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Preti pedofili e malversazioni nella diocesi di Savona, Ratzinger e Vescovi sotto accusa. Spretati don Nello Giraudo e don Giorgio Barbacini.

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view post Posted on 3/3/2011, 10:16
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http://www.ivg.it/2011/03/don-antonio-ferr...nalita-ambigua/

Articolo n° 142808 del 03 marzo 2011 delle ore 08:31

Don Antonio Ferri nuovo pro-vicario, Zanardi: “Personalità ‘ambigua’”


Apprendiamo sinceramente con un po’ di stupore, la notizia che Antonio Ferri è stato nominato pro vicario della Diocesi di Savona-Noli: un’altra delle tante imprudenze di monsignor Lupi”: a dirlo è Francesco Zanardi in rappresentanza dell’associazione delle vittime di pedofilia savonese.

“Forse, secondo la diocesi, al sacerdote non manca l’esperienza nel settore, essendo stato vicario generale con tre vescovi: monsignor Giulio Sanguineti (che lo scelse), monsignor Roberto Amadei e monsignor Dante Lafranconi (che lo sostituì poi con don Giusto) – prosegue Zanardi – La diocesi dimentica il curriculum di Ferri, che era in seminario all’epoca di Alessandro Nicolick e dell’ex seminarista, abusati entrambi da P.P.. Poi fu parroco di Lavagnola dove si trasferì il Savona 7 e con lui Franco Briano, molte persone che hanno contattato il numero delle vittime sostengono di avere segnalato anche a lui Briano e gli abusi commessi: io personalmente ho parlato con lui quando era parroco di San Francesco, sapeva già di Giraudo anche se ora sostiene di non aver mai ‘avuto sentore’. Lo stesso Ferri trovò le famose foto pornografiche che attribuirono a me e che mi fecero definitivamente allontanare dalla Curia, episodio poco chiaro e denunciato alla magistratura, non ancora archiviato. Ci meraviglia molto che il vescovo Lupi abbia affidato questo incarico a Ferri, il quale non ha ancora dato risposte convincenti atte a chiarire queste ed altre vicende”.

 
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view post Posted on 19/4/2011, 11:16
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Articolo n° 154788 del 19 aprile 2011 delle ore 11:36

Savona, segnalata la presenza di presunto prete-pedofilo ad un corso della Cri: blitz di Zanardi

Savona. Non si ferma la battaglia di Francesco Zanardi contro la pedofilia. Ieri sera infatti il grande accusatore della Diocesi, dopo aver ricevuto numerose segnalazioni, ha effettuato un blitz nella sede della Croce Rossa dove si segnalava la presenza, come iscritto ad un corso di formazione, di Don Nello Giraudo (uno dei sacerdoti finiti nel mirino della Procura e che secondo la denuncia di Zanardi sarebbe un pedofilo).

“Tante volte ci lamentiamo per i tempi biblici della giustizia, o per le troppe scappatoie che certe volte questa offre ai criminali. Ma la prevenzione come funziona? – osserva Zanardi -. Ieri sera alle ore 21.00 è scattato un blitz di verifica dell’associazione delle vittime del savonese, ad un corso per diventare militi volontari della Croce Rossa. Dopo diverse denunce, da parte proprio dei partecipanti a quel corso, che da più di un mese si ritrovano iscritto Don, forse ex don, Nello Giraudo, tutt’ora indagato per pedofilia. Come è possibile che non sia scattata alcuna misura cautelativa, almeno fino alla fine delle indagini? Come è possibile che un pedofilo riesca a reintegrarsi così facilmente tra le famiglie, possa avere accesso ad ospedali, possa avvicinarsi con così tanta facilità ai pionieri della Croce Rossa”.

L’intervento di ieri sera, eseguito da Zanardi Pennestri e altre due vittime che vogliono restare anonime, vuole denunciare la più totale assenza di prevenzione, nessuno è intervenuto malgrado che alcuni partecipanti al corso, abbiano segnalato anche ai militi della Croce Rossa la presenza di Giraudo. “Oggi stesso chiederemo spiegazione sull’accaduto ai vertici della Croce Rossa savonese e presenteremo un esposto alla Procura della Repubblica per segnalare formalmente l’accaduto, dal momento che Giraudo, da quanto ci risulta, sta già prestando servizio” conclude Francesco Zanardi.




www.ivg.it/2011/04/savona-segnalata...itz-di-zanardi/
 
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view post Posted on 6/6/2011, 10:00
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Prete del Savonese accusato di induzione alla prostituzione
Il parroco, che ha dato le dimissioni, aveva denunciato l’omertà della Diocesi di Savona-Noli sui casi di pedofilia




GENOVA - Aveva denunciato il silenzio dei vescovi della sua diocesi su presunti casi di pedofilia, come quello che nel 2010 ha visto coinvolto l’ex parroco di Spotorno, e adesso è indagato per induzione alla prostituzione. Per questo don Carlo Rebagliati, parroco di due piccole parrocchie nel Savonese ed ex economo della diocesi, ha deciso di dare le dimissioni.
La notizia dell’addio di don Carlo alla comunità religiosa è stata data dallo stesso vescovo di Savona-Noli, monsignor Lupi, che ha inviato una lettera aperta alle parrocchie letta durante la funzione domenicale.
“Già da tempo - ha scritto monsignor Lupi nella lettera - avevo chiesto al parroco di rinunciare alla parrocchia di Noli per le sue condizioni di salute e anche per potersi dedicare alla difesa dalle pesanti accuse che gli sono state rivolte. Dopo un periodo di riflessione, il parroco ha accettato di lasciare le due parrocchie. Gli sono grato di aver accettato e oggi (ieri per chi legge, ndr) desidero comunicare questa decisione condivisa da parroco e vescovo”.
Don Carlo si dimise dalla carica di economo della diocesi perché, come ebbe a dire, «ero giunto a provare disgusto verso una situazione confusa in cui intuivo l’esistenza di troppi casi di pedofilia».
Parole pesantissime, pronunziate dopo la denuncia di un ex dipendente della diocesi, omosessuale, che aveva denunciato di esser stato vittima di molestie sessuali da parte di un sacerdote. Il primo a finire sotto inchiesta, nei primi mesi del 2010, era stato don Nello Giraudo (che ora ha ottenuto dalla Santa Sede la dispensa dallo stato clericale), ex parroco di Spotorno.
Nell’ottobre del 2010 un ex postino e collaboratore di una parrocchia del Savonese, messo sotto inchiesta, ammise di aver molestato diversi bambini almeno fino al 1996, quando in qualità di volontario organizzava gite e campi estivi per conto della parrocchia.
Ma nelle maglie dell’inchiesta sugli episodi di pedofilia nella diocesi, condotta dai carabinieri, c’è finito pure lui, l’accusatore: don Rebagliati infatti avrebbe, secondo l’accusa, indotto a prostituirsi un ragazzo maggiorenne in cambio di favori. È stato lo stesso ragazzo a denunciare don Carlo che dal novembre 2010 è indagato per induzione alla prostituzione. A giorni il pubblico ministero potrebbe chiedere il rinvio a giudizio del sacerdote, che comunque resta in “carica” nelle due parrocchie fino al 19 giugno.


www.corriere.com/viewstory.php?storyid=109373
 
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lunedì 06 giugno, 14:52
Zanardi: "Poco più di 10 giorni fa a Matrix ho previsto il futuro"
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"Poco più di 10 giorni fa, nella puntata di MATRIX del 24 maggio ipotizzavo che il parroco che aveva testimoniato gli abusi da me subiti, potesse essere costretto ad abbandonare la parrocchia"

"No, non sono una specie di Nostradamus, mi farebbe piacere sentire adesso l’opinione di don Fortunato Di Noto, che proprio in quella puntata sosteneva che per il parroco fosse una promozione essere degradato da Economo a parroco, chissà come interpreterà il fatto che ora quel parroco non ha nemmeno più una parrocchia, sarà un dono Divino?"

