http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/0...-119544400/?rssAbusi sessuali, i giudici che condannarono il prete di San Vittore: "Dominato dalla libido"
Nelle motivazioni della condanna a 5 anni e 4 mesi, la corte sostiene che il cappellano approfittava del suo stato per ottenere favori sessuali in cambio di piccoli aiuti come sigarette o saponi
Invia per email
Stampa
21 luglio 2015
0
LinkedIn
0
Pinterest
Abusi sessuali, i giudici che condannarono il prete di San Vittore: "Dominato dalla libido"
Don Alberto Barin
Una "'anomalia comportamentale" risulta "aver investito l'esistenza intera del religioso, fortemente dedicata a irrisolte pulsioni sessuali", tanto che ha "orientato" il suo servizio di "ministro di culto" al "soddisfacimento della 'libido'". Lo scrivono i giudici della Corte d'appello di Milano nella motivazioni della sentenza con cui, lo scorso aprile, hanno aumentato la pena, portandola da quattro anni a cinque anni e quattro mesi di reclusione, per don Alberto Barin, l'ex cappellano del carcere milanese di San Vittore arrestato nel 2012 per abusi sessuali su alcuni detenuti.
Per la Corte, inoltre, "non si individuano (...) differenze rispetto al caso della dipendente molestata dal datore di lavoro o della donna sola che si muove in ora notturna in un luogo insidioso". Don Barin, 53 anni, era stato arrestato il 20 novembre 2012 perché, secondo le indagini del procuratore aggiunto Pietro Forno e dei pm Daniela Cento e Lucia Minutella, fra il 2008 e il 2012 avrebbe fatto leva sullo "stato di bisogno" dei detenuti e avrebbe fatto avere loro sigarette, saponette, spazzolini e altri piccoli beni per vivere meglio in carcere, in cambio di favori sessuali. In primo grado, nel marzo dello scorso anno, il religioso era stato condannato a quattro anni di reclusione, perché gran parte della accuse che gli venivano contestate, ossia violenze sessuali su 12 immigrati, erano cadute ed erano rimasti in piedi solo pochi capi di imputazione.
In appello, invece, i giudici hanno riconosciuto la colpevolezza di Barin anche per alcuni casi da cui era stato prosciolto, contestandogli anche "l'abuso di autorità". Per i giudici, tra l'altro, i detenuti molestati erano "soggetti in posizione debole, di fragilità, bisogno e cattività fisica e sessuale", ai quali Barin con un espletamento "deviato" del suo servizio avrebbe fatto subire "sfregamenti, toccamenti e baci in bocca".