Laici Libertari Anticlericali Forum

Preti in crisi, Quando si spretano per un uomo, una donna, per tornare uomini liberi.

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view post Posted on 23/12/2012, 19:09
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http://www.savaglio.eu/index.php/cronaca34...un-ex-sacerdote

Cronaca
Lamezia: la Curia smentisce la notizia del presunto matrimonio di un ex sacerdote

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Categoria principale: Cronaca
Categoria: cronaca
Creato Domenica, 23 Dicembre 2012 15:19
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La Curia Vescovile di Lamezia Terme, in seguito ad alcuni articoli, pubblicati sulla stampa locale in merito all’abbandono del sacerdozio da parte del Reverendo Giuseppe F., essendo venuta a conoscenza di infondati articoli, nei quali si prospettava un matrimonio del suddetto sacerdote, sente il bisogno per amore della verità di dover smentire quanto riportato da alcune testate giornalistiche.
Ribadendo il rispetto, unito al profondo dispiacere e dolore della Chiesa, per la persona e la scelta del Reverendo Giuseppe F., sacerdote del clero di questa Diocesi, si precisa che il suddetto sacerdote ha fatto richiesta con lettera personale a Sua Eccellenza Monsignor Luigi Cantafora, di essere dimesso dallo stato clericale e dagli obblighi del sacerdozio. Secondo i canoni del Diritto Canonico, il Reverendo F., si trova ad essere sospeso a divinis, mentre si precisa che la dimissione dallo stato clericale e dagli obblighi del sacerdozio e la conseguente dispensa per il matrimonio, può essere concessa solo dalla Santa Sede Apostolica. Il Reverendo Falvo, trovandosi in questa situazione canonica, non può contrarre matrimonio religioso secondo il rito della Chiesa Cattolica.
Pertanto è da ritenere falsa, infondata, non esatta la notizia che allude ad un presunto matrimonio religioso del Reverendo.
Questa Curia, si fa portavoce di un’esigenza di verità e chiarezza nella diffusione delle informazioni, al fine di garantire il rispetto
 
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view post Posted on 15/2/2013, 07:44
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Don Silvano Vigliotti, diocesi di Acerra

www.fanpage.it/dopo-le-dimissioni-d...drome-da-addio/

Dopo le dimissioni del Papa è “sindrome” da addio
A San Felice a Cancello, nel Casertano, don Silvano, il parroco del paese, lascia tra lo stupore dei fedeli dopo circa 7 anni: "Spero possiate accettare le mie dimissioni, mi affido alla preghiera".


Le dimissioni di Papa Benedetto XVI potrebbero avere un effetto “a catena” ? Molti teologi hanno ipotizzato che il clamoroso gesto di Joseph Ratzinger potesse in effetti generare una sorta di sfiducia diffusa all'interno della Chiesa Cattolica. A San Felice a Cancello, centro del Casertano, è già accaduto. Lo racconta il sito internet Interno18: ieri, prima della messa serale, don Silvano, il parroco della locale parrocchia, ha salutato tutta la cittadinanza, parlando un’ultima volta dal suo altare: “Credo che debba essere la comunità la prima a dover sapere che ho svolto la mia missione a Cancello e poche settimane fa ho scritto al Vescovo”.

Nell'articolo viene raccontata la storia: “Don Silvano legge la lettera, anche abbastanza commosso: ‘A sua Eccellenza Monsignor Giovanni Rinaldi. In questo momento particolare sento il bisogno di ringraziare Dio, innanzi tutto. Il 27 settembre 2006 mi fu affidata la guida spirituale di questa parrocchia. Dopo il sacerdozio, è stato per me il dono più ricco e più gratificante. Iniziai circa sette anni fa con entusiasmo e spirito di servizio, ora ritengo conclusa l’esperienza di parroco per motivi ben noti a Vostra Eccellenza. Con la speranza che accetterete le mie dimissioni, mi affido alla preghiera' “. Ignoti i motivi del gesto: potrebbero essere questioni di salute o, spiega il sito di informazione locale, anche divergenze pesanti con alcuni parrocchiani.

http://interno18.it/attualita/30832/sindro...a-la-parrocchia

Sindrome da dimissioni. A San Felice il prete lascia la parrocchia
Don Silvano ha annunciato durante la messa serale la propria decisione ai fedeli raccolti in preghiera
Elvira D'Agostino in Attualita'Mer, 13/02/2013 - 23:07

San Felice a Cancello - C’è crisi. E’ crisi economica ma non solo. E’ anche e soprattutto crisi spirituale. Lo si scorge sia a livello nazionale, caso esemplare le dimissioni del Papa, sia a livello locale.

San Felice a Cancello non esula la perdita di valori e il crollo generale. Il popolo, ha visto nell’ultimo periodo accadimenti già alquanto forti: disorientato infatti, già relativamente al potere temporale, per la vicenda che ha visto coinvolto il sindaco e il suo andar via dalla casa comunale.

Ma non basta. Cancello Scalo, ha perso ufficialmente anche il suo parroco. Commozione generale questa sera, quando prima della messa serale, Don Silvano ha salutato tutta la cittadinanza, parlando un’ultima volta dal suo altare: "Credo che debba essere la comunità la prima a dover sapere che ho svolto la mia missione a Cancello e poche settimane fa ho scritto al Vescovo".

Don Silvano legge la lettera, anche abbastanza commosso: "A sua Eccellenza Mons. Giovanni Rinaldi. In questo momento particolare sento il bisogno di ringraziare Dio, innanzi tutto. Il 27 settembre 2006 mi fu affidata la guida spirituale di questa parrocchia. Dopo il sacerdozio, è stato per me il dono più ricco e più gratificante. Iniziai circa sette anni fa con entusiasmo e spirito di servizio, ora ritengo conclusa l’esperienza di parroco per motivi ben noti a Vostra Eccellenza. Con la speranza che accetterete le mie dimissioni, mi affido alla preghiera".

Così don Silvano lascia la parrocchia Sant’Alfonso Maria De Liguori. A celebrare la messa in seguito, don Stefano Maisto, il quale definisce l’atto di don Silvano un atto umile: "La testimonianza vista è una testimonianza di umiltà, di un uomo che si è messo nei panni di Dio. Con questo gesto quasi papale, ha chiesto scusa per le eventuali mancanze e si è ritirato a Dio. Al di là di tutto una comunità che dovrebbe ringraziare per un testimone del genere, al di là di tutto".

Non chiaro, attraverso la lettera di dimissioni, il motivo per cui il parroco ha deciso di lasciare la Parrocchia Sant’Alfonso Maria De Liguori. C’è chi parla di problemi di salute, chi invece riconduce questa scelta a divergenze avute in questi anni con alcuni parrocchiani.

Il Vescovo lo ha nominato amministratore parrocchiale, Stefano Maisto, già parroco nella frazione limitrofa di Pezzalunga e guiderà la chiesa De Liguori, sino all’arrivo di un nuovo parroco".

