Laici Libertari Anticlericali Forum

La legge sul 'fine vita'

« Older   Newer »
  Share  
Alessandro Baoli
view post Posted on 10/2/2011, 18:55




Senigallia (AN), approvato il registro dei testamenti biologici

A Senigallia è stato finalmente ufficializzato il registro comunale per i testamenti biologici.
Nell’ultimo anno la Delegazione UAAR di Senigallia aveva sensibilizzato parecchio l’amministrazione comunale affinché istituisse tale registro, attraverso volantinaggi, tavolini informativi e conferenza sul tema. Di particolare importanza è stata la conferenza fatta con Beppino Englaro, che ha visto partecipare alcuni assessori e consiglieri Comunali, che si sono finalmente convinti all’istituzione di quello che hanno voluto chiamare “Registro comunale delle dichiarazioni anticipate di volontà relative ai trattamenti sanitari”.
La nota negativa di tutta questa vicenda è stata che, all’ultimo momento, un emendamento ha cassato i paragrafi che indicavano il desiderio o meno di assistenza religiosa, del funerale laico e del funerale religioso. La nota positiva è che il Registro è stato votato quasi all’unanimità da parte dei presenti (PDL astenuti), nello stesso giorno in cui, in Italia, si celebrava la giornata nazionale per gli stati vegetativi.

Paul Manoni, delegazione UAAR di Senigallia

http://www.uaar.it/news/2011/02/10/senigal...enti-biologici/
 
Top
Alessandro Baoli
view post Posted on 14/2/2011, 19:14




Riprende lo scontro sul testamento biologico

La prossima settimana la Camera dei deputati riprenderà l’esame del ddl Calabrò sul testamento biologico. Il Vicariato di Roma, scrive Avvenire*, ha già invitato alla mobilitazione in favore del progetto di maggioranza (sostenuto anche da UDC e popolari PD), che ritiene sia “una legge giusta e non confessionale”, che non favorisce “il principio di autodeterminazione”. Dal conto loro, le associazioni laiche italiane stanno pensando di organizzare un sit-in a piazza Montecitorio.
* http://www.avvenire.it/Cronaca/romaette+le...18584530000.htm
Raffaele Carcano

http://www.uaar.it/news/2011/02/14/riprend...ento-biologico/

 
Top
Alessandro Baoli
view post Posted on 16/2/2011, 15:18




http://www.uaar.it/news/2011/02/16/testame...in-commissione/

Testamento biologico, il ddl Calabrò passa l’esame in commissione

Il disegno di legge Calabrò sul testamento biologico, proposto dalla maggioranza di governo, è stato approvato ieri dalla commissione Affari costituzionali della Camera. Oltre a PDL e Lega, ha votato a favore anche l’UDC: contrari PD e IDV. La commissione ha inoltre suggerito alla commissione Affari Sociali di valutare “l’opportunità di definire in modo chiaro e univoco la fattispecie penale dell’eutanasia e la relativa pena”. Il testo dovrebbe arrivare in aula lunedì prossimo.

Raffaele Carcano

 
Top
Alessandro Baoli
view post Posted on 21/2/2011, 07:57




Belgio: testamento biologico in calo

Secondo quanto scrive il quotidiano Le Soir* sarebbero in calo le persone che in Belgio “organizzano la propria eutanasia”, nei casi previsti dalla legislazione belga, ossia nei casi d’incoscienza o di stato giudicato irreversibile. “A fine 2010 si erano registrate 24.046 dichiarazioni anticipate d’eutanasia. I tre quarti di queste dichiarazioni provenivano dalle Fiandre”, riferisce il giornale. Le cause del calo sarebbero da imputare alla disinformazione (la legge è relativamente recente) ed alle formalità burocratiche poco incoraggianti. “Nonostante gli sforzi intrapresi da alcuni comuni, dalle mutue e da qualche organizzazione progressista, si registra una mancanza reale d’informazione”, dichiara il presidente dell’associazione ADMD, l’associazione per il diritto di morire con dignità. In realtà, per poter aver diritto all’eutanasia, il cittadino richiedente deve attualmente recarsi presso l’amministrazione preposta, accompagnato da due testimoni adulti, riempire un formulario e, successivamente, rinnovare la dichiarazione ogni 5 anni. Nel 2010 la media delle richieste è stata di 170 a settimana, ovvero relativamente poche rispetto ad una popolazione di poco più di 10 milioni di abitanti.
* http://www.lesoir.be/actualite/belgique/20...asie-823099.php

Franco Virzo

http://www.uaar.it/news/2011/02/20/belgio-...biologico-calo/
 
Top
Alessandro Baoli
view post Posted on 21/2/2011, 08:24




IL CASO
Due anni dopo Eluana l'ultima battaglia
testamento biologico, no a questa leggeFine vita, alla Camera in discussione una nuova norma ispirata non al principio di libertà ma a quello di autorità: se approvata perderemmo il diritto ad autodeterminarsi. Appello di cento intellettuali per fermarladi
STEFANO RODOTA'


IL RISCHIO del "dispotismo etico", evocato a sproposito per inveire contro chi opera perché sia ricostruito quel minimo di moralità pubblica inscindibile dalla democrazia, si è già materializzato alla Camera dei deputati, dove è in corso la discussione sul progetto di legge che disciplina le modalità da seguire se si vogliono dare "indicazioni" per il tempo della fine della vita, ispirato non al principio di libertà, ma a quello di autorità. Se questa legge venisse approvata, ciascuno di noi perderebbe il diritto fondamentale ad autodeterminarsi, verrebbe espropriato del potere di governare liberamente la propria vita. Una politica incapace di guardare ai problemi veri della società si fa di colpo prepotente, si dichiara padrona dei corpi delle persone, pretende di impadronirsi davvero delle "vite degli altri".

FIRMA L'APPELLO 1

Questo è il pezzo forte dell'"agenda etica" del governo, rilanciata con evidenti finalità strumentali. Il presidente del Consiglio dichiara che "su temi etici e scuole cattoliche terrà conto delle indicazioni della gerarchia ecclesiastica", trasformando in offerta sacrificale i diritti dei cittadini, incurante di quel che dice la Costituzione. Dichiarazione ancor più inquietante perché seguita dall'intenzione di riformare la Corte costituzionale, che di quei diritti è custode. "La biopolitica è oggettivamente all'ordine del giorno" aveva detto un ministro tra i più impegnati su questo fronte, usando un termine, biopolitica, che descrive proprio il modo in cui il potere si fa governo dell'esistenza delle persone, sottomettendole, espropriandole della loro libertà. Un progetto autoritario, destinato a creare scontri su un terreno dove il rispetto delle scelte della persona dovrebbe essere massimo, dove la regola giuridica dovrebbe essere libera da ipoteche ideologiche.
Già l'aver usato una espressione come "agenda etica" è inquietante, perché rivela la volontà di imporre un'etica di Stato. Alla quale, però, sarebbe sbagliato contrapporre un'altra e opposta agenda etica.

Deve essere invece ricordato quale sia il corretto "percorso costituzionale" da seguire, che è esattamente l'opposto di quel che prevede il progetto di legge attualmente in discussione, che riesce ad essere, al tempo stesso, ingannevole e autoritario. È ingannevole perché il suo titolo - che si richiama al consenso informato, all'alleanza terapeutica tra medico e paziente, alla rilevanza delle dichiarazioni fatte dalla persona per decidere sul come morire - è clamorosamente contraddetto dal contenuto delle singole norme. Il consenso della persona è sostanzialmente vanificato, perché le sue dichiarazioni non hanno valore vincolante e non possono riguardare questioni essenziali come quelle dell'alimentazione e dell'idratazione forzata, alle quali nessuno e in nessuna situazione potrebbe rinunciare. L'alleanza terapeutica si risolve nello spostamento del potere della decisione tutto nella direzione del medico. Le "dichiarazioni anticipate di trattamento" sono vere macchine inutili, frutto di un delirio burocratico che impone faticose procedure alla fine delle quali vi è il nulla, visto che sono prive di ogni forza vincolante.

Non siamo soltanto di fronte ad una "legge truffa", ma all'abbandono del lungo cammino che, partito dalle esperienze tragiche delle tirannie del Novecento che si erano violentemente impadronite dei corpi delle persone, era approdato all'affermazione netta della essenzialità del consenso dell'interessato. La persona, considerata prima come oggetto del potere politico e sottomessa alla volontà del medico, trovava così la sua libertà, la sua pienezza di "soggetto morale". Non è un caso che la prima dichiarazione dei diritti del nuovo millennio, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, abbia voluto affermare, insieme, l'inviolabilità della dignità della persona e il rispetto del suo consenso libero e informato.

La riconsegna della persona e del suo corpo al potere politico e al potere medico, che sarebbe l'esito vero dell'approvazione del progetto di legge, è fondata su due affermazioni ideologiche. La prima: l'essere la vita "indisponibile", mentre è vero l'opposto, come dimostra l'ormai consolidato diritto al rifiuto e alla sospensione delle cure, che da tempo le persone già esercitano anche quando sono ben consapevoli che ciò può determinare la loro morte. La seconda: il divieto di rinunciare all'alimentazione e all'idratazione forzata, che le società scientifiche di tutto il mondo considerano trattamenti sanitari, ai quali dunque devono essere applicate le stesse regole generali. Proprio il voler trasformare queste affermazioni ideologiche e antiscientifiche in norme vincolanti tradisce l'intento autoritario della legge, l'inammissibile imposizione di un "obbligo di vivere".

Il "percorso costituzionale", allora. Che è netto, lineare. Nella sentenza n. 438 del 2008 la Corte costituzionale ha detto esplicitamente che esiste un diritto fondamentale all'autodeterminazione, congiunto all'altrettanto fondamentale diritto alla salute. Inoltre, nel 2002 e nel 2009 la Corte, come essa stessa scrive, "ha ripetutamente posto l'accento sui limiti che alla discrezionalità legislativa pongono le acquisizioni scientifiche e sperimentali, che sono in continua evoluzione e sulle quali si fonda l'arte medica; sicché, in materia di pratica terapeutica, la regola di fondo deve essere l'autonomia e la responsabilità del medico che, con il consenso del paziente, opera le necessarie scelte professionali". Le pretese del legislatore-scienziato, che vuol definire che cosa sia un trattamento terapeutico, e del legislatore-medico, che vuol stabilire se e come curare, vengono esplicitamente dichiarate illegittime. Più in generale, la Corte con la sentenza n. 471 del 1990 ha ribadito "il valore costituzionale dell'inviolabilità della persona costruito come libertà", che comprende "il potere della persona di disporre del proprio corpo".

E ricordiamo soprattutto le parole che chiudono l'art. 32 sul diritto alla salute: "La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana". È una delle dichiarazioni più forti della nostra Costituzione, una sorta di nuovo habeas corpus, con il quale il moderno sovrano, l'Assemblea costituente, promette ai cittadini che non "metterà la mano" su di loro, sulla loro vita. Nessuna volontà esterna, fosse pure quella coralmente espressa da tutti i cittadini o da un Parlamento unanime, può prendere il posto di quella dell'interessato. Il testo in discussione, dunque, è destinato ad essere dichiarato incostituzionale nei suoi punti essenziali, com'è già è accaduto all'altrettanto ideologica legge sulla procreazione assistita.

Tre domande finali. Perché la Chiesa italiana non ha assunto un atteggiamento analogo a quello delle Conferenze episcopali tedesca e spagnola che hanno dato il loro contributo all'approvazione di ragionevoli leggi sul testamento biologico? Perché al di qua delle Alpi questioni che altrove alimentano una grande discussione civile, diventano indiscutibili questioni di fede? Perché una maggioranza malata di "sondaggite" non tiene conto delle rilevazioni di Eurispes, che ancora di recente hanno confermato che il 77% degli italiani è favorevole al diritto di decidere liberamente sulla fine della vita?
(21 febbraio 2011)
http://www.repubblica.it/politica/2011/02/...36/?ref=HREC1-2
 
Top
pippo777
view post Posted on 23/2/2011, 12:58




Tre domande finali. Perché la Chiesa italiana non ha assunto un atteggiamento analogo a quello delle Conferenze episcopali tedesca e spagnola che hanno dato il loro contributo all'approvazione di ragionevoli leggi sul testamento biologico?????????????????????????????????????
lo faNNO perchè qui in italia siamo governati da servi del vaticano e del capitale.
 
