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Albenga. La diocesi dei preti pedofili, gay, amanti donne sposate e catechiste minorenni, Papa Francesco chiama a rapporto il vescovo Borghetti. Tutti gli scandali della diocesi più chiacchierata d'Italia

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view post Posted on 24/10/2014, 10:44
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“Sei di Albenga, figliolo? Allora sei perdonato…”. Narrano che con queste parole l’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, si fosse rivolto ad un fedele poco accorto. A concedere una sorta di indulgenza quasi plenaria ai fedeli della città ligure. Albenga, dunque refugium peccatorum? A quanto pare sì. In virtù della politica tolleranze, anche troppo, del vescovo della diocesi ingauna, monsignor Mario Oliveri. Personaggio poliedrico e controverso, il vescovo Oliveri sta per preparare i bagagli. Il Vaticano – Papa Francesco in persona – ha deciso di commissariare la diocesi. Inviando ad Albenga il nunzio apostolico Adriano Bernardini, già compagno di studi in seminario di Oliveri. Al quale peraltro, nella relazione inviata alla Santa Sede, il neocommissario non aveva fatto sconti. Motivo del provvedimento, che formalmente affianca il vescovo titolare ma lo esautora a favore del commissario, le ripetute deviazioni di comportamento del prelato ligure. Che si è esposto alle critiche di molti fedeli sconcertati e alle rimostranze di esponenti della gerarchia cattolica per la disinvoltura con la quale ha accolto sacerdoti immischiati in scandali, accusati di furti o di comportamenti “galanti” con le donne, seminaristi messi al bando e addirittura personaggi loschi (un sacerdote, don Renato Giaccardi, ha patteggiato 4 anni per induzione e sfruttamento della prostituzione minorile) che con la Chiesa non dovrebbero avere nulla da spartire. Oliveri si è sempre difeso affermando di aver interpretato alla lettera la parola del Vangelo, laddove prescrive che il buon pastore ha il dovere di curarsi della pecorella smarrita, a costo di perdere il gregge. Purtroppo ad Albenga il gregge ha finito per ribellarsi al pastore e di fatto lo ha esautorato.
E’ vasto il florilegio della curiosa “misericordia” della quale Oliveri ha fatto sfoggio nei 24 anni in cui ha presieduto la cattedra di San Michele Arcangelo. Ultimo di 4 figli di una famiglia di contadini di Campoligure, un borgo ai confini col Piemonte, pareva avviato ad una luminosa carriera ecclesiastica. Ordinato sacerdote a 24 anni, dopo un soggiorno in Senegal ha fatto esperienze preziose alle nunziature di Londra e Parigi. Ma quel suo carattere così stravagante, nonostante l’integrità personale, gli ha tagliato la strada verso traguardi più prestigiosi. Come farsi accompagnare dal gentiluomo di curia, tale Luca Pavan Bresciano, un bizzarro ometto abbigliato in abiti primi Novecento, con tanto di baffetti arricciati all’insù, orgoglioso di reggergli sul capo il baldacchino (strumento abbandonato da decenni), durante le celebrazioni in cattedrale. Un seguace della chiesa tradizionalista, Pavan Bresciano, che si rifà a Benedetto XVI e ostentatamente ignora Bergoglio. Non è l’unico nostalgico, attorno a Oliveri si muovono sacerdoti che si ispirano ai lefebvriani e vagheggiano il ritorno al Papa Re. Impossibile capire cosa ne pensi Oliveri. Di certo, ha tollerato. In curia ad Albenga una gentile voce femminile risponde al telefono che il vicario non c’è e non ci sarà neanche domani.
Attorno a Oliveri si muovono sacerdoti che si ispirano a lefebvriani e vagheggiano il ritorno al Papa Re
Alla lunga il vescovo è rimasto inchiodato alla tendenza ad aprire le braccia alla peggiore specie di individui in abito talare. Ecco comparire ad Albenga sacerdoti sbarcati a forza dalle navi di crociera per aver importunato passeggere o circolare tatuati dalla testa ai piedi, o ancora esibirsi nudi sulla Rete. Senza che monsignor Oliveri prendesse provvedimenti. E che dire del prete transessuale di Andora, sepolto in abiti muliebri ma con la stola al collo? Diverso il caso di preti pedofili, condannati senza distinguo da sua eccellenza. Non mancano, nel cahier de doléances recapitato in Vaticano, episodi boccacceschi. Don Silvano De Matteis, viceparroco di Loano, sorpreso a corteggiare coram populo, durante la processione di San Giovanni, la moglie del comandante del porto, Antonio Raffone. Ora De Matteis è parroco a Diano San Pietro, sempre sotto l’ala di Oliveri.
Don Cesare Donati, parroco di Bastia d’Albenga, col vizietto di esporsi nudo sui siti gay, finisce a Savona dove apre un bar, ma continua a fare il prete nei fine settimana. Padre Alfonso Maria Parente, apparso al Festival di Sanremo nel 1991 (e non aveva l’età), accolto nella piccola parrocchia di Pairolo di San Bartolomeo, fugge con la cassa. Lo sostituisce don Juan Pablo, un fanatico del culturismo con frequentazioni maschili. Don Gabriel Viorel Tirla, romano, parroco di Poggi di Imperia mette in fuga i fedeli pubblicandosi nudo su Facebook. La storia più clamorosa riguarda don Luciano Massaferro, parroco di Alassio. Una ragazzina dodicenne che lo frequenta come chierichetta, lo denuncia per molestie sessuali. Il prete finisce a processo e rimedia una condanna definitiva a 7 anni e 8 mesi. Dopo vari soggiorni nelle carceri di Alassio, Sanremo e la Spezia e qualche mese trascorso nel convento delle suore Clarisse di Diano Castello, don Massaferro viene assegnato ai lavori socialmente utili nella casa diocesana della Carità di Imperia che si occupa dei bisognosi. Di fatto, perdonato. E don Oliveri che fa? Tace. E ora si lamenta: “Pare che non sappia più fare il mio mestiere…”.
Incarichi a Roma? No grazie: posso prendere in considerazione solo la nomina a cardinale
Non può mancare in questa pochade il Corvo, autore di una lettera anonima indirizzata a papa Francesco, nella quale denunciava “lussuria, pompa e superbia” dimoranti nella diocesi ingauna. E attaccava frontalmente il vicario, don Giorgio Brancaleoni, protagonista di presunte frequentazioni amorose (con uomini). Stesso metodo – una lettera al papa e ai cardinali Bertone e Bagnasco – spedita da un gruppo di fedeli, indispettiti per l’ordinazione in cattedrale di 4 diaconi, tre dei quali, secondo i denuncianti, indegni di approdare alla mensa di Gesù, in quanto cacciati dal seminario. Bertone si era speso per Oliveri, cercando di trasferirlo in curia a Roma, offrendogli la vicepresidenza della Commissione Ecclesia Dei e poi una carica nell’Elemosineria di Stato. Due offerte, due rifiuti. “Grazie, posso prendere in considerazione solo incarichi che comportino la nomina a cardinale”. E così non sarà.
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www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/VATI...ie/971972.shtml

Preti playboy nudi su Fb e barman notturni: il Papa commissaria la diocesi di Albenga

Vaticano, prelato arrestato per pedofilia. Wesolowski rischia tra i 6 e i 7 anni Padre... Papa Francesco, rimuove vescovo paraguayano Livieres Plano accusato di aver coperto abusi... Linea dura del Papa rimosso, il vescovo che copriva i pedofili Pedofilia, l'ira del vescovo rimosso: il Papa dovrà rendere conto a Dio Monsignor Becciu: «La rete dei pedofili è potente, aiutateci a... Papa Francesco, rimuove vescovo paraguayano Livieres Plano accusato di aver coperto abusi...
​Troppi scandali. Per troppi anni. E la diocesi di Albenga-Imperia viene 'commissariata' dopo 25 anni di guida pastorale da parte di monsignor Mario Oliveri. Dopo la 'visita' del nunzio apostolico Adriano Bernardini e la sua relazione, papa Francesco avrebbe deciso di affiancare un 'tutor' a Oliveri e circola il nome di monsignor Alberto Maria Careggio, già vescovo della vicina diocesi di Sanremo-Ventimiglia, uomo progressista, già guida alpina di papa Woityla, 77 anni. La missione del nunzio, compagno di studi di Oliveri, era stata decisa da papa Bergoglio dopo che sulla sua scrivania erano arrivate segnalazioni di un clero non irreprensibile.

A monsignor Oliveri viene rimproverato di aver accolto in seminario aspiranti sacerdoti senza aver esaminato con attenzione la reale vocazione dei giovani e questo avrebbe generato preti 'deboli'. Debolezze che hanno generato scandali: sacerdoti condannati o indagati per pedofilia, altri che posano nudi su Facebook, parroci con tatuaggi, sacerdoti che lasciano le parrocchie portando via la 'cassà, preti che fanno i barman in locali notturni, altri che corteggiano le fedeli.