6 commenti


IL Vernacoliere Campano · Lavora presso Livorno
..vergogna per coloro che l'hanno criticato e che lo hanno costretto a tale gesto, dopo tantissimi attacchi ingenerosi e senza motivazioni importanti...i soliti noti che predicano il senso religioso e cattolico ma poi dietro colpiscono con fendenti alla schiena.....
Rispondi · 5 · Mi piace · Segui post · Mercoledì alle 23.22
Monica De Lucia · Segui · Lavora presso Studio Comm.le e Tributario Esposito-Caputo
Sono sicura che presto rivedremo volti gioiosi di persone che si erano allontanate dalla comunità parrocchiale e che fino ad ora senza ritegno lo avevano pesantemente infangato! Io mi rivolgo a queste persone: SIETE VOI LA ROVINA e LA VERA VERGOGNA di CANCELLO!!
Rispondi · 4 · Mi piace · Segui post · 21 ore fa
Nello Renga · Scientifico Statale Nino Cortese
...il popolo dapprima esalta ed esulta quando si moltiplicano pani e pesci, per poi scegliere il traditore e gridare "crucifige"! certo popolino non ha memorie di infamie! grida ed invoca l'umiltà per gli altri ma mai per sé stessi. La fede è una cosa troppo intima per essere commentata (e sbandierata) ogni momento su fb e non è certo fatta di copia/incolla da wikipedia. I nostri volti gioiosi erano e gioiosi saranno anche ora e quando a qualcuno tornerà il mal di pancia...e la storia si ripeterà!
Rispondi · 2 · Mi piace · 21 ore fa
IL Vernacoliere Campano · Lavora presso Livorno
BRAVISSIMA MONICA ,ESSERI SPREGGEVOLI CHE HANNO COSTRETTO DON SILVANO ALLE DIMISSIONI.....SI VOGLIONO PRENDERE ANCHE LA CHIESA E PARLANO DI CRISTO....SVERGOGNATI E SENZA ANIMA .....ORA SORRIDONO E GIA' COMINCIANO A LECCARE CHI LO SOSTIURA' ...
Rispondi · Mi piace · 19 ore fa
IL Vernacoliere Campano · Lavora presso Livorno
Nello Renga ......ORA DOBBIAMO INTENSIFICARE E SBURGIARDARE PUBBLICAMENTE COLORO CHE HANNO ATTENTATO ALLA TRANQUILLITA' DI DON SILVANO...DEVONO ESSERE BANDITI DA CANCELLO PER IL LORO COMPORTAMENTO DA VILI E VERMI QUALI SONO...E SI PERMETTONO ANCHE DI PARLARE DI CRISTO E DEL BENE VERSO IL PROSSIMO...SI IL PROSSIMO LORO INTERESSE
Rispondi · Mi piace · 19 ore fa
Francesco Adriano De Stefano · Segui · Volontario presso IL LABORATORIO - Web Page
Ora si è dimesso. Molti gioiranno, molti torneranno a fare i lecchini in prima fila, molti torneranno nella casa di Dio a voler dettare legge. Io lo ricorderò sempre come la persona genuina e generosa che tanto ha fatto per consegnare a noi una Chiesa SENZA PRIME DONNE, SENZA VIGLIACCHI IMPOSTORI.
Rispondi · 3 · Mi piace · Segui post · Ieri alle 1.20
Izzo Luigi · Segui · Lavora presso Ministero della Difesa
Don Silvano resterai x sempre la nostra guida! W Don Silvano Vigliotti!!!!!!!!!!!!!!
Rispondi · 2 · Mi piace · Segui post · Mercoledì alle 23.58
Carla De Luca · Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"
la gente è sempre traditrice lecchina, sono sempre pronti a giudicare l'operato degli altri , senz.a pensare ai propri fatti loro
Rispondi · Mi piace · Segui post · 9 ore fa
Gianluca Della Corte
Epidemia fu.
Rispondi · Mi piace · Segui post · 16 ore fa

http://www.valledisuessola.it/articoli/il-...cerra-peggiora/

15 febbraio 2013
Il vescovo di Acerra peggiora

Compito del cronista è di riportare fedelmente quanto vede e quanto sente, dopo averne verificato la fonte.

E’ ancora negli occhi, nelle orecchie, nella mente, nel cuore e nell’animo di moltissimi Santamariani quanto fatto dal vescovo acerrano a don Gregorio Crisci, parroco di San Nicola Magno. E tutti erano e sono convinti che il tiro al massacro intrapreso da mons. Giovanni Rinaldi, per cercare di allontanare il più possibile i fedeli dalla Chiesa cattolica, non era terminato.

Avevamo dato notizia, qualche giorno fa, dell’ennesima pugnalata alle spalle dei sacerdoti perpetrata dal prelato. Ebbene, Sua Eccellenza ha ottenuto quanto desiderava: l’allontanamento del parroco di Cancello, don Silvano Vigliotti, che non ha ancora compiuto i 75 anni.

Il sacerdote, che non è un “fesso”, ha fatto le valigie e se n’ è ritornato presso i suoi familiari a Cervino.

Edited by GalileoGalilei - 17/3/2013, 07:55
 
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view post Posted on 17/3/2013, 07:49
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Il fenomeno dei preti che ritornano è davvero poco significativo, 74 preti su 1.076 spretati nell'ultimo anno (presumibilmente il 2005, se il riferimento è un articolo di giornale del 2007), ossia il 6,877%. Mentre era molto più diffuso in passato. Infatti, se le cifre riportate sono esatte, erano circa il 19,7% negli ultimi 35 anni.

Vuol dire che attualmente chi lascia il sacerdozio lo fa per sempre, a dispetto del titolo di questo articolo


www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_...ca-per-4444.htm

16 MAR 18:33
MEGLIO PREGARE CHE SCOPARE – IN 35 ANNI, 11MILA PRETI HANNO LASCIATO LA TONACA PER AMORE PER POI PENTIRSI E CHIEDERE DI TORNARE: MEGLIO LA CASTITÀ DELLA VITA DI COPPIA - UN FENOMENO SOMMERSO, SCONOSCIUTO AI PIÙ, DI CUI SI PARLA MOLTO POCO…

Caterina Maniaci per "Libero"

Decidere di abbandonare il sacerdozio, magari dopo anni di faticoso "esercizio", in una parrocchia di periferia, in un grande istituto, o mentre si naviga negli oceani, facendo i cappellani nelle navi... Non si vuole più fare il prete per la fede che viene a mancare. Oppure perché si incontra una donna e si capisce che la strada imboccata è sbagliata: è la storia comune di alcuni sacerdoti. Neppure pochissimi, se si considera che, secondo i dati forniti dalla Congregazione per il clero, sarebbero 1.076 in media all'anno i preti che "abbandonano".
PRETI A PENSER - Copyright PizziPRETI A PENSER - Copyright Pizzi

Un fenomeno noto e causa di grandi discussioni in seno al mondo cattolico. Ma tra quelli che lasciano, gli ex, ci sono quelli che poi si pentono e vogliono tornare a fare i sacerdoti. Vivere con una donna non li soddisfa più, oppure hanno capito, con il tempo, che proprio essere e fare il prete era la scelta migliore... Così, per i 1.076 che lasciano, 74 chiedono di tornare. Un fenomeno sommerso, sconosciuto ai più, di cui si parla molto poco.

STANCHI DELLA MOGLIE...
Ne parla, invece, un libro appena uscito, dal titolo "Fare il prete non è un mestiere", di Laura Badaracchi (edizioni dell'Asino), libro a metà strada tra il manuale e l'inchiesta, che intende tracciare un identikit su chi sono oggi i sacerdoti. Moltissimi dati, molte testimonianze, molti spunti di riflessione.

Dal vasto lavoro di indagine dell'autrice, emerge, tra gli altri, il fenomeno degli ex preti che vogliono tornare a fare i preti. Lo ha descritto per prima "La Civiltà Cattolica", prestigiosa e storica rivista dei gesuiti, in un articolo uscito nel 2007 e intitolato, significativamente, "Preti che abbandonano, preti che ritornano".

«Si parla spesso dei sacerdoti cattolici che abbandonano il ministero e si sposano», fa notare l'autore dell'articolo, padre Gian Paolo Salvini, nonché direttore della rivista, «ma assai meno di quelli che, rimasti vedovi o insoddisfatti del nuovo stato di vita, chiedono di essere riammessi all'esercizio del ministero.

In 35 anni sono stati 11.213, di fronte a circa 57mila che hanno abbandonato. È un fenomeno di notevole rilevanza pastorale, che dimostra anche la benevolenza della Chiesa».

Bisogna chiarire che i sacerdoti che lasciano il ministero non "perdono" la condizione sacerdotale, che è un sacramento e dunque non "scioglibile". In generale, chiedono la dispensa dagli obblighi derivanti dallo stato sacerdotale, ossia il celibato e recita del breviario.

Quali sono le condizioni per poter tornare a fare i preti? Ci deve essere la dichiarazione di un vescovo (o prelato di grado maggiore) che si dichiari pronto a reintegrare l'ex sacerdote in questione nella propria diocesi o nel suo istituto, garantendo anche «l'assenza di pericolo di scandalo qualora la domanda fosse accolta».