Top
Alessandro Baoli
view post Posted on 23/2/2011, 14:33




Biotestamento, scende in campo Roberto Saviano

Lo scrittore Roberto Saviano è intervenuto ieri sera con un suo messaggio video* all’evento sul testamento biologico organizzato a Roma dal sen. Ignazio Marino, alla presenza di Beppino Englaro. Saviano ha parlato di “battaglia di democrazia” e di “una scelta di liberta, libertà di pensiero”, che non vuole intaccare il diritto di chi “vuole restare attaccato alle macchine anche se in coma profondo”.
* http://tv.repubblica.it/copertina/testamen...ano/62552?video

Luciano Vanciu

http://www.uaar.it/news/2011/02/22/biotest...oberto-saviano/
__________________________________________________________________________

Testamento biologico, prosegue il dibattito

Il sit-in davanti Montecitorio (cfr. Ultimissima del 21 febbraio (1), l’articolo di Stefano Rodotà su Repubblica (2) e la “discesa” in campo di Roberto Saviano (vedi sopra) non hanno lasciato indifferente il fronte contrario alla libertà di scelta nelle decisioni di fine vita. Ieri Avvenire ha pubblicato un articolo (3) in cui ha parlato di “pressing laicista perché il PD dica no” al ddl Calabrò”. Avvenire riporta l’opinione di Giorgio Merlo, esponente di quel partito (”I cattolici nel PD non sono soprammobili o spettatori”), ma tralascia di ricordare che cattolico è anche il senatore PD Ignazio Marino, fortemente impegnato contro il ddl Calabrò. Contro il disegno di legge della maggioranza hanno preso posizione anche l’IDV (il responsabile sanità Antonio Palagiano ha parlato di “governo bigotto e illiberale che usa una morale a giorni alterni… il testo che sarà discusso in Aula è un obbrobrio legislativo che annienta la libertà di scelta, l’autonomia individuale e, soprattutto, inganna i cittadini’)’ e Sinistra Ecologia e Libertà (Nichi Vendola: “Ha ragione Roberto Saviano: si vuole affermare una concezione autoritaria che richiama l’ambiguo concetto di Stato etico. C’è bisogno, invece, di una battaglia di civiltà per la vita, affiché vi siano Istituzioni laiche e libere, capaci di garantire i diritti di ciascuno di noi”).
Il dibattito prosegue nel frattempo anche in parlamento. Ieri la commissione giustizia ha espresso parere favorevole al testo in discussione, formulando tuttavia quattro osservazioni, tra le quali la previsione della “vincolatività” delle dichiarazioni anticipate di trattamento.

Raffaele Carcano

(1) http://www.uaar.it/news/2011/02/21/biotest...el-sit-in-oggi/
(2) http://www.repubblica.it/politica/2011/02/...ogico-12705236/
(3) http://www.avvenire.it/Cronaca/Fine+vita+u...09359700000.htm

http://www.uaar.it/news/2011/02/23/testame...egue-dibattito/
 
Top
Alessandro Baoli
view post Posted on 23/2/2011, 15:57




http://www.blitzquotidiano.it/politica-ita...amiglia-759484/

Tu fai testamento, tanto non vale. Arriva la legge sul come morire: decide il deputato non il medico e la famiglia


di Riccardo Galli

ROMA – Ognuno di noi avrà la possibilità di indicare, attraverso il proprio testamento biologico, quali e quante cure vuole gli siano applicate quando verrà il suo momento di passare a miglior vita. Peccato però che queste indicazioni non saranno vincolanti. Sembra il testo di una vignetta, è invece un progetto di legge. Anzi presto, molto presto sarà una legge: il governo e la maggioranza hanno gran fretta di approvarla.

Tu scrivi nel “testamento” cosa vuoi o non vuoi, lo scrivi nel caso un domani tu non sia più in grado di volere e parlare. Ma i familiari non saranno obbligati ad accettare la tua scelta, tantomeno i medici. Il “testamento” sarà come una letterina a Babbo Natale, senza destinatario reale. La scelta sul come morire in caso di malattia terminale sarà una scelta fatta “a monte” dalla legge che deciderà quello che è giusto per noi, cioè sarà il deputato ad avere l’ultima e definitiva parola: una legge vincolante e imperativa per tutti per ogni letto di morte. In sintesi questa è la sostanza della legge che il Governo si appresta a varare per regolamentare un campo così delicato come quello indicato dalla locuzione “fine vita”. Quel momento particolare in cui un malato sopravvive solo grazie all’ausilio delle macchine. Quel momento in cui il corpo non è più in grado di vivere autonomamente. Non di eutanasia si parla quindi, non della possibilità di porre fine alla propria esistenza con un atto di volontà contro il corpo che, forse male, forse per poco tempo ancora, sarebbe ancora in grado di proseguire il suo cammino su questa terra. Questa legge non esclude l’eutanasia che pochissimi in Italia vogliono, vieta il distacco dalle macchine anche se tu lo vuoi.

La legge in questione, che sembrava urgentissima nel 2009 a cavallo della morte di Eluana Englaro, è tornata agli onori delle cronache, e soprattutto al centro del dibattito parlamentare, in questi giorni. Fa parte delle assicurazioni che Berlusconi ha fornito alla Chiesa cattolica. La “resurrezione” di questa legge in questo momento non è per nulla casuale.

Scrive Ignazio Marino, senatore Pd e medico sull’Espresso: “Secondo l’ultimo rapporto Eurispes ben otto cittadini su dieci si dicono favorevoli ad una legge sul testamento biologico che faccia rispettare le proprie volontà sulle cure nelle fasi finali della vita”. Una percentuale così elevata, evidentemente, prescinde dagli orientamenti politici. Ma governo e maggioranza, e anche parlamentari dell’opposizione stavolta e solo stavolta non cedono alla legge dell’obbedienza ai sondaggi.

Tra pochi giorni il Parlamento dovrà votare sulla proposta di legge. C’è da aspettarsi che lo scontro tra gli schieramenti si riaccenda per ragioni esclusivamente ideologiche e che, a due anni dalla scomparsa di Eluana Englaro, il tema del testamento biologico venga strumentalizzato nuovamente dal Pdl, questa volta per dividere l’alleanza dell’Udc con Futuro e libertà e irrobustire una maggioranza logora, con l’intenzione di sconfiggere l’avversario politico e non di scrivere una legge giusta”.

Marino uomo di parte e avversario politico del Pdl, certo, ma non è l’unico a criticare questa legge. “E’ in sé pasticciata e contraddittoria, è una legge in cui si dice al cittadino: fa’ pure testamento, ma sappi che non sarà vincolante, e che su due punti cruciali come l’idratazione e la nutrizione artificiale di persone in stato vegetativo, la tua volontà può non essere ascoltata”. Non sono parole di Roberto Saviano, è l’editoriale di Giuliano Ferrara, lo stesso Ferrara che organizzò una protesta nel momento in cui venivano staccate le macchine che tenevano in vita Eluana e che si è scagliato contro l’aborto, e continua: “Non credo nell’autodeterminazione come mito moderno. Ma credo nell’autonomia della persona, specie in fatto di libertà di cura, e penso che la vita indisponibile debba essere accudita dal soggetto interessato, finché e come può, e dai suoi cari. Meglio un prete, una donna, un compagno affettuoso, gli occhi di un bambino o la barba di un filosofo al mio capezzale, piuttosto che il documento di un legislatore. Qualunque cosa sia scritta in un quel documento, e peggio ancora se ci sia scritto che la mia volontà non vale o è solo una impotente funzione consultiva. Suggerisco ai deputati del centrodestra di ripensarci”.

“L’ordine dei medici ha scritto che bisogna rispettare la volontà del paziente, l’80 % dei chirurghi ha sottolineato che se passerà questa legge disubbidiranno, il 70% dei cittadini vuole una legge dove siano i malati, le persone care e i medici a decidere. Non i politici che hanno vinto le elezioni”. Questi sono dati forniti nuovamente da Marino ma proprio questo è il punto della legge in questione che scontenta tutti e raccoglie critiche da ogni lato, eccezion fatta per la Chiesa, la scelta non sarà dell’individuo, ma dei politici. Mettetevi quindi l’anima in pace, fate il vostro bel testamento biologico, ma sappiate che non avrà alcun valore. Se per vostra sfortuna vi ritroverete nella condizione di dover dipendere da delle macchine per sopravvivere, magari incoscienti, ci sarà al vostro capezzale una legge che deciderà cosa è giusto per voi. I deputati e senatori si fanno medici e decidono che alimentazione e idratazione non sono cure mediche come la medicina sostiene ma obblighi morali, obbligatori e vincolanti. I deputati e senatori si siedono tra voi e il vostro medico e dettano ad entrambi cosa lo Stato e non la scienza o coscienza ordinano di fare. Il malato terminale diventa cosa e corpo di Stato. Alle famiglie e ai medici, agli uomini e alle donne che vorranno fare altrimenti non resterà che la pratica clandestina dell’umana ragione e pietà.

22 febbraio 2011 |





Bondi si scopre liberal sul fine vita


22 febbraio 2011 In una lettera al Foglio il ministro della Cultura dice: “Rispettiamo la scelta dell’individuo”Idratazione e nutrizione artificiali non possono essere imposti per legge, ma va rispettata la volonta’ del malato. Il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, in un intervento che comparira’ sul Foglio di domani, smonta di fatto uno dei punti cardine del ddl sul testamento biologico in discussione alla Camera, che prevede l’impossibilita’ di inserire nella propria dichiarazione anticipata di trattamento la richiesta di sospendere idratazione e alimentazione, giudicate non cure ma supporti vitali.

SCHIERATO PER LA VITA – “In questi anni non abbiamo esitato a schierarci a favore della difesa della vita – scrive Bondi – ben sapendo, tuttavia, che coloro che non la pensano come noi non possono essere rinchiusi in una posizione specularmene opposta. Il nostro impegno a favore delle ragioni della vita coincide con il rifiuto della cultura del relativismo etico, con la critica del dominio della tecnica su ogni aspetto della vita umana e con l’accento posto sul valore del concetto di liberta’ come relazione con gli altri esseri umani e come responsabilita’ nei confronti di se’ stessi e della comunita’ alla quale si appartiene. Per me difendere le ragioni della vita, nello specifico, significa, da una parte, rifiutare il principio dell’eutanasia, che puo’ assumere forme esplicite e, molto piu’ spesso, forme coperte e mascherate, e, dall’altra parte, respingere anche un vero e proprio accanimento terapeutico, che lo sviluppo della tecnica oggi rende possibile fino a limiti estremi e innaturali.

UMANITA’ E RAGIONEVOLEZZA – Per questo – sottolinea il ministro – sono d’accordo con Lei quando sottolinea che il punto debole dell’attuale legge in discussione alla Camera e’ rappresentato dalle questioni dell’idratazione e della nutrizione artificiale di persone in stato vegetativo, considerate come trattamenti medici obbligatori e vincolanti. La mia opinione in merito e’ che quando si verificano certe condizioni, la decisione debba essere presa, con cristiana umanita’ e con sana ragionevolezza, rispettando la volonta’ espressa precedentemente da ciascuno i noi, insieme ai medici e ai familiari, come si usava non molto tempo fa, quando si interrompevano le cure ospedaliere e si permetteva che i malati potessero trascorrere gli ultimi momenti della propria vita a casa propria circondati dall’affetto dei parenti”. Tale scelta, conclude Bondi, “non confligge affatto con i principi ai quali siamo educati dalla chiesa cattolica, e potrebbe essere accettato anche da coloro che, pur non essendo credenti, non sottovalutano la necessita’ di difendere le ragioni della vita fino all’ultimo momento possibile e accettabile secondo la nostra ragione e il nostro sentimento religioso”.

http://www.giornalettismo.com/archives/114...-sul-fine-vita/
 
Top
perlanaturale
view post Posted on 23/2/2011, 16:51




Testamento biologico, Saviano
"Vogliono legge contro libera scelta"

A Roma al teatro Umberto l'happening "Le ragioni del cuore" sul testamento biologico, con Beppino Englaro, Ignazio Marino, personaggi del mondo del cultura e dello spettacolo. Polemica dopo il messaggio video dello scrittore: "La scelta del papà di Eluana è una battaglia di democrazia"

ROMA - "La battaglia di Englaro è una battaglia di democrazia, di libertà. Nessuno può scegliere al posto tuo quale vita è degna di essere vissuta, ognuno può e deve poterlo decidere per se stesso. Per questo serve un testamento biologico, non la legge ora in discussione che è solo sopraffazione". Roberto Saviano avrebbe voluto essere questa sera al teatro Umberto di Roma per l'happening teatrale "Le ragioni del cuore, testamento biologico, sentimenti e diritti a confronto" con Beppino Englaro, Ignazio Marino, attori, cantanti, avvocati a raccontare le mille facce della realtà tra musica e prosa, medicina e politica con la regia di Accordino. Ma non gli è stato possibile e ha affidato a un video il suo pensiero.


