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Pedofilia. Papa Francesco prima perdona e poi spreta mons. Inzoli, fondatore del Banco Alimentare, Violenze su ragazzini da 12 a 16 anni. Il monsignore se la cava con la prescrizione per 17 casi. Condannato per altri 6.

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mao61
icon14  view post Posted on 31/12/2012, 13:09




Ehm ..... posso chiedere come mai se i soldi li gestiscono i compagni, fanno solo il bene del popolo e del sociale, mentre se li gestiscono i cattolici sono dei MANEGGIONI ?????'????????????????????????
 
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view post Posted on 31/12/2012, 16:05
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Non ho capito la domanda, sul serio. Puoi riformularla meglio?
 
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view post Posted on 2/3/2013, 07:11
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http://www.inviatoquotidiano.it/fatti/crem...resenta-ricorso

Crema: don Inzoli ridotto allo stato laicale. Presenta ricorso

CREMA - Monsignor Mauro Inzoli, ex parroco della Santissima Trinità a Crema, ha deciso di fare ricorso contro il provvedimento che l'ha ridotto allo stato laicale. La sentenza è stata emessa dalla congregazione della dottrina della fede del Vaticano. L'inchiesta è nata dalla diocesi cremasca. Quattro giovani che hanno accusato l'ex parroco di Santa Trinità.

La colpa contestata a don Inzoli riguarderebbe la sfera personale. Abusi sui minori. La segnalazione è arrivata dalle famiglie dei quattro giovani. Si tratta di persone molto vicine all'ex presidente del Banco Alimentare.

Ciò che è certo è che non ci sono stati atti sessuali. Nè filmati. O registrazioni. Ci sono le dichiarazioni dei ragazzi fatti alle rispettive famiglie che parlano di atteggiamenti equivoci.

L'ex parroco della Santissima Trinità adesso vive a Milano con la madre. Ai giornalisti che l'hanno contattato non ha rilasciato dichiarazioni in merito alla decisione di presentare ricorso.

"In data 9 dicembre 2012 - recitava il comunicato che è stato pubblicato sul sito della Diocesi di Crema - il Vescovo di Crema ha emesso un decreto, su mandato della Congregazione per la Dottrina della Fede (Santa Sede), che dispone la dimissione dallo stato clericale del rev.do Monsignor Mauro Inzoli al termine di un procedimento canonico a norma del canone 1720 del Codice di Diritto Canonico. La pena è sospesa in attesa del secondo grado di giudizio. Ogni altra informazione in merito al provvedimento di cui sopra è riservata all’autorità della Congregazione per la Dottrina della Fede".

Le motivazioni del provvedimento non sono mai state rese note. Ma la citazione della norma del canone 1720 del Codice di Diritto Canonico fa riferimento alla persona. I 'delicta graviora' di competenza della Congregazione per la dottrina della fede, oltre alla profanazione dell’eucaristia e l’attentato al Pontefice, riguardano gli abusi sui minori, l’assoluzione del complice in confessionale, l’induzione ad atti turpi in confessionale.

Il vescovo si era riunito con i sacerdoti ,a mattina di mercoledì 12 dicembre. La comunicazione era stata data intorno a mezzogiorno. Don Mauro Inzoli poteva presentare ricorso entro 60 giorni. La pena nel frattempo era stata stata sospesa. Ma, qualora il ricorso non fosse accoto, diventerebbe definitiva.

La dimissione dallo stato clericale (amissio status clericalis) è una sanzione disciplinare che può essere comminata dalla Chiesa cattolica ai membri del clero. Il presbitero dimesso, oppure il vescovo, perde automaticamente i diritti propri dello stato clericale e non è più tenuto ai relativi obblighi. Perde, inoltre, la dignità e i compiti ecclesiastici e rimane escluso dall'esercizio del sacro ministero, né può avere un compito direttivo in ambito pastorale. Non può insegnare nei seminari, e negli altri Istituti dove sono presenti insegnamenti di discipline teologiche.

Nonostante il nome di questa pena canonica sia attualmente "dimissione dallo stato clericale", comunemente continua ad essere utilizzata l'espressione del Codice di diritto canonico del 1917, che parlava di "riduzione allo stato laicale". Normalmente in questi casi si parla di ex-sacerdote o di ex-prete, sebbene, secondo il canone 290 del Codice di diritto canonico, essendo l'ordinazione un sacramento che conferisce un carattere, la condizione sacerdotale non viene mai perduta: Dopo essere stato validamente ricevuto, l'ordine sacro non può mai essere reso invalido.

Mauro Inzoli, originario di Torlino Vimercati, è stato ordinato sacerdote nel 1976. È stato vicario parrocchiale, insegnante al seminario vescovile di Crema, rettore dell’istituto Santa Dorotea di Napoli, quindi cappellano a Ricengo e Bottaiano, e poi parroco della Santissima Trinità di Crema dove rimane fino al 3 ottobre 2010. Don Inzoli ha presieduto fino a pochi mesi fa la fondazione del Banco Alimentare.
01/03/2013
 
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view post Posted on 13/11/2013, 18:25
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http://www.sussurrandom.it/site/e-sul-sito...cerdoti-attivi/


E sul sito della diocesi don Mauro Inzoli è tra i sacerdoti attivi

🕔 3 settembre 2013 | ⚑ Diocesi, Segnalazioni, Uncategorized;
mauro inzoli

Piccolezza ma clamorosa. Spulciando il sito della diocesi in cerca di qualche notizia curiosa da Sussurrandom stavamo preparando la lista dei sacerdoti attivi per la sezione liste. Ebbene tra i sacerdoti che risultano attivi nella Diocesi di Crema risulta ancora lo scomunicato don Mauro Inzoli, al centro della cronaca nazionale lo scorso anno. Ecco la sua scheda dal sito della diocesi

INZOLI MAURO
* Nato 08.09.1950
Luogo di nascita Torlino Vimercati
Ordinato 26.6.1976
Laurea in Filosofia
Licenza in Teologia
Insegnante Scuola Dante Alighieri Seminario Vescovile 1978-1982
Vicario parr. Monte Cremasco 1976-1981
Vicario parr. Casale Cremasco 1981-1988
Rettore Istituto S. Dorotea di Napoli 1988-1992
Cappellano Ricengo e Bottaiano 1991-1993
Parroco SS.Trinità 1993-2010
Assistente Comunione e Liberazione 2010
E-mail
 
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Zialully
view post Posted on 14/11/2013, 14:12




Quando arrivano alla frutta salvaguardano la collettività. Parola mia. In prima persona.
 
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view post Posted on 13/6/2014, 02:38
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http://www.sussurrandom.it/site/aspettando...ano-don-inzoli/

Aspettando l’esito del ricorso ecco dove dice messa a Milano don Inzoli…
🕔 12 giugno 2014 | ⚑ Segnalazioni;

mauro inzoli
Presumibilmente entro la fine dell’estate, il Santo Padre papa Francesco, esaminate le carte, si esprimerà in merito al ricorso (atto “compilato” dopo la cosiddetta spretatura, decisione questa presa sotto il papato Benedetto XVI) presentato e firmato da don (poiché aspettando l’esito tecnicamente è ancora un sacerdote) Mauro Inzoli.