UN PERCORSO A OSTACOLI
L'ex, poi, non deve essersi sposato in chiesa, se lo ha fatto, occorre il certificato di morte del coniuge (se vedovo) o il decreto di nullità del matrimonio. Non deve essere troppo anziano e deve aver fatto un corso di aggiornamento teologico di almeno sei mesi. Insomma, un percorso "a ostacoli" perché si capisca che uscire e rientrare per la porta del sacerdozio non deve essere considerato semplice e scontato.

Il caso degli ex preti pentiti rientra, ovviament, in un quadro generale che, come rileva Laura Badaracchi nel suo libro, deve considerare il calo delle vocazioni, soprattutto in Occidente e in Italia, con una sempre più forte presenza di sacerdoti stranieri. Nel 1998 i preti stranieri in Italia erano 1.675. Nel 2001 erano diventati 2.003. Da dove vengono? Soprattutto dall'Europa dell'Est, dall'Africa, dall'America Latina, dall'Asia.

E poi ci sono le cosiddette "vocazioni adulte" in aumento, ossia quelle di chi ha deciso di prendere i voti in età matura, dopo varie esperienze di vita e riguarda soprattutto chi sceglie gli ordini monastici, anche quelli più duri, come i trappisti e persino gli eremiti. Perciò, tra quelli che se ne vanno e quelli che ritornano, quelli che arrivano da altri Paesi, ci sono sempre quelli che restano al loro posto, tra mille difficoltà, ma convinti che essere preti rimane sempre una bella sfida, un buon motivo per giocarsi la vita.
 
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view post Posted on 2/4/2013, 16:09
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Oschiri (OT). Don Fabio Nieddu si spreta e si sposa


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http://lanuovasardegna.gelocal.it/olbia/cr...sposo-1.6806233

Il prete innamorato lascia la Chiesa: «Ora mi sposo»

Oschiri, la storia dell’ex parroco Fabio Nieddu e della sua compagna Liuba Becciu. «Quando l’ho conosciuta ho messo in discussione la mia vita, poi ho scelto lei»

di Stefania Puorro

OLBIA. I suoi dieci anni di sacerdozio «sono stati meravigliosi». Da parroco di Oschiri, Fabio Nieddu, 39 anni, originario di Bottidda, ha svolto una missione di fratellanza e solidarietà: è stato vicino ai deboli e agli ammalati, è stato al fianco dei giovani. Ha rivolto tanti sorrisi, regalato abbracci, pronunciato infinite volte parole di speranza e trasmesso coraggio a tante persone che soffrivano. Una generosità d’animo che non è mutata. Anzi. Ma adesso la sua vita è cambiata. Totalmente. L’amore per Dio è rimasto infinito, ma non è più un suo servitore. Al suo fianco, ora, c’è una donna. Che diventerà sua moglie, non appena arriverà la dispensa.

Gli ostacoli. Questa è una grande storia d’amore. Che, come tante altre, ha trovato ostacoli durante il cammino. Forse qualcuno in più, visto che lui è un ex sacerdote. Ma è un uomo, prima di tutto. E, come tale, deve essere libero di scegliere. Così ha fatto. Non prima, però, di un lungo percorso, durato un anno, per avere la certezza che un cambiamento così radicale fosse davvero ciò che desiderava.

E in questa direzione lo ha spinto, prima di tutti gli altri, proprio Liuba Becciu, 42 anni, di Mores, diventata la sua fidanzata. Lei non voleva intralciarlo, desiderava che si prendesse tutto il tempo che gli occorreva, prima di mettere da parte l’abito talare. E, pur soffrendo in silenzio, lo ha aspettato. Il destino ha deciso per loro. Sono insieme, si amano, vogliono sposarsi appena potranno, e, se Dio vorrà, sperano di avere dei figli.

Il passato. Prima di arrivare a parlare del presente e del futuro, Fabio Nieddu torna indietro negli anni. «Il desiderio di entrare in seminario è nato quando avevo 11 anni. E infatti ho frequentato le scuole medie e superiori a Ozieri. Mi affascinava la figura del mio parroco, un ex missionario, e poi i miei amici già in seminario mi parlavano bene della loro esperienza. E così ho voluto farla anche io. La mia famiglia inizialmente pensava che fosse un’inclinazione passeggera, invece è diventata la mia scelta di vita. I periodi di crisi, di ripensamento, non sono mancati. Ma sono andato avanti anche con l’aiuto dei miei superiori. Ho frequentato a Cagliari la facoltà di Teologia, quindi sono entrato nel seminario maggiore. Anche lì ho avuto dei momenti di difficoltà, ma non ho mollato. Anche perché nel frattempo i miei cari mi vedevano già come un prete e non avrei mai voluto deluderli. Nel 2001 sono andato a Oschiri come diacono, e il 5 maggio dell’anno dopo sono diventato sacerdote. Sono stato prima vice parroco, poi amministratore, quindi parroco di Oschiri. Per dieci meravigliosi ed entusiasmanti anni. Ho coinvolto tutto il paese, ho instaurato un rapporto intenso con la gente di ogni età. Ho sempre pensato agli altri trascurando me stesso dal punto di vista spirituale. E la crisi si è accentuata con la morte di mio padre. È stato proprio durante la sua malattia che, nel 2011, ho conosciuto Liuba».

L’incontro. È lei, a questo punto, a parlare. «Io sono infermiera professionale, precaria. In quel periodo non stavo lavorando e mi hanno chiamata all’ospedale di Ozieri per assistere un paziente anziano ricoverato in Medicina. Dopo qualche giorno, nella stanza, è stato ricoverato il padre di Fabio. Ricordo sua madre, una signora spaventata. Le avevo detto: “Stia tranquilla, ci sono qui io. Se ha necessità, le darò una mano”. È stata lei, poi, un giorno a dirmi: “Fabio non verrà oggi, deve andare a messa”. E io allora ho risposto: “È così bigotto?”. Invece ho scoperto che lui era parroco. In occasioni successive, io e lui abbiamo cominciato a chiacchierare, a prendere un caffè, ma niente di più. Io, sempre scettica nei confronti dei sacerdoti e della Chiesa, mi sono dovuta ricredere. Perché parlare con lui era bellissimo». «Anche io però - prosegue Fabio - mi sono trovato molto bene a parlare con lei. Per la prima volta qualcuno ascoltava me, i miei problemi. Quando mio padre è morto ci siamo frequentati da amici e mia madre invitava Liuba spesso a casa».

Il distacco. Senza che i due se ne accorgessero, l’amore cresceva, ma continuava a non accadere niente. Poi lei è andata a lavorare ad Alghero, mentre lui - ormai in crisi profonda - ha chiesto al vescovo di allontanarsi da Oschiri. «Sono andato a Roma – racconta – ma non potevo parlarne con la comunità. Liuba mi ha detto di prendermi tutto il tempo che mi serviva e io ho fatto per un anno il cappellano al Fatebenefratelli, sempre seguito da un prete psicologo che mi ha sostenuto tantissimo. Mi ha aiutato a scegliere, serenamente e liberamente. E io ho scelto di stare con Liuba. Il 4 novembre del 2012 ho smesso di fare il sacerdote».

Solidarietà e critiche. Fabio ha trovato molta solidarietà (arrivata prima di tutto dalle famiglie, ma anche da Bottidda, da Mores, da Oschiri). Ma c’è stato anche chi non ha accettato, chi ha criticato. Senza però conoscere tutta la storia, senza sapere che non è stata la decisione di un minuto, ma il risultato di una profonda e attenta riflessione.

Il futuro. «Ora viviamo a Roma - dice la coppia col sorriso -, ma ogni tanto torniamo in Sardegna, dove speriamo di poter vivere. Frequentiamo sempre la chiesa e abbiamo un sacerdote, un francescano del convento di Mores, che ci sta molto vicino. E siamo veramente felici».

Liuba è un nome di origine slava. Significa amore. E, in questo caso, è amore vero.

