www.savonanews.it/it/internal.php?news_code=67582Il Punto: Presunti innocenti e esercizio di Buona Fede
L'omicida di Borghetto ha confessato ma la presunzione di innocenza vale anche per lui. Approfondirne ora profilo e "ragioni" è come dar la stura al mostro della porta accanto, ottusa quanto utile per suscitare curiosità morbosa, e soprattutto per fare copie / ascolti.
Mercoledì 30 dicembre all'indomani dell'arresto di don Luciano Massaferro, accusato di molestie nei confronti di una minorenne, Savonanews.it pubblicava una nota intitolata: "CAUTELA E TRASPARENZA", che cominciava così:
"La presunzione di innocenza dettata dalla Costituzione vale anche per i preti accusati di pedofilia. Anche per i savonesi don Giorgio Barbacini e don Luciano Massaferro. Ma il problema, inutile nasconderselo, esiste. La Santa Sede, cosciente della portata civile e mediatica, si è già più volte espressa su posizioni nette. Più titubanti sembrano le diocesi, che hanno grosse difficoltà a maneggiare direttamente tematiche spinose ed ingestibili come questa, senza dare l'idea di assolvere anzitempo l’indagato (opponendo un coro di solidarietà alle sue buone opere) o quella di metterlo all’indice, con la temuta conseguenza di una auto - delegittimazione." ( leggi: Alassio: prete arrestato, cautela e trasparenza)
Una decina di giorni dopo don Luciano è ancora in carcere, ma qualcosa è cambiato. Sia la cautela che la trasparenza, giorno dopo giorno, sembrano venir meno: la nuova linea della difesa vira verso la facoltà di non rispondere, cedendo la parola alla diocesi di Albenga - Imperia, la quale a buon titolo e forse suo malgrado finisce su un autorevolissimo quotidiano come l'Avvenire.
Tre i punti espressi:
- Stigmatizzare l'efferata dottrina dello "sbatti il mostro in prima pagina"
- Ribadire il difficile contesto familiare del minore ed insinuare il fattore "fantasia"
- Attaccare la procura della repubblica di Savona che non avrebbe convocato i testimoni a favore di Don Luciano Massaferro
Strano. Da vent'anni al timone della diocesi di Albenga - Imperia monsignor Mario Oliveri è mente troppo fine in diplomazia pontificia per concepire e/o sottoscrivere un intervento a gamba tesa come questo… Strano.
Ha certamente ragione l’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, quando rimprovera i giornalisti di non conoscere la realtà della Chiesa e rappresentandola con un’informazione distorta. Siamo consapevolmente tra questi, e umilmente ci proviamo.
Partiamo dal terzo punto: l'anomalo affondo della diocesi di Albenga sulla procura di Savona.
Un indagine della magistratura è cosa diversa da un televoto. Nel televoto (si) contano le preferenze, in un indagine no.
Un esempio di cronaca è recentissimo, anzi di oggi: tutti i vicini di casa di un omicida - al momento reo confesso - lo conoscono come ottima persona, ma in preda ad un raptus o per insana abitudine, questi commette reati penali. Ecco che la sua colpevolezza non può e non deve essere stabilita per alzata di mano tra favorevoli o contrari alla sua condotta, ma sulla base di elementi probatori oggettivi e/o di testimonianze giurate, se vogliamo escludere una laica confessione. E' banale ma non troppo, e vale per tutti come la Legge.
Non si può procedere per alzata di mano pro / contro l'indagato. Sarebbe come se per un sospettato di furto venissero convocati in procura i suoi amici per essere ascoltati su quanto affabile e generoso sia stato in vita propria l'indagato.
Secondo punto: che la ragazzina minorenne - PRESUNTA vittima delle PRESUNTE attenzioni - si sia inventata tutto però, lo si può pubblicamente sostenere al tavolo di un bar, un po' meno sulle pagine dell'Avvenire. Per rispetto alla Chiesa e all'Avvenire, appunto.