Non voci, fatti come la condanna per abusi sessuali su una chierichetta di don Luciano Massaferro (7 anni e 8 mesi), o la storia di padre Alfonso Maria Parente che fugge con la cassa della parrocchia di Pairolo o quella di don Juan Pablo Esquivel, che vive con un amico ed è appassionato di culturismo, o quella di Gabriel Viorel Irla che su Facebook posa nudo.

La storia divide: la curia resta in silenzio, monsignor Oliveri preferisce non parlare. Tra la gente c'è chi dice: «Tutti vorrebbero un vescovo così». I sacerdoti dicono che nulla è cambiato. «Nessuna comunicazione è stata fatta dal vescovo», dice don Danilo Galliani, parroco a Laigueglia. Intanto in rete nascono i gruppi a sostegno di mons. Oliveri. Ma sulle pagine virtuali compaiono anche scritte come «era ora» o «finalmente hanno aperto gli occhi». Ma il consigliere comunale Eraldo Ciangherotti, da sempre vicino alla curia dice: «Conosco la bontà del vescovo».

Un gruppo di sacerdoti è uscito allo scoperto, schierandosi con il loro pastore. In dieci hanno firmato un documento. «Si sta facendo un quadro gravemente distorto della della nostra vita diocesana. Ci chiediamo quale coscienza animi e quale servizio alla verità ritenga di prestare, chi fornisce alla stampa o diffonde in rete una così scadente qualità delle notizie. Ci preoccupa un giornalismo che partendo da singoli non ripetuti fatti dolorosi assembla elementi non verificati e non verificabili. La nostra chiesa è unita attorno al suo vescovo».

Tradizionalista nella liturgia (ama la messa in latino), accogliente fino a prendere in casa seminaristi allontanati da altre diocesi, Mario Oliveri è descritto come vicino al cardinale Domenico Calcagno che papa Francesco ha rimosso dalla commissione cardinalizia dello Ior. Calcagno avrebbe coperto, secondo indiscrezioni, vari casi di pedofilia nella curia di Savona, dove era stata vescovo prendendo il posto nel 2003 di Dante Lanfranconi, anche lui finito sotto inchiesta per aver coperto casi di pedofilia e abusi sessuali. Contro questi scandali si era battuta la dottoressa Luisa Bonello, che aveva anche consegnato un dossier sui mali della chiesa savonese a papa Bergoglio, parlando apertamente di 'coperturè da parte dei vertici. La donna è morta suicida il mese scorso e ora c'è una indagine per istigazione al suicidio.

Giovedì 23 Ottobre 2014, 15:28 - Ultimo aggiornamento: 19:40
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Edited by pincopallino1 - 24/12/2023, 04:44
 
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31 ottobre 2014
Albenga, l’ultima crociata: il vescovo Oliveri manda un prete pedofilo a dire messa
Paolo Crecchi

Il vescovo Oliveri circondato dai seminaristi di Albenga

Il vescovo di Albenga, monsignor Mario Oliveri, attende la decisione del Papa sul nome del suo successore Ore decisive per il vescovo: arriva il nome del successore Il vescovo Oliveri Diocesi di Albenga-Imperia, commissariato il vescovo degli scandali


Albenga - D’accordo, scisma è troppo. Però le foto del vescovo Mario Oliveri assiso in trono, oppure mentre celebra la messa circondato da tricorni, paramenti sfolgoranti d’oro e scarpe con la fibbia d’argento - che costano un patrimonio e vengono ordinate a un noto calzolaio romano - hanno fatto andare su tutte le furie il Papa.

E la pantofola rossa sul profilo Facebook di don Simone Ghersi, ex cappellano di bordo della Costa Crociere sbarcato per comportamento troppo esuberante, al pari del prete ex modello di Prada Julio Abalsamo? Un atto di devozione nei confronti del Papa emerito, non richiesto e anzi molto ambiguo.

Del resto don Simone continua a pregare per «il nostro papa Benedetto», durante le messe che celebra nella chiesetta delle Cappe Bianche di Loano, don Julio è sempre in prima fila nelle semicarbonare messe tridentine... Soprattutto hanno irritato il Santo padre i pizzi preziosissimi dei seminaristi, stretti al loro vescovo nella tradizionale foto d’inizio anno scolastico.

Sarebbe questa la chiesa povera, si sarebbe inalberato Francesco con i collaboratori più intimi? Se è così lo facciamo chiudere, quel seminario! I quattordici seminaristi di Albenga, altro particolare non gradito al pontefice, risultano tutti studenti fuori sede. L’ennesima conferma della politica pastorale di Oliveri, bussate e vi sarà aperto, che nel corso dei ventiquattro anni di episcopato ha visto affollare le parrocchie ponentine di sacerdoti espulsi dalle altre diocesi: gay dichiarati, molestatori di uomini e donne, esibizionisti, preti a gettone (ce n’è uno che fa il barista durante la settimana e celebra la messa nel week-end), truffatori... Peccatori conclamati, per di più irriconoscenti.

Il primo a scaricare Oliveri, dopo le anticipazioni del Secolo XIX sull’imminente commissariamento della diocesi, è stato il direttore della Caritas don Filippo Bardini, ordinato prete dal medesimo vescovo, quattro anni fa, malgrado fosse stato allontanato senza troppi riguardi dal seminario di Savona. Una vicenda emblematica. Nella relazione firmata nel 2005 dal rettore don Claudio Doglio, corroborata da un’analoga analisi dell’abate di Finalpia don Romano Cecolin, si tratteggia una figura di sacerdote estremamente inquietante: il curriculum scolastico di don Bardini «è gravemente lacunoso, assolutamente fuori dalle norme richieste dall’autorità ecclesiastica per ricevere gli ordini sacri», e uno.

«La sua preparazione teologica in genere è ridotta al minimo dei luoghi comuni devozionali, con tendenze fondamentaliste», e due. «La dottoressa... mi ha detto fra l’altro che il suo quoziente di intelligenza è molto basso: unito all’ignoranza e al fanatismo può produrre una miscela esplosiva», e tre. Oliveri si è sempre identificato con il buon pastore, la sua umanità è riconosciuta da tutti, ma era il caso di ordinare sacerdote un uomo «fissato su alcune questioni come l’omosessualità e il demoniaco»?

E lasciare che diventasse direttore della Caritas un soggetto che ha manifestato «seri problemi nel campo dell’aggressività e della sessualità, con diversi casi concreti che hanno lasciato intuire un lato oscuro potenzialmente rischioso»? Oggi Bardini nega tutto, «sono calunnie di una persona che ho danneggiato». Però nega anche don Renato Giaccardi, che ha patteggiato quattro mesi per induzione e sfruttamento della prostituzione minorile: irretiva adolescenti e li compensava con dieci euro in più se fornivano il telefono di un coetaneo. «Erano loro a cercare me!», si è sempre difeso lui. Oliveri lo ha mandato a Loano, a celebrare messa nell’istituto delle suore della Visitazione.

Bardini: «In mezzo alle bambine, capite? Io l’ho detto al vescovo, è una follia. Per questo lo contesto, non è scarsa riconoscenza»! Va da sé che la miscela di accuse, rancori e denunce reciproche rischia di provocare un incendio pericolosissimo. Oliveri e il suo vicario, Giorgio Brancaleoni, per ora hanno deciso di allontanare dal seminario Marco Lunardi, uno dei tradizionalisti più esuberanti.

Ma dallo stesso istituto filtrano voci di liti furenti fra il vicario, che è anche il rettore, e un ex fiorista che ha di recente scoperto la propria vocazione. Nervosismo. Eccessi. La curiosa composizione del clero e l’attaccamento eccessivo alla liturgia tradizionale - quasi tutti gli altari della diocesi sono stati girati, in omaggio al motu proprio concesso da Ratzinger - sono in queste ore all’attenzione di Francesco.

Edited by pincopallino1 - 24/12/2023, 04:42
 
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www.sanremonews.it/leggi-notizia/ar...isione-del.html

Diocesi di Albenga - Imperia: Mons. Olivieri sarà affiancato da un 'Tutor', questa la decisione della curia

Il Santo Padre ha nominato vescovo coadiutore S.E. Mons Guglielmo Borghetti, finora Vescovo della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello

Arrivano le nomine da Roma e a Mons. Oliveri viene affiancato un "Tutor". Il Santo Padre ha nominato vescovo coadiutore S.E. Mons Guglielmo Borghetti, finora Vescovo della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello

Questa la decisione arrivata dopo gli scandali che hanno coinvolto la diocesi, emersi lo scorso novembre, quando sulle prime pagine di ogni giornale si è parlato del commissariamento della diocesi Albenga – Imperia.