"La scelta di Englaro è una battaglia di democrazia - dice lo scrittore - perché Beppino avrebbe potuto ottenere per Eluana la stessa cosa in maniera clandestina, perché accade, perché succede negli ospedali quando la situazione è disperata. Invece lui si è rivolto alle istituzioni, convinto del suo diritto di giustizia. E non venite a parlare di scelta di morte: il voler riconosciuto il diritto a scegliere
sul proprio fine vita, serve a garantire che all'interno di una legge ognuno trovi la sua strada. Che chi vuole
restare attaccato alle macchine anche se in coma profondo possa farlo, e chi la pensa in maniera diversa abbia il diritto di vedere riconosciuta la sua volontà. Questa è una scelta di liberta, libertà di pensiero".

Sul palco, Englaro in silenzio a esprimere "il sentimento di un uomo offeso da un governo che ha scelto la data della morte di Eluana, sua figlia, per spingere una legge che è contro la libertà di scelta, che considera non vincolanti le dichiarazioni del malato, che impedisce di rinunciare all'idratazione". Così Ignazio Marino, medico senatore del Pd relatore della prima proposta di legge, che aggiunge dati a raccontare lo scollamento della politica della vita del Paese. "L'ordine dei medici ha scritto che bisogna rispettare la volontà del paziente, l'80 % dei chirurghi ha sottolineato che se passerà questa legge disubbidiranno, il 70% dei cittadini vuole una legge dove siano i malati, le persone care e i medici a decidere. Non i politici che hanno vinto le elezioni". Nello spettacolo storie diverse, posizioni anche opposte sul tema, come quelle di chi ha parenti nella Casa dei risvegli. Autoprodotto con finanziamenti privati e un cast che cambia ogni sera, è già stato richiesto in diverse città italiane.

Ed è polemica dopo le parole di Saviano, cui ha fatto eco il presidente di Sel Nichi Vendola ("C'è bisogno di una battaglia di civiltà" per "garantire i diritti di ciascuno di noi"). "Saviano, illiberale sarà lei! - replica il vicepresidente del Senato Domenico Nania (Pdl) - non si può definire illiberale un ddl, come il testo Calabrò, che è il risultato di un confronto serrato che si è svolto secondo le regole e dentro il luogo in cui vive la democrazia". Parla di 'malafede' di Saviano Cesare Giardina, presidente dei Giovani del Pdl: "Definire 'burocrazia' l'alimentazione e l'idratazione di un malato è una bugia".

In difesa del ddl il cui esame riprenderà a marzo (è ancora atteso il parere della commissione Giustizia della Camera) il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella ricorda che "il testo oggi dà a tutti la possibilità di scegliere a quali terapie sottoporsi quando non si sia più in condizione di esprimere la propria volontà. La verità è che non si vuole affermare la libertà di scelta delle cure ma si chiede l'eutanasia". Contro il ddl in mattinata l'associazione Luca Coscioni, con il coordinamento laico nazionale, ha organizzato un sit-in davanti a Montecitorio.


http://www.repubblica.it/politica/2011/02/...ogico-12721181/
 
Top
Alessandro Baoli
view post Posted on 25/2/2011, 18:26




UNA LEGGE SBAGLIATA
I Confini della Volontà
La legge sul fine vita
UNA LEGGE SBAGLIATA

I Confini della Volontà

La legge sul fine vita

La Costituzione italiana garantisce, all'articolo 32, che «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario». Chiunque insomma, nell'ambito della gestione della sua salute, è padrone di disporre come vuole del proprio corpo: di andare o no da un medico, di curarsi o non curarsi, di sottoporsi o no ad un'operazione, al limite anche di cessare di alimentarsi. Ciò vale se egli è in stato di coscienza, se è in grado d'intendere e di volere. Ma che accade se non lo è più? Se il grado avanzato di una malattia che lo ha colpito, o un incidente improvviso, lo rendono per l'appunto incapace d'intendere e di volere? La legge sotto esame in questi giorni alla Camera stabilisce che allora egli perda in sostanza il diritto surricordato e che alla sua volontà, prima così solennemente garantita, si sostituisca invece quella del medico.

Il progetto di legge di cui stiamo parlando decreta questa perdita di diritto nel momento in cui stabilisce che sì, io posso affidare le mie volontà in materia di «attivazione o non attivazione di trattamenti sanitari» a una cosiddetta «dichiarazione anticipata di trattamento» contenente perfino «la rinuncia ad ogni o ad alcune forme particolari di trattamento sanitario in quanto di carattere sproporzionato o sperimentale» (dunque solo in questo caso?), e posso, sì, egualmente, nominare un «fiduciario» che mi rappresenti quando non dovessi essere più cosciente. Stabilisce anche, però, che nel primo caso la mia dichiarazione non ha alcun valore vincolante ma solo un valore di «orientamento»; e stabilisce altresì, in un emendamento al testo iniziale, che anche nel secondo caso se sorge un contrasto tra il parere del mio «fiduciario» e quello del medico è il parere di quest'ultimo che ha la meglio. La mia volontà, insomma, è solo un «orientamento», ma di fatto io sono nelle mani di ciò che decide il medico. Si aggiunga infine, per colmare la misura, che la validità già molto aleatoria della mia «dichiarazione» è sospesa se mi trovo in condizioni di urgenza o d'imminente pericolo di vita. Cioè proprio nella circostanza - come ha fatto giustamente osservare il professor Possenti nel suo ottimo articolo di mercoledì sul Corriere - in cui la suddetta «dichiarazione» dovrebbe valere di più.

In verità a ogni persona di buon senso sfugge per quale ragione la legge, da che tutela in modo assoluto la mia volontà finché sono cosciente, non debba poi riconoscerle più alcun valore quando manifesto tale volontà ora per domani, cioè per quando non sarò più in grado di farlo a causa di un sopravvenuto stato d'incoscienza. Perché nel frattempo posso aver cambiato idea, è la risposta. Già, ma ci si rende conto che se questo modo di ragionare fosse fondato, allora non dovrebbe essere riconosciuta valida, per esempio, nessuna disposizione testamentaria che non fosse redatta e sottoscritta un istante prima di morire? Capisco che l'importanza dei beni materiali è ben diversa da quella della vita umana, ma la manifestazione di volontà è sempre la stessa. Se è valida in una materia non può che essere valida sempre. Non solo: ma proprio per una simile eventualità - perché può sempre sopraggiungere un imprevisto qualunque che quando ero cosciente non ero in grado di prevedere nelle mie disposizioni - proprio per questo, dicevo, io posso nominare un «tutore», una persona di mia fiducia che in caso di mia impossibilità decida per me. E invece, come ho già ricordato, anche questo la legge non permette.

Ma anche qui: perché mai ciò che pensa e decide del mio destino un medico sconosciuto deve avere la meglio su ciò che invece pensa e decide una persona alla quale presumibilmente mi legavano rapporti intensi di conoscenza e di affetto (un congiunto, un coniuge, un amico, un compagno), e della quale mi sono comunque fidato al punto di consegnare la mia vita nelle sue mani? Stupisce davvero che proprio una visione del mondo che si vuole cristiana - qual è senz'altro quella di chi ha ispirato e redatto questa legge - abbia deciso di sottrarre la morte alla sua tragica e misteriosa umanità, alla sua natura di drammatica prova e compendio di una vita e dei suoi affetti, per consegnarla invece alla gelida presunta imparzialità dell'apparato sanitario, alla tecnicalità del sapere medico-scientifico. È in questo modo che si spera di contrastare l'arroganza culturale della tecno-scienza? Si dice che simili disposizioni di legge sarebbero state predisposte per evitare il ripetersi di un caso come quello di Eluana Englaro. Ma ciò che in quel caso apparve a molti (compreso il sottoscritto) ripugnante e inammissibile fu la pretesa da parte di un Tribunale, servendosi di indizi fragilissimi e di deduzioni capziose, di ricostruire la supposta volontà di quella povera ragazza e di autorizzarne, in base a ciò, la virtuale soppressione. Proprio perché in una tale materia la volontà personale deve essere considerata sacra, essa non può essere affidata alle illazioni di qualche magistrato. Si dice ancora che la legge in questione servirebbe a evitare il ricorso più o meno sotterraneo a pratiche eutanasiche. È un obiettivo che personalmente condivido in pieno. Ripeto, in pieno; ma non capisco che cosa c'entri: sarebbe come vietare la fabbricazione delle armi per impedire che qualcuno le usi per uccidersi. Comunque, se questo è il problema mi pare che ci sia un mezzo facilissimo per risolverlo: si stabilisca per legge che nelle dichiarazioni della propria volontà in previsione di un sopravvenuto stato d'incoscienza sia permesso di indicare non già i trattamenti che si vorrebbero avere, bensì esclusivamente le pratiche e le cure mediche che non si vogliono avere. Fino a prova contraria è difficile considerare come eutanasia il semplice lasciarsi morire: o deve essere vietato anche questo?


Ernesto Galli della Loggia
25 febbraio 2011
http://www.corriere.it/editoriali/11_febbr...33e14003f.shtml
 
Top
Alessandro Baoli
view post Posted on 2/3/2011, 18:46




Testamento biologico: Fini cita catechismo, Quagliariello lo critica

Intervistato durante il programma Otto e mezzo su La7, il presidente della Camera e leader di Futuro e Libertà Gianfranco Fini, ha parlato del testamento biologico. “In ogni partito finisce per prevalere la libertà di coscienza” e la sua opinione “è sufficientemente nota”, ha precisato. Dato che il ddl Calabrò che tratta la questione sarà discusso a breve dalla Camera, Fini ha dichiarato: “mi astengo dal formulare giudizi di merito, rimandando a quanto dissi all’epoca”. “C’è sempre un punto di equilibrio ragionevole che rispetta la dignità umana”, ha aggiunto, citando quindi un lungo passo del Catechismo della Chiesa cattolica in cui si parla del limite delle cure e dell’accettazione della morte.
Un commento di Avvenire* ha parlato di “citazione che impegna”, perché “troppo facile sarebbe usare qualche capoverso” del Catechismo “per conferire alle proprie idee un alone di inattaccabilità”.
Il vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello, ha criticato duramente le parole di Gianfranco Fini. Lo ha fatto durante la presentazione a Palazzo Giustiniani del libro Ri-Animazione, scritto da Alberto Zangrillo, medico personale del presidente del consiglio Silvio Berlusconi.
Quagliariello si è augurato “che il presidente Fini si prenda almeno il disturbo di leggere il testo” del decreto, così “la prossima volta eviterà la brutta figura di andare in televisione a declamare il Catechismo per contestare il ddl Calabrò senza accorgersi che il ddl Calabrò e il Catechismo sull’accanimento terapeutico dicono la stessa cosa: lo vietano”.
“Con sdegno”, ha detto Quagliariello, “respingiamo al mittente l’insinuazione dei nostri avversari secondo la quale sarebbe in corso una sorta di ’scambio simoniaco’ tra il Pdl e la Chiesa cattolica”, che avrebbe come “merce di baratto” l’approvazione della legge sul fine vita. Proprio “nel tentativo varare un decreto per salvare la vita di Eluana Englaro”, ha continuato, “è nato il Popolo della Libertà”, “trincea che ha unito credenti e non credenti”.
L’esponente Pdl ha contestato “chi fino a ieri predicava contro la morale e oggi si scopre moralista per convenienza” e che ad accusare il suo partito “di strumentalizzare la Chiesa” siano coloro che quando scoppiò il caso Englaro “l’hanno accusata di ingerenza e avrebbero voluto costringerla a un aureo silenzio”.”C’e’ chi vorrebbe che la Chiesa parlasse a comando”, ha aggiunto il senatore.
* http://www.avvenire.it/Commenti/commento+a...06207500000.htm

Valentino Salvatore

http://www.uaar.it/news/2011/03/02/testame...llo-lo-critica/
 
Top
Alessandro Baoli
view post Posted on 2/3/2011, 19:06




Fine-vita, il medico di Berlusconi attacca Marino, Saviano e i giudici

“Facciamo l’esempio di un cavallo. Se a un palio si azzoppa, viene messo in mano a un veterinario e spesso la decisione è quella di ultimare la sua vita con un’iniezione letale. Ma ci sarebbe un’alternativa. Il cavallo potrebbe essere chiuso in una stalla senza cibo né acqua. Morirebbe lo stesso, dopo due o tre giorni. In entrambi i casi si parla di eutanasia“.