Proprio questa mattina, ritornando a casa, mi ferma una suora che conosco da anni e commenta gli articoli di giornale “Si, ha fatto bene il Vescovo a mandarlo via, guarda che scandalo ha combinato parlando, ci avrebbe pensato la giustizia di Dio” Ho semplicemente risposto - continua Zanardi - che a quella divina ci penseremo più avanti, per ora ci accontentiamo di quella terrena, anche se molte volte resta difficile chiamarla giustizia.

Purtroppo la colpa, sembra sempre di chi denuncia i crimini o di chi li subisce, mai di chi li copre o li compie, soprattutto se è un prete.

Noi italiani stiamo andando incontro a forme di vita clericali, perché non abbiamo saputo amministrare il nostro libero esame, abbiamo liquidato la coscienza, dandola in appalto al clero, ecco dove nasce il più macroscopico difetto degli italiani, la mancanza di una coscienza morale. Abbiamo stabilito con l’ipocrisia e l’indifferenza, un rapporto di pacifica convivenza, proprio come alcuni popoli africani, hanno stabilito con la sifilide, entrata nel loro sangue, un’aflizioncella di ordine genetico, senza più gravi controindicazioni."

Com. Francesco Zanardi



http://www.savonanews.it/2011/06/06/leggi-...-il-futuro.html
 
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view post Posted on 10/6/2011, 09:21
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La confessione di don Rebagliati
"Gay e sieropositivo, ma resto un prete"


Carlo Rebagliati, per 15 anni economo della diocesi di Savona, poi testimone d'accusa nell'inchiesta contro i preti pedofili, oggi dimissionario dalla sua parrocchia perché a sua volta indagato per induzione alla prostituzione. Una vita segnata anche dalla scoperta della sieropositività. "Ormai mi vedo come Rugantino: 'na botta e via. A noi preti non è concessa altra forma di affettività"
dal nostro inviato MARCO PREVE

La confessione di don Rebagliati "Gay e sieropositivo, ma resto un prete" Don Carlo Rebagliati

NOLI - C'è tristezza e malinconia, negli occhi di quest'uomo di 64 anni che dice: "Ormai mi vedo come Rugantino: 'na botta e via. A me, a noi preti non è concessa altra forma di affettività". Così viene vissuta, e nascosta, la sessualità da tanti preti. Così, oggi, decide di rivelare come ha vissuto la sua - segnata anche dalla scoperta della sieropositività - don Carlo Rebagliati, per 15 anni economo della diocesi di Savona, poi testimone d'accusa nell'inchiesta contro i preti pedofili, oggi dimissionario dalla sua parrocchia perché a sua volta indagato per induzione alla prostituzione (un ex tossicodipendente trentenne con il quale ammette di avere scambiato effusioni ma non per soldi). Che poi le preferenze siano omosessuali, come nel suo caso, o eterosessuali, non cambia molto.

Perché?
"In ogni caso, all'interno della Chiesa, la sessualità va nascosta, sedata. Le pulsioni contrastate. I superiori, i confessori che ho avuto durante il mio sacerdozio mi dicevano: fai sport, dedicati agli altri, studia, lavora, riempi la tua vita. Così si allontanano le tentazioni. Io ho cercato di farlo con la solidarietà, creando occasioni di lavoro per gli emarginati con una cooperativa edile che ho fondato. Ma anche io ho avuto ed ho le mie debolezze...".

Non è semplice anche se si ha la fede.
"Certo che no. Entrai in seminario a 16 anni. Avevo già avuto degli amori adolescenziali con due ragazzine. Ricordo quando, a 19 anni, nominato prefetto, una notte vidi due seminaristi nella sede estiva di Piana Crixia dimenarsi a letto sotto le lenzuola. Credevo si stessero picchiando e li separai. Ero ancora ingenuo all'epoca. Fu il rettore a spiegarmi cosa stavano facendo. Poi il direttore spirituale mi spiegò che era normale ma che, qualunque fossero le mie inclinazioni sessuali, dovevo superarle con la preghiera, lo sport, o qualunque altra attività fisica o spirituale".

Lei però non nasconde di non essersi sempre riuscito. Non le sembra di vivere nell'ipocrisia?
"Io ho fatto una scelta, quella di essere prete e di guidare il gregge, non di crearmi una famiglia. E' la nostra vocazione e per le debolezze esiste la confessione. Un giorno il mio vice parroco venne da me in lacrime confessandomi "Io sono gay, non posso tollerare che il Padre eterno abbia sbagliato". Gli risposi che avevo anche io le mie pulsioni ma se faccio il prete devo metterle da parte, anche se, ripeto, non sempre ci si riesce".

Rinunciare all'amore, ad una vita affettiva.
"Per questo dico come Rugantino 'na botta e via. E guardi che è davvero una condanna, non una libertà".

Forse per qualcuno è troppo e c'è chi va alla deriva, come è il caso di don Seppia.
"Forse è così. Dover nascondere può essere terribile, fonte di squilibrio. A volte lo si maschera con un'esteriorità da tradizionalisti, da lefebvriani".

Lei è riuscito in qualche modo a trovarlo l'equilibrio?
"Con difficoltà ma credo di sì. Spesso riempiendomi la casa di gente per non essere solo e rischiare di cedere. Ho avuto un'amicizia più lunga, durata alcuni anni, con un musicista che conobbi a Roma, sul "famoso" bus 64 che da Termini va in Vaticano ed è luogo di incontri gay, specie tra religiosi. Ma anche quando accolsi da me questa persona gli spiegai che la mia scelta di vita era la chiesa".

E' difficile inquadrarla. Non nasconde le sue debolezze ma non è certo un "rivoluzionario". Non è contro il celibato?
"No, ripeto, abbiamo fatto una scelta che non è quella di creare una famiglia. Io piuttosto ho lottato da giovane per modernizzare la chiesa. Nel 1976 che l'ordinazione mia e di altri quattro compagni venne rinviata di un anno per le nostre posizioni. A Genova, dove c'era il cardinale Siri, pensavano che ordinare cinque come noi voleva dire ordinare le Brigate Rosse".

