CITAZIONE (Ashmael @ 4/11/2009, 09:09)
Sono laico, e sono contro l’indottrinamento religioso nelle scuole. E devo dire che non amo particolarmente la vista di croci e crocefissi. Ma questa crociata contro il crocefisso è a mio avviso fuorviante, come se fossero i crocefissi il clou del problema. Per quanto mi riguarda, se i miei figli ricevono una educazione corretta circa il fenomeno religioso, senza indottrinamenti, che m’importa se c’è o no il crocifisso nell’aula? Fa parte del paesaggio, per così dire. Sono ben altre le cose per cui dovremmo protestare: l’otto per mille, l’indottrinamento, appunto, l’omertà che copre i casi di pedofilia, l’omofobia della chiesa.
Francamente, non ricordo se c'erano crocefissi nelle scuole elementari, medie e nelle aule universitarie da me frequentate (al liceo ero in una scuola di preti, per cui lì c'era, suppongo. E no, non mi hanno indottrinato, come avete potuto constatare). Semplicemente, erano parte dell'ambiente, se c'erano. Apprezzo la laiicità dell'Unione Europea, ma ritengo che prendersela col crocifisso sia una mossa strategicamente discutibile.
Comunque la levata di scudi dei baciapile italiani fa abbastanza schifo. Sembra che lo difendano più come tradizione antica (vedi il disgraziatamente eletto segretario del PD Bersani), che come simbolo religioso. I simboli religiosi non dovrebbero esserci negli uffici pubblici: l'Unione Europea rispetta più la religione di chi considera il crocifisso una "tradizione" come la pizza e l'abbuffata post cresima e prima comunione.
Dimostra quanto siano ipocriti e moralmente pigri i cattolici.
Per quanto mi riguarda, sono laico, voto laico, e che nel seggio ci sia o no un crocifisso appeso non mi fa nè caldo nè freddo.
Scusa, ma che vuol dire?
Anzitutto la causa è stata intentata da una singola cittadina (che aveva tutto il diritto di farlo) e non dai "crociati laicisti", come ho letto ieri e oggi in giro, e poi dire che ci sono cose più importanti, battaglie più urgenti fa il paio -esattamente- coi cattolicisti che sostengono che "il crocefisso non fa male a nessuno". Se vale così poco (perché con questa tesi loro stessi lo svuotano di significato) perché s'incazzano se viene tolto dagli uffici pubblici, e solo da quelli? Tutte le battaglie sono urgenti, e se non si può beccare subito il bersaglio grosso è bene cominciare con quello piccolo (in questo caso, approfittare dell'iniziativa coraggiosa di un singolo cittadino, che ha fatto quello che tutti noi dovremmo fare).
CITAZIONE (Paolo_79 @ 3/11/2009, 20:53)
BELLA, BELLISSIMA, STRAORDINARIA SENTENZA!!
CITAZIONE (GalileoGalilei @ 3/11/2009, 18:04)
Nel ricorso, spiega Lettieri, "sottolineeremo che noi non siamo uno Stato laico, ma concordatario, come sancito dall'articolo 7 della Costituzione, e che quindi ha rinunciato ad alcune delle sue prerogative".
Aiuto
, Felipe, qua occorre il tuo avatar.
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http://www.corriere.it/cronache/09_novembr...44f02aabc.shtmlPadova - La battaglia iniziata nel 2002.
«Adesso temo i talebani cattolici»
La famiglia che ha vinto la causa. I figli: botte in classe dopo la prima sentenza DAL NOSTRO INVIATO
ABANO TERME (Padova) — Molti anni fa c’era un bambino di nome Massimo che andava a messa insieme al nonno. Nella tasca del cappotto stringeva l’ultimo numero di Tex, non si separava mai dai fumetti del più famoso ranger del West. Arrivato sul sagrato, fissando il crocifisso che domina la vecchia chiesa di Abano Terme, il bimbo chiese quale fosse la differenza tra noi bianchi e gli indiani che nei fumetti danzano intorno a un totem invocando la pioggia. Il nonno, che si chiamava Dataico, antico nome veneto, se la prese moltissimo. Rimproverò aspramente il nipote, gli disse che non doveva più bestemmiare il nome di nostro Signore. C’è sempre un momento fondante, per le passioni forti e il loro opposto. L’anziano e pio capofamiglia non poteva immaginare che quel rimbrotto era in realtà un seme ateista piantato nel cuore del Veneto, bianco per definizione. Alto e magro, Massimo Albertin ha il pizzetto bianco alla Kit Carson ma invece della pistola maneggia due telefoni cordless che suonano in continuazione. Travolto da improvvisa notorietà, lui e la sua famiglia.