E’ sceso in campo Alberto Zangrillo, primario al San Raffaele di Milano e medico personale di Silvio Berlusconi, ombra del premier in tutte le occasioni in cui il Cav abbia bisogno di un sostegno oppure, come oggi in Senato per la presentazione del suo libro dal titolo “Ri-animazione” (editrice San Raffaele), per fare da contraltare all’esperienza medica di Ignazio Marino (Pd) e provare a dimostrare che la nuova legge sul biotestamento è buona e giusta. Per prima cosa Zangrillo paragona il caso di Eluana Englaro con quello del cavallo azzoppato. Non solo: ripete continuamente di non volersi occupare di politica ma parla come un politico navigato tra i parlamentari del Pdl, si rivolge ai giornalisti pregandolo di scrivere “i virgolettati” e poi comincia: “Chi si oppone con i più vari argomenti (per esempio appellandosi all’articolo 32 della Costituzione) alla legge Calabrò vuole costruire il terreno per l’eutanasia”. Applausi in sala.

Poi, aggiunge, (sempre dal palco, ma fuori da quella che considera la dichiarazione ufficiale). “Io neanche lo conoscevo l’articolo 32 della Costituzione, perché nel mio lavoro non sono mai dovuto venir meno ai principi del paziente che vuol essere curato amorevolmente e mai abbandonato”. E che un medico non venga meno ai principi del paziente, è rassicurante. Inoltre Zangrillo chiarisce: “Sono obbligato a conoscere il paziente e il suo entourage (entourage, non famiglia, ndr) ma poi alla fine decido io”. Altri applausi. Esattamente come prevede la legge sul testamento biologico che sta per arrivare alla Camera: se un paziente dichiarerà le proprie volontà contro l’accanimento terapeutico, queste non saranno valutate. Perché la norma prevede che siano comunque garantite alimentazione e idratazione. “E per fortuna – spiega Gaetano Quagliariello, vice capogruppo dei senatori Pdl – altrimenti tutti quei giovani che hanno firmato, sull’onda dell’emozione del caso Englaro, il loro testamento su Facebook, potrebbero morire per la mancanza di un sondino. Senza sapere che il 99 per cento di coloro che fanno un incidente in motorino e va in coma poi si riprende completamente”.

Beppino Englaro ha aspettato 17 anni che la figlia si riprendesse, sufficienti a dimostrare che ciò non era possibile. Eppure Zangrillo, sempre senza voler fare politica ha attaccato con forza lo scrittore di Gomorra, Roberto Saviano: “E’ sceso in campo anche Saviano, un personaggio che ci invidia tutto il mondo (applausi di approvazione in sala, ndr) ma tutto ciò che dice su questo argomento per me conta zero perché non sa di cosa parla”. C’è tempo anche per qualche attacco, quelli sì applauditissimi, al presidente della Camera, Gianfranco Fini: “Ieri sera l’ho visto in tv – ha detto Quagliariello – e parlava della legge senza neanche averla letta. Così eviterà la brutta figura di andare in televisione a declamare il catechismo per contestare il disegno di legge Calabrò. Il disegno di legge e il catechismo, infatti, sull’accanimento terapeutico dicono la stessa cosa”. E fin qui di dubbi ce n’erano pochi. Ma uscendo dalla sala Zuccari del Senato, qualcuno tra quelli con le mani spellate dagli applausi si domandava: “Ma quale sarà il limite per una morte serena?”. La stessa domanda che Beppino Englaro si è fatto ogni giorno per 17 anni.

di David Perluigi e Caterina Perniconi
video:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/01...-giudici/94539/
 
Top
view post Posted on 7/3/2011, 11:48
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


Maria Antonietta Farina Coscioni

Biotestamento: questa legge, liberticida e incostituzionale


07-03-2011

La legge sul biotestamento e fine vita approda all’aula di Montecitorio; il voto definitivo è previsto a fine mese. Uno slittamento che, per il capogruppo del Pdl alla Camera Cicchitto, non ha alcun «significato politico». È vero invece il contrario: negli ultimi giorni, nel centrodestra, sono in molti ad aver espresso la loro insoddisfazione per il ddl Calabrò. L’ormai ex ministro Sandro Bondi in una lettera recapitata in casella ai deputati, su carta intestata del Senato e non del ministero indica, in particolare, due "punti deboli": gli articoli 3 (sulla dichiarazione anticipata di trattamento) e 7 (il rispetto delle decisioni del paziente espresse nella Dat). Dal segretario del Pd Bersani arriva l’invito, rivolto «ai più responsabili del centrodestra»: «Sospendiamo la discussione e riflettiamo ancora perché è un tema troppo delicato per la vita degli italiani per risolverlo con norme troppo intrusive».

Uno dei nodi fondamentali della legge è quello dell’ultima parola riconosciuta ai medici, anche in caso di presenza di un biotestamento. In sostanza, non ci sarebbe obbligo di riconoscimento delle volontà del paziente. Non si tratta, come sostiene il ministro della Salute Ferruccio Fazio, di dare «fiducia ai medici e di lasciare al medico la possibilità di fare il medico». La persona verrebbe espropriata del suo fondamentale diritto di dire l’ultima parola sulle cure cui deve essere sottoposto.

La maggioranza di centrodestra vuole imporre una legge che è inaccettabile perchè non lascia alcuna libertà di scelta all’individuo su come essere curato. Così disegnato questo provvedimento viola l’articolo 32 della Costituzione, voluto e scritto da Aldo Moro, che dichiara: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario contro la propria volontà». Una legge, inoltre, contestata anche dal professor Vincenzo Saraceni, presidente dell’Associazione dei medici cattolici italiani: nutrizione e idratazione artificiale, dice, non possono essere imposte a nessun paziente, né a chi è cosciente, né a chi è in stato di incoscienza.

Saraceni critica anche, senza mezzi termini, il passaggio del disegno di legge sul biotestamento che esclude proprio alimentazione e idratazione artificiale dagli interventi che il cittadino può rifiutare sul suo testamento biologico. «Così come un paziente vigile può rifiutare una trasfusione, o l’amputazione di una gamba in cancrena, e anche ovviamente il sondino per l’alimentazione – dice Saraceni - così può farlo un paziente incosciente, se ha lasciato indicazioni precise che vanno poi segnalate e rivendicate dal suo fiduciario. Imporre a un paziente incosciente la Peg o il sondino nasogastrico mi sembra francamente eccessivo».

Perché dunque una parte della maggioranza di centrodestra si ostina a voler varare una legge che in modo così stridente va contro la volontà degli italiani? La spiegazione va individuata nell’innegabile calo di consenso nei confronti del presidente del Consiglio. Il tentativo, attraverso questo modo maldestro di cavalcare i temi "eticamente sensibili", è di riguadagnare la fiducia delle gerarchie cattoliche, che, al contrario, giorno dopo giorno, sembrano prendere le distanze da un Berlusconi sempre più invischiato nelle sue imbarazzanti vicende personali. Si spiega così l’offensiva berlusconiana di questi giorni: il pesantissimo attacco alle unioni di fatto; il no al matrimonio per le coppie gay; la politica di ostruzionismo nei confronti della pillola del giorno dopo, fino ad avallare, con il pronunciamento del Comitato nazionale di
bioetica (di nomina governativa) l’assurda possibilità di obiezione di coscienza da parte del farmacista; e il pesantissimo attacco alla scuola pubblica, "colpevole" di instillare negli studenti valori contrari a quelli delle famiglie. I sondaggi parlano chiaro. L’ultimo, recente rapporto dell’Eurispes ci dice che anche su un tema certamente delicato e lacerante come l’eutanasia, il 66,2% degli italiani dice sì alla pratica della "dolce morte"; e a proposito di una legge che istituisca in Italia il testamento biologico, che il governo e la maggioranza di centrodestra non vorrebbero tenere in alcun conto, la soglia dei favorevoli balza all’1,4%.

Per quel che riguarda il testamento biologico, il 72,8% ritiene che la volontà della persona debba essere rispettata, e che il medico non possa e non debba ignorarla. Nonostante ciò rischiamo che venga varata una legge sul fine vita e il biotestamento che, fatalmente, appena approvata vedrà una quantità di eccezioni di costituzionalità. Occorre mobilitarsi, esigere per esempio il massimo di informazione e confronto possibile.

Invece di proporre improbabili dosaggi e bilanciamenti a proposito delle conduzioni di programmi di approfondimento politico, più utile sarebbe forse occuparsi del perché certe tematiche, e certi esponenti politici, sono “vieti” e vietati.

Piacerebbe, e sono certa che sarebbe accolto con favore dall’opinione pubblica, che il servizio pubblico radiotelevisivo assicurasse momenti di confronto e dibattito, per esempio, tra il ministro Maurizio Sacconi e Marco Pannella, o tra Emma Bonino e Paola Binetti; o tra me e Eugenia Roccella. In un paese civile non ci sarebbe neppure bisogno di chiederlo.

Maria Antonietta Farina Coscioni
E' stata Presidente di Radicali Italiani ed è attualmente Co-Presidente dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, ed è stata eletta deputata nel 2008 come radicale nelle liste del PD. Svolge l'incarico di segretario della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati.

* da “Terra”



http://notizie.radicali.it/articolo/2011-0...ncostituzionale

Marco Cappato Mario Staderini
Biotestamento. Si apra il dibattito nel Paese. Lunedì 7 marzo presidio di fronte al Parlamento
07-03-2011

La decisione di raddoppiare i tempi di discussione in Parlamento, qualunque sia la vera motivazione, potrebbe consentire finalmente di realizzare ciò che finora è mancato: il coinvolgimento dell'opinione pubblica nel dibattito parlamentare. È infatti tempo che le reti televisive nazionali, e in particolare quelle tenute al cosiddetto "Servizio pubblico dell'informazione radiotelevisiva", sottraggano un po' di spazio alle risse tra partiti per dedicarlo ad approfondire in prima e seconda serata le questioni più importanti che sono in gioco col disegno di legge all'esame della Camera.


Come Associazione Luca Coscioni e Radicali italiani, insieme ad altre organizzazioni, saremo in Piazza Montecitorio per un presidio nonviolento che accompagnerà l'inizio della discussione in aula, a partire dalle ore 11 di lunedì 7 marzo. Con il presidio vogliamo dire che stiamo "con Welby, Nuvoli, Englaro e Ravasin: NO ALLA LEGGE CONTRO IL TESTAMENTO BIOLOGICO", e anche "sì all'eutanasia legale, contro l'eutanasia clandestina". Nella piazza sarà allestito un microfono e un'amplificazione che trasmetterà, grazie a “Radio Radicale”, i lavori dell'aula, come simbolo di un dibattito che si deve aprire anche nel Paese, e che finora è stato impedito per la paura che i partiti hanno di quel 66 per cento di italiani favorevoli alla legalizzazione eutanasia e di quel 77 per cento di favorevoli al testamento biologico (dati Eurispes).

Con noi ci saranno militanti, parlamentari (radicali e non) e cittadini che non si rassegnano all'approvazione nell'indifferenza generale di una legge che, se fosse approvata nella versione attuale, mortificherebbe la libertà e responsabilità di scelta sulle cure e sulla fine della vita. In particolare ci sarà Carlo Troilo, Dirigente dell'Associazione Luca Coscioni che intraprenderà da lunedì uno sciopero della fame di dialogo con i Parlamentari".


http://notizie.radicali.it/articolo/2011-0...arzo-presidio-d
 
Web  Top
Alessandro Baoli
view post Posted on 7/3/2011, 18:59




Biotestamento, il paese contro la maggioranza: “Si rispetti il paziente, sì all’eutanasia”


7 marzo 2011 Un sondaggio certifica la direzione in cui va l’Italia: opposta a quella dei vari Roccella e Sacconi.
Se c’è un uomo che ha sempre detto di avere il paese dalla sua parte, lo sappiamo, è Silvio Berlusconi. Il vangelo secondo Euromedia research, l’istituto demoscopico che gli fornisce i suoi attendibilissimi sondaggi, non manca mai di influenzare la vita pubblica italiana. E quando un tema non è gradito alla maggioranza del paese, quando si perde la sintonia fra governanti e governati, il tema viene accantonato, smussato, meglio gestito. Ebbene, ci si aspetta lo stesso questa volta.