Il caso o il Signore le hanno riservato un'altra prova estrema.
"Nel 1994 ho scoperto di essere sieropositivo. Forse il primo prete in Italia a diventarlo. Dalle analisi non si riuscì a capire come fossi rimasto infettato. Era passato troppo tempo da eventuali rapporti a rischio e piuttosto in quel periodo andavo dal dentista. Chissà?".

Lei sa che per una parte della Chiesa l'Aids è una punizione.
"Certo, è una posizione quasi ufficiale. Ma se devo essere sincero penso che possa avere ragione il papa, che la malattia sia dovuta anche ad una mia colpa. Per me comunque questa è diventata una croce da portare".

Anche in questo caso lei non si è nascosto.
"Ho pensato a quel film, Philadelphia, e al coraggio del protagonista che combatteva senza vergogna. Così quando l'infettivologo dell'ospedale mi disse che potevo andarmi a curare fuori Savona per non essere riconosciuto, risposi di no. In ambulatorio sedevo tra gli altri pazienti, tossicodipendenti soprattutto. Ho chiesto di fare da cavia, per provare nuove terapie. Forse il Signore aveva in mente questo per me e io l'ho interpretata come una missione da prete".

(10 giugno 2011)

http://genova.repubblica.it/cronaca/2011/0...prete-17483154/
 
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perlanaturale
view post Posted on 11/6/2011, 14:49




Don Rebagliati: “Io, sacerdote da una botta e via”

informazioni su: Chiesa, Don Rebagliati, hiv, omosessualità, prostituzione

Don Rebagliati: “Io, sacerdote da una botta e via”

Il sacerdote racconta il rapporto della Chiesa con l'omosessualità: "Ci lascia soli". Indagato e sieropositivo, ora il prete lascia la parrocchia di Noli: "Mi confesso, ma poi ci ricado"
“Non si può cancellare la forza positiva che anche noi sacerdoti proviamo verso gli altri. Bisogna che se ne parli, non ci devono lasciare soli. Per decenni ci hanno convinti che i sacerdoti con questi pensieri sono dei deviati. Ci dicevano: quando senti quei desideri prega, porta la mente altrove. Poi, però, quando le pulsioni esplodono non hai idea di come comportarti. E ti perdi”.

Don Carlo Rebagliati non è un sacerdote qualsiasi. In Liguria lo conoscono in tanti. Per anni si è dedicato ai tossicodipendenti. Poi ha gestito i conti della Curia di Savona finché sono scoppiati gli scandali e lui ha sbattuto la porta: “Il Vangelo dice di aiutare i poveri, non di diventare imprenditori”.

Oggi don Carlo sta lasciando la parrocchia di Noli dopo essere stato indagato per induzione alla prostituzione e lesioni. Davanti al cronista c’è un uomo di 64 anni che sta facendo i conti con la sua vita. Rebagliati ha vissuto, e molto, si è dedicato agli altri, ma non è riuscito a resistere alle tentazioni che lo tormentavano.

Don Carlo non parla apertamente della propria omosessualità, delle proprie esperienze. Sembra considerarle sottintese: “Nel 1994 mi hanno detto che ero sieropositivo, forse il primo sacerdote in Italia. Ma decisi di non nascondermi, ogni mattina mi mettevo in coda per la terapia con decine di persone che mi conoscevano”. Nelle parole di don Rebagliati non c’è rabbia, nemmeno nei confronti della Chiesa che all’inizio ha usato espressioni forti per parlare dell’Aids: “Ho accettato la sofferenza: potevo aiutare i medici a sperimentare le cure ed essere testimone di questa prova”.

Ma il suo dolore era anche sintomo di un malessere che “la Chiesa non aveva affrontato”: “Il bisogno di una vita affettiva dei sacerdoti”. Don Carlo ripercorre la sua esperienza: “Sono entrato in seminario a 16 anni. Avevo avuto due fidanzatine, ma decisi di dedicarmi a Dio”. L’impegno, però, si scontra con una realtà complessa: “Una notte in seminario vidi due ragazzi in un letto, li sgridai, pensavo lottassero. Dopo capii. Fu il primo episodio, ce ne furono tanti altri. Ma i nostri responsabili rimuovevano: un ragazzo con Playboy fu espulso dal seminario. Che errore! A tanti di noi basterebbe parlare…”.

Come quella volta che il vice di don Carlo gli confessò: “Sono omosessuale, ma non riesco ad ammettere che Dio abbia sbagliato quando mi ha creato”. Rebagliati non lo condannò: “Dopo essersi liberato di quel peso, è diventato un ottimo sacerdote. La vera sofferenza è vivere nel nascondimento. Perfino nella menzogna, che rischia di contagiare tutta la tua vita”.
Don Carlo ha provato quel tormento: “Ho avuto debolezze, come tanti altri. Se ho mancato, mi sono confessato. Poi magari ci sono ricaduto”. Rebagliati non scende nei dettagli, solo un flash: “A Roma c’era l’autobus, il 64 da Termini al Vaticano, dove era un continuo strusciarsi, scambiarsi appuntamenti. Soprattutto tra ecclesiastici”.

Ma tracciare confini tra luce e ombra è difficile, ascoltare don Carlo ti insegna questo. Lui è il sacerdote che si è esposto in prima persona per denunciare un prete accusato di pedofilia (e poi allontanato dalla Chiesa), che ha difeso le vittime (il Fatto ne ha incontrato una). E però oggi affronta accuse pesanti: “Per fortuna mio padre non è vissuto tanto da leggere i giornali”, abbassa lo sguardo.

Rebagliati non si sottrae alle domande sui silenzi della Chiesa: “Bisogna proteggere tutti. Prima di tutto le vittime. Ma anche i colpevoli, che sono persone. La Chiesa non può risolvere il problema tacendo o sbattendoli via. Perché poi continuano a comportarsi così, anche senza l’abito”. E si torna al nodo della questione: l’atteggiamento della Chiesa verso la sessualità dei sacerdoti. “Non si possono negare il desiderio e l’amore. Bisogna dare ai sacerdoti la possibilità di affrontarli e di parlarne”. Colpa del voto di celibato? “Io non mi sarei sposato, le mie energie erano dedicate ai fedeli, ai tossicodipendenti, a una cooperativa che ho creato e oggi dà lavoro a 43 ragazzi”. Don Rebagliati capisce che è un’espressione forte, ma non è un tipo diplomatico: “Io – Come diceva Rugantino – sono una persona da una botta e via”, e ti guarda per vedere l’effetto delle parole. Poi sussurra: “È triste, lo so. Ma ho dedicato la mia vita agli altri e a Dio. Non mi pento di aver fatto il sacerdote”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/10...ae-via”/117215/
 
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view post Posted on 17/6/2011, 16:16
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Articolo n° 169349 del 17 giugno 2011 delle ore 15:02

Pedofilia, Zanardi incontra il cardinal Bagnasco: “Eminenza, allontani questi sacerdoti dai bambini”


Savona. Sostenitore dei diritti gay, ma nella veste di rappresentante della rete “L’Abuso” che raggruppa le vittime dei sacerdoti pedofili, il savonese Francesco Zanardi ha incontrato questa mattina il cardinale Angelo Bagnasco. Il colloquio si è svolto nella Curia di Genova, segnando un passo storico nei rapporti sempre più delicati tra autorità ecclesiastiche e vittime di molestie sessuali ad opera del clero. E’ la prima volta che un presidente della Cei incontra un portavoce dei patimenti subiti a causa di religiosi pedofili.

