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Gli affari del clan di don Verzé. Truffa da 28 mln di €. Indagato il medico di Berlusconi, Spalleggiato a destra e a sinistra, da Berlusconi a Vendola a Formigoni

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view post Posted on 7/3/2011, 09:08
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Don Verzè sommerso dai debiti

di Luca Piana

Un documento rivela che il San Raffaele deve a banche e fornitori 800 milioni di euro. Se non ci fosse l'amico Berlusconi, probabilmente sarebbe già fallito. Invece il prete che sta ai vertici dell'ospedale continua allegramente a spendere
(07 marzo 2011)
L'ambulatorio nelle favelas? In Brasile, a Salvador de Bahia. Il resort quattro stelle con piscina d'acqua di mare? Si trova a Porto San Paolo, in Sardegna. I laboratori scientifici? Beh, li conoscono tutti: stanno a Milano, l'ultima notizia è che hanno svelato uno dei misteri di un brutto male, il tumore al pancreas. Il jet personale? Sì, c'è anche quello: è un Challenger immatricolato in Nuova Zelanda che però viene utilizzato soprattutto qui, nei cieli di casa. L'università privata? Non manca davvero: è di nuovo a Milano, vi si è laureata perfino Barbara Berlusconi.

È difficile dire quale sfizio non si sia tolto nella sua lunga vita don Luigi Verzé, conosciuto ai più come fondatore dell'Ospedale San Raffaele, nella primissima cintura milanese, un colosso dove lavorano 700 medici e 1.300 infermieri. Giunto a 91 anni, il compleanno è il prossimo 14 marzo, l'infaticabile sacerdote è in realtà il creatore di un impero che, al di là di nuove strutture sanitarie come l'ospedale di Cefalù o la Cittadella della Salute di Taranto, spazia fino agli alberghi chic e alle piantagioni di frutta esotica nel Nord-est brasiliano. Fino a qualche tempo fa, era lui stesso a bacchettare gli scettici che guardavano con occhio critico le inaugurazioni a raffica. "Non chiedetemi dove trovo i soldi: noi sappiamo come incastrare la Provvidenza", disse in una memorabile giornata di primavera del 2005, dedicata a posare la prima pietra in quattro diversi cantieri, alla presenza del premier Silvio Berlusconi, un caro amico.

A qualche anno di distanza, tuttavia, la crescita senza confini del gruppo San Raffaele e i debiti accumulati qualche problema gestionale e finanziario lo starebbero creando. Certezze è difficile averne: i conti della Fondazione Monte Tabor, fulcro dell'opera religiosa fondata da don Verzé, sono da sempre coperti dal massimo riserbo. A suggerire l'idea che il momento non sia d'oro è però una precisa serie di indizi: alcuni cambiamenti che si sono verificati al vertice della Fondazione, con il recente ingresso nel consiglio d'amministrazione di un banchiere di lungo corso, Carlo Salvatori, estraneo alla cerchia dei fedelissimi che da sempre circonda don Verzé; il fatto che diversi fornitori lamentino ritardi nei pagamenti; e, infine, un'inedita radiografia dei crediti vantati dal sistema bancario nei confronti delgruppo, che mostra un livello di indebitamento nell'ordine degli 800 milioni di euro. Un tris di fatti che avvalora quella che, per ora, resta un'indiscrezione: il mandato verbale che alcuni banchieri, e in particolare Gaetano Miccichè di Intesa Sanpaolo, avrebbero avuto di studiare soluzioni.

Partiamo dai conti. Alcuni fornitori hanno raccontato a "l'Espresso" che negli ultimi anni i pagamenti dell'istituto si sono fatti più lenti. Sorprendentemente, in un sistema come quello italiano dove gli ospedali pubblici regolano le loro fatture in tempi biblici (in Calabria si arriva a 877 giorni), a Milano è il San Raffaele a far soffrire di più. In Lombardia, infatti, gli ospedali pubblici pagano a 113 giorni, mentre don Verzè, dicono alcuni fornitori che preferiscono non essere citati, può farti aspettare anche cinque volte tanto.
Una scelta amministrativa dettata dalla posizione di forza di una struttura d'eccellenza? Un problema di liquidità? Difficile dirlo. Quel che pare certo è che la colpa non sia della Regione Lombardia, di gran lunga il maggior "cliente" del San Raffaele, con contributi - stando a fonti sanitarie - di circa 340 milioni l'anno. La Lombardia, infatti, ha da tempo equiparato il trattamento degli ospedali pubblici con quelli convenzionati. E si fa un vanto di versare in modo tempestivo i contributi previsti per esami diagnostici, visite, ricoveri e interventi, garantendo agli ospedali un flusso di cassa regolare.

Un altro dato rilevante emerge da un documento che circola a livello bancario, e che "l'Espresso" ha potuto vedere. Raccoglie il livello di esposizione nel dicembre 2010 dei diversi istituti nei confronti della Fondazione Monte Tabor. Si tratta di voci molto diverse fra loro: ci sono, ad esempio, circa 67 milioni di crediti vantati dal San Raffaele, che se li è fatti anticipare dalle banche, senza dover aspettare l'incasso delle relative fatture. Denari certissimi, agli occhi degli istituti di credito, che li potranno recuperare facilmente quando i pagamenti arriveranno.

Ma c'è anche un flusso inverso: fatture e pagamenti per 110 milioni che, al contrario, sono i fornitori del gruppo ospedaliero ad aver girato alle banche e alle società specializzate. Scaricando su queste ultime la responsabilità di farsi pagare dall'ospedale, quando avrà i quattrini per farlo.
La "mappa del rischio San Raffaele", come si può definire, mostra poi finanziamenti per 180 milioni legati a operazioni di leasing, che vedono in primo piano banche quali Intesa Sanpaolo, Unicredit e Monte dei Paschi. Infine ci sono i prestiti: i fidi di conto corrente, utilizzati per 18 milioni, i prestiti più a lungo termine (170 milioni), nonché le operazioni sostenute da consorzi, il cui valore è calcolabile in 165 milioni, suddiviso tra Intesa, Mps e Unicredit, e poi Bnl, Cariparma, le Popolari di Milano e Sondrio.

Sommando queste voci si arriva a una cifra di circa 710 milioni. Se però si aggiungono i più modesti debiti disseminati nelle varie società partecipate, è lecito ipotizzare un'esposizone complessiva nell'ordine degli 800 milioni. Tanti? Certamente non pochi. Stando ai rari dati disponibili, a fine 2008 la Fondazione dichiarava una voce generica di debiti complessivi per 689 milioni, non differenziati fra prestiti bancari e altre forme. Un valore che, ora, sembrerebbe superato.

In mancanza di un bilancio ufficiale che aiuti a comprendere meglio la situazione del San Raffaele, il quale - interpellato - non ha voluto commentare questi numeri, ci si può limitare a un'osservazione un po' generica. E dire che gli investimenti effettuati si sono rivelati piuttosto onerosi. L'allargamento del gruppo, inoltre, semrerebbe non aver dato dal punto di vista finanziario i risultati sperati. Diverse società partecipate sono in rosso. Alcune avventure sembrano poi non denotare grande disciplina finanziaria.

Il primo esempio è quello dei 10,9 milioni utilizzati nel 2009 per far fronte alle perdite di una società controllata di Auckland, in Nuova Zelanda, che aveva acquistato il jet Challenger utilizzato per "i trasporti privati richiesti dalla Fondazione", recita il bilancio. Il secondo è proprio quello dell'albergo Don Diego, in Sardegna. La società del San Raffaele che l'aveva in carico (la Costa Dorata srl) ha girato la gestione a una società terza, nel cui capitale figurano una serie di privati, fra i quali due consiglieri della Fondazione Monte Tabor: il vice-presidente Mario Cal, erede designato da don Verzé alla guida del gruppo, e l'imprenditore Roberto Cusin. Finora, tuttavia, gli incassi del contratto di affitto non hanno permesso alla Costa Dorata, che solo di terreni, fabbricati e impianti ha speso 17,2 milioni, di chiudere in utile.

È forse per farsi aiutare nel processo di riordino che, un anno fa, don Verzè ha chiamato in consiglio il banchiere Salvatori. Gli scossoni, però, potrebbero non essere finiti. Qualche mese fa, infatti, è stato sollevato dalla direzione generale della Fondazione un manager molto considerato all'interno dell'ospedale, Renato Botti, 53 anni, che pure conserva incarichi in altre società partecipate. Alla guida è rimasto così solo Cal, 72 anni. Un piccolo segnale che, al San Raffaele, le prove di futuro sono già iniziate. E che i fedelissimi di don Verzé non sono disponibili a cedere posizioni di potere.


