Laici Libertari Anticlericali Forum

Preti in crisi, Quando si spretano per un uomo, una donna, per tornare uomini liberi.

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view post Posted on 20/3/2012, 12:44
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www.fraticappuccini.it/new_site/pub...82_febbraio.pdf

Giacomo (fr. Diego) Caselli
ridotto allo stato laicale
Con Rescritto del 21 dicembre 2011 la Congregazione
per il clero concede a Giacomo (fr. Diego)
Caselli la dispensa dagli obblighi derivanti dalla sacra
ordinazione e dal celibato. Tale indulto (notificato al
destinatario nel mese di Gennaio 2012) comprende
anche la dispensa dai voti religiosi. Pertanto, Giacomo
Caselli non è più frate cappuccino e rimane escluso
dall’esercizio del sacro ministero (fatta eccezione di
quanto è previsto nei cann. 976, 986 § 2).
 
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view post Posted on 8/5/2012, 15:09
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Don Sandrino Cosseddu, diocesi di Ozieri


http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/...hiesa-1.4475214


Il parroco di Berchidda lascia la Chiesa

image

Don Cosseddu ha svestito l’abito talare, forse per ragioni sentimentali. L’annuncio del vescovo ai fedeli durante la messa

di Maurizio Porcu

BERCHIDDA. Da dieci giorni non celebrava più messa, ufficialmente per motivi di salute di un suo familiare. Ieri, durante l’affollata messa mattutina, i parrocchiani hanno appreso le vere motivazioni.

È stato il vescovo Sergio Pintor, dal pulpito, a dare le spiegazioni sull’assenza del parroco del paese, don Sandrino Cosseddu. Rivolgendosi ai fedeli, monsignor Pintor ha detto ai fedeli che «don Sandrino, dopo un faticoso percorso personale, ha deciso di lasciare l'abito talare. Gli sono stato vicino durante tutto questo periodo ma dopo le festività pasquali la sua decisione è divenuta irrevocabile».

Una doccia fredda che ha lasciato tanti in paese senza parole poiché il parroco era arrivato da poco meno di sei mesi raccogliendo le simpatie della comunità. La notizia dell’abbandono ha colto molti di sorpresa e destato evidente preoccupazione perché la comunità berchiddese, ancora una volta, resta senza una guida. Ma c’era chi immaginava che don Sandrino avrebbe intrapreso una scelta simile.

Le voci, in questo periodo, si sono rincorse. Non ci sono conferme ma negli ultimi giorni si è detto che l'abbandono della vita ecclesiastica da parte del parroco sia dovuta a una scelta sentimentale. Assicurazioni in questo senso arriverebbero dalle parrocchie precedenti dove don Sandrino ha trascorso la sua vita ecclesiastica prima di arrivare a Berchidda. E i rumors dicono che in alcuni casi durante il suo mandato abbia destato qualche perplessità perché sarebbe andato a incrociarsi con vicende private lontane dalla chiesa.

Quel che più interessa però, in questa fase delicata, è il futuro della parrocchia berchiddese. Monsignor Pintor ieri mattina, subito dopo l’annuncio dell’addio di don Cosseddu, non si è sbilanciato sulle decisioni che verranno assunte. Ha però assicurato una sua più assidua presenza alla celebrazione delle funzioni, che inizialmente vedranno il ritorno dietro l’altare di don Luciano Demartis, parroco in pensione, e una probabile presenza anche di padre Bustieddu Serra, padre generale dei missionari comboniani (attualmente impegnato in una missione in Messico). Le notizie comunicate dal vescovo sono state raccolte con una certa freddezza dalla comunità che da qualche anno assiste con preoccupazione a un frequente avvincendarsi di parroci. Cinque anni fa infatti monsignor Pintor decise di cambiare parroco mandando, dopo ventidue anni, don Gianfranco Pala verso la parrocchia di Bultei. Da allora sono stati ben quattro i parroci che si sono alternati sull'altare berchiddese. La principale richiesta fatta è che si vada verso una scelta di stabilità per una parrocchia molto importante all’interno della diocesi di Ozieri.

Negli ultimi anni sono stati due i giovani berchiddesi che sono stati ordinati sacerdoti e il prossimo sarà don Gian Matteo Serra, a fine giugno.

È chiaro che il sostituto di don Sandrino Cosseddu dovrà essere indicato prima di allora, in tempi il più possibile rapidi. E la comunità di Berchidda si augura che questa volta il prescelto assuma l’incarico a lungo termine, ponendo fine all’altalena di parroci che ha destato malumore e preoccupazione tra i fedeli.

©RIPRODUZIONE RISERVATA
07 maggio 2012

http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/...drino-1.3613592

Il parroco trasferito a Buddusò va via circondato dall’affetto dei suoi fedeli

Burgos saluta don Sandrino

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di Francesco Bellu

Don Sandrino Cosseddu
BURGOS. Sei anni sotto la rocca di Adelasia, l'ultima regina triste del Giudicato di Torres. Un po' di quella tristezza c'è nelle parole di don Sandro Cosseddu, anzi don Sandrino. È normale, i saluti sono sempre difficili, soprattutto dopo tanto tempo. Andrà a Berchidda, un posto più grande, una nuova sfida non meno facile, una opportunità per continuare a dare il meglio. «Non è facile esprimere ciò che provo in questo momento - dice - nel discorso fatto durante l'ultima messa da parroco di Burgos sono talmente tante le cose da dire che non so da dove cominciare. Porto nel cuore e negli occhi i vostri volti, di piccoli e grandi. Gioiosi e preoccupati». Per tutto questo tempo si è calato dentro la piccola comunità, tante sono le cose fatte insieme, dice, ma fare l'elenco non è il suo stile. Quindi meglio puntare al sodo: «È stato bello in questi anni crescere insieme e condividere tante esperienze e realizzazioni. Ricordi che sono ormai fissati nella mia mente». Ringrazia tutti: anziani, giovani, bambini, il vescovo «per la stima e la fiducia riposta». Il sindaco Tore Arras esprime lo stato d'animo della comunità: «Non è per noi un momento di gioia: anche se non abbiamo fatto alcuna manifestazione, il vescovo lo sappia». La notizia del trasferimento aveva lasciato sorpreso il paese ma «quando lo stesso don Sandrino mi ha trovato ammutolito - continua il sindaco - mi ha detto "ho fatto voto di obbedienza", esortandomi, con forte senso di responsabilità, a non intraprendere nessuna iniziativa verso il vescovo. Così con sofferenza, dobbiamo guardare avanti e accettiamo in silenzio questo voto». In sei anni a Burgos, sottolinea Arras, don Sandrino si è impegnato nel trasmettere valori, spendendosi con tutti, per questo il saluto va oltre l'aspetto istituzionale e diventa quasi personale: «Vai avanti, amico e uomo e perdonaci se non sempre ti abbiamo capito. Resterai sempre nei nostri cuori».
14 dicembre 2011

Edited by GalileoGalilei - 15/5/2012, 12:39
 
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view post Posted on 9/5/2012, 09:43
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http://lanuovasardegna.gelocal.it/olbia/cr...fende-1.4480713


Don Sandrino innamorato ma Berchidda lo difende

Stupore nel paese per la decisione del parroco di abbandonare l’abito talare Tutti d’accordo: «Un bravo sacerdote, aveva riavvicinato la gente alla chiesa»

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di Giampiero Cocco

INVIATO A BERCHIDDA. L’ultima messa Don Sandrino Cosseddu l’ha celebrata alla fine d’aprile quando, durante l’omelia domenicale,ricordava ai tanti catechisti in procinto di fare la prima comunione l’impegno di fede che avrebbero assunto accostandosi all’Eucarestia.

Parole seguite con trepidazione dai genitori che, nei sei mesi scarsi di presenza del parroco nella chiesa di San Sebastiano, avevano apprezzato lo slancio e la serietà di quel prete arrivato dai salti dell’Alto Goceano, che aveva riavvicinato alla chiesa tantissimi di fedeli. La scelta di don Sandrino di gettare alle ortiche la tonaca e l’impegno religioso per seguire i dettami del cuore ha lasciato con l’amaro in bocca quanti, a Berchidda, avevano caldeggiato e sponsorizzato le idee di rinnovamento dell’ex prete. Il quale, in pochi mesi, aveva rivitalizzato la comunità istituendo un corso di chierichetti, aprendo la chiesa a ragazzi e ragazzine.

«L’amministrazione comunale – ha spiegato ieri il vicesindaco Sergio Meloni – è grata a don Sandrino per il suo impegno a favore dei giovani, dei disoccupati e per l’attenzione mostrata verso i tanti bisogni del paese». Una gratitudine espressa anche dagli anziani che, in piazza del popolo, trascorrono le mattinate seduti sulle panchine davanti alla chiesa parrocchiale. «Era una persona corretta, di poche parole. Certo, la presenza di una donna in canonica era stata notata, ma nessuno aveva messo in dubbio che quella che don Sandrino presentava come una amica fosse qualcosa di più, nel cuore del prete». Una presenza femminile discreta, notata poche volte in paese. L’ultima apparizione in occasione della festa della donna, l’otto marzo, quando don Sandrino celebrò una messa speciale dedicata alle donne e festeggiò con loro la giornata dedicata all’altra metà del cielo. La dama bianca era presente, ma nessuno, in paese, avanzò sospetti. Don Sandrino era riuscito ad avvicinare alla chiesa anche tanti uomini, e lo fece durante la settimana santa, il martedì, quando celebrò una messa per soli uomini chiamando tra i banchi, a recitare litanie, disoccupati, giovani e anziani. La bicchierata finale offerta nella sala parrocchiale del “Sacro Cuore” suggellò il legame tra il nuovo prete e la comunità. «Aveva a cuore anche i malati e gli anziani – spiega Francesco Pianezzi, direttore di banca e assessore ai lavori pubblici di Berchidda – che andava a visitare quotidianamente». Un prete benvoluto, dunque, che aveva programmato anche le feste patronali per tutto il 2012, contattando i diversi sponsor e l’amministrazione comunale. Dieci giorni fa la scomprarsa dal paese. Don Sandrino aveva lasciato la canonica, ristrutturata recentemente dall’amministrazione comunale, «per motivi familiari». L’altra verità, quella più terrena, l’ha svelata ai fedeli il vescovo di Ozieri, monsignor Sebastiano Pintor, quando ha comunicato, dopo la messa domenicale che ha celebrato in paese, la decisione di Don Sandrino di lasciare la tonaca «dopo un lungo travaglio interiore».

«Est’omine isse puru, anche lui è un uomo», hanno sentenziato i vecchi seduti sulle panchine davanti alla chiesa parrocchiale.
 
