Laici Libertari Anticlericali Forum

Preti in crisi, Quando si spretano per un uomo, una donna, per tornare uomini liberi.

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view post Posted on 24/3/2014, 10:43
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"Ragioni strettamente personali; infedeltà hanno offuscato il sacerdozio"


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www.riviera24.it/articoli/2014/03/2...stato-clericale

Da Bordighera
Don Marco Gasciarino ha chiesto al Vescovo la dimissione dallo stato clericale

Bordighera - Il messaggio di Don Marco ai suoi fedeli e l’omelia del Vescovo, Mons. Antonio Suetta

Santa Maria Maddalena in Bordighera
Don Marco Gasciarino, Parroco di Santa Maria Maddalena in Bordighera, ha chiesto al Vescovo la dimissione dallo stato clericale. Mons. Suetta ha celebrato la Santa Messa delle ore 11 incontrando la comunità della città alta. Domenica prossima alle 15, 30 inizierà il suo ministero di Amministratore Parrocchiale Don Rito Alvarez. Pubblichiamo di seguito il messaggio di Don Marco ai suoi fedeli e l’omelia del Vescovo.

Messaggio di don Marco:

Carissimi amici e parrocchiani,
dopo aver riflettuto a lungo ed esaminato attentamente la mia vita personale e sacerdotale sono giunto alla decisione di chiedere al Vescovo di essere sollevato dall'incarico di parroco e dimesso dallo stato clericale.
Questa mia richiesta conclude un percorso di ricerca interiore, accompagnato dalla preghiera e dall'aiuto di persone competenti e di fiducia, ricche di fede e di grande umanità. Le ragioni e i motivi che mi spingono ad abbandonare l'esercizio del sacerdozio sono strettamente personali.

Prima di lasciare la parrocchia, però, desidero ancora una volta aprirvi il mio cuore per esprimere tutto quello che provo. Innanzitutto vorrei dire la mia gratitudine per l'accoglienza che mi è stata riservata, l'affetto e la stima da parte di molti che mi hanno sostenuto e accompagnato in questi anni di ministero sia qui a Bordighera che, negli anni precedenti, a Sanremo. Mi sono sentito di appartenere a una grande famiglia, nella quale ho trovato tante persone che mi hanno offerto la loro disponibilità e collaborazione, manifestandomi tanta fiducia e amicizia. Porterò sempre nel segreto del mio cuore tutte le confidenze che mi sono state fatte.
Desidero ringraziare in modo particolare i collaboratori e coloro che si sono messi a servizio della comunità; un grazie particolare anche a quanti, con la loro preghiera e l'offerta delle loro sofferenze, hanno saputo essermi vicino nei momenti belli e in quelli più tristi della mia vita.
So di non essere stato sempre all'altezza del compito affidatomi e per questo sento di chiedere scusa dal profondo del cuore per tutte le mie fragilità, debolezze, per i limiti e le infedeltà che hanno offuscato la luce meravigliosa del sacerdozio di Cristo in me. In particolare voglio scusarmi sinceramente con tutte le persone che ho offeso col mio modo di fare e che non ho saputo accogliere, capire o apprezzare.
Ho sempre vissuto il mio essere sacerdote nella ricerca di una coerenza interiore rispetto ai principi nei quali credo e che hanno orientato tutte le mie scelte. Non sempre sono riuscito ad esservi fedele, commettendo tanti sbagli, ma ho cercato comunque di assumermi tutte le responsabilità conseguenti ai miei errori. Soprattutto mi affido all'infinita misericordia di Dio nella certezza che Lui è fedele alle sue promesse.
Mi rendo conto che questa è una scelta inaspettata e difficile da comprendere per chi, senza conoscere il segreto del mio intimo, ha visto in me solo l'entusiasmo che generalmente mi ha contraddistinto nell'agire.
Immagino che questo fatto lascerà molti nello sconforto e nella confusione. Chiedo scusa a coloro che rimarranno colpiti, addolorati e forse anche scandalizzati da questa mia decisione. Solo il tempo lenirà le ferite e, sono convinto, ci farà capire come Dio riesca a scrivere dritto anche sulle nostre righe storte, operando costantemente per il bene e la salvezza delle anime.
Vivo questo momento con spirito di fede e, anche di fronte alle incognite del futuro, continuo a rimettere tutta la mia vita nelle mani del Signore, certo che Lui non mi abbandonerà mai, tracciando sempre un nuovo percorso di salvezza. Prego anche affinché Dio, infinitamente misericordioso, aiuti questa comunità a superare il momento di prova e faccia sorgere nuove e sante vocazioni sacerdotali nella nostra chiesa diocesana.

Da oggi inizia una nuova tappa della mia esistenza che mi porterà fisicamente lontano da questa terra che amo. Parto con il cuore ricco di tanti ricordi bellissimi, di volti e situazioni davvero speciali. Qui, oltre a una parte del cuore, lascio tante persone a cui sono davvero affezionato e alle quali chiedo perdono e misericordia, preghiera e amicizia, augurando a tutti ogni bene e invitando ciascuno a tenere ben fisso lo sguardo su Gesù, l'unico che non delude mai.

Vi abbraccio di cuore.
don Marco


L'omelia di Mons. Antonio Suetta:

Il tema di questa III domenica di Quaresima è quello della sete.
La scena che abbiamo sentito raccontare nel Vangelo si svolge attorno a un pozzo. In quel luogo si toccano due estremi: da una parte una donna, simbolo dell’abiezione più grande - in quel contesto storico - solo per il fatto di essere donna, poi per essere samaritana, cioè religiosamente emarginata, e poi per essere una di quelle "un po' leggere", come diremmo noi; dall'altra Dio, sorgente dell’acqua che zampilla per la vita eterna, che non teme di avere a che fare proprio con quella donna e si ferma proprio per lei.
Il pozzo è il simbolo per eccellenza del corteggiamento, ma anche luogo a cui conduce il bisogno di bere, cioè la sete. Come per la donna di Samaria, accade così per ogni uomo: l’esperienza del proprio bisogno può aprire ad opportunità o menzogne, percorsi nuovi o impedimenti.
Attorno a quel pozzo accade un’esperienza di consegna: la donna, all’inizio piuttosto reticente e sospettosa, si apre e si consegna a Gesù, che sogna le messi mentre ancora non è stagione, che vede già i possibili sviluppi positivi di quell'incontro.
La donna, che annoverava ben 5 mariti e un convivente, era andata diverse volte a quel pozzo. Avanti e indietro da quel luogo tante volte e puntualmente da sola con la sua sete. Aveva in cuore un carico di passioni insoddisfatte, proprio come accade a ciascuno di noi: ci sembra di aver trovato ciò che potrebbe finalmente placare quella sete di senso che ci portiamo dentro per poi ritrovarci a contatto soltanto con esperienze che non fanno altro che aumentare quella sete. E così, come per una triste condanna, eccoci di nuovo con una brocca in mano a ripercorrere strade che appaiono nuove e promettenti, sperando che quella intravista sia finalmente la volta buona.
Grazie a Dio, all’angolo dei nostri snodi c’è Lui, che ci aspetta stanchi del nostro viaggio, che ci accoglie con simpatia pur sapendoci impastati di fragilità, che ci insegue con infinita pazienza, anche quando sfuggiamo dalla sua mano come la donna, che fraintende, cambia discorso, fa battute… ma Lui non demorde. Sembra sia la donna a tenere in mano il gioco e il Signore glielo fa credere. E invece è Lui che con la pedagogia dell’accondiscendenza la guida senza che ella neppure si accorga.
A quel pozzo incontriamo un Dio che proprio nell’atto di condividere la nostra stessa stanchezza ci svela il motivo del nostro inaridimento: quei cinque mariti e quella vita sfilacciata! Il problema, infatti, sembra ripetere Gesù, è quella sorta di pensiero assurdo che ci porta a credere di spegnere la sete affidandoci a qualcosa o qualcuno esterno da noi. E così, mentre vaghiamo di pozzo in pozzo, aggiungiamo esperienze a esperienze, relazioni a relazioni, rischiando di trascorrere un’intera esistenza affidando ora all’uno ora all’altro il compito di consegnarci il senso della vita. Il cuore è fatto per altro, è fatto per Dio: niente che non sia Lui lo può colmare. Sempre precaria, all’infuori di Lui, è l’esperienza della nostra felicità. Sempre a rischio. A volte per un nulla.
Gesù non usa parole che umiliano, ma piuttosto parole che restituiscono fiducia. Le pronuncia a partire da una comune esperienza di stanchezza, che ha voluto condividere e fare sua, non dall’alto di una cattedra. Nessuna parola di condanna, nessun discorso moralistico, nessun processo per la vita passata di quella donna, che piano piano prende coscienza di ciò a cui l’ha ridotta quell’andirivieni estenuante e scopre con sorpresa che la soluzione al suo bisogno è dentro di lei. Finalmente una parola che non la riduce a oggetto ma le ridona dignità e bellezza.
"Sono io che ti parlo..." così Gesù alla fine si manifesta e svela che il Dio che ci salva va oltre ogni pregiudizio, non ci scarta per la condizione in cui ci siamo ridotti, ma ci conduce verso ciò che di più vero abbiamo iniziato a presagire. Quando l’incontro con Dio è autentico, mette in cammino verso gli altri, a cui raccontare ciò che Lui ha fatto per noi svelandoci il più profondo del cuore. Nel momento in cui ciò accade anche Dio inizia a sognare e, sebbene non sia ancora la stagione per farlo, già intravvede i campi pronti per la mietitura.