“Il cardinale è stato molto cordiale e interessato agli argomenti, facendo domande su diversi dettagli della questione savonese che abbiamo ricostruito con aspetti di cui non era a conoscenza – spiega Zanardi, dopo l’incontro durato quarantacinque minuti – Ha voluto conoscere meglio la situazione di alcune vittime del Savonese che avevo segnalato come persone con patologie molto gravi, in particolare un giovane di 27 anni costretto ad assumere morfina per i gravi problemi psicologici”.

E’ stato lo stesso Zanardi ad aver chiesto in forma privata l’incontro con il presidente della Cei e arcivescovo di Genova. “E’ stato un momento storico perché, benché il pontefice abbia già incotrato le vittime di pedofilia, è dai cardinali Bagnasco e Bertone che può partire l’attenzione e l’attuazione delle linee guida contro i presti pedofili – commenta Zanardi – Sono anni che segnalo la situazione della chiesa. Ho portato al cardinale alcuni scambi di lettere con il vescovo di Savona-Noli, monsignor Vittorio Lupi, facendo rilevare come i ritardi hanno effetto sui processi e conducano alle prescrizioni, oltre che ai mancati risarcimenti per le vittime. Ho portato al cardinal Bagnasco anche un elenco di sacerdoti dei quali abbiamo prove di comportamenti pedofili, sui quali però la legge laica non potrà fare nulla in quanto i reati sono prescritti. Ho chiesto a sua eminenza che almeno vengano allontanati dalle parrocchie e dai bambini”.

“Il caso di don Seppia – aggiunge Zanardi – è grave come altri, ma più impattante perché accaduto a Genova nella diocesi del cardina Bagnasco e dimostra come sia stata leggera la chiesa nell’affrontare il problema. Non credo che, al momento, la chiesa abbia i requisiti per garantire uno sportello anti-pedofilia, che, al contrario, rischia di apparire un’ulteriore macchinazione per nascondere, insabbiare, dal momento che la magistratura è il vero sportello”. “Se ci sono sospetti – precisa – è sufficiente fare un esposto alla magistratura che, nel caso non vi fossero riscontri, procederà ad archiviare. Non è mai accaduto che quanto detto ai vescovi arrivasse alla magistratura: l’anello mancante è qui, come nei casi savonese e genovese, tutto si ferma al vescovo”.

L’esponente delle vittime dei sacerdoti pedofili torna infine su don Nello Giraudo, l’ex parroco di Spotorno ridotto allo stato laicale, sotto inchiesta dai primi mesi del 2010 per abusi su ragazzini, fra i quali lo stesso Zanardi. “Don Giraudo suscita qualche problema: abita in un appartamento che quasi sicuramente appartiene alla diocesi, fa il cuoco per i frati benedettini di Finalborgo – afferma – Il fatto che tuttora quest’uomo, ridotto allo stato laicale, sia ancora di fatto nella chiesa, non torna. E proprio dietro al convento è nato il primo gruppo scout a Finale: questo fa molto pensare. Giraudo è nello stesso convento di Josef Dominic, sacerdote fuggitivo portato in Italia da monsignor Domenico Calcagno nel 2003, che è apparso ad Albisola dove è stato rintracciato dal New York Times. La diocesi di Savona lo ha nascosto nel convento dei benedettini che dicono sia morto in passeggiata, mentre io ho l’atto di morte secondo cui è arrivato vivo al pronto soccorso di Pietra Ligure a mezzogiorno e venti”.
» Redazione


http://www.ivg.it/2011/06/pedofilia-zanard...ti-dai-bambini/
 
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Pedofilia e clero
Zanardi incontra Bagnasco: «Ragazzi
ancora a rischio tra alcuni sacerdoti»
17 giugno 2011
| Gennaro Di Biase
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Zanardi
Genova - Angelo Bagnasco e Francesco Zanardi si sono incontrati oggi, per parlare delle vicende che negli ultimi mesi hanno messo in relazione sempre di più problematiche sessuali, quando non proprio la pedofilia, con il clero. E non era mai successo che un arcivescovo, presidente della Cei, ricevesse nella Curia di Genova un attivista omosessuale, e su un tema tanto delicato come quello che negli ultimi tempi ha scardinato l’ “istituzione Chiesa”, soprattutto a Genova, Savona e Albenga con il recente caso di Don Seppia e con altre inchieste giudiziarie.

Come osserva Francesco Zanardi, savonese della zona di Noli, «Bagnasco era tranquillo, e non intimorito da me... anzi». Il cardinale, dunque, a detta dell’attivista era calmo e interessato. I due hanno parlato per circa 45 minuti, soprattutto di prevenzione in materia di abusi sessuali nelle parrocchie liguri e non.

«L’allarme pedofilia esiste in tutta Italia. Dal 2001 al 2011 sono 79 i preti condannati al terzo grado in Italia, mentre la Chiesa parla di 15 casi in tutto il mondo. Le uniche Regioni esenti da denunce sono Marche e Basilicata. Lì non è detto che non ci siano casi di pedofilia, ma nessuno è arrivato in giudizio», spiega Zanardi.

I più pericolosi sono infatti i casi indimostrabili, che avvengono nell’ombra, lontano dalle voci di stampa, opinione pubblica e televisioni. Zanardi non ha remore nel fare i nomi di chi, secondo lui, è coinvolto: «Quello di Don Seppia è un caso eclatante, nel senso che denuncia la mancanza di vigilanza delle Chiesa. La prevenzione è il tema a cui tengo di più, perchè sappiamo di molti sacerdoti che sono pedofili». Zanardi qui ha fatto il nome di un prete molto noto e di una delle sue presunte vittime.

Bagnasco ha chiesto informazioni sul caso di don Carlo Rebagliati di Savona, prete omosessuale indagato per induzione alla prostituzione, non più parroco. «Chiediamo come mai ci sia una diversità di trattamento tra Rebagliati e altri clericali indagati, che continuano a stare nelle parrocchie. Don Nello Giraudo, ridotto allo stato laicale dopo le accuse di pedofilia , continua a fare il cuoco nel convento dei frati Benedettini a Finale Ligure. Lì, abbiamo notato per caso, è stato aperto un nuovo gruppo scout, e la cosa non ci lascia tranquilli. Chiediamo che per questo genere di crimini, anche se prescritti, certi sacerdoti non siano più in mezzo ai bambini».