02 aprile 2013

http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/...chiri-1.3590069

Gli avvicendamenti nella diocesi, il parroco andrà a Roma per occuparsi di ammalati

Don Nieddu dopo 11 anni lascia Oschiri

di Gianni Casella

OSCHIRI. Il parroco, don Fabio Nieddu lascia con un buon ricordo di sè la parrocchia che ha retto per circa 11 anni. Al suo posto, il vescovo monsignor Sergio Pintor, nell'ambito di una serie di avvicendamenti nella diocesi, ha destinato don Francesco Mameli, attuale parroco di Benetutti. Un passaggio di consegne che ha destato contestazioni da parte dei fedeli di Benetutti, scesi in piazza per protestare. Tornando a Oschiri, la presenza di don Nieddu presenza è stata inizialmente nella veste di diacono, in aiuto all'ex parroco don Aurelio Pigozzi, poi da sacerdote e viceparroco. Dopo la morte del predecessore, ha svolto il ruolo di amministratore, e dall'estate del 2007 è stato nominato parroco. I primi anni ad Oschiri sono stati caratterizzati dal contatto con la gente, vissuto con molto entusiasmo. Originario di Bottida, e perciò proveniente dalla diversa realtà sociale del Goceano, don Fabio ricorda di aver notato la presenza degli uomini nelle occasioni liturgiche, ed una mentalità più aperta, rispetto ai valori della tradizione, più marcati nel Goceano. Si è inserito nell'ambiente, trovando collaborazione da persone che frequentavano o meno la chiesa. Don Nieddu ritiene che l'esperienza maturata con don Pigozzi, dal quale è stato fraternamente accolto, sia stata importante, poiché ha pure recepito dei valori fondamentali nella sua funzione di parroco. In questi anni varie manifestazioni di carattere religioso e sociale, come il presepio vivente, sono state ispirate dal sacerdote. Da citare anche l'esperienza con gli ammalati, dai quali afferma di essere stato arricchito. La sua partenza è dettata da una libera scelta, maturata negli ultimi anni e condivisa dal vescovo di Ozieri dimostratosi molto sensibile alla pastorale nel mondo sanitario. Infatti don Fabio, fra breve, andrà a Roma per frequentare dei corsi di psicologia della salute presso l'istituto dei Camilliani e di pastorale sanitaria nell'ospedale Fatebenefratelli. Lascia Oschiri con dispiacere, per i legami consolidati, che saranno sempre presenti nel suo cuore.
16 novembre 2011

http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/...rario-1.3613429

Don Nieddu lascia, ma resta «cittadino onorario»

Oschiri, conferito all'ex parroco il riconoscimento per «l'alto valore morale e spirituale»

OSCHIRI. Don Fabio Nieddu, parroco per 11 anni, ha salutato la comunità e i fedeli ricordando gli aspetti che hanno caratterizzato la sua presenza di sacerdote e parroco: perdono, amore e solidarietà. E' stato uno dei tanti momenti di coinvolgente commozione che hanno caratterizzato la cerimonia di commiato nella chiesa dell'Immacolata. Al religioso è stata conferita la cittadinanza onoraria. Il sindaco Piero Sircana ha consegnato l'onorificenza, con la relativa pergamena, davanti alla chiesa gremita di oschiresi. A don Nieddu è stato anche donato un dipinto dell'artista locale Costantino Fenu, raffigurante la chiesa parrocchiale, quella di Castro ed le altre chiese del territorio. Il Sindaco ha tratteggiato le qualità umane e spirituali di don Fabio, rimarcandone la fruttuosa collaborazione, nel rispetto dei rispettivi ruoli. Nell'omelia, Don Fabio ha rievocato gli anni oschiresi, dove è arrivato come diacono, per diventare poi sacerdote ed infine parroco. Nel suo saluto ha citato le istituzioni, l'associazionismo religioso e laico, i giovani e gli ammalati, parlando di una comunità matura e preparata «vero lievito per la costruzione di una società basata sui valori autentici della fede e della carità». Domenica una festosa folla ha accolto il neo parroco, don Francesco Mameli, presente il vescovo di Ozieri, monsignor Sergio Pintor, che lo ha ufficialmente insediato. Il sindaco Sircana, nel suo discorso di benvenuto ha augurato a don Francesco, originario di Bono, di intraprendere «un felice cammino spirituale per una comunità dove siano sempre presenti pace e solidarietà, partendo dall'attenzione verso i più umili e bisognosi». Don Francesco è stato accompagnato da una folta rappresentanza della comunità di Benetutti, guidata dal sindaco Gianni Murineddu. (g.cas.)
14 dicembre 2011

Edited by GalileoGalilei - 3/4/2013, 06:03
 
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Viterbo. Padre Pierantonio Fanella, cappuccino spretato dall'ordine

Inguaiato da un libro sull'esorcismo fai da te

Sfrattato pure dal coinvento


www.viterbopost.it/2013/06/a-roncig...to-don-fanella/

Ronciglione, sfrattato perché non è più frate
di Federica Lupino
Cacciata poco cristiana per don Pierantonio Fanella mentre i cittadini protestano
5 giugno 2013 - 03:35 | 0 commenti
Il momento dello sfratto

Il momento dello sfratto

“Fratello sole, sorella luna” sono oscurati sul cielo di Ronciglione. Dove anzi, sono diventati fratelli coltelli. Perché alla fine ha dovuto cedere: don Pierantonio Fanella ieri mattina ha lasciato il convento dei Frati Cappuccini di Ronciglione. Si è trasferito nella sacrestia della attigua chiesa di San Francesco, che in quanto tale gode dell’extraterritorialità e magari qui nessuno lo caccerà.

Sì, perché il sacerdote è stato cacciato. Ultimo custode del convento è finito sotto sfratto, stritolato da una sentenza emessa dal tribunale di Viterbo su richiesta della Provincia Romana dei Frati Cappuccini, l’ordine dal quale si è dimesso e che è proprietario della struttura. Insomma, non essendo più frate non avrebbe titolo, secondo i querelanti, di occupare il convento. Al fianco dei cappuccini pure la curia vescovile di Civita Castellana: tutti contro il custode del convento in via San Francesco D’Assisi.

Eppure, la cristianità spesso negata dalle azioni di chi dovrebbe esserne il portabandiera viene riscattata dalla gente comune. Eh sì, perché i cittadini di Ronciglione si sono stretti intorno al parroco cercando di evitare lo sfratto. Se la sono presi con l’ufficiale giudiziario, coi carabinieri, col parroco di Ronciglione e col vescovo, rei di appoggiare la cacciata. Fanella però ha calmato gli animi ed evitando di inasprire il clim,a ha abbandonato il convento prima che le forze dell’ordine lo costringessero a farlo.

In mezzo c’è anche il futuro del convento, di proprietà della Provincia romana dei Frati cappuccini. Il 19 febbraio don Fanella ha inviato al Comune le circa 1.300 firme con cui si chiedeva la cessione della struttura a Ronciglione. A marzo il sindaco di Ronciglione Alessandro Giovagnoli ha scritto al ministro provinciale dei Cappuccini, Gianfranco Palmisani, perché si potesse trattare, in un incontro, il passaggio di proprietà del convento. Nessuna risposta è ancora arrivata.

www.viterbonews24.it/news/quel-libr...nella_26847.htm

Quel libro sull'esorcismo ''fai da te'' che inguaiò padre Pierantonio Fanella
05/06/2013 - 04:00

VITERBO – Se qualcuno di voi ritenesse di essere posseduto dal demonio e non riuscisse a trovare nessun esorcista per farsi “curare”, da alcuni anni ha uno strumento a disposizione: una sorta di manuale dell’esorcismo ''fai da te'', la prima guida nell’impegno contro il maligno ad uso e consumo di fedeli, sacerdoti e laici. A scriverlo è stato padre Pierantonio Fanella, sfrattato ieri mattina dal convento dei cappuccini di Ronciglione con tanto d’intervento delle forze dell’ordine. E fu proprio quel libro ad acuire i contrasti già in atto tra padre Fanella e l’ordine dei cappuccini, dal quale si è ''dimesso'' pur restando sacerdote.

Eppure, le intenzioni dell’ex cappuccino erano, dal suo punto di vista, buone: aiuta la gente a capire se effettivamente di fronte a fenomeni inspiegabili ci sia lo zampino del diavolo. La guida, inoltre, cerca di aiutare le potenziali vittime del maligno e che non riescono ad avere la benedizione di un esorcista perché, oltre ad essere pochissimi in ogni diocesi, sono letteralmente oberati da troppi casi. Tanto che per avere un appuntamento, a volte, bisogna attendere mesi e mesi.