Intanto un sito internet ha pubblicato una lista shock relativa a preti purtroppo incappati, per così dire, in “disavventure”, ebbene in questa lista (la cui veridicità è tutta da verificare) comparirebbe pure il nome dell’ex parroco della parrocchia di Santa Trinità. Ciò nonostante, molti fedeli cremaschi ancora vicinissimi all’illustre prete fiduciosi, o meglio, convinti nella sua piena assoluzione, attendono l’esito del ricorso per festeggiare. Già ma dove celebra abitualmente messa don Inzoli?

A Milano in pieno centro storico, non lontano dall’artistico quartiere di Brera, nella cappella (Corso di Porta Nuova) di San Giovanni di Dio e Vincenzo, chiesetta praticamente annessa all’ospedale meneghino del Fatebenefratelli.

Il vescovo di Crema Oscar Cantoni (il papa recentemente l’ha informato sugli ultimi sviluppi di questa particolare vicenda) e la diocesi intera, in febbrile attesa, aspettano lo sviluppo degli eventi.

Stefano Mauri
 
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view post Posted on 27/6/2014, 14:07
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www.crema.laprovinciacr.it/news/cre...va-per-don.html

CREMA'Don Inzoli ha abusato di minori'E' arrivata la sentenza definitiva: riconosciuti gli abusi, il sacerdote è invitato a una vita di preghiera e riservatezza ma sarà ancora prete
'Don Inzoli ha abusato di minori' Don Mauro Inzoli
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don mauro inzoli
SULLO STESSO ARGOMENTO
Don Inzoli durante l'ultima messa celebrata a Crema il 4 ottobre 2010
Don Inzoli 'spretato'
Presentato il ricorso


CREMA - Riconosciuti gli abusi sui minori, la Coingregazione per la dottrina della fede ha emanato il Decreto definitivo sul caso di don Mauro Inzoli.

"In considerazione della gravità dei comportamenti - si legge nel documento a firma del cardinale Muller - e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza. Don Mauro non potrà celebrare e concelebrare in pubblico l’Eucaristia e gli altri Sacramenti, né predicare, ma solo celebrare l’Eucaristia privatamente".

Per il sacerdote cremasco sono stati inoltre disposte altre restrizioni, soprattutto in merito ad eventuali contatti con minorenni. In caso di mancata osservanza, don Inzoli verrà ridotto allo stato laicale. "Don Mauro non potrà svolgere accompagnamento spirituale nei confronti dei minori o altre attività pastorali, ricreative o culturali che li coinvolgano. Non potrà assumere ruoli di responsabilità e operare in enti a scopo educativo. Non potrà dimorare nella Diocesi di Crema, entrarvi e svolgere in essa qualsiasi atto ministeriale. Dovrà inoltre intraprendere, per almeno cinque anni, un’adeguata psicoterapia.

Il Decreto recepisce quanto papa Francesco, accogliendo il ricorso di don Mauro, ha stabilito ed è giunto al vescovo di Crema, Oscar Cantoni, il 12 giugno 2014.



© RIPRODUZIONE RISERVATA DI TESTI E FOTO



27 Giugno 2014
Commenti
3
27/06/2014 12:42Postato daMarco
Ecco e poi dovremmo accettare lezioni di vita da parte di questa chiesa, da parte di comunione liberazione da parte delle sentinelle e compagnia bella..... che vogliono imporre i loro "valori" che sono contro le unioni civili, che intendono valorizzare la famiglia ma il modello di famiglia che credono loro.......... Bel esempio......
2
Happening !!!!
27/06/2014 12:37Postato dagiuseppe
Bene il Grande Capo Morale e Politico di Comunione e Liberazione ispiratore dei tanti nostri politici locali (Salini in primis) ha qualche problemuccio...... Adesso vediamo come lo difendono e se finalmente ne prendono le dovute distanze.
1
Ecceccevò
27/06/2014 11:58Postato dadario
Hai abusato di minori? Canta che ti passa. Chiedo scusa, prega che ti passa.
 
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view post Posted on 29/6/2014, 05:12
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https://mazzetta.wordpress.com/2014/06/28/...e-magistratura/

La scandalo Inzoli, un pedofilo per il Papa, uno sconosciuto per media e magistratura
Posted on 28 giugno 2014 0

