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Preti pedofili e malversazioni nella diocesi di Savona, Ratzinger e Vescovi sotto accusa. Spretati don Nello Giraudo e don Giorgio Barbacini.

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GalileoGalilei
view post Posted on 12/4/2013, 10:29 by: GalileoGalilei
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Ex seminaristi (convocati da chi?) in difesa di don Pietro Pinetto: "Non ci ha violentato". Come se un prete abusatore violentasse tutti i seminaristi.

http://www.ilsecoloxix.it/p/savona/2013/04...i_pinetto.shtml

12 aprile 2013
«Accuse a don Pinetto? Invenzioni»

Silvia Campese

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Da sinistra, don Andrea Giusto, il vescovo Vittorio Lupi e don Pietro Pinetto
Da sinistra, don Andrea Giusto, il vescovo Vittorio Lupi e don Pietro Pinetto
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Pedofilia, «accuse senza prove»

Savona - «Conserviamo una profonda gratitudine per un ambiente, il seminario, e per due sacerdoti, don Giusto e don Pinetto, che hanno svolto un ruolo essenziale nella nostra formazione umana e cristiana». Escono allo scoperto per la prima volta, con una lettera dai toni forti, dodici ex seminaristi, tutti laici, che si schierano in difesa di don Pietro Pinetto. Una figura discussa quella del sacerdote attualmente attivo nella parrocchia di San Michele a Celle, verso cui sono state avanzate accuse di pedofilia e che sarà oggetto di un procedimento canonico attuato dalla Diocesi di Savona come annunciato dal vescovo Vittorio Lupi. Dodici come gli apostoli, gli ex seminaristi – alcuni sono personaggi noti come il sindaco di Vado Ligure, Attilio Caviglia – in quasi due pagine inviate al Procuratore di Savona, al vescovo Lupi e alla redazione de Il Secolo XIX, hanno confutato con forza qualsiasi accusa rivolta verso il sacerdote che, ai tempi, era in seminario, don Pinetto, dedicando ampi apprezzamenti anche all’allora rettore don Andrea Giusto. A firmare la lettera sono Franco Arrigoni, Francesco Bina, Attilio Caviglia, Paul Cosentino, Bartolomeo Giacobbe, Nicola Magnone, Michele Pippo, Antonio Repetto, Giovanni Spezzatti, Andrea Spissu, Marco Tuveri e Pietro Toso.

Parole di grande affetto sono rivolte dai dodici firmatari al sacerdote. «Nessuno di noi – scrivono - è giunto al sacerdozio: abbiamo fatto scelte diverse e ognuno ha intrapreso un suo personale percorso di vita, ma portando sempre con sé come memoria e dono la preziosa esperienza di formazione e di fede vissuta in seminario, grazie a persone che ci hanno trasmesso valori fondamentali. Tra queste sicuramente don Giusto e don Pinetto». Parole estremamente dure, invece, sono riservate nei confronti della presunta vittima, S.P., loro compagno in seminario, che avrebbe denunciato pubblicamente e poi al vescovo gli abusi subiti nello stesso luogo, proprio in quegli anni. A tal proposito i firmatari della lettera hanno prima di tutto attaccato sul numero delle vittime. «L’accusatore di don Pinetto parla di “denunce di numerosi seminaristi”, ma in realtà l’unica denuncia ad oggi prodotta è quella di cui la stampa locale ha dato ampio riscontro», scrivono. E poi il commento: «Va condannata con altrettanta chiarezza – scrivono i dodici – ogni pretesa di giustizia sommaria, priva di reali riscontri e condotta senza alcun rispetto per la dignità delle persone, date in pasto ai clamori mediatici con una superficialità scandalosa». Parole che tendono in modo piuttosto evidente a isolare la presunta vittima, persino a screditare il suo stesso intervento di denuncia, ribadendo che si tratta di un solo e isolato accusatore, a fronte di dodici compagni che mai hanno registrato anomalie. Insomma, un modo indiretto per dire che S.P. avrebbe mistificato del tutto la realtà.

Un passaggio, infine, per riabilitare l’immagine del seminario negli anni settanta, descritto dall’accusatore di don Pinetto e da alcuni sacerdoti come un luogo dove le pressioni psicologiche erano forti sui ragazzi. «Come testimoni diretti della vita che si svolgeva in seminario – aggiungono – ci sentiamo di dover respingere come totalmente falsa e distorta l’immagine che oggi ci viene proposta: mai abbiamo respirato un clima carico di intimidazioni e molestie, mai abbiamo avuto sentore di episodi che non si sarebbero potuti nascondere in una comunità di ragazzi di dimensioni tanto ridotte».

Un testo che ha suscitato reazioni altrettanto forti tra chi non ha risparmiato, in questi anni, critiche pesanti alla Diocesi savonese per come sia stata condotta la lotta ai preti pedofili. «Mi sembra un deja vu – il commento di Roberto Nicolick, fratello di un ex seminarista che aveva abbandonato prematuramente gli studi, impegnato nella battaglia contro la pedofilia. - Anche ad Alassio ci fu una levata di scudi in difesa di don Massaferro, poi condannato anche in secondo grado dalla Magistratura per violenze sessuali su una minorenne. Speriamo non si ripeta lo stesso copione». Duro commento anche da parte del parroco di Lavagnola, don Giovanni Lupino. «Trovo queste – ha detto – delle prese di posizione ideologiche di chi non conosce realmente i fatti. Invece di difendere a spada tratta i sacerdoti, sarebbe importante invitare e sollecitare le autorità religiose all’ascolto e all’accoglienza delle vittime. Prima di parlare, che le persone si informino e riflettano su chi ha tradito la fiducia che era stata riposta in loro, trasformando il seminario di Savona, in quegli anni, da un luogo di Dio a un luogo del demonio».
 
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