In particolare al Vescovo Mario Oliveri veniva rimproverato di aver accolto in seminario aspiranti sacerdoti senza aver esaminato con attenzione la reale vocazione dei giovani e questo avrebbe generato preti 'deboli'.

Tra gli scandali, la condanna per abusi sessuali su una chierichetta di don Luciano Massaferro (7 anni e 8 mesi); la storia di padre Alfonso Maria Parente che fugge con la cassa della parrocchia di Pairolo o quella di don Juan Pablo Esquivel, che vive con un amico ed è appassionato di culturismo.

S.E. Mons. Guglielmo Borghetti è nato il 25 marzo 1954 ad Avenza di Carrara, diocesi di Massa Carrara-Pontremoli e provincia di Massa Carrara. Dopo aver frequentato il Liceo Classico presso le scuole pubbliche, ha conseguito la Laurea in Filosofia, con indirizzo psicologico, presso l'Università di Pisa. In seguito, è entrato in Seminario, completando gli studi di Teologia. È stato ordinato sacerdote nella Cattedrale di Massa Carrara il 17 ottobre 1982 e incardinato nella diocesi di Massa Carrara-Pontremoli.

Nel suo ministero ha svolto i seguenti incarichi: dal 1974 al 1992, Insegnante di Religione nelle Scuole statali; dal 1982 al 1986, Vice Rettore del Seminario diocesano; dal 1986 al 1992, Rettore del Seminario diocesano; dal 1992 al 1997 Parroco della Basilica Cattedrale di Massa Carrara; dal 1993 al 2010 Direttore Spirituale del Seminario diocesano e contemporaneamente Direttore dell'Ufficio diocesano per le vocazioni; dal 1993 al 1996, Vicario episcopale per la pastorale; dal 1997 al 2010 Parroco in Santa Maria della Rosa a Montignoso; dal 1999 al 2010 Preside dello Studio Teologico Interdiocesano "Mons. Enrico Bartoletti" di Camaiore. È stato Docente di psicologia della personalità, presso la Scuola "Edith Stein" di Savona, per la formazione di educatori di comunità ecclesiali. È stato Canonico effettivo della Basilica Cattedrale di Massa Carrara, autore di vari articoli per il settimanale diocesano e per altre riviste. Nel marzo 1996 è stato annoverato tra i Cappellani di Sua Santità.

Eletto alla sede di Pitigliano-Sovana-Orbetello il 25 giugno 2010, è stato consacrato Vescovo il 15 settembre dello stesso anno.

News collegate:

www.imperiapost.it/87146/la-diocesi...tratta-e-perche

10 gennaio 2015 alle 12:30
LA DIOCESI DI ALBENGA/IMPERIA NELLA BUFERA. PAPA FRANCESCO NOMINA UN VESCOVO COADIUTORE A MONSIGNOR OLIVERI/ ECCO DI CHI SI TRATTA E PERCHE’
La decisione è giunta molto probabilmente dopo lo scandalo che aveva coinvolto la diocesi in merito a un dossier che avrebbe evidenziato comportamenti discutibili da parte di alcuni sacerdoti
di Selena Marvaldi
oliveri

E’ arrivata questa mattina una missiva da Papa Francesco al Vescovo Mario Oliveri per annunciare che gli verrà affiancato un Vescovo coadiutore S.E. Mons. Guglielmo Borghetti, finora Vescovo della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello.

La decisione è giunta molto probabilmente dopo lo scandalo che aveva coinvolto la diocesi in merito a un dossier che avrebbe evidenziato comportamenti discutibili da parte di alcuni sacerdoti, notizia che, all’epoca, ha rimbalzato su tutti i principali giornali italiani, ma ha avuto una eco anche internazionale.

La figura del vescovo coadiutore, è prevista dal codice di diritto canonico e svolge il ruolo di vicario generale e di vescovo ausiliare. Diversamente dai vescovi ausiliari, ai coadiutori è dato il diritto automatico di successione alla sede episcopale; questo significa che il giorno stesso in cui il vescovo diocesano che sta assistendo muore, si ritira, rinuncia, o è trasferito, il coadiutore diventa automaticamente il nuovo vescovo della Chiesa particolare. Fino ad allora, il vescovo diocesano nomina il coadiutore come vicario generale.

A Genova invece è stato nominato come vescovo ausiliario monsignor Nicolò Anselmi, 53 anni, genovese la cui nomina da Papa Francesco è arrivata proprio questa mattina.

CHI E’ MONS. GUGLIELMO BORGHETTI

Nato il 25 marzo 1954 ad Avenza di Carrara ha conseguito la Laurea in Filosofia all’Università di Pisa. Subito dopo è entrato in Seminario, completando gli studi di Teologia ed è stato ordinato sacerdote nella Cattedrale di Massa Carrara il 17 ottobre 1982.

Diversi gli incarichi conseguiti nella sua carriera religiosa e, tra gli altri, è stato Docente di psicologia della personalità, presso la Scuola “Edith Stein” di Savona, per la formazione di educatori di comunità ecclesiali. Nel marzo 1996 è stato annoverato tra i Cappellani di Sua Santità. Eletto alla sede di Pitigliano-Sovana-Orbetello il 25 giugno 2010, è stato consacrato Vescovo il 15 settembre dello stesso anno.

Edited by pincopallino1 - 24/12/2023, 04:43
 
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SAVONA 13 gennaio 2015
Albenga, parte dal seminario la “rivoluzione” nella Diocesi
Luca Rebagliati


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Albenga - Il nuovo vescovo comincia dal seminario. Non solo perché è qui che verrà ad abitare, ma anche e soprattutto perché sembra essere questo il primo degli incarichi che Papa Francesco ha inserito nella bolla che nei prossimi giorni consegnerà a monsignor Guglielmo Borghetti, nuovo vescovo coadiutore che secondo quanto si dice potrebbe arrivare ad Albenga nei primi giorni di febbraio.

Il documento pontificio rappresenta non solo l’atto formale di nomina di Borghetti, ma anche le “regole di ingaggio”, cioè l’elenco dei compiti e delle mansioni che il vescovo coadiutore dovrà assolvere.

O se si preferisce la divisione dei compiti tra il titolare e il successore designato durante tutto il periodo di coabitazione che si concluderà secondo norma al momento del pensionamento di Mario Oliveri.

Nel frattempo il vescovo titolare continuerà a risiedere a palazzo vescovile assieme al fratello infermo.

Inizialmente si era pensato di dirottare uno dei due vescovi a Imperia, che è sede di concattedrale e che quindi avrebbe tutte le carte in regola per poterlo ospitare, ma a quanto pare l’ipotesi è stata scartata immediatamente per tutta una serie di motivi.

Mandarci Oliveri avrebbe significato declassarlo in una maniera tanto palese da renderla troppo simile ad una rimozione, quindi inaccettabile per il vescovo.

Spedirci il nuovo arrivato, al contrario, avrebbe voluto dire mantenerlo ai margini dell’impero.

Si fosse trattato di un semplice aiutante, quella sarebbe stata probabilmente la soluzione ideale, ma a quanto pare Bergoglio vuole tenere Borghetti più vicino possibile al cuore del problema. Anzi, se possibile dentro il cuore del problema. Cioè in seminario.

Un seminario piuttosto anomalo nell’attuale panorama di crisi delle vocazioni, la cui funzione principale sembra essere stata in questi anni soprattutto quella di fornire rifugio ad aspiranti sacerdoti invisi altrove ed al tempo stesso uno stuolo di giovani preti in debito di riconoscenza con i vertici della curia.

Che a Roma il seminario ingauno sia considerato un problema è cosa nota, se già il cardinale Tarcisio Bertone (quando era ancora in auge) pare avesse espresso qualche dubbio sull’opportunità di mantenerlo operativo.

Oltretutto un edificio di pregio ed affacciato sul mare come questo potrebbe facilmente essere tramutato in un bel gruzzoletto da destinare ad altre opere diocesane.

Ma l’arrivo di monsignor Borghetti non significa per forza di cose che il seminario sarà chiuso. Anzi, alla fine potrebbe rivelarsi un toccasana, perché una volta messe le toppe dove devono essere messe e sotto la guida di un uomo come Borghetti (diretta o tramite uomini di fiducia) potrebbe tornare a recitare un ruolo di primo piano.

Non bisogna dimenticare che quella di Borghetti è una scelta effettuata personalmente dal Pontefice e che il nuovo coadiutore indossa già l’anello e la mitria, anche se non in una diocesi di primissimo piano.

Insomma, se Bergoglio gli ha voluto dare una tale gatta da pelare significa che conta di trovare il modo per mostrargli gratitudine, una volta che avrà assolto il suo compito.

Un modo potrebbe essere quello di valorizzare la diocesi ingauna, magari proprio attraverso il seminario e le attività di studio, oppure lanciandolo poi verso incarichi più prestigiosi.