Nel quadro della bontà di Dio che accoglie e custodisce la fragilità dell’uomo, oggi sono venuto in questa comunità parrocchiale per comunicare una notizia che indubbiamente riempie l’animo di noi tutti di grande stupore e di sofferenza: il vostro Parroco, don Marco Gasciarino, mi ha formalmente chiesto di essere sollevato dall’incarico di Parroco di Santa Maria Maddalena in Bordighera, dei Santi Pietro e Paolo in Sasso e di San Martino in Seborga, ed ha chiesto di essere dimesso dallo stato clericale.
Don Marco in questi ultimi mesi ha valutato nella sua coscienza e davanti a Dio situazioni, difficoltà e prospettive, che lo hanno condotto a pensare un proseguimento della sua vita diverso dalla strada del ministero sacerdotale, esercitato per quasi vent’anni dal giorno della sua ordinazione presbiterale, avvenuta il 6 maggio 1995. Ha condiviso riflessione e preghiera con sacerdoti e laici e con me, nello sforzo di comprendere le ragioni profonde della sua crisi vocazionale e di rintracciare possibili percorsi di superamento: ciò, secondo la sua coscienza, non è stato possibile ed allora si è determinato a chiedere di lasciare l’esercizio del ministero sacerdotale.
Come già detto, questa scelta riempie il nostro animo di grande dolore perché condividiamo la faticosa rinuncia ad una condizione di vita generata dal sacramento dell’Ordine e ad un servizio al Vangelo e alla Chiesa. In questo momento si conclude una fase della vita di don Marco, iniziata come risposta alla chiamata del Signore, con lunghi anni di discernimento, di formazione e di servizio pastorale.
Non possiamo non leggere questo fatto come una battuta di arresto di un sì alla volontà di Dio, che ha chiamato don Marco al ministero sacro. Tutto questo addolora profondamente il Vescovo, l’intero presbiterio di Ventimiglia – San Remo e certamente le parrocchie servite da don Marco e tutti coloro che in lui hanno visto e trovato il ministro di Dio.
Per quel che riguarda lui e questo passaggio della sua vita ritengo di non dover dire di più, in quanto le situazioni che lo hanno condotto a questa decisione e le prospettive future sono aspetti strettamente personali. Allo stesso modo, pur considerando - come è giusto - un fatto negativo il recedere da un impegno di vita accolto e corrisposto con gioia e libertà, mi astengo da ogni tipo di giudizio morale perché non mi compete: é un ambito circoscritto alla sua coscienza davanti a Dio. Invito chiunque a fare altrettanto, evitando dietrologie, pettegolezzi e previsioni, che provocherebbero soltanto ulteriore ingiusta sofferenza a lui e alla nostra Chiesa.
Nell’esercizio del suo ministero don Marco, nonostante i limiti e le insufficienze che tutti abbiamo, è stato generoso e molto impegnato; tanti lo hanno apprezzato ed hanno ricevuto da lui molto bene. Soprattutto ha dispensato con instancabile impegno i doni messi da Dio nelle sue mani: la Parola, i Sacramenti e il servizio.
Di questo siamo grati al Signore e a lui. Come prete, in molte circostanze della vita delle persone, ha ascoltato, confortato e sostenuto. Per lui ora è un momento di particolare fatica: noi possiamo rendergli il contraccambio della preghiera, dell’affetto e della nostra compagnia.
Anche se visitati dalla tristezza e dalla delusione, per noi don Marco resta la persona che abbiamo conosciuto, con i suoi pregi e difetti, e reciprocamente rimaniamo un dono incontrato nel cammino della vita, lui per noi e noi per lui, anche se le nostre strade ora si dividono.
Il bene che ha compiuto in questa Parrocchia e in questa Diocesi rimane un tesoro per noi e per lui.

Don Marco verrà sostituito da don Rito Alvarez, che inizierà domenica prossima il suo servizio pastorale in mezzo a voi e per voi.
Sono venuto personalmente a darvi questa notizia per esortarvi a rimanere uniti, superando ogni difficoltà con la preghiera e la vera condivisione fraterna; ho grande fiducia che la Parrocchia, pur nella fatica e nello smarrimento di questo momento, saprà continuare con fede e buona volontà nel cammino di sequela del Signore Gesù.
A don Marco ancora una volta dico tutto il mio affetto e la mia gratitudine e gli auguro di rimanere attento e aperto alle sorprese di Dio.

+ Antonio Suetta

di Diocesi24

23/03/2014


www.diocesiventimiglia.it/?idpag=138&idp=1139

Don Marco Gasciarino
Clero Diocesano
- Tel. 0184 261791 - Cell. 348 7344794 - Contatto Email
- Ordinato il 06/05/1995

Incarichi:
- Parroco Santa Maria Maddalena, BORDIGHERA - Tel. 0184 261791
- Parroco Santi Pietro e Paolo, BORDIGHERA
- Parroco San Martino Vescovo, SEBORGA - Tel. 0184 223907
- Direttore Ufficio per la Pastorale della Famiglia
- Responsabile della Commissione per la Famiglia e la Vita
- Membro del Consiglio di amministrazione dell’Istituto Diocesano Sostentamento Clero

www.ligurianotizie.it/dimissioni-pe...4/03/23/120969/

DIMISSIONI PER IL PARROCO DI BORDIGHERA
23 marzo 2014 21:16Visite: 38



preteIMPERIA. 23 MAR. Don Marco Gasciarino, 45 anni, parroco di Santa Maria Maddalena, a Bordighera, avrebbe chiesto le dimissioni dal suo stato ecclesiastico.

Don Marco, che ha fattto richiesta al Vescovo, ha celebrato la sua ultima messa e poi ha incontrato i fedeli per un saluto.

All’origine della richiesta, sembra cisiano motivi personali.

Edited by GalileoGalilei - 4/9/2015, 04:56
 
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view post Posted on 24/3/2014, 22:14
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IL PRETE INNAMORATO 24 marzo 2014
Don Gasciarino piange. Sarà padre?
Loredana Demer


COMMENTI (3)

Bordighera - Piange don Marco Gasciarino nella chiesa di Santa Maria Maddalena gremita ieri alle 11 per il suo addio agli impegni sacerdotali. Le lacrime rigano il volto di questo giovane prete dimessosi dal ministero e di alcuni dei presenti mentre confessa le sue «infedeltà» a Dio, alla sua comunità.

Poco importa se alla fine del suo discorso tutti applaudono, qualcuno gli stringe le mani con affetto affollando la sagrestia. La realtà fa male in una comunità come questa, nel centro storico della città, dove tutti conoscono tutti.

Perché don Marco ha cambiato amore: ha deciso, non senza un lungo percorso conflittuale con la sua coscienza e le sue convinzioni, di rivolgere le sue attenzioni a una donna anziché a Dio. Ma la gente sapeva.

Nei carruggi e nelle piazze la storia tra don Marco, prete dal 6 maggio del 1995, da quasi dieci a Bordighera dopo un’esperienza a Sanremo, e una giovane donna, nel centro storico stava circolando da qualche giorno sulla bocca di tutti. E non solo.

Fonti bene informate sostengono che Don Marco, che lascerà presto Bordighera per una città del nord Italia affrontando una nuova vita a due, forse presto avrà anche qualcun altro da amare. Fiocco rosa o azzurro all’orizzonte? La Curia tace, chiede rispetto per Don Marco.

Ma la scelta del parroco di spostare l’attenzione verso una donna piuttosto che sulla fede, è stata l’argomento principale dei fedeli pochi minuti prima della messa, celebrata dal Vescovo Antonio Suetta, discussione aperta in piazza del Popolo.

Ne parlavano da qualche giorno a Seborga, dove nella chiesa di San Martino ed a Sasso, nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo, don Marco celebra messa da anni.

Don Marco, parroco anche di Sant’Ampelio e per il restauro della quale si sta battendo da tempo. Rumors che il Vescovo Suetta smorza sul nascere. «Pur considerando un fatto negativo il recedere da un impegno di vita accolto e corrisposto con gioia e libertà – stoppa i pettegolezzi – mi astengo da ogni tipo di giudizio morale perché non mi compete.

E’ un ambito circoscritto alla sua coscienza davanti a Dio. Ed invito chiunque a fare altrettanto, ad evitare dietrologie, commenti e previsioni, che provocherebbero soltanto ulteriore ingiusta sofferenza a lui ed alla nostra Chiesa».

Ma il gossip, in questa circostanza, assume un aspetto diverso: perché don Marco, seppur amato da molti, era inviso da tanti per quel suo atteggiamento un po’ rétro, in netto contrasto con la nuova strada di apertura della Chiesa avviata da Papa Francesco, quella voglia di reintrodurre i vecchi schemi della Dottrina cattolica.