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view post Posted on 15/5/2012, 11:47
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Don Francesco Vinci, viceparroco di Polistena, diocesi di Oppido, ordinato nel 2010

www.webdiocesi.chiesacattolica.it/c...2/Marzo2012.pdf
Nomine:
- Don Pasquale Galatà e don Antonio Spizzica: rispettivamente Istruttore e Attuario della Causa diocesana per dispensa dagli obblighi dell’Ordinazione di Francesco Vinci.

www.costaviolaonline.it/news.php?id=3151

Oppido Mamertina: In Diocesi ordinati cinque giovani sacerdoti

Domenica 05 Settembre 2010

Nella Cattedrale di Oppido Mamertina, ieri sera con una solenne celebrazione Presbiterale, presieduta da S.E. Mons. Luciano Bux, Vescovo della Diocesi Oppido-Palmi, sono stati ordinati cinque giovani Sacerdoti davanti a una Cattedrale stracolma di fedeli, autorità civili, amici e parenti dei nuovi sacerdoti che hanno consacrato la loro vita alla Parola di Dio Padre. Questi i nuovi prelati: Don Giuseppe Francone, con incarico alla Parrocchia “Maria SS. del Rosario” Polistena; Don Antonio Lamanna, con incarico alla Parrocchia “San Nicola Vescovo” Melicucco; Don Giorgio Mare, con incarico alla Parrocchia “Santa Famiglia” Palmi; Don Antonio Sorrentino, con incarico alla Parrocchia “Santa Maria degli Angeli e San Gregorio T.” Laureana di Borrello; Don Francesco Vinci, con incarico alla Parrocchia “San Girolamo” Cittanova. Facciamo i più cari auguri hai nuovi prelati per la loro importante e grande missione intrapresa.

Stefano Monterosso

CITAZIONE (GalileoGalilei @ 29/1/2012, 19:32) 
La misteriosa scomparsa di don Ottone Morra, diocesi di Ariano Irpino

(IMG:http://ms0.iol.it/img_newsreg_org/6/2/9/14...54926.jpg")

www.ottopagine.net/common/interna.aspx?id=23598

Ariano, Don Ottone lascia la parrocchia: è mistero
Al suo posto Padre Paul Gummala

Don Ottone è ricomparso a marzo all'ospedale dove è cappellano:

www.ottopagine.net/public/edicola/060312.pdf


 
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padre-Alessandro-Screpis-105x150



www.vivienna.it/2012/06/27/agira-il...i-una-famiglia/

Agira, il parroco dell’Abbazia lascia per crearsi una famiglia

Inserita da [email protected] il giu 27th, 2012 e archiviata in * Ultime news, Agira. Puoi seguire tutte le risposte a questo articolo tramite RSS 2.0.

Agira. “Ringrazio Dio per avermi dato la grazia di fare il sacerdote in questi anni ma adesso ho scelto di convogliare il mio amore in una chiesetta chiamata famiglia”. Con queste parole padre Alessandro Screpis ha detto addio alla parrocchia Abbazia di San Filippo dopo aver presentato lo scorso 21 giugno le dimissioni da parroco ed aver manifestato al contempo la volontà di lasciare il ministero sacerdotale. A leggere la sua lettera ai parrocchiani durante la messa serale di ieri è stato il vicecancelliere della curia di Nicosia padre Filippo Rubulotta che ha celebrato insieme al viceparroco padre Gilbert e al decano monsignor Gaetano Daidone. Proprio Rubulotta, già parroco in due parrocchie leonfortesi, è stato scelto dal vescovo monsignor Salvatore Muratore come amministratore parrocchiale con la formula “fino a quando non si provvederà diversamente”. La notizia delle dimissioni di don Screpis, che era stato assegnato all’Abbazia nel settembre 2011, ha sorpreso e addolorato tanti parrocchiani che ritenevano infondate le voci circolate negli ultimi tempi. Ma il vescovo, nella lettera di nomina di Rubulotta ha voluto invitare i fedeli ad evitare i pettegolezzi citando il salmo 140: “Poni, signora una custodia alla mia bocca, sorveglia la porta delle mie labbra”.
Chiediamo al signore – ha scritto – che ci preservi dal giudizio e dalla calunnia. Egli stesso ci ha ammonito: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?”. Nella lettera di dimissioni padre Screpis si è scusato con i parrocchiani che si sono sentiti esclusi, non coinvolti, scandalizzati, offesi ma si è detto soddisfatto del pur breve percorso fatto assieme a loro auspicando che il bene compiuto non vada perso.

Luca Capuano

Edited by GalileoGalilei - 4/7/2012, 16:35
 
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view post Posted on 4/7/2012, 15:32
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Diocesi di Mondovì


Il Santo Padre Benedetto XVI, tramite la Congregazione per il Culto Divino e la
Disciplina del Sacramenti, ha concesso al rev. don Angelo Fracchia la dispensa
dal celibato e dagli obblighi derivanti dall’Ordinazione presbiterale. Il Rescritto
di dispensa è stato notificato il 28 marzo 2011.

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Sono prete della chiesa di Mondovì (CN) dal 4 ottobre 1997. Il 2 febbraio 2002 mi sono sposato. Se fosse legittimo conciliare le due (a mio parere conciliabilissime) realtà, continuerei ad esercitare il ministero. Se fossi stato maggiormente accompagnato dai superiori, ora non sarei sposato: probabilmente un poco più scontento e squilibrato, ma continuerei ad annunciare il Vangelo. Anche se forse lo Spirito sta aprendo un'altra porta all'annuncio della Parola.


Iniziai a 8 anni a dire che avrei voluto diventare prete, per motivi che è facile, per l'adulto, riconoscere come insufficienti e biasimevoli, ma che potevano tuttavia essere comprensibili e perfettibili in un bambino.
A 14 anni entrai in seminario, frequentando un liceo classico statale. È stato anche il confronto con i compagni (peraltro non incoraggiato dai superiori) a far crescere in me sia una presa di coscienza più consapevole, talora anche critica, dell’ambiente in cui vivevo, sia la vera scoperta di Cristo, al di là delle formule e dei doveri morali di tipo più stoico che cristiano. E fu in quegli anni e con quegli aiuti che iniziai davvero a chiedermi se veramente potevo essere chiamato al presbiterato.
Tra le qualità richieste per il presbiterato mi sembrava infatti di avere la passione per un Dio scoperto come misericordioso ed attento ai singoli, tanto da desiderare di farlo conoscere in questa veste per me nuova; la passione per la Scrittura, da studiare, meditare, approfondire; il completo disinteresse per le ricchezze e per le cariche onorifiche; la com-passione per le persone e lo spontaneo cercarvi gli aspetti migliori, da valorizzare e far sviluppare; lo spontaneo preferire gli esclusi, i tagliati fuori.
Per contro, sentivo in me un potente bisogno di affetto, da chiedere e donare, di un confronto quotidiano con una persona da cui sapermi accolto, con cui vagliare sensazioni, sogni, tensioni e progetti; da solo mi sapevo incapace di negarmi a qualunque richiesta, anche eccessiva, e di valorizzare ciò che facevo io; non mi sentivo una “guida” possibile, a meno di essere sostenuto ed accompagnato da una presenza che mi pareva trovare la sua configurazione più naturale nel matrimonio; soprattutto, guardando alla concreta forma assunta dal ministero, mi sentivo inadeguato a seguire così tante attività, dedicando tanto spazio alla gestione più economica ed “edilizia” delle nostre comunità.
Nel corso degli anni di seminario mi sono sempre comunque mosso tra queste due attrazioni: le mie caratteristiche, e la scarsità di preti, mi portavano all’ordinazione, mentre la mia fragilità e desiderio me ne tenevano lontano.
Il vescovo e il rettore del seminario erano informati pienamente della mia situazione, e mi assicuravano che una tale tensione era normale e segno di equilibrio; più nel merito delle questioni, mi si garantiva che i superiori non mi avrebbero mai chiesto servizi superiori alle mie forze, che avrei trovato nei confratelli un sostegno costante ed attento, e che alla Chiesa di oggi servivano ministri consapevoli della propria fragilità ma pronti a donare ricchezze di Spirito più che competenze “gestionali”.

Soltanto nell’aprile di quinta teologia, a 24 anni, dicevo al vescovo che, se mi ritenevano adatto al ministero, io pur con trepidazione mi dichiaravo disponibile.
Quasi un anno dopo il vescovo fissava la data della mia ordinazione, anche se sei giorni dopo veniva ufficializzato il suo trasferimento ad altra sede. Io avevo chiesto di poter svolgere alcuni mesi di servizio al Cottolengo di Torino, dapprima nel fine settimana e poi, dopo il baccalaureato, a tempo pieno. Credo che sia stato per trovarmi una sistemazione che qualcuno (non sono mai riuscito a sapere chi) stabilì che avrei immediatamente proseguito i miei studi, fino alla licenza, a Roma. Pare che ci fossero in ballo più ipotesi di facoltà, con l'unico punto fermo della residenza nella parrocchia gestita a Roma dal clero monregalese. Proprio parroco e vice-parroco, venuti a sapere che mi consideravano portato per le lingue, insistettero per il Pontificio Istituto Biblico, e non, come si ipotizzava, per diritto canonico o filosofia. Fosse anche solo per questo, il mio debito nei loro confronti è enorme. Io non sono stato minimamente interpellato: intorno al 20 agosto una telefonata del rettore del seminario mi informava che l'11 settembre avrei dovuto essere a Roma per sostenere gli esami propedeutici di lingua ebraica e poi greca.

Dal settembre 1996 vissi quindi a Roma, studente del P.I.B. Il primo anno fu caratterizzato di un confronto intenso con il parroco, che condivideva con me anche situazioni pastorali, chiedendo il mio parere e spiegandomi i motivi di certe decisioni. È stata l’unica esperienza di confronto pastorale serio da me vissuta, per quanto non fossi ancora ordinato.
Dal 13 gennaio 1997 Mondovì riceveva un nuovo vescovo, che dopo due colloqui con me (uno durante un pranzo nel collegio Capranica, l'altro una mezz'ora in parrocchia) decideva le date dell'ordinazione, il 12 aprile per il diaconato e il 4 ottobre 1997 per il presbiterato. Da allora venni coinvolto nella gestione pastorale della parrocchia (dove il parroco era cambiato) pur essendo semplice ospite studente, riuscendo a condividere ben poco delle scelte e delle impostazioni del servizio pastorale ma attivamente presente tra i giovani e nelle confessioni, pur non trascurando il P.I.B. (concluso in poco più di tre anni). C'è da dire che il vescovo mi offrì più volte di trasferirmi in collegio, ma mi pareva mio dovere essere a disposizione nella pastorale. Ho cercato di mantenermi a disposizione delle persone, anche se ho finito col farmi spesso fagocitare, senza trovare nei confratelli un aiuto a gestirmi con più equilibrio.