Di don Mauro Inzoli si trovano ritratti che lo dipingono come amante del lusso, ma soprattutto come potentissimo sacerdote di Comunione e Liberazione, l’erede di don Giussani, il presidente del Banco Alimentare, accreditato anche come confessore di Roberto Formigoni.
Ha detto messa per 17 anni nella chiesa della Santissima Trinità a Crema. Un prelato potente, blandito e osannato da tutti, che dopo un periodo assenza (sabbatico si disse) due anni fa è finito brevemente agli arresti con un’accusa di appropriazione indebita, come peraltro numerosi altri esponenti di Comunione e Liberazione. Anche per questo nessuno all’epoca aveva gridato allo scandalo, un paio di settimane in prigione sembravano un modesto incidente di percorso visto che intorno a CL volavano accuse di altro calibro e molti degli arrestati avrebbero fatto la firma per rimanere il carcere solo due settimane.
Ma poi Inzoli è stato investito da accuse ben peggiori e infamanti. Due anni fa infatti la chiesa ha comunicato all’improvviso di averlo spretato, e lo ha fatto con un comunicato nel quale la sua colpa era indicata non tanto velatamente in un’infrazione del canone relativa agli abusi sui minori. Circostanza poi confermata nei giorni scorsi, quando dalla Santa Sede è arrivata una «condanna definitiva» nella quale gli abusi sui minori sono citati esplicitamente:
“In considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza. Don Mauro non potrà celebrare e concelebrare in pubblico l’Eucaristia e gli altri Sacramenti, né predicare, ma solo celebrare l’Eucaristia privatamente”.
Curiosamente, se nel 2012 le testate nazionali avevano dato qualche attenzione alla sua storia, senza comunque cavalcare lo scandalo, questa volta nessuno ha ripreso la notizia, rimasta confinata nelle pagine della cronaca locale. Notizia che a ben vedere non è quella di una «condanna», semmai quella di un notevole sconto di pena rispetto alla prima sentenza, perché Inzoli non sarà nemmeno spretato e perché pare che tra qualche anno di penitenza potrà tornare a fare la vita di sempre.
inzoli formigoni
Commentando la notizia della «condanna definitiva» e cercando di approfondire, il caso ha assunto però un sapore del tutto inedito e diverso, perché a sorpresa è emerso che oltre all’indifferenza dei media, Inzoli ha goduto di un inspiegabili disinteresse della magistratura. A oggi non risulta attivato alcun provvedimento giudiziario contro il sacerdote che Benedetto XVI ha indicato come autore di gravi abusi sui minori. Sembra incredibile, ma nonostante l’evidente notizia di reato e nonostante l’obbligatorietà dell’azione penale, a Crema e d’intorni non sembra che si sia trovato un magistrato con la voglia d’aprire un’indagine, a meno che questo non sia accaduto nel totale segreto.
E invece è vero, tanto che oggi Franco Bordo, deputato cremasco di SEL, ha annunciato che presenterà un esposto alla magistratura:
“Sono un parlamentare della Repubblica ed è uno dei miei compiti agire perché la legalità e l’uguaglianza di fronte alla legge siano sempre affermate e praticate. Per questo motivo e sollecitato oltre che dalle numerose richieste dei cittadini della nostra sbigottita comunità anche dalla lettera del vescovo Cantoni che con estrema trasparenza e chiarezza ha comunicato i gravissimi atti di cui, il Tribunale ecclesiastico, ha ritenuto Mauro Inzoli responsabile in via definitiva, ho deciso che nella mattinata di lunedì 30 giugno mi recherò presso la Procura di Cremona per depositare un esposto in merito alla vicenda. E’ il momento, finalmente, che anche la magistratura italiana azioni gli strumenti legali per fare chiarezza, ed eventualmente perseguire, su tali atti”.
Una presa di posizione sacrosanta quanto unica al momento. Sia o meno innocente Inzoli, è un fatto che nessuno si è mosso per accertarlo, tutto è rimasto affidato alla giustizia della chiesa, che ora ha deciso che quello che ha condannato come predatore sessuale può tranquillamente rimanere in libertà e anche continuare a vestire la tonaca, basta che vada dallo psicologo e che non si faccia vedere pubblicamente a dir messa. Sembra quindi che a Crema sia concessa alla chiesa una giurisdizione esclusiva sugli orchi in tonaca o che ci siano dei magistrati molto distratti, insensibili anche al pericolo rappresentato da un uomo che sembra aver commesso gravissimi reati e che ora potrebbe continuare tranquillamente a commetterne di simili impunito, sfruttando l’abito talare per carpire la fiducia delle sue vittime o dei loro parenti.
Delle due l’una, se Inzoli è innocente siamo di fronte alla vittima di una gravissima operazione calunniosa, ma se invece non lo fosse vuol dire che per almeno due anni la magistratura ha mancato a un suo preciso obbligo d’agire e lo stato al dovere di garantire per quanto possibile la sicurezza dei cittadini, in particolare dei minori indifesi.
Oltre allo stupore per l’inazione della magistratura resta poi lo scandalo del comportamento omertoso delle istituzioni a Crema e dei media nel resto del paese, un comportamento omertoso e complice nel nascondere sotto il tappeto lo scandalo che ha investito una figura pubblica di rilevanza nazionale, che nemmeno oggi che c’è una «condanna definitiva» con tanto di sigillo papale, riesce a trovare la voglia di raccontare le gesta di quello che un tempo era «Un boss di Comunione e Liberazione» e che a lungo ha presieduto il Banco Alimentare e che, non poteva essere diversamente, era pubblicamente indicato come autore di abusi su minori già un lustro prima dell’intervento della chiesa.
L’inazione della magistratura appare gravissima, ancora più di quella dei media, che senza tonaca di mezzo avrebbero già sbattuto il mostro in prima pagina. E questo perché l’indifferenza della procura competente assume il tragico sapore del privilegio contra legem e di una devoluzione dei poteri dello stato, su tutti quello fondamentale del monopolio sull’amministrazione della giustizia. Un comportamento molto più scandaloso e preoccupante dei quello del presunto predatore sessuale ciellino.

http://www.cremaoggi.it/2014/06/don-mauro-...coterapia/#more

Don Mauro Inzoli,
arriva la sentenza:
riservatezza e psicoterapia
27 giugno, 2014 // 0 Commenti
DOn Inzoli EVID


Dopo più di 15 mesi, la sentenza definitiva è arrivata. Un duro colpo, per il reverendo a cui nel 2012 era stato imposta la dismissione dallo stato clericale.

Si legge nel comunicato della Diocesi: “Don Mauro non potrà celebrare e concelebrare in pubblico l’Eucaristia e gli altri Sacramenti, né predicare, ma solo celebrare l’Eucaristia privatamente. Non potrà svolgere accompagnamento spirituale nei confronti dei minori o altre attività pastorali, ricreative o culturali che li coinvolgano. Non potrà assumere ruoli di responsabilità e operare in enti a scopo educativo. Non potrà dimorare nella Diocesi di Crema, entrarvi e svolgere in essa qualsiasi atto ministeriale. Dovrà inoltre intraprendere, per almeno cinque anni, un’adeguata psicoterapia“.
Il decreto recepisce quanto Papa Francesco, accogliendo il ricorso di don Mauro, ha stabilito. Papa Francesco invita dunque Don Inzoli a “una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza”, in considerazione “della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori”. Precisa il comunicato: “Gli è inoltre prescritto di sottostare ad alcune restrizioni, la cui inosservanza comporterà la dimissione dallo stato clericale”.

Insieme alla pena inflitta a Don Mauro Inzoli arrivano anche le parole del vescovo, Oscar Cantoni. “Come cristiani – nota Cantoni – siamo invitati ad accogliere sempre con un atteggiamento di fede le indicazioni che ci vengono offerte dalla santa madre Chiesa e a tradurle subito in preghiera, così da evitare inutili, quanto dannosi giudizi, che certo non contribuirebbero a creare un clima di distensione e di pace”. Ma dal vescovo non provengono parole d’accusa. Quest’ultimo invita, anzi, ad interpretare la sentenza considerando “verità e misericordia insieme”, in quanto la finalità dello spirito ecclesiale “è sempre di accompagnare maternamente i suoi figli, anche quando sbagliano, piuttosto che far prevalere giudizi di condanna”. “La pena inflitta dalla Chiesa – osserva ancora il vescovo Cantoni – che doverosamente ha fatto verità, va coniugata, però, insieme alla misericordia, dal momento che Dio vuole la salvezza di tutti e non esclude mai nessuno dal suo amore”. E conclude: “questa è la prospettiva a cui invito ciascuno a fare riferimento perché anche questo momento, doloroso e triste, che il Signore permette nei confronti della nostra Chiesa, sia considerato come un passaggio purificatore, ma insieme benefico e fecondo, dello Spirito di Dio”.
 
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view post Posted on 30/6/2014, 22:03
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www.crema.laprovinciacr.it/news/cre...l-sindaco-.html

CREMADon Inzoli, il sindaco: 'Chiarezza sull'Associazione Fraternità'Lettera alla CSC del primo cittadino Bonaldi: il sacerdote, per il quale sono stati riconosciuti gli abusi sui minori, è stato per per anni presidente dell'ente al quale erano affidati ragazzi in difficoltà
Don Inzoli, il sindaco: 'Chiarezza sull'Associazione Fraternità' Don Mauro Inzoli
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'Don Inzoli ha abusato di minori''Don Inzoli ha abusato di minori'


CREMA - La notizia degli abusi sui minori da parte di don Mauro Inzoli, riconosciuti dalla chiesa nel Decreto con il quale papa Francesco ha accolto il ricorso del sacerdote cremasco, ha sollevato, oltre alle immancabili polemiche, sgomento e numerosi interrogativi.