Un altro caso savonese è stato segnalato al cardinale da Zanardi: «Don Achille, l’attuale parroco di Legino, ha sempre fatto molte pressioni psicologiche sui suoi ragazzi. Molti sono diventati seminaristi. Ma quasi tutti sono poi andati via dal clero. Nell’ambiente si ricordano “gli occhi di Achille”. E i parrocchiani murarono anni fa una vasca da bagno davanti alla porta della Chiesa»


http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2011/06..._bagnasco.shtml

Articolo n° 169448 del 17 giugno 2011 delle ore 19:18
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Noli saluta e ringrazia don Carlo Rebagliati: “Merita rispetto”
don Rebagliati
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Noli. Il Comune di Noli, per bocca dell’assessore ai servizi sociali Giuseppe Peluffo, ringrazia l’operato di don Carlo Rebagliati, il parroco dimissionario delle parrocchia di san Pietro e di sant’Ignazio in Tosse, assieme a Francesco Zanardi il “grande accusatore” dei religiosi savonesi implicati nei casi di pedofilia, ma gli inquirenti lo accusano di aver avuto a sua volta rapporti sessuali con un maggiorenne in cambio di favori.

“L’amministrazione comunale di Noli ringrazia don Carlo Rebagliati per il servizio pastorale effettuato nella nostra comunità. Anche se per breve tempo, la sua presenza è stata di grande importanza per il nostro paese. Si sono affrontate e risolte insieme situazioni di disagio sociale e si sono gettate le basi per una maggiore collaborazione tra Comune e Parrocchia” si legge in una nota.

“Non vogliamo entrare nel merito delle molteplici questioni aperte che riguardano Don Carlo, ma riteniamo di poter affermare che egli meriti il nostro rispetto e la nostra comprensione, per quanto ha saputo fare in oltre 30 anni del suo ministero”.

“Auguriamo a Don Carlo di affrontare con serenità e forza le situazioni di difficoltà che la vita gli ha riservato, con l’auspicio che possa superare nel migliore dei modi ogni problema” conclude la nota.



http://www.ivg.it/2011/06/pedofilia-noli-s...erita-rispetto/
 
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Ashmael
view post Posted on 18/6/2011, 15:24




"Perché poi continuano a comportarsi così, anche senza l’abito"

Avrebbero comunque un'arma in meno per subornare le vittime. Perchè i bambini e la gente semplice SI FIDANO di chi porta quell'abito, presumendone la rettitudine morale. Perchè permetter loro di continuare a ingannare gli innocenti?
 
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view post Posted on 18/6/2011, 15:40
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CITAZIONE (GalileoGalilei @ 18/6/2011, 14:54) 
Un altro caso savonese è stato segnalato al cardinale da Zanardi: «Don Achille, l’attuale parroco di Legino, ha sempre fatto molte pressioni psicologiche sui suoi ragazzi. Molti sono diventati seminaristi. Ma quasi tutti sono poi andati via dal clero. Nell’ambiente si ricordano “gli occhi di Achille”. E i parrocchiani murarono anni fa una vasca da bagno davanti alla porta della Chiesa»


www.ilsecoloxix.it/p/genova/2011/06..._bagnasco.shtml

Visita pastorale, ultima tappa a Legino versione testuale

Va verso l’epilogo la prima parte della visita pastorale del vescovo, dedicata alle parrocchie della vicaria di Savona. Ancora una tappa prima dell’estate, dopo l’incontro, avvenuto in questi giorni, con le comunità di San Bernardo in Valle e di San Bartolomeo del Bosco.

Fino all’8 maggio il vescovo sarà in visita pastorale presso la parrocchia di sant’Ambrogio di Legino, affidata a don Achille Tronconi. Il programma della visita prevede: domani, martedì 3 maggio alle ore 18 Messa d’inizio visita e a seguire cena e incontro con i collaboratori della parrocchia presso le opere parrocchiali. Giovedì 5, alle 20.45, incontro in chiesa con la comunità parrocchiale, mentre venerdì 6 alle 15 visita agli ammalati e alle 18 Messa per gli ammalati con l’unzione degli infermi. Alle 19.30 cena e incontro con i giovani. Sabato 7 alle 15 incontro in chiesa con i ragazzi della seconda media che il giorno successivo riceveranno Cresima e Comunione, insieme a padrini e madrine. Domenica 8 alle 10 incontro in chiesa con i ragazzi del catechismo e alle 11 unica Messa del giorno con Cresima e prima Comunione.

Appendice alla visita nella valle del Letimbro saranno poi gli incontri monsignor Vittorio Lupi ai malati delle strutture ospedaliere e di ricovero del Santuario: lunedì 9 alle 15.30 celebrazione all’ospizio in piazza della Basilica, mentre venerdì 13 maggio, sempre alle 15.30, Messa presso il padiglione Noceti. Mancano ancora all’appello due parrocchie di Savona che il vescovo avrebbe dovuto visitare in febbraio ma che - per cause di forza maggiore che hanno costretto ad un cambio di programma - incontrerà dopo l’estate: sono quelle di Maria Ausiliatrice (in passato dei Salesiani ed ora affidata a don Giovanni Margara) e quella del Sacro Cuore, al Prolungamento (guidata da don Gerolamo Delfino).
Martedi 03 Maggio 2011

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Articolo n° 171215 del 26 giugno 2011 delle ore 17:01
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Pedofilia, la Curia savonese smentisce Zanardi su don Rebagliati. “Nessuna lista al Cardinal Bagnasco”


Savona. “Non è vero che a don Carlo Rebagliati sia stato riservato un trattamento diverso da altri sacerdoti, come insinuato recentemente: Don Carlo Rebagliati si è dimesso da parroco di Noli, su richiesta del Vescovo, per motivi di salute e per potersi difendere dalle gravi accuse per le quali è indagato”. E’ arrivata con queste parole la replica della Curia di Savona alle affermazioni di Francesco Zanardi sul caso di don Carlo Rebagliati.

“Nello Giraudo si è dimesso dallo stato clericale in relazione all’indagine ancora pendente che lo riguarda; per Giorgio Barbacini è in corso la pratica di dimissione dallo stato clericale, a seguito della intervenuta condanna penale. Non risultano indagini pendenti né ci sono segnalazioni puntuali, concrete e attendibili su altri sacerdoti che motivino iniziative del Vescovo” aggiunge la nota della Diocesi.

Quanto alle affermazioni di Zanardi sull’incontro con il Cardinale Angelo Bagnasco: “Su mandato della Curia Arcivescovile di Genova, dichiariamo che durante l’incontro non è stata consegnata alcuna lista nominativa di preti pedofili, omosessuali e malati la cui sieropositività non è più un mistero”

“Il gruppo scout di Finale Ligure non è stato aperto adesso, in coincidenza con la presenza di Nello Giraudo a Finale, come erroneamente affermato, ma esiste da oltre cinquant’anni. Non è vero che Zanardi sia stato “cacciato da responsabile informatico degli archivi della Diocesi”, né che sia stato “licenziato e non pagato”: Zanardi non era dipendente della Diocesi ma era stato incaricato di svolgere alcuni lavori, terminati i quali il rapporto è cessato; ovviamente detti lavori sono stati integralmente e definitivamente saldati” precisa ancora la Curia.

“Vengono sovente sollevate gravi e generiche insinuazioni nei confronti del clero savonese, presso cui addirittura dovrebbe “dilagare il virus dell’HIV” e spesso vengono fatti nomi di sacerdoti totalmente estranei a tali vicende: si tratta di affermazioni del tutto destituite di fondamento e oggettivamente diffamatorie che devono essere fermamente smentite”.