Nel frattempo, cercavo di stimolare la fraternità sacerdotale: cercando, con poco successo, di favorire il dialogo tra i preti che vivevano nella parrocchia (soprattutto tra parroco e vice-parroco il clima era tutt'altro che fraterno, e il vescovo mi aveva chiesto di fare da mediatore); facendomi molto presente presso due preti coetanei in crisi in Piemonte (ed uno di loro, raggiunto da me non appena saputo della sua situazione, ma comunque sei mesi dopo che aveva smesso di celebrare, non della mia diocesi, mi disse “Sei il primo prete che mi cerca”); incontrandoci una volta al mese in ritiro spirituale con quattro preti cuneesi a Roma per studio; cercando di organizzare, insieme a loro, degli incontri per preti giovani a livello interdiocesano nella provincia di Cuneo (progetto senza esito positivo anche per la diffidenza dei vescovi coinvolti).
Dal maggio 1998 la fatica si fece sentire in modo insistente. Il tentativo di parlare, anche di questo, con i confratelli presenti in parrocchia non trovò esito.

Dalla fine di giugno 1998 iniziai a incontrarmi regolarmente con una coetanea conosciuta un anno prima come persona da aiutare, per suonare insieme. Iniziato come occasione di svago e distensione, fece crescere una profonda amicizia, presto divenuta qualcosa di più intenso. Non era la prima persona di cui mi capitasse di innamorarmi, anche se era la prima con cui tale "confessione" veniva fatta esplicitamente e in modo reciproco. Dopo circa 40 giorni di riflessione e ponderazione, chiarivo con questa persona che sarei rimasto prete, chiedendole di vivere il nostro rapporto come una semplice amicizia, impegno nel quale ho trovato la sua collaborazione. In questo periodo mi ero confidato con alcuni amici ed alcuni sacerdoti, per non trovarmi a gestire da solo una simile situazione, ma non riuscii a farlo con i confratelli che condividevano la vita in parrocchia. Quando, alla fine dell’anno pastorale, avrei detto che a settembre-ottobre ero stato molto male ma non ero riuscito a trovare un confronto, nessuno mi chiese che cosa mi fosse successo. Negli ultimi 3-4 mesi vissuti a Roma mi estraniai molto dalla vita della parrocchia, immaginando che il ritorno in Piemonte mi avrebbe aiutato a riprendere con equilibrio ed entusiasmo il mio servizio. Andandomene da Roma ebbi un ultimo chiarimento con la coetanea già citata: abbiamo ammesso di continuare a volerci bene, ma per la promessa celibataria (e solo per quella) non potevamo portare avanti un simile discorso.
Negli anni di Roma mi sforzai di mantenere anche i contatti con la diocesi, insistendo per ricevere, a Roma, gli avvisi per gli incontri presbiterali (pur essendo solitamente impossibilitato a parteciparvi), ma tali insistenze non trovarono risposta. Nell’autunno 1999 seppi dell’elezione del consiglio presbiterale leggendo i risultati della votazione sul settimanale diocesano.

A gennaio 2000 iniziai il mio servizio come vice-parroco in diocesi di Mondovì. Da parte dei sacerdoti incontrati in quei primi tempi mi arrivava più volte l’invito alla semplicità di parola ("Non fare il professore, qui siamo gente semplice"), e nessun altro consiglio, incoraggiamento o correzione. E dire che il parroco era ed è conosciuto come persona di scarsa collaborazione, abituato a comandare e gestire le persone anche con la finzione e l'inganno. In un anno e mezzo di servizio come vice-parroco, non ho mai avuto a disposizione le chiavi dell'ufficio parrocchiale, non avevo diritto a ricevere le offerte per le messe (l'invito esplicito, se venivano a questo scopo persone in canonica, era di chiedere di passare quando ci fosse il parroco), non ho mai concordato nessuna scelta pastorale, e mi sono trovato a rimangiarmi disponibilità delle sale parrocchiali per attività con giovani perché il parroco non concedeva, alla fine, il proprio permesso. Il mio lavoro consisteva nel celebrare messa (non matrimoni, battesimi e funerali, se non quelli di persone particolari: defunti poveri e un battesimo di una bambina nata da una diciassettenne e di cui non si conosceva il padre), nel confessare durante messa (nonostante le norme in merito e la mia insistenza al riguardo) e nel tenere in ordine l'oratorio per gli incontri di catechismo. Erano affidati a me i giovani ("quegli infedeli", nelle parole del parroco). Io credevo che comunque le caratteristiche della parrocchia (grande e complicata) potessero esigere la presenza di un vice-parroco, e in fondo ero forse, per età e carattere, una delle persone più adatte a smussare le occasioni di tensione. Mi attendevo un segno di presenza da parte del vescovo: una visita, una lettera, una telefonata. In fondo, mi dicevo, quando a Roma avevo avviato qualche giovane al catechismo, preparavo insieme a loro i primi incontri, continuavo ad informarmi su come andassero le cose, sulle delusioni e soddisfazioni...
In più ero impegnato nell'insegnamento nello Studio Teologico Interdiocesano di Fossano e in un paio di iniziative diocesane.
A Pasqua 2000 scrissi al vescovo condividendo una fatica che non si alleggeriva e non acquistava senso. Il rapporto con il parroco mancava completamente di condivisione o confronto, soprattutto in questioni pastorali. Tale confronto non si riusciva a recuperare a livello zonale, ed anche per motivi di insegnamento non riuscivo a partecipare alle attività diocesane per presbiteri. Sarei riuscito a farlo l'anno successivo, sperimentando che anche in quei contesti le occasioni di confronto reale non c’erano: gli incontri consistevano nell'ascolto di una relazione e degli avvisi, con una decina di minuti, alla fine della mattinata, per domande o interventi da parte degli ascoltatori. La risposta del vescovo fu di tenere duro per l'estate: nell'autunno si sarebbe ripreso il discorso.
Dopo un’estate aridissima trascorsa nelle attività “abituali” (e, a mio parere, mai evangelizzanti, anche se la responsabilità poteva essere mia) dei campeggi, dell’estate-ragazzi e delle feste patronali, riprendevo l’anno nelle stesse condizioni di quello concluso, con in più cinque corsi nuovi di insegnamento, dei quali tre comunicatimi soltanto a settembre. Quando mi lamentavo di non riuscire a seguire tutto, il preside mi suggeriva di pretendere più spazio in parrocchia, il parroco mi rimproverava di aver accettato troppi corsi.
All'inizio dell'autunno mi giungeva la voce di un mio trasferimento in un'altra parrocchia, ma non avendo sentito nulla dal vescovo immaginavo che si trattasse di una confusione con un altro sacerdote. Solo a fine ottobre riuscivo a parlare con il vescovo, che senza che io riuscissi a ribattere niente si diceva felice che i problemi si fossero risolti e sosteneva di aver pensato ad un mio trasferimento, ma che alla fine, sentito il parere di alcune persone coinvolte, aveva ritenuto che la soluzione migliore fosse quella di restare dov'ero. Tra i miei pochi pregi non rientra la prontezza di riflessi, e non riuscii a rispondere se non per lettera, facendogli notare che i problemi restavano tutti anche se non ero tornato a lamentarmene, confidando nel suo impegno di prendersene cura nell'autunno, e che tra le persone da contattare per decidere della mia sorte forse potevo anche essere annoverato io. Il tentativo fu comunque di stimolare un dialogo più serio con il vescovo, che invitai più volte ad organizzare degli incontri per preti giovani. Mi venne risposto, ad inizio novembre, che erano in cantiere e che una proposta sarebbe arrivata entro la fine del mese. I preti giovani rimasti la stanno attendendo ancora adesso.
In quei mesi ero sconvolto anche da due casi particolari occorsi a sacerdoti della diocesi. Un prete cinquantenne era sotto processo per pedofilia. Io conoscevo poco lui ma abbastanza bene persone che, da ragazzi e giovani, erano stati nell'Azione Cattolica con lui, e che dicevano di poter mettere le mani sul fuoco sulla sua correttezza. Non credo che sarebbe onesto ora ripercorrere qui la sua situazione, ma si diceva deciso a restare nella chiesa di Mondovì, seppure completamente deluso dalla mancanza di sostegno e fiducia da parte dei confratelli e dalla diocesi in una situazione particolarmente delicata della sua vita. Per quanto può essere significativo, rientrando in diocesi ho chiesto informazioni ad alcuni sacerdoti che immaginavo, per età e per responsabilità, in contatto con lui, ma nessuno lo aveva visto o sentito. I diversi processi lo hanno poi riconosciuto innocente. Un altro sacerdote era di poco più vecchio di me e insieme a lui avevo trascorso nove anni di seminario. Aveva tentato strade nuove di contatto con i giovani, oggettivamente rischiose ed estreme ma in una situazione estrema. Ne conoscevo tanto la semplicità (a volte al limite dell'ingenuità) tanto l'autenticità evangelica e la profondità spirituale. Ma era stato prima "esiliato" in due parrocchie di montagne di cui non aveva neppure il diritto di gestire le minime risorse economiche, quindi posto in attesa. Ancora adesso dice di voler aspettare il prossimo vescovo, e si guadagna da vivere in una casa per disabili. Al vescovo chiesi anche di spiegarmi perché come diocesi si era deciso di abbandonare questi sacerdoti: la risposta fu che non erano stati abbandonati, ma che c'erano molte cose che non conoscevo; peraltro, disse che non aveva l'abitudine di parlare di persone assenti.
Fui io, su suggerimento del mio confessore, a tentare di garantirmi uno spazio migliore di riflessione facendomi ospitare presso la Casa di Spiritualità “Regina Montis Regalis” a Vicoforte. Da lì continuavo ad insegnare e ad essere a disposizione in parrocchia per alcuni appuntamenti che coprivano, in tutto o in parte, sei giorni alla settimana. Sul bollettino parrocchiale e, più brevemente, sul settimanale diocesano, spiegai questa mia scelta e le sue motivazioni. Pensavo che sarebbe stata una scossa per il presbiterato, che avrei capito su quale spazio di confronto avrei potuto contare. In cinque mesi mi confrontai con una dozzina di sacerdoti, tre dei quali mi cercarono senza attendere che mi facessi vivo io (mentre furono una decina i laici che mi contattarono in un modo o nell'altro). Conservo uno splendido ricordo del rispetto, dell'attenzione e dell'amicizia del prete che gestiva e gestisce quella casa e del personale laico che vi operava.
È stato in questo tempo che ho riallacciato i contatti con la persona cui ho già alluso due volte e che ora è mia moglie: si è dimostrata particolarmente attenta a garantirmi un confronto rispettoso, disposta ad aiutarmi a restare prete in serenità, o, eventualmente, a pensare ad un legame per la vita.