Per fare chiarezza sulla posizione di don Inzoli, per anni presidente della Associazione Fraternità, affidataria di minori in difficoltà, il sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, ha inviato una lettera alla Comunità Sociale Cremasca, al fine di attivare una indagine volta a fugare ogni dubbio rispetto ad eventuali abusi subiti dai minori affidati.

"Apprese con sgomento dalla stampa notizie in merito ad 'abusi su minori' accertati dalla autorità ecclesiastica da parte del sacerdote Mauro Inzoli - scrive Bonladi - per anni presidente della Associazione Fraternità, affidataria di minori in difficoltà da parte di Codesta Spett.le Azienda, sono a chiedere che si proceda ad una puntuale ed immediata indagine, anche eventualmente attraverso figure professionali esterne, presso i minori affidati negli anni in cui la Associazione era presieduta dal suddetto don Inzoli, al fine di fugare ogni dubbio rispetto ad eventuali abusi subiti dai minori affidati. Certa di una valutazione condivisa circa la enorme gravità dei fatti imputati all’ex presidente della Associazione, chiedo che si proceda con la massima urgenza all’indagine richiesta".

30 Giugno 2014
 
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view post Posted on 2/7/2014, 05:35
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http://www.cremaonline.it/cronaca/01-07-20...i+nel+Cremasco/

01-07-2014 ore 10:38 | Cronaca - Crema di Angelo Tagliani
Crema, caso Inzoli. Avviate indagini nell’Ente Tutela minori nel Cremasco. Il sindaco: "pretendo siano scongiurate omissioni"

Il sindaco Stefania Bonaldi (foto © Cremaonline.it)

"Abbiamo appreso con sgomento dalla stampa, locale e nazionale, che vi ha dato risalto, notizie in merito ad “abusi su minori” accertati dalla autorità ecclesiastica in capo al sacerdote Mauro Inzoli, fondatore e per diversi anni presidente della Associazione Fraternità, che è stata ed è affidataria di numerosi minori soggetti a tutela, da parte dell’Azienda Comunità Sociale Cremasca".

L'avvio delle indagini
"Da ciò – aggiunge Stefania Bonaldi - scaturisce l’obbligo giuridico, prima che il dovere morale, di assumere senza indugio una posizione di tutela verso i soggetti più esposti, i minori, invocando ogni tipo di verifica in merito. Il Comune di Crema si è quindi premurato formalmente di avviare indagini, chiedendo la attivazione dell’Ente che gestisce la Tutela minori per i comuni del territorio, appunto Comunità Sociale Cremasca".

Le gravissime imputazioni
"Ad oggi – spiega il sindaco - fra le misure restrittive imposte al sacerdote sussistono il divieto di “accompagnamento spirituale nei confronti dei minori o altre attività pastorali, ricreative o culturali che li coinvolgano” e ancora, egli “non potrà assumere ruoli di responsabilità e operare in enti a scopo educativo”. Stanti le gravissime imputazioni dichiarate dall’autorità ecclesiastica in capo all’ex presidente della Associazione Fraternità, attestate anche dalle misure di cautela adottate per il futuro, è doveroso da parte nostra agire con determinazione, per fugare ogni dubbio rispetto a quanto avvenuto in passato ed allontanare anche solo il sospetto di eventuali reati commessi nei confronti dei minori affidati".

L'assistenza necessaria
"Valuteremo nei prossimi giorni se il procedimento intrapreso sia adeguato e sufficiente o se siano necessarie altre iniziative per ogni più ampia tutela, nell’interesse e a partire dai minori presi in carico. È bene precisare che questo Comune non è interessato ad azioni che includano posizioni di accanimento verso chicchessia, ma persegue l’esclusivo interesse di eventuali minori coinvolti i quali, stante l’assenza di denunce penali da parte degli adulti interessati, potrebbero essere stati privati dell’assistenza necessaria al superamento dei traumi patiti".

Omissioni e accertamenti
"Come sindaco e come madre pretendo siano scongiurate omissioni lesive degli interessi di bambini e ragazzi, e che sia accuratamente valutata la reale dimensione del fenomeno, di cui poco sappiamo" conclude il sindaco di Crema Stefania Bonaldi.
 
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view post Posted on 5/7/2014, 06:52
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http://www.pagina99.it/news/societa/6281/P...Don-Inzoli.html

Pedofilia, il caso Don Inzoli e le reticenze della Cei
03 luglio @ 13.14
FRANCESCO PELOSO
Pedofilia, il caso Don Inzoli e le reticenze della Cei
vaticano, pedofilia, papa ratzinger, papa francesco, jorge mario bergoglio, don inzoli
VaticanoAlcune norme contenute nel Concordato consentono ai vescovi italiani di evitare di collaborare con la magistratura in casi in cui siano coinvolti sacerdoti. E le nuove norme antipedofilia della Cei sono state giudicate insufficienti dalla Congregazione per la dottrina della fede. Il caso del religioso di Crema

La ricerca della verità sugli abusi sui minori da parte del clero ha un ostacolo non indifferente nelle norme del Concordato che regola i rapporti fra Italia e Santa Sede. È in quei trattati che si può trovare qualche risposta in grado di spiegare la resistenza ecclesiale nel far chiarezza sulla lunga serie di sacerdoti accusati di pedofilia nel nostro paese. È anche vero, d'altro canto, che qualcosa sta cominciando a muoversi.

L'ultimo caso riguarda don Mauro Inzoli, sacerdote di Crema, personalità storica di Comunione e Liberazione, fondatore e per diverso tempo presidente dell'Associazione Fraternità che si occupa appunto di sostegno ai minori. La vicenda ha fatto scalpore perché il Vaticano e la diocesi locale sono intervenuti aprendo un processo canonico che ha portato a provvedimenti fortemente restrittivi nei confronti di don Inzoli.

Ma andiamo con ordine perché il piano locale, la diocesi di Crema, incrocia quello nazionale – cioè le misure prese dalla conferenza episcopale italiana per contrastare il fenomeno – e infine tocca in un punto decisivo dei rapporti fra Italia e Santa Sede.

Da quando nel 2010 papa Ratzinger ha chiesto un'accelerazione sulla questione degli abusi sessuali, da parte dei vescovi italiani è stata messa in atto una strategia della lentezza in forza della quale la Cei ha faticato molto a mettere insieme le linee guida antipedofilia raccomandate a tutte le chiese locali del mondo dal Vaticano. La Congregazione per la dottrina della fede aveva inoltre espresso un invito deciso su un punto in particolare: quello della collaborazione con le autorità civili. In realtà l'ammonimento conteneva un appello di tipo etico generale a non nascondere, qualora vi fossero prove consistenti, i fatti, ad aprirsi insomma al rapporto con le autorità trovando le forme opportune.