''E' molto triste vedere nelle zone adiacenti alle chiese - spiegò padre Fanella, autore del libretto intitolato ‘La lotta contro il demonio’, pubblicato dalle edizioni Segno – un gran numero di persone attendere in ansia l’apertura del portone d’ingresso ai locali in cui gli esorcisti esercitano il loro ministero, faticoso e spesso incompreso. A volte, quelle persone hanno percorso centinaia di chilometri . Ed è altrettanto triste – aggiunse – vedere che in molti fanno ritorno mestamente alle loro case senza aver potuto ricevere nemmeno una benedizione dall’esorcista''.

Ad avviso di padre Fanella, ''coloro che si trovano sotto l’azione del demonio vivono indicibili difficoltà e sofferenze. Ma nei casi meno gravi di possessione diabolica – aggiunse – l’esorcismo può essere fatto anche da non sacerdoti e, in qualche occasione, anche dalla stessa persona posseduta. Basta – concluse – attenersi rigorosamente alle norme canoniche in materia e recitare le le preghiere principali per allontanare il maligno''.

Ma le autorità ecclesiastiche non erano affatto dello stesso parere. Il canone 1172 del codice di diritto canonico stabilisce infatti che ''nessuno può legittimamente pronunciare esorcismi sugli ossessi, se non abbia ottenuto dall’ordinario del luogo la peculiare ed espressa licenza. Questa licenza sia concessa dall’ordinario del luogo soltanto ad un presbitero dotato di pietà, di scienza, di prudenza e di integrità morale''.

www.viterbonews24.it/news/padre-pie...usivo_26895.htm

''Padre Pierantonio Fanella era abusivo''
Il superiore del convento dei Cappuccini commenta lo sfratto del confratello
06/06/2013 - 04:00

VITERBO – ''Pur essendo stato privato dell’abilitazione al ministero sacerdotale per la sua disobbedienza, padre Pierantonio Fanella continua a celebrare la messa e a impartire i sacramenti. Ma lo fa in modo illegittimo, anche se i sacramenti sono comunque validi per chi li riceve''. Così il superiore del convento dei cappuccini di Viterbo, Appio Rosi, commenta lo sfratto di padre Fanella dal convento di Ronciglione, eseguito l’altro ieri mattina.

Ad avviso di padre Rosi, il provvedimento emesso nei suoi confronti sarebbe stato ''inevitabile e giusto''. ''Noi cappuccini – argomenta - stiamo male per questa vicenda e stiamo ancora più male al pensiero che lui non sia in pace con se stesso, che non si senta libero. Ma era abusivo, quindi andava mandato via''.

Padre Rosi spiega poi le ragioni dello sfratto: ''Pierantonio è sempre stato una persona difficile – sottolinea – e non ha mai accettato alcuni aspetti cardine del nostro ordine. Noi non siamo monaci ma frati e come tali siamo costretti a trasferirci continuamente, anche contro la nostra volontà, perché abbiamo fatto voto d’obbedienza, che non è uno scherzo. Quindi, il provvedimento preso dal consiglio della Provincia romana nei confronti di padre Fanella era inevitabile. Già sei anni fa – ricorda - gli era stato chiesto di trasferirsi, ma lui si rifiutò. E’ per questo che è partito il ‘processo’ ed è arrivata la sentenza''.

Il padre superiore passa ad elencare i vari tentativi di dialogo e conciliazione fatti nei confronti di padre Fanella: ''Gli sono state inviate lettere, ci sono stati colloqui. Subito dopo che gli altri due confratelli che convivevano con lui a Ronciglione si sono trasferiti da noi, intervenne direttamente il superiore provinciale, Ma lui non volle seguirli''.

Sulle motivazioni che potrebbero aver indotto padre Fanella alla “disobbedienza” il superiore dice: ''Non riesco a capirlo, non riesco proprio ad arrivare ai suoi pensieri, mi dispiace che viva così. Non credo si senta libero e questo sì che è un guaio''.

Infine, padre Appio spiega le ragioni della chiusura del convento di Ronciglione.''Le nostre strutture - afferma - sono immense e i frati oggi sono troppo pochi. Anche qui, nel convento di Viterbo, un’ala del complesso è stata destinata all’accoglienza per ammortizzare i costi di manutenzione. Il convento di Ronciglione era uno di qualli che, su suggerimento di tutti i frati interpellati, andava smantellato. Queste cose padre Fanella le sa, eccome. ma ha sempre puntato i piedi e disobbedito. Anche a me - conclude - è sempre dispiaciuto lasciare una città, dove magari avevo iniziato a costruire qualcosa, ma se mi viene chiesto di andarmene non posso che obbedire. Funziona così. Invece lui ha scelto di fare l’eroe, ma dimentica che nessuno di noi è indispensabile''.

E alla domanda sulla prossima destinazione della struttura di Ronciglione padre Appio risponde: ''Non ho idea di come verranno sfruttati quei locali dalla Curia, ma una cosa è certa e i fedeli possono stare tranquilli, nessuno ha in mente speculazioni''.
 
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view post Posted on 6/6/2013, 15:30
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60 anni, "ho una intesa intellettiva con una vedova"

20130606_c2_giovanni_botta.jpg

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/...516224687.shtml

AVELLINO
A 60 anni si innamora e lascia il sacerdozio
Prete riunisce i parrocchiani per rivelare la scelta
Don Botta: «Ho scelto in libertà e con tanta sincerità»

AVELLINO - A 60 anni “si spoglia” dell’abito talare per amore. L’annuncio di padre Giovanni Botta, per 12 anni parroco della chiesa del Rosario della città di Avellino, ha suscitato clamore, soprattutto perché compiuta ad un’età così tardiva. Inoltre, padre Giovanni Botta ha radunato amici e fedeli per dichiarare pubblicamente che questa decisione è frutto di un amore. «Una decisione - ha detto - che ha indubbiamente destato sorpresa per due motivi. Innanzitutto perché per tanto tempo ho dato testimonianza della mia fedeltà, di dedizione al mio ministero. Per molti - ha aggiunto - ero diventato un punto di riferimento. C’è poi un secondo aspetto: la sorpresa per questo mia scelta avvenuta a 60 anni. Una scelta maturata da tanto tempo che mi porta ad intraprendere un progetto di vita con questa persona con la quale c'è soprattutto un’intesa intellettiva».

CRITICHE - Ma non manca l’amarezza nelle parole dell’ex sacerdote: «Ho voluto essere pienamente sincero con i miei collaboratori pastorali e quasi tutti mi hanno espresso la loro piena solidarietà, dicendomi di aver apprezzato il mio coraggio. Non è stato facile neppure per me ma la lealtà è sempre stata una mia qualità e ho voluto essere onesto fino in fondo anche questa volta, anche se le scelte contro corrente faticano ad essere pienamente accettate». Ma non sono mancate le critiche, tanto che il prete dice: «Troppi, pur proclamandosi cristiani, preferiscono giudicare con facilità, del resto non credo di aver infranto leggi o destato scandali, né di aver tolto credibilità o prestigio al clero irpino o di dovermi vergognare di ciò che ho fatto, se è vero che la dispensa dai voti è una possibilità per ciascun sacerdote. Mi dispiace che in tanti abbiano dimostrato di avermi apprezzato in questi anni solo per il ruolo che rivestivo, una volta perso quel ruolo, non hanno avuto alcun rispetto per la persona, per l’uomo che c’è sempre stato dietro il mio essere sacerdote».

Mario Amelia06 giugno 2013

http://www.leggo.it/NEWS/ITALIA/parroco_sa...ie/288680.shtml


AVELLINO, PARROCO LASCIA IL SACERDOZIO:
"VADO A VIVERE CON UNA DONNA" -FOTO
FOTO | 2 COMMENTI |

Giovedì 6 Giugno 2013

AVELLINO - Il parroco del Rosario, la chiesa principale di Avellino, don Giovanni Botta, lascia dopo 35 anni il sacerdozio. Una decisione da lui motivata così: «Ho fatto un itinerario interiore e poi ho conosciuto una persona. Con lei c'era amicizia, come con suo marito che all'epoca era vivo. Dopo la sua scomparsa, però, la nostra intesa intellettuale e affettiva è cresciuta. Vado a vivere al nord e non per una scappatella. Non avrei dovuto aspettare sessant'anni per questo».
 