Credo che la decisione di lasciare il ministero sia maturata nella settimana santa. Le tre scuole nelle quali ero impegnato sospendevano per due settimane le lezioni. Certo si trattava della settimana santa e di quella dopo Pasqua, ma sapevo già che il mio impegno sarebbe stato solo in confessionale, dunque sostituibile. Mi illudevo che l'emergenza che vivevo potesse meritare un po' di attenzione, e chiesi al vescovo, al vicario e all'ex rettore del seminario di aiutarmi a liberarmi dalla parrocchia per quelle due settimane, per dedicarle a ritirarmi in preghiera e meditazione in monastero. Tutti e tre mi garantirono che facevo bene. Ma il parroco non era d'accordo, mi diceva che non c'era nessuno disposto a sostituirmi. Il mercoledì santo, in serata, il vicario mi telefonò per sapere se ero riuscito ad allontanarmi dalla parrocchia; quello stesso giorno arrivavano, ad aiutare nelle confessioni della parrocchia, due sacerdoti amici del parroco, un missionario ed uno in pensione.

Non mi ritenevo più in grado di proseguire il ministero presbiterale così come configurato da noi in questi anni: mi ero sentito chiamato a gestire tante attività (rituali e non) che non mi sembravano aiutare un rapporto vivo con il Signore, e che incastravano invece in un ruolo, più che in una testimonianza; costretto troppo spesso a parlare ex cathaedra (non per desiderio: venivano chiesti giudizi chiari e definitivi, cosa già in sé poco rispettosa dello Spirito, e spesso in ogni campo, non solo di fede e morale) senza alcuna possibilità di confronto, di tutela delle mie debolezze… Soprattutto, senza la libertà di impostare in modo diverso il ministero.
E non era solo l’orizzonte breve a mortificarmi: mi sembra sempre più inadeguata la pastorale in cui siamo impegnati, senza però riuscire a trovare il modo di dirlo, di confrontarsi per ipotizzare vie di rinnovamento. Mi sarebbe sembrato opportuno fare quanto possibile per provare ad essere evangelizzante in questa situazione, ma i limiti già individuati nel tempo di seminario, e mostratisi gravi quanto temevo ma senza sostegno nei superiori e nei confratelli, mi facevano sentire impossibile un cammino di questo tipo da solo. Sempre più mi sarei sentito chiamato al ministero presbiterale uxorato, se nella nostra Chiesa questa fosse stata una strada percorribile.
Non erano mancati esempi di sacerdoti autenticamente compagni di viaggio, anche se non molti e solitamente non in posizioni particolari di responsabilità. Particolarmente deprimente era stato il rapporto con i superiori, anche quando rappresentati da persone solitamente attente e oneste (come il vicario). Mai ero riuscito ad avvertire l'ambiente di comunione del presbiterato, che non trovava ambiti in cui crescere ed esprimersi.
Il 3 aprile 2001 comunicai quindi al vescovo che avrei lasciato il ministero. Lui mi chiese soltanto di restare in parrocchia fino alla fine dell'anno pastorale, cosa che feci. Spiegai la mia situazione al parroco, che si rammaricò e mi disse che comunque avrebbe continuato a contattarmi come esperto biblico, dato che la gente mi ammirava tanto. Stabilii che avrei celebrato l'ultima messa il 17 giugno, ma lui confermò comunque le due conferenze bibliche che aveva programmato per il 28 e 29 giugno. Sotto sotto, mi veniva il sospetto che forse avevo esagerato in severità, nel giudicarlo. L'ultima messa fu accompagnata da una lettera al settimanale diocesano nella quale spiegavo la mia scelta e le sue motivazioni, e da un breve messaggio alla fine della celebrazione presieduta quella mattina.

Il vescovo mi aveva chiesto di aspettare comunque sei mesi prima di presentare domanda di riduzione allo stato laicale, un minimo di tempo di ripensamento. Una settimana dopo venivo cercato dalla curia, che mi chiedeva di firmare la rinuncia all'8 per mille. Io lo consideravo un passo scontato e non obiettai nulla. Solo qualche mese dopo venni a sapere che quell'atto è solitamente intrapreso alla fine, quando veramente ogni speranza di ripensamento è venuta meno. Quello stesso giorno, 25 giugno, il parroco mi informava che le due conferenze del 28 e 29 giugno erano state cancellate.

C'era da pensare al lavoro. È interessante, senza aver assolutamente sprecato tempo nella vita, trovarsi a 30 anni senza alcuna esperienza lavorativa e con in mano null'altro che un diploma di maturità classica.
Il vescovo mi aveva garantito un aiuto in merito, invitandomi a presentare un curriculum alla Piemme, che avrebbe accompagnato con una sua raccomandazione (avendovi mantenuto un ruolo di consulenza editoriale). Nel frattempo una casa editrice di Roma gli aveva chiesto di preparare un'edizione popolare della Bibbia (brevi introduzioni, note, rimandi a margine e indici), lavoro che girò a me. L'impegno era di concludere tale opera entro tre mesi (poi divenuti quattro) per quattro milioni e mezzo. Il lavoro è finito e il compenso in gran parte versato, anche se l'opera sembra ancora ferma.
Sono stato io a presentarmi tramite curriculum e senza conoscenze presso una dozzina di case editrici, come traduttore teologico, specializzato in campo biblico. La Paideia decise di farmi sostenere una prova e di darmi una prima opera da tradurre. In seguito, non seguendone altre, mi spinsi a presentarmi presso il direttore come prete sposato, per avere un consiglio professionale di fondo, se fosse fattibile pensare di fare della traduzione il mio lavoro e a quale tipo di formazione ulteriore pensare. Ricevetti una risposta personale decisamente toccante e partecipe, oltre che incoraggiante. Nell'ultimo anno e mezzo ho avuto assicurata una notevole continuità lavorativa come traduttore.
Ho scelto tale professione non soltanto per opportunità, ma anche per poter contare su un lavoro che mi permettesse di mantenermi in contatto con il campo degli studi biblici, che mi desse tempo ed elasticità per mantenermi aggiornato e disponibile il giorno che potessi essere utile e richiesto a servizio del Vangelo ed eventualmente della Chiesa.
Un paio di opportunità del genere ci sono state, nell'ultimo paio di anni. Nell'estate del 2003 un gruppo di famiglie che hanno frequentato all'università Lateranense un master di pastorale familiare (due anni con obbligo di frequenza) e che continuano ad organizzare tutte le estati una settimana di vacanza e formazione, per sostituire una biblista sposata cui motivi di famiglia avevano impedito di partecipare, decidevano all'ultimo di chiamare me, invitandomi insieme a mia moglie e al primogenito Tobia. Il tema, scelto ovviamente da chi doveva gestire tale corso di esercizi e non da me, era il libro di Tobia (se si potesse pensare a un segno della provvidenza, nostro Signore dimostra un certo senso dell'umorismo).
Una seconda, paradossale, opportunità è collegata alla mia nuova professione. Per colmare alcune delle mie lacune professionali e instaurare un rapporto con colleghi più preparati e consapevoli di me, mi sono iscritto ad una newsgroup di traduttori, di scambio di opinioni e consigli su temi collegati alla professione e non solo. Proprio in questo ambito succede sempre più di frequente che mi si chiedano informazioni e opinioni se non in quanto prete almeno in base alla competenza biblica, non soltanto per questioni di traduzione ma con un approccio autenticamente esistenziale e religioso. Paradossalmente, sembrano esservi più opportunità di spiegazione e annuncio del vangelo rispetto a tanti tempi del ministero "attivo".

Nel frattempo Lucia e io ci siamo sposati, senza i nostri genitori che non condividevano la nostra scelta; un anno dopo è nato Tobia, e stiamo per accogliere, a giorni, Osea.
Il mio vescovo, dopo giugno 2001, si è rifatto vivo a febbraio 2002, dopo il matrimonio, per comunicarmi la scomunica. Ho presentato la richiesta di riduzione allo stato laicale. Dopo il processicolo e qualche mese d'attesa mi è stata comunicata dapprima informalmente e poi ufficialmente la sentenza che sostanzialmente già conoscevamo: la domanda è ben documentata e potrà essere accolta... al quarantesimo anno d'età.
Non è stato semplice iniziare a percorrere un nuovo cammino nella Chiesa senza i sacramenti, ma il nostro matrimonio è vissuto almeno in spirito e nelle intenzioni davanti a Dio, sperando che anche in noi, anche in un legame d'amore non sanzionato dalla Chiesa, si possa intuire ed ammirare l'amore di Cristo per la Chiesa (Ef 5,25-33).



6 aprile 2004

Angelo Fracchia
Via Pontebedale 1
12020 Cartignano (CN)
[email protected]


Edited by GalileoGalilei - 4/7/2012, 17:54
 
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Solferino, diocesi di Mantova. Don Simone Pecorari in Pausa di riflessione, scompare da un mese.

Il vescovo: "Gesù non giudica". Ma allora che ha combinato di indicibile?


http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronac...osita-1.5543135


Il vescovo ai solferinesi: calmate la curiosità

Monsignor Busti ai fedeli sul parroco in pausa di riflessione: «Gesù non giudica, guarda con occhi di misericordia»

SOLFERINO. «Si calmino le curiosità e si ricominci a guardare con gli occhi della misericordia», queste le parole pronunciate domenica mattina dal vescovo di Mantova Roberto Busti nel corso della messa a Solferino. Già, perché da quando, circa un mese fa, il parroco don Simone Pecorari ha letto un messaggio in chiesa nel quale dichiarava che, in accordo con il vescovo, si sarebbe preso un periodo di riflessione per dedicarsi alle persone bisognose, le voci circolate in paese sono state moltissime: dalle più serie, a quelle che fanno riferimento alla sua giovane età ed alle amicizie che lo circondavano.

Don Simone, prete di quarantuno anni, ordinato nel 1996 e che dall’ottobre 2007 è parroco stabile del comune dell’Alto Mantovano, è sempre stato benvoluto dai cittadini; ma, si sa, al giorno d’oggi basta poco per far parlare le persone, e di bocca in bocca le dicerie, vere o presunte tali, da pettegolezzi possono trasformarsi in maldicenze nel giro di pochissimi giorni. Tutto questo, poi, è stato inoltre fortemente facilitato dal fatto che il parroco non abbia comunicato il luogo in cui ora si trova e quando o se ritornerà.

