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Preti pedofili e malversazioni nella diocesi di Savona, Ratzinger e Vescovi sotto accusa. Spretati don Nello Giraudo e don Giorgio Barbacini.

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GalileoGalilei
view post Posted on 12/3/2013, 11:26 by: GalileoGalilei
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www.ilsecoloxix.it/p/savona/2013/03...use_senza.shtml

2 marzo 2013
Pedofilia, «accuse senza prove»

Silvia Campese
videoservizio di Valerio Arrichiello


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Pedofilia, «accuse senza prove»

Don Pietro Pinetto, parroco di Celle, parla al Secolo XIX della denuncia di abusi lanciata da un ex seminarista. Nel video, le parole di don Nino Maio: «Non bisogna temere la verità»

Savona - Si è difeso attaccando i giornali e i “colleghi” sacerdoti che avrebbero infangato la sua persona: così don Pietro Pinetto, parroco di San Michele Arcangelo di Celle Ligure, ha risposto ieri pomeriggio alle domande del Secolo XIX nella canonica del borgo dove opera da diverso tempo. Si è presentato senza fare mistero d’essere lui il sacerdote verso cui il vicario diocesano, don Antonio Ferri, in assenza del vescovo Lupi in visita in Terra Santa, ha comunicato di avviare un processo canonico, in seguito alla lettera inviata alcuni giorni fa allo stesso vescovo e, in qualità di garante, a don Giovanni Lupino, da parte di un ex seminarista. S.P., oggi cinquantenne, tra il 1974 e il ’75 aspirante sacerdote, avrebbe raccontato nel testo dell’epistola e poi al Secolo XIX le presunte molestie subite da don Pinetto, all’epoca direttore spirituale del seminario, e poi le violenze sessuali compiute su un altro bambino a cui lo stesso seminarista avrebbe assistito. E ieri pomeriggio l’invito a don Pinetto a intervenire direttamente sulla questione davanti ai taccuini del quotidiano, nel mezzo di un sereno pomeriggio, in un incontro nella parrocchia di San Michele.

Un’accoglienza cordiale quella delle educatrici che hanno contattato il parroco avvisandolo della visita e invitandolo a scendere dalle sue stanze. Poi un attimo di tensione dopo le presentazioni e subito l’accusa rivolta ai giornalisti: «Avete scritto cose gravissime su di me e sono l’ultimo a essere interpellato», il primo commento. Tuttavia il parroco non ha perso la calma e ha cercato di spiegare il momento di dolore e difficoltà in cui si trova a fronte delle gravi accuse ricevute. Sino all’intervento di due fedeli e amici che gli erano accanto, personaggi noti nel savonese, Gianni Manuzio, sindacalista nazionale della Cisl Scuola, e la moglie Magda Tassinari, ex docente del Liceo Classico. I due, che si stavano congedando, si sono intrattenuti intervenendo in difesa del sacerdote, inserendosi così nell’incontro e rispondendo per lui alle domande dei giornalisti.

Ma il sacerdote non ha perso la calma. «Potete immaginare come mi senta in questi giorni – il commento di don Pinetto – e il dolore con cui mi devo confrontare a fronte di accuse che respingo completamente». Davanti all’invito a spiegare il proprio punto di vista e le motivazioni delle accuse di nuovo l’intervento dei due amici di Pinetto che hanno sottolineato le infanganti accuse a lui rivolte con l’invito a non commentare ulteriormente davanti ai giornali. Un clima in crescendo dove la tensione è lentamente cresciuta irritando lo stesso sacerdote. «Non capisco – ha detto – per quale motivo alcuni miei compagni sacerdoti si facciano avanti puntando il dito contro di me. Su quali prove?». Una frase sottolineata dai due amici presenti che hanno definito i “colleghi” di don Pinetto dei finti Savonarola. Un riferimento esplicito verso chi, all’interno della diocesi, ha più volte ribadito la necessità di fare chiarezza sugli anni settanta e ottanta all’interno del seminario savonese dove si sarebbero svolte, secondo le accuse, le violenze sui giovani seminaristi. Ma il parroco di Celle non si è sottratto alle domande.

«Ci sono grandi accusatori che sanno parlare molto bene e che sono sotto gli occhi dei riflettori mediatici – ha aggiunto don Pinetto – e altri come me che non amano parlare e che si trovano a soffrire e a essere messi in una situazione di grande dolore». All’invito a cogliere l’occasione per spiegare la propria posizione, però, il sacerdote ha aggiunto poche parole rifacendosi a quanto continuavano a sostenere i due amici presenti. «Che parlino pure loro per me», il commento.

Sollecitato, però, a dire la sua ha detto ancora: «Non so quando, ma sarà attuato su di me un processo canonico. Vedremo allora cosa uscirà. Di una cosa, però, mi stupisco: che la lettera del seminarista che mi accusa sia datata 28 febbraio, ma sia stata tirata fuori soltanto nei giorni in cui il vescovo monsignor Lupi era assente da Savona, partito per un viaggio in Terra Santa. Una coincidenza che mi appare strana. Tuttavia staremo a vedere, io non ho altro da dire». E poi, l’invito deciso a lasciare il luogo. «Non ho altro da aggiungere, andate. Tutti parlano ma quello che soffre sono io».
 
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