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/do...ebiti/2145968/8
 
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view post Posted on 6/4/2011, 10:24
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La lista con le possibili dismissioni conta al momento una decina di voci
Hotel, aerei, fazendas e ospedali

Il piano vendite del San Raffaele
L'obiettivo: incassare subito 120 milioni per far fronte ai 900 di debiti


MILANO - L'elenco delle vendite è pronto: per salvare dai debiti l'ospedale San Raffaele l'obiettivo è incassare subito almeno 120 milioni di euro. Così l'impero del sacerdote manager don Luigi Verzè, che fa capo alla fondazione Monte Tabor, è destinato a perdere alberghi, aziende agricole, proprietà terriere e, con ogni probabilità, persino due ospedali fuori Milano. È la fine di un'epoca: quella che, in 42 anni di sfide, ha visto il prete imprenditore, amico del premier Silvio Berlusconi, creare una galassia con jet, hotel e coltivazioni di mango e meloni in Brasile.

Il piano di dismissioni per fronteggiare il dilagante debito di oltre 900 milioni (di cui 400 nei confronti dei fornitori) procede a passo di carica. Non c'è ancora nulla di ufficiale. Ma, al momento, la lista con le probabili vendite di proprietà conta dieci voci. Scorrerle è come ripercorrere a ritroso l'espansione di un'attività che via via ha affiancato alla sanità i business più disparati. Tra gli affari periferici di don Verzè è finito l'hotel Don Diego, un quattro stelle di fronte all'isola di Tavolara (Olbia). Nella società che gestisce l'albergo sono entrati l'attore Renato Pozzetto, Mario Cal (da sempre braccio destro del fondatore del San Raffaele) e Roberto Cusin (ex titolare della Gemeaz Cusin, ristorazione collettiva). Gli ultimi consuntivi sono in rosso, ma l'immobile è valutato in bilancio 14,5 milioni. È destinata a finire in vendita anche un'altra proprietà in condominio con Cusin (33%): quella delle fazendas di Pernambuco. Piantagioni di mango e meloni che hanno un valore stimato in 15 milioni di euro, ma le società sono, ancora una volta, in perdita. Altro (ex) socio, stesso discorso. Don Verzè condivideva con il comico Pozzetto pure una mini compagnia aerea, l'Airviaggi, sempre candidata ad essere dismessa. Non sono ipotizzabili, però, grosse soddisfazioni contabili: all'Airviaggi fa capo sia l'elisoccorso del San Raffaele (in pareggio), sia la società neozelandese Assion Aircraft & Yachting Chartering, che ha il leasing del jet privato dell'ospedale. Nel bilancio, solo nel 2009, figurano perdite per 10 milioni. Risultato: i due soci di minoranza, Pozzetto (30%) e Peppino Marascio (10%) sono usciti dal capitale l'anno scorso. E l'autore de La vita l'è bela per il suo 30% s'è dovuto accontentare di 3.000 euro. Gli è andata persino bene perché è stata la Fondazione a farsi carico della perdita milionaria neozelandese. Ore contate, poi, per la Blu Energy che controlla l'impianto di cogenerazione a metano per fornire le utilities energetiche al San Raffaele: secondo gli ultimi dati disponibili è esposta per 113 milioni, di cui 80 con banche e 23 con fornitori.

Il piano di salvataggio prevede l'alienazione delle attività non strettamente collegate all'assistenza sanitaria, alla ricerca scientifica e all'università. Ma il risanamento dei conti renderà necessario, verosimilmente, mettere in vendita anche i miniappartamenti di Cologno Monzese (alle porte di Milano), nati con lo scopo di dare una casa agli infermieri e il nuovo hotel Rafael, a ridosso dell'ospedale, destinato principalmente ai familiari dei malati. E non finisce qui. Il pesante indebitamento va tamponato al più presto. Vanno tranquillizzati soprattutto i creditori, alcuni dei quali tentati da una riscossione coattiva dei soldi tramite decreti ingiuntivi. È il pericolo numero uno. Non è possibile, dunque, scongiurare l'ipotesi dell'alienazione di due ospedali, anche se chi è vicino a don Verzè non vuole neppure sentirne parlare. Il primo è a Olbia, una struttura non ancora ultimata da 200 posti letto per un investimento di oltre 150 milioni. L'altro è il Monte Tabor Hospital São Rafael a Salvador de Bahia con 300 letti. Il San Raffaele è proprietario dello stabile, ma non gestisce direttamente l'attività.

Il centro sanitario Quo Vadis, destinato a sorgere tra le colline del Veneto per sviluppare la medicina preventiva e personalizzata, resterà un sogno. Ma i 500 mila metri quadrati di appezzamenti agricoli sui quali doveva sorgere entro il 2012 valgono almeno 20 milioni di euro. Cambieranno proprietario, c'è da scommettere, i terreni per la produzione di vino Monte Tabor a Illasi (paese natale del sacerdote). Ma nella fondazione Monte Tabor, al vertice del gruppo, chi ha gestito in questi anni soldi, meriti e (oggi) debiti? L'organigramma è coperto da un alone di riservatezza. Si sa che don Luigi Verzè (91 anni) è il presidente del Cda, così come Mario Cal (71 anni) è il vicepresidente. Il banchiere Carlo Salvatori è la new entry del 2009, con le deleghe sul piano di risanamento (previsti l'arrivo di nuovi soci e la trasformazione della fondazione San Raffaele in Spa). Gli altri esponenti del vertice? Ancora una volta compare Roberto Cusin (70 anni) e ci sono Laura Ziller (66), responsabile dell'ospedale brasiliano São Rafael, e Gianna Zoppei (60), sovrintendente sanitario del polo ospedaliero. Infine, Ennio Doris (70), il gran capo di Banca Mediolanum, uomo di finanza, oggi costretto a un profilo bassissimo per la piega che ha preso la crisi del San Raffaele.

Simona Ravizza
Mario Gerevini
06 aprile 2011


www.corriere.it/cronache/11_aprile_...=box_primopiano
 
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view post Posted on 30/6/2011, 10:10
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11
giu
2011
Gli aerei di don Verzé

Che cosa direste se il direttore generale di un grande ospedale viaggiasse con jet privato, e quindi pagato dai soldi di tutti i cittadini? Vi stupireste? Vi indignereste? Beh, di fatto questo è già accaduto perché don Luigi Maria Verzé, fondatore dell’ospedale San Raffaele, presidente della Fondazione Monte Tabor e rettore dell’Università Vita-Salute San Raffaele, ha usato abitualmente, insieme ai suoi manager, un aereo privato. Per la modica cifra di una decina di milioni di euro.

In un paese normale, sarebbe normale questa voce di spesa. Ma il San Raffaele – più di un polo ospedaliero – è sommerso dai debiti, circa un miliardo di euro, e dagli incartamenti depositati sta venendo alla luce quello che è stato fatto per arrivare ad accumulare un passivo gigantesco. E’ vero che il San Raffaele è un impero, però un miliardo di “buffi” è poco al di sotto del deficit sanitario della Regione Lazio. Qualcuno dovrà pur spiegare come sia stato possibile per Sua Sanità – così è stato definito don Verzé, uomo di certo più potente di un ministro della Repubblica di centrodestra o di centrosinistra, come Fazio oggi e Bindi a suo tempo – arrivare sull’orlo del fallimento, della bancarotta. Certo, l’amicizia solidissima con Berlusconi è servita ed è stata molto proficua per tutti e due (dal punto di vista politico ed economico), ma il prete-imprenditore ha goduto di sostegni e simpatie anche a sinistra: di uomini politici, intellettuali, docenti universitari, amministratori pubblici.

Anche questo sarebbe normale, in un paese normale. Il problema è un altro: l’uso dei soldi pubblici. Perché la Regione Lombardia di Roberto Formigoni (ma negli incontri con don Verzé mette quelle camicie fantasmagoriche?), tra degenze convenzionate, prestazioni ambulatoriali e rimborsi per farmaci, ha versato al San Raffaele almeno 430 milioni di euro. Un parte di questi soldi è stata spesa per viaggiare in jet privato? Se fosse un ministro non ci sarebbe problema, però don Verzé è un privato cittadino. Anche se molto potente.

Tuttavia voglio ricordare che la sanità del San Raffaele è di altissima qualità, e sarebbe un disastro se il tracollo economico vanificasse il lavoro fatto fino ad oggi. Pertanto bisogna sperare che il piano industriale e la manovra prevista per sanare il “buco”, abbiano successo. Purché il ripianamento del debito non ricada, neppure in minima parte, sulle spalle dei cittadini. Ai quali peraltro viene ancora chiesto il 5 per mille. Per cosa? Per andare in superjet? Tra l’altro sarebbe già stato ordinato un jet modernissimo, al costo di 21 milioni di dollari.