Anche perché altrimenti "non vale": è troppo autorevole ed influente una Diocesi anche solo per adombrare un sospetto di questo tipo a discredito dell'accusa, prima di un giusto processo. Ha leve troppo poderose sulle coscienze di fedeli e politici, per sparigliare d'anticipo, e lo sa. Perché la fondatezza delle accuse così come le ragioni della difesa - in caso di reato - sono nelle mani di un Giudice. E le regole, anche del gioco - quando in gioco c'è la libertà, la faccia e la vita di persone minorenni e non - valgono per tutti i poteri protagonisti della vicenda.
Poteri carichi di autorità e degni di rispetto: dunque, se giustamente si protesta contro processi sommari sulle locandine gialle dei giornali, non sono diplomaticamente praticabili alte insinuazioni sull'attendibilità della (presunta) vittima, in fase "istruttoria".
Quanto al "mostro in prima pagina", semplicemente No. Nell'era di internet, non si può più chiosare con "è la stampa, bellezza".
Con la notizia non si incarta più il pesce il giorno dopo. I nomi e le fotografie restano, più che nelle coscienze sommerse dal flusso mediatico, nei motori di ricerca. E questi moderni oracoli tra un paio di decenni non saranno ingialliti come la carta, ma pronti a ri-vomitare addosso all'utente un'informazione sbagliata, un processo sommario, un'assoluzione gratis o una mezza gogna buttata lì - a suo tempo - per far copie / ascolti.
Dopo quella giudiziaria e quella ecclesiastica qui galleggia l'altra responsabilità, quella di giornalisti e giornali, troppo influenti a loro volta per esercitare con insostenibile leggerezza un ruolo conquistato con secoli di lavoro, al servizio dei poteri ma soprattutto dei lettori.
Ci si conceda un esercizio di ingenuità, che a volte aiuta a capire.
Normale dunque (ma non giusto) che una diocesi - parlando di abusi - ricordi a contraltare l'altissimo sacrificio dei Missionari di tutto il mondo, non giusto che un giudice ricordi i magistrati ammazzati per giustificare un'errore giudiziario, né che i giornalisti ricordino i colleghi morti (fisicamente o professionalmente) nel tentativo di informare, a legittimare una notizia sbagliata, o non rettificata.
Come scrivevamo a fine anno nel pezzo "CAUTELA E TRASPARENZA" dopo le vittime di violenze, la Chiesa Cattolica è la prima danneggiata da comportamenti delittuosi (quando accertati) e bene farebbe, piuttosto che contrattaccare in maniera tutto sommato scomposta, a rendersi protagonista di un' "operazione trasparenza", che difficilmente vedrebbe contrari fedeli e laici, secondo uno stile consolidato in due millenni, e soprattutto allineato al suo prestigio.
Vero è che un articolo forse sfuggito tra le calde maglie domenicali dell'Avvenire - tra Imperia e Savona - sta ventilando un vespaio, dal quale Monsignor Mario Oliveri vescovo di Albenga e Imperia non pare dissociarsi, perlomeno stando ai giornali del 11 gennaio 2010.
Stiamo ai fatti e trascuriamo alcuni recenti servizi televisivi nei quali inconsapevoli prelati invitavano a non denunciare presunti casi di pedofilia, di fronte ad una telecamera nascosta. Troppo facile.
Se Ansa non mente, ci atteniamo alle condanne.