BIOTESTAMENTO – Perchè sulla legge sul biotestamento, in discussione in Parlamento in questi giorni; sulla legge ispirata dal caso di Eluana Englaro, e tarata per evitare che un caso del genere possa di nuovo succedere, con il divieto tassativo di interrompere, in ogni caso, alimentazione ed indratazione; su questa legge dicevamo, la maggioranza parlamentare e la maggioranza del paese non la pensano assolutamente nello stesso modo. E anzi, la maggioranza del paese con percentuali più che bulgare ha emesso la sua sentenza: una legge che vieti al paziente di esprimere in maniera completamente vincolante la propria volontà non sarebbe una buona legge. Tipo quella in discussione in Parlamento, dunque.

Secondo il 72,8% degli italiani il medico non dovrebbe ignorare la volonta’ espressa nel biotestamento dal proprio paziente. Insomma, il Paese la pensa diversamente dal proprio Parlamento, dove sta per essere varata una legge che prevede esattamente il contrario. Il dato e’ contenuto nell’ultimo Rapporto Eurispes presentato a gennaio. I favorevoli ad una legge sul biotestamento sono il 77,2%, in calo del 4,2% rispetto al 2010. Mentre sono aumentati al 14,2%, il 3,3% in piu’ nel giro di un anno, coloro che si schierano contro l’istituzione del testamento biologico per via normativa.

Già, perchè secondo il Ddl promosso dalla maggioranza di centrodestra, non sarebbe in nessun modo possibile sorpassabile la necessità di mantenere alimentazione ed idratazione artificiali operative per il paziente. Anche se il suddetto paziente avesse esplicitamente fatto sapere che quella per lui non era e non sarebbe mai stata una vita dignitosa.

ELUANA – E’ il caso di Eluana Englaro, certo, che sebbene non avesse mai scritto di suo proprio pugno un testamento biologico, ha mobilitato tutti i tribunali italiani ed europei che, con un caso assolutamente unico nella storia della giurisprudenza, hanno reso una sentenza univoca ad una sola voce: la ricostruzione della volontà della giovane mediante attendibili testimonianze consentiva l’interruzione del sostegno vitale, equiparabile in tutto e per tutto ad una cura medica. La legge che sta discutendo il Parlamento nega in nuce questo assunto e anzi lo inverte, contro la pronuncia di tribunali ordinari, Cassazione, Corte Costituzionale, Tribunali amministrativi e Corti Europee: l’alimentazione e idratazione artificiale non sono medicine, e pertanto non si possono sospendere.

EUTANASIA – Ma l’opinione degli italiani in materia va ben oltre, perchè i dati Eurispes mostrano come il paese abbia tutta l’intenzione di legittimare persino il ricorso all’eutanasia, la buona morte.

I due terzi del campione intervistato (66,2%), poi, dice si’ alla pratica, facendo pero’ registrare un -1,2% rispetto al 2010, in cui era il 67,4% a schierarsi a favore. Sono piu’ pro gli uomini rispetto alle donne. L’appartenenza politica fa registrare un picco dell’82% di favorevoli alla pratica della “buona morte” a sinistra e soltanto l’11,7% dei contrari. A destra fanno il 66% e’ a favore e il 27,7% contro l’eutanasia.

Potrebbe non essere molto contenta di questi dati il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, in prima linea per promuovere questa versione restrittiva della normativa sull’eutanasia.

LA MAGGIORANZA – Ospitata stamattina dal Giornale, il sottosegretario esprimeva quello che da tempo è il suo pensiero.

La sentenza sul caso Englaro ha creato una situazione paradossale: in nome dell’autodeterminazione, i magistrati hanno indebolito il principio liberale del consenso informato. Eluana, infatti, il suo consenso informato non l’ha dato mai. I giudici hanno ritenuto di ricostruire la sua volontà di morire per disidratazione in base allo «stile di vita», ma un consenso informato, per essere tale, deve rispondere a due condizioni: ci deve essere il consenso, dunque una firma, e l’informazione, dunque un colloquio con un medico. Se il paziente a cui, alla vigilia di un’operazione chirurgica, fosse sottoposta l’informativa da firmare, si rifiutasse, sostenendo di averne già parlato con i genitori, il medico non lo giudicherebbe sufficiente. Non può bastare un’informazione casuale, approssimativa, non aggiornata, priva di basi scientifiche.
Eppure, è quello che è accaduto ad Eluana. L’autodeterminazione, concetto impregnato di ideologia, ha oscurato il consenso informato, un obiettivo meno ambizioso e più laico.

Il che può anche essere possibile nell’opinione del sottosegretario Roccella, che porta avanti una legittimissima battaglia politica; senza scordarsi però che 7 tribunali hanno convenuto – una cosa mai vista nella giurisprudenza occidentale – sul fatto che si potesse agire in maniera speculare a quanto da lei suggerito.



http://www.giornalettismo.com/archives/116...i-alleutanasia/
 
Top
Alessandro Baoli
view post Posted on 7/3/2011, 20:22




Altrachiesa
Biotestamento, “Noi Siamo Chiesa” contro la CEI: Sì al dialogo, no a crociate ideologiche


La “campagna” della Conferenza Episcopale a favore del ddl Calabrò sul fine vita ha radici in una vera e propria “svolta” rispetto alla dottrina tradizionale della Chiesa. “Noi Siamo Chiesa” propone che sia superato il bipolarismo etico e che inizi su questo problema un vero e nuovo dialogo nella Chiesa e nella società.

di "Noi Siamo Chiesa"

La Conferenza Episcopale Italiana, a partire dai casi Welby ed Englaro, ha fatto sulla questione del fine vita una vera e propria “svolta” rispetto alla linea della Chiesa cattolica, che è ben definita in più documenti e, in particolare, nel Catechismo del 1992. Sulla base di questi testi:

- la volontà del paziente, privo in modo permanente di coscienza, qualora essa sia stata preventivamente e adeguatamente espressa, non può essere contraddetta dalla volontà del medico (come prevede invece il ddl Calabrò).
- la nutrizione e l’alimentazione di persona in stato vegetativo permanente possono essere considerate procedure mediche “sproporzionate rispetto ai risultati” (art. 2278 del Catechismo) e, quindi, la loro interruzione legittima.

La gran parte degli operatori sanitari condivide queste posizioni. Nel mondo cattolico italiano iniziano a manifestarsi posizioni diverse rispetto a quelle ufficiali. I vescovi tedeschi hanno da tempo adottato una linea diversa da quella dei vescovi italiani e coerente con la dottrina tradizionale.

“Noi Siamo Chiesa” nel documento allegato motiva quanto sopra.

“Noi Siamo Chiesa” dissente dalla “campagna” della CEI che è ora ripresa in vista del dibattito alla Camera di settimana prossima sul testo Calabrò, che è diventato, di fatto, un disegno di legge Calabrò/Governo/Conferenza Episcopale Italiana. I vescovi lo appoggiano a causa della loro ossessione per una ipotetica “deriva eutanasica”, che non ha fondamenti nella realtà.

“Noi Siamo Chiesa” invita tutti i cattolici a intervenire contro l’aspro bipolarismo etico in corso, che è dannoso alla Chiesa e alla società. Di conseguenza si abbandoni, nel breve periodo, questa controversa soluzione legislativa del problema e si apra una riflessione a tutto campo che preveda un nuovo dialogo con la cultura “laica”. Tra i cattolici prevalga la consapevolezza che il fine vita non deve essere violentato da macchine che ne modifichino l’esito naturale nel momento dell’incontro dell’anima con il suo Creatore e che è compito di tutti, famigliari e operatori sanitari, fare in modo che esso avvenga nel modo più normale e più sereno possibile.

La “campagna” ideologica, e dallo sfondo tutto politico, della Conferenza Episcopale, per ottenere questa legge, concentra energie e mobilitazioni che potrebbero essere molto più evangelicamente impegnate sia in trattamenti sanitari per prevenire e lenire le sofferenze dei malati, sia in interventi di ogni tipo a favore di chi, per le più diverse cause materiali o spirituali, soffre durante il corso della vita, sia nel nostro paese che nel mondo.

RIFLESSIONI DI “NOI SIAMO CHIESA” SUL FINE VITA
E SUL TESTAMENTO BIOLOGICO (SECONDA EDIZIONE)

Basta con la “campagne”, le “rivincite” e i “principi non negoziabili”. E’ necessaria una svolta per creare un nuovo clima nella società e nelle istituzioni che permetta di arrivare a una soluzione ampiamente condivisa.

Sta riprendendo (inizio marzo 2011) la discussione in Parlamento sul testamento biologico (o Disposizioni Anticipate di Trattamento - DAT -, espressione usata da chi non vuole attribuire alla volontà dichiarata per il proprio fine vita un carattere vincolante). E’ una grande questione perché tocca le cosiddette “questioni al limite” che sono state riproposte negli ultimi anni perché la scienza medica ci permette di vedere meglio “processi per cui una cosa o persona finisce e comincia qualcosa d’altro” e di poter usufruire di “strumenti capaci di spostarli, maneggiarli, utilizzarli per gli scopi che ci sono utili o necessari” (1). Il nostro paese è arrivato in ritardo a questa discussione. Essa si è poi svolta sulla base di ideologismi, di emozioni e contrapposizioni che, in gran parte, hanno avuto origine in altre vicende o “campagne”, tutte con al centro problemi di bioetica nel loro rapporto con la legislazione. Si è così creata una contrapposizione, che sembra insanabile, tra l’etica della sacralità della vita biologica e l’etica della qualità della vita biografica. Sono questioni che invece dovrebbero essere trattate da tutti con cautela; esse sono infatti cariche di risonanze, anche di carattere simbolico, su come vorremmo orientare la nostra società e la nostra vita personale.
Ciò premesso, per l’importanza che il problema ha in sé, e anche per quella che ha assunto in questi mesi nel nostro paese, cerchiamo di fare alcune riflessioni con particolare attenzione alle posizioni assunte dalla Conferenza Episcopale Italiana. E’ a partire dalla nostra convinta presenza nella Chiesa cattolica che ci permettiamo di esprimere posizioni critiche sulle scelte e sulle argomentazioni che, in questi mesi e su questo problema, sono state espresse dai vertici ecclesiastici del nostro paese. Ci sembra che una assenza di ascolto, all’interno e all’esterno della Chiesa, e un insufficiente approfondimento dei problemi sono alla base di prese di posizioni che ci sembrano non sufficientemente meditate.

L’abbandono della linea del Magistero. La “svolta” della CEI con i casi Welby e Englaro