Aveva ripristinato la messa in latino, il prete, aveva bacchettato a più riprese famiglie e bambini complici di «dar spazio a Satana» aderendo alla festa di Halloween, l’aver ancora impedito ad altri bambini, perché figli di genitori non sposati, di partecipare al catechismo o ad adulti separati di fare madrine e padrine, non lo ha certamente aiutato nel suo cammino pastorale.

Forse per questo Don Marco ieri ha chiesto scusa dall’altare. E piange per i suoi vecchietti della casa di riposo San Giuseppe, lui presidente di un direttivo rimescolato “per far funzionare meglio le cose» ma poi contestato per l’aumento delle rette. «Solo il tempo - ha concluso il don - lenirà le ferite».

4 commenti


Laici, libertari, anticlericaliMeno di un minuto fa
Il tuo commento è in attesa di essere approvato
Macché padre. Ha altre prospettive il don. Svegliatevi

ultimaparola5 ore fa
nelle altre religioni i preti si sposano e mi sembra una cosa più logica. Non credo che Dio abbia mai messo certe regole nella chiesa......
Rispondi 0

Luca_Traverso7 ore fa
Queste vicende non devono scandalizzare. Siamo tutti peccatori, e non dobbiamo giudicare nessuno. I preti sono uomini che hanno fatto una scelta di celibato. Se poi non ce la fanno, Dio li ama lo stesso, e possono rimanere dei buoni cristiani. Lasciare il servizio ministeriale è un conto, lasciare Dio è un altro. Uno di quelli a cui è successo è il famoso Paolo Curtaz, che continua ad essere uno stimolo per tutta la comunità ecclesiale (anche su youtube).
Rispondi 0

sbafurno69610 ore fa
Un tempo aveva contestato i ragazzi che festeggiavano Halloween, definita una festa di Sarana, mentre è la festa di capodanno degli antichi liguri, e osteggiava i bambini, figli di genitori non sposati o separati, e tutto il resto riportato nell'articolo. Ora nessuno lo contesta e il Vescovo lo difende. Un tempo veniva messo all'indice, era un abuso della Chiesa verso una persona, ma era così.

Edited by GalileoGalilei - 15/4/2014, 00:47
 
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view post Posted on 25/3/2014, 17:44
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http://sacerdotisposati.altervista.org/?p=25784246


Categorized | news
Don Gasciarino, le scelte e la questione dei preti sposati

Posted on 25 marzo 2014. Tags: associazione sacerdoti lavoratori sposati, don Marco Gasciarino, Links

La vicenda di don Marco Gasciarino in parte è stata strumentalizzata… L’associazione dei sacerdoti lavoratori sposati è intervenuta sul caso del prete di Bordighera dimessosi dal ministero. La questione delicata della causa dei sacerdoti sposati non è legata strettamente a questo caso (ndr).

Di seguito riportiamo il testo dell’articolo fonte: www.ilsecoloxix.it

Bordighera – Piange don Marco Gasciarino nella chiesa di Santa Maria Maddalena gremita ieri alle 11 per il suo addio agli impegni sacerdotali. Le lacrime rigano il volto di questo giovane prete dimessosi dal ministero e di alcuni dei presenti mentre confessa le sue «infedeltà» a Dio, alla sua comunità.

Poco importa se alla fine del suo discorso tutti applaudono, qualcuno gli stringe le mani con affetto affollando la sagrestia. La realtà fa male in una comunità come questa, nel centro storico della città, dove tutti conoscono tutti.

Perché don Marco ha cambiato amore: ha deciso, non senza un lungo percorso conflittuale con la sua coscienza e le sue convinzioni, di rivolgere le sue attenzioni a una donna anziché a Dio. Ma la gente sapeva.

Nei carruggi e nelle piazze la storia tra don Marco, prete dal 6 maggio del 1995, da quasi dieci a Bordighera dopo un’esperienza a Sanremo, e una giovane donna, nel centro storico stava circolando da qualche giorno sulla bocca di tutti. E non solo.

Fonti bene informate sostengono che Don Marco, che lascerà presto Bordighera per una città del nord Italia affrontando una nuova vita a due, forse presto avrà anche qualcun altro da amare. Fiocco rosa o azzurro all’orizzonte? La Curia tace, chiede rispetto per Don Marco.

Ma la scelta del parroco di spostare l’attenzione verso una donna piuttosto che sulla fede, è stata l’argomento principale dei fedeli pochi minuti prima della messa, celebrata dal Vescovo Antonio Suetta, discussione aperta in piazza del Popolo.

Ne parlavano da qualche giorno a Seborga, dove nella chiesa di San Martino ed a Sasso, nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo, don Marco celebra messa da anni.

Don Marco, parroco anche di Sant’Ampelio e per il restauro della quale si sta battendo da tempo. Rumors che il Vescovo Suetta smorza sul nascere. «Pur considerando un fatto negativo il recedere da un impegno di vita accolto e corrisposto con gioia e libertà – stoppa i pettegolezzi – mi astengo da ogni tipo di giudizio morale perché non mi compete.

E’ un ambito circoscritto alla sua coscienza davanti a Dio. Ed invito chiunque a fare altrettanto, ad evitare dietrologie, commenti e previsioni, che provocherebbero soltanto ulteriore ingiusta sofferenza a lui ed alla nostra Chiesa».

Ma il gossip, in questa circostanza, assume un aspetto diverso: perché don Marco, seppur amato da molti, era inviso da tanti per quel suo atteggiamento un po’ rétro, in netto contrasto con la nuova strada di apertura della Chiesa avviata da Papa Francesco, quella voglia di reintrodurre i vecchi schemi della Dottrina cattolica.

Aveva ripristinato la messa in latino, il prete, aveva bacchettato a più riprese famiglie e bambini complici di «dar spazio a Satana» aderendo alla festa di Halloween, l’aver ancora impedito ad altri bambini, perché figli di genitori non sposati, di partecipare al catechismo o ad adulti separati di fare madrine e padrine, non lo ha certamente aiutato nel suo cammino pastorale.

Forse per questo Don Marco ieri ha chiesto scusa dall’altare. E piange per i suoi vecchietti della casa di riposo San Giuseppe, lui presidente di un direttivo rimescolato “per far funzionare meglio le cose» ma poi contestato per l’aumento delle rette. «Solo il tempo – ha concluso il don – lenirà le ferite».
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Edited by GalileoGalilei - 4/9/2015, 04:57
 
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OttonediB.
view post Posted on 26/3/2014, 20:23




Ricapitolando prete tradizionalista che promuove addirittura la messa in latino aveva una donna da cui aspetta un figlio. A vera coerenza...
 
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view post Posted on 28/3/2014, 09:34
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26 marzo 2014
Bordighera: il silenzio di Mara, la ragazza di don Marco

Loredana Demer

Commenti (2)

Imperia - «Non ho nulla da dire». Carina, giovane, nemmeno trent’anni, bruna, residente dallo scorso anno in un paese del vicino entroterra, è la presunta fidanzata di don Marco. La chiameremo Mara (con un nome di fantasia, ndr), ma il nome vero circola da giorni nei vicoli del paese alto: nonostante eviti dichiarazioni più approfondite, non smentisce però di essere lei la donna che ha fatto cambiare rotta al burbero giovane prete del centro storico.

Nei carrugi le attribuiscono la colpa dell’addio di don Marco al sacerdozio: ma alla difesa “dura e pura”, la ragazza, infermiera professionale, preferisce trincerarsi dietro a un semplice «non commento niente». Cortese e gentile, nonostante la bufera e il fatto che tutti in paese sorridano sornioni per il suo pancino che lentamente si starebbe arrotondando. Un figlio in arrivo? Don Marco papà? La gente del paese lo dà per certo. Anche senza carte alla mano. Ribadisce che, la fidanzata di Marco Gasciarino, sia davvero incinta. Qualcuno azzarda di più e lancia lì persino una data approssimativa. «Aspetta un bambino da ben quattro mesi». Ma la certezza resta nell’ambito familiare, nella nuova coppia che si è formata tra le strade del centro storico, in canonica, condividendo insieme molti interessi mentre la Curia chiede ancora una volta rispetto per la vita, ormai privata, dell’ex parroco. In paese però la questione è diventata l’argomento all’ordine del giorno mentre si sollevano, e ieri sono stati riconfermati da più d’uno, interrogativi, e massicci, sulla “lunga mano di don Marco” negli affari della casa di riposo San Giuseppe, lui presidente della Fondazione che se ne occupa. I sussurri e grida parlano di «assunzioni discutibili». Come quella che riguarda il presunto suocero, uno dei rappresentanti del consiglio direttivo ormai da sette anni: don Marco, è anche «membro di diritto» della casa di riposo nella quale, con contratto a tempo determinato, che scadrà il 31 marzo, era stata assunta da poco tempo anche la presunta fidanzata dell’ex prete. Il direttivo della Casa di riposo si è riunito ieri sera per sostituire il presidente dimissionario. Forse con Roberto Tesorini, imprenditore edile.