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www.retesei.com/2013/48053.html

AVELLINO. SACERDOTE AD AVELLINO ANNUNCIA,SONO INNAMORATO,LASCIO TONACA

Giovedì 6 Giugno 2013 - 17:15.
Si è innamorato e lo ha dichiarato pubblicamente prima che il pettegolezzo prendesse il sopravvento. Il problema diventa un po' più complicato quando, a fare outing, è un sacerdote che è anche il parroco del Santo Rosario, chiesa e parrocchia di riferimento dell'Avellino 'bene', quella della borghesia professionale che ha casa e studio su Corso Vittorio Emanuele. Don Giovanni Botta, 60 anni, apprezzato studioso dei Vangeli e riferimento della comunità neocatecumenale di Avellino, ha deciso di rompere gli indugi ed uscire, con una scelta coraggiosa, dall'equivoco. "Non è stato facile - ha scritto al quotidiano Il Corriere di Avellino per il quale commentava ogni domenica le letture del Vangelo - ma intendo essere onesto fino in fondo, anche se le scelte contro corrente faticano ad essere accettate". In pratica, don Giovanni, come ha poi aggiunto in una intervista rilasciata ad una emittente avellinese, lascerà il sacerdozio per andare a vivere con la donna di cui si è innamorato, una cinquantenne originaria di Torino, da tempo residente ad Avellino. "Un legame - spiega - che è cresciuto sulla base di una stima reciproca e che è diventato sentimento, condivisione e amore". Prima che a giornali e televisione, don Giovanni, ("nomen non est omen, in questo caso", spiega lui stesso), aveva comunicato la notizia ai suoi collaboratori e al nutrito gruppo di fedeli con i quali, per anni, ha condiviso lo studio del Vangelo e dei canti gregoriani nella parrocchia del Rosario: "Ho inteso essere sincero con loro e, quasi tutti, mi hanno espresso solidarietà, anche apprezzando il mio coraggio". La curia avellinese, guidata dal vescovo Francesco Marino, non commenta la vicenda di don Giovanni. La parola adesso passa alle procedure: il sacerdote chiederà la dispensa dai voti e lascerà Avellino per trasferirsi altrove. Con un rimpianto: "Mi dispiace lasciare questa città ma voglio essere cristiano coerente fino in fondo. A chi si appresta a giudicarmi con facilità, mi permetto soltanto di ricordare di non aver tolto credibilità e prestigio al clero irpino. Anche per questo, non ho alcun motivo di sentire vergogna per la mia scelta".
 
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view post Posted on 8/6/2013, 09:58
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http://www.positanonews.it/articoli/96745/...matrimonio.html

07/06/2013
Salerno prete 60enne si innamora di una 32enne. Le aveva celebrato il matrimonio
Sacerdote salernitano s'innamora di una 32enne e la sposa
Sacerdote salernitano s'innamora di una 32enne e la sposa

Salerno. Lascia l’abito talare per sposare una trentaduenne di Mercato San Severino, vedova, il cui matrimonio con il defunto marito fu celebrato proprio dal sacerdote con il quale andrà a convivere nel nord-Italia. In Piemonte. A 60 anni, 35 di sacerdozio, si è innamorato perdutamente Giovanni Botta, parroco della Chiesa del Rosario sul corso Vittorio Emanuele di Avellino, originario di Salerno e fino a sei mesi fa insegnante di Scienze Religiose presso l’istituto ‘San Matteo’ di via Bastioni a Salerno. L’ex sacerdote, appartenente all’ordine dei Domenicani, è stato uno dei ‘pupilli’ di monsignor Gerardo Pierro, ex vescovo di Avellino e successivamente (nel 1992) sostituto di Guerino Grimaldi a capo della Chiesa salernitana. La cattedra presso la scuola salernitana era giunta proprio grazie alla lunga amicizia con don Gerardo Pierro. La sua scelta ha suscitato clamore nel comune capoluogo dell’Irpinia, dove da 12 anni era il titolare della parrocchia del Rosario. Mercoledì l’annuncio ai fedeli, esterrefatti dalle dichiarazioni del prete. La donna con la quale ha deciso di passare il resto della sua vita è una trentaduenne di Mercato San Severino, vedova, domiciliata in una frazione del comune capofila della Valle dell’Irno. Identità peraltro nascosta, tanto che in città da tempo circolava voce che la compagna fosse una 50enne di Avellino ma residente in Piemonte. Aveva perso il marito tre mesi fa a causa di un male incurabile e in un momento di dolore era andata proprio da don Botta a chiedere conforto. Il prete l’ha accudita, le ha riservato attenzioni fino a quando tra i due non è scoppiata la scintilla. I loro incontri, alla luce del sole - senza mai scappatelle (come rivelerà lui stesso) - avvenivano in canonica ed in mezzo alla gente. Inizialmente lontano da luoghi frequentati dalle persone che li conoscevano, poi con il passare del tempo il rapporto è diventato noto a tutti. Ma non fino al punto che don Giovanni potesse lasciare la Chiesa per intraprendere una nuova vita. In molti, infatti, pensavano che don Botta avesse avuto un debole per quella donna che avrebbe cercato conforto spirituale perché praticamente rimasta sola dopo appena un anno di matrimonio. E in tanti ad Avellino l’hanno presa male, facendo discorsi ironici tra la trentaduenne e l’ormai ex prete. Battute, alcune di pessimo gusto e discorsi che superano la linea della realtà. “Cattiverie”, dice. La notizia del cambio di vita era balzata fuori a metà di aprile ma solo mercoledì mattina don Giovanni Botta l’ha resa pubblica radunando amici e fedeli per dichiarare la sua scelta che lui stesso ritiene “di vita e da persona onesta”. E ora? Don Giovanni Botta e la sua futura moglie lasceranno i luoghi frequentati fino a poco tempo per trasferirsi al nord Italia. Lui si occuperà di detenuti presso una comunità di recupero per giovani. “Ho già trovato lavoro”. Lei invece inizialmente farà la casalinga in attesa di un’occupazione. Silenzio, invece, dal mondo della Chiesa avellinese dove il vescovo monsignor Francesco Marino non avrebbe speso parole ‘dolci’ verso don Giovanni Botta (re.cro. - Metropolis).
 
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http://www.metropolisweb.it/Notizie/Salern...fare_sesso.aspx

Il parroco che si sposa: «Non ho atteso 60 anni per fare sesso»
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La decisione di ‘spogliarsi’ dell’abito talare e aprire un percorso di vita con una compagna, è arrivata a metà aprile. E non prima. “Chi dice il contrario è solo un maligno”. Don Giovanni Botta, il prete originario di Salerno, va subito al nocciolo della questione replicando alle illazioni di quanti ad Avellino l’hanno etichettato come prete ‘sciupafemmene’ oppure di averla combinata grossa con la trentaduenne di Mercato San Severino. “Con quella donna non ho avuto un rapporto sessuale- precisa don Botta-: ci conoscevamo da tempo, aveva avuto la sfortuna di perdere il marito morto a causa di un male incurabile ed è venuta a confidarsi da me. E’ nata l’amicizia e con il passare del tempo questo sentimento si è tramutato in affetto reciproco.
Il resto sono chiacchiere e certamente non potevo aspettare sessant’anni per fare sesso. Chi insinua qualche altra cosa è in malafede per non dire altro”. Ma siamo uomini, può starci un colpo di fulmine. “Non è vero, neanche questo c’è stato. Io parlerei d’intesa mentale. Direi che ci hanno accomunato i valori. Questa sì che è stata la scintilla che ha fatto scoppiare il nostro rapporto. Ma solo dopo una seria riflessione che può avere un domenicano come me”. Tuttavia, la gente ad Avellino, soprattutti i fedeli della chiesa del Rosario di corso Vittorio Emanuele, non le perdona il fatto che proprio lei, punto di riferimento per molti, abbia fatto una scelta del genere. “Con i fedeli e gli amici ho avuto un rapporto buonissimo, tutti possono testimoniare la mia dedizione per la missione di sacerdote. Non ho nulla da rimproverarmi sul ministero svolto. Ho fatto questa scelta perchè, ripeto, è stata ben ponderata. Ho servito la Chiesa per 35 anni con fedeltà e competenza. Lo so che tanti si dispiacciono, che hanno avuto in me un punto di riferimento, ma io sono mezzo non un punto d’arrivo. Chi fa altri ragionamenti sta fuori la realtà cristiana. La realtà di una vita di famiglia è avvenutadue mesi fa, dopo ho fatto un itinerario interiore fino ad uscire allo scoperto e spiegare la mia decisione”.
Dove andrà ora don Giovanni? “Al nord Italia, il mio lavoro sarà all’interno di un centro di recupero per giovani. Farò da collante tra il detenuto e la sua famiglia. Purtroppo dobbiamo lasciare questi posti ma non posso dire altro per non coinvolgere altre persone”. E il vescovo della Diocesi di Avellino Francesco Marino come l’ha presa? “All’inizio ha accettato il fatto che la donna venisse da me a confidarsi, poi però non è stato molto sensibile nel comunicare certe cose personalmente ma l’ha fatto verso lettere. Ma questo fa parte del nostro limite umano. Proprio l’atteggiamento del vescovo ha accelerato la mia partenza”

