#entry318211516Crocifissi a Montescudo (RN): proseguono le polemicheSono molti gli articoli sui media (1) relativi alla notizia dei crocifissi in una scuola di Montescudo (RN) (vedi link sopra, ndr) (2), e non riusciamo a riportarli tutti, anche su L’Avvenire compare un pezzo (3) che però, erroneamente, collega la decisione del preside alla pubblicazione della lettera sul nostro sito, inviata invece direttamente al dirigente scolastico da parte del genitore. Si moltiplicano le richieste di intervento a ministeri, provveditorati, diocesi e sindaci, per fare “piena luce sull’accaduto” (sic!).
Viene enfatizzato l’utilizzo del termine “feticci”, decontestualizzato dalla lettera, come spiega direttamente il genitore in un intervento (4) sul sito UAAR. Ci permettiamo a nostra volta un’arbitraria interpretazione: forse si intendevano come feticci tutti i simboli ad esclusione di quelli cattolici, che per definizione sono puri buoni e giusti.
Il dizionario restituisce uno dei significati di fetìccio [fe'titʧo]: [in senso figurato] persona o cosa che sia oggetto di culto fanatico o di stima esagerata. Già.
Tornando all’argomento del contendere, possono essere fatte alcune considerazioni: in un caleidoscopico e fumoso assemblaggio terminologico, il crocifisso viene costretto a trasformarsi in cartoncino colorato, lavoro dei bambini, dono del parroco, simbolo religioso, foto artistica, santino, certamente a voler rafforzare l’idea, poco cristiana, che sia un qualcosa utilizzabile in tutte le occasioni e incarnato (o incartonato?) forzosamente in tutti e ovunque, quel “tanto non fa male a nessuno” unito alla definizione di “indifferente”, sembra rendere felice molta chiesa organizzata (ma non altrettanti cattolici); è poi singolare la frequente accusa, in altre circostanze, di “strumentalizzare i bambini” da parte della chiesa che in ciò si è dimostrata sovrana pure questa volta; per quanto riguarda l’aspetto “culturale” milioni di atei e agnostici sono conoscitori di arte e storia, apprezzandone, come tali, le manifestazioni del pensiero e della bellezza.
E’ certamente difficilissimo, in un confronto impari, riuscire a spiegare che si richiede riflessione non solo sulla presenza di simboli religiosi in sé quanto sulla, pare, ineliminibale pervasività del potere clericale in ogni ambito del vivere, posta come obbligatoria anche a chi non la desidera o non ne ha bisogno.
Ma lo stesso Benedetto XVI ammonisce proprio in questi giorni che “serve una nuova evangelizzazione” educando a questo i bambini “fin da piccoli”. Può contare indubitabilmente su un esercito di esecutori.
Tutto questo, forse non a caso, alla vigilia della visita papale a San Marino e nel Montefeltro, già pubblicizzata da giorni; anche all’uscita del casello autostradale campeggia, su un totem pubblicitario, l’immagine del papa che saluta (secondo alcuni minacciosamente), forse a ricordarci che i pedaggi non finiscono mai.
Il circolo UAAR di Rimini
Spett.le Redazione di Avvenire,
se mi è consentito, vorrei apportare delle precisazioni all’articolo da Voi pubblicato. Poichè ho già risposto esaurientemente sui fatti svolti, compreso lo spiacevole errore di copiatura per cui non è apparsa la mia firma, la presente sarà breve. Perché dovrei avere problemi a dire ciò che penso apertamente? Non è già diventato reato vero?
Come già chiarito in merito ai “feticci”: …”decontestualizzato il termine colpisce, ma vorrei ricollocarlo al suo posto: “..il che permetterebbe a tutti di appendere i propri feticci e di fare sfoggio delle preferenze personali”. In effetti forse avrei dovuto ampliare il concetto, errore mio. “A tutti” non significa ai cattolici, ma significa appunto “a tutti”, all’insegnante comunista di appendere falce e martello, all’insegnante indiano di appendere la dea Calì, al rivoluzionario di appendere l’immagine di Che Guevara, a quello Woodoo di appendere una testa di gallina e via dicendo, compresi i docenti atei che si sentirebbero autorizzati ad appende i loghi delle associazioni umanitarie, le uniche che si rivolgono davvero a tutti, senza distinzione di razza, religione ecc..ecc.. O tutti o nessuno!” .
La protesta non era anonima, è stata inviata firmata al dirigente scolastico. Non sta a me rispondere per la decisione da lui presa, decisione che ovviamente condivido.
La precisazione che più mi preme è che i lavori non erano stati eseguiti in classe durante l’anno scolastico e che tutti i lavori dei bambini sono regolarmente affissi alle pareti, così come i crocifissi facenti parte dell’arredamento scolastico fornito dall’amministrazione comunale.
Libertà ed identità di tutti non dovrebbe significare che ai credenti tutto sia permesso mentre gli altri devono rispettare le regole. Se si ritiene lecito che alcuni insegnanti appendano in classe oggetti personali, perché di dono del parroco alle maestre ha parlato una delle insegnanti, allora si dovrà ritener lecito che lo facciano tutti. Se il Ministro decreterà che ogni insegnante è libero di esprimere i propri ideali religiosi, filosofici ecc appendendo materiale personale in classe, tutti, ma proprio tutti saranno liberi di approfittarne.
Distinti saluti
Gabriella Bertuccioli
(1)
www.romagnaoggi.it/rimini/2011/6/14/196121/(2)
http://riminiuaar.wordpress.com/2011/06/11...fissi-a-scuola/(3)
http://riminiuaar.files.wordpress.com/2011...ire14062011.jpg(4)
http://www.uaar.it/news/2011/06/15/2011/06...sui-crocifissi/http://www.uaar.it/news/2011/06/15/crocifi...uono-polemiche/