«Cosa volete che dica?» fa spallucce, visibilmente commossa, anche la mamma di Marco Gasciarino raggiunta nella sua casa a Bordighera. Si affaccia dal balcone del suo alloggio di via Febo, gentile ma ferma ribadisce: «Tanto, qualunque cosa dica verrebbe travisata. Preferisco non dire nulla di più. Cosa volete che aggiunga?». Insieme alla sorella sta affrontando la questione non senza dilemmi e amarezza, così come la famiglia della fidanzata di Gasciarino. «Non è colpa di lui se ha lasciato la Chiesa – ribadiscono le comari nei vicoli – è stata lei. Gli ha fatto perdere la testa e lui non ha capito più nulla». Altri vanno giù ancor più pesantemente ma ribaltano la situazione «Lei è una ragazza tanto semplice, brava, perbene. È lui che l’ha coinvolta nella storia d’amore. Predicava bene ma poi si comportava in ben altro modo». Qualcuno alza il coperchio sulla vita privata di don Marco lasciando intendere che questa fidanzata attuale non sia la prima per la quale l’ex prete avesse perso la testa. E snocciola anche il nome: molto conosciuto in città. Chissà. Voci di popolo, aizzate per vendetta contro un parroco «troppo moralista», o davvero l’ex prete bacchettava tutti ma poi si comportava esattamente come qualunque altro uomo? L’unico elemento certo in questa vicenda boccaccesca è che Marco Gasciarino andrà via al più presto da Bordighera. Si dice diretto in Toscana. Ma c’è anche chi parla di Verona.

Qualunque sia la nuova meta dell’ex parroco, stavolta non sarà da solo. «Visto che se ne va via allora speriamo tornino le tre suore della casa di riposo. Quelle che ha cacciato», dicono in paese seppur la boutade venga poi smentita dai vertici della struttura: «Mancano suore per scarsa vocazione, ecco perché le nostre sorelle hanno dovuto essere disponibili per altre sedi. Don Marco non c’entra».
 
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view post Posted on 31/3/2014, 14:29
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Schio. PAdre Dino Pistore, Cappucino, lascia la tonaca


http://www.ilgiornaledivicenza.it/dalla-ho..._ce#scroll=1200

29.03.2014
Schio, fra Dino abbandona la tonaca
Sorpresa tra i fedeli andati a trovarlo
La clamorosa protesta in Duomo di fra Dino Pistore. ARCHIVIO
La clamorosa protesta in Duomo di fra Dino Pistore. ARCHIVIO
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SCHIO. I fedeli scledensi vanno in pullman a trovare fra Dino nella sua nuova casa trentina di Terzolas, ma scoprono che il religioso, fino a qualche mese fa rettore di San Nicolò, ha lasciato la tonaca.
La sua decisione di dismettere le vesti, almeno per qualche tempo, viene confermata dal provinciale dell'ordine dei Cappuccini, fra Roberto Genuin, che ha accolto la domanda del frate tanto amato a Schio: «Fra Dino Pistore in piena autonomia mi ha chiesto di poter passare un periodo di riflessione al di fuori della vita ecclesiastica per motivi di carattere personale. Siamo attualmente in dialogo, non è stato ancora definito per quanto durerà la permanenza al di fuori della casa religiosa».
Fra Dino, figura carismatica, nel settembre scorso durante la messa di addio ai frati, in duomo a Schio, aveva messo in atto una protesta clamorosa, sfilandosi l'abito religioso: «Mi hanno consigliato “cosa scegliere” - aveva detto in quella occasione - ma a questo punto non mi interessa più niente e faccio la mia scelta».
Il religioso non se l'è sentita di proseguire il suo cammino in Val di Sole ed è tornato in famiglia. Ne hanno avuto prova i ragazzi di prima media, le catechiste e i genitori che domenica scorsa hanno organizzato una gita a Terzolas ma nella splendida struttura trentina hanno trovato solo fra Sandro, fra Claude e fra Paolo.
«L'adesione alla gita è stata grande tanto che in breve abbiamo riempito un pullman - racconta una delle catechiste Cristina Bassetto - e l'accoglienza dei frati è stata fantastica come sempre. Ci sembrava giusto un incontro con loro visto che i bambini hanno trascorso negli ultimi anni tanti momenti insieme. Ci è dispiaciuto non vedere fra Dino ma gli auguriamo di riuscire a trovare la strada che più lo fa star bene. Vedremo solo col passare del tempo quale sarà».
«È un dispiacere per tutti - commenta don Bruno Stenco, arciprete di Schio - ma rispettiamo la sua scelta. È un momento di chiarimento personale, di riflessione».
L'Ordine dei Cappuccini dà la possibilità a chi ha scelto la vita ecclesiastica di richiedere un periodo “sabbatico” che va da uno a massimo di tre anni. L'allontanamento della comunità cappuccina da Schio è stato vissuto con sofferenza da tutti le parti coinvolte. Fra Dino non aveva mai nascosto le proprie perplessità sulle modalità con cui era stato deciso l'allontanamento dei frati, pur comprendendo le logiche di ridimensionamento messe in atto a livello provinciale.
«Escluderei che il motivo di questa pausa di riflessione sia dovuta al trasferimen

http://lastampa.it/2014/03/31/edizioni/imp...suI/pagina.html

Imperia e Sanremo
31/03/2014 - NEMMENO UNA parola PER IL SACERDOTE DIMISSIONARIO PER UNA DONNA. GRAN FOLLA IN CHIESA
Don Rito riparte dai sorrisi
dopo lo choc per don Marco
Ieri l’insediamento del nuovo parroco alla Maddalena

E l’ex prete? Nel corso della messa nessun riferimento, una parola o il nome. Quello che è accaduto è accaduto. E la presenza in chiesa della mamma (una catechista) della ragazza che ha la relazione con l’ex sacerdote, è passata inosservata, prova di dignità e di fede che ha prevalso su ogni pettegolezzo. Di Gasciarino e della sua fidanzata si dice che siano nella zona di Seborga e in procinto di partire per la Toscana. Ma a chi deve mettere insieme pranzo con la cena e mandare avanti la parrocchia sono fatti che importano ogni giorno sempre di meno.

Edited by pincopallino2 - 3/9/2018, 17:01
 
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view post Posted on 31/3/2014, 20:32
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"La parte gemella di me vivrà con un Andrea meno sacrale"

DonAndreaBoni

www.bergamonews.it/cronaca/non-abba...sio-boni-187714


In una bellissima lettera pubblicata sul sito della comunità Zoar, don Andrea Boni - fratello dell'attore Alessio - annuncia la sua decisione di lasciare la Chiesa: "Non lascio, non abbandono, non appendo nulla ad un chiodo… riconsegno".
Non abbandono, riconsegno

Toglie la tonaca don Andrea
il fratello di Alessio Boni


Alessio e Andrea Boni

Un salto che è una rivoluzione. Un salto che cambia la prospettiva di vita e anche di comunicazione. Perché un prete che lascia solitamente lo fa in silenzio. Quasi fosse una fuga.

Non don Andrea Boni, 37 anni, fratello dell'attore Alessio, che si toglie la veste e fa un passo indietro nella guida della comunità Zoar nella parrocchia di Sant'Antonio a Grone, sui colli di San Fermo.

Don Andrea non è più sacerdote. In una lettera bellissima - appesa sulla porta della chiesa di Grone e pubblicata sul sito della comunità Zoar - spiega le sue ragioni, senza pudori o ipocrisie, non c'è nessun attacco o recriminazione. Scrive: "Non lascio, non abbandono, non appendo nulla ad un chiodo… riconsegno".


Fosbury.
Dick Fosbury.
Città del Messico. 20 Ottobre 1968. Olimpiadi.
Un ragazzetto di ventun’anni, emaciato, pettorina USA-272, chiude con forza i pugni.
Davanti a lui un’asticella orizzontale alta 2 metri e 24 centimetri.
Al piede destro una scarpa bianca, sull’altro una blu.
Parte.
Pochi passi in corsa ben scanditi.
Salto e…
all’ultimo istante si gira di spalle
senza guardare il suo ostacolo, ma sentendone la presenza.
La schiena si inarca e porta con sé il peso di gambe e piedi.

Un silenzio imbarazzato in tutto lo stadio,
non si era mai visto nulla di simile, prima.
Tutti saltavano asticella contro ventre,
ma sfiorando il dorso…
non se ne conosceva la provenienza
tanto meno la ragione.

Record del mondo.

Perché stravolgere la consuetudine granitica delle regole atletiche?
Perché arrischiarsi in un salto per di più poco nobile, così contorto?
Perché diventare bersaglio facile di critiche perfezionate in mira?

“Mi veniva meglio”,
fu la rispostaalle tante domande
dei tanti che si sentivano rosicchiare dentro
da una banalità che stava facendo il giro del mondo.

Semplicemente una cosa al contrario
quando non ce n’era bisogno,
senza alcun motivo
solo perché qualcuno
così
ci riusciva
meglio.

Fu una rivoluzione.
Senza poterlo prevedere.
Da allora tutti saltano così.
Ci si riesce meglio.

È il momento Fosbury
per me e per Zoar. Quando tutto sembra appianato,
quando le cose iniziano ad ingranare,
quando si sono prese le misure,
quando…

tac…
un frangente,
e non puoi più saltare
come prima.

L’esperienza di Fraternità Zoar – sul Monte di Grone –
chiude i battenti.
Io non sarò più prete.