Vedremo come andrà a finire. Certo, il fatto che la Fondazione Monte Tabor abbia sede in via Olgettina 60, a Milano non è di buon augurio: lì vicino, al numero civico 65, c’è il palazzo delle veline del Bunga Bunga, che non sembrano avere molta fortuna in questo periodo. Ovviamente è solo una combinazione e non c’è da meravigliarsi: sappiamo già che “sacro” e “profano” sono spesso vicini vicini.


http://pepe.blogautore.repubblica.it/2011/...i-di-don-verze/
 
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La Santa Sede salva il San Raffaele

Quattro uomini del Vaticano nel consiglio di amministrazione.

200 milioni garantiti dallo Ior Don Luigi Verzè Don Luigi Verzè



MILANO - Quattro uomini del Vaticano nel consiglio di ammministrazione della Fondazione San Raffaele Monte Tabor, che governa il gruppo ospedaliero fondato negli anni Settanta dal prete manager don Luigi Verzè. Sono il presidente dell’ospedale Bambino Gesù di Roma Giuseppe Profiti (49 anni), il presidente dello Ior (la banca vaticana) Ettore Gotti Tedeschi (66 anni), l’imprendiore Vittorio Malacalza (74 anni) e il giurista e politico Giovanni Maria Flick (71 anni). La loro nomina avverrà venerdì nel corso di un cda straordinario dell’Associazione Monte Tabor, il soggetto giuridico che fu creato per promuovere la costruzione dell’ospedale, che ora fa i conti con quasi un miliardo di debiti. E’ il primo passo concreto verso l’entrata della Santa Sede nel San Raffaele. CONSIGLIERI IN USCITA - L’interessamento del Vaticano a salvare il San Raffaele dai debiti era emerso già giovedì scorso nel corso dell’ultimo cda della fondazione. Oggi il presidente è don Luigi Verzé: resterà sempre lui al comando della sua creatura? Alla domanda al momento non ci sono risposte certe: la Santa Sede, infatti, potrebbe puntare su un suo uomo, come Gotti Tedeschi. Usciranno, invece, di certo dal cda il braccio destro del prete manager, Mario Cal, i banchieri Carlo Salvatori ed Ennio Doris, nonché Roberto Cusin (ex titolare della Gemeaz Cusin, ristorazione collettiva). Da vedere quale sarà il futuro delle altre due fedelissime di don Verzé, Laura Ziller (66), responsabile dell’ospedale brasiliano São Rafael, e Gianna Zoppei (60), sovrintendente sanitario del polo ospedaliero. DUECENTO MILIONI - La Santa Sede sarà affiancata, con ogni probabilità, da una charity internazionale, disposta a investire tramite l’Università Vita Salute del San Raffaele, un miliardo di dollari in tre/cinque anni. Il piano a cui sta lavorando il Vaticano, assistito da Vitali e Associati e dallo studio legale D’Urso Gatti, Bianchi, prevede un intervento da 200 milioni garantiti dallo Ior. Al momento, però, non c’è ancora nulla di ufficiale. Altri 150 milioni arriveranno dalle banche. Simona Ravizza 06 luglio 2011 22:59] SANITA' E DEBITI
La Santa Sede salva il San Raffaele
Quattro uomini del Vaticano nel consiglio di amministrazione. 200 milioni garantiti dallo Ior
Don Luigi Verzè
Don Luigi Verzè

MILANO - Quattro uomini del Vaticano nel consiglio di ammministrazione della Fondazione San Raffaele Monte Tabor, che governa il gruppo ospedaliero fondato negli anni Settanta dal prete manager don Luigi Verzè. Sono il presidente dell’ospedale Bambino Gesù di Roma Giuseppe Profiti (49 anni), il presidente dello Ior (la banca vaticana) Ettore Gotti Tedeschi (66 anni), l’imprendiore Vittorio Malacalza (74 anni) e il giurista e politico Giovanni Maria Flick (71 anni). La loro nomina avverrà venerdì nel corso di un cda straordinario dell’Associazione Monte Tabor, il soggetto giuridico che fu creato per promuovere la costruzione dell’ospedale, che ora fa i conti con quasi un miliardo di debiti. E’ il primo passo concreto verso l’entrata della Santa Sede nel San Raffaele.

CONSIGLIERI IN USCITA - L’interessamento del Vaticano a salvare il San Raffaele dai debiti era emerso già giovedì scorso nel corso dell’ultimo cda della fondazione. Oggi il presidente è don Luigi Verzé: resterà sempre lui al comando della sua creatura? Alla domanda al momento non ci sono risposte certe: la Santa Sede, infatti, potrebbe puntare su un suo uomo, come Gotti Tedeschi. Usciranno, invece, di certo dal cda il braccio destro del prete manager, Mario Cal, i banchieri Carlo Salvatori ed Ennio Doris, nonché Roberto Cusin (ex titolare della Gemeaz Cusin, ristorazione collettiva). Da vedere quale sarà il futuro delle altre due fedelissime di don Verzé, Laura Ziller (66), responsabile dell’ospedale brasiliano São Rafael, e Gianna Zoppei (60), sovrintendente sanitario del polo ospedaliero.

DUECENTO MILIONI - La Santa Sede sarà affiancata, con ogni probabilità, da una charity internazionale, disposta a investire tramite l’Università Vita Salute del San Raffaele, un miliardo di dollari in tre/cinque anni. Il piano a cui sta lavorando il Vaticano, assistito da Vitali e Associati e dallo studio legale D’Urso Gatti, Bianchi, prevede un intervento da 200 milioni garantiti dallo Ior. Al momento, però, non c’è ancora nulla di ufficiale. Altri 150 milioni arriveranno dalle banche.

Simona Ravizza
06 luglio 2011 22:59


http://milano.corriere.it/milano/notizie/c...035451963.shtml
 
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Alessandro Baoli
view post Posted on 18/7/2011, 10:45




VIA LIBERA AL NUOVO CDA
San Raffaele, finisce l'era di don Verzè
La prima riunione del board targato Vaticano conferisce
i poteri a Profiti. Enrico Bondi sarà un «super advisor»

MILANO - Si chiude l'era di Don Verzè al San Raffaele. Il nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione Monte Tabor «targato» Vaticano ha dato piene deleghe al vicepresidente Giuseppe Profiti, presidente dell'ospedale Bambin Gesù di Roma. Il board della Fondazione che controlla il polo ospedaliero fondato dal prete-medico composto ha poi chiamato Enrico Bondi in qualità di superconsulente per il risanamento. Nello stesso consiglio siedono oggi oltre allo stresso Profiti , il preside della facoltà di Medicina e chirurgia dell'università Vita Salute San Raffaele Massimo Clementi, il giurista Giovanni Maria Flick, il presidente dello Ior , la banca vaticana, Ettore Gotti Tedeschi, l'imprenditore Vittorio Malacalza, il professore di accounting della Bocconi Maurizio Pini.
RISANAMENTO - «Tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione - come si legge in una nota - sono stati conferiti a Profiti con l'espressa volontà del presidente Luigi Maria Verzè». Il nuovo consiglio «ha infatti necessità di poter operare una ricognizione degli effettivi dati aziendali e contabili della Fondazione e la valutazione di un Piano di Risanamento nell'interesse del grande progetto San Raffaele voluto dal Fondatore Don Verzè» precisa il comunicato. Il Consiglio «è fiducioso - conclude la nota - di avere il tempo e di essere in grado di portare avanti con serenità l'attività di risanamento al fine di salvaguardare le risorse umane impegnate nell'Opera e gli interessi di tutti gli interlocutori coinvolti nell'attuale crisi ed è altresì convinto che il San Raffaele continuerà ad esercitare il ruolo internazionalmente riconosciutogli nelle attività di clinica e di ricerca».

IL RISTRUTTURATORE -Aretino, chimico di formazione, Enrico Bondi si è guadagnato nel corso di una lunga carriera nei grandi gruppi italiani la patente del «risanatore». Portò la Montedison fuori dalle acque tempestose del crac Ferruzzi e assunse più di recente la guida della Parmalat, prima come Commissario nella fase che seguì il fallimento di Tanzi e poi come amministratore delegato della Nuova Parmalat. Incarico che ha lasciato da poco con il passaggio ai francesi di Lactalis dell'azienda alimentare di Collecchio. Ma alla pensione l'infaticabile Bondi, 77 primavere, ancora non pensa.

Redazione online
15 luglio 2011(ultima modifica: 16 luglio 2011 21:19)
http://milano.corriere.it/milano/notizie/c...ml?fr=correlati

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L'AZIENDA OSPEDALIERA FALLITA
Si spara il braccio destro di don Verzè
Mario Cal era stato ascoltato dai magistrati


MILANO - Il vice di don Verzè all'ospedale San Raffaele di Milano, Mario Cal, si è sparato nel suo studio nello stesso ospedale ed è morto dopo il ricovero d'urgenza nel reparto di rianimazione. La notizia si è appresa in tribunale, dove l'avvocato Rosario Minniti ha partecipato a una riunione nell'ufficio del procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati insieme al capo del pool reati finanziari Francesco Greco e al pm Luigi Orsi.