Perciò ieri, forse per programmi già stabiliti, ma di sicuro principalmente per calmare gli animi e il desiderio di sapere dei solferinesi, la messa delle 10.30 è stata celebrata dal vescovo Busti.

Prima della lettura degli avvisi, al termine della funzione, Busti ha sottolineato l’importanza ricoperta dai parroci nella loro funzione di guide spirituali delle comunità alle quali vengono assegnati, ricordando poi con dispiacere il numero sempre minore di giovani che decidono di prendere i voti. Da qui Busti ha menzionato la necessità di crescita della collettività cristiana dei singoli paesi, che «deve imparare a ricordare come essere credenti voglia dire fidarsi di Dio e Gesù, e di conseguenza dei preti che si fanno portatori del messaggio divino».

Perciò il vescovo, scendendo nel caso specifico, ha spronato la comunità solferinese che gremiva la chiesa, a calmare le curiosità e i mormorii, ritornando ad aver ben presente l’affetto che provava, e che sicuramente ancora prova per don Simone, affidandosi così alla fiducia in Gesù che non giudica ma guarda con gli occhi della misericordia. Certo, sicuramente alcune indiscrezione sul motivo della partenza e, soprattutto, sul rientro del parroco, continueranno a circolare; ma, al di là di questo, il timore vero dei fedeli del paese è che la parrocchia resti senza una guida stabile, viste anche le parole pronunciate dal vescovo Busti in merito ai pochi giovani ordinati nell’ultimo periodo. Nel caso in cui don Simone non dovesse tornare, l’unità pastorale 2 (Birbesi, Cavriana, Guidizzolo, Medole e Solferino) garantirà i sacerdoti per tutte le funzioni religiose; ma non sarebbe la stessa cosa che avere un parroco stabile, che con continuità si prende cura dei propri fedeli con i quali instaura di conseguenza un rapporto di fiducia.
13 agosto 2012

www.diocesidimantova.it/sacerdote.asp?id=130

don Simone Pecorari
Parroco di Solferino

Nascita
6-1-1971
Castel Goffredo

Ordinazione
8-6-1996
Mantova

Ministero
31-10-2007
Parroco di Solferino

10-10-2008
Sostituto Vicario Foraneo del Vicariato "S. Luigi Gonzaga" (2008-2012)

19-11-2008
Membro della Commissione Formazione Permanente del Clero (2008-2012)

http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronac...rroco-1.5525605


solferino
Comunità in ansia per il parroco

«Mi prendo una pausa». Da un mese via: domenica arriva il vescovo

SOLFERINO. Un mese fa ha letto un messaggio in chiesa: «D’accordo con il vescovo, mi prendo un periodo di riflessione e mi dedicherò a persone che hanno bisogno». Da quella data i parrocchiani di Solferino non sanno dove sia don Simone Pecorari, che dal 2007 reggeva le sorti della comunità locale. Giovane ben voluto, atteggiamento a volte anticonformista «girava in bermuda e cappellino con la visiera indietro» ricordano in paese, si sarebbe ritirato in un luogo mantenuto segreto, per meditare. «So dov’è, ma non posso dirlo – dice Teresa Cerini D’Isola, la domestica –. Non è in una comunità, non è il tipo. L’ho sentito qualche giorno fa, mi ha mandato un messaggio. Dice che tornerà il 30 agosto per salutare». Vuol dire che non resterà a Solferino? «Andrà da un’altra parte. Ma l’importante è che lui faccia la sua scelta in tutta tranquillità». Don Simone, nato a Castel Goffredo nel 1971, è stato ordinato nel 1996 e dall’ottobre del 2007 è a Solferino.

Domenica il vescovo, monsignor Roberto Busti celebrerà alle 10.30 la messa proprio a Solferino. Sarà l’occasione per incontrare i fedeli, che oggi temono che la parrocchia resti senza guida, anche se l’unità pastorale 2 (Birbesi, Cavriana, Guidizzolo, Medole e Solferino) garantisce i sacerdoti per tutte le funzioni religiose.(fr.r.)

Edited by GalileoGalilei - 23/10/2013, 23:18
 
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Savona. Don Matteo Calcagno decide di non farsi prete



www.ilsegnonews.it/index.php?option...d=46&Itemid=159

SALTA L'ORDINAZIONE DI DON MATTEO CALCAGNO

don_matteo_calcagno

"DECISIONE SOFFERTA MA NECESSARIA"

don matteo calcagnoUn arrivederci o un addio?

Don Matteo Calcagno non sarà, sabato 15 ottobre, in Cattedrale di Savona. La prevista ordinazione a sacerdote è stata infatti sospesa dal Vescovo della diocesi di Savona-Noli monsignor Vittorio Lupi a seguito delle perplessità che il diacono ha confidato di provare alla vigilia di un passo così importante.

Questa la lettera ufficiale con cui il vescovo comunica il delicato e spiacevole provvedimento:

È con grande sofferenza che devo annunciare che l'ordinazione presbiterale di Matteo Calcagno prevista per il 13 ottobre p.v. non avverrà.
La decisione è stata presa di comune accordo da me e da Matteo dopo una lunga e sofferta conversazione.
Matteo riscontra in sé delle insicurezze, delle paure, che gli farebbero affrontare con molta apprensione la strada che aveva deciso di intraprendere.


Ha svolto lodevolmente come seminarista e come diacono il suo apostolato con impegno e generosità, ma questo non è ancora sufficiente per offrirgli la garanzia di una futura totale fedeltà alla sua missione di presbitero.
Lodevolmente, anche se tardivamente, mi ha confidato queste sue perplessità, che accolgo come segno di onestà e senso di responsabilità.
Matteo si rende conto del disagio e forse della delusione che provoca in molte persone che lo hanno seguito, aiutato, sostenuto, e in tutti coloro che con lui hanno collaborato, chiede scusa per non averlo fatto prima ed essere giunto solo nell'imminenza dell'ordinazione a manifestare le sue insicurezze e titubanze, ma penso sia meglio così, anche se questo può provocare disagio e sofferenza a tante persone e alla diocesi tutta.
Invito caldamente tutte le persone e le comunità a pregare per lui in questo momento difficile della sua vita, per la diocesi, per le vocazioni sacerdotali e religiose e per i sacerdoti, affinché il Signore ci faccia capaci tutti di rispondere con generosità alle sue attese.


+ Vittorio Lupi

www.ilsecoloxix.it/p/savona/2012/10...sta_farsi.shtml

savona 05 ottobre 2012
Il seminarista che non volle farsi prete

Savona - È stato assalito dai dubbi alla vigilia dell’ordinazione sacerdotale e così ha rinunciato: non diventa prete, ma resta diacono. È la storia di Matteo Calcagno, 30 anni, di Sciarborasca, località che fa parte della Diocesi di Savona. Non era convinto della scelta e negli ultimi colloqui con il vescovo Vittorio Lupi ha deciso di rinunciare. È stata la stessa diocesi ad annunciare la decisione del “mancato” don Matteo.

L’ordinazione presbiterale fissata per sabato 13 ottobre alle 15 nella Cattedrale di Savona è stata annullata. Monsignor Lupi ha così spiegato l’accaduto con una lunga nota: «È con grande sofferenza che devo annunciare che l’ordinazione presbiterale di Matteo Calcagno prevista per il 13 ottobre non avverrà. La decisione è stata presa di comune accordo da me e da Matteo dopo una lunga e sofferta conversazione. Matteo riscontra in sé delle insicurezze, delle paure, che gli farebbero affrontare con molta apprensione la strada che aveva deciso di intraprendere. Ha svolto lodevolmente come seminarista e come diacono il suo apostolato con impegno e generosità, ma questo non è ancora sufficiente per offrirgli la garanzia di una futura totale fedeltà alla sua missione di presbitero. Lodevolmente, anche se tardivamente, mi ha confidato queste sue perplessità, che accolgo come segno di onestà e senso di responsabilità. Matteo chiede scusa per non averlo fatto prima ed essere giunto solo nell’imminenza dell’ordinazione a manifestare le sue insicurezze».
 
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Don Mario Bonfanti, prete gay, si spreta

e si converte agli episcopaliani


http://www.ilgiorno.it/lecco/cronaca/2012/...piscopale.shtml

Don Mario lascia la Chiesa cattolica per la Chiesa episcopale
Addio alla Chiesa Cattolica
Commenti

Il prete "felicemente gay" non intende abbandonare il ministero sacerdotale, continuerà a svolgerlo nella comunità Episcopale anglicana dove possono essere ordinate anche le donne e le unioni omosessuali sono consentite: "Lì quello in cui credo e che predico è accettato da tempo"

di D.D.S.
Don Mario Bonfanti dice addio al "Don" (Cardini)
Don Mario Bonfanti dice addio al "Don" (Cardini)

Merate, 2 novembre 2012 - Per le gerarchie della Chiesa cattolica don Mario Bonfanti è fuori, nel senso che è uscito lui dalla comunità cattolica, rinnegando la propria appartenenza ad essa e quindi obbligando di fatto i suoi superiori a scomunicarlo.
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L'outing di don Mario
Perego si mobilita per il suo prete
A difesa della coppie gay, Curia lo licenzia

Ma il consacrato 40enne, originario di Pagnano di Merate, non ha alcuna intenzione di abbandonare il ministero sacerdotale. Continuerà semplicemente a svolgerlo altrove, presso la comunità Episcopale, più aperta alle sue idee e alle sue convinzioni, comprese quelle sulle unioni omosessuali e l’ordinazione anche delle donne.

“Me ne sono andato io perché non volevo causare ulteriori problemi, evidentemente i tempi non sono ancora maturi nella Chiesa di Roma per accettare ciò che invece in altre realtà è scontato”, spiega il diretto interessato, che ha ratificato la sua apostasia tramite raccomandata spedita l’11 ottobre in concomitanza della giornata internazionale del coming out, durante la quale si è dichiarato “prete felicemente gay”. “E’ stata una scelta concordata con il mio vescovo proprio perché potessi continuare ad essere prete - prosegue -. Ho optato per una comunità dove quello che predico e in cui credo è ormai assodato”.

Classe 1971, il brianzolo è stato ordinato a Guspini il 16 novembre 2002, nella diocesi di Ales-Terralba, in Sardegna, dopo aver frequentato i seminario della diocesi di Milano, del Pime e dei Carmelitani. Dopo una parentesi in alcune parrocchie dell’isola nel 2007 è tornato a casa per un periodo di studio. Il vicario episcopale di Lecco dell’epoca, monsignor Bruno Molinari, gli ha quindi chiesto di collaborare “in prestito” come parroco di Perego, ma l’anno scorso la convenzione non è stata più rinnovata a causa delle sue forti prese di posizione sulle unioni gay, tanto da spingere il vicario generale della diocesi di Milano, monsignor Carlo Roberto Redaelli, braccio destro del cardinale Angelo Scola, a sollevarlo dall’incarico.