In ordine sparso:
- Il 4 settembre del 1998 a Trapani don A.M. patteggia una pena di un anno e 10 mesi per atti di libidine su alcune minorenni. Dopo il suo arresto i parrocchiani avevano ipotizzato un complotto a suo danno (Gip: Marina Ingoglia)
- Due anni e 10 mesi e l'interdizione dai pubblici uffici per l'ex cappellano del carcere di Sanremo, per concussione e atti di libidine su alcun carcerati. (A sporgere denuncia gli stessi agenti di custodia, P.M. Paola Calleri, 1998)
- Un anno e 8 mesi all'ex parroco di Ponza, don S.T. accusato di abusi sessuali su una bambina di 9 anni (P.M. Gregorio Capasso, 1998) Trasferito. Al suo ritorno a Ponza nel 2003 un gruppo di fedeli contestò la sua presenza. Il vescovo chiese per lui "misericordia, carità e giustizia" (Ansa 10 maggio 2003)
- Due anni di reclusione (con pena sospesa e non menzione) per un sacerdote di Spoleto nel 1999. Applausi a Napoli nel gennaio del 2000 per le esequie di don G.R. anni prima condannato in appello per abusi sessuali su un minore. Nell'omelia il cardinale non menzionerà la condanna ma ricorderà le sue doti spirituali (F.te: Ansa)
- Sei anni e mezzo di reclusione invece a Foggia per don G.M. per violenza sessuale su minorenni (P.M. Gabriella Tavano, 2000)
- Quattro anni e mezzo a don M.G. per "contatti a sfondo sessuale con due giovanissimi chierichetti". I carabinieri trovarono due polaroid dei ragazzi di 11 e 12 anni. Il sacerdote era assai noto e benvoluto (Gip Fabrizia Pironti, Torino - Feb 2001 Ansa)
- Giugno 2001, San Giuliano Milanese. Rito abbreviato per don R.M. accusato di violenza sessuale su giovani, violenza privata e appropriazione indebita per "aver prelevato parecchi milioni dalle casse della canonica per pagare e fare regali a chi lo ricattava per convincerlo al silenzio" : quattro anni di reclusione (P.M. Ghezzi, G.u.p. Piero Gamacchio, 2001) Nel 2003 il sindaco espresse solidarietà e chiese il suo ritorno.
- Santa Margherita Ligure, gennaio 2002: don P.C. viene condannato dal tribunale di Chiavari al risarcimento dei danni a favore di una minorenne molestata anni prima. L'equivalente di 30 milioni di lire. Si proclama innocente ma il reato viene riconosciuto, e il parroco trasferito in un paese vicino. La vittima ha deciso di devolvere la somma ad associazioni per il recupero delle vittime della pedofilia.
- Più pesanti le condanne all'estero. Nel Kentucky (USA) padre L.M. fu condannato a 20 anni per abusi sessuali su minori (2003)
- Quattordici anni ad un prete brasiliano di origine italiana, don T.T.S. che dichiarandosi innocente ha attribuito le testimonianze delle sue vittime minorenni alla "immaginazione fertile e creativa di due bambini ispirati (…) la cui intelligenza assomiglia molto a quella di un imbecille adulto"
Stiamo in Italia:
- Sei anni con rito abbreviato a don P.P. di una parrocchia laziale. Reato: "violenza sessuale ed istigazione ad abuso di sostanze stupefacenti nei confronti di due ragazzini (…) ai quali faceva costosissimi regali" Otto e 14 anni la loro età. Secondo la procura di Roma la madre di uno di loro avrebbe favorito gli incontri (2004)
- Teramo, giugno 2004: Sei anni di reclusione per don B.T., accusato di pedofilia a danno di 5 ragazzi dal G.u.p. Antonella De Carlo. Uno di loro era disabile.
- Grosseto, luglio 2004: patteggia due anni e sei mesi don F.C. con l'accusa di molestie sessuali a danno di bambini (G.u.p. Armando Mammone)
- Tre mesi e venti giorni di pena (sospesa) sono stati patteggiati da un giovane parroco pavese che avrebbe acquistato immagini pedopornografiche nel 2004
- Nel 2006 il vescovo di Como Mons. Maggiolini condannò l'insistenza delle accuse di violenza sessuale su di un minorenne nei confronti di don M.S. "Prego per don M.S. A lui sono vicino con affetto" Venne condannato a 8 anni di reclusione in primo grado. Il vescovo subentrato nel frattempo, Mons. Diego Coletti decise di non riconfermare l'incarico al parroco condannato non potendosi "considerare irrilevante e senza conseguenze il pronunciamento in primo grado" (Ansa)
- Era già stato condannato nel 1995 per reati sessuali don T.T.A., arrestato a macerata nel 2006 con le stesse accuse.