«Uno con il curriculum di monsignor Borghetti se riesce a mettere a posto la curia di Albenga non verrà certo lasciato a morire qui» ha commentato in maniera comprensibilmente riservata qualche sacerdote appena saputo della nomina.
 
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Hansss
view post Posted on 15/1/2015, 18:55




Mi stupisce e non poco questa carellata di "scandali" e tutti, guarda caso, in una diocesi per colpire, evidentemente il vescovo.
Mi colpisce e sapete perché? Perché - ne sono convinto - qualsiasi altra diocesi in Italia e all'estero non può dire di avere tra il suo clero solo caste e onestissime pecorelle!
La situazione non solo morale del mondo cattolico è talmente penosa (tolti i casi di chi ancora fa il suo dovere) che più di così non si può. È addirittura ingovernabile!
Ora che si sollevi tutto questo polverone su una diocesi sola (come se le altre fossero specchio di virtù) segnala una vera e propria faida contro il vescovo.

In scala maggiore è successo lo stesso contro Ratzinger al punto che poi - con la scusa di "essere chiamato altrove" - questo ha mollato tutto. E non è che oggi con il papa argentino i preti siano improvvisamente divenuti santi! Eppure - se notate - si parla assai di meno degli scandali del clero come se di colpo fossero tutti santi!
Il fatto è che l' "argentino" è utile e malleabile, a differenza del tedesco con le sue velleità baroccheggianti. È talmente utile che gli si perdona tutto, perfino il fatto di non fare ovunque quella "pulizia morale" che a parole si prefigerebbe.

Cosa voglio dire? Dico che quando vedo tutto un coro di scandalizzati contro una parte sola (come se gli scandalizzati fossero farina da far ostie) c'è sotto chi vuole ottenere qualcos'altro rispetto alla semplice moralizzazione del clero (veramente ultima cosa alla quale si penserebbe!): che un ecclesiastico si metta da parte! La cosa come la leggiamo è assai ipocrita e nasce soprattutto dentro le fila ecclesiali.
È come se la lepre dicesse "orecchione" all'asino!
 
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view post Posted on 16/1/2015, 10:18
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E' vero quello che dici. Ma nelle altre diocesi riescono attuare la regola n. 1: soffocare lo scandalo. Olivieri non c'è riuscito. Ecco perché l'hanno cacciato.
 
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Hansss
view post Posted on 17/1/2015, 15:37




CITAZIONE (GalileoGalilei @ 16/1/2015, 10:18) 
E' vero quello che dici. Ma nelle altre diocesi riescono attuare la regola n. 1: soffocare lo scandalo. Olivieri non c'è riuscito. Ecco perché l'hanno cacciato.

Quindi da quanto mi dici Olivieri è meglio degli altri: non è ipocrita. E chi è meglio si caccia mentre gli altri si tengono? Allora questa è la Chiesa di Bergoglio?
 
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view post Posted on 17/1/2015, 21:58
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No. Olivieri è di più. E' uno spudorato che si tiene e si cerca preti criminali e dalla dubbia moralità.
 
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view post Posted on 19/2/2015, 10:00
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http://www.ivg.it/2015/02/albenga-oliveri-...ro-seminaristi/

Albenga, Oliveri “sfida” il coadiutore: ordinazioni già fissate per quattro seminaristi
di Redazione - 18 febbraio 2015 - 16:43

Albenga. Mentre ai sacerdoti della Diocesi è arrivata la lettera con la quale viene annunciato l’arrivo del vescovo coadiutore Guglielmo Borghetti, sembra ufficializzata la data delle prossime ordinazioni diaconali fissata dal vescovo Oliveri per sabato 9 maggio prossimo.

In quell’occasione verranno ordinati quattro seminaristi: Marco Lunardi (non accolto dalla Diocesi di Vicenza) e Gianluigi Peirano (che frequenta l’istituto superiore di scienze religiose), che ancora non hanno ultimato gli studi del quinto anno, insieme a Gioele Genchi, ex allievo del seminario romano, e Christian Minossi, dimesso l’anno scorso dai Padri Carmelitani di Genova.

Una decisione che rappresenterebbe un colpo di coda da parte del vescovo Mario Oliveri, che in questo modo farebbe ancora sua e soltanto sua la decisione di ordinare quattro diaconi senza condividere il provvedimento con Borghetti, ancora lontano da Albenga.
 
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view post Posted on 30/4/2015, 16:33
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http://old.apocalisselaica.net/focus/notiz...pia-la-tempesta
. Don Giovanni Ferrando, parroco a Garlenda accusato di comportamento incompatibile con l'abito sacerdotale (auto sportive, case al mare, scarsa assiduità in chiesa) che ribaltò le dicerie imputando ai fedeli la scarsa devozione e l'inclinazione a mentire: «Gente avara e gretta. Persino la cucina è pessima, sanno preparare solo roba surgelata».

http://trucioli.it/2015/04/29/marmoreo-da-...ie-del-parroco/

Marmoreo, da mesi chiesa chiusa, campane mute e senza notizie del parroco
29 aprile 2015 • Numero 32 del 30 aprile 2015 • by Trucioli

C’è la parrocchia, un parroco titolare, neppure la domenica si celebra messa. Chi contatta il sacerdote che vive in provincia di Alessandria, si sente rispondere: “Sono venuto a Pasqua, il vescovo è d’accordo, purtroppo non c’è più seguito di fedeli”. In paese, una settantina di persone e qualche bimbo, all’unisono: ” Don Ferrando non lo vediamo da mesi…speriamo che col nuovo vescovo cambi musica…”.

La chiesa parrocchiale di Marmoreo inesorabilmente chiusa da mesi

La chiesa dei santi apostoli Pietro e Paolo è desolatamente chiusa. “Non credo di sbagliare, comunque sono diversi mesi che non suonano le campane, don Ferrando l’ho visto l’ultima volta l’8 dicembre, Immacolata Concezione, quando di pomeriggio si celebra la S. Messa nella cappella della famiglia Roveraro “ (il capofamiglia, Gian Mario, finanziere internazionale e seguace e numerario dell’Opus Dei, fu rapito e barbaramente fatto a pezzi, i carnefici catturati e condannati, con il giallo del vero movente e dei mandanti ndr) .

Non è la voce isolata di una mamma, pendolare per lavoro in Riviera. Un’altra parrocchiana non più ragazzina: “L’abbiamo visto a Natale, a Pasqua, è un sacerdote un po’ particolare, vive fuori provincia. Non mi sembra il caso di commentare… penso alle persone più anziane, ai bambini, a chi deve recarsi a Messa a Casanova Lerrone, a 4, 5 chilometri. So che qualcuno si è già preoccupato di informare la Curia, finora invano. Tutti abbiamo ripreso speranza e fiducia con l’arrivo del nuovo vescovo….Sono anni che in questo paese le cose vanno avanti così…purtroppo non vorrei aggiungere altro. Di noi non si interessa nessuno, neanche i giornali che leggiamo ogni giorno e si scrivono tante cose di parroci, preti, parrocchie, proteste. Noi non siamo abituati a protestare, siamo tra gli ultimi… “.

Don Giovanni Ferrando non è un ‘pastore’ anonimo. Il Corriere della Sera, nel 2009, si era occupato di lui (vedi a fondo pagina), poi trucioli savonesi. E prima ancora le pagine locali del Secolo XIX, con l’allora redattore di giudiziaria Luciano Corrado. I decenni trascorrono come fosse ieri, la memoria è di pochi, i vecchi eventi sepolti dal tempo, dalla fabbrica delle nuove notizie che non mancano mai. Sta di fatto che se in diocesi è un confratello conosciuto, il suo cognome non dice nulla alla stragrande maggioranza dei fedeli e praticanti dell’albenganese. Gente di Marmoreo esclusi. Era stato appunto un articolo di trucioli savonesi a scoprire la personalità, diciamo stravagante,, eccentrica del parroco delle piccola comunità di Marmoreo, paese prediletto da stranieri, in particolare tedeschi; dopo aver acquistato vecchie case in pietra le hanno cesellate con mano da artisti, con rigoroso rispetto e valorizzazione dell’antico, del caratteristico borgo ligure di collina.

Si era appreso che don Ferrando è “monsignore archimandrita, cappellano delle guardie d’onore dell’ex re Umberto”. Che fu ordinando sacerdote durante il ‘regno’ del cardinale Siri. Che è stato accolto e pare incardinato nella diocesi del vescovo Mario Oliveri, l’eccellenza delle ‘pecorelle’ smarrite, alla stregua del buon pastore (?), generoso ed incline al perdono, ha scritto di lui l’inviato speciale del Secolo XIX, Paolo Crecchi che ha dimostrato di essere documentatissimo ed informato sulla vita clericale e pastorale dalla diocesi di Albenga – Imperia. A Marmoreo vive, tra l’altro, l’ex sindaco, per due legislature (dal 1999 al 2009), Sabrina Merlo; la famiglia possiede un agriturismo con vista sulla vallata, verde e mare. Marmoreo che dal 1985, per due mandati, fu amministrato dall’avvocato democristiano Graziano Aschero, eletto dagli abitanti di Casanova Lerrore. Identico bis per l’attuale primo cittadino (lista civica) Michele Volpati, un cugino noto giornalista.