“Tutto ciò ha indotto il vescovo (quello di Ales - Terralba, nda) nella sua premura pastorale a incontrarlo ripetutamente nella speranza che dal dialogo e nel rispetto reciproco, nella piena consapevolezza del suo impegno nei confronti della Chiesa, scaturisse la possibilità di giungere a una svolta positiva e serena“, si legge in una nota della curia della diocesi sarda di appartenenza. Una svolta che tuttavia non c’è stata, almeno non nei termini auspicati dai vertici del Vaticano
 
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Don Marino Genova, diocesi di Campobasso


www.primonumero.it/attualita/primop...lo.php?id=12190


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Il parroco lascia tutto e se ne va. Fedeli sconvolti: "Un fulmine a ciel sereno"
Don Marino Genova, 57 anni, che ha guidato la parrocchia di Santi Pietro e Paolo dal 2005, ha improvvisamente lasciato la casa canonica e la chiesa senza preavviso. La notizia è stata data ieri, domenica 11 novembre, dal vicario del Vescovo durante la Messa del mattino. «Ha voluto prendersi un momento di riflessione»: questa la sintesi del messaggio letto in chiesa. «Senza parole», il sindaco Luigi Mascio, che come il resto dei cittadini non sospettava nulla.

Foto da carrodeigiovani.org
Portocannone. La notizia è stata un fulmine a ciel sereno per i fedeli e i cittadini di Portocannone che ieri, domenica 11 novembre, hanno appreso dell’addio al loro parroco. Don Marino Genova, che negli ultimi 7 anni ha guidato la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo della piccola comunità arbreshe del Basso Molise, se n’è andato. Improvvisamente, e senza che nessuno potesse sospettare i dubbi e la confusione che evidentemente da tempo lo laceravano. Non c’è una spiegazione, nè una ragione apparente: nessuno sa se dietro l’addio improvviso e definitivo - come sembra - ci siano problemi legati al ministero o invece motivi personali o ancora di salute. Per ora tutto è avvolto nel dubbio.

57 anni, originario di San Felice del Molise, per 25 anni alla guida della parrocchia di Santa Maria, don Marino era un parroco apprezzato e nulla lasciava trasparire la sua intenzione di allontanarsi così, da un momento all’altro. I cittadini e lo stesso sindaco Luigi Mascio lo avevano visto il sabato prima (10 novembre) e avevano parlato con lui come fosse tutto normale.
La mattina successiva, invece, don Marino non si è presentato in chiesa e alla celebrazione eucaristica, al suo posto, è arrivato il vicario mandato dal vescovo Gianfranco De Luca che, davanti a una chiesa gremita di fedeli, ha letto lo sconcertante messaggio.

Secondo le voci che girano in paese, alcune provenienti da fonti attendibilissime, già altre volte don Marino era scomparso per pochi giorni, facendo tuttavia sempre ritorno e riprendendo la sua attività pastorale. Questa volta invece le sue sembrano intenzioni definitive. Dalla casa canonica sono state portate via tutte le sue cose e ogni traccia della sua permanenza è scomparsa.

«Siamo sconvolti e sconcertati. Questo è un colpo difficile da digerire, frutto di un gesto insospettabile», il commento del primo cittadino Luigi Mascio, incapace al pari del resto dei fedeli di spiegarsi l’accaduto. Intanto il vescovo Gianfranco De Luca sarà a Portocannone nel pomeriggio di oggi, alle 17, per incontrare la comunità e dare spiegazioni ai fedeli che sono ancora sconvolti.


Alla diffusione della notizia, la diocesi di Termoli-Larino ha precisato che ««la notizia, per quanto inattesa, è stata presa in comunione tra monsignor Gianfranco De Luca e don Marino Genova ed è dettata da esigenze personali del diretto interessato e non risulta essere legata a particolari eventi». Il vescovo ha poi voluto rendere pubblico il messaggio fatto giungere ieri mattina ai fedeli. «Don Marino Genova si è preso un periodo di riflessione e di preghiera per esigenze personali e ha così lasciato la responsabilità della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo. Ho ritenuto opportuno che la cosa avvenisse con celerità e senza particolare rilievo, per questo vi porgo i suoi saluti e i suoi ringraziamenti, unitamente alla richiesta di preghiera per il cammino che lo attende. Nel frattempo la parrocchia sarà retta da un amministratore parrocchiale e i lavori di ristrutturazione della Chiesa parrocchiale saranno seguiti direttamente dalla Diocesi. Questa notizia che vi giunge inattesa, sia occasione di rendimento di grazie per il bene vissuto».

(Pubblicato il 12/11/2012)

www.termoli.tv/news/attualita/item/...C3%A0-sconvolta

Lunedì, 12 Novembre 2012
Don Marino scappa da Portocannone: comunità sconvolta per la scelta del parroco. Monsignor De Luca: "Si è preso un periodo di riflessione"

Don Marino scappa da Portocannone: comunità sconvolta per la scelta del parroco. Monsignor De Luca: "Si è preso un periodo di riflessione"

PORTOCANNONE. La comunità di fedeli del piccolo paesino molisano è rimasta scossa da un fatto che ha dell'incredibile. Il parroco del paese, Don Marino Genova, ha fatto le valigie e se ne è andato, senza lasciare nè un biglietto, nè un saluto. A dare l'annuncio di questa situazione, domenica mattina, nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo, il vicario mandato dal Vescovo per officiare la messa. Monsignor De Luca, in una lettera fa sapere che Don Marino ha preso questa decisione in base a "esigenze personali".

La comunità di fedeli del piccolo paese di Portocannone si è ritrovata al centro di una situazione sconcertante e impensabile. Il proprio parroco, primo pastore della piccola comunità che dal 2005 e dunque da ben sette anni era parroco della chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Portocannone, ha abbandonato tutto ed è scomparso.

Un gesto volontario, quello di Don Marino Genova, amato e stimato da tutti che ieri mattina non si è presentato a celebrare la Santa Messa della domenica. I fedeli che in mattinata si erano recati in chiesa, si sono ritrovati davanti il vicario mandato proprio dal vescovo De Luca. Incredulità e sgomento nei fedeli, alle parole del delegato dalla curia vescovile: “Si è smarrito. È in un grave momento di confusione”.

Don Marino avrebbe raccolto tutti i suoi oggetti personali e sarebbe andato via senza lasciare nessun preavviso, abbandonando Portocannone per recarsi altrove. Qualcuno lo avrebbe visto oggi a Termoli. Diverse sono le ipotesi per cercare di dare una ragione al suo gesto, ma niente è confermato. Si pensa a diversi problemi legati al suo ministero, a motivazioni di natura personale o addirittura di salute.

Sta di fatto che Don Marino ha preoccupato i fedeli della piccola comunità di Portocannone che hanno sempre creduto nelle sue parole. Intanto, questo pomeriggio alle 17, Gianfranco De Luca, Vescovo di Termoli-Larino, si recherà a Portocannone per cercare di parlare dell’accaduto alla comunità rimasta scossa da tale situazione.

Per quanto inattesa, questa notizia, l'ufficio stampa della diocesi fa sapere che il gesto sarebbe dettato da esigenze personali del diretto interessato e non risulta essere legata a particolari eventi.

Di seguito riporiamo la lettera che monsignor Gianfranco De Luca ha inviato ai fedeli di Portocannone: "Carissimi fratelli e sorelle di Portocannone, avrei voluto comunicarvi di persona questa nota, ma non mi è possibile per impegni presi da tempo. Don Marino Genova, si è preso un periodo di riflessione e di preghiera per esigenze personali, ha così lasciato la responsabilità della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo.

Ho ritenuto opportuno che la cosa avvenisse con celerità e senza particolare rilievo, per questo vi porgo i suoi saluti e i suoi ringraziamenti, unitamente alla richiesta di preghiera per il cammino che lo attende. Nel frattempo la parrocchia sarà retta da un amministratore parrocchiale e i lavori di ristrutturazione della Chiesa parrocchiale saranno seguiti direttamente dalla Diocesi.

Questa notizia che vi giunge inattesa, sia occasione di rendimento di grazie per il bene vissuto. La misericordia di Dio ci rinnovi nel profondo del cuore e ci accompagni nel nostro pellegrinaggio verso la meta della nostra esistenza. Vi porto tutti nel cuore e vi affido alla Madonna di Costantinopoli". Intanto, è stato reso noto che a sostituire don Marino sarà don Michele Valentini, cappellano in carcere attualmente”.

www.termolionline.it/notizie/la-let...quot-37546.html



12-11-2012 - diocesi
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La lettera del vescovo sul prete 'smarrito', "Periodo di riposo per esigenze personali"
La lettera del vescovo sul prete 'smarrito', "Periodo di riposo per esigenze personali"
Don Marino Genova

PORTOCANNONE. La vicenda di don Marino a Portocannone ha suscitato una curiosità estrema in tutta la Diocesi e probabilmente non solo.

Ecco il testo letto ieri alla messa antimeridiana nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo e inviata dal vescovo Gianfranco De Luca.

"Carissimi fratelli e sorelle di Portocannone, avrei voluto comunicarvi di persona questa nota, ma non mi è possibile per impegni presi da tempo.

Don Marino Genova, si è preso un periodo di riflessione e di preghiera per esigenze personali, ha così lasciato la responsabilità della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo.
Ho ritenuto opportuno che la cosa avvenisse con celerità e senza particolare rilievo, per questo vi porgo i suoi saluti e i suoi ringraziamenti, unitamente alla richiesta di preghiera per il cammino che lo attende.

Nel frattempo la parrocchia sarà retta da un amministratore parrocchiale e i lavori di ristrutturazione della Chiesa parrocchiale saranno seguiti direttamente dalla Diocesi. Questa notizia che vi giunge inattesa, sia occasione di rendimento di grazie per il bene
vissuto.
La misericordia di Dio ci rinnovi nel profondo del cuore e ci accompagni nel nostro
pellegrinaggio verso la meta della nostra esistenza.
Vi porto tutti nel cuore e vi affido alla Madonna di Costantinopoli".

Intanto, è stato reso noto che a sostituire don Marino sarà don Michele Valentini, cappellano in carcere attualmente.

www.primonumero.it/attualita/primop...lo.php?id=12198

Cronache
Don Marino via per un anno di pausa. E su facebook abbracci, auguri e “ritorna presto”
Il parroco di Portocannone che ha lasciato improvvisamente la parrocchia gettando fedeli e cittadini nello sconcerto ha chiesto al vescovo un anno sabbatico per fare chiarezza dentro se stesso. Dopo i commenti di stupore registrati in paese, quelli di comprensione e auguri lasciati sulla sua bacheca di facebook. “Ti vogliamo bene, abbiamo bisogno di te. Forza don marino tu sei un grande, sei unico fatti sentire”. “Prenditi un po’ di pausa ma torna presto tra di noi”.

