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Gli affari del clan di don Verzé. Truffa da 28 mln di €. Indagato il medico di Berlusconi, Spalleggiato a destra e a sinistra, da Berlusconi a Vendola a Formigoni

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Alessandro Baoli
view post Posted on 18/7/2011, 18:03 by: Alessandro Baoli




I miracoli di Don Verzè

di Piergiorgio Odifreddi
Don Verzè, per chi non lo conoscesse, è un prete affarista. Ora, al mondo sia i preti che gli affaristi sono delle calamità: dunque, i preti affaristi sono doppie calamità, e Don Verzè non solo lo è, ma lo è sempre stato.

Negli ultimi anni è salito alla ribalta della cronaca con l’assurda promessa di portarci tutti a vivere 120 anni. Peccato che non abbia tenuto in conto il fatto che qualcuno avrebbe potuto spararsi un colpo una cinquantina d’anni prima di raggiungere il traguardo. Il suo vice, per esempio, suicida ieri per la vergogna della mala amministrazione del San Raffaele.

Che le attività del prete affarista abbiano portato alla bancarotta, non stupisce. L’avevano già fatto altre volte: ad esempio, quando Don Verzè aveva cercato di estendere i suoi affari da Milano a Roma, ed era poi stato costretto a sbarazzarsi velocemente del San Raffaele Due.

D’altronde, anche il San Raffaele Uno era nato sotto i peggiori auspici. Quando Berlusconi aveva costruito Milano Due, infatti, aveva cercato di far dirottare gli aerei che il traffico di Linate faceva passare sopra le teste degli acquirenti delle sue case da Truman Show. Non riuscendoci, aveva costruito l’ospedale per usufruire della legge che ne tutela la tranquillità. Come a dire: il buon giorno si vede dal mattino.

Essendo soci in affari, Don Verzè e Berlusconi sono sempre rimasti compagni di merende. Il secondo ha mandato la figlia Barbara a studiare nell’uni−versità del primo, che nel frattempo si era affiancata all’ospedale. E quando la ragazza si è laureata, il presidente del Consiglio ha presenziato alla cerimonia, e il presidente dell’università ha subito offerto una cattedra alla brillante giovane, scatenando le proteste di alcuni “invisiosi” docenti.

Non di tutti, naturalmente. Perchè qualcuno di essi non solo è solidale con il “carismatico” Don Verzè, ma considera i suoi libri (dai modesti titoli come Io e Cristo) degni di essere pubblicizzati e discussi in pompa magna. MassimoCacciari, ad esempio, che della Facoltà di Filosofia che ha laureato la Berlusconina è stato a lungo preside, e che con Don Verzè ha costruito un solido legame, doppiamente sospetto: perchè un sedicente laico sedicente di sinistra dovrebbe aver poco a che spartire con un sedicente prete sedicente manager.

Ma tant’è, questa è la sinistra laica che ci meritiamo. Invece non ci meritiamo nè il prete affarista, nè il suo degno sodale politico. Certamente, nè l’uno nè l’altro sono tipi da spararsi un colpo per la vergogna. Auguriamoci dunque che le promesse-minacce di Don Verzè non si avverino, se no dovremo tenerci lui per un’altra trentina d’anni, e l’altro per una cinquantina. Speriamo che ci pensi Cristo, il vero riformatore sociale, come lo chiama il titolo di un altro capolavoro del nostro.

http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/...i-di-don-verze/
 
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