Per confutare la confusione concettuale e terminologica diffusasi in questi mesi nelle campagne mediatiche che ci sono state, ci sembra che il rifarsi al paragrafo “Eutanasia” del Catechismo della Chiesa cattolica (CCC, del 1992) sia la cosa più efficace, oltre che la più “ortodossa”. Il numero 2276 scrive del rispetto particolare dovuto alle persone in condizione di minorità; il numero 2277 condanna esplicitamente l’eutanasia diretta che “consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate e prossime alla morte”; il numero 2278 (2) dovrebbe, da sé solo, inquadrare bene il problema di cui ci stiamo occupando, offrendo orientamenti chiari. Ci pare che sia efficace la definizione che vi si dà di accanimento terapeutico: esso esiste qualora comporti “procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi”.
In presenza di una tale situazione si possono interrompere le cure sulla base della decisione del paziente e, qualora egli sia incapace, di coloro che ne hanno legalmente il diritto. Il gesuita Padre Mario Beltrami ha fatto una disamina rigorosa di questo numero (3), sostenendo in particolare che esso trova il “suo fondamento non in motivazioni di fede religiosa, qualunque essa sia, ma in argomenti puramente razionali”. Nell’esame della sproporzione tra le procedure mediche e i risultati attesi, indicata dal numero citato, il Beltrami implicitamente risolve il caso Englaro in modo opposto alla posizione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Egli scrive anche che “se si è chiamati a vivere con dignità, si deve anche poter morire con dignità” e afferma con forza a chi spetta decidere. Il numero 2278 e l’approfondita analisi che di esso fa il Beltrami ci sembra siano la base per fondare una normativa sul testamento biologico largamente condivisibile da diversi orientamenti culturali ed etici.
Prima la “Dichiarazione sull’eutanasia Jura et Bona” del 5 maggio 1980 della Congregazione per la dottrina della Fede (prefetto il Card. Franjo Seper e segretario Mons. Jérome Hamer) aveva già esposto con chiarezza i principi generali ripresi poi nel Catechismo sia per quanto riguarda il consenso dell’ammalato che l’accanimento terapeutico (4). Nella stessa direzione vanno gli interventi del Card. Carlo Maria Martini (5). Il magistero successivo al Catechismo conferma una linea che, con scarsa avvedutezza, è stata poi abbandonata a partire dalle note vicende relative ai casi Welby ed Englaro. Infatti l’autorevole Carta degli Operatori Sanitari del 1995 emessa dal competente Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari nei suoi paragrafi 119-121 (6) riprende i contenuti del Catechismo. In particolare idratazione e alimentazione, artificialmente amministrate, vengono considerate “cure” che si possono sospendere quando risultino “gravose” per l’ammalato (paragrafo 120 terzo comma). Ad esse bisognerebbe aggiungere la ventilazione forzata. Davanti a tanta chiarezza non c’è che da meravigliarsi che nel dibattito in corso (7) questi testi e questi autorevoli interventi siano pressoché ignorati. Ma soprattutto c’è da meravigliarsi per l’abbandono da parte della gerarchia italiana di una linea del magistero coerente e tracciata da tempo. Che cosa ha determinato un tale cambiamento di rotta? Perché si finge una continuità quando invece è stata introdotta una discontinuità senza offrire spiegazione alcuna? Quale che sia la risposta a questi interrogativi, dubbi sulla linea attuale della CEI e sulla sua “campagna” sul caso Englaro stanno iniziando a diffondersi anche in strutture importanti della Chiesa (8) e si può sperare che un inevitabile cambiamento di posizioni (cioè un ritorno a quelle di prima) avvenga rapidamente, e non dopo anni di estenuanti polemiche e tensioni interne ed esterne, prima di un inevitabile futuro “pentimento”.
Come reazione pacata alla “campagna” dei vertici della CEI è utile ricordare il documento dei proff. Stefano Semplici, Carmelo Vigna e Gianpaolo Azzoni del Centro di Etica Generale e Applicata (CEGA). Essi mettono in guardia dalla “forzata e rischiosa trasposizione del bipolarismo del sistema politico in corrispondente bipolarismo bioetico a sua volta interpretato nei termini della logora contrapposizione tra laici e cattolici”. Essi sostengono che “non esiste “il” problema del fine vita ma un fascio di questioni diversificate e complesse” e che bisogna ricercare “l’equilibrio tra due principi irrinunciabili dal punto di vista costituzionale: la tutela della vita come “interesse della collettività”….e ”la libertà con la quale ogni individuo decide il senso, l’orientamento della sua esistenza”. Il testo conclude sostenendo che “occorre evitare che una sovraesposizione di casi-limite e questioni di forte impatto “simbolico” funzionino da strategia elusiva delle responsabilità e delle urgenze più pressanti in tema di difesa della vita. Il diritto alla vita non è lo stesso nei paesi ricchi e nei paesi poveri. Ma anche nei primi rimangono o si accentuano le differenze” e ancora “bisogna considerare la “necessità di garantire l’equa distribuzione delle risorse indispensabili ad una efficace e “giusta” tutela del diritto alla vita in tutte le fasi e in tutte le condizioni dell’esistenza umana.”
Nei confronti della “svolta” operata dai vertici, non sono mancate parole chiare e forti provenienti dalla base “cattolica”, anche se esse sono poco conosciute. Ricordiamo il documento dell’8 ottobre ’08 (9) che ha raccolto, soprattutto online, quasi duemila firme e quello del 23 marzo del 2009 (9) che è stato sottoscritto da 41 preti (10) e che ha provocato la nervosa reazione della Congregazione per il Clero, che ha chiesto ai vescovi competenti di intervenire presso i firmatari per accertare la loro “ortodossia”.

E’ necessaria una riflessione serena sul fine vita

Risulta poco comprensibile negli interventi di parte ecclesiastica e nel ddl votato dal Senato nel marzo 2009 l’accanita volontà di intervenire sul fine vita da una parte con tecnologie sempre più sofisticate e invasive, dall’altra con interventi autoritari di tipo legislativo. Questi interventi puntano a impedire, in casi estremi, la dignità del morire e soprattutto una vera libertà dell’ammalato nel poter veramente disporre di sé stesso, in particolare nel caso di perdita della conoscenza, attribuendo al personale medico un potere di decisione eccessivo (e non gradito). Ciò ci sembra tanto più inaccettabile quando questa difesa della sopravvivenza ad ogni costo e con ogni mezzo, e lo scarso rispetto di chi vi è coinvolto, viene da quanti dovrebbero avere sulla fine della vita la convinzione che si tratta di un passaggio a una condizione migliore, come conseguenza di un disegno provvidenziale. A questo proposito sono esplicite le parole di Paolo VI indirizzate nel 1970 ai medici cattolici (11). A volte nei sostenitori delle posizioni prolife ad ogni costo sembra quasi di trovarsi di fronte a ragionamenti che riflettono una cultura materialista, quasi ostile al compimento del cammino della creatura umana, attaccati alla prosecuzione a tutti i costi della vita terrena come se, oltre, non ci fosse nulla (12). Ancora Padre Beltrami sostiene che “il problema di fondo sta, in definitiva, nell’educazione sia della classe sanitaria sia dei singoli individui ad accogliere la morte come parte integrante della vita” (13).
Le autorità ecclesiastiche, in Italia oggi, sembrano invece lontane da una riflessione più generale, anche religiosamente ispirata, e sembrano invece ossessionate dalle cosiddette “derive di tipo eutanasico”; esse sarebbero la conseguenza dell’orientamento ormai prevalente nelle sentenze della magistratura e dell’eventuale approvazione di una legge tipo quella proposta dal sen. Ignazio Marino, che noi troviamo invece equilibrata e completa (14). E’ la paura di una società europea secolarizzata che si estenderebbe al nostro paese e nei confronti della quale bisognerebbe fare argine. Questa paura irrazionale cresce – noi riteniamo - a prescindere dal merito dei problemi concreti, sulla base di una preconvinzione che ci sia un progetto della cultura “laicista” e radicale per isolare il mondo cattolico col rifiuto del suo messaggio di tipo “antropologico” e della validità generale che esso avrebbe, a prescindere da fedi o da valori religiosi. E’ questa la sensibilità del “partito” che è orientato in particolare dal Card. Camillo Ruini e, almeno fino a oggi, da Avvenire e che ispira a tutt’oggi la linea della CEI, ovviamente all’ombra della Segreteria di Stato. Le “derive” sono soprattutto il frutto di queste paure. A noi sembra giusto non perdere il senso vero di ciò di cui si sta discutendo e siamo d’accordo con Pierluigi Battista (15) secondo cui sarebbe del tutto fuori luogo “l’allarme globale e incontrollabile” che si vorrebbe trarre da disposizioni ben definite riguardanti una fattispecie ben individuata “quella della formulazione anticipata della propria volontà con procedure certe e sicure”.

Per un diverso rapporto con la cultura laica

I nostri dubbi su questa posizione rigida (16) diventano una forte preoccupazione se estendiamo la riflessione al più generale ruolo evangelizzatrice della Chiesa e al suo rapporto/dialogo col “mondo”. E’ proprio vero che, con le culture diverse dalle nostre (o ideologie, se così le si vuole chiamare) non si possa stabilire un percorso di ricerca comune sui nuovi problemi etici e legislativi, anche complessi, che sono imposti dal progresso tecnicoscientifico? Troviamo tra i “laici” ( o “laicisti”) solo nemici della vita oppure soggetti (17)– anche se, forse, non tutti - disposti ad ascoltare, qualora la Chiesa cattolica non si presenti loro come unica e pretenziosa maestra di antropologia, invece che annunciatrice e serva della Parola che manifesta la rivelazione di Dio destinata a tutti i popoli? Se si vogliono utilizzare argomenti razionali ci si pone su un piano diverso da quello connesso con l’annuncio di Cristo risorto, che rappresenta il proprium della missione della Chiesa e si entra in campi dove è inevitabile incrociare le competenze di altri, che pure ricorrono, legittimamente, ad argomenti fondati sulla ragione. Se poi si pretende di avere il monopolio nel decidere per tutti cosa si debba intendere per “natura” (avente in sé valore ontologico), si può legittimamente obiettare che l’idea della natura è cambiata molto nel tempo e nello spazio, anche nell’insegnamento della Chiesa e che i suoi “punti fermi” sono sempre più discussi.
Un’altra questione di lunga data che poniamo alla nostra Chiesa e che ha riflessi importanti nel rapporto con la società “laica”, è quella del rapporto tra norma etica e legge. Essa si ripropone continuamente per l’incapacità di ascoltare veramente le riflessioni che in merito hanno percorso tutta la storia dei cattolici democratici. La differenza tra peccato e reato, la legge come strumento per affrontare situazioni e conflitti e non per vincere battaglie ideali o ideologiche, la necessità della mediazione, una volta definito il quadro generale dei principi e dei valori (Costituzione) sono le costanti consolidate di una posizione culturale e ideale che meriterebbe finalmente di essere fatta propria da tutto il cattolicesimo italiano. Ma non è così. Neppure considerazioni di tipo prettamente pastorale, che avrebbero dovuto ispirare moderazione, hanno impedito vere e proprie invasioni di campo (18) e un intreccio tra etica religiosa e legge che, in troppe occasioni (legge sullo scioglimento del matrimonio, legge n. 194, legge n. 40, progetti di legge sulle unioni di fatto ecc…) le nostre gerarchie hanno ricercato e che i cattolici di ispirazione conciliare hanno sempre contrastato, ottenendo, quasi sempre, molti consensi di base. Ci piace ricordare che Aldo Moro nel 1974, dopo il referendum sul divorzio, al Consiglio nazionale della DC metteva in guardia contro le forzature mediante “lo strumento della legge, con l’autorità del potere, al modo comune di intendere e di disciplinare, in alcuni punti sensibili, i rapporti umani” e consigliava di “realizzare la difesa di principi e di valori cristiani al di fuori delle istituzioni e delle leggi” (19).
In conclusione, siamo convinti che la “campagna” avviata sul caso Englaro e ora in corso sulla legge in discussione alla Camera, e le demonizzazioni conseguenti (tutto è bianco/bianco oppure nero/nero) non servano alla società italiana e alla vera missione della nostra Chiesa. In questa direzione confortano la nostra argomentazione le parole severe e accorate di un maestro come Arturo Paoli e anche quelle di Claudio Magris e di altri (20). Soprattutto è deplorevole l’ostilità aspra e diretta da parte di molti cristiani, a partire dalle massime autorità gerarchiche, nei confronti di Beppino Englaro che è stato costretto a dire, amareggiato, “la Chiesa sa di avere il mio rispetto e io credo di non avere avuto il suo” (21)

I medici e il buon senso sono contro il disegno di legge Calabrò

Entrando in modo più specifico nella questione più controversa del ddl Calabrò (22), ci sembra che “contra factum non valet argumentum”. Ci meraviglia come si possa sostenere che l’idratazione e l’alimentazione di pazienti in stato vegetativo permanente non debba essere considerato un trattamento sanitario e quindi debba sfuggire alle indicazioni contenute nelle DAT. La descrizione fatta da un clinico tra i tanti (23) non dovrebbe lasciare dubbi, così come le posizioni ufficiali delle società scientifiche (24), il documento della FNOMeO (Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri) (25) e il sondaggio svolto recentemente tra i chirurghi (26).
Ci chiediamo perché mai debba essere necessario continuamente ricorrere a queste autorità per spiegare e convincere su questo punto come se non fosse sufficiente il semplice buonsenso dell’uomo della strada, debitamente informato, per capire che ci si trova di fronte a trattamenti solo sanitari e quindi alla fattispecie ipotizzata dal numero 2278 del CCC in materia di procedure mediche straordinarie. Non a caso i sondaggi d’opinione sul testamento biologico e sul caso Englaro indicano che l’opinione pubblica ha una posizione del tutto diversa da quella che è prevalsa nella discussione al Senato nel marzo 2009 (27). In particolare ci chiediamo il perché di questa ossessionante insistenza dei vescovi e delle associazioni da essi promosse (tipo “Scienza e Vita”) sul fatto che idratazione e alimentazione di persona in stato vegetativo permanente e definitivo sarebbero “sostegno vitale”, che non si devono sospendere e che sono tali quindi da non ricadere nella chiara nozione di accanimento terapeutico. Questa “campagna” ha assunto anche caratteri che si collocano al di fuori di ogni comportamento razionale e di ogni buon gusto. Si pensi solo alla proclamazione da parte del Governo di una “Giornata nazionale degli Stati Vegetativi” per lo scorso 9 febbraio, secondo anniversario della morte di Eluana (Beppino Englaro aveva invece proposto una “giornata del silenzio”).
Una terminologia che solitamente viene utilizzata nei documenti del magistero è quella di “morte naturale”: si dice sempre che la vita umana deve essere tutelata “dal concepimento alla morte naturale”. Ma negli ultimi decenni i progressi nel campo della medicina e della farmacologia hanno consentito di interferire pesantemente proprio nel processo della “morte naturale”. L’exitus che fino a poco tempo fa avveniva in termini temporali relativamente brevi, oggi può essere allontanato in maniera indefinita, pur senza alcun miglioramento sostanziale della vita e della sua qualità per il paziente. Ora è possibile ancora utilizzare il termine “morte naturale” a fronte di sistematici e diuturni interventi artificiali, non solo attraverso l’idratazione e l’alimentazione forzate (enterale o parenterale), ma anche attraverso consistenti dosaggi di farmaci, altrettanto necessari, che vengono somministrati per le medesime vie? Insomma vi è un limite o no? Nei salmi si dice “fino a quando Signore?”. In termini cristiani è pensabile che sia volontà del Signore, padrone della vita come usa dire, sostenere in maniera indefinita, artificialmente, una sopravvivenza solo di tipo biologico, che rimane, senza alternative, inchiodata alla prossimità dell’exitus?