Procura della Repubblica, come testimone, per vedere di definire i contorni e le dimensioni del maxi buco dell'istituto di don Verzè, prima che il Vaticano aggregasse alcuni soggetti economici intorno a un piano di salvataggio. Cal ha lasciato una lettera di cui si ignora il contenuto. Secondo quanto si apprende, la Procura di Milano non aveva in corso alcun tipo di iniziativa giudiziaria nei suoi confronti.
Luigi Ferrarella
18 luglio 2011 11:25
http://www.corriere.it/cronache/11_luglio_...9f56cae65.shtml
 
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perlanaturale
view post Posted on 18/7/2011, 11:44




San Raffaele, don Verzè si tira fuori
il Vaticano nella stanza dei bottoni
Il fondatore passa tutto nelle mani del consiglio di amministrazione e del vicepresidente
Che precisa: "Presenteremo al più presto un piano di ristrutturazione fattibile e sostenibile"

Si addensano nuove nubi sul cupolone del San Raffaele. "C'è molto da lavorare", sarebbe in sostanza quello che a porte chiuse si son detti insediandosi in consiglio di amministrazione i rappresentanti del Vaticano. "C'è molta confusione", è invece l'eco risuonata fuori, dove sono rimasti i consulenti legali e finanziari. C'è una relazione sui conti, quella di Deloitte, c'è un piano di salvataggio, quello messo a punto dallo studio Bonelli Erede Pappalardo e da Borghesi, Colombo e Associati. E c'è il pm milanese Luigi Orsi, che sulla base della legge fallimentare ha avviato un protocollo civile per monitorare le condizioni finanziarie dell'ospedale di don Luigi Verzè. Pare però che il nuovo board voglia prendersi più tempo per guardare dentro ai conti. E il tempo sembra essere l'unica cosa che non c'è.

Alla fine della lunga riunione del cda della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, circa cinque ore, il presidente Luigi Maria Verzè, fondatore del gruppo, ha fatto un passo indietro delegando al vicepresidente Giuseppe Profiti e al consiglio stesso tutti i poteri. Nella scarna nota diffusa al termine della riunione non si fa cenno al piano di concordato preventivo, praticamente pronto per essere asseverato dallo studio La Croce, non si parla della riorganizzazione societaria, ma il nuovo cda precisa di avere "la necessità di poter operare una ricognizione degli effettivi dati aziendali e contabili della Fondazione e la valutazione di un piano di risanamento" e, a dispetto di tutte le pressioni esterne, i nuovi consiglieri sono "fiduciosi di avere il tempo e di essere in grado di portare avanti con serenità l'attività di risanamento".

Il piano, che per ora resta nelle secche, prevedeva - secondo le indiscrezioni dei giorni scorsi - un aumento di capitale da 200-250 milioni di euro necessario a ripianare le perdite (nel 2010 quelle dichiarate ammontavano a 60 milioni di euro) e a dotare il gruppo ospedaliero di mezzi freschi già a partire dal 2012. Secondo la ricostruzione dei conti fatta da Deloitte i debiti commerciali del San Raffaele sono di circa 600 milioni di euro, mentre è in essere un maxiprestito da 165 milioni di euro della Bei del 2007 per la ricerca e la didattica, che in realtà è stato in parte (99 milioni) impiegato per chiudere finanziamenti preesistenti. Dall'analisi dei conti condotta da Deloitte emergerebbero anche ratei passivi sottostimati per 33 milioni e svalutazioni record di 54,9 milioni (al 31 dicembre).

Resta il giallo del possibile approdo di Enrico Bondi in via Olgettina. Le indiscrezioni circolate intorno a metà giornata vedevano l'ex risanatore Parmalat come possibile amministratore delegato, ma non hanno poi preso consistenza.



http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/0...171/?ref=HREA-1
 
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perlanaturale
view post Posted on 18/7/2011, 13:26




San Raffele, suicida il vice di don Verzè
Il suo avvocato: “Non era indagato”

Mario Cal si è sparato nel suo ufficio presso l'ospedale milanese, di cui era il massimo responsabile finanziario. Pochi giorni fa era strato sentito dal pm che indaga sul buco da un miliardo di euro nei conti dell'ente. "Ma non era indagato", afferma il suo avvocato. Il manager era stato coinvolto in due inchieste ai tempi di Mani pulite
L’ex vicepresidente del SanRaffaele, Mario Cal, si è suicidato con un colpo di pistola nel suo ufficio all’interno dell’ospedale milanese, dove lavorava da circa trent’anni. Trevigiano, 71 anni, nei giorni scorsi era stato ascoltato dalla procura di Milano in relazione al buco da oltre un miliardo di euro nei conti del gruppo. Il numero due del fondatore don Luigi Verzè è stato negli ultimi anni l’anima finanziaria del San Raffaele e della Fondazione Monte Tabor, il protagonista di investimenti milionari in tutto il mondo, a volte azzardati. Pochi mesi fa, don Verzè lo aveva definito “un amico fraterno”.

“Cal non era indagato, i magistrati milanesi lo hanno sentito soltanto come persona informata sui fatti”, ha detto il suo avvocato Rosario Minniti, “e il San Raffaele non è coinvolto in alcuno scandalo finanziario”. Secondo Minniti, il colloquio con il pm Luigi Orsi ha riguardato semplicemente “la crisi finanziaria” dell’ente ospedaliero.

Il manager si è sparato con una calibro 38 regolarmente detenuta, dopo essere arrivato in ufficio per raccogliere gli effetti personali, visto che era dimissionario. Dopo aver salutato la segretaria, ha chiuso la porta e si è sentito il colpo. L’ex vice presidente ha lasciato due lettere, una destinata alla moglie e una alle sue segretarie. Poche righe ciascuna in cui non ci sarebbe riferimento, secondo le prime informazioni, alle vicende dell’ospedale, ma solo parole di commiato.

Sembrano destinati a diradarsi, invece, i dubbi sul ritrovamento della pistola, rinvenuta in un sacchetto di plastica lontano dal corpo di Cal. Secondo la prima ricostruzione, a spostare l’arma sarebbe stato un inserviente della struttura. L’uomo sarà sentito dai pm.

Poche parole intanto sono arrivate dalla struttura medica: “Mario Cal è deceduto alle ore 10.57 presso il pronto soccorso dell’ospedale San Raffaele, dove era stato portato alle ore 10.21″, afferma in un comunicato il primario dell’emergenza Michele Carlucci. “E’ stato immediatamente rianimato”, continua, “le sue condizioni sono apparse subito critiche ci sono stati periodi di stabilizzazione dei parametri vitali, tuttavia Cal è deceduto”.

“Non era preoccupato per l’inchiesta giudiziaria, ma per i debiti accumulati dal San Raffaele, che non aveva mezzi per far fronte al pagamento dei creditori”, ha dichiarato l’avvocato Minniti. Anche se pochi giorni fa è entrato in carica un nuovo consiglio d’amministrazione, guidato da Giuseppe Profiti del Bambin Gesù di Roma, sostenuto dal Vaticano e da un nutrito pool di banche.

Negli anni Novanta, Mario Cal era stato coinvolto in due inchieste del filone Mani pulite: quella sui terreni venduti sottocosto dall’ente assistenziale Ipab, guidato dal socialista Matteo Carriera, e per una storia di corruzione alla Guardia di finanza, per ordine dell’allora magistrato Antonio Di Pietro.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/18...icidato/146136/
 
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perlanaturale
view post Posted on 18/7/2011, 13:44




«Era molto preoccupato per il S. Raffaele» E spunta il «giallo» della pistola

L'avvocato di Cal: «Sapeva che non c'erano i mezzi per far fronte ai debiti». Spostata l'arma del suicidio
NOTIZIE CORRELATE
Si spara il braccio destro di Don Verzé di Luigi Ferrarella (18 luglio 2011)



Mario Cal (Imagoeconomica)

MILANO - Non conosce i motivi del suicidio. Ma conosceva bene lo stato d'animo di Mario Cal l'ex vicepresidente della Fondazione San Saffaele che si è ucciso con un colpo di pistola oggi a Milano. «Cal era molto preoccupato, non tanto per l'inchiesta, quanto per la situazione del San Raffaele» ha detto il suo avvocato, Rosario Minniti, che segue la vicenda del noto ospedale milanese e che questa mattina si trovava in Procura a Milano. «Era preoccupato per la situazione del San Raffaele perchè non c'era più la liquidità per pagare i fornitori» ha aggiunto Minniti. Cal era stato sentito tempo fa solo come persona informata sui fatti dal pm Luigi Orsi nell'ambito di un procedimento conoscitivo sui conti in rosso dell'istituto di ricovero e cura a carattere scientifico milanese. Il gruppo ospedaliero, indebitato per circa 900 milioni di euro, è alle prese con un nuovo piano industriale, una ristrutturazione finanziaria, e una contemporanea riorganizzazione aziendale con una probabile apertura a nuovi soci., in particolare il Vaticano, che si è offerto di ripianare i debiti. Lo scorso 7 luglio sono entrati nel nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, il docente dell'università Bocconi Maurizio Pini, il preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dell'università Vita-Salute San Raffaele Massimo Clementi, l'ex ministro Giovanni Maria Flick, l'imprenditore Vittorio Malacalza e il presidente dell'ospedale Bambin Gesù di Roma Giuseppe Profiti, diventato una settimana dopo vice-presidente, «delegato con tutti i poteri».