Come per saltare un’asticella
anche lo scrivere di scelte importanti
comporta pochi secondi
sintesi di un lavoro di perfezionamento
e conoscenza.
È tutto ciò che c’è prima a sostenere…
e lo sai solo tu che cosa è stato.

Non lascio,
non abbandono,
non appendo nulla ad un chiodo…
riconsegno.

Riconsegno
un ministero che ho ricevuto come dono,
per dodici anni,
nel quale mi sono ritrovato e sono maturato.
Lo riconsegno
per onestà
perché quando non ci sei più te lo devi dire.
Onestà per me,
per la mia chiesa,
per chi in me ritrovava qualcuno
con cui condividere passi ed emozioni.

Non è un passo indietro
è un salto in avanti,
dorsale.
Anche se non lo si capisce,
non lo si approva,
lo si rimprovera,
lo si giudica.
Viene facile dagli spalti dire un sacco di cose,
ma in pista senti solo il tuo cuore e il sangue che batte nelle tempie.
Percepisci il tempo,
i secondi che rimbalzano
e assapori che quello, solamente quello
è
l’istante.
Altri a seguire ne saranno la ripetizione.
Pura ripetizione.

Vivo in profonda serenità.
Questo sia sufficiente per descrivere il mio stato d’animo
a salto compiuto.

Zoar prenderà altre forme,
cercherà di avere il “coraggio delle idee”…
io avrò una casetta nuova,
un lavoro bizzarro,
un orizzonte altro.
Cercherò tenacemente di non lasciarmi sfuggire nulla
di ciò che la vita mi regalerà
giorno dopo giorno.
La parte gemella di me vivrà con un Andrea meno sacrale,
ma forse più sacro
perché proverrò dalla strada,
dal lago,
dalla passione.

Alla fine
se posso
vi chiedo tre cose:

non provate rancore per nessuno
non guardate a ciò che mancherà, ringraziate per ciò che è stato
siate gioiosi se accanto a voi qualcuno raccoglie tutto ciò che ha

e tenta di saltare.

E che sia…
Fosbury

Edited by GalileoGalilei - 15/4/2014, 00:46
 
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Adriano Pacifici
view post Posted on 1/4/2014, 08:34




Crisi di fede? Cosa vuol dire sennò "non abbandono, riconsegno"
 
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Maria_Laura_79
view post Posted on 1/4/2014, 11:50




Provo a dare una risposta: rimane nella chiesa (non abbandono), e 'riconsegna' semplicemente l'abito talare quindi sarà un normale credente?
 
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view post Posted on 1/4/2014, 23:54
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http://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca...914a8c77a.shtml

LA STORIA
Annuncio a sorpresa: «Don Boni
ha lasciato il sacerdozio»

ll fratello dell’attore: non appendo nulla al chiodo
di Fabio Paravisi

Don Andrea Boni

Quando si sono seduti in chiesa, sulle sedie messe a cerchio in mezzo alla navata, si aspettavano di vedere apparire come ogni domenica don Andrea. Invece l’altra mattina i fedeli di Sant’Antonio, comunità di ottanta persone aggrappata ai tornanti sopra Grone, si sono visti di fronte il vicario generale della Curia don Davide Pelucchi con un foglio in mano. E hanno scoperto che il loro parroco non solo non era più il loro parroco, ma non era più nemmeno sacerdote. «Avevamo tutti le lacrime agli occhi, non ne sapeva niente nessuno», racconta commossa la titolare del Vecchio Bar. Don Andrea Boni, 38 anni, di Villongo, fratello del noto attore Alessio, ha abbandonato il sacerdozio
Ha dato un taglio netto a una vita iniziata 21 anni fa con l’ingresso in seminario
dando un taglio netto a una vita iniziata ventuno anni fa con l’ingresso in seminario, proseguita con un incarico da curato a Curno e approdata a Sant’Antonio nell’ottobre 2006. «Abbiamo appreso della decisione di don Andrea e con grande dolore abbiamo deciso di accogliere la sua richiesta di abbandonare il suo stato di sacerdote», recita il breve comunicato del vescovo Francesco Beschi letto da don Pelucchi. La notizia ha colto di sorpresa anche i pochi collaboratori del parroco: «Avevo capito che stava per succedere qualcosa perché la settimana scorsa ha caricato su un furgone tutto quello che aveva in casa, ma non ha detto niente a nessuno», spiega Francesca Meni, che aiutava il sacerdote nella manutenzione della chiesa. Nella casa parrocchiale, infatti, non ci sono più i mobili in legno di dentice che il sacerdote aveva realizzato con il suo collaboratore Alex. Forse non ne aveva parlato anche perché non c’era grande comunicazione con la sua minuscola comunità: «Alla gente certe cose non piacevano, e infatti andavano a Messa a Grone», dice Salvatore Ferrari, che abita di fronte alla chiesa. In effetti le messe di don Andrea potevano sembrare poco ortodosse alle persone più legate alle tradizioni: «A volte le faceva più lunghe, a volte tagliava dei pezzi — dice ancora Francesca Meni — e poi invece delle particole per la Comunione spezzava il pane e dovevi andare tu a prenderti il tuo pezzo. Qui siamo anziani, certe cose per noi sono strane».


Ma molti altri apprezzavano le messe di don Andrea: «Qui veniva gente da tutta la provincia, d’estate anche i turisti — aggiunge la barista —. Tutti incantati dalle parole di don Andrea. Certe cose che papa Francesco dice adesso lui le diceva già anni fa». Saliva a Sant’Antonio anche Eleonora Cantamessa, la dottoressa di Trescore uccisa mentre prestava soccorso al ferito di una rissa, che da tre anni si era avvicinata alla «Fraternità Zoar» che don Andrea aveva creato nella foresteria della chiesa per accompagnare chi ne sentiva il bisogno nel suo percorso spirituale. Il sacerdote ha lasciato sul sito di Zoar un testo nel quale annuncia: «Non sarò più prete. Non lascio, non abbandono, non appendo nulla ad un chiodo… riconsegno». Spiega di ispirarsi a Dick Fosbury, inventore del salto in alto dorsale e metafora di chi decide di fare le cose in modo diverso dagli altri, e conclude: «Io avrò una casetta nuova, un lavoro bizzarro, un orizzonte altro. Cercherò tenacemente di non lasciarmi sfuggire nulla di ciò che la vita mi regalerà giorno dopo giorno. Non provate rancore per nessuno, non guardate a ciò che mancherà, ringraziate per ciò che è stato, siate gioiosi se accanto a voi qualcuno raccoglie tutto ciò che ha e tenta di saltare. E che sia… Fosbury».

1 aprile 2014 | 09:16

Edited by GalileoGalilei - 15/4/2014, 00:45
 
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OttonediB.
view post Posted on 15/4/2014, 19:03




Uno prende e se ne va. Credo che pian piano la disciplina verrà a mancare e quando manca quella istituzioni come la ccar hanno tutto da perdere.
 
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view post Posted on 10/6/2014, 08:09
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www.mollotutto.info/interviste/48-a...co-in-indonesia

Mauro Pegoraro Missionario Laico in Indonesia
on 10 Maggio 2014. Postato in Indonesia
TRASFERIRSI IN INDONESIA COME MISSIONARIO LAICO

Mauro Pegoraro, 41 anni di Bergamo, dal 2011 si è trasferito a vivere in Indonesia, partendo come missionario prete per poi prendere la decisione di restare come laico. Ora Mauro fa parte dell’associazione Sunflower Association che organizza varie attività, viaggi e non solo…“Volevo fare un’esperienza diversa, provare nuove emozioni nel cuore, sentirmi vivo... piano piano in Italia mi sentivo morto dentro… qui sono rinato”.

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Ciao Mauro,vuoi presentari ai letori di MOLLOTUTTO?
Ciao, sono Mauro Pegoraro sono nato a Bergamo il 7 10 1972 quindi ho 41 anni… Vivevo a Cazzano Sant’Andrea (Bg).

Ora che paese ha cambiato la tua vita e da quando?
Mi sono trasferito il 28 gennaio del 2011 in Indonesia, esattamente a Airmadidi Sulawesi Utara. Vivo nelle casette di Asrama, case di ospitalità per studenti e siamo in 8.

Mauro Missionario Laico IndonesiaPerché hai scelto proprio l’Indonesia?
Sono venuto come missionario per una scelta personale in un paese dove non c’era nessun missionario italiano, ci sono venuto come prete per poi decidere di continuare la mia missione qui da laico... questa e’ la lettera pubblica che ho scritto qualche mese fa quando facevo presente la mia decisione.

Come mai hai deciso di andare via dall’Italia?
Volevo fare un’esperienza diversa, provare nuove emozioni nel cuore, sentirmi vivo... pian piano in Italia mi sentivo morto dentro… qui sono rinato tra sorrisi e gente povera ma che sa condividere, aprirti la porta e il cuore... un’esperienza che auguro a chiunque.

Mauro Missionario Laico IndonesiaIn Italia di cosa ti occupavi?
Ero sacerdote... lo sono stato per 15 anni, coordinato prete (28 maggio nel 1999 a Bergamo).

Immagino che le giornate in Italia erano piene vero?
Era fatta di incontri, riunioni, celebrazioni, tante parole pochi fatti, tante parole poco cuore... si parlava di povertà ma non si sapeva nemmeno che volto avesse... Si costruivano chiese e le si continuavano ad abbellire... ma non sono importanti i mattoni ma avare a cuore chi ci sta dentro.