Una legge sul fine vita è necessaria

Per anni la linea dei vescovi è stata quella di ritenere inutile una legge sul fine vita, preferendo una situazione indeterminata in cui non ci fossero diritti e doveri ben definiti e senza procedure certe a cui fossero tenuti i soggetti coinvolti (personale sanitario, famigliari e pazienti). La svolta si è avuta nel luglio del 2008 in conseguenza della sentenza della Cassazione, dopo un interminabile iter giudiziario, sul caso Englaro. Il timore che il problema fosse risolto per via giurisprudenziale e in senso contrario alla posizione dei vescovi è ciò che ha portato al nuovo orientamento che è stato deciso nel Consiglio Episcopale Permanente della CEI nel successivo settembre (28). Da allora questa posizione è diventata la linea della maggioranza di governo ed è stata conosciuta, da una larga parte dell’opinione pubblica, in relazione al caso Englaro. I contenuti del ddl. Calabrò infatti sono del tutto omogenei alle sollecitazioni della CEI. Che una legge fosse necessaria da troppo tempo lo si diceva. (29).
Al di fuori delle ideologie, con le nuove possibilità terapeutiche in materia di respirazione, idratazione e alimentazione artificiali si è enormemente estesa l’area di discrezionalità (e di responsabilità non gradita), attribuita nei fatti, soprattutto nei reparti di rianimazione, al personale sanitario, spesso in condizione di solitudine (30). Si è così creata “una zona grigia” nel fine vita in cui decisioni fondamentali di vita e di morte non si capisce perché debbano essere affidate, soprattutto in caso di incidenti, a medici e/o a famigliari in modo quasi sempre improvvisato e casuale e con prassi del tutto diverse da presidio a presidio sanitario. E’ necessario quindi che ognuno possa dare indicazioni preventive nel caso che venga a trovarsi in condizioni di incoscienza e che la sua volontà venga fatta rispettare mediante l’autorità di una disposizione normativa cogente (31). Nell’attuale assenza di una legge, situazioni come quella di Eluana sono destinate a ripetersi. La cronaca dello scorso novembre ci informa che una situazione, analoga dal punto di vista sanitario, è stata risolta dal marito della malata con un viaggio in Olanda dove la moglie ha potuto chiudere i suoi giorni. Il marito non si è sentito in grado di affrontare anni di procedure giudiziarie. La donna, che si chiamava Anna Busato, aveva da tempo redatto, e più volte ripetuto, un testamento biologico.

I testamenti biologici “autorganizzati”

Nell’attuale vuoto legislativo (che in Europa esiste solo nel nostro paese) e come reazione alla possibile approvazione definitiva del ddl Calabrò, da quasi due anni molti si sono posti il problema di come certificare la propria volontà a futura memoria nel caso di malattia che li privasse in modo permanente della coscienza. La raccolta autorganizzata di testamenti biologici, che vuole avere anche l’intento di influire sull’opinione pubblica, è diventata operativa per iniziativa di molte amministrazioni comunali (tra queste Torino, Firenze, Pisa, Genova, Bologna, Perugia). La Chiesa valdese per prima ha pure lanciato la raccolta dei testamenti dei propri fedeli e di quanti accettano di rivolgersi a lei a questo scopo (32). Questi testamenti non hanno una diretta efficacia giuridica ma “senza altri strumenti previsti dalla legge, ben venga il registro dei testamenti biologici: Esso annota decisioni da rappresentare ai medici in caso di bisogno. Evita complicate ricostruzioni della volontà di persone che hanno perso la capacità psichica, come nel caso di Eluana” (33). Tre ministri (Interno, Salute e Lavoro) hanno cercato di bloccare i Comuni con una apposita circolare (del 19 novembre) che risulta ridicola se si pensa che sono in gioco valori costituzionalmente garantiti. Anche nei confronti di queste iniziative spontanee si è attivata, con la consueta asprezza di toni, la campagna dei vertici ecclesiastici e dell’Avvenire.
Un altro tentativo di affrontare il vuoto legislativo è stato fatto a Firenze (ma anche altrove) dove l’autorità giudiziaria ha concesso a una persona che ne aveva fatto richiesta la nomina di un “amministratore di sostegno” per fare rispettare la sua volontà nel caso perdesse in via definitiva la coscienza. Si tratta di un istituto, sorto nel 2004, soprattutto per affrontare questioni di tipo prevalentemente economico. Anche in questo caso è stata molto critica la posizione dei prolife, perché questa interpretazione della legge “di fatto rappresenta l’anticamera dell’eutanasia” (34).

La volontà del paziente

Oltre a quella di ritenere “sostegno vitale” l’idratazione e l’alimentazione di paziente in coma vegetativo permanente, l’altra condizione sine qua non per accettare una legge sul fine vita posta dal Consiglio Episcopale della CEI riguarda la volontà del paziente. Essa dovrebbe essere in qualche modo “controllata” o “condizionata” per evitare che si possa andare nella direzione della cosidetta “deriva eutanasica” (si veda l’art. 7 del ddl Calabrò che consente al medico di disattendere le indicazioni contenute nella DAT). Ci sembra invece che bisognerebbe affrontare il problema in modo rovesciato e riflettere qui, come in altre situazioni eticamente rilevanti, a partire dal ruolo della coscienza del soggetto interessato che fonda il suo diritto all’autodeterminazione. E’ necessario ricordare quanto il primato della coscienza sia valore cristiano (Gaudium et Spes, numero 16 e Dignitatis Humanae, numero 3) ? Esso deve essere uno dei pilastri del nuovo modo di vivere il Vangelo dopo la riforma conciliare e non può essere contraddetto nei fatti. Ci sono tante riflessioni preziose che lo hanno chiarito ed approfondito e proprio in occasione del dibattito in corso (35).
Sulla autodeterminazione del paziente e sull’obbligo di rispetto della sua volontà si fonda la posizione che si è affermata nella gran parte dei paesi europei negli ultimi dieci anni (in Spagna nel 2003 e in Francia nel 2005 e negli USA9, che hanno leggi in merito od una ben definita giurisprudenza (Regno Unito) (36). In contraddizione con la linea dei vescovi è anche il Codice di deontologia medica della FNOMeO (del 16 dicembre 2006) che, all’art. 35 ultimo comma, dice: “Il medico deve intervenire, in scienza e coscienza, nei confronti del paziente incapace, nel rispetto della dignità della persona e della qualità della vita, evitando ogni accanimento terapeutico, tenendo conto delle precedenti volontà del paziente”.
Interessante è la situazione nella Repubblica Federale Tedesca, paese dove, per anni, il problema è stato ampiamente dibattuto in organizzazioni di base, dal personale sanitario, in sentenze, nelle Chiese e, infine, nel Parlamento. Pare che siano circa nove milioni le Dichiarazioni di fine vita (Patientenverfugung) già formalizzate. Alla fine il Bundestag ha approvato il 18 giugno 2009 modifiche al codice civile tedesco che sono entrate in vigore il primo settembre successivo. Esse sono il frutto di un’opinione pubblica molto informata che, per il 73% secondo i sondaggi, si è convinta che la decisione del paziente deve avere valore vincolante e che idratazione e alimentazione per pazienti in stato vegetativo permanente sono da considerarsi trattamenti sanitari. La Chiesa cattolica e la Federazione delle Chiese evangeliche sono state protagoniste di questo percorso. Nel 1999 (con alcune correzioni nel 2003) esse proposero congiuntamente a tutti i loro fedeli il Christliche Patientenverfugung (37). Questo testo, tradotto e diffuso nel nostro paese nei giorni del caso Englaro, è stato fondamentale per prendere coscienza che le due condizioni della CEI per una legge sul fine vita non potevano essere considerate qualcosa di simile a una verità di fede o di inerente alla “natura stessa dell’uomo” o alle supreme questioni della vita e della morte e quindi “materia non negoziabile”. Questo testamento biologico “cristiano” è già stato sottoscritto, a quanto si sa, da quasi tre milioni di cittadini tedeschi e le principali disposizioni che contiene sono molto diverse, quasi opposte, a quelle sostenute dai nostri vescovi (e dal ddl Calabrò) (38). In molti si sono chiesti come sia possibile, in una Chiesa che si pretende monolitica in tutto il mondo in materia dottrinale e morale, un tale consenso corale a queste posizioni della Chiesa tedesca su linee del tutto diverse da quelle considerate dai nostri vescovi irrinunciabili (39). Perlomeno ci dovrebbe essere da parte della CEI più cautela e una posizione più riflessiva.
Un antico adagio, venuto alla luce nell’ambito della Chiesa e forse utilizzato anche al di fuori di essa, così recita: “in necessariis unitas, in dubiis libertas ,in omnibus caritas” (“nelle cose necessarie l’unità, nelle cose dubbie la libertà, in ogni cosa la carità”). Nella materia che stiamo trattando quante sono le domande senza risposta che onestamente dobbiamo ammettere? E come è possibile per una Chiesa “appellarsi a Cesare” perché con la sua legge produca l’ operazione di far diventare necessario “erga omnes” ciò che è ancora avvolto nel dubbio, anche al proprio interno? Come è possibile chiedere che venga dichiarato non vincolante “il consenso informato”, quello che è ormai diventato da molto tempo, anche per il magistero tradizionale della Chiesa, oltre che nella deontologia medica, un assunto indiscutibile? E come è possibile attribuire allo stato un tale potere di interferenza nella vita, nella sofferenza e nel fine vita di tutti i cittadini, prescindendo dal loro consenso?

Fine vita e Costituzione

Infine nel dibattito di questi mesi, con approfondimenti difficilmente contestabili, è stato molte volte detto che il ddl Calabrò contraddice articoli ben definiti della nostra Costituzione, tanto da fare ritenere probabile una futura censura da parte della Corte Costituzionale se non verrà modificato dalla Camera. Sono gli stessi articoli (2, 13 e 22) ai quali si è appellata la citata sentenza della Cassazione sul caso Englaro. Sulla base di questi articoli, progressivamente negli anni “si è attribuito un valore prioritario al consenso informato della persona, si è operata una redistribuzione di poteri, si è individuata un’area intangibile dall’esterno, si è sottratta la vita alla prepotenza del potere politico e alla dipendenza dal potere medico....Ora invece stiamo assistendo alla restaurazione del potere medico nelle forme di una asimmetrica “alleanza terapeutica” dove il morente e i suoi famigliari non sono lasciati soli nel fiducioso dialogo col medico ma consegnati all’esecutore di una impietosa volontà legislativa che cancella la rilevanza della volontà degli interessati” (40).
Oltre all’art. 2 sui diritti inviolabili dell’uomo e all’art. 13 sulla proibizione di ogni violenza su persone sottoposte a restrizione di libertà (come quelle in condizione di stato vegetativo permanente), il testo più esplicito è quello dell’art. 32 che vieta ogni trattamento sanitario obbligatorio “se non per disposizione di legge”. L’ipotesi di questo possibile intervento legislativo di deroga fu previsto all’Assemblea Costituente, per interpretazione unanime, per i casi posti da problemi di sanità pubblica (epidemie) o dalla necessità di prevedere vaccinazioni generalizzate dei bambini, rispetto alle quali ci si trovava, a suo tempo, di fronte a resistenze psicologiche di molte famiglie fondate sull’ignoranza. E comunque (secondo comma) qualsiasi trattamento “non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Questo rispetto esige che una persona in coma irreversibile, priva di qualsiasi coscienza e sensibilità, non debba essere trattata come una cosa (41). Anche le convenzioni internazionali sono esplicite in materia. Oltre alla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (art.3), in particolare la Convenzione sui diritti umani e la biomedicina, promossa dal Consiglio d’Europa e firmata ad Oviedo nel 1997 (ratificata nel 2001 dal nostro paese dalla legge n. 145 del 28.3.2001) afferma esplicitamente all’art.9: “I desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell’intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà, saranno tenuti in considerazione”. Altri documenti internazionali vanno nella stessa direzione. La “Dichiarazione universale sulla bioetica e i diritti umani” del 2005 promossa dall’Unesco conferma il diritto all’autodeterminazione del malato e la protezione di quello incapace ( artt. 5,6,7).
In definitiva ci chiediamo perché i vescovi non sappiano accettare, con serenità, valutandone i contenuti “umanistici” (e quindi anche cristiani) questi articoli della nostra Costituzione distorcendone il significato, avendo paura -si direbbe- della libertà e della dignità che essi attribuiscono alla persona, ipotizzando, nel caso venga approvata una legge diversa da quella da essi auspicata, scenari di decadimento del senso della vita nella nostra società. Ma questi fantasmi percorrono davvero il mondo cattolico italiano? O sono soprattutto la conseguenza di una fede cristiana, soprattutto dei vertici ecclesiastici, che è debole nella speranza e nella visione generale del percorso dell’uomo dalla vita verso la morte?