PREOCCUPATO - Secondo Minniti a preoccupare Cal non era quindi tanto la situazione debitoria, quanto il fatto che i crediti contratti dal nosocomio, di cui era vicepresidente della Fondazione, non rientrassero. Di fatto, spiega il legale «non c'erano i mezzi per far fronte al pagamento dei debiti». Il legale si è detto «molto dispiaciuto per la perdita di un caro cliente e un amico a cui sono stato vicino nei momenti di difficoltà, ma questa volta non mi è stato possibile».

LA DINAMICA DEL SUICIDIO - Cal si era presentato nel suo ex ufficio intorno alle 10.30 per recuperare alcuni effetti personali, ha salutato la segretaria e si e’ chiuso dentro per alcuni minuti per raccogliere i suoi effetti personali dato che era dimissionario dalla settimana scorsa. Alcuni minuti dopo è risuonato il colpo di pistola. La segretaria, ancora in stato di choc, ha sentito un’esplosione provenire dall’interno della stanza, ha aperto la porta e ha trovato l’uomo steso a terra in una pozza di sangue. Cal si e’ sparato con una pistola a tamburo «Smith and Wesson» regolarmente detenuta che portava sempre con se per paura di aggressioni.

LE LETTERE - Mario Cal ha lasciato due lettere prima di spararsi due colpi di pistola e togliersi la vita. Una delle due missive è indirizzata alla moglie, l'altra, stando alla prime informazioni, alla segretaria. Per adesso è ignoto il contenuto dell'estremo lascito del vicedirettore del San Raffaele, anche perchè la Polizia Scientifica sta procedendo all'analisi delle impronte digitali sulle buste. La moglie di Cal, da poco giunta al San Raffaele è in stato di shock e, ha riferito l'avvocato dell'uomo, Rosario Minniti, «non ha avuto nei giorni scorsi sentore nè avvisaglie, anche perchè era un uomo forte». Neppure le più strette collaboratrici di Cal avevano avuto la percezione di quanto stava per accadere.

IL «GIALLO» DELLA PISTOLA - Nell'inchiesta aperta come di prassi dalla procura, spunta anche «il giallo» della pistola. L'arma con cui l'ex vice presidente del San Raffaele, Mario Cal, si è ucciso stamani, è stata infatti spostata e infilata in un sacchetto da una persona che deve essere ancora identificata, probabilmente una delle prime ad entrare nella stanza dove l'ex braccio destro di Don Verzè si è ucciso. Per questo il pm di turno Maurizio Ascione ha disposto degli accertamenti per arrivare ad identificare chi, probabilmente in buonafede, ha spostato l'arma senza rendersi conto di aver inquinato la scena del suicidio.

PIANO DI SALVATAGGIO - Sulla morte del braccio destro di Don Verzè è intervenuto anche Giovanni La Croce , l'attestatore del piano di salvataggio del gruppo ospedaliero per il quale la scomparsa di Cal, «è un evento tragico che rende ancor più improcrastinabile il deposito della domanda di concordato preventivo in tribunale».

http://www.corriere.it/cronache/11_luglio_...9f56cae65.shtml
 
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Alessandro Baoli
view post Posted on 18/7/2011, 18:03




I miracoli di Don Verzè

di Piergiorgio Odifreddi
Don Verzè, per chi non lo conoscesse, è un prete affarista. Ora, al mondo sia i preti che gli affaristi sono delle calamità: dunque, i preti affaristi sono doppie calamità, e Don Verzè non solo lo è, ma lo è sempre stato.

Negli ultimi anni è salito alla ribalta della cronaca con l’assurda promessa di portarci tutti a vivere 120 anni. Peccato che non abbia tenuto in conto il fatto che qualcuno avrebbe potuto spararsi un colpo una cinquantina d’anni prima di raggiungere il traguardo. Il suo vice, per esempio, suicida ieri per la vergogna della mala amministrazione del San Raffaele.

Che le attività del prete affarista abbiano portato alla bancarotta, non stupisce. L’avevano già fatto altre volte: ad esempio, quando Don Verzè aveva cercato di estendere i suoi affari da Milano a Roma, ed era poi stato costretto a sbarazzarsi velocemente del San Raffaele Due.

D’altronde, anche il San Raffaele Uno era nato sotto i peggiori auspici. Quando Berlusconi aveva costruito Milano Due, infatti, aveva cercato di far dirottare gli aerei che il traffico di Linate faceva passare sopra le teste degli acquirenti delle sue case da Truman Show. Non riuscendoci, aveva costruito l’ospedale per usufruire della legge che ne tutela la tranquillità. Come a dire: il buon giorno si vede dal mattino.

Essendo soci in affari, Don Verzè e Berlusconi sono sempre rimasti compagni di merende. Il secondo ha mandato la figlia Barbara a studiare nell’uni−versità del primo, che nel frattempo si era affiancata all’ospedale. E quando la ragazza si è laureata, il presidente del Consiglio ha presenziato alla cerimonia, e il presidente dell’università ha subito offerto una cattedra alla brillante giovane, scatenando le proteste di alcuni “invisiosi” docenti.

Non di tutti, naturalmente. Perchè qualcuno di essi non solo è solidale con il “carismatico” Don Verzè, ma considera i suoi libri (dai modesti titoli come Io e Cristo) degni di essere pubblicizzati e discussi in pompa magna. MassimoCacciari, ad esempio, che della Facoltà di Filosofia che ha laureato la Berlusconina è stato a lungo preside, e che con Don Verzè ha costruito un solido legame, doppiamente sospetto: perchè un sedicente laico sedicente di sinistra dovrebbe aver poco a che spartire con un sedicente prete sedicente manager.

Ma tant’è, questa è la sinistra laica che ci meritiamo. Invece non ci meritiamo nè il prete affarista, nè il suo degno sodale politico. Certamente, nè l’uno nè l’altro sono tipi da spararsi un colpo per la vergogna. Auguriamoci dunque che le promesse-minacce di Don Verzè non si avverino, se no dovremo tenerci lui per un’altra trentina d’anni, e l’altro per una cinquantina. Speriamo che ci pensi Cristo, il vero riformatore sociale, come lo chiama il titolo di un altro capolavoro del nostro.

http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/...i-di-don-verze/
 
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Alessandro Baoli
view post Posted on 22/7/2011, 07:41




SAN RAFFAELE - I PM DANNO L'ULTIMATUM: PIANO DI SALVATAGGIO O FALLIMENTO
Lettera-testamento di Cal
«No al piano del Vaticano»

Il testo ai consiglieri 72 ore prima del suicidio

MILANO - Una lettera-testamento inviata 72 ore prima di togliersi la vita in cui viene di fatto contestata l'entrata del Vaticano nel salvataggio del San Raffaele. L'ha spedita venerdì scorso Mario Cal, il vice suicida di don Luigi Verzé. Destinatari, tutti i consiglieri di amministrazione del cda travolto dalla voragine dei debiti, il collegio sindacale, il prefetto di Milano, il ministro della Salute e i revisori dei conti. Così il manager che lunedì si è sparato un colpo di pistola alla testa spiega per l'ultima volta perché, a suo avviso, il piano di salvataggio dell'imprenditore della sanità privata Giuseppe Rotelli era da preferire all'entrata del Vaticano. È una risposta alle accuse dei banchieri Carlo Salvatori e Ennio Doris che imputavano a lui e a don Verzé manovre sotterranee in contrasto con le decisioni del consiglio di amministrazione. Tramite la società di famiglia Velca, Rotelli era disposto a investire immediatamente 250 milioni di euro con la garanzia di fare fronte a tutti i pagamenti. Ma, alla fine, le scelte di don Verzé sono andate in altra direzione. L'ultimo saluto a Mario Cal sarà dato oggi alle 14.30 sotto la stessa Cupola che l'ha visto uccidersi.
Il vice di don Verzé si è tolto la vita nella stanzetta per le riunioni del 6° piano sotto l'ufficio del fondatore dell'ospedale e oggi, sempre lì ma al pianterreno, si svolgerà il funerale. Una scelta non condivisa da molti raffaeliani. Non è scontata la presenza del sacerdote che, al momento, non pare intenzionato a partecipare alla cerimonia funebre. La messa sarà celebrata da don Paolo Natta, uno dei Sigilli, i fedelissimi del prete manager.