Oggi invece di cosa ti occupi?
Faccio parte dell’associazione Sunflower Association e curo il turismo per solidarietà e’ da un anno che abbiamo iniziato un turismo solidale ossia viaggiare e vedere le meraviglie di questo territorio e mangiare nelle famiglie, visitare posti sconosciuti cosi da donare e ricevere per chi viene e per la nostra gente. Organizziamo tutti i tipi di vacanze anche per chi vuole solo turismo nelle strutture ricettive che già esistono e ultimamente abbiamo iniziato il turismo avventura prendere una macchina e ogni giorno scoprire un luogo nuovo... un villaggio sperduto... ognuno prova la vacanza che si sente più sua...

Mauro Missionario Laico IndonesiaPensi di esserne uscito vincente cambiando vita in Indonesia?
Si vince sempre basta aver rispetto delle persone che si ha vicino e lavorare con la fantasia che non ci manca... qui si vive con pochi soldi e si scopre davvero un paradiso fatto di sorrisi e genuinità.

Come si vive in Indonesia?
Gli stipendi sono bassi per la gente del posto, il lavoro è sufficiente per tutti e si può inventare di tutto non si hanno tante tasse che non ti fanno esprimere. Per quanto riguarda l’immigrazione si trova a Maando ed e’ un servizio efficace io ogni mese rinnovo perchè per ora ho un visto sociale e ogni se mesi esco e rientro ogni mese si paga 250.000 rupie per il visto più le spese trasporto, fotocopie. Quando esco solitamente vado in Malesia che costa poco andata e ritorno circa 5.000.000 di rupie, mentre il costo della vita è molto basso e la gente e’ abituata anche al baratto e poi basta una canna da pesca e già hai fatto cena.

Mauro Missionario Laico IndonesiaCome ti trovi in Indonesia, la consiglieresti ad altri Italiani per viverci?
Si e’ un paese fantastico certo il primo impatto e’ un paese povero ma in movimento all’inizio ti fa un po’ paura perchè pensi ma qui mi ammalo, ma vi dico da quando sono qui nemmeno l’influenza e in Italia ogni tre per due ero a letto.

Come te la sei cavata con il trasferimento?
Mi sono fatto fare un invito per fare in modo che il visto non fosse semplicemente turistico... che ti permette di stare al massimo 2 mesi poi devi uscire e la pratica di un visto diverso su invito si fa in ambasciata indonesiana a Roma e vi garantisco sono bravissimi addirittura mi hanno aspettato fuori dagli orari per farmi il timbro.

Cosa ti manca dell’Italia?
Mi mancano solo le mie sciate invernali... qui sempre sole e caldo e solo a gennaio e febbraio un po’ di pioggia ma sempre con 30 gradi come minimo.

Mauro Missionario Laico IndonesiaCosa ti piace di più dell’Indonesia?
Mi piace davvero tutto, sono innamorato di questo posto dell’oceano della natura incontaminata, del tanto verde che mi circonda mi lamento sol del fatto che ci sia un po’ di sporcizia ma poi guardi le persone e dici stanno facendo già del loro e gli insegni ai ragazzi come fare.

Qual’è il tuo giudizio generale della scelta che hai fatto?
10 +

Se potessi tornare indietro, rifaresti esattamente la stessa cosa?
Si sicuramente...

Torneresti mai a vivere in Italia?
No, assolutamente no.

http://viaggiinindonesia.blogspot.it/2014/...e-continua.html

martedì 21 gennaio 2014

La mia missione continua



Io, tra i bambini dell'Indonesia
Airmadidi: 21 gennaio 2014
I miei quindici anni di sacerdozio «sono stati meravigliosi».
Ho svolto la mia missione cercando di portare a tutti la fratellanza e la solidarietà: ho cercato di stare vicino ai deboli e agli ammalati, ai giovani e ai ragazzi cercando di dare i consigli che ritenevo piu’ giusti.
Ho rivolto tanti sorrisi, regalato abbracci, pronunciato infinite volte parole di speranza e trasmesso coraggio a tutti coloro che soffrivano.
La passione sacerdotale non è mai mutata con gli anni.
Ora qui in Indonesia mi sono trovato a fare un’esperienza unica tra gente davvero povera e piena di vivacita’ e di entusiasmo.
Osservando questi sorrisi sinceri ho riflettuto sul mio essere prete, sugli sbagli che si fanno, sulle leggerezze che si usano e qui ho trovato l’ambiente giusto che mi ha fatto dire voglio continuare a fare del bene e lo voglio fare da laico, impegnato sempre nella missione di trasmettere parole che parlano di amore e che portano a Dio, ma voglio formare la mia famiglia e costruirla qui tra la poverta’, tra i sorrisi e in questa terra che mi ha fatto rivivere e mi ha fatto trovare la pace con me stesso.
So che diverse persone non capiranno questa mia scelta, ma vi dico solo questo: sono felice di poterla fare e di aver ritrovato la forza e l’energia che pian piano con gli anni avevo perso.
Accompagnatemi in questo momento come lo avete sempre fatto e ve ne sono grato.




Pubblicato da Mauro Pegoraro a 09:47
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Etichette: Airmadidi, famiglia, Indonesia, Info e costi, laico, missione, ragazzi, sorrisi, Varie, Viaggi
8 commenti:

Bea Travel Planner21 gennaio 2014 15:02
Articolo a dir poco commovente, ti auguro tanta serenità, che al giorno d'oggi credo sia il regalo più grande che si possa ricevere! Un abbraccio Bea

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Mauro Pegoraro21 gennaio 2014 15:11
Grazie Bea, sono semplici parole, ma quelle che il cuore mi ha dettato. Qui' la erenita' e la gioia sono di casa e sono davvero felice di rendervene partecipe.


Maddalena Caltran21 gennaio 2014 19:30
La felicità che trasmetti.. Va oltre... Ogni cosa... È un dono che regali a loro... Ogni giorno... E loro lo danno il stesso... Ti sono vicino... Un abbraccio... Maddalena....


Mauro Pegoraro21 gennaio 2014 19:50
Maddalena ti ringrazio e saluta tutta la tua famiglia e il tuo nipotino. I bambini sono il nostro futuro....

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katiuscia imberti21 gennaio 2014 15:31
Dove c'è Amore, Dio non mancherà!!! Un abbraccio Sincero di cuore e un grosso In Bocca Al Lupo!!!

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Mauro Pegoraro21 gennaio 2014 15:36
Che belle parole Katiuscia..si l'amore puo' tutto e i veri sorrisi ti trasformano dentro...Buona giornata a tutti voi

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Encontros e Desencontros22 gennaio 2014 21:52
Sei bravo. Pace e bene amico mio, felice vita nuova. :)

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Mauro Pegoraro22 gennaio 2014 21:59
Grazie di cuore,amica mia...una preghiera.

Edited by GalileoGalilei - 18/4/2017, 21:50
 
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view post Posted on 27/6/2014, 11:26
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Don Giovanni Tramontano

http://molisetabloid.altervista.org/custod...nni-tramontano/

Da custode di anime ad aspirante vigilantes. Parla l’ex parroco di Cercepiccola e San Giuliano, Giovanni Tramontano
By
molisetabloid
– 26/06/2014Posted in: Attualità, Campobasso, Cercepiccola, In Primo Piano, San Giuliano del Sannio
Share: Sempre giocoso, sorridente e solare, Giovanni Tramontano, ex parroco di Cercepiccola e San Giuliano del Sannio, ormai ritornato ad […]
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Sempre giocoso, sorridente e solare, Giovanni Tramontano, ex parroco di Cercepiccola e San Giuliano del Sannio, ormai ritornato ad essere laico, si rimbocca le maniche e, come tante altre persone in tutto il Molise (ed in Italia in generale) è in cerca di lavoro. Noi della redazione di Molisetabloid.it lo abbiamo incontrato questa mattina, giovedì 26 giugno, presso gli uffici del Centro dell’Impiego di Campobasso dove l’ex sacerdote è andato a compilare una personale registrazione negli elenchi dell’Ente.
In esclusiva “Don” Giovanni Tramontano, si racconta a Molisetabloid.it.

Cosa la porta al Centro per l’Impiego di Campobasso?
“Come tante altre persone, anche io sono alla ricerca di un lavoro. Gli ultimi dieci anni li ho trascorsi facendo il sacerdote, nell’ultimo periodo a Cercepiccola ed a San Giuliano del Sannio, precisamente fino ad inizio dicembre del 2013. Ora, a 41 anni, ho deciso di ricominciare da capo”.

Da dove nasce questa scelta, apparsa a molti così improvvisa, di rinunciare al Sacerdozio?
“Su questa mia scelta di motivi ne sono apparsi tanti: molti inventati, alcuni supposti ed ipotizzati, altri inverosimili ed altri ancora di varia natura. Ma in sostanza, mi sento di dire solamente che ideologicamente non mi sentivo di continuare a ‘viaggiare’ su questa strada”.

Dove è stato in questo ultimo periodo?
“Ho trascorso un pò di tempo da mio padre, nell’isernino, e con la mia famiglia, ma a breve credo che andrò altrove”.