La celebrazione della Santa Messa in una ricorrenza per ricordare l’ex re Umberto

E’ possibile che il generoso e comprensivo vescovo Oliveri abbia autorizzato, concordato, per il quiete vivere che don Ferrando svolga la sua missione di parroco solo “alle feste grosse” (sic!). “Fino al 2012 celebravo ed ero presente tutte le domeniche (i vespri ormai non sono più di moda in tante chiese ndr) – ha ricordato ad un fedele un gentilissimo don Ferrando via telefono – , con il vescovo, nel 2013, si è concordato di celebrare una volta al mese, con il 2014 e 2015 messa alle feste molto importanti, si è preso atto che non vale la pena, manca la gente, la chiesa è vuota”. Bisogna ammettere che i rapporti tra don Ferrando ed il suo superiore sono stati caratterizzati da alti e bassi, pare frutto di una vecchia amicizia: in un caso il sacerdote non aveva esitato, via Secolo XIX, a lanciare un guanto di sfida. Del tipo: non fatemi aprire il libro, ce n’è per tutti, al vescovo consigliava di non tirare troppo la fune nei suoi riguardi. Quando arrivò a Garlenda era un cinquantenne, a Marmoreo da sessantenne, ora ha superato gli anta, ancora in forma, capace di humour e battute sferzanti, memoria storica dei fuochi di artificio in Curia e dintorni.

Infine è utile prendere nota che sfogliando il ‘notiziario’ delle parrocchie, è disponibile il numero di cellulare e l’indirizzo. Don Giovanni Ferrando via Pirrandino, Roccagrimalda (AL), ordinato il 19 dicembre 1970. Già nel 2009 si era sparsa voce che don Ferrando aveva annunciato di lasciare Marmoreo. Sono trascorsi sette anni. Ci voleva un vescovo coadiutore, dialogante, ma inflessibile di fronte a certi principi. Vedi l’ultimo intervento pubblico, in ordine di tempo, per gli incontri di guarigione nella chiesa di Diano Castello. Con fedeli caduti in ‘trance’ durante le preghiere, i primi articoli di giornali, le telecamere ed i servizi televisivi. Senza troppi indugi, come la vicenda richiedeva, è arrivato lo stop motivato di monsignor Guglielmo Borghetti. All’insegna della ragionevolezza, la svolta per il parcheggio di Piazza dei Leoni, di fronte al vescovado, ad Albenga. Una polemica che si trascinava e creava diffuso malumore, una cancrena, per l’arroccamento (il parcheggio è nostro e lo utilizziamo per le esigenze della Curia, del vescovado). Bastava ragionare e optare senza rinvii per una soluzione.

Tanto per restare in tema non andò cosi, negli anni ’90, con le apparizione della Madonna al visionario di Verezzi, noto anche come ‘bicchierino’ per la predilezione al buon vino. E ancora, negli anni ’2000, agli asseriti miracoli nella chiesta di Santa Maria in Fontibus, ad Albenga, con don Giuseppe Capra, esorcista (leggi……). Infine i lunghi tentennamenti sulle apparizioni della Vergine a Caterina Richero (Balestrino, vedi in archivio il fotoservizio pubblicato da trucioli.it quando fu presentato un interessante libro), la veggente in vita, non in attività. Qui è in progetto la costruzione del nuovo Santuario e soprattutto c’è attesa per un rilancio economico e turistico. Il vescovo ha dato il suo placet, progetto e concessione edilizia ok, ma il Comitato, con il marito di Caterina, pare incontri difficoltà economiche. Almeno corre voce.

Leggi: un brano ripreso da trucioli savonesi

LA PARTENZA (ANNUNCIATA DAL PULPITO) DEL PARROCO DICEMBRE 2009

Don Giovanni Ferrando, oggi settantenne, dovrebbe lasciare la parrocchia di Marmoreo, stando al suo annuncio. Un commiato che ha alle spalle una lunghissima scia di polemiche, chiacchiere, tensioni, articoli di giornali. Verità e bugie.

Chi scrive si è occupato pure di aspetti giudiziari. Ma non è il caso, né utile rinvangare. Acqua passata. Del resto può essere utile (vedi….) l’articolo che nel 2003 pubblicò l’autorevole Corriere della Sera.

Alla festa dell’8 dicembre (abbiamo evitato l’intrusione fotografica nel rispetto dovuto alla famiglia Roveraro) don Ferrando si è presentato in talare, fascia-cinta rossa, anello. Ottimo umore, fedele al suo cliché, come del resto è descritto in occasione della cerimonia (vedi…) per iniziativa dell’Unione Monarchica Italiana, domenica 23 novembre 2008 nella chiesa della Madonna del Carmine di Alessandria.

Cerimonia a ricordo del 25 esimo anniversario della scomparsa di Re Umberto, l’ultimo sovrano d’Italia in esilio. Promotore Carmine Passalacqua, responsabile dell’Unione monarchica italiana e consigliere comunale ad Alessandria, con la partecipazione di 700 fedeli e dell’onorevole Franco Strabella. (Vedi foto…).

Tra i concelebranti, recita il comunicato ufficiale che riproduciamo <monsignor Archimandrita don Giovanni Ferrando, cappellano delle delegazione delle Guardine d’Onore alessandrine e che ha ricordato le virtù cristiane di Re Umberto, la sua devozione alla chiesa cattolica, fino al lascito della Sacra Sindone al S. Padre…ha elencato la schiera di beati e venerabili della Real Casa di Savoia, che sono esempio per tutti noi>.

Dopo tante “battaglie” tra Garlenda, l’episcopato di Albenga, tra le ferite non proprio emarginate ed i ricordi dei parrocchiani, dei fedeli, don Ferrando ha accettato un ragionevole compromesso. Del resto per un sacerdote che ha nel suo bagaglio un decennio di cappellano militare, sa che senza l’obbedienza ogni istituzione finisce per sfasciarsi. E’ archimandrita (ordine monastico) grazie ad un titolo onorifico ricevuto a Roma.

Per la chiesa romana non è monsignore, anello e fascia rossa sono “abusivi”, ma non è un peccato. Non cambia la storia. Ha al suo attivo 4 anni di cappellano nell’esercito, tre anni nella polizia, tre anni nella finanza. Al quarto incarico triennale ha ottenuto una piccola pensione di “invalidità di servizio” e la “prebenda mensile” dovuta al titolare della parrocchia di Marmoreo. A questo si aggiunga che, nella vita, la fortuna è rimasta al suo fianco.

Luciano Corrado



Fatti, vicende e personaggi della Storia di Ovada e dei paesi della zona Ovadese negli scritti dello storico ovadese Gino Borsari (1917-1994)