Conclusioni

Molte altre sono le questioni che riguardano il testamento biologico (o DAT); per esempio quelle relative alle modalità della manifestazione della volontà, al ruolo del fiduciario fino a quelle del ruolo del medico o dei medici coinvolti (42), dei famigliari, dei Comitati etici previsti presso le strutture sanitarie. Ci siamo concentrati sui due punti sui quali lo scontro si è sviluppato fino ad ora in Parlamento e sui quali è stato ed è pesante l’intervento dei vertici della CEI. (la natura dell’alimentazione e della idratazione forzata in caso di stato vegetativo permanente e l’efficacia delle DAT). Su entrambe le questioni abbiamo cercato di motivare perché una riflessione, all’interno della nostra Chiesa e da cristiani “adulti” seguendo la linea del Magistero nei suoi documenti ufficiali, giunga a conclusioni ben diverse da quelle proposte dalle posizioni ufficiali della gerarchia ecclesiastica nel nostro paese.
Vogliamo chiedere ai nostri Pastori un ripensamento su tutta la questione, vorremmo che essi facessero un passo indietro e che assumessero la linea del dialogo con la cultura “laica” e della ricerca di un terreno comune di fronte all’incalzare delle questioni poste dal progresso tecnicoscientifico per arrivare infine a una legge di largo consenso. Siamo convinti che sarebbero ascoltati e che le loro preoccupazioni diventerebbero parte di un sentire comune, pur nel permanere di opinioni ancora diverse. Siamo convinti che, su una questione di così grande importanza, non ci debba essere il sospetto che l’obiettivo di ottenere questa legge sia perseguito mediante compiacenze o silenzi nei confronti di politiche odiose sotto altri profili (legge sulla sicurezza, silenzio sulla moralità pubblica, rottura delle regole della vita democratica, eccessiva remissività nei confronti dei recenti gravi scandali ecc…). Siamo convinti che esista una sproporzione in tutto il mondo cattolico, o almeno in quello italiano, tra questo accanito e assorbente impegno per la difesa della vita biologica e un inferiore impegno a favore della vita dei tanti che nel loro percorso quotidiano nel nostro paese e nel mondo sono in condizioni di grave sofferenza fisica o morale o in situazioni sociali difficili.
Alla fine della nostra riflessione critica ci sentiamo in diritto di chiedere – e quasi di pretenderlo come atto dovuto- che nella nostra Chiesa su queste questioni si apra una discussione da subito, a tutto campo, sui media e nelle strutture di base e senza che nessuno sia etichettato a priori o come ortodosso o come dissidente. Non esiste infatti un pensiero unico. In assenza di una svolta, l’assenza di dibattito e questa linea autoritariamente decisa potranno forse, nel breve periodo, soddisfare bisogni di identità o fragili convinzioni di principio o forse ottenere risultati concreti, cioè una legge gradita. Ma, nel lungo periodo, siamo convinti che questa scelta sia perdente, sia dal punto di vista dell’annuncio dell’Evangelo che dal punto di vista pastorale e che lo scisma interno, già esistente nella nostra Chiesa, possa estendersi.

Note

1) vedi Franca D’Agostini su “Il Manifesto” del 14.3.2009

2) Il comma recita: “L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. Non si vuole così procurare la morte : si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli intereressi legittimi del paziente”.

3) Vedi Padre Mario Beltrami S.J. “Il diritto di morire: un documento disatteso” in “Dolentium Hominum” n.68/2008, rivista del Pontificio Consiglio degli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute). Così argomenta il Beltrami: “Il testo del documento è lucido, stringato, non si perita di scendere in particolari. Ne conseguono alcune chiarificazioni:
1 Si parla di legittimazione, non di semplice liceità, facendo pertanto un preciso riferimento a leggi giuridiche, esistenti o augurabili.
2 Si dichiara la legittimazione, e quindi liceità, non si impone qualsiasi obbligo. Nessuno è in dovere di imporre una simile interruzione. La libertà di coscienza del singolo individuo è totalmente rispettata.
3 L’interruzione eventuale delle cure non è condizionata da sofferenze più o meno gravi del paziente o di terzi. Anche nel caso di mancanza di sofferenze, se si danno le condizioni previste, rimane valida la legittimità dell’interruzioni delle cure. Non vengono prese in considerazione sofferenze di alcun genere.
4 Sono pertanto esclusi moventi emozionali. Solo moventi razionali possono fondare la decisione
5 Non si esige la coscienza o sufficiente lucidità mentale del paziente. Una decisione presa al tempo della lucidità mentale, che abbia validità qualora si verificassero le condizioni per l’interruzione delle cure, anche in assenza in quel momento di coscienza, non può essere disattesa. La decisione del paziente gode della preminenza su qualsiasi contrarietà di terzi, anche se in possesso di legittimi diritti.
6 Le condizioni elencate devono essere prese singolarmente, non cumulativamente. Nell’avverarsi di una qualsiasi delle quattro condizioni previste le legittimità dell’interruzione persiste nella sua efficacia”
Il testo integrale dell’articolo del Beltrami, per il suo rigore e la sua chiarezza, meriterebbe un’ampia diffusione. Esso è invece di difficile accessibilità.

4) Nella quarta parte di questo documento si legge: “E’ importante oggi proteggere, nel momento della morte, la dignità della persona umana e la concezione cristiana della vita contro un tecnicismo che rischia di diventare abusivo. Di fatto, alcuni parlano di “diritto alla morte”, espressione che non designa il diritto di procurarsi o di farsi procurare la morte come si vuole, ma il diritto di morire in tutta serenità, con dignità umana e cristiana. Da questo punto di vista, l’uso dei mezzi terapeutici talvolta può sollevare dei problemi” Ed ancora: “E’ sempre lecito accontentarsi dei mezzi normali che la medicina può offrire. Non si può, quindi, imporre a nessuno l’obbligo di ricorrere ad un tipo di cura che, per quanto già in uso, tuttavia non è ancora esente da pericoli o è troppo oneroso. Il suo rifiuto non equivale al suicidio : significa piuttosto o semplice accettazione della condizione umana, o desiderio di evitare la messa in opera di un dispositivo medico sproporzionato ai risultati che si potrebbero sperare, oppure volontà di non imporre oneri troppo gravi alla famiglia o alla collettività”.

5) Vedi il suo articolo “Io, Welby e la morte” su “Il Sole 24 Ore” del 21.1.2007. In un articolo più recente su “La medicina e le mani di Dio. Il giudizio della persona è centrale” (su “Il Corriere della Sera” del 6.9.2009) all’interno di una pensosa riflessione sul morire e sul rapporto medico e paziente, Martini recensisce il recente testo di Ignazio Marino “Nelle tue mani: medicina, fede, etica e diritti”, confermando sostanzialmente il suo punto di vista.

6) Questo testo del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari, a proposito della volontà del malato e del rapporto col medico recita: “Per il medico e i suoi collaboratori non si tratta di decidere della vita o della morte di un individuo. Si tratta semplicemente di essere medico, ossia d’interrogarsi e di decidere in scienza e coscienza, sulla cura rispettosa del vivere e del morire dell’ammalato a lui affidato. Questa responsabilità non esige il ricorso sempre e comunque ad ogni mezzo. Può anche richiedere di rinunciare a dei mezzi, per una serena e cristiana accettazione della morte inerente alla vita. Può anche voler dire il rispetto della volontà dell’ammalato che rifiutasse l’impiego di taluni mezzi”.

7) Ci riferiamo soprattutto al dibattito sul disegno di legge Calabrò approvato dal Senato nel marzo 2009 e ora in discussione alla Camera.

8) Per esempio, il 9 ottobre 2010 la diocesi di Milano ha organizzato un convegno su “Quale cultura per il fine vita” introdotto e concluso dai responsabili ecclesiastici di queste tematiche (i Mons. Giuseppe Merisi e Eros Monti). In esso i noti clinici cattolici proff. Massimo Reichlin e Alfredo Anzani, nelle relazioni e nel dibattito sulla morte nell’attuale contesto culturale e sulla complessità delle relative questioni mediche, sono arrivati sui casi Welby ed Englaro a conclusioni opposte a quelle “ortodosse” della gerarchia. Anche il vescovo emerito di Foggia Mons. Giuseppe Casale nel suo recente “Per riformare la Chiesa-Appunti per una stagione conciliare” (La Meridiana, 2010 pag. 45) ha espresso con nettezza una posizione critica rispetto alla “svolta”.

9) Il testo e i firmatari sono leggibili sul sito htpp://appelli.arcoiristv/Eluana_Englaro

10) Il testo e i firmatari sono leggibili sul sito www.cdbitalia.it/attualità

11) La riflessione su queste tematiche era già diventata generale nel mondo cattolico nell’autunno del 2006 a proposito del caso di Piergiorgio Welby. La sua morte il 20 dicembre di quell’anno e il diniego dei funerali religiosi da parte del Card. Camillo Ruini creò scandalo e fu però l’occasione per conoscere situazioni di sofferenza prima abbastanza nascoste e di fare riflessioni sul fine vita come non ce ne erano mai state nel recente passato di questo tipo.

12) Vedi quanto scrive Enzo Bianchi nell’articolo “Via e morte secondo il Vangelo” (su “La Stampa” del 15.10.2009): “Il carattere sacro della vita è ciò che impedisce al medico di uccidere e che lo obbliga nello stesso tempo a dedicarsi con tutte le risorse della sua arte a lottare contro la morte. Questo non significa tuttavia obbligarlo a utilizzare tutte le tecniche di sopravvivenza che gli offre la scienza instancabilmente creatrice. In molti casi non sarebbe forse una inutile tortura imporre la rianimazione vegetativa nella fase terminale di una malattia incurabile? In quel caso, il dovere del medico è piuttosto di impegnarsi ad alleviare la sofferenza, invece di voler prolungare il più a lungo possibile , con qualsiasi mezzo e a qualsiasi condizione, una vita che non è più propriamente umana e che va naturalmente verso il suo epilogo: l’ora ineluttabile e sacra dell’incontro dell’anima con il suo Creatore, attraverso un passaggio doloroso che la rende partecipe della passione di Cristo. Anche in questo il medico deve rispettare la vita”.

13) Vedi articolo citato pag. 61.

14) Il ddl Marino (firmato da altri 99 senatori) è stato presentato al Senato il 29.4.2008. Esso ha il numero 10 e coincide con il “testo unificato” licenziato al Senato nel marzo del 2008 e decaduto con la fine della legislatura; esso fu elaborato su proposta iniziale dello stesso Marino presentata nel maggio del 2006. Questa proposta prevede una distribuzione delle competenze sul fine vita tra il testamento biologico del malato (che ha l’assoluta prevalenza), il fiduciario da esso nominato, i famigliari e il medico curante fino al Comitato etico della struttura sanitaria e, in caso di dissenso non componibile, all’autorità giudiziaria. La proposta prevede quanto manca nel ddl Calabrò: interventi per organizzare una rete nazionale di strutture per cure palliative (ospice…), le modalità di prescrizione dei farmaci, norme sui LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e sulla formazione del personale sui problemi posti dal fine vita.

15) Vedi l’articolo “Il ricatto della deriva” sul “Corriere della sera” del 28.2.2009.

16) La paura fobica della “deriva eutanasica” e la paura dell’abbandono