«Questa sentenza — dice — stabilisce che l’Italia è un Paese fuori dall’Unione europea ma dentro quella vaticana». La firma sul ricorso è quella di sua moglie, Soile Lautsi, nata in Finlandia, cittadina italiana dal 1987, perché l’avvocato preferiva che il ricorrente non fosse la stessa persona che al Consiglio d’istituto della scuola media «Vittorino da Feltre» aveva messo ai voti la rimozione del crocifisso dalle aule, cioè lui. Era il 2002, la proposta venne respinta con perdite, 12 a 3. Ma la lunga marcia dei ricorsi è cominciata allora. «Dicono che sono un fanatico, ma è solo un modo per ribaltare la verità. Ho fatto una battaglia civile. Se io a casa insegno ai miei figli che l’uomo è figlio dell’evoluzione, e poi a scuola un professore sostiene invece che siamo tutti figli di Dio, quel crocifisso che sta alle sue spalle gli conferisce una autorità superiore alla mia. Un’ingiustizia ». Il dottor Albertin, medico dell’ospedale di Abano, ha una famiglia bella e unita. Per via di quella firma, gli insulti su blog e forum se li becca Soile («Torna tra le renne, str...»).
Danno la colpa allo straniero, ma quel ricorso è la somma delle convinzioni di genitori e figli. L’orizzonte è costellato di campanili. Gli interni della villetta dall’intonaco rosa sembrano invece un Bignami del rigoroso design finlandese. Corridoi con luci soffuse a mezza parete, biblioteche in spesso legno azzurro. Sugli scaffali l’opera omnia di Charles Darwin e Piergiorgio Odifreddi. Una grande living room dominata da un camino. Sul tavolo al centro della sala c’è una copia di Dio non è grande , di Christopher Hitchens. Accanto, Lo schiavo bianco , l’ultima avventura di Tex. Soile è timida, non vuole apparire. «Certo che sono contenta. Una sentenza giuridica e non filosofica che dimostra come lo Stato italiano sia tutt’altro che laico». Il figlio maggiore è chiuso in camera a smanettare su Internet nonostante il padre lo implori di lasciare libera la linea telefonica. Ha 21 anni, si chiama Dataico. Come il bisnonno. Il giovane Sami invece controlla le notizie e aggiorna il padre. «Papà è un moderato. Mamma è molto dura, io e mio fratello ancor di più. In classe, alle medie, c’erano tre crocifissi. Ovunque ti giravi, ti sentivi osservato».
Studia Scienze politiche, ha 19 anni. Occhi azzurri, capelli lunghi fino a metà schiena. Indossa una felpa nera e la maglietta dei Taras Betoni, cemento armato in finlandese. Heavy metal, la sua passione. Siccome è un ragazzo sveglio precisa che il filone satanico del rock non gli interessa. Suo padre si è sbattezzato lo scorso ottobre. È iscritto all’Unione atei e agnostici razionalisti fin dalla fondazione. Chiama per complimentarsi l’amico Luigi Tosti, il magistrato che vuole togliere il crocifisso dalle aule giudiziarie. Massimo rilascia interviste a getto continuo. Sempre al telefono, mai in video. Non accetta di farsi fotografare. «Non voglio essere preso di mira dai talebani cattolici». In questi anni ha ricevuto lettere minatorie. Sami racconta che al liceo, quando il Tar respinse il ricorso, alcuni compagni lo circondarono dicendogli «ateo di m...». Finì a botte. Arriva l’ennesima telefonata per papà. Che inserisce il disco automatico. «Non sono interessato alle reazioni della Chiesa... Bersani? Non mi sento offeso, ma discriminato... Questa è la posizione di tutta la mia famiglia, anche dei figli, certo...». Sami annuisce e ride: «Soprattutto dei figli».
Marco Imarisio
04 novembre 2009
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Bersani non mi piace, me lo sentivo che era così...http://www.uaar.it/news/2009/11/03/no-euro...fisso-reazioni/Il ‘no’ europeo al crocifisso: reazioni in ItaliaGianni Alemanno (PDL, sindaco di Roma): “Sono veramente esterrefatto da questa sentenza assolutamente folle”.
Nicola Atalmi (Comunisti Italiani): “La Corte europea di Strasburgo ha finalmente riportato l’Italia in Europa. E’ giusto che in luoghi pubblici come la scuola non ci sia l’ostentazione di simboli religiosi come il crocefisso che, pur rappresentando una parte fondamentale della cultura del nostro Paese, può essere inopportuno in un luogo di insegnamento frequentato anche da bambini e ragazzi di altre culture e religioni”.
Piero Bernocchi (Cobas): “Il crocefisso in aula viola la libertà dei genitori e quella di religione”.
Pierluigi Bersani (PD): “Penso che su questioni delicate come questa, qualche volta il buonsenso finisce di essere vittima del diritto. Io penso che un’antica tradizione come il crocifisso non può essere offensiva per nessuno”.
Rocco Buttiglione (UDC): “Decisione aberrante”.