Prima Messa ad Ovada.Articolo n. 27 – Pubblicato su “L’Ancora” del 3 Gennaio 1971 Domenica 20 dicembre, nella nostra chiesa parrocchiale ha celebrato la sua prima messa il novello sacerdote Don Giovanni Ferrando. Era stato ordinato il giorno precedente, 19 dicembre, nella Chiesa Metropolitana di San Lorenzo in Genova dall’ Eminentissimo Cardinale Arcivescovo Giuseppe Siri.
Proveniente da Genova e giunto in Piazza Assunta, Don Nino, al quale i tocchi sonori e vibranti delle campane ovadesi porgevano il primo saluto, veniva accolto dall’ovazione corale di una folla commossa e plaudente che, malgrado il freddo intenso, lo aveva voluto attendere sul sagrato.
Uno dei più giovani chierichetti della Parrocchia, il bimbo Alberto Rossi, gli ha offerto un mazzo di fiori ed ha recitato una breve e gentile poesia di benvenuto. Sul portale del tempio il Clero in paramenti solenni, guidato dal Prevosto Canonico Francesco Ramognini in cappa d’ermellino e da Monsignor Fiorello Cavanna in piviale, ha accolto il giovane confratello al canto del Tu es Sacerdos in Aeternum.
Indossati i paramenti liturgici, Don Ferrando è stato processionalmente accompagnato all’Altare per la sua prima celebrazione del Divin Sacrificio, mentre la piccola corale femminile, così abilmente diretta dalla RR.ma Madre Emilia Grassi delle Madri Pie e accompagnata all’organo dal Chierico Mike Papa, seminarista australiano, intonava il melodico e solenne canto d’ingresso Cantate al Signore un canto nuovo. Vicini a lui, all’Altare, quattro suoi giovani compagni di studi neo ordinati anch’essi: il Diacono Rapetti Pier Giacomo, il Suddiacono Ronco Stefano, il Lettore Martini Pier Luigi ed il Turiferario indonesiano Franz Halim Firmansiah; testimoniavano con la loro giovanile presenza l’eterna, sempre rinnovata, ecumenica e fiorente vitalità della Chiesa militante.
Al Vangelo, dopo la lettura del telegramma inviato da S.Santità al novello levita, il Canonico Ramognini, con quelle parole che egli sempre sa trovare nella spontaneità del suo animo, ha tracciato brevemente ma incisivamente il curriculum di questo giovane che, così nobilmente e tenacemente, ha voluto portare a compimento l’aspirazione ad una vocazione sacerdotale alla quale si sentiva predestinato e che santificava la sua umile se pur dignitosa condizione di operaio meccanico, trasmutandola nella forse più dura, più impegnata, più responsabile ma più sublime dignità di Operaio di Cristo.
E c’erano tutti in chiesa i suoi compagni di lavoro; tutti coloro che avevano imparato a stimarlo ed a volergli bene già in fabbrica quando, in tuta, condivideva con essi le fatiche del quotidiano lavoro.
E c’era la sua cara mamma, le sorelle, gli zii, i conoscenti, gli amici; e la presenza in chiesa di gran parte della popolazione (la chiesa era zeppa) testimoniava l’affetto degli ovadesi a questo loro concittadino di adozione, che aveva saputo e voluto elevarsi dal nulla alla dignità sacerdotale, come testimoniava altresì l’attaccamento di tutti gli ovadesi alla loro Chiesa, al loro Pastore ed ai suoi Sacerdoti.
Dobbiamo dire che è stata una funzione che ci ha toccati veramente nel profondo dell’animo, che ci ha fatto capire quanta fede ci sia ancora nella nostra terra, nella nostra società e nel nostro popolo, sebbene le apparenze e la superficialità di osservazione possano farci credere erroneamente il contrario.
Ed era commosso il nostro Don Nino, tanto commosso che le lacrime gli sgorgavano copiose ed incontenibili e gli rompevano le parole del Sacro Rito. Si, l’abbiamo visto piangere, e noi che lo conosciamo bene sappiamo che queste lacrime erano il distillato della sua intensa, profonda ed umana sensibilità e che il suo animo buono ed emotivo esultava, piangendo, offrendo al Signore le sue lacrime in ringraziamento ed in offerta della grazia che Egli gli aveva concessa elevandolo a suo Ministro.
Siamo grati a Don Nino della sua commozione perchè era anche la nostra commozione, la commozione di tutto un popolo, di una comunità parrocchiale riunita intorno al suo pastore ed al suo più giovane agnello.

_____________________________________________NOTE del curatore:

In questo articolo, forse eccessivamente ridondante ma certamente sincero e molto sentito, l’ Autore esprime il suo attaccamento alla figura del nuovo sacerdote, che aveva seguito nel cammino verso l’Altare già da diversi anni. Don Ferrando, infatti, era legato da amicizia alla nostra famiglia già da tempo e mio padre lo aveva seguito, incoraggiato e consigliato più di una volta. E’ pertanto naturale che la sua ordinazione sacerdotale venisse sentita dall’ Autore come una cosa “anche” sua ed alla quale partecipasse con atteggiamento tutt’altro che distaccato.
E’ stato purtroppo un peccato aver dovuto constatare, dopo diversi anni, che la fiducia, l’ammirazione, l’amicizia e l’attaccamento tributati a questo Sacerdote, che prometteva così bene, sono stati ripagati con tutt’altra moneta.

http://archiviostorico.corriere.it/2003/ge...301223752.shtml

Scandalo in Liguria. Il vescovo invita il sacerdote alle dimissioni, ma lui non si arrende
Rivolta contro il parroco: «Pensa al lusso, non ai fedeli»

GENOVA - Un comitato di fedeli per mandar via il parroco, accusato di maltrattare e trascurare il suo gregge e di tenere un comportamento scandaloso. Un parroco che respinge tutte le accuse, forte dell' appoggio di una parte dei parrocchiani. Maldicenze contro il religioso che girano per il paese, una denuncia contro di lui ai carabinieri, perfino due attentati incendiari. Tanto che alla fine il vescovo bacchetta tutti e invita il sacerdote a dare le dimissioni. Ma quello risponde «no». Succede a Garlenda, piccolo comune dell' entroterra di Savona, famoso finora soltanto per il raduno estivo delle Cinquecento e il suo bel campo da golf. Un borgo di 961 abitanti ai piedi delle Alpi Liguri, che vive di olive, agricoltura e turismo. Al centro della vicenda c' è il parroco don Giovanni Ferrando, 64 anni, piemontese dell' Alessandrino, ex-cappellano militare, da otto anni a Garlenda. Una parte dei fedeli non lo sopporta più. E ha formato perfino un comitato per allontanarlo. Le accuse? «Quando confessa tratta male la gente - dicono i parrocchiani -: non vuole in chiesa quelli che considera indegni, attacca i fedeli perché fanno poche offerte, sta in paese solo il sabato e la domenica. Il resto della settimana lo passa a casa sua nell' Alessandrino, a Roccagrimalda». Queste le accuse ufficiali. Poi, ci sono le maldicenze. «Don Ferrando è un gay e fa la bella vita - ti dicono sottovoce -: aveva case a Firenze e Ibiza, che metteva a disposizione dei giovani del paese. Girava con un' Alfa 155, finché un suo amichetto due anni fa gliel' ha bruciata». Una residente ha denunciato il parroco ai carabinieri per il furto di due candelabri dalla chiesa di una frazione. E la scorsa settimana, qualcuno di notte ha dato fuoco alla porta della canonica, senza fare grossi danni. Dal mese scorso, dopo un' assemblea sull' argomento, i fedeli ribelli disertano la messa nella parrocchia della Natività. Il comitato ha l' appoggio del sindaco Dario Braggio, alla testa di una lista civica. Don Ferrando ribatte a tutte le accuse e si dice tranquillo. «Agli abitanti di Garlenda la chiesa non interessa. Quando sono arrivato cadeva a pezzi, l' ho rimessa a posto io. Non sto qui in settimana perché non servirebbe a niente, non si confessano neppure. Non ho rubato i candelabri, li ho restaurati e portati nella chiesa del paese». E ancora: «Non sono gay. La casa di Ibiza la mettevo a disposizione dei parrocchiani. Poi l' ho venduta insieme a quella di Firenze e con il ricavato ho restaurato la chiesa. Non certo con le offerte dei fedeli. L' Alfa 155? Ma perché un prete non può permettersi una bella macchina? Chi me l' ha bruciata è un balordo che voleva dei soldi e non li ha avuti. E' già stato condannato». Don Ferrando ha l' appoggio di una parte dei fedeli. Ammettono però che non è un prete facile: «Non accondiscende alle richieste di chi bada più all' immagine che alla sostanza», dicono i suoi fan. Lo stesso parroco racconta di aver rivelato a un marito il tradimento della moglie, da lui sorpresa in auto con l' amante. Lo scontro è talmente acceso da finire sulle pagine de Il Secolo XIX, che gli ha dedicato una serie di articoli. Tanto che ieri, il vescovo di Albenga, Mario Oliveri, ha deciso di intervenire. Con una lettera aperta a fedeli e sacerdote, ha criticato i primi per aver formato il comitato e ha invitato il secondo a dare le dimissioni, «per il bene e la serenità della comunità». Don Ferrando ha subito risposto che non intende andarsene. Stefano Secondino

Secondino Stefano

Pagina 19
(22 gennaio 2003) - Corriere della Sera

http://www.savonanews.it/2005/01/17/mobile...-di-truffa.html

| lunedì 17 gennaio 2005, 16:45
Garlenda: don Ferrando prosciolto dall'accusa di truffa

E' finita nella piu' classica bolla di sapone la storia di Don Giovanni Ferrando ex parroco di Garlenda, ora parrocco di Marmoreo di Casanova Lerrone che negli anni scorsi era stato al centro di una vivace contestazione da parte dei fedeli del paese dell'entroterra albenganese. Il prete era accusato da una sua parrocchiana Lucia S., di essersi fatto prestare 700 euro per far restaurare nell'estate del 2001 due preziosi candelabri della chiesa. In parrocchia, dopo diverso tempo, secondo la donna erano ricomparsi due candelabri completamente differenti. Da qui l'ipotesi di truffa. Questa mattina la querelante prima dell'inizio dell'udienza in tribunale ad Albenga ha pero' deciso di ritirare la denuncia dietro al risarcimento del denaro da parte del sacerdote

