http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/07/...3/?ref=HREC1-11IL CASO
"Pestato nella casa delle trans"
Festino con coca, parla Zaccai"Ho fatto uso di polvere bianca, ma i viados mi volevano incastrare. Ora temo per la mia vita". Il consigliere provinciale del Pdl racconta la sua versione attraverso i legali e continua a sostenere la tesi del complotto
di FEDERICA ANGELI
FLAMINIA A SAVELLI
"Temo per la mia vita, sono sconvolto. In quell'appartamento sono stato aggredito e malmenato. Ma non sono in grado di ricostruire ancora la dinamica dei fatti, mi ricordo solo che c'erano diverse persone". Pier Paolo Zaccai, il consigliere provinciale del Pdl che giovedì scorso ha partecipato a un festino di coca a trans in via Manlio Torquato, all'Appio, è molto provato dallo scandalo che lo ha travolto. Continua a gridare al "complotto", a sostenere che "mi hanno voluto incastrare". Parla attraverso il suo avvocato Domenico Stamato che venerdì sera ha ricevuto l'incarico a rappresentarlo. Un incarico durato poche ore: nel primo pomeriggio di ieri infatti il Popolo delle Libertà lo ha infatti congedato, decidendo di schierare al fianco del giovane consigliere un legale "offerto" dal partito.
"Sulla vicenda restano dei punti oscuri - ha dichiarato Stamato sabato mattina, quando ancora era autorizzato a parlare - Zaccai infatti è stato ascoltato dalla polizia senza un legale e dalle perquisizioni non è stata trovata cocaina né la pistola". La polizia non ha mai sostenuto di aver trovato la pistola al festino, ma di averla "cautelativamente sequestrata, contestualmente alla revoca del porto d'armi", dopo aver appreso, per ammissione dello stesso consigliere, che aveva fatto uso di cocaina.
"Altro punto importante - prosegue l'ex legale di Zaccai - Pier Paolo è stato sentito dopo essere stato sedato, perciò non era in grado di intendere e di volere. Così come risulta al pronto soccorso dell'ospedale Grassi; inoltre aveva lesioni sul torace e agli arti superiori. E se Zaccai si fosse affacciato dal balcone dell'appartamento davvero per chiedere aiuto perché lo avevano aggredito? Chi ha ascoltato i testimoni? E perché in quella casa c'erano dei pc? Infine, non è forse vero che Zaccai aveva iniziato a lavorare con i trans perché aveva richiesto l'uso delle telecamere?".
Il consigliere Pdl da ieri non si trova a Roma, è ospitato da amici che lo stanno aiutando a riprendersi. Non ha più parlato con la moglie dalla mattina in cui è finito in ospedale al termine del coca-party. Al vaglio degli inquirenti ci sono i due computer dei transessuali: se dovessero spuntare filmati compromettenti di quella notte, l'ipotesi del complotto potrebbe prendere piede. Al momento in procura il fascicolo relativo alla vicenda è aperto contro ignoti per cessione di stupefacente.
(04 luglio 2010)
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http://roma.corriere.it/roma/notizie/crona...325456027.shtmlIL COLLOQUIO
Il trans del consigliere Pdl
«Ora ho paura di fare la fine di Brenda»Morgana e il festino con Zaccai: con lui ero uscita un paio di volte. I romani sono così, omosessuali e cattivi
ROMA - Paure e sogni. «Hai visto Brenda? Adesso rischio quella fine». Giovinezza brasiliana, è convinta di essere una star in pericolo. «Quell'uomo è un politico e i romani sono così. Gay e cattivi. Se si vendica, che faccio?». Parla di Pier Paolo Zaccai, consigliere provinciale del Pdl, annegato fra le sue bracciain una storia di sesso e cocaina che gli ha travolto non solo i sensi, ma anche carriera e famiglia. Farcito di droga, come lui stesso ha ammesso, si è esibito in un comizio all’alba dal balcone dell’appartamento dove questa ragazza dal sesso double face — nome in codice Morgana — l’aveva ricevuto qualche ora prima di scaricarlo al pronto soccorso del San Giovanni.