Dopo lo sconcerto, la meraviglia, le malelingue, le illazioni, arriva la comprensione. Registrata sulla bacheca di facebook del sacerdote 57enne che domenica scorsa ha mollato tutto sparendo dalla circolazione e dalla vista dei fedeli della “sua” parrocchia, quella dei santi Pietro e Paolo a Portocannone. La notizia che don Marino Genova ha deciso di andar via, lasciando una breve lettera di commiato affidata direttamente al Vescovo della diocesi Gianfranco De Luca si è sparsa in fretta, ha riempito piazze e strade e bar e sacrestie.

E ha fatto il giro, rilanciata dal tam-tam consueto, anche su Internet. Soprattutto su Internet, e soprattutto su facebook, dove il parroco molisano ha un suo profilo e circa 1500 amici. Alcuni di loro, tra incredulità e comprensione, lo hanno stretto in un abbraccio virtuale pieno di calore. Così, a due giorni dalla “scomparsa”, spiegata dal vicario del Vescovo come un periodo di riflessione durante il quale don Marino è sollevato da ogni responsabilità esterna ma non certo dall’obbligo di tenere fede ai voti di obbedienza, castità e povertà, il muro del social network diventa un manifesto di solidarietà, comprensione e amicizia.
Ma anche l’occasione per chiedere a don Marino di tornare. “Abbiamo bisogno di te, prenditi una pausa ma torna presto”.

Lui per ora non risponde. Il sacerdote, che ha comunicato al vescovo la sua intenzione di prendere un periodo di riflessione lontano dagli impegni della parrocchia, si trova in un luogo che nessuno conosce. E che comunque nessuno tra quanti ne sono al corrente rivelerebbe mai. Don Marino, che non è il primo parroco della diocesi di Termoli-Larino a chiedere un anno sabbatico (è accaduto ad altri suoi ‘colleghi’ proprio di recente, ma la notizia non ha fatto così clamore) ha manifestato il bisogno di riflettere e fare i conti con le ragioni che lo hanno spinto a voler sospendere il suo impegno di parroco. E il popolo del social network, forse meno ingessato nelle dinamiche gerarchiche e più libero dai retroscena scandalistici che inevitabilmente stanno dietro a situazioni del genere, manifesta la sua comprensione e il suo affetto. Sono tanti i messaggi di sostegno scritti nelle ultime 24 ore: “Don Marino questa scomparsa ci ha sconvolti tutti .
Prenditi un po’ di pausa ma ritorna qu da noi ”
“Don Marino tornaa ti aspettiamo tutti con ansia” scrivono i ragazzi della Protezione Civile di Portocannone.

“Qualunque sia il deserto in questo momento sappi che sia noi ti stiamo vicino più di quanto immagini, per noi sei la luce che illumina i nostri passi Ti Vogliamo Bene a presto”.
Messaggi così, scritti d’impulso, pieni di umanità, che raccontano il valore di un sacerdote amato da persone di tutte le età, e amato anche nel momento in cui ha deciso di abbandonare la comunità per fare chiarezza.
E sono soprattutto i ragazzi, i giovani, a lasciargli una traccia del loro affetto. Con le loro sgrammaticature, i cuoricini degli emoticon, le stelline. Come questo: “Don Marinoo ti sto aspettando torna presto ti vogliamo tutti qua tra noiiii ci mankiii torna presto ciaooo ti voglio un mondo di bene ♥ :* “.

(Pubblicato il 13/11/2012)

Edited by GalileoGalilei - 21/11/2012, 18:26
 
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Portocannone (CB), diocesi di Campobasso>
Don Marino Genova chiede anno sabbatico

C'è di mezzo una giovane donna?


E come al solito la colpa è sempre della donna che provoca e non del prete falso, ipocrita e fedifrago
(ammesso che il prete abbia ceduto alle asserite - e non dimostrate - avances).

Genova%20Marino

www.termolionline.it/notizie/voci-p...onna-37713.html


http://www.termolionline.it/63383/voci-di-...s-di-una-donna/

19-11-2012 - DIOCESI

Voci paesane a Portocannone: il parroco se ne è andato per colpa delle avances di una donna

PORTOCANNONE. Si infittiscono le voci in paese sulle possibili reali motivazioni che avrebbero indotto il parroco della chiesa Santi Pietro e Paolo a chiedere un anno sabbatico e ad allontanarsi dalla comunità di fedeli.

Un rincorrersi di indiscrezioni che non ha trovato alcuna conferma ufficiale e questo è normale ma che comunque non mette il tappo al vociare popolano.

E’ trascorsa ormai più di una settimana dall’abbandono della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo da parte di don Marino Genova, ma nonostante la presenza dell’ex cappellano in carcere don Michele Valentini, che garantisce la continuità per officiare le messe e per sbrigare qualche pratica parrocchiale, il vescovo Gianfranco De Luca non ha ancora nominato alcun sostituto ufficiale, con la lettera che incarica l’amministratore della chiesa.

Tutto sia accadendo sull’onda dell’ufficiosità mentre in paese i rumor della popolazione stanno per far emergere una versione differente delle cause che avrebbero indotto il parroco originario di San Felice del Molise a lasciare i suoi parrocchiani.

Tra le più ardite, quella di una giovane donna che avrebbe corteggiato il sacerdote, provocandogli una sorta di crisi vocazionale.

Per questo don Marino avrebbe chiesto al presule della diocesi di Termoli-Larino di potersi prendere l’anno sabbatico previsto dal diritto canonico.

Edited by GalileoGalilei - 5/11/2013, 05:02
 
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Don Marco Balzan, diocesi di Rovigo

http://www.ilrestodelcarlino.it/rovigo/pro...vocazione.shtml

Il parroco se ne va Un paese sotto choc
Ceneselli
Commenti

Don Marco Balzan chiede una pausa per una crisi di vocazione. "La musica gli ha fatto girare la testa"



di Tommaso Moretto
Don Marco Balzan (foto Donzelli)
Don Marco Balzan (foto Donzelli)

Rovigo, 21 novembre 2012 - «NON È UNA cosa che mi ha sconcertato». Come mai se lo aspettava? «Così». E sorride. Ma la fornaia non vuole né farsi fotografare né lasciare il suo nome. C’è chi è sibillino ma poi si rimangia tutto e non vuole comparire, e chi invece sembra cadere dalle nuvole. A Ceneselli ieri mattina, due giorni dopo l’annuncio choc del parroco ‘reggae’, il paese è perplesso.

Una pausa di riflessione per don Marco Balzan, approvata dal vescovo Lucio Soravito, che non ha una data di termine. La passione per la Christian music, ai più, non sembrava inconciliabile con il sacerdozio. La barista, Maria Paola, riconosce che il prete negli ultimi anni «aveva avvicinato molti giovani». Grazie alla musica. Ma poi «negli ultimi tempi, gradatamente, è cominciata a venire meno gente». E chiude: «Io comunque rispetto le scelte personali».

In edicola Paolo Bin è tra quelli che cadono dalle nuvole: «So che aveva un complesso rock ma non so altro, lo conosco poco perché quando passava aveva un passo molto veloce. Un signore ha detto che ha avuto una crisi di fede. Può succedere». Chi frequenta la parrocchia ci è rimasto male, come Gianna Valentini: «A me piaceva come persona, buono di carattere, era difficile dialogare con lui, era un po’ sfuggente, ma io mi ero affezionata tantissimo». Ma ci è rimasto male anche chi in chiesa va pochino, come Mario Finotti: «Era un giovane aitante, con tante iniziative, aveva tante potenzialità che forse qui non poteva esprimere. Aveva un’orchestrina, ma non credo si stata la passione per la musica a farlo andare via».

C’È ANCHE CHI a Ceneselli di parlare con la stampa non ne vuol sapere: «Fermar la gente così per strada, ma cosa vuole? Per piacere. Guardi che sono un giostraro. Cosa vuole? Cosa vuole intervistare cosa?». In bar invece è più accogliente. Giuseppe, seduto a un tavolo, è uno che a messa ci va: «Lo ha annunciato lui domenica, col vicario. Peccato, era un uomo serio». Mentre un tavolo più in là Gino Ravagnani non è nemmeno sfiorato dalla notizia: «Non mi interessa niente, in chiesa non vado da 42 anni». Fuori dal bar, Luca, ha parole di zucchero: «Era apprezzato, uno che faceva qualcosa, la notizia l’ho appresa dal giornale». E Antonio, in macelleria: «Mi è arrivata all’improvviso». Mentre il macellaio Andrea Franchi si interroga: «Che sia per la musica? Che sia per il calcio? Che sia per un’altra passione? non si sa».

Mentre Giovanni Cabria, con occhiali scuri è categorico: «Escludo che la causa sia la musica». Ma capita anche di assistere a siparietti curiosi. Due signori stavano parlando tra di loro. Solita domanda, se qualcuno sa qualcosa in più sulle motivazioni che hanno spinto don Marco alle dimissioni. «Non lo so, sono scelte personali, non si possono criticare», dice uno. E l’altro: «Falso. Ma se le hai criticate fino adesso?». E il primo: «Sono le cose che dico con te, non alla stampa». La sensazione resta, un brusio rumoroso avvolge la vicenda ma appena ci si avvicina, torna il silenzio. E il parroco non parla.