E, intanto, restano soltanto 55 giorni di tempo per salvare il San Raffaele dalla bancarotta. Li ha concessi ieri la Procura di Milano agli uomini del Vaticano che dovranno presentare un piano di risanamento del colosso ospedaliero a rischio di crac per un miliardo di debiti entro il 15 settembre. Oltre, c'è il baratro del fallimento, inevitabile davanti a decreti ingiuntivi di fornitori non pagati per almeno 60 milioni di euro. All'incontro, che si è svolto alla Sezione fallimentare del Tribunale, hanno partecipato il pm Luigi Orsi, il giurista ex ministro Giovanni Maria Flick per conto del cda del San Raffaele e il presidente del Tribunale fallimentare Filippo Lamanna. In Procura ieri è stato sentito anche il revisore della Bdo, la società che si occupava della certificazione dei bilanci della Fondazione Monte Tabor. L'ultimo bilancio, per altro, quello approvato dal precedente cda, non è stato certificato poiché la Bdo ha dichiarato di non avere avuto tutti gli elementi per poter dare il via libera ai conti. Non solo: i pm titolari delle indagini, Luigi Orsi e Laura Pedio, hanno convocato e ascoltato anche un membro del collegio sindacale. Una mossa che rende evidente quanto i magistrati in questa fase stiano cercando di far luce sui bilanci e sulla contabilità del gruppo ospedaliero. Sullo sfondo, una carenza di informazioni e carte contabili tale da rendere impenetrabile una parte della contabilità e complicatissima la ricostruzione del rendiconto consolidato. Il buio è particolarmente accentuato sul fronte delle società estere. E gli stessi esperti della Deloitte, che nelle ultime settimane hanno condotto un'analisi dei conti a supporto del piano di ristrutturazione, avrebbero lamentato una grave mancanza di documentazione.


È il motivo per cui il segnale più importante che dovrebbe dare la nuova gestione alla Procura per allontanare il rischio di una richiesta di fallimento è negli uomini. Cioè mettere alla guida manager credibili, ma ancor di più dar loro i poteri necessari per governare il gruppo ospedaliero. È, forse, il passaggio più delicato perché vuol dire smantellare il sistema di potere di don Verzé che poggia sugli statuti della Fondazione e, al piano superiore, dell'Associazione Monte Tabor. Una governance semi-clandestina, ma vincolante, che garantisce a vita il potere a don Verzé e ai suoi fedelissimi. Se i nuovi uomini non prendono realmente le redini, è possibile che la richiesta di fallimento venga anticipata.
Del resto il vuoto al San Raffaele sta producendo danni ogni giorno che passa. Prevista per oggi la nomina di due superconsulenti: l'esperto di piani di risanamento Enrico Bondi (crac Parmalat) e uno dei manager storici (e più apprezzati) del San Raffaele Renato Botti, fino allo scorso gennaio direttore generale con piene deleghe, poi entrato in rotta di collisione con Don Verzè e Cal.


Mario Gerevini
Simona Ravizza
22 luglio 2011 07:59

http://milano.corriere.it/milano/notizie/c...144645767.shtml
 
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perlanaturale
view post Posted on 22/7/2011, 13:16




I miracoli di don Verzè

Milioni di euro dirottati in hotel di lusso in Costa Smeralda e speculazioni immobiliari, favori agli amici e progetti megalomani. Così è stato ridotto sul lastrico il San Raffaele

Piantagioni brasiliane. Palazzi e ospedali nei Paesi dell’est Europa. Aerei ed elicotteri intestati a società della Nuova Zelanda. È ufficialmente cominciata la caccia al tesoro del San Raffaele. Ma per trovare le tracce delle centinaia di milioni di investimenti sballati che hanno messo sul lastrico l’impero sanitario di don Luigi Verzé non c’è bisogno di andare in capo al mondo. La catastrofe è cominciata e si è sviluppata a Milano e dintorni. Tutt’al più per capire come e perché una delle strutture di eccellenza della sanità nazionale sia stata portata sull’orlo del crac è sufficiente una capatina in Costa Smeralda, sulla spiaggia che si affaccia sul mare azzurro di fronte all’isola di Tavolara.

Don Verzé è arrivato anche lì. Niente ospedali. Niente opere di bene. Più prosaicamente un hotel a quattro stelle, il Don Diego, riservato a una clientela d’élite, almeno a giudicare dai prezzi: anche cinquemila euro per una settimana in alta stagione. L’albergo è di proprietà della Fondazione Monte Tabor, la stessa che controlla il San Raffaele. La gestione però è affidata a un’altra società, la San Diego srl che fa capo a cinque azionisti. Uno di loro è l’attore Renato Pozzetto (quello di Cochi e Renato). Un altro, con una quota del 20 per cento, si chiama Mario Cal. Proprio lui, il braccio destro di don Verzé, il manager che si è suicidato lunedì scorso.

DUNQUE la Fondazione ha dirottato milioni di euro dalle attività sanitarie a quelle alberghiere e uno dei massimi dirigenti della fondazione stessa si è messo personalmente in pista, con un investimento di poche decine di migliaia di euro, per partecipare agli utili dell’iniziativa. Utili che per la verità ancora non si vedono, visto che l’hotel Don Diego viaggia in rosso. L’iniziativa sarda è tutto sommato una piccola cosa, almeno se confrontata con il miliardo e più di debiti che grava sul San Raffaele, ma riesce a dare un’idea di come andassero le cose nel regno di don Verzé. Con l’andar del tempo una miriade di investimenti sballati e di progetti megalomani ha minato alle fondamenta la grande opera del sacerdote visionario. Con il contorno, come si vede nel caso dell’hotel San Diego, anche di evidenti conflitti di interessi.

“Tutto è possibile a chi crede”, ripete il novantenne gran capo della Fondazione Monte Tabor. Quasi tutto, verrebbe da correggere. Se per esempio si impiegano nelle iniziative più disparate parte dei soldi versati dalla Regione Lombardia per i rimborsi dei medicinali e dei ricoveri in convenzione (oltre 400 milioni l’anno), allora è chiaro che si corre dritti verso il dissesto. Per un po’, infatti, il peso di questa strategia folle è stato fatto ricadere sui fornitori. E così il debito verso le aziende che riforniscono il San Raffaele, dalle aziende farmaceutiche a quelle informatiche, è esploso fino a superare i 500 milioni.

IN PAROLE POVERE i finanziamenti pubblici sono stati in parte assorbiti da iniziative che nulla avevano a che fare con il bene comune. Tipo la colossale cupola con l’arcangelo sulla sommità costata oltre 60 milioni. Oppure il nuovo ospedale di Olbia, costato oltre 200 milioni di euro in buona parte finanziati dalle banche. Una struttura finita di costruire pochi mesi fa e che sembra destinata restare ferma fino a quando non si chiarirà il destino dell’intero gruppo sanitario. Poi c’è il capitolo delle speculazioni immobiliari. Basta fare un viaggetto di pochi chilometri da Milano fino a Cologno Monzese, una cittadina dell’hinterland. Qui una società del San Raffaele, la Edilraf a suo tempo amministrata da Cal, ha restaurato una villa storica immersa in un parco dove ha anche costruito decine di appartamenti. All’operazione aveva partecipato anche il gruppo Diodoro costruzioni di Pierino Zammarchi, che però alla fine del 2008 si è sfilato. Adesso tutto è fermo. Invenduti gli appartamenti, fin qui proposti a prezzi giudicati fuori mercato. Fermi anche l’auditorium e il ristorante che avrebbero dovuto essere consegnati al comune di Cologno. Nel frattempo la Edilraf ha accumulato debiti per oltre 60 milioni di cui quasi 35 verso le banche e 16 milioni nei confronti della stessa fondazione Monte Tabor. Adesso anche la Edilraf è in vendita. Trovare un compratore però sarà un’impresa. A meno di non cedere a prezzi di saldo. Lo stesso discorso vale per molte altre partecipazioni. Il Vaticano, che ha preso il comando al San Raffaele, potrebbe quindi essere costretto a svendere. Ma in questo modo non sarà facile tappare il buco lasciato da don Verzé. Salvo miracoli, ovviamente.