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...datorio-ai.html


L'episodio pare essere un atto intimidatorio ai danni di don Giovanni Ferrando

GARLENDA - Un atto intimidatorio in piena regola è stato compiuto la notte di Natale per mano di un balordo ai danni della macchina del parroco di Garlenda, persona conosciuta e stimata nel borgo nell'entroterra dell'albenganese. Secondo la ricostruzione del fatto, secondo don Giovanni Ferrando, 60 anni, sacerdote della parrocchia di Garlenda, l'autore dell'increscioso episodio potrebbe essere stato un ragazzo senza fissa dimora, con problemi psichici, che il sacerdote aveva aiutato nei mesi scorsi dopo una serie di telefonate intimidatorie con richiesta di denaro. Munito di una bottiglia di liquido infiammabile ha incendiato l'Alfa 155 del prete che era parcheggiata pochi metri dalla sua abitazione a fianco della chiesa. Sono bastati pochi secondi al fuoco, per avvolgere completamente la vettura. L'intervento dei vigile del fuoco giunti da Albenga, ha impedito alle fiamme di propagarsi. Il rogo ha, però, distrutto completamente la vettura che aveva ancora in commercio un valore di circa 10 milioni di lire. Sul posto è anche intervenuta la polizia stradale che sta conducendo le indagini e che ritiene la testimonianza del parroco attendibile per fare luce sulla identità del malvivente. Sono stati i vigili del fuoco a rinvenire una bottiglia di plastica di quelle che contengono normalmente dell'acqua minerale che era stata riempita con del liquido infiammabile, probabilmente benzina, con la quale il balordo ha appiccato le fiamme. Afferma don Giovanni Ferrando: «Stavo guardando la televisione, quando ho sentito crepitare delle fiamme, mi sono affacciato dalla finestra ed ho visto la mia macchina avvolta da una densa coltre di fumo. Ho subito chiamato i vigili del fuoco che sono accorsi prontamente». Dario Braggio, da due anni sindaco di Garlenda, paese dove ha sede il Fiat 500 Club Italia, sodalizio automobilistico internazionale della piccola utilitaria italiana che conta oltre tremila iscritti in tutto il mondo, commenta così la vicenda: «Si è trattato di un episodio increscioso che turba la tranquillità e la vivibilità di un paese come Garlenda. Ritengo fuori di dubbio che a compiere questo folle atto intimidatorio sia stato qualcuno venuto da fuori e non certo qualche abitante del borgo». (marco strizioli)
27 dicembre 2000 sez.

http://www.radioaldebaran.it/i-legami-di-r...pedofilia/30509


16 maggio 2011
I legami di Recco con il parrocco arrestato per pedofilia

Redazione / Cronaca, Recco /

Il centro di Recco con la chiesa di San Giovanni

Don Riccardo Seppia era nel Golfo Paradiso negli anni Ottanta. Sospetti sui suoi comportamenti di allora.

Secondo quanto abbondantemente presentato e discusso oggi dalla stampa locale, anche a Recco potrebbero essersi verificati episodi di abusi su minori, negli anni Ottanta, quando era vice parrocco nella parrocchia di San Giovanni Bono don Riccardo Seppia, il sacerdote arrestato sabato a Sestri Ponente per una storia di droga e di pedofilia. Peraltro, la permanenza di don Seppia, per cinque anni, nel Golfo Paradiso, è coincisa, in alcuni mesi, con quella di don Giovanni Ferrando, interessato, nella sua parrocchia di Garlenda, dalle accuse di detenzione di materiale pedopornografico. Non è escluso, quindi, che l’inchiesta aperta dalla Procura di Genova sul parroco di Sestri Ponente possa trovare sviluppi a Recco, sebbene su episodi del passato. Per adesso, comunque, non vi è nessuna certezza in merito, se non le dichiarazioni, proprio alla stampa locale, dell’allora parroco don Piercarlo Casassa, che spiega di aver sempre diffidato del comportamento del suo vice, che trascorreva le notti fuori canonica, e di aver fatto segnalazioni, a suo tempo, in curia, a Genova.
 
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www.ilsecoloxix.it/p/savona/2015/06...cchierato.shtml

Albenga, sette espulsi dal seminario
redazione web 25 giugno 2015 - 10:17Cronaca Notizie
MESSI ALLA PORTA CINQUE ECCLESIASTICI, GLIALTRI “CONVINTI”AD ANDARSENE DA SOLI.

Il vescovo coadiutore Borghetti fa pulizia nel collegio chiacchierato da tempo.

CatturaDi LUCA REBAGLIATI

ALBENGA. Sette in un colpo, come nella famosa fiaba. Anzi, addirittura sette e mezzo. La scure del nuovo vescovo coadiutore Guglielmo Borghetti si abbatte sul seminario e si può dire che lo sgomberi, mettendo sostanzialmente alla porta 5 seminaristi (dopo i due che si erano ritirati volontariamente nelle scorse settimane), confermandone solo 4 e invitando l’ultimo a “declassare” le sue ambizioni intraprendendo un percorso formativo da diacono anziché da sacerdote.

Una decimazione per certi versi attesa, visto che il seminario è stato indicato fin da subito come una delle priorità tra le indicazioni ricevute da Papa Francesco al momento dell’insediamento ad Albenga. E poi già nei giorni scorsi il vescovo Guglielmo era stato chiaro: «I futuri sacerdoti della diocesi saranno persone provenienti dal territorio della diocesi, ed espressione di questo territorio», ha ribadito più volte Borghetti, che in qualche occasione ha anche utilizzato l’espressione “chiudere le frontiere” per sottolineare il concetto, e i seminaristi cacciati appartengono tutti alla folta schiera di coloro che sono arrivati ad Albenga in cerca di accoglienza da altre diocesi, spesso dopo esperienze negative nei seminari di provenienza.

In realtà nelle decisioni di Borghetti dovrebbero avere avuto un peso non solo la provenienza dei seminaristi, ma anche le relazioni sulla preparazione spirituale e sui comportamenti di ciascuno di loro. Per i seminaristi dimissionati o dimissionari non si annunciano tempi facili, perché difficilmente troveranno una diocesi ed un seminario pronti ad accoglierli, considerato che Albenga è sotto gli occhi dei vertici vaticani e che Borghetti sembra muoversi in piena sintonia con il Pontefice. A quanto pare alcuni di loro sono già andati a palazzo vescovile per chiedere conforto e forse aiuto al vescovo titolare Mario Oliveri, che però non ha potuto fare molto. Si dice che voglia inviare una relazione alla congregazione del clero, ma questo aprirebbe una spaccatura molto netta e a questo punto anche formale tra i due vescovi. I seminaristi dal canto loro potrebbero decidere di iscriversi all’Istituto superiore di scienze religiose, che vorrebbe dire mettersi in standby per qualche anno nella speranza che arrivino tempi migliori.


Intanto per Guglielmo Borghetti oggi è il giorno della prima piccola ricorrenza ingauna. Arrivato il 25 marzo, giorno del suo sessantunesimo compleanno, chiude il suo primo trimestre ingauno in quello dell’onomastico,e non manca di ringraziare la città e tutta la diocesi per la calda accoglienza ricevuta. «La più bella sorpresa di questi primi mesi è stata l’incontro con il laicato – afferma il vescovo coadiutore – Ho trovato una realtà di associazioni e confraternite molto attive,i salesiani di Alassio che sono un fiore all’occhiello, ma soprattutto mi ha colpito l’incontro con la gente della strada. Dicono che i liguri sono chiusi e sospettosi, poco accoglienti, ma io tutto questo non l’ho notato. Mi hanno accolto con affetto, mi salutano per strada e nei negozi». E qualcuno le ha già dato un premio: il Carciofo d’Oro. «Quando diedero il Nobel per la Pace a Obama appena eletto presidente, mi venne da pensare che fosse più un auspicio che non un riconoscimento per quanto fatto. Non voglio paragonarmi a Obama, ma interpreto quel premio allo stesso modo».

Luca Rebagliati

Il Secolo XIX Savona

Edited by GalileoGalilei - 26/8/2015, 16:08
 
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www.savonanews.it/2015/07/09/leggi-...re-sospese.html

giovedì 09 luglio 2015, 07:21

Albenga: il seminario cambia rettore, ma le attività presto potrebbero essere sospese

In attesa di nuove vocazioni i seminaristi di Albenga potrebbero essere mandati a studiare altrove, ma il Vescovo Borghetti garantisce che la struttura rimarrà un luogo dedito a cultura e formazione


Il seminario di Albenga cambia rettore, Giorgio Brancaleoni se ne va lasciando forse il posto a Don Ettore Barbieri, già assistente spirituale del seminario, ma critico nei confronti della vecchia gestione.

Non solo questa la novità, o per lo meno la possibile novità, sul seminario, infatti come si legge sui quotidiani oggi in edicola la decisione che potrebbe arrivare dal Vescovo Coadiutore Borghetti potrebbe essere quella di sospendere, almeno momentaneamente le attività dello stesso, mandando i seminaristi rimasti a studiare altrove.