Tommaso Moretto
 
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Lamezia (CZ). Don Pino Falvo, affermato teologo, si spreta, si sposa (civilmente) per amore di una maestra

Intervento%20di%20Don%20Pino%20Falvo

www.ogginotizie.it/196453-lamezia-t...a/#.UMWuw9fLm_I

Lamezia Terme, lascia sacerdozio perché innamorato di una donna

Catanzaro - Ha lasciato l'abito talare per amore di una donna. E' quanto accaduto a Lamezia Terme a un giovane sacerdote, molto preparato e rigoroso.
Il protagonista della vicenda è stato parroco in una zona del centro cittadino prima di assumere un altro incarico. Nella città calabrese ormai non si parla d'altro e anche su facebook la storia del sacerdote innamorato è diventata di dominio pubblico e motivo di discussione. Come prevedibile, l'opinione pubblica si divide tra favorevoli e contrari.

www.gazzettadelsud.it/news/26074/S-...Fb--Lascia.html

Lamezia Terme
S'innamora su Fb
Lascia il sacerdozio

10/12/2012
Accade a Lamezia Terme, città dove il protagonista della storia è stato parroco in una zona del centro prima di assumere un altro incarico, e dove ormai non si parla d'altro.
S'innamora su Fb Lascia il sacerdozio

Un giovane sacerdote, teologo pare molto preparato e rigoroso, che decide di lasciare l'abito talare per l'amore di una donna. Accade a Lamezia Terme, città dove il protagonista della storia è stato parroco in una zona del centro prima di assumere un altro incarico, e dove ormai non si parla d'altro. Grazie al web, in particolare al social network Facebook, la vicenda del giovane sacerdote innamorato che, per non vivere nell'ipocrisia, decide di tornare allo stato laicale, è diventata di dominio pubblico. Anzi, è al centro di una discussione che, proprio sul web, si è scatenata tra chi comprende la decisione e chi la critica. In una lettera indirizzata al vescovo di Lamezia Terme mons. Luigi Cantafora, intanto, il sacerdote avrebbe addotto, a giustificazione della decisione non meglio precisati motivi familiari.


www.cittadiferoletoantico.it/websit...-alla-comunita/


DON PINO HA COMUNICATO UFFICIALMENTE CHE LASCERA’ FEROLETO PER CURINGA
in: News - Commenti disabilitati
20nov
DON PINO CON I GIOVANI

DON PINO CON I GIOVANI

FEROLETO ANTICO. Don Pino Fazio, il sacerdote responsabile della parrocchia di Santa Maria Maggiore di Feroleto Antico, fra qualche giorno lascerà il paese che ha guidato spiritualmente per circa dieci anni per trasferirsi nella parrocchia di Curinga. La notizia ufficiale è stata data dal parroco stesso al termine della celebrazione della santa messa di domenica scorsa ma in realtà il suo trasferimento circolava in paese già da un paio di giorni. Una decisione – quella della Curia lametina – che ha lasciato in paese un po tutti perplessi. Ma perché la Curia ha deciso di trasferire il parroco in un’altra parrocchia? La motivazione data dal parroco al termine della santa messa è che l’attuale parroco di Curinga deve recarsi per motivi di studio a Roma e quindi don Pino Fazio sarebbe la persona adatta a sostituirlo. Ma questa motivazione non ha convinto molti parrocchiani i quali, guidati da un gruppo di giovani, si stanno organizzando per recarsi dal vescovo di Lamezia per chiedere chiarimenti ed insistere affinchè ritorni sulle sue decisioni inviando a Curinga un altro parroco sprovvisto di parrocchia. Don Pino Fazio, parroco super impegnato e sempre disponibile, guida la comunità di Feroleto Antico da poco più di dieci anni e per diverso tempo è stato rettore del santuario di Dipodi. Proprio pochi mesi fa aveva festeggiato i suoi dieci anni di sacerdozio. Una tappa molto importante che il parroco decise di condividere con tutta la comunità di Feroleto Antico dove fu inviato dal vescovo a compiere la sua missione sin dalla sua ordinazione sacerdotale. “Tale evento –spiegò don Pino in quella occasione - è un occasione per riflettere insieme a voi sulla bellezza del mistero sacerdotale. Il sacerdote è definito dal Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri come un araldo della speranza. In un mondo che vive quotidianamente l’angoscia e la sfiducia, il sacerdote, in comunione con la Chiesa vuole testimoniare con la vita le ragioni della speranza di cui è testimone, portatore e trasmettitore. Il compito del sacerdote – concluse- è di portare nei cuori lo stupore di una speranza che non si arrende mai nonostante tutto e tutti, perché fondata da Dio”.

Ora a distanza di poco tempo – dopo il già tanto inatteso trasferimento delle suore di Feroleto nell’Oasi Bartolomea di Lamezia Terme – la comunità di Feroleto Antico viene privata anche del suo parroco.

FRANCO FALVO

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Edited by GalileoGalilei - 10/1/2013, 09:31
 
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http://servizi.comunelamezia.it/webapplame...ET_2009_652.PDF



3.500,00
tramite
mandato
intestato
al
parroco
don
Giuseppe
Falvo
,
nato
a
Cassano
Delle
Murge
(BA)
il
12/06/1966
C.F.:
FLVGPP66H12B998W,
legale
rappresentante
pro-tempore
della
Parrocchia
S.
Domenico,
Piazza
Feroleto,
88046
Lamezia
Terme
 
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11marzo2007giovanicontesi.005-300x224


http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/art...aro-padre.shtml

14.12.2012

Trapani, prete annuncia ai fedeli: "Sarò padre"
Il giovane sacerdote lascerà l'abito talare
foto Dal Web
11:05 - Un prete di Trapani ha annunciato ai fedeli presenti in chiesa per sentire la messa che presto avrà un figlio. Vito Lombardo, questo il nome del sacerdote, ha fatto coming out rendendo partecipi i suoi parrocchiani del suo amore per una ragazza di Marsala che tra quattro mesi darà alla luce suo figlio. Secondo quanto riportato dal "Giornale di Sicilia" il religioso abbandonerà l'abito talare e presto si sposerà .


http://video.repubblica.it/edizione/palerm...o/113707/112107

14 dicembre 2012
Trapani, il monsignore sul prete papà: ''Ci vuole coraggio''

Don Vito Lombardo, 33 anni, parroco della chiesa di San Lorenzo nella città siciliana, ha annunciato ai fedeli durante una messa che tra pochi mesi diventerà papà. E' innamorato della mamma, una ragazza di Marsala, e si sposeranno. Parla monsignor Antonio Adragna, che ha conosciuto e guidato don Vito da giovane prete e poi da sacerdote entusiasta



intervista di Giulia Santerini

Leggi su Repubblica Palermo

http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/sic...a-_7951986.html


Prete annuncia a fedeli,diventero' papa'
Sacerdote Trapani lascia parrocchia, rivelazione dopo omelia
14 dicembre, 10:50

Prete annuncia a fedeli,diventero' papa' (ANSA) - PALERMO, 14 DIC - Per confessarsi ha scelto l'altare. Cosi', dopo l'omelia, padre Vito Lombardo, 33 anni, parroco di un quartiere di Trapani, ha rivelato ai fedeli presenti per la messa il suo amore per un ragazza di Marsala che tra 4 mesi gli dara' un figlio. I parrocchiani basiti hanno assistito al coming out del giovane sacerdote che lascera' l'abito talare. Prima di informare i fedeli ha chiesto la dispensa alla Santa Sede. ''Voglio sposarmi'', ha detto.

www.tmnews.it/web/sezioni/top10/20121214_142515.shtml

Prete annuncia durante la messa: "Divento padre e mi sposo"
Annuncio dall'altare di un sacerdote 33enne a Trapani

Roma, 14 dic. (TMNews) - Dall'altare un prete ha annunciato ai fedeli: "Diventerò padre". Così, dopo l'omelia, padre Vito Lombardo, 33 anni, parroco di un quartiere di Trapani, ha rivelato ai fedeli presenti per la messa il suo amore per un ragazza di Marsala che tra quattro mesi gli darà un figlio, e la sua intenzione di lasciare l'abito talare. A riportare la vicenda è il quotidiano locale il Giornale di Sicilia.

Stupefatti i parrocchiani presenti per la messa hanno assistito alla "confessione" del giovane sacerdote. Il quale, però, prima di informare i fedeli, aveva chiesto la dispensa alla Santa Sede. "Voglio sposarmi", ha detto.

www.sanlorenzoxitta.it/parroco.htm

Il Parroco
Arciprete Don Vito Lombardo





Nato ad Alcamo (Tp) il 29-01-1979, ha fatto gli studi umanistici e teologici presso il Seminario Vescovile di Trapani.

E’ stato ordinato sacerdote dal Vescovo della Diocesi di Trapani S.E. Francesco Miccichè nel 2004.

Laureato in Teologia, appassionato d’arte pittorica, in particolare di arte sacra, ha conseguito la laurea all’Accademia delle Belle Arti di Palermo “S.Rosalia, insegna arte e tecniche pittoriche all’Accademia di Belle Arti “ KANDINSKIJ “ di Trapani.

Dal 30 Agosto 2009 è il parroco di questa parrocchia San Lorenzo Levita di Xitta.

http://www.giornalettismo.com/archives/660...diventera-papa/

Vito Lombardo: il prete che annuncia sull’altare che diventerà papà
14/12/2012 - Tutta la storia dal Giornale di Sicilia
Vito Lombardo: il prete che annuncia sull'altare che diventerà papà

di Redazione
Annunci Google Adotta una bambina Le bambine soffrono di pesanti discriminazioni sessuali. www.sositalia.it

La storia la racconta il Giornale di Sicilia nell’edizione di Palermo, e l’ha ripresa l’Ansa (LEGGI QUI): padre Vito Lombardo, 33enne parroco della chiesa di San Lorenzo, che si trova nella frazione di Xitta dalle parti di Trapani, ha annunciato il suo addio alla tonaca:



«Oggi è la mia ultima messa. Mi sono innamorato e presto diventerò papà». I parrocchiani sono rimasti di sasso. Lui, senza scomporsi, ha guadagnato la sacrestia con l’aria di chi si era appena tolto ungrossopesodalle spalle.Perché quella relazione, a quanto pare con una ragazza marsalese, che andava avanti da tempo, era un segreto che non poteva più rimanere tale. La compagna del prete, infatti, è al quinto mese di gravidanza.Così lui ha scelto di dismettere l’abito talare per ricominciare una nuova vita, dedicandosi alla sua donna e al nascituro, continuando a servire Dio, ma in maniera diversa da come finora aveva fatto. Il prete innamorato ha sentito l’obbligo morale di informare i suoi parrocchiani, prima di fare richiesta di dispensa alla Santa Sede: «Voglio sposarmi».

Scrive il Giornale di Sicilia che Lombardo era diventato parrocco della chiesetta meno di un anno fa, dopo la sospensione «a divinis» di don Ninni Treppiedi a causa di una brutta storia di appropriazioni di fondi:



A fare scattare l’amore è stato un bacio «galeotto». A confermare quelle che fino a domenica mattina erano soltanto voci, pettegolezzi, chicchieredabarè stato lo stesso padre Vito, con una scelta coraggiosa. Parlare ai fedeli, appunto, in chiesa altermine della funzione religiosa. Lo ha fatto con grande serenità, senza badare tanto ai giudizi e ai pregiudizi della gente. La sua gente. Quella che aveva ascoltato, confessato, assolto. «Sono innamorato », ha detto il parroco. E l’amore rende ogni cosa possibile, dà forza, fa superare gli ostacoli. In attesa della riposta del Vaticano, don Vito si è «autospeso» e ha fatto rientro nella sua città: Alcamo.
 
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