Ma le norme antipedofilia dei vescovi italiani proprio su questo punto inciampano. La loro faticosa elaborazione è cominciata nel 2011, sottoposte al giudizio del Vaticano, sono state respinte nel 2013 dell'ex Sant'Uffizio perché troppo evasive proprio sul punto relativo alla denuncia dei chierici alle autorità civili. La Cei le ha riscritte e ora attende una seconda valutazione da parte della Congregazione per la dottrina della fede. Nel frattempo però papa Francesco ha insediato un nuovo organismo la 'pontificia commissione per la tutela dei minori', la quale, secondo indiscrezioni, avrebbe già giudicato ancora “insufficienti” le linee guida della Chiesa italiana, un parere che peserà nel giudizio finale della Congregazione per la dottrina della fede.

E qui s'inserisce il problema-Concordato che pone forti limiti alla collaborazione dei vescovi con la magistratura. Nel testo del 1984 firmato da Bettino Craxi e dal cardinal Casaroli, si legge infatti all'articolo 4: “Gli ecclesiastici non sono tenuti a dare a magistrati o ad altra autorità informazioni su persone o materie di cui siano venuti a conoscenza per ragione del loro ministero”. Formulazione tanto generica quanto estesa; non a caso alla norma concordataria si fa esplicito riferimento nelle famose linee guida antipedofilia della Cei per sostenere che: “I vescovi sono esonerati dall’obbligo di deporre o di esibire documenti in merito a quanto conosciuto o detenuto per ragione del proprio ministero”. Lo stesso codice di procedura penale italiano, infine, stabilisce che non ci può essere obbligo a deporre per “i ministri di confessioni religiosi”.

A questo punto la Cei ha fatto però filotto e ha precisato, nel testo antipedofilia si badi, che “eventuali informazioni o atti concernenti un procedimento giudiziario canonico possono essere richiesti dall’autorità giudiziaria dello Stato, ma non possono costituire oggetto di un ordine di esibizione o di sequestro”. Ancora si ricorda “l'inviolabilità dell'archivio del vescovo” infine si fa comunque presente che il vescovo, non essendo pubblico ufficiale, non ha l'obbligo di denuncia, salvo, si chiosa in un inciso, “il dovere morale di contribuire al bene comune”. Il tema del Concordato italiano, quale limite per le indagini di pedofilia che coinvolgo sacerdoti, è stato sollevato dall'Onu nelle recenti audizioni della Santa Sede davanti al comitato per la tutela dei diritti del fanciullo.

Ma torniamo a Crema e al caso di don Inzoli. Il processo canonico aveva dato un primo risultato nel 2012: dimissione dallo stato clericale, cioè spretato. Don Inzoli però ha fatto ricorso alla Congregazione per la dottrina della fede e qui la sorpresa: la diocesi di Crema spiega infatti che la pena è stata commutata in una “vita di preghiera e riservatezza”; il sacerdote dovrà restare lontano da tutti, non potrà dire messa, predicare, svolgere attività pubblica, tantomeno di accompagnamento ai minori, non potrà entrare nella diocesi di Crema e dovrà sottoporsi a 5 anni di psicoterapia.

Punizione e misericordia, spiega il vescovo Oscar Cantoni, tuttavia brutalmente dobbiamo osservare: dalla riduzione allo stato laicale voluta da Benedetto XVI si è passati a una ritirata perpetua in convento secondo quanto stabilito da papa Francesco. La Chiesa ovviamente è libera di adottare i suoi criteri, che possono avere un senso o essere criticati, tuttavia non è chiaro in questa vicenda perché né il vescovo, né il Vaticano che è stato investito della vicenda, né gli organi direttivi della Cei guidata dal cardinal Angelo Bagnasco, abbiano ritenuto di dover comunicare i fatti all'autorità giudiziaria.

D'altro canto stupisce l'immobilismo dell'autorità giudiziaria che poteva aprire autonomamente un procedimento una volta appresa la notizia del reato. Fra le novità importanti, frutto del clima diverso che vive la Chiesa, c'è l'ammissione pubblica dei fatti; la pena, si spiega, è stata comminata in modo perpetuo “in considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori”. E questa chiarezza messa on line è già di per sé una novità. A denunciare la vicenda alla Procura della Repubblica di Cremona ci ha pensato poi il deputato di Sel Franco Bordo mentre il sindaco, Stefania Bonaldi, ha avviato indagini sulle strutture gestite dal sacerdote che dovevano occuparsi di minori. Una volta tanto la politica è arrivata prima della magistratura.
 
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Potente di Cl e confessore di Formigoni. I guai sessuali di Don Inzoli
L'INCHIESTA/ Presidente del Banco Alimentare, erede designato di Don Giussani e confessore di Formigoni. Don Mauro Inzoli è però anche invischiato in una brutta storia di abusi sessuali....
Martedì, 15 luglio 2014 - 15:18:00
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Presidente del Banco Alimentare, erede designato di Don Giussani in Cl e, a quanto pare, confessore di Formigoni. E invischiato in una brutta vicenda di abusi sessuali su minori. È don Mauro Inzoli, conosciuto anche come "il prete in Mercedes". Ratzinger l'aveva ridotto allo stato laicale, Bergoglio ha ridotto la pena a una "vita di preghiera e riservatezza". Ma c'è chi vuole che anche la giustizia vada a fondo. L'associazione Rete l'Abuso Onlus presenta un esposto per ulteriori indagini alla Procura di Cremona e, sulla scia dell'ordinanza del gip di Savona (8 maggio 2012) sul caso Lanfranconi, chiede di accertare le eventuali coperture della curia.

LEGGI TUTTO L'ESPOSTO

IL PRETE IN MERCEDES – La vicenda di Don Mauro Inzoli non è la (purtroppo ricorrente) storia del prete di provincia accusato di abusi sessuali. Don Inzoli è di tutto un altro spessore. Per tre decenni è stato uno dei punti di riferimento di Comunione e Liberazione in Lombardia. Ha fondato il Banco alimentare, che si occupa della raccolta di generi alimentari destinati ai più bisognosi all'interno dei supermercati italiani. Non solo. Inzoli, animatore della onlus cremasca "Fraternità", pare sia stato per anni il confessore di Roberto Formigoni, un altro che in Cl ha sempre avuto un certo peso. Negli anni si era anche guadagnato l'appellativo di "don Mercedes" per la sua (pare) passione per auto di lusso e ristoranti alla moda.

LE ACCUSE – Nel 2010 si diffondono delle voci su suoi presunti abusi sessuali a danni di minori. Due anni più tardi, arriva la durissima decisione della Congregazione per la dottina della fede che lo riduce allo stato laicale. Don Inzoli avrebbe dunque dovuto abbandonare lo stato clericale. Ma lui non si rassegna e fa ricorso contro la decisione. E solo poche settimane fa, dopo il passaggio da Ratzinger a Bergoglio, la sua pena è stata commutata in una "vita di preghiera e di umile riservatezza". Il Vaticano riconosce e ammette la gravità dei suoi (presunti) comportamenti, tanto che spiega nella decisione: n considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza. Gli è inoltre prescritto di sottostare ad alcune restrizioni, la cui inosservanza comporterà la dimissione dallo stato clericale". Ma allo stesso tempo Don Inzoli potrà mantenere gli abiti sacerdotali.