da Il Fatto Quotidiano del 21 luglio 2011


www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/21...n-verze/146944/
 
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Alessandro Baoli
view post Posted on 23/7/2011, 12:09




San Raffaele, Mario Cal e la lettera-testamento contro il piano del Vaticano

ROMA – Salvare il San Raffaele con l’intervento del Vaticano: Mario Cal, il braccio destro di don Luigi Verzè al San Raffaele di Milano, non lo voleva. Lo aveva scritto in una lettera tre giorni prima di morire suicida nel suo ufficio, lo aveva detto a tutti i consiglieri di amministrazione del cda.
Nelle parole di Cal c’era amarezza, probabilmente avrebbe preferito il salvataggio dell’imprenditore della sanità privata Giuseppe Rotelli all’entrata del Vaticano. “È una risposta alle accuse dei banchieri Carlo Salvatori e Ennio Doris che imputavano a lui e a don Verzé manovre sotterranee in contrasto con le decisioni del consiglio di amministrazione. Tramite la società di famiglia Velca, Rotelli era disposto a investire immediatamente 250 milioni di euro con la garanzia di fare fronte a tutti i pagamenti. Ma, alla fine, le scelte di don Verzé sono andate in altra direzione”, spiega il Corriere della Sera.
Intanto il tempo corre, ci sono meno di due mesi di tempo per risanare il San Raffaele. E’ l’ultimatum dato dal Tribunale fallimentare di Milano al gruppo ospedaliero nell’incontro a Palazzo di Giustizia tra l’ex ministro Giovanni Maria Flick, affiancato dall’avvocato Franco Gianni, il presidente della IV sezione, Filippo Lamanna e il pubblico ministero Luigi Orsi.
Un margine di tempo risicato per il gruppo fondato da don Verzè considerando che Flick aveva chiesto ai magistrati almeno tre mesi per fare gli accertamenti contabili sullo stato finanziario dell’ente e per predisporre un piano di salvataggio che si presume sia un concordato preventivo. Per rispettare la scadenza del giudice, fissata al 15 settembre, la persona più adatta sembrerebbe proprio Enrico Bondi, che potrebbe tornare a imboccare la strada che lo porterebbe a diventare commissario come ai tempi del crack Parmalat.
Secondo i magistrati il gruppo ha liquidità sufficiente per pagare i dipendenti, i fornitori e le altre passività correnti. Inoltre,alla nuova gestione del San Raffaele è stato chiesto di operare nella ”massima trasparenza” in termini di contabilità, valutazione delle attività compiute nel passato e nel presente e nella gestione delle garanzie di pagamento delle spese correnti, senza quindi aggravare la situazione finanziaria del gruppo. Su questo solco sembra inserirsi la presa di posizione della presidenza della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor che dopo le indiscrezioni apparse sui quotidiani in serata smentisce “categoricamente e nettamente ogni supposizione, anzi illazione, sulla costituzione di conti neri all’estero nonché di contabilità parallele durante la passata gestione della Fondazione”. Infine, la Procura ritiene che i nuovi esponenti del Cda siano “giuridicamente precari” in quanto non è ancora stato cambiato lo statuto della Fondazione e Don Verzé, che la presiede, può in qualsiasi momento revocare il loro mandato.
22 luglio 2011 | 10:52

http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-ital...lettera-922400/
 
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view post Posted on 3/8/2011, 16:33
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Una fedelissima di Don Verzé comprò una casa poco prima dell’annuncio dell’insolvenza San Raffaele, c’è la pista del petrolio Sospetti su affari in Azerbaigian gestiti da un fiduciario svizzero. La first lady al compleanno di don Verzé] Una fedelissima di Don Verzé comprò una casa poco prima dell'annuncio dell'insolvenza

San Raffaele, c'è la pista del petrolio

Sospetti su affari in Azerbaigian gestiti da un fiduciario svizzero. La first lady al compleanno di don Verzé

di MARIO GEREVINI E SIMONA RAVIZZA MILANO -


Il petrolio dell’Azerbaigian e un appartamento a Segrate. Amicizie e affari all’ombra del San Raffaele. Le piste investigative - battute per scovare le radici del miliardo di debiti che ha inguaiato il colosso sanitario - sono ad ampio raggio. Da una parte un fiduciario svizzero sarebbe il custode dei proventi realizzati dai vertici del San Raffaele con l’oro nero azero. Dall’altra gli archivi del catasto fanno emergere che la fedelissima di don Luigi Verzé (una di quelle che vive in comunità nella Cascina a fianco del San Raffaele) a febbraio 2011, un mese prima dell’annuncio di insolvenza del gruppo ospedaliero, compra un appartamento a Segrate da 650 mila euro. Un anno fa, il 14 marzo 2010, alla festa per i 90 anni, il fondatore del San Raffaele raccolse gli auguri di tantissimi amici e personalità. Era l’omaggio a un uomo che, a prescindere dalla crisi attuale, insieme con Mario Cal ha creato dal nulla un polo ospedaliero e della ricerca di livello europeo. C’era il premier Silvio Berlusconi, ministri, cardinali. Arrivò anche una bella signora dal Mar Caspio, Mehriban Aliyeva. Non una «sciura» qualsiasi ma nientemeno che la first lady della Repubblica dell’Azerbaigian. Il marito è il presidente-padrone Ilham Aliyev succeduto al padre Heydar, nel 2003, con modalità quasi dinastiche. Lì per lì, con lo show Berlusconi-don Verzé e tanti vip, pochi si sono chiesti che cosa ci facesse la signora Aliyeva arrivata da così lontano. Tanto più che non ci sono ospedali del San Raffaele in Azerbaigian. C’è petrolio, tanto petrolio. I pozzi sono la principale fonte di reddito. E Ilham Aliyev con la moglie erano in stretti rapporti con don Verzé e molto amici del vice, Mario Cal, il manager che si è suicidato il 18 luglio. Più volte Cal è stato ospite a Baku, la capitale azera, e trattato come un capo di Stato. Da questa relazione sarebbero nati anche affari privati e riservati, gestiti da un fiduciario svizzero che opererebbe a Lugano attraverso veicoli societari. Cointeressenze in pozzi petroliferi, secondo indiscrezioni tutte da provare. Che, però, sarebbero già arrivate all’orecchio dei consulenti della Santa Sede (subentrata nel cda della Fondazione Monte Tabor che guida il gruppo) e della Procura. C’è la pista azera, e sono da eliminare le ombre sull’ affaire immobiliare che vede per protagonista Raffaella Voltolini, 61 anni, una delle Sigille per eccellenza di don Verzé. È lei che il 7 febbraio acquista un appartamento (più box) in via Fratelli Cervi, sei vani all’interno della cosiddetta residenza alberata di Segrate (a due passi dall’ospedale). I 650 mila euro sono stati versati con otto assegni circolari, emessi da quattro banche diverse: due provengono dall’istituto di credito che ha concesso il mutuo da 320 mila euro, ma gli altri pagamenti? Fanno, davvero, riferimento ai conti correnti della Voltolini o sono da ricondurre alle casse ormai vuote della Fondazione Monte Tabor? Un altro interrogativo a cui dare risposta. 03 agosto 2011 12:19] di MARIO GEREVINI E SIMONA RAVIZZA

MILANO - Il petrolio dell'Azerbaigian e un appartamento a Segrate. Amicizie e affari all'ombra del San Raffaele. Le piste investigative - battute per scovare le radici del miliardo di debiti che ha inguaiato il colosso sanitario - sono ad ampio raggio. Da una parte un fiduciario svizzero sarebbe il custode dei proventi realizzati dai vertici del San Raffaele con l'oro nero azero. Dall'altra gli archivi del catasto fanno emergere che la fedelissima di don Luigi Verzé (una di quelle che vive in comunità nella Cascina a fianco del San Raffaele) a febbraio 2011, un mese prima dell'annuncio di insolvenza del gruppo ospedaliero, compra un appartamento a Segrate da 650 mila euro.

Un anno fa, il 14 marzo 2010, alla festa per i 90 anni, il fondatore del San Raffaele raccolse gli auguri di tantissimi amici e personalità. Era l'omaggio a un uomo che, a prescindere dalla crisi attuale, insieme con Mario Cal ha creato dal nulla un polo ospedaliero e della ricerca di livello europeo. C'era il premier Silvio Berlusconi, ministri, cardinali. Arrivò anche una bella signora dal Mar Caspio, Mehriban Aliyeva. Non una «sciura» qualsiasi ma nientemeno che la first lady della Repubblica dell'Azerbaigian. Il marito è il presidente-padrone Ilham Aliyev succeduto al padre Heydar, nel 2003, con modalità quasi dinastiche.