Il trans Morgana (Eidon)
«Ci vedevamo da un po’ di tempo, non avrei mai pensato che finisse così». Qualche tempo sono quattro mesi e non è certo stato amore. Anche se Morgana, occhi profondi e mascellone che le arrotonda la faccia, non è il solito cocktail trans carioca, un mix venuto male di esotismo e trasgressione. Niente a che vedere con la mastodontica Natalie di Marrazzo. Ha una sua gentilezza fisica: non è, per capirci, un carro armato come molti altri trans, non ha fatto del gigantismo, che pure nel suo mestiere qualche rilevanza la ha, un marchio di fabbrica. Viso rotondetto, da contadinella in salute, vista da dietro sembra una ragazza magra e ben fatta, un metro e settanta proporzionato, quarta di seno che nulla deve alla natura e tutto alla mano dell'uomo. Non sguaiata, attenta agli abiti, capelli lunghi spesso legati. A Zaccai deve essere piaciuta proprio. «Era la prima volta che saliva da me». Come in un rituale di fidanzamento. Incontri iniziali in territorio neutro, diciamo l’appartamento di lavoro, poi, dopo un po’, si accetta che l’uomo possa salire in casa. «Eravamo usciti un paio di volte». Usciti? «Usciti, sì, che c’è di strano?».
Si erano conosciuti intorno al Fungo, salotto stradale alla fine dell’Eur, dove la Cristoforo Colombo comincia a correre verso il mare, strada che Zaccai deve fare per forza per entrare a Roma partendo dalla sua Ostia. Prima del Palazzo dello Sport si apre un intricato sentiero di vialetti da sempre territorio dei viados. Una volta, due, alla fine si è fermato e l’ha abbordata. «Ma adesso basta, voglio stare tranquilla. Non lavoro più. Resto in casa, così non corro pericoli e fra tre giorni torno in Brasile». È nata a Rio, a Niteroi, sobborgo che si raggiunge attraversando un ponte di 14 chilometri. «Parto proprio adesso che arriva Adriano — scherza —. Non lo conosco, ma mi faceva piacere sapere che a Roma ci sarebbe stato anche lui». Dice che torna in Brasile ma potrebbe anche cambiare idea. «Adesso vado a casa perché la mia famiglia è preoccupata, però forse potrei anche pensare di tornare in Svizzera. Sono stata così bene a Berna». Faceva la ballerina nei night, musica e sensualità, lap dance e qualche prestazione extra. «E adesso, per questo disgraziato, devo spendere tutti i soldi che ho guadagnato». Non è male l’incasso di chi fa la sua vita. Si soffre, si rischia, qualche volta ci si diverte anche, ma il portafogli cresce sempre. Il «regalino», come lo chiamano loro, varia fra cento, duecento, trecento euro a incontro, a seconda di quanto il cliente è pollo o «affascinato».
«Di quello là non parlo, non dico quanto pagava: dico solo che io la droga non la prendo e figuriamoci se la compro. Sono una ragazza per bene e tranquilla». Ora quella tranquillità non c’è più. «La mia amica era amica di Brenda. Si fa presto a dire che non c’è da preoccuparsi, ma come faccio a non avere paura? Quello aveva pure la pistola». Già, ma il porto d’armi gliel’hanno ritirato, non può più girare con un revolver. «E i suoi amici?». Eccole qui, le paure e i sogni. Si sente celebrità, una piccola star del marciapiede pronta a debuttare in televisione, come Natalie e le altre di via Gradoli. Questa di Morgana è un’altra periferia, siamo a sud della città, ma uguale nelle disperazioni. «Mai, mai aprirò un negozio, vendere è un lavoro che non mi piace». Sembra perfino crudele farle notare che il commercio — per di più di se stessa — è la sua specialità. Adesso ha pure chi l’aiuta nello sfruttare al meglio questo «incidente» che le è capitato: un’esclusiva fotografica, immagini posate e intervista a corredo, è stata venduta a un settimanale grazie anche all’aiuto di tale Roberto, una specie di garbato consulente che la consiglia su come ottenere il massimo risultato. Paure e sogni. Robe da favela.
Corrado Ruggeri
04 luglio 2010