Che tipo di lavoro vorrebbe svolgere per il suo futuro?
“In realtà io sono un tipo di persona alla quale piace lavorare, di qualsiasi lavoro si tratti. Nell’ultimo periodo, ad esempio, oltre a distribuire svariati curriculim vitae, ho ricoperto il ruolo di tutor in alcuni corsi di formazione rivolti a giovani (e non) ed a ragazzi. Ma il mio sogno oggi, se proprio vogliamo usare questo termine, è quello di diventare una Guardia Giurata ovvero il cosiddetto “vigilantes”, una figura professionale che mi ha sempre affascinato. Spero di poter realizzare questa piccola ambizione anche se, considerato i tempi che corrono, torno a ripetere che qualsiasi cosa va bene”.

http://molisetabloid.altervista.org/interv...ato-mia-verita/

Intervista esclusiva all’ex parroco di Cercepiccola e San Giuliano, Giovanni Tramontano: ‘Diffamato e calunniato, ecco la mia verità’
BY MOLISETABLOID – POSTED ON 05/08/2014
Share: “Sono ormai otto mesi che ho lasciato il sacerdozio ma sulla mia persona sono […]
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“Sono ormai otto mesi che ho lasciato il sacerdozio ma sulla mia persona sono state dette e continuano a circolare tante voci insulse e calunniose. Sono stato dipinto come il peggior criminale del mondo senza motivo alcuno. Ma adesso basta. Sono davvero stanco di questa situazione. Ora è giunto il momento di darci un taglio”. E’ quanto dichiarato in una intervista esclusiva rilasciata a Molisetabloid.it dall’ex parroco di Cercepiccola e San Giuliano del Sannio, Giovanni Tramontano, il quale denuncia la presenza di “chiacchiericci che vanno a ledere non solo la mia persona ma anche quella di terzi”.
“Lettere anonime, dicerie, menzogne, racconti inventati di sana pianta – continua Tramontano – mossi da una profonda cattiveria di poche persone che non so da cosa possa nascere. Tra le tante cose è stato addirittura detto che sarei abile a fare il lavaggio del cervello, a plagiare, a ‘rigirare’ le persone, a riuscire ad avere potere su di loro con il solo scopo di sfruttarle e tenerle strette a me. E in questa vicenda, purtroppo, è stata immischiata anche una mia carissima amica che, suo malgrado, si è trovata coinvolta in queste dicerie solo perché all’epoca, in qualità di sacerdote, le sono stato vicino in un momento di profonda tristezza che l’aveva colpita. Il lavoro di un sacerdote è proprio quello di stare vicino ai propri parrocchiani quando ne hanno più bisogno, ma evidentemente alcune persone dalla mentalità chiusa, ottusa, hanno visto in questo mio gesto un qualche segno di maliziosità, vedendo del marcio in una cosa pura come l’amicizia, sentimento che può tranquillamente esistere tra un uomo ed una donna (o tra un prete ed i suoi parrocchiani) senza che si trascenda obbligatoriamente in qualcosa di più profondo. L’amicizia non deve essere giustificata. Posso dire a gran voce ed alla luce del sole che io, quando ero sacerdote, non ho mai dato scandali (l’aver lasciato il clero non costituisce uno scandalo) e cattivi esempi, anzi, chi ancora oggi mi incontra e mi ferma per strada nutre nei miei confronti profonda stima, affetto ed amicizia, la stessa che avevo allacciato e che ancora oggi intrattengo con questa persona insieme a molti altri cittadini delle comunità nelle quali ero parroco. Voglio precisare però – continua a raccontare Tramontano – che non ho sentimenti di rancore verso nessuno, nonostante ci sia chi contribuisce ad alimentare queste dicerie, e non ho assolutamente nulla di cui pentirmi o vergognarmi. Dico solo che, dopo otto mesi, è giunto il momento di lasciarmi in pace a vivere tranquillamente la mia vita.
Tali atti diffamatori nascono da persone povere nell’animo e dominate dalla cattiveria. Se si ha qualcosa da dire è bene farlo guardando l’altro direttamente negli occhi e non nascondendosi come dei vigliacchi nell’anonimato e nell’ombra di assurde macchinazioni. Nelle Sacre Scritture queste persone vengono chiamate ‘sepolcri imbiancati’ poiché appaiono puliti fuori ma il loro cuore è marcio. E il marcio, si sa, prima o poi torna sempre alle origini. Del resto la vera giustizia è quella di Dio che, come recita un antico proverbio, ‘ è lungariello ma no scurdariello’.
Tengo a sottolineare anche che quella di lasciare il clero è stata una mia scelta, non dettata da fattori esterni, non dipesa da imposizioni di terzi. Tuttavia, anche se non sono più un prete, non vuol dire che io abbia lasciato anche la Chiesa, anzi. Credo con sempre più fervore in un Dio dell’amore, che non giudica ma perdona.
Ancora oggi se qualcuno chiede il mio aiuto per una qualsiasi cosa, anche solo per un consiglio, io sono sempre a disposizione perché non rinnego ciò che sono stato. Non sono più un prete, è vero, ma sono sempre Giovanni Tramontano”.
Insieme a Giovanni Tramontano abbiamo incontrato anche una delle persone da lui citate in quanto ritrovatesi oggetto di simili calunnie e diffamazioni. Per motivi di privacy, non citeremo il nome della persona in questione.
“Da Giovanni ho ricevuto solo del bene. Mi è stato vicino, all’epoca, come sacerdote ed oggi ancora come amico sincero e fidato aiutandomi a superare un difficile momento della mia vita. Giovanni è un vero amico, e così come esterna con me questo suo nobile e prezioso sentimento, lo fa con tanti altri che lo rispettano e lo stimano profondamente. Rispondo a chi insinua assurdità di ogni genere che Giovanni non ha mani influenzato o manipolato nessuno in quanto io (qui parlo personalmente) sono perfettamente in grado di intendere e di volere. Se tante altre persone fossero e si comportassero come Giovanni, sicuramente le nostre comunità diventerebbero dei luoghi migliori. E’ facile puntare il dito contro chi è solo, vedendo del marcio in ogni gesto, attaccando costantemente chi è reputato essere il più debole. Ma vi assicuro che anche chi è solo è in grado di difendersi molto bene”.
In chiusura dell’esclusivo incontro, Giovanni Tramontano ha dichiarato un’ultima cosa: “Ora mi sono limitato semplicemente a raccontare. Ma se tale situazione proseguirà, se tali calunnie di queste persone persisteranno, non esiterò ad agire per vie legali. Non si può continuare a vedere persone che, per ragioni inesistenti, distruggono la vita degli altri”.

Edited by GalileoGalilei - 4/9/2015, 04:58
 
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view post Posted on 19/8/2014, 12:59
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Manduria (TA). Don Leonardo Mero, salesiano, torna dal Madagascar, si spreta, si sposa e ha una figlia

www.manduriaoggi.it/notizia.asp?idnews=15768

"Don Luigi Neglia" e la confraternita dell'immacolata e fa un annuncio



«A fine dicembre ritornerò a Manduria»

«Ai carissimi
Antonio Dimitri e l’Associazione Don Luigi Neglia
Leonardo Demaglie e la Confraternita dell'Immacolata

Ho ricevuto i vostri messaggi e il segno generosissimo della vostra solidarietà. Vi sono davvero grato per la vostra vicinanza e per l'affetto con cui accompagnate me e tutte le persone che il Signore ci chiama a servire in questa missione salesiana di Port-Louis, a Mauritius. Il valore di ciò che avete raccolto per noi è inestimabile, perchè frutto di un cuore che ama e di una fede che diventa operativa per essere strumento della Divina Provvidenza. Da qui seguiamo lo sviluppo della situazione italiana e sappiamo che, in