Roberto Calderoli (Lega Nord): “La Corte europea ha calpestato i nostri diritti, la nostra cultura, la nostra storia, le nostre tradizioni e i nostri valori. In ogni caso i crocifissi da noi resteranno sulle pareti delle nostre scuole”.
Pierferdinando Casini (UDC): ”La scelta della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di bocciare la presenza del crocifisso nelle scuole è la prima conseguenza della pavidità dei governanti europei, che si sono rifiutati di menzionare le radici cristiane nella Costituzione Europea”.
Conferenza Episcopale Italiana: “La decisione della Corte di Strasburgo suscita amarezza e non poche perplessità. Fatto salvo il necessario approfondimento delle motivazioni, in base a una prima lettura, sembra possibile rilevare il sopravvento di una visione parziale e ideologica. Non si tiene conto del fatto che, in realtà, nell’esperienza italiana l’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici è in linea con il riconoscimento dei principi del cattolicesimo come parte del patrimonio storico del popolo italiano. Non è certo espressione di laicità, ma sua degenerazione in laicismo, l’ostilità a ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione; alla presenza, in particolare, di ogni simbolo religioso nelle istituzioni pubbliche”.
Paolo Ferrero (Prc): “La sentenza ci segnala giustamente come uno stato laico debba rispettare le diverse religioni ma non identificarsi con nessuna”.
Gianfranco Fini (presidente della Camera, PDL): “Mi auguro che la sentenza non venga salutata come giusta affermazione della laicità delle istituzioni, che è valore ben diverso dalla negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del Cristianesimo nella società e nella identità italiana”.
Franco Frattini (ministro degli esteri, PDL): “La decisione della Corte di Strasburgo ha dato un colpo mortale all’Europa dei valori e dei diritti”.
Maurizio Gasparri (PDL): “Abbiamo sufficienti elementi per sentirci indignati da una decisione che offende la tradizione, la storia e l’identità italiane”.
Mariastella Gelmini (ministro dell’istruzione, PDL): “La presenza del crocifisso in classe non significa adesione al Cattolicesimo ma è un simbolo della nostra tradizione”.
Silvana Mura (IDV): “L’offesa nei confronti di studenti di religioni diverse da quella cattolica non è rappresentata tanto da un crocifisso appeso al muro, ma piuttosto da programmi che non si pongano il problema di conciliare le caratteristiche fondamentali che l’insegnamento di stato deve avere con la nuova realtà multiculturale e multietnica”.
L’Osservatore Romano: “tra tutti i simboli quotidianamente percepiti dai giovani la sentenza colpisce quello che più rappresenta una grande tradizione, non solo religiosa, del continente europeo”.
Francesco Poirè (radicali): “La notizia della sentenza della Corte Europea conferma quanto abbiamo sempre sostenuto: le Istituzioni pubbliche devono essere laiche, unica garanzia del rispetto dei diritti di tutti i cittadini”.
Massimo Polledri (Lega Nord): “La sentenza è sintomo di una dittatura del relativismo, è un attentato alla libertà religiosa e si scontra con quella che è la legislazione vigente nel nostro paese, bsognerà discuterne al più presto anche in sede parlamentare”.
Ermete Realacci (PD): “Nel nostro paese non si tratta di aggiungere un simbolo non presente, con una scelta che potrebbe apparire di sopraffazione di altre culture, ma di mantenere un tratto di identità radicato e costitutivo della nostra cultura”.
Renato Schifani (presindente del Senato, PDL): ”Non posso non esprimere la mia più grande amarezza per la sentenza sull’esposizione del Crocifisso nelle aule scolastiche”.
Debora Serracchiani (PD): “Una sentenza formalmente corretta e condivisibile, ma la tradizione culturale dalla Chiesa si intreccia con la storia del nostro Paese e richiede un approccio più complesso e una maggiore profondità di coinvolgimento”.
Monsignor Antonio Maria Vegliò (presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti): “Preferisco non parlare della questione del crocefisso perché sono cose che mi danno molto fastidio”.
Vincenzo Vita (PD): “Una ragionevole posizione, che non delegittima la religione cattolica, ma che la riconsegna a una spiritualità che non necessariamente ha bisogno di simboli esibiti in luoghi non adibiti al culto. Le religioni, nel villaggio globale, hanno una pluralità che merita rispetto”.
Francesca Zaccariotto (presidente provincia di Venezia, PDL): ”Ci denunci chi vuole: la vergognosa sentenza della cosiddetta Corte europea dei diritti dell’uomo, che vuole negare la nostra identità cristiana, non troverà mai applicazione nelle nostre aule scolastiche”.
http://www.uaar.it/news/2009/11/03/no-euro...-stampa-estera/Il ‘no’ europeo al crocifisso: stampa esteraLa notizia del ‘no’ della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo alla presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche italiane, che ha fatto seguito a un ricorso presentato da S.L. e sostenuto dall’UAAR, ha già fatto il giro del mondo:
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