L'ESPOSTO – Nel frattempo però la giustizia italiana non ha mai aperto alcun procedimento a carico del prelato. Il sindaco di Crema ha chiesto che venga disposta un'indagine sull'associazione Fraternità, presieduta da Don Inzoli, e l'associazione Rete L'Abuso ha presentato un esposto presso la Procura della Repubblica di Cremona per chiedere ulteriori approfondimenti di indagine. L'esposto, firmato dal portavoce della Onlus Francesco Zanardi, chiede in particolare di approfondire "perché né il vescovo, né il Vaticano che è stato investito della vicenda, gli organi direttivi della Cei guidata dal cardinal Angelo Bagnasco, abbiano ritenuto di comunicare i fatti all'autorità giudiziaria". La tesi è che i vertici della curia locale fossero a conoscenza dei presunti abusi. Si legge nell'esposto: "C'è stata una condanna dal punto di vista canonico, è verosimile pensare che la Diocesi sapesse, o che almeno oggi sia in possesso di materiale di indagine, lo stesso materiale che ha portato Inzoli alla condanna canonica, tenendo conto tra le altre cose, che il Canone del Codice di Diritto Canonico violato (n. 1720) riguarda gli abusi sessuali su minori".

IL NODO DELLE RESPONSABILITA' - Nell’esposto si chiede anche, qualora emergesse che la diocesi e/o altre strutture responsabili dei minori rimasti vittime, fossero a conoscenza delle tendenze pedofile dell’Inzoli, di valutarne le responsabilità. Come previsto dal secondo comma dell’articolo 40 del Codice Penale che recita “Non evitare un evento che si ha l’obbligo giuridico di evitare, equivale a cagionarlo”. In presenza di un non semplice quadro giudiziario, nell'esposto si fa comunque menzione di un caso di giurisprudenza, vale a dire l'ordinanza del gip del Tribunale di Savona, datata 8 maggio 2012, che pur respingendo un esposto e archiviando la sua posizione per avvenuta prescrizione, riconosce le responsabilità del vescovo Dante Lanfranconi in merito a un'altra vicenda di abusi sessuali. Si legge nell'ordinanza: "La sola preoccupazione dei vertici della Curia era quella di salvaguardare l'immagine della diocesi piuttosto che la salute fisica e psichica dei minori che erano affidati ai sacerdoti". È la durissima considerazione del gip di Savona (contenuta nell'ordinanza dell'8 maggio 2012) sulla curia locale". Anche per questo l'esposto sulla vicenda di Inzoli mira anche a capire se ci sono state responsabilità ai piani più alti. Non solo, sulla scia di una sentenza del Tribunale di Bolzano "si chiede anche in nome delle vittime che si intervenga, facendo intanto luce sui loro nominativi e che si proceda anche nei loro confronti al fine di ottenere un adeguato sostegno psicologico ed un legittimo risarcimento".
 
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esecutore
view post Inviato il: 10/3/2007, 23:51 Citazione



tutti i ciellini che conosco parlano di castità, di vero amore, e poi si ammazzan di seghe sui porno.
don mauro inzoli tocca abitualmente il pacco ai ragazzini più carini del liceo linguistico di crema con scuse assurde,tipo per capire se hai la febbre.
a me l'ha fatto una sola volta,gli diedi un clacio nelle palle e gli rigai il mercedes cabriolet, poi finalmente i miei si convinsero ad iscrivermi all'artistico,tanti anni fa.

esecutore
view post Inviato il: 11/3/2007, 05:20 Citazione



'zzo fai,rispondi anche?!?
bisogna averne di coraggio per rispondere ad una lapide simile,te ne rendi conto ?

bullismo?quale bullismo,scusa?
ci sei o ci fai? ho raccontato un accadimento, che sta anche alla base di certe mie idee, e tu vedi solo il "bullismo" di un calcio nelle palle e di una macchina rigata?
guarda che il bullismo è tutta un'altra cosa.
il tipo non mi ha di certo denunciato,sapendo lo sputtanamento a cui sarebbe andato incontro.
gli ha detto "culo" che non lo abbian denunciato i miei.
ovviamente,una cosa simile,che bene o male in città è risaputa,non intacca miimamente la sua figura con i suoi sostenitori,capre cieche bisognose di idoli di plastica.
ovviamente al di fuori della sua cerchia la gente lo tratta per quello che è: un viscidone.
scusa,un prete,oggi forse la figura chiave di cl in italia,che tocca i ragazzini nelle zone intime con scuse pretenziose,e tu vedi solo gli "atti di bullismo" e le "vicissitudini scolastiche"?
non ho mai visto una persona sbattersi tanto per riuscire a farsi insultare a tutti i costi.
i casi son due,o t'insulto,come giustamente meriteresti,passando nel torto io, o ti inzio a considerare per quello che vale una persona della tua risma ti do la giusta attenzione che meriti:nessuna.
da ora sei passato al mirabile rango di ectoplasma,per quanto mi riguarda.

esecutore
view post Inviato il: 11/3/2007, 13:49 Citazione



crema.non cremona.non fare mai più un errore del genere(scherzo,circa...siam campanilisti)
non è un prete qualsiasi.
è quello che ha preso il posto di giussani.

www.wumingfoundation.com/giap/?p=18209

Scritto in data 21/07/2014 at 8:47 pm da Wu Ming
Due storie diverse. Le suore di #Trento e monsignor #Inzoli #BancoAlimentare #CL #Meeting14
Archiviato in Esternazioni, Inchieste, Notizienessun commento
Monsignor Mauro Inzoli, già presidente del Banco Alimentare (dal 1997 al 2012) e vicepresidente della Compagnia delle Opere.
Monsignor Mauro Inzoli, già presidente del Banco Alimentare (dal 1997 al 2012) e vicepresidente della Compagnia delle Opere.
Dopo un anno di latitanza, riappare un nostro articolo sul sito di Internazionale. Si intitola «Le suore di Trento».
Nei commenti sotto, la polemica infuria: mentre scriviamo ci sono già 90 commenti ed è la fiera del «non è questo il punto». Non è mai quello, il punto. E poi l’URSS, la Germania Est, la Stasi…



Ma scusateci se cogliamo l’occasione per scrivere due cosette su don Inzoli (#Inzoli). Non c’entra, sia chiaro. È una storia diversa. Non facciamo collegamenti a cazzo di cane, su… Però cogliamo l’occasione. Giusto un rapido riassunto della vicenda, per chi non l’ha seguita via Twitter.