www.dongiorgio.it/04/08/2014/io-pre...erche-e-giusto/
Io prete, marito, papà: vi spiego perché è giusto
IN SCELTI PER VOI / BY DON GIORGIO / ON 4 AGOSTO 2014 AT 11:44 /
don maurizio
da La voce di Manduria
Io prete, marito, papà: vi spiego perché è giusto
Pubblicato da Redazione domenica, 3 agosto, 2014
Ciao carissimi. Rieccomi a voi, perché vi avevo promesso che vi avrei scritto qualcosa in più su ciò che penso della situazione di tanti sacerdoti che hanno fatto una scelta di vita simile alla mia.
Un mio caro amico prete mi ha scritto che rischio di provocare maggiore confusione nel cuore della gente che non ha certe conoscenze e che il sacerdote è chiamato a vivere da celibe per imitare Cristo…
La mia intenzione non è di confondere le idee delle persone! Credo molto nella capacità di riflessione delle persone e ritengo che sia giusto far conoscere loro delle realtà su cui spesso la gerarchia della Chiesa fa silenzio…Solo nella verità ci può essere autentica libertà!
Io rispetto molto il valore del celibato sacerdotale sia per il suo significato, sia per la sua efficacia dal punto di vista pastorale…Penso che la Chiesa debba custodire gelosamente questo valore, ma non lo ritengo esclusivo, perché ci sono anche altri modi di servire il Signore, sapendo che il sacramento del sacerdozio non esclude di per sé il sacramento del matrimonio. E questo non sono io ad affermarlo, ma lo afferma la Sacra Scrittura e la tradizione della Chiesa.
San Paolo, nelle lettere a Timoteo e a Tito, parla del vescovo, del presbitero e del diacono, dicendo che devono essere sposati una sola volta e dare prova di ben dirigere le loro famiglie (1Tim 3,2-12; Tit 1,6). Nella Chiesa dei primi secoli, i sacerdoti erano uomini sposati e con figli. Poi, con il concilio di Elvira nell’anno 306, fu introdotta la disciplina del celibato ecclesiastico. Questa regola, però, non è stata seguita dai nostri fratelli Ortodossi e tanto meno dai nostri fratelli Anglicani, di origini più recenti…Eppure anche questi nostri fratelli hanno la nostra stessa fede e si ispirano allo stesso Vangelo! Ma c’è di più, una realtà che pochissimi cattolici conoscono…Anche nella nostra Chiesa Cattolica c’è tanta varietà! I sacerdoti cattolici di rito latino sono tenuti all’obbligo del celibato. Mentre ci sono altri sacerdoti cattolici, di rito orientale, che possono scegliere se rimanere celibi o sposarsi prima di essere ordinati. Si tratta di sacerdoti che sono cattolici e quindi legati al Papa, ma hanno una tradizione liturgica e canonica diversa, che Roma rispetta. Se, per esempio, andate alla chiesa della “bocca della verità” a Roma, troverete i sacerdoti cattolici melchiti, originari della Siria, che possono sposarsi. Se andate a Piana degli Albanesi, vicino Palermo, troverete i sacerdoti cattolici uniati che celebrano la Messa, mentre le loro mogli e i loro figli sono seduti tra i banchi della chiesa! E gli esempi potrebbero moltiplicarsi…Allora mi chiedo: se Roma riconosce a questi sacerdoti la possibilità di avere una famiglia, vuol dire che questo è possibile, che non è contro il Vangelo? Ma se questi sacerdoti hanno il permesso, perché non possiamo riceverlo anche noi, sacerdoti di rito latino?
Quando Papa Benedetto XVI ha accolto i sacerdoti e i vescovi anglicani che hanno chiesto di diventare cattolici, lo ha fatto permettendo loro di continuare a vivere con le loro mogli e i loro figli…Ma allora perché i nostri preti non ci mettono al corrente di tutte queste cose? Perché tacere? Quali paure ci bloccano?
Qualcuno sostiene che se anche ai sacerdoti di rito latino venisse dato il permesso di sposarsi, la gente ne sarebbe scandalizzata! Ma dai, finiamola con queste storie…Chi sarebbe scandalizzato? Forse coloro che, prigionieri del formalismo legalista, vivono la fede come un adempimento dei canoni del codice di diritto canonico, invece che come ricerca della risposta d’Amore più coerente da dare all’Amore di Dio! Nel passato, anche un diacono sposato avrebbe potuto scandalizzare, eppure oggi è normale per i fedeli vedere all’altare dei diaconi permanenti con moglie e figli. E permettetemi una confidenza…Vivendo come missionario in Madagascar, vi assicuro che ho visto la maggior parte dei vescovi e dei preti locali tranquillamente legati a donne con cui hanno avuto dei figli, e la gente considera tutto ciò estremamente normale, ma vorrebbe che questo non venisse fatto in maniera clandestina, bensì alla luce del sole, come avviene per ogni buon marito e buon padre di famiglia. Oggi, mia nipote di 12 anni continua a chiedermi quand’è che riceverò il permesso di confessarla e molti miei amici desiderano che io ritorni a celebrare l’Eucarestia con loro, pur sapendo quale sia il mio nuovo stato di vita…Tutti continuano a chiamarmi “Don Leonardo”, compresa mia moglie…Ma allora chi è che si scandalizzerebbe se i preti potessero sposarsi?
E’ arrivato il tempo di abbandonare certe visioni distorte della sessualità, questo grande dono del Creatore…E’ giunto il tempo di smetterla di soffocare l’anelito del cuore umano a servire il Signore in una maggiore completezza, quella della vita familiare e del ministero sacerdotale a favore di una comunità…E’ il momento di ricordarsi che Dio si è incarnato è che tutto il bello della nostra umanità non può che immergerci nel suo cuore, se lo viviamo con autenticità.
Non è vero che un prete sposato non svolgerebbe bene il suo servizio…Sì, dovrebbe farlo in maniera diversa e tenendo conto di un certo equilibrio da mantenere tra i suoi impegni, ma non sarebbe da meno di un sacerdote celibe. Un mio amico francese mi ha scritto: “Ora sei diventato papà…e chi meglio di un padre potrebbe comunicare al mondo l’Amore del nostro Padre celeste!”.
Leonardo Mero

www.lavocedimanduria.it/wp/video-in...ito-chiesa.html

L’INTERVENTO dell’ex prete sposato non gradito alla chiesa
Pubblicato da Redazione lunedì, 18 agosto, 2014 - 13:33 | Aggiornato ore: 09:59. | 4 Commenti
Manduria Schermata 08 2456888 alle 13.29.53 e1408361444537 LINTERVENTO dellex prete sposato non gradito alla chiesaMANDURIA – Oltre all’intervento del giornalista gay Danilo Lupo, i padri francescani hanno chiesto anche di non dare la parola, durante la festa della Voce di Manduria, al manduriano Leonardo Mero, ex prete che dopo 30 anni di sacerdozio ha deciso di abbandonare l’abito talare per sposarsi con la donna di cui si era innamorato e dalla quale ha avuto un figlio. Il collega Lupo ha comunque parlato lontano dal sagrato della chiesa così come ci era stato chiesto da chi ci ospitava, mentre il contributo video di Mero che vive in provincia di Roma per cui non è potuto essere presente di persona, non è stato mostrato perché l’unico impianto di videotrasmissione era montato su un lato del palco, quindi nella zona vietata. Ci siamo scusati ieri con il pubblico e lo rifacciamo ora con i nostri lettori e con lo stesso Leonardo Mero. A tutti, comunque, vi proponiamo il breve discorso dell’ex sacerdote non gradito alla chiesa cattolica.

Leonardo Mero scrive:
19 agosto 2014 alle 00:12
Carissimi lettori de “La Voce di Manduria”, nel valutare l’accaduto alla festa di ieri, faccio affidamento al buon senso di ognuno di voi. Da parte mia, per amor di verità, desidero solo fare alcune precisazioni riguardo a ciò che è stato scritto:
1. Il mio intervento, che avrebbe dovuto essere video-proiettato, non era sul celibato dei preti, ma riguardava semplicemente una riflessione sulla “libertà di coscienza”, che è fondamentale per vivere il nostro rapporto con Dio da figli adulti (ne avete la prova con il video on-line).
2. Non è vero che sono un “ex-prete”, come sono stato definito in alcuni articoli della gazzetta. Io continuo ad essere prete (felicemente sposato), perché il sacramento dell’ordinazione sacerdotale rimane sempre valido, anche se oggi la Chiesa non mi permette di svolgere il servizio da prete. Tant’è vero che, se un giorno dovessi trovarmi in presenza di un moribondo che mi chiede l’assoluzione, io avrei l’obbligo morale (stabilito dalla Chiesa, cf. canoni 292 e 976 del Codice di Diritto Canonico) di confessare quella persona!
3. Non sono prete da 30 anni, ma da 17, perché sono stato ordinato nel 1997 in Madagascar.
4. Infine, non mi è nato un figlio, ma una figlia: una stella venuta dal cielo per accarezzare la terra!
Cordiali saluti a tutti,
don Leonardo Mero.

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view post Posted on 26/8/2014, 10:09
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San Benendetto val di Sambro - diocesi di Bologna, don Flavio Masotti, 37 anni, si spreta

www.ilrestodelcarlino.it/bologna/pr...o-choc-1.150008

L'annuncio choc del prete: "Lascio"

San Benedetto Val di Sambro, la notizia data ai fedeli durante la messa
Don Flavio Masotti

San Benedetto (Bologna), 26 agosto 2014 - Una decisione difficile, maturata dopo una lunga riflessione e annunciata pubblicamente ai fedeli al termine della consueta messa domenicale. Don Flavio Masotti, 37anni, parroco delle chiese di Pian del Voglio, Montefredente, Sant’Andrea e Qualto, nel comune di San Benedetto Val di Sambro, ha lasciato per sempre l’abito sacerdotale. E’ stata una vera e propria notizia choc che ha sconvolto un’intera comunità. Da tempo in paese serpeggiavano delle voci sulla questione, alle quali nessuno però aveva mai voluto credere. E invece domenica è giunta l’inaspettata doccia fredda.

Durante le funzioni celebrate nelle quattro parrocchie gremite, tra applausi e momenti di commozione, don Flavio, amato e stimato da tutti i parrocchiani per la sua grande serietà e disponibilità, ha annunciato quello che nessuno si aspettava. Lascia la sua gente, la sua chiesa e soprattutto lascia la tonaca dopo quattro anni di vicariato nella zona Setta, Savena e Sambro.

Edited by GalileoGalilei - 26/8/2014, 14:52
 
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