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Ior, gli scandali della banca del Vaticano

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GalileoGalilei
view post Posted on 10/12/2013, 10:40 by: GalileoGalilei
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http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/...769062007.shtml

L'INTERVISTA
Le accuse di Monsignor Scarano:
«Usato e abbandonato da tanti»
Il sacerdote finito nello scandalo per i soldi all'estero

Inchiesta Ior
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ALTRI 7 ARGOMENTI

SALERNO — Da quando è tornato a vivere nella sua bella casa-museo, nel centro storico di Salerno, in regime di arresti domiciliari, don Nunzio Scarano trascorre le sue giornate a pregare e a piangere. La bufera giudiziaria che si è abbattuto su di lui lo ha molto provato psicologicamente. Fino ad un anno fa, benchè già chiacchierato, era un potente e rispettato monsignore del Vaticano: contabile dell'amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), faceva operazioni bancarie in concorrenza con lo Ior, la banca del Vaticano. «Compravamo azioni, obbligazioni, titoli, pur non potendo l'Apsa avere clienti esterni, facevamo banca, offrendo tassi più vantaggiosi rispetto allo Ior», ha ammesso l'alto prelato, già impiegato di banca prima di prendere i voti, ai pm di Roma che indagano sul fallito tentativo di far rientrare illecitamente in Italia venti milioni di euro, riconducibili, secondo l'accusa, agli imprenditori D'Amico. Il processo, in cui è accusato di corruzione e calunnia e dove sarà giudicato con il rito immediato (in caso di condanna otterrà lo sconto di un terzo sulla pena) è appena iniziato. Ma don Nunzio deve anche difendersi dall'inchiesta della procura di Salerno su un presunto giro di riciclaggio gestito a favore di amici e imprenditori facoltosi. La sua vicenda, ben lontana dall'essere definita, è decisamente quella che, per coinvolgimenti e commistioni, più di altre ha caratterizzato a Salerno l'anno che volge al termine: il sacerdote che all'improvviso è diventato il male assoluto sconvolge e intriga. Ma don Nunzio è anche un uomo che sta già scontando la pena della condanna agli occhi dell'opinione pubblica. E ciò lo addolora profondamente. Gli abbiamo fatto pervenire undici domande alle quali ha scelto di rispondere in assoluta serenità.
Come sta?
«Molto male, mi sento morire dentro. È come se Nunzio fosse morto e se veramente lo fossi sarei più contento, perché subire queste ingiustizie, lo trovo molto disumano. Tutti mi hanno giudicato e condannato ma nessuno si è chiesto don Nunzio come sta».
Con quale spirito un sacerdote affronta l'esperienza del carcere?
«Quando sono entrato in cella, mi si è legata la lingua al palato. L'unica forza è stata la mia coroncina del rosario. Ho sofferto soprattutto per l'isolamento e l'abbandono da parte della Chiesa. La cella è una punizione non una correzione e senza fede si arriva anche al suicidio».
In che cosa ha sbagliato?
«Ho avuto troppa fiducia negli altri anche verso chi non lo merita perché hanno ingannato e abusato delle mia bontà».
Teme più il giudizio degli uomini o quello divino?
«Quello divino sicuramente no, Dio è buono e immensamente giusto. Quello degli uomini lo temo perché da quando è accaduto tutto, ricevo ingiurie dappertutto, anche dalla stessa città di Salerno».
Papa Francesco ha avuto parole molto dure nei suoi confronti. Se potesse incontrarlo cosa vorrebbe dirgli?
«Avrei tanto desiderio di parlargli (finora il prete salernitano ha inviato tre lettere al Santo Padre, ndr) perché è difficile dare un giudizio su di una persona che non si conosce. Io non mai creduto a quello che dicono gli altri degli altri, ma credo a ciò che vedo e tocco con le mie mani».
È giusto che un prete viva nel lusso?
«Non ho mai avuto un legame terreno con le cose. Ho dormito a terra a Lourdes con i malati e ho condiviso la sorte dei bisognosi. Tutto quello che conta ed è sempre contato per me, è la "ricchezza spirituale" dell'anima».
Chi le è stato vicino in questi mesi?
«Il Signore, la preghiera, l'affetto intenso della mia famiglia e di pochi amici che non hanno avuto paura di condividere con me questo momento difficile e particolare della mia vita».
Cosa le ha detto l'arcivescovo di Salerno, monsignor Luigi Moretti, quando è venuto a trovarla in carcere?
«L'arcivescovo ha avuto per me parole d'incoraggiamento e la spontaneità del suo gesto è stato per me un dono. Mi ha dato la gioia di sentirmi vicino la Chiesa e incoraggiato a sopportare il peso della croce perché sicuramente il Signore mi aiuterà».
Ciò che lei ha messo assieme nella sua vita è «pane sporco»?
«No è pane donatomi dalla Divina Provvidenza in abbondanza e che ho sempre condiviso con tutti. Forse ho avuto tanto dalla Provvidenza perché ho dato tanto».
Qual è stato il suo Natale più bello?
«Il Natale più bello è quello che trascorro in Chiesa, proprio quella Chiesa che oggi mi manca».
Cosa si augura per il 2014?
«Quello che il Signore vorrà e che la giustizia percorra con onesta correttezza la ricerca della verità».

09 dicembre 2013
 
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