera e di umile riservatezza come segni di conversione e di penitenza”. Riservatezza che il don non avrebbe rispettato, presentandosi al tradizionale convegno sulle famiglie organizzato a Milano dalla Regione Lombardia nel gennaio del 2015. In prima fila c’era il governatore Roberto Maroni, in seconda fila c’era don Inzoli, immortalato dai fotografi. In quell’occasione era scoppiata una violenta polemica. A sollevarla

era stato un indignato Franco Bordo, il parlamentare di Sel che il 30 giugno del 2014 aveva presentato un esposto, facendo aprire l’indagine penale. Nel corso dell’inchiesta, il procuratore Roberto di Martino, attraverso una rogatoria, aveva chiesto gli atti al Vaticano, ma la Santa Sede non aveva collaborato. Sara Pizzorni
 
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Il fondatore del Banco Alimentare paga 25.000 € e ottiene l'abbreviato

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www.cremaoggi.it/2016/05/11/don-inzoli/

11 maggio 2016COMMENTA
Abusi sessuali, don Inzoli
risarcisce cinque minori
con 25mila euro a testa
don-mauro-inzoli


Sono state risarcite cinque parti offese con 25mila euro a testa, nel procedimento contro don Mauro Inzoli, 66 anni, il carismatico capo di CL accusato di abusi sessuali. L’accordo tra le parti si è concretizzato oggi davanti al gup Letizia Platè. Il risarcimento in favore delle cinque vittime ha quindi di fatto estromesso dal procedimento le parti civili. Due dei minori, infatti, si erano costituiti la scorsa udienza attraverso l’avvocato Maria Laura Brunelleschi. L’udienza è stata poi aggiornata al prossimo 29 giugno. Don Inzoli sarà processato con il rito abbreviato, così come chiesto ed ottenuto proprio oggi dai suoi difensori, gli avvocati Nerio Diodà e Corrado Limentani di Milano.

Il religioso deve rispondere di otto episodi di violenza sessuale che avrebbe commesso sia nel suo ufficio dove teneva gli esercizi spirituali con i ragazzini, sia negli alberghi dei luoghi di villeggiatura dove CL portava i minori durante le vacanze estive. I fatti sarebbero accaduti tra il 2004 e il 2008. Tra le persone offese, un ragazzino all’epoca di soli 12 anni e un altro di 13. Sono gli episodi più gravi in quanto commessi ai danni di minori di 14 anni. Le altre vittime hanno tra i 14 e i 16 anni.

A don Inzoli si contesta l’abuso di autorità in quanto nei periodi dei presunti abusi ricopriva i ruoli di rettore al liceo linguistico Shakespeare e parroco della chiesa della Santissima Trinità di Crema a cui faceva capo il gruppo Gioventù studentesca. I ragazzi frequentavano l’oratorio per i perfezionamenti spirituali che svolgevano con don Inzoli. Per la procura, ci sarebbero stati da parte del prete, baci, carezze, abbracci, toccamenti nelle parti intime e masturbazioni. Tutte le presunte vittime avrebbero raccontato di una loro fortissima sottomissione psicologica davanti a don Mauro: in sostanza, sarebbero rimasti allibiti, ma non avrebbero avuto la forza di reagire. Uno dei giovani ha raccontato che per i genitori don Inzoli era un “idolo meritevole di venerazione”.

La Santa Sede ha già punito don Mauro, infliggendogli per mano di Papa Ratzinger una sanzione della riduzione allo stato laicale, sanzione poi ammorbidita il 27 giugno del 2014 da Papa Francesco con una pena medicinale perpetua, invitando il sacerdote a condurre, tra le altre cose, una “vita di preghiera e di umile riservatezza come segni di conversione e di penitenza”. Riservatezza che il don non avrebbe rispettato, presentandosi al tradizionale convegno sulle famiglie organizzato a Milano dalla Regione Lombardia nel gennaio del 2015. In prima fila c’era il governatore Roberto Maroni, in seconda fila c’era don Inzoli, immortalato dai fotografi. In quell’occasione era scoppiata una violenta polemica. A sollevarla era stato un indignato Franco Bordo, il parlamentare di Sel che il 30 giugno del 2014 aveva presentato un esposto, facendo aprire l’indagine penale. Nel corso dell’inchiesta, il procuratore Roberto di Martino, attraverso una rogatoria, aveva chiesto gli atti al Vaticano, ma la Santa Sede non aveva collaborato.

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era stato un indignato Franco Bordo, il parlamentare di Sel che il 30 giugno del 2014 aveva presentato un esposto, facendo aprire l’indagine penale. Nel corso dell’inchiesta, il procuratore Roberto di Martino, attraverso una rogatoria, aveva chiesto gli atti al Vaticano, ma la Santa Sede non aveva collaborato. Sara Pizzorni
 
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