“Il Vescovo è sempre stato disponibile – e l’ha dichiarato più volte pubblicamente – ad ascoltare le vittime di fatti di pedofilia invitandole a sporgere denuncia all’Autorità Giudiziaria e riservandosi di assumere, per quei casi, le iniziative di sua competenza, come in effetti è poi accaduto – prosegue la nota -. Ma ovviamente si deve trattare di fatti specifici e sufficientemente suffragati da prove e non invece affermazioni generiche o addirittura gravi travisamenti dei fatti, come quelli recentemente pubblicati, che gettano ingiusto discredito su tutto il clero savonese e sulle comunità che i diversi sacerdoti curano da anni. Su questo punto il Vescovo esprime il massimo sostegno e stima nei confronti dei sacerdoti che si dedicano con tanta cura e impegno a servizio delle comunità loro affidate” conclude la Diocesi.


http://www.ivg.it/2011/06/pedofilia-la-cur...dinal-bagnasco/
 
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Articolo n° 171556 del 28 giugno 2011 delle ore 09:38

Don Rebagliati replica al Vescovo: “Non ho lasciato Noli volontariamente, costretto a dimettermi”


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Savona. Dopo Francesco Zanardi, che ieri ha voluto replicare alle parole di Monsignor Vittorio Lupi sulla questione preti e pedofilia, oggi arriva un’altra replica alle dichiarazioni del Vescovo di Savona. Stavolta a smentire Vittorio Lupi è Don Rebagliati che sembra negare di aver lasciato la guida della parrocchia di Noli di sua spontanea volontà. Di seguito pubblichiamo la lettera aperta che Don Carlo Rebagliati ha inviato al Vescovo, ai confratelli presbiteri, ai Laici credenti ed ai media locali.

“Oggi, 28 giugno ricorre il 35 anniversario della mia ordinazione presbiterale e proprio oggi ho deciso di scrivere alcune riflessioni. Ricordo, quando 35 anni or sono insieme a 5 miei compagni, prostrati davanti all’altare della cattedrale di Savona, durante il canto delle litanie dei Santi, quali grandi emozioni ho provato e quale speranza, non disgiunta da tremore, sgomento e paura ha invaso il mio animo. La cattedrale era traboccante di fedeli, provenivano dalle nostre parrocchie di origine e da quelle in cui prestavamo servizio: fu un intenso momento di partecipazione ecclesiale e un momento di grande speranza.

Da allora questi 35 anni si sono svolti realizzando nella vita della Chiesa locale proprio tutti questi sentimenti; La gioia grande è scaturita in tanti momenti di apertura, quando per esempio durante i Convegni Ecclesiali si è toccato con mano la bellezza di essere Chiesa: la speranza che promana dal lavoro concreto con tante persone di buona volontà che il Signore ti ha posto accanto e con te condividono la gioia del lavoro pastorale. Quale dono immenso sono stati i tanti ”poveri” incontrati sul mio cammino, quanti tentativi di risposta per alleviare la sofferenza del prossimo, quanti successi assaporati dopo un lungo impegno e quante delusioni conseguenti alla insufficiente capacità di analisi e di intervento conseguente. Ma quale gioia costante nel toccare con mano che lo Spirito lavora, silenzioso e presente nel cuore di tante persone, magari considerate lontane o indifferenti. Se dovessi esprimere con le parole di un Salmo la mia vita di presbitero userei il Salmo 121 “Quale gioia quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore! .Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte Gerusalemme! Ma se dovessi descrivere la mia pochezza userei ancora un Salmo: il 129 “ Dal Profondo a te grido, o Signore, Signore ascolta la mia voce”.

Insieme a tanto entusiasmo, si sono presentati sempre dei momenti difficili: difficile infatti è essere coerenti con il Vangelo, difficile è il comprendersi reciprocamente, difficile è il rapporto con i Superiori. Spesso il Vangelo mette a nudo le mie incoerenze, altre volte l’esigenza dell’incontro quotidiano con i fratelli, mi fa toccare con mano la mia inadeguatezza, ma la cosa che più mi da noia e mi riempie di amarezza è quando i confratelli e i Superiori non sanno comprendermi. Quante volte in questi 35 anni ho sperimentato questa solitudine e quante volte invano ho cercato di superarla. Mi è stato più facile affrontare e risolvere problemi quotidiani che mi coinvolgevano con gli ultimi, i lontani, i diseredati che non quelli creati dalla gente di chiesa: siano essi fedeli impegnati, siano confratelli o vescovi.

Sono certo di non essere mai stato un conformista e quando ho ricoperto degli incarichi strettamente legati all’aspetto istituzionale l’ho fatto con quella creatività e con quella disinvoltura che tende a risolvere i problemi quando via via si presentano, alla luce del buon senso ispirato dalla fede piuttosto che seguire strettamente delle procedure consolidate, ma poco efficaci nel momento dell’ emergenza. Nella vita delle nostre comunità si presentano spesso momenti di emergenza, che impegnano risorse che non provengono dalla prassi consolidata, ma esigono, alla luce del vangelo, di improvvisare creativamente delle soluzioni. Mai avevo compreso la parabola dell’amministratore disonesto (Lc. 16,1-8) fino a che non mi sono trovato a fare l’Economo diocesano, quando ho compreso che l’amministrazione dei beni della chiesa non sempre può seguire le norme del Codice Civile, e la giustizia amministrativa deve essere calibrata sul concetto di giustizia presente nella bibbia e che Gesù definisce superiore a quella degli Scribi e dei Farisei.

Per questo non mi trovo a mio agio in una chiesa dove si fanno scelte di speculazione, dove si investe soprattutto nel cemento, dove la prima preoccupazione è quella che risponde alla domanda : Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?” (cfr. Mt.6,) Sono i pagani che hanno questa tra le prime loro preoccupazioni.
Ma non mi trovo bene nemmeno in una chiesa che neghi nella prassi il concetto di popolo di Dio espresso nel documento conciliare “Lumen Gentium” e nemmeno quando la visione del rapporto con gli altri sia inferiore alle prospettive tracciate da un altro documento conciliare la “ Gaudium et Spes”. Sono convinto dell’urgenza di dare delle risposte precise e risolutive ai problemi della famiglia e più in generale della sessualità: Non accetto, per esempio, che si dica che la convivenza è uno stato peccaminoso, perché gli ultimi matrimoni da me celebrati, una ventina circa, hanno coinvolto esclusivamente persone che convivevano e non oso neppure pensare che la celebrazione del sacramento sia vista solo nell’ottica di porre fine ad una situazione di peccato.