Lì per lì, con lo show Berlusconi-don Verzé e tanti vip, pochi si sono chiesti che cosa ci facesse la signora Aliyeva arrivata da così lontano. Tanto più che non ci sono ospedali del San Raffaele in Azerbaigian. C'è petrolio, tanto petrolio. I pozzi sono la principale fonte di reddito. E Ilham Aliyev con la moglie erano in stretti rapporti con don Verzé e molto amici del vice, Mario Cal, il manager che si è suicidato il 18 luglio. Più volte Cal è stato ospite a Baku, la capitale azera, e trattato come un capo di Stato. Da questa relazione sarebbero nati anche affari privati e riservati, gestiti da un fiduciario svizzero che opererebbe a Lugano attraverso veicoli societari. Cointeressenze in pozzi petroliferi, secondo indiscrezioni tutte da provare. Che, però, sarebbero già arrivate all'orecchio dei consulenti della Santa Sede (subentrata nel cda della Fondazione Monte Tabor che guida il gruppo) e della Procura.

C'è la pista azera, e sono da eliminare le ombre sull' affaire immobiliare che vede per protagonista Raffaella Voltolini, 61 anni, una delle Sigille per eccellenza di don Verzé. È lei che il 7 febbraio acquista un appartamento (più box) in via Fratelli Cervi, sei vani all'interno della cosiddetta residenza alberata di Segrate (a due passi dall'ospedale). I 650 mila euro sono stati versati con otto assegni circolari, emessi da quattro banche diverse: due provengono dall'istituto di credito che ha concesso il mutuo da 320 mila euro, ma gli altri pagamenti? Fanno, davvero, riferimento ai conti correnti della Voltolini o sono da ricondurre alle casse ormai vuote della Fondazione Monte Tabor? Un altro interrogativo a cui dare risposta.


03 agosto 2011 12:19


http://milano.corriere.it/milano/notizie/c...230002465.shtml

Mercoledì 03 Agosto 2011 15:35
SAN RAFFAELE: ZAZZERA (IDV), VENDOLA AMMETTA DI AVER SBAGLIATO
Scritto da com/sdb

(AGENPARL) - Roma, 03 ago - “Dico al Presidente Vendola che ammettere di sbagliare qualche volta non è peccato. Sul San Raffaele del Mediterraneo a Taranto Vendola sta prendendo un colossale abbaglio e farebbe bene a fermare la macchina mangiasoldi dell’istituto di Don Verzè. Non è vero che il San Raffaele a Taranto è una struttura pubblica, è una struttura privata la cui gestione sarà mista a maggioranza pubblica attraverso l’utilizzo di una Fondazione di diritto privato. Una Fondazione che dovrebbe usare le risorse di quei privati che vorrebbero investire nella ricerca, e che invece utilizzerà risorse pubbliche anche quando ci saranno debiti da coprire, anzi soprattutto. Cioè il privato non rischia niente e la selezione del personale sarà meno trasparente. Assunzioni secondo l’appartenenza politica!”. A dichiararlo è l'on. PierfeliceZazzera, deputato dell'Italia dei Valori, il quale per primo denunciò in Puglia l’intreccio tra affari e sanità con il conflitto d’interessi dell’assessore regionale Alberto Tedesco.

“Non solo il Presidente Vendola, ma tutti i pugliesi tengono alle sorti di Taranto. Terra martoriata da una schifosa industrializzazione, da diossina e “munnezza”. Dov’è la convenienza dell’operazione Don Verzè? E’ vero non c’è un posto letto in meno rispetto al piano di rientro che però – Vendola non lo dice – di posti letto ne ha tagliati 2000 e che prima del piano di rientro Taranto aveva due Ospedali il SS Annunziata e il Moscati con 720 posti letto, mentre domani avrà un Ospedale di 580 posti letto. Certo si può sempre dire – prosegue Zazzera – che è un Ospedale di qualità o come dice l’assessore tarantino Pelillo servirà a ridurre i viaggi della disperazione fuori regione. In realtà la Puglia continua ad essere una Regione non amata dagli stessi pugliesi, i quali aspettano un anno per una mammografia o una TAC nella migliore delle ipotesi. E quindi continueranno i viaggi fuori regione perché la malattia non si cura quando si manifesta, ma con la diagnosi precoce.”.

“A Taranto serve una nuova idea della salute. Più prevenzione: per esempio che fine hanno fatto i 250.000 euro stanziati nel 2007 per l’attivazione del Registro Regionale dei Tumori? Un millesimo rispetto ai 200mln del San Raffaele ma indispensabili per costruire la mappa dei tumori in una regione inquinata da centrali a carbone, cementifici, acciaierie e inceneritori. Perché caro Presidente della Regione Puglia – conclude il deputato dipietrista– Taranto non ha bisogno di un nuovo megaospedale magari finalizzato solo ai lucrosi rimborsi delle visite specialistiche e all’impianto di protesi. Taranto ha bisogno di conoscere la sua mappa delle malattie, la mappa dei tumori e sarebbe bastato – si dice nel gergo economico – razionalizzare le strutture esistenti magari trasformando tutto in un grande polo oncologico pubblico.”



http://www.agenparl.it/articoli/news/polit...-aver-sbagliato
 
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Alessandro Baoli
view post Posted on 5/8/2011, 15:55




San Raffaele, trovato archivio segreto di Cal

E’ stato trovato l’archivio segreto di Mario Cal, vice di don Verzè al San Raffaele. L’uomo, estromesso dal consiglio di amministrazione col nuovo piano di ristrutturazione, si era ucciso con un colpo alla testa (Ultimissima del 18 luglio). Le carte, sono state ritrovate in una dozzina di scatoloni, in una villetta a Bernareggio (MB). Secondo gli inquirenti, potrebbero far emergere prove di fondi neri e di contatti dubbi col mondo della politica e dell’imprenditoria. I pm Luigi Orsi e Laura Pedio ipotizzano false fatturazioni e appropriazione indebita, su cui è stato ascoltato il direttore finanziario del San Raffaele nonché vice di Mario Cal, Mario Valsecchi.
Il Corriere della Sera parla inoltre di proventi realizzati tramite un fiduciario svizzero investendo sul petrolio dell’Azerbaijan e di un appartamento a Segrate da 650 mila euro acquistato alcuni mesi fa tramite Raffaella Voltolini, “fedelissima” di Verzè. Nonché di diversi politici e imprenditori che sarebbero sospettati di legami poco chiari con il complesso economico del San Raffaele.
Luciano Vanciu

http://www.uaar.it/news/2011/08/05/san-raf...segreto-di-cal/
 
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view post Posted on 16/11/2011, 12:11
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S.Raffaele,pm Milano indagano 5 tra cui Verzé, 1 arresto

mercoledì 16 novembre 2011 11:59


MILANO (Reuters) - La procura di Milano ha indagato cinque persone, tra cui don Luigi Verzé, e ha ordinato l'arresto di un intermediario d'affari sulla vicenda della Fondazione San Raffaele, a fine ottobre ammessa al concordato preventivo dopo essere arrivata quasi alla bancarotta.

Lo riferiscono fonti giudiziarie.

Intanto, agenti della Guardia di Finanza stanno effettuando una serie di perquisizioni nella sede del San Raffaele, di alcune società e in abitazioni, dicono fonti investigative.

La Finanza, impegnata in una ventina di perquisizioni, si è recata nell'ufficio della segretaria personale di don Verzé, Daniela Maria Cattelan, ma anche a bordo di due yacht di Pietro Daccò - uomo d'affari residente a Londra, consulente del San Raffaele e arrestato nell'ambito dell'inchiesta - ormeggiati ad Ancona e a Lavagna, e ha perquisito anche gli uffici della società di revisione Argos, sempre riconducibile a Daccò.

Lo scorso 30 settembre fonti investigative avevano rivelato che la procura di Milano aveva aperto un'inchiesta tra l'altro per bancarotta a carico dell'ex management della Fondazione.

I magistrati accusano don Verzé, fondatore del San Raffaele, di concorso in bancarotta. Tra gli indagati, per lo stesso reato, c'è anche l'ex direttore Mario Valsecchi.

I pm indagano sul buco da 1 miliardo e mezzo di euro della Fondazione ospedaliera - che conta quasi 4.000 dipendenti - e secondo le fonti una delle tracce che stanno seguendo è relativa a una serie di sovrafatturazioni nel pagamento dei fornitori, con la formazione di somme in nero che sarebbero state affidate a Daccò.

A fine ottobre la sezione fallimentare del Tribunale di Milano ha accolto la richiesta di concordato preventivo per il San Raffaele, ma con una serie di "paletti", dopo il piano di salvataggio elaborato dallo Ior, la banca vaticana, e Vittorio Malacalza, con l'offerta di 250 milioni di euro.


http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE7AF00Q20111116
 
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