07/06/2013

http://www.metropolisweb.it/Notizie/Salern...fare_sesso.aspx

DOPO LA NOTIZIA DATA DAL CORRIERE DELL’IRPINIA SULL’ADDIO DELL’EX PARROCO DEL ROSARIO
Padre Botta: “Nessuna scappatella, né sesso: lascio la chiesa per un progetto d’amore con una donna”



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07/06/2013
Grande l’eco in città. I rumors già c’erano, circolavano, ma in forma sotterranea, come si usa fare quando si parla di preti. Ma Giovanni Botta ha prima consegnato la verità all’organizzazione ecclesiastica, poi alla parrocchia e a questo giornale, quando gli è stato chiesto. Giovanni Botta, 60 anni, apprezzato studioso dei Vangeli e riferimento della comunità neocatecumenale di Avellino, ieri davanti ai microfoni delle emittenti private ha continuato a dare spiegazioni, dopo aver salutato, qualche giorno fa, i suoi collaboratori della parrocchia e aver parlato con il vescovo di Avellino. Un rapporto, quest’ultimo, più teso, per essere stato via corrispondenza, cosa di cui l’ex sacerdote è dispiaciuto. Chiarezza, onestà e trasparenza: così intende continuare a fare Giovanni Botta, uomo senza più tonaca, che ha già trovato lavoro nel paese dove si trasferirà. Lo stesso ex parroco ha spiegato come si è evoluta l’amicizia con la donna, una vedova, con la quale ha deciso di condividere questa parte della sua vita: prima l’amicizia, quindi la forte intesa affettiva, e dopo intellettuale, non la scappatella, non il rapporto ispirato al sesso. «Se volevo fare sesso - ha detto- non avevo bisogno di aspettare i 60 anni. Un’intesa prima di tutto mentale, niente colpi di fulmine. Con questa persona mi sono incontrato nella possibilità di condivisione di un progetto d’amore insieme. Ora andrò al Nord, dove ho trovato lavoro, ed è sempre nell’ambito del mio impegno sociale. Curerò i rapporti tra detenuti e famiglie. Il vescovo Marino? Mi è dispiaciuto che abbia voluto comunicare attraverso lettere. Anche questo fa parte dei nostri limiti umani e questo ha accelerato la mia partenza».
 
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massimo1301
view post Posted on 27/6/2013, 14:50




l'ho conosciuto e ho avuto modo di verificare la sua profonda ignoranza in diritto canonico ben celata dietro l'arroganza che lo contraddistingue. Sono felice di sapere che simili personaggi non sono dei preti veri ed illuminati ma soltanto impostori.
 
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view post Posted on 28/6/2013, 13:14
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Interessante. Altri gossip sui preti avellinesi?

Prima che si spretano però. Dopo è troppo facile denigrarli.
 
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view post Posted on 2/7/2013, 02:32
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"Voglio farmi una famiglia".

Auguri e buona fortuna

bd9ec23eac98253026cdbffc1f33148f

http://firenze.repubblica.it/cronaca/2013/...messa-62192823/

"Smetto di fare il prete"
l'annuncio durante la messa
Don Andrea Quilici, sacerdote di Viareggio, ha battezzato due bimbi e nelle Messa ha comunicato la sua decisione: "Voglio vivere una vita comune a uomini e donne credenti"
Lo leggo dopo

"Smetto di fare il prete" l'annuncio durante la messa
Ha battezzato due bimbi e, nella Messa, ha annunciato che lascerà l'abito talare perchè desidera vivere "una vita comune a uomini e donne credenti, che abitano una loro casa, lavorano e, incontrando una persona, si assumono la responsabilità di una relazione che può maturare e avere un progetto": don Andrea Quilici, 43 anni originario di Marlia, ha annunciato che smetterà di fare il sacerdote. Abiterà per ora da solo, "perchè ora non ho una relazione", ha detto. E lavorerà in una serra nei pressi. Il prete ha anche inviato, come riporta il quotidiano Il Tirreno, una lettera ai parrocchiani della chiesa di San Giuseppe a Torre del Lago e della Natività di Maria a Bicchio di Viareggio, che si sono detti dispiaciuti della sua decisione. "E' una decisione maturata da tre anni - dice - e che ora ho deciso di rendere pubblica, per chi avesse intenzione di avere maggiori chiarimenti sono a completa disposizione". Don Andrea da oltre dieci anni, insieme a don Graziano Raschioni, cura le comunità della Parrocchia di San Giuseppe a Torre del Lago e della Natività di Maria a Bicchio.

(01 luglio 2013)

www.intoscana.it/intoscana2/opencms...pagename=704617

Prete annuncia l'addio all'abito talare
E' don Andrea Quilici, 43 anni, parroco della chiesa di San Giuseppe a Torre del Lago e della Natività di Maria a Bicchio di Viareggio

Ha battezzato due bimbi e, nella Messa, ha annunciato che lascerà l'abito talare perché desidera vivere "una vita comune a uomini e donne credenti, che abitano una loro casa, lavorano e, incontrando una persona, si assumono la responsabilità di una relazione che può maturare e avere un progetto": don Andrea Quilici, 43 anni originario di Marlia, ha annunciato che smetterà di fare il sacerdote.

Abiterà per ora da solo, "perché ora non ho una relazione", ha detto. E lavorerà in una serra nei pressi. Il prete ha anche inviato, come riporta il quotidiano Il Tirreno, una lettera ai parrocchiani della chiesa di San Giuseppe a Torre del Lago e della Natività di Maria a Bicchio di Viareggio, che si sono detti dispiaciuti della sua decisione.

"E' una decisione maturata da tre anni - dice - e che ora ho deciso di rendere pubblica, per chi avesse intenzione di avere maggiori chiarimenti sono a completa disposizione". Don Andrea da oltre dieci anni, insieme a don Graziano Raschioni, cura le comunità della Parrocchia di San Giuseppe a Torre del Lago e della Natività di Maria a Bicchio.

01/07/2013
 
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view post Posted on 2/7/2013, 02:38
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Viareggio, diocesi Lucca, don Fabio Quilici, 43 anni, si spreta

"Voglio farmi una famiglia"


http://firenze.repubblica.it/cronaca/2013/...messa-62192823/

"Smetto di fare il prete"
l'annuncio durante la messa
Don Andrea Quilici, sacerdote di Viareggio, ha battezzato due bimbi e nelle Messa ha comunicato la sua decisione: "Voglio vivere una vita comune a uomini e donne credenti"
Lo leggo dopo

"Smetto di fare il prete" l'annuncio durante la messa
Ha battezzato due bimbi e, nella Messa, ha annunciato che lascerà l'abito talare perchè desidera vivere "una vita comune a uomini e donne credenti, che abitano una loro casa, lavorano e, incontrando una persona, si assumono la responsabilità di una relazione che può maturare e avere un progetto": don Andrea Quilici, 43 anni originario di Marlia, ha annunciato che smetterà di fare il sacerdote. Abiterà per ora da solo, "perchè ora non ho una relazione", ha detto. E lavorerà in una serra nei pressi. Il prete ha anche inviato, come riporta il quotidiano Il Tirreno, una lettera ai parrocchiani della chiesa di San Giuseppe a Torre del Lago e della Natività di Maria a Bicchio di Viareggio, che si sono detti dispiaciuti della sua decisione. "E' una decisione maturata da tre anni - dice - e che ora ho deciso di rendere pubblica, per chi avesse intenzione di avere maggiori chiarimenti sono a completa disposizione". Don Andrea da oltre dieci anni, insieme a don Graziano Raschioni, cura le comunità della Parrocchia di San Giuseppe a Torre del Lago e della Natività di Maria a Bicchio.