Che dire poi dell’educazione dei nostri ragazzi? Qui non ci sono vie di mezzo: Gesù a questo proposito è stato drastico: mi pare invece che la chiesa sia quasi possibilista. Ritengo di estrema necessità la chiarezza su questo punto: dobbiamo garantire a qualunque costo che i nostri ragazzi ricevano dalle istituzioni cattoliche una formazione umana, cristiana e sociale ineccepibile. Non so per quale ragione la Congregazione per la Dottrina della Fede mi abbia costretto a lasciare le parrocchie di Noli e di Tosse. Ho obbedito: farò il prete in maniera diversa. Non mi spavento. Ma a questo proposito chiedo al Vescovo di rispettare il suo impegno di fornirmi delle motivazioni scritte circa le ragioni che lo hanno convinto a pormi di fronte all’alternativa o dai le dimissioni da parroco o te le facciamo dare. O chiedi tu di essere rimosso e allora avrai l’assegno del Sostentamento Clero fino alla pensione o saremo costretti a rimuoverti con provvedimenti più radicali. Ne sono stati testimoni Don Margara e don Macchioli.

Qual è il motivo di questo provvedimento disciplinare? Esigo di saperlo ufficialmente. Gesù ha detto “In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna”. Poiché dicevano di lui: “È posseduto da uno spirito immondo”, per questo non è in grado di perdonare (Mc 3,28-30). “Gesù non mi può salvare”, questa è la bestemmia contro lo Spirito Santo. Egli infatti ha reso e continua a rendere testimonianza che Gesù è il Signore, il Figlio di Dio venuto a cancellare i peccati del mondo con la sua morte e risurrezione. Dio, dice la Scrittura, vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. (1 Tm 2,4). Il credente non deve vivere nella paura di non essere salvato. Ciò costituisce un grave affronto alla bontà di Dio, Padre di infinita misericordia.

E la chiesa? La nostra chiesa? Si apre all’azione dello Spirito o si ripiega su se stessa? Ho l’impressione che si abbia troppa paura del vangelo, dell’avventura da vivere con la nostra gente, partecipando ai sui problemi, alle gioie e alle pene di tutti. Spesso ci chiudiamo nelle nostre sacrestie e pretendiamo di vedere da là la realtà che ci circonda. Ma le sacrestie spesso sono buie e maleodoranti: hanno del mondo una visione limitata, preconcetta, hanno un angolo visuale ristrettissimo.
Usciamo in piazza, affrontiamo insieme agli altri i problemi che affliggono oggi l’umanità, leggiamoli alla luce del Vangelo, annunciamo la lieta notizia del Risorto; difendiamo la vita a qualunque costo.

Spero da oggi di vivere il mio essere prete in questa prospettiva di speranza, spero che tanti uomini e tante donne, tanti giovani e tanti ragazzi possano gustare la gioia di sentirsi amati da Dio e possano percepire la bellezza di essere inseriti in un ambiente gioioso dove a scapito del no, prevalga sempre il si.
No alle situazioni troppo concentrate su se stessi, si al dialogo vero, all’incontro con gli altri, avendo presente che “ il totalmente Altro” si può incontrare solo se si è capaci di mettersi in gioco con gli altri che di Lui sono costantemente l’immagine più pertinente. Non teniamo le chiese chiuse, non barrichiamoci nelle sacrestie o nelle curie: il nostro posto è là dove la gente vive, soffre, gioisce, pecca (forse) ma vive e sa che il perdono, se richiesto, verrà concesso: riesce a risorgere, senza rancori, perché “ La gloria di Dio è l’uomo vivente”.

Stella S. Bernardo, 28 giugno 2011
Vigilia della solennità dei santi Pietro e Paolo
35° anno della mia ordinazione sacerdotale
Don Carlo Rebagliati



http://www.ivg.it/2011/06/don-rebagliati-r...o-a-dimettermi/
 
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CRONACA | venerdì 08 luglio 2011, 18:14
L'Abuso: lettera aperta a Monsignor Domenico Calcagno, nuovo presidente dell’APSA
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Caro don Domenico sono quattro anni che non ci sentiamo, da quel settembre 2007 quando salutasti i savonesi e te ne volasti in Vaticano. Ora che sei li, immagino tu abbia altro di più importante a cui pensare che alle vittime di don Nello Giraudo. Ti ricordi quando con don Rebagliati dirigeste dal Trentino le operazioni di salvataggio di una di loro che si stava suicidando?

Sai qui succedono cose talmente strane che devo proprio raccontartele. Tu non ci sei più, adesso c’è Lupi. Dice che non hai detto nulla su don Nello, che strano al mio primo incontro con lui sapeva già che volevo parlare di Giraudo. Forse lo ha detto in sogno L’arcangelo Gabriele, magari era un imitatore, infatti adesso non se lo ricorda più. Ho saputo che ora sei presidente dell’APSA e a breve sarai nominato Cardinale, siamo tutti molto contenti per te don Domenico, speriamo, ora che hai fatto tanta carriera che ti ricordi anche di noi vittime savonesi. Sai non ce la passiamo molto bene a dire il vero, stiamo attendendo da parecchio che Lupi ci risponda ma magari avrà cose senz’altro più importanti da fare. Non è che potresti prenderti qualche giorno di vacanza per venire Savona e spiegare nuovamente la situazione al Vescovo? Te ne saremmo molto grati.

Ci manchi tanto don Domenico, salutaci Desolina e complimenti per la carriera.

A presto


www.savonanews.it/2011/07/08/leggi-...e-dellapsa.html
 
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venerdì 02 settembre 2011, 16:18
Spedizione milanese e cremonese dell'Abuso a sostegno delle vittime dei preti pedofili savonesi
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"Lunedì 5 accompagnerò alcune vittime savonesi non ancora prescritte, presso lo studio legale milanese che sta seguendo il caso pedofilia. La decisione è stata presa nei giorni scorsi, nell’attesa che la magistratura savonese si pronunci sul caso Giraudo e non solo, crediamo sia utile intraprendere anche un’azione civile.

L’ostruzionismo da parte del clero e delle istituzioni savonesi che non si sono mai preoccupate di fornire ne' supporto alle vittime, come indicato dalle fasulle linee guida della Santa Sede, ne' gli elenchi delle possibili vittime ospitate nella colonia di Garessio Padre Cocchi, di proprietà della Diocesi e diretta per alcuni anni dal Giraudo, rispedito successivamente al mittente e in malo modo a Mons. Dante Lafranconi.

Successivamente lo stesso Lafranconi concederà a Giraudo e a Barbacini (condannato in terzo grado a tre anni e sei mesi per pedofilia) di aprire le due comunità per minori. Anche in questo caso dubitiamo che i servizi sociali del comune di Savona si siano preoccupati di fornire alla magistratura l’elenco delle potenziali vittime, sicuramente una svista dovuta all’ingenuità.

Martedì 6 invece mi recherò a Cremona accompagnato dal presidente dell’associazione Piccolo Alan con sede in Arena Po. Pare che il lupo perda il pelo ma mai il vizio dell’omertà. Fortunatamente a Cremona i sacerdoti non sono omertosi, senza morale e irresponsabili e come quelli savonesi o come il loro capo. No tutt’altro quelli di Cremona contattano l’associazione chiedendo aiuto, le testate giornalistiche cremonesi hanno pubblicato i manifesti rimossi dal sindaco Berruti, seguono con moltissima attenzione la vicenda savonese e si pongono anche parecchie domande sul perché a Cremona tutto tace, diciamo che è arrivato anche li' il curriculum dell’ex vescovo di Savona.