Il 27 giugno 2014 la stampa di Crema dà una notizia-bomba… che però rimane inesplosa: dopo una prima sentenza risalente al 2012, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha condannato in secondo grado per abusi su minori monsignor Mauro Inzoli, già presidente del Banco Alimentare e vicepresidente della Compagnia delle Opere, più volte mattatore al Meeting di Rimini nonché – si è scritto da più parti – confessore di Roberto Formigoni.
Inzoli era soprannominato «don Mercedes» perché amante del lusso e dei macchinoni, nella più pura osservanza dello stile evangelico. Se oggi tornasse tra gli uomini, lo stesso Gesù si sposterebbe in Porsche.
Particolare importante, a Crema don Inzoli aveva fondato l’associazione «Fraternità», per anni affidataria di molti minori soggetti a tutela.
In rete, riferimenti a sue (presunte) molestie nei confronti di minori risalgono almeno al 2007 e nessuno li ha mai rimossi.

Don Mauro Inzoli (a sinistra) insieme a Roberto Formigoni.
Don Mauro Inzoli (a sinistra) insieme a Roberto Formigoni.
Da quella condanna è trascorso quasi un mese, e l’informazione su questa storia, che pure sarebbe di portata nazionale, l’hanno fatta quasi solo la stampa locale di Crema e Cremona (come se Inzoli fosse un qualunque prete di provincia e non uno dei più importanti capi di CL!) e i non molti giornalisti freelance che ne hanno scritto in rete (il primissimo è stato Mazzetta). Per quanto riguarda i giornali nazionali, è uscito prima un articolo – purtroppo poco attento ai veri nodi della questione, per questo lo abbiamo criticato – sul Fatto Quotidiano, poi uno sul Manifesto, a nostro avviso meritorio perché collegava la vicenda Inzoli ad altri sommovimenti nel mondo ciellino di cui i media non stanno rendendo conto.

Sì, perché siamo di fronte a un silenzio agghiacciante dei grandi mezzi di informazione, che pure sono stati più e più volte sollecitati a occuparsene. Per settimane svariati lettori hanno mandato link su Inzoli e segnalato la vicenda a decine di opinion-maker e direttori di testate. Risultato? Altri mattoni nel muro di silenzio. Zero righe su Repubblica; un solo trafiletto sulle pagine cremonesi del Corriere, niente su quelle nazionali; niente sulla Stampa; zero minuti alla Rai.

All’epoca della prima sentenza di condanna, i due big della stampa nazionale ne avevano scritto: ecco un articolo, ed eccone un altro. Stavolta nulla. Perché? Cos’è cambiato, nel frattempo?

«Beh, ci sono state le Larghe Intese…», ha malignato qualcuno in rete. Formigoni, Lupi e l’intero mondo CL sono al governo col PD di Renzi. Non vorrai mica disturbare il manovratore?
Qualcuno ha persino segnalato un’inchiesta dell’Espresso sul “braccio destro” e consigliere n.1 di Renzi, Marco Carrai. Vi si legge che la Compagnia delle Opere in Toscana «è presieduta da Paolo Carrai e da Leonardo Carrai, alla guida del Banco alimentare, altra opera ciellina: i cugini di Marco».
Diversi hanno anche ricordato che le Coop ex-”rosse” e la CdO fanno affari insieme da anni, e sovente esponenti dei due blocchi di potere economico finiscono coinvolti nelle stesse inchieste…

Mah, forse troppo “meccanicistica”, come spiegazione: il padronato ordina il silenzio, la stampa esegue.
Il problema è che altre spiegazioni non se ne sono trovate. Persino quando i media han dedicato servizi alla condanna papale dei preti pedofili, non si è fatto alcun riferimento (nessuno, zero!) a un caso enorme come quello di don Inzoli. Eppure è il più recente e il più altolocato.


Per chiunque altro – e ne siamo sicuri perché ci siamo occupati a lungo di questi temi – i media avrebbero tirato fuori pece e piume. C’è chi, con simili accuse (senza bisogno di sentenze) è stato crocifisso, massacrato, sbattuto su tutte le prime pagine come «mostro», per poi essere assolto, ma intanto aveva avuto la vita distrutta. Per Inzoli, invece, guanti bianchi e rumori ovattati. Questo è un caso di disuguaglianza di fronte alla gogna. Due pesi e due misure, corrispondenti a CL e non-CL?

Più degli abusi stessi, a inquietare è proprio la compattezza nel silenzio. C’è un cordone sanitario mediatico intorno a Inzoli e CL? «Se questo cordone non c’è», scrivevamo su Twitter due settimane fa, «che lo si dimostri facendo inchiesta o almeno dando, seppure in ritardo, la notizia.» E invece niente.

Su Inzoli e sulla sentenza dell’ex-Sant’Uffizio, silenzio addirittura tombale da parte degli enti e fondazioni che ha diretto per anni. Non abbiamo trovato nessun comunicato del Banco Alimentare, di cui «don Mercedes» è stato presidente dal 1997 al 2012, anno dell’istruttoria e della prima sentenza. Non un rigo, che fosse di chiarimento, di rammarico, di presa di distanze o di solidarietà umana… Zero. Ricordiamo che nel 2007, quando un’inchiesta per abusi su minori coinvolse don Pierino Gelmini, Inzoli e tutto il Banco Alimentare solidarizzarono con lui:

«Milano, 3 ago. 2007 – (Adnkronos) – Dopo la notizia dell’avvio di un’indagine, condotta dalla magistratura di Terni, che vede coinvolto don Pierino Gelmini fondatore della “Comunità Incontro”, il presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus, monsignor Mauro Inzoli, manifesta la sua solidarietà e vicinanza al religioso. “A nome di tutta la Rete Banco Alimentare -dichiara Inzoli- ci sentiamo addolorati ma certi della vittoria del bene. Con immutata stima, vogliamo condividere questa prova fino alla fine, sicuri che nulla va perduto.”»

Eppure, quando il suo stesso presidente è stato coinvolto in un’inchiesta per abusi su minori (ancorché condotta dalle autorità ecclesiastiche e non dallo Stato), il Banco Alimentare non si è dichiarato «addolorato», né «certo della vittoria del bene», né ha espresso «immutata stima». Davvero strano.
Stesso silenzio da parte della Compagnia delle Opere tutta, come se questo Inzoli nessuno lo avesse mai sentito nominare. E neppure una riga sulle riviste di area CL, come Tempi, diretta da Luigi Amicone (sed magis amicus…?) Una riflessione col cuore in mano, una dolorosa autocritica, un dibattito su com’è stata vissuta la vicenda nel mondo ciellino… Nulla di tutto questo. Una casa dai vetri oscurati, come quelli delle limousine.


Altro silenzio che solleva interrogativi è quello della magistratura: dopo che nel 2012 la stampa (cremasca e, allora, nazionale) diede la notizia della prima indagine interna e condanna da parte della Chiesa, non risulta che la Procura di Crema abbia indagato su quali abusi fossero stati compiuti, con quali complicità e su quali minori. Nelle ultime settimane, due esposti – uno del parlamentare di SEL Franco Bordo e l’altro della rete L’Abuso – dovrebbero avere smosso qualcosa su quel fronte. Tardivamente, perché – come si dimostrava all’inizio – era dal 2007 che su Inzoli giravano certe storie. In città diverse voci hanno parlato di un clima omertoso intorno alla faccenda, lo stesso sindaco ha chiesto ulteriori indagini.