- Don A.R. venne condannato a 15 anni di reclusione per violenza sessuale su un minore dal tribunale di barcellona Pozzo di Gotto (Messina, 2006)
- Sette anni in Appello per don G.C. nel 2008. Accusa: violenza su una parrocchiana minorenne. Presunzione di innocenza del Vescovo in attesa delle Cassazione, che annulla la condanna per prescrizione nel marzo 2009. Il giudice conferma i risarcimenti per le parti civili.
- Trentotto (38) gli abusi attribuiti a don P.B. Sedici quelli confessati al magistrato. Quattro riguardano bambini di dieci anni. La provincia è quella di Arezzo. La condanna del G.u.p. Simone Salcerini è ad 8 anni di reclusione. Don P.B. dichiara all'Ansa di sentirsi "liberato". Già negli anni '80 aveva confidato la sua attrazione per i bambini. Il vescovo di Arezzo Mons. Gualtiero Bassetti lo sospende a divinis nel 2008.
- Vicino a Bracciano un sacerdote, M.C. viene condannato a 4 anni e 4 mesi ber abusi su minori. Quando una coppia da lui sposata lo scopre, chiede l'annullamento del matrimonio alla Sacra Rota per "indegnità del celebrante" (Ansa, dic. 2008)
A Enna lo scorso anno il P.M. Marcello Cozzolino chiede 4 anni per don G.B. che viene condannato dal giudice a sei anni di reclusione per aver abusato di un minorenne disabile. Nel luglio 2009 la IIa sezione del tribunale di Palermo condanna don P.T. a sei anni e mezzo di carcere. Quattro anni e 8 mesi per don G.A. in provincia di Pavia. Patteggiamento a 2 anni e mezzo di reclusione per don F.C. a Grosseto per violenze sessuali su minori.
L'elenco è amaramente lungo, non solo in Italia. E' ormai evidente che il problema esiste, e la Santa Sede lo sa. Già nel 2002 il Papa intervenne con poche righe, parlando apertamente dei preti pedofili come di traditori che hanno ceduto al male: "le peggiori manifestazioni del mistero del male - le definì Giovanni Paolo II° - che producono scandali gravi e gettano una pesante ombra di sospetto su tutti i buoni Sacerdoti"
Vi era anche "la solidarietà per le vittime" in quella lettera del giovedì santo spedita il 21 marzo 2002 ai preti di tutto il mondo. "La Chiesa esprime la propria sollecitudine per le vittime, e si sforza di rispondere secondo verità e giustizia ad ogni penosa situazione"
Secondo verità e giustizia...
Nei lanci Ansa le notizie importanti vengono precedute dalla dicitura "++"
Il 28 luglio 2008 Benedetto XVI° è a Sidney, in Australia. Sono le due di notte in Italia quando le agenzie battono un "++".
Il titolo è freddo ma chiaro "PAPA: MISFATTI PRETI PEDOFILI VERGOGNA DELLA CHIESA"
Poi il Papa aggiunge: "Sono profondamente addolorato per la sofferenza subita dalle vittime e gli assicuro che come loro pastore condivido la loro sofferenza." Alle 02:20 un altro "++"; è sempre il Papa, da Sydney: i preti pedofili "devono essere portati davanti alla giustizia, e i loro misfatti condannati in modo inequivocabile".
Quando leggiamo di una polemica tra Diocesi di Albenga - Imperia e la Procura della repubblica di Savona, dunque, di cosa stiamo parlando?
Cautela e Trasparenza, sono retoriche o indispensabili come questa domanda?
Si incrina il muro del "Segreto Pontificio", se Dio vuole, e per la chiesa e la fede, è un Bene. Ma questa è un'altra storia...