Probabilmente ora stanno verificando, come a Savona, che Zanardi e le altre vittime forse sciocchezze ne hanno dette molte meno di quelle che il clero. Nei giorni scorsi sono stato contattato da alcune testate cremonesi, le quali oltre a confermarmi le lamentele ricevute proprio da sacerdoti della Diocesi di Cremona, espongono una situazione paradossale, quella dei sacerdoti che addirittura si rivolgono ai giornali, implorando lo scandalo.

Sempre martedì, depositeremo presso la Procura della Repubblica di Cremona un esposto e un fascicolo informativo che i nostri legali reputano utile."

http://www.savonanews.it/2011/09/02/leggi-...BBf2us.facebook

giovedì 01 settembre 2011, 19:08
Zanardi: lettera aperta al prete pedofilo Nello Giraudo
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"Date le diffide ricevute dalle testate savonesi, dichiaro di assumermi tutta la responsabilità del contenuto”

Nello Giraudo

E.P.C. alla Procura della Repubblica di Savona

"Lettera aperta al prete pedofilo Nello Giraudo. Carnefice che ora si spaccia per vittima, diffidando le testate giornalistiche savonesi, ma a me non mi querela, perché?

Nello, ho spesso pensato, quando ancora ero sotto l’influenza della tua manipolazione e quella dei criminali che ti hanno vergognosamente coperto e che continuano a farlo, che tu fossi un malato e che potessi guarire. Mi accorgo invece che state calpestando la dignità di tutte le vittime che hai seminato nel savonese, persone che sai bene come sono ridotte, persone che hai rovinato con l’aiuto di Santa Romana Chiesa. Vedo che non le hai sulla coscienza, almeno non le senti, il fatto che tu ti vanti pubblicamente di averci abusato, anzi che vergognarti è indicativo di quanto la tua mente sia fortemente turbata e estremamente distorta.

Racconti che le vittime non avevano 10 anni ma 13, come se nella tua mente distorta, tre anni in più cambiassero il trauma che un pedofilo violento come te, lascia irreparabilmente alle vittime. Mi giungono insistenti voci che hai fatto diffidare, tramite i tuoi legali, diverse testate giornalistiche locali, una vergogna nella vergogna caro Nello, perche non quereli o diffidi mè? Francesco Zanardi, lo ricordi il mio nome? Il grillo parlante così fastidioso per te e per i tuoi beceri compari.

Il tuo compagno tre mesi fa dichiarava che ti saresti costituito, che saresti andato in cura. Spesso ci chiediamo dove sia finita la magistratura, speriamo che torni. Si perché accuse di istigazione alla prostituzione mentre il Giraudo faceva il cappellano in carcere, ne esistono, anche molte, le ho registrate io durante le indagini, non so se la magistratura è arrivata fino a li, o se magari ha ritenuto superfluo indagare.

Io un’occhiata l’ho data e non sono tornato a mani vuote. Speriamo che tu non venga assolto, giustificato dalle dimensioni dei gioielli di famiglia, che forse permettono rapporti solo con persone di dimensioni molto ridotte. Si spiega perché i bambini."

Francesco Zanardi, vittima del prete pedofilo Nello Giraudo

Portavoce de L’ABUSO, associazione savonese delle vittime di Giraudo e del clero.


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LA STORIA
L'attivista anti pedofili
"La Chiesa mi ha sfrattato"
Savona, Francesco Zanardi, vittima di violenze da minorenne e oggi in prima linea nella battaglia contro gli abusi commessi da sacedoti denuncia: "Cacciato per ritorsione". Ma per la diocesi è soltanto un moroso

L'attivista anti pedofili "La Chiesa mi ha sfrattato"
Sfrattato da casa per morosità. Apparentemente una storia come tante, se non fosse che l'abitazione in cui vive è di proprietà della diocesi di Savona. E che l'inquilino è uno dei più agguerriti attivisti in Italia contro gli abusi sui minori commessi da sacerdoti e lui stesso vittima di abusi da ragazzo: Francesco Zanardi, presidente dell'associazione Abuso, che solo nel giugno scorso, quando a Genova infuriava lo scandalo legato a Don Seppia, aveva incontrato l'arcivescovo del capoluogo ligure e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco.

"Questa mattina - spiega Zanardi - ho ricevuto l'ingiunzione di sfratto, in cui mi si chiedono 8.400 euro di affitto arretrato e oltre 1.250 euro di spese condominiali. Ma le cose non stanno così e ho già girato tutta la documentazione al mio avvocato". La vicenda di Zanardi si intreccia con quella di don Carlo Rebagliati, per 25 anni economo della diocesi di Savona, poi testimone d'accusa nell'inchiesta savonese contro i preti pedofili, "per questo confinato nella parrocchia di Noli e poi allontanato anche da li", afferma Zanardi.
"Rebagliati a un certo punto ha tentato di aiutarmi proprio per il mio passato segnato dagli abusi, visto che era parroco a Spotorno al tempo in cui li subii. Grazie a lui, ho lavorato 12 anni per la curia con la ditta di impiantistica di cui ero proprietario. Nel 2005 fu lo stesso Rebagliati a indicarmi l'appartamento, situato in via Dei Cambiaso a Savona. La casa - racconta Zanardi - era tutta da ristrutturare. Per metterla a posto ci spesi circa 55mila euro. E' stato stipulato un regolare contratto d'affitto in data 1 gennaio 2005, con un canone di 330 euro. Ma l'accordo verbale con Rebagliati è che saremmo andati a compensazione, fino a che fossi rientrato delle spese sostenute".

"Io, in realtà, dopo un primo anno gratis - sostiene Zanardi - ho pagato comunque il canone per tre anni buoni e ho le regolari ricevute. Nel maggio 2009, in concomitanza con l'avvio delle indagini della magistratura di Savona sui casi di pedofilia, ho ricevuto la visita del vicario del vescovo, che mi proponeva di sospendere l'affitto, andando a compensazione delle spese sostenute per la ristrutturazione. Mi assicurò che nessuno tentava di 'comprarmi', ma che il vescovo riteneva giusto procedere in questo modo. Di fatto ho accettato, ma oggi ho ricevuto l'ingiunzione". Per Zanardi, però, è quanto meno "sospetto" che tutto questo avvenga "a pochi giorni da un esposto conoscitivo, corredato di documentazione audio, che ho consegnato alla procura di Cremona sull'ex vescovo di Savona ora a Cremona, mons. Lanfranconi", il quale secondo Zanardi avrebbe "coperto sacerdoti pedofili consentendogli di aprire comunità di pedofili".
E che avvenga dopo l'annuncio di una manifestazione a Roma il 20 settembre e di un 'pellegrinaggio' a piedi lungo l'Aurelia da Savona alla Santa Sede. Zanardi ha anche scritto una lettera al Papa per richiamare l'attenzione di Benedetto XVI sulla piaga della pedofilia nella Chiesa e per denunciare che "per quanto posso constatare, le linee guida anti-pedofilia promosse dalla chiesa non trovano ancora applicazione".

(08 settembre 2011)


http://genova.repubblica.it/cronaca/2011/0...ttato-21407040/
 
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