Ora, fermatevi un momento a pensare, mentre vi ripetiamo questo dato di fatto: di tutto ciò che abbiamo appena raccontato, i più importanti media nazionali non hanno scritto as-so-lu-ta-men-te nien-te.

Buona notte, e buona fortuna.
 
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view post Posted on 19/10/2014, 03:07
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www.crema.laprovinciacr.it/news/cre...-a-Cremona.html

Don Inzoli indagato a Cremona
Abusi su minori: dal procuratore di Martino richiesta di rogatoria al Vaticano

CREMA - Lo chiamavano «il prete in Mercedes». Sigaro sempre in bocca, auto e ristoranti di lusso, frequentazioni politiche ‘di peso’, uomo forte di Comunione e Liberazione, don Mauro Inzoli. Già punito dal Papa per una brutta storia di abusi su minori, ora anche la procura indaga su «don Mercedes».
Il procuratore, Roberto di Martino, ha aperto un fascicolo e per sapere che cosa abbia accertato l’autorità ecclesiastica, ha chiamato in causa la Santa Sede. Lo ha fatto con una richiesta di rogatoria al Vaticano attraverso il ministero della Giustizia.
L’indagine su don Inzoli, 64 anni, per 15 presidente della Fondazione banco alimentare, onlus assistenziale fondata da don Giussani, qualcuno dice anche confessore di Roberto Formigoni, nasce dall’esposto presentato il 30 giugno scorso in procura da Franco Bordo, deputato di Sel. Un documento di ventotto righe, più tre allegati, con la richiesta finale di accertare se gli elementi emersi «siano meritevoli di approfondimenti investigativi e, qualora dall’esito degli stessi, dovessero emergere ipotesi di reato, che sia esercitata l’azione penale nei confronti di chiunque li abbia commessi o, a qualsiasi titolo, abbia concorso alla loro commissione».
Sarebbe stato il preside di un istituto superiore a denunciare il prete, non, però, all’autorità giudiziaria, ma al vescovo. Lo scandalo scoppia il 9 dicembre del 2012, quando il sito della Curia cremasca pubblica la decisione del Vaticano che riduce allo stato laicale don Inzoli, provvedimento contro il quale il sacerdote ricorre nel febbraio del 2013. Il 12 giugno scorso arriva il decreto, durissimo, della Congregazione per la Dottrina della Fede (il dicastero guidato dall’allora cardinale Ratzinger prima di diventare Papa) che, su incarico di Papa Francesco, lo trasmette al vescovo di Crema.
Il decreto infligge una «pena medicinale perpetua» a don Inzoli. Il Vaticano gli lascia gli abiti sacerdotali, ma riconosce gli abusi sui minori. Così, «in considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza». Il sacerdote di Comunione e Liberazione «non potrà «celebrare e concelebrare in pubblico l’eucaristia e gli altri sacramenti, né predicare ma solo celebrare l’eucaristia privatamente». E ancora, «non potrà dimorare nella Diocesi di Crema, entrarvi e svolgere in essa qualsiasi atto ministeriale, non potrà svolgere accompagnamento spirituale nei confronti dei minori o di altre attività pastorali, ricreative o culturali che li coinvolgano. Non potrà assumere ruoli di responsabilità e operare in enti a scopo educativo». Dopo i divieti, i doveri: «Dovrà intraprendere per almeno cinque anni, un’adeguata psicoterapia».
Linea dura quella prevista da Papa Francesco che fin dal suo insediamento al Soglio petrino, ha voluto inserire la lotta alla pedofilia tra le priorità del suo ministero. E che ha così messo la parola fine al caso partito due anni fa. Chiuso il fascicolo a Roma, se ne è aperto uno a Cremona.
17 Ottobre 2014
 
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view post Posted on 20/10/2014, 11:15
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http://www.sostenitori.info/il-prete-allon...giudizio-umano/

Il prete allontanato dalla Chiesa: “Non temo il giudizio umano”
ott. 19 Ultim'ora no comments


parrocoDon Mauro, le è caduta un’altra tegola in testa. Parte così la telefonata a don Mauro Inzoli, il prete di Comunione e Liberazione da ormai quasi tre anni alle prese con guai grossi. Prima la riduzione allo stato laicale, poi la riammissione nel novero dei preti ma con obblighi pesanti, causa le accuse formulate dal Vaticano nei suoi confronti. E adesso l’apertura di un fascicolo da parte del procuratore Roberto di Martino di Cremona che ha chiesto al Vaticano di inviargli i documenti in base ai quali don Mauro è stato punito. Documento che parlerebbero di pericolosissime frequentazioni di minori che, se provate, vedrebbero il prete di Cl prima davanti ai giudici e poi, in caso di condanna, dietro le sbarre.

Don Mauro, ha saputo dell’iniziativa del magistrato?
«Sì, me l’hanno detto».

E che cosa ne pensa?
«Niente in particolare»

Il procuratore sta indagando sui suoi trascorsi e chiede aiuto al Vaticano
«Mi rimetto al giudizio divino e umano»

Il primo è definitivo, il secondo potrebbe essere fallace…
«Se la giustizia umana mi chiamerà, risponderò»

Ma lei si sente tranquillo?
«Sì, non ho problemi»

Lei ha fatto appello contro la riduzione allo stato laicale ed è tornato prete. Soddisfatto?
«Per questo ringrazio Papa Francesco».

È stato visto al meeting di Cl di Rimini, a fine agosto.
«Sì, ci sono andato, come tutti gli anni»

È stato visto anche nel santuario di S. Maria in Bressanoro a Castelleone, ai primi di luglio
«Impossibile, ero in Terra Santa»

Le mancano i suoi amici?
«Gli amici sono rimasti»

E la sua parrocchia?
«Ho Crema nel cuore»

Don Mauro Inzoli, 65 anni, nato a Torlino Vimercati (Cremona) nel 1950, parroco della SS.



Trinità, dove aveva creato una comunità efficiente e pronta a molto, se non a tutto, è stato il fondatore del Banco alimentare, organizzazione che raccoglie i prodotti in eccesso dalle aziende e li distribuisce a chi ne ha bisogno. Osannato e odiato, portato in palmo di mano da molti, vituperato da altri come le persone che hanno successo, don Mauro ha fondato a Crema la comunità Fratellanza, che aveva il compito di assegnare bambini con problematiche familiari a coppie che si prestavano, a pagamento, a tenerli in famiglia. Il Vaticano può rifiutarsi di mostrare le carte nelle quali si parla di abusi su minori e con ogni probabilità lo farà, appellandosi al Concordato bis. «Come ho già detto, mi rimetto sia al giudizio degli uomini, ma soprattutto a quello divino». Anche lui potrebbe essere richiamato in Vaticano e lì giudicato. Ipotesi che i giuristi stanno valutando.
Crema, 19 ottobre 2014

Il Giorno

LCSO
 
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