(01 luglio 2013)
 
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view post Posted on 2/7/2013, 03:27
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Diocesi di Roma, 4 preti si dimettono in 8 mesi

www.presbiterioromano.org/

Dimissioni! Una nuova fase nella Chiesa del III millennio?
di Marco Vitale, del clero romano
Da novembre a giugno, a Roma, si sono dimessi almeno tre parroci del clero diocesano ed uno religioso. In base a come si calcola la cosa il fenomeno rappresenta una percentuale che oscilla dall'1% al 4% delle parrocchie dell'Urbe. Un valore piccolo, quasi trascurabile, se non fosse che parliamo di persone e non di numeri.
Chi per salute, chi per stanchezza ha avuto il coraggio di fare un passo indietro: un gesto raro e che merita stima! E se stimolasse anche qualche emulazione? Qui non si parla di "crisi vocazionali"; chi lascia è persona seria, affidabile, gran lavoratore, qui si parla di non farcela più...

Read more: www.presbiterioromano.org/#ixzz2XqpribX1
 
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Casteggio (PV). Don Luigi Guarnaschelli, 36 anni, si spreta

Vescovo di Tortona: "motivi personali"



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http://laprovinciapavese.gelocal.it/cronac...onaca-1.7435548

Dal pulpito annuncia: «Lascio la tonaca»

Casteggio, fedeli sotto shock al Pistornile per l’improvvisa decisione di don Luigi Guarnaschelli. Lui dice: scelta personale


di Paolo Fizzarotti

CASTEGGIO. Per i fedeli è stato un vero shock. Domenica, alla messa delle 11, don Luigi Guarnaschelli, parroco del Pistornile, ha celebrato la funzione religiosa nella chiesa di San Pietro Martire, ha impartito la benedizione finale ai presenti e poi annunciato che quella sarebbe stata la sua ultima funzione. Non solo a Casteggio, ma per sempre. «Lascio l’abito talare - ha detto don Luigi - non sarò più un sacerdote. Le motivazioni sono esclusivamente di natura personale». I fedeli, attoniti, non hanno potuto fare altro che accettare la sua decisione.

«Non ho nulla da dire, nè da aggiungere - spiegava ieri al telefono l’ex sacerdote - Non sono più don Luigi, ma Luigi Guarnaschelli. Non mi piace sentir parlare di “carriera ecclesiastica”: diciamo che lascio il sacerdozio per motivi personali, che ritengo non debbano interessare ad altri. Ora vivrò la mia vita da laico. Ringrazio tutte le persone che mi hanno voluto bene».

«Dire che la notizia ci ha colto di sorpresa è dire poco - afferma Paolo Maggi, parrucchiere in via Emilia e assiduo collaboratore della parrocchia, fra oratorio e Grest - Nessuno, neppure fra i più stretti collaboratori del don, sapeva nulla della sua decisione. Soltanto una settimana fa era terminato il Grest estivo per i ragazzi, gestito dalla nostra parrocchia». Nella bottega di via Emilia ci sono altri due uomini e una donna, tutti frequentatori della chiesa del Pistornile e collaboratori dell’ex sacerdote nelle iniziative religiose. «Non ne sappiamo nulla - affermano - Non abbiamo idea del perché abbia preso questa decisione, che di certo deve essere stata sofferta. Non possiamo fare altro che rispettarla e assecondare la sua richiesta di riserbo». Onorina Palma abita in via Castello, vicino alla parrocchia. «Mi dispiace davvero - ha detto - Per noi è come un figlio. Da quando è arrivato, circa tre anni fa, ci siamo subito affezionati a lui per la sua disponibilità e cortesia». «E’ stata una brutta notizia, sia per noi anziani che per i più giovani - dice un’altra anziana - Con don Luigi aveva ripreso vita il nostro oratorio, c’erano feste e altre iniziative che richiamavano molti ragazzi». «Sabato pomeriggio il don ha celebrato un matrimonio - afferma una pensionata che abita proprio davanti alla chiesa - Nessuno sospettava nulla. E’ stato lui a battezzare il mio nipotino, è come uno di famiglia: una gran brava persona. Di certo la sua è stata una decisione non facile».

(ha collaborato Simone Delù)
17 luglio 2013

http://laprovinciapavese.gelocal.it/cronac...presa-1.7443608



Casteggio e l’ex parroco. Il vescovo: «Una sorpresa»

Parla monsignor Canessa dopo l’addio alla tonaca di don Luigi Guarnaschelli: «Sono motivi personali, aveva lavorato molto bene per la parrocchia»

di Carlo Gobbi

CASTEGGIO. «Non possiamo fare altro che rispettare la sua decisione, noi dobbiamo rispettare le scelte che un sacerdote intende fare». Monsignor Martino Canessa, vescovo di Tortona, commenta così la decisione – comunicata ai fedeli dopo la messa di domenica mattina – presa da parte del parroco del Pistornile, don Luigi Guarnaschelli, di lasciare la tonaca. «E’ stata una sorpresa anche per me – continua il vescovo diocesano – Evidentemente ci sono motivazioni personali alla base di questa decisione, io posso solo dire che aveva lavorato molto bene alla parrocchia di San Pietro Martiri, dando impulso anche all’oratorio e alla vita parrocchiale. Comunque prendiamo atto della sua decisione, fin dai prossimi giorni ci occuperemo della nuova situazione che si è venuta a creare». Il vescovo di Tortona dovrà dunque nominare un sostituto: «Evidentemente è ancora troppo presto per avere già un quadro di come sarà la parrocchia dopo la rinuncia di don Luigi, posso dire comunque che si valuteranno le cose nel migliore dei modi. Quando saranno prese delle decisioni, penso di andare io stesso al Pistornile di Casteggio per spiegare ai fedeli cosa succederà nella loro parrocchia». Si tratta probabilmente di una delle ultime «incombenze» di cui occuparsi per monsignor Canessa: infatti il vescovo proprio a fine mese compirà i 75 anni, il limite di età previsto dal Vaticano per quanto riguarda gli incarichi dei vescovi. Ma la sensazione è che il dinamico vescovo originario di Genova voglia proprio arrivare ad una soluzione di questa vicenda prima di lasciare l’incarico, che ha ricoperto con tanta umanità, disponibilità e presenza sul territorio fin dal primo giorno della sua permanenza a Tortona e nella vasta diocesi che ha amministrato in questi anni.

Intanto per quanto riguarda le funzioni al Pistornile, in queste settimane estive la messa del sabato sarà celebrata da don Emanuele Tizzoni, da poco nominato sacerdote, mentre la domenica le funzioni saranno celebrate da uno dei sacerdoti orionini del santuario della Madonna di Caravaggio, a Fumo.

Intanto si è saputo che domenica mattina, a margine dell’annuncio-choc dato da don Guarnaschelli, una signora presente alla funzione ha accusato un malore, complice forse il gran caldo ed anche l’emozione per quanto ascoltato. E’ intervenuta subito la Croce rossa di Casteggio, che ha provveduto a prestare i primi soccorsi alla pensionata.
18 luglio 2013

www.diocesitortona.it/annuario_nomi...ominativi_id=72

Tipo:
Sacerdote
Nome:
Luigi
Cognome:
Guarnaschelli
Data di nascita:
22/03/1977
Luogo di nascita:
Pavia
Data di ordinazione:
04/06/2006

Edited by GalileoGalilei - 19/8/2013, 15:30
 
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