Le voci su una possibile chiusura del seminario si rincorrevano tra le vie cittadine già da un po’, una struttura enorme rimasta attiva solo per pochissimi giovani, quasi uno spreco, ed allora in attesa di nuove vocazioni potrebbe essere proprio questa la strada scelta da Borghetti che però afferma chiaramente di non volersi “disfare” della struttura che rimarrà un luogo dedicato alla cultura e alla formazione

Da www.ilSecoloxix.it del 09 Luglio 2015

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http://blog.retelabuso.org/2015/12/01/maxi...n-renato-rosso/

Maxitruffa immobiliare a Tenerife carte che scottano in casa di don Renato Rosso
redazione web 1 dicembre 2015Intrighi, Economia, politica
download (1)La posizione del sacerdote era già stata archiviata,ma ora si aprono nuovi scenari SAVONA. Documenti falsificati o falsi e del tutto simili a quelli in possesso dei vertici della banda di truffatori delle proprietà immobiliari a Tenerife, tre dei quali sono stati arrestati dai carabinieri. Li hanno scoperti gli uomini ella guardia di finanza di Albenga, nel corso della perquisizione domiciliare effettuata la scorsa settimana in casa di don Renato Rosso, il parroco di Loano indagato per appropriazione indebita dei soldi delle adozioni a distanza e truffa ai danni dello Stato per aver utilizzato a fini personali un finanziamento regionale da 30 mila euro per un camper itinerante di sostegno ai poveri. Il sacerdote era rimasto coinvolto, suo malgrado, nella truffa perpetrata ai danni della famiglia Maina (Piercarlo, la sorella Maria e il genero Lino Crema), imprenditori torinesi, finiti sul lastrico e costretti a vivere in una roulotte parcheggiata nell’ex campetto di calcio della chiesa loanese.

Don Rosso si era impegnato a raccogliere soldi (oltre140mila euro)tra amici e parrochiani per aiutare Piercarlo Maina che in una prima fase dell’inchiesta era stato indagato per riciclaggio. Ipotesi che il pm Ferro ha stralciato dal filone principale, chiedendone l’archiviazione. La scoperta della documentazione in casa del prete però potrebbe riaprire una vicenda che sembrava ormai destinata a passare agli archivi. Non resta che attendere ulteriori sviluppi.


G. c. IL SECOLO XIX Savona
 
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Albenga, l’ultima crociata: il vescovo Oliveri manda un prete pedofilo a dire messa

Paolo Crecchi
13 MAGGIO 2019
Albenga - D’accordo, scisma è troppo. Però le foto del vescovo Mario Oliveri assiso in trono, oppure mentre celebra la messa circondato da tricorni, paramenti sfolgoranti d’oro e scarpe con la fibbia d’argento - che costano un patrimonio e vengono ordinate a un noto calzolaio romano - hanno fatto andare su tutte le furie il Papa.

E la pantofola rossa sul profilo Facebook di don Simone Ghersi, ex cappellano di bordo della Costa Crociere sbarcato per comportamento troppo esuberante, al pari del prete ex modello di Prada Julio Abalsamo? Un atto di devozione nei confronti del Papa emerito, non richiesto e anzi molto ambiguo.

Del resto don Simone continua a pregare per «il nostro papa Benedetto», durante le messe che celebra nella chiesetta delle Cappe Bianche di Loano, don Julio è sempre in prima fila nelle semicarbonare messe tridentine... Soprattutto hanno irritato il Santo padre i pizzi preziosissimi dei seminaristi, stretti al loro vescovo nella tradizionale foto d’inizio anno scolastico.


Sarebbe questa la chiesa povera, si sarebbe inalberato Francesco con i collaboratori più intimi? Se è così lo facciamo chiudere, quel seminario! I quattordici seminaristi di Albenga, altro particolare non gradito al pontefice, risultano tutti studenti fuori sede. L’ennesima conferma della politica pastorale di Oliveri, bussate e vi sarà aperto, che nel corso dei ventiquattro anni di episcopato ha visto affollare le parrocchie ponentine di sacerdoti espulsi dalle altre diocesi: gay dichiarati, molestatori di uomini e donne, esibizionisti, preti a gettone (ce n’è uno che fa il barista durante la settimana e celebra la messa nel week-end), truffatori... Peccatori conclamati, per di più irriconoscenti.
Il primo a scaricare Oliveri, dopo le anticipazioni del Secolo XIX sull’imminente commissariamento della diocesi, è stato il direttore della Caritas don Filippo Bardini, ordinato prete dal medesimo vescovo, quattro anni fa, malgrado fosse stato allontanato senza troppi riguardi dal seminario di Savona. Una vicenda emblematica. Nella relazione firmata nel 2005 dal rettore don Claudio Doglio, corroborata da un’analoga analisi dell’abate di Finalpia don Romano Cecolin, si tratteggia una figura di sacerdote estremamente inquietante: il curriculum scolastico di don Bardini «è gravemente lacunoso, assolutamente fuori dalle norme richieste dall’autorità ecclesiastica per ricevere gli ordini sacri», e uno.

«La sua preparazione teologica in genere è ridotta al minimo dei luoghi comuni devozionali, con tendenze fondamentaliste», e due. «La dottoressa... mi ha detto fra l’altro che il suo quoziente di intelligenza è molto basso: unito all’ignoranza e al fanatismo può produrre una miscela esplosiva», e tre. Oliveri si è sempre identificato con il buon pastore, la sua umanità è riconosciuta da tutti, ma era il caso di ordinare sacerdote un uomo «fissato su alcune questioni come l’omosessualità e il demoniaco»?

E lasciare che diventasse direttore della Caritas un soggetto che ha manifestato «seri problemi nel campo dell’aggressività e della sessualità, con diversi casi concreti che hanno lasciato intuire un lato oscuro potenzialmente rischioso»? Oggi Bardini nega tutto, «sono calunnie di una persona che ho danneggiato». Però nega anche don Renato Giaccardi, che ha patteggiato quattro mesi per induzione e sfruttamento della prostituzione minorile: irretiva adolescenti e li compensava con dieci euro in più se fornivano il telefono di un coetaneo. «Erano loro a cercare me!», si è sempre difeso lui. Oliveri lo ha mandato a Loano, a celebrare messa nell’istituto delle suore della Visitazione.

Bardini: «In mezzo alle bambine, capite? Io l’ho detto al vescovo, è una follia. Per questo lo contesto, non è scarsa riconoscenza»! Va da sé che la miscela di accuse, rancori e denunce reciproche rischia di provocare un incendio pericolosissimo. Oliveri e il suo vicario, Giorgio Brancaleoni, per ora hanno deciso di allontanare dal seminario Marco Lunardi, uno dei tradizionalisti più esuberanti.

Ma dallo stesso istituto filtrano voci di liti furenti fra il vicario, che è anche il rettore, e un ex fiorista che ha di recente scoperto la propria vocazione. Nervosismo. Eccessi. La curiosa composizione del clero e l’attaccamento eccessivo alla liturgia tradizionale - quasi tutti gli altari della diocesi sono stati girati, in omaggio al motu proprio concesso da Ratzinger - sono in queste ore all’attenzione di Francesco.
 
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view post Posted on 26/1/2020, 12:16

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Gli occhi del Vaticano sulla Diocesi di Albenga: faccia a faccia tra il Papa e il vescovo Borghetti
Avvenuto il 23 gennaio: “Il Santo Padre vuole avere aggiornamenti costanti. Preoccupato per preti e seminaristi”

di Daniele Strizioli - 25 Gennaio 2020 - 13:56
Albenga. La Diocesi di Albenga-Imperia sotto la lente di ingrandimento del Vaticano, con Papa Francesco “interessato ad avere aggiornamenti costanti sull’andamento della nostra situazione”. Lo ha fatto sapere questa mattina, durante l’annuale incontro con i giornalisti, lo stesso vescovo Guglielmo Borghetti che, lo scorso 23 gennaio, ha incontrato direttamente il Santo Padre a Roma.

“Un incontro di routine”, lo ha definito Borghetti: una sorta di “faccia a faccia” privato (erano presenti solo loro due) durato circa mezz’ora. Il vescovo ha preferito non entrare nel merito specifico dei contenuti della discussione, ma si è lasciato andare ad un discorso più generale, dal quale si sono evinte le principali “preoccupazioni del Papa, in particolare in relazione ai preti e ai seminaristi”.

“Il Santo Padre è stato molto incoraggiante, consapevole della fatica e dei problemi di questa Diocesi, mi ha sostenuto – ha spiegato Borghetti – È sempre preciso, netto e di aiuto. Ho sottoposto al Santo Padre alcune situazioni su cui ho indecisione e lui mi ha indirizzato e rassicurato. Come sempre è stato affettuoso e rinfrancante”.

“A lui stanno a cuore soprattutto i preti e i seminaristi, come vanno e come si comportano e se io ho qualche problema particolare. È a conoscenza di alcuni casi specifici e altri, invece, li ho portati alla sua conoscenza”.

Edited by pincopallino1 - 24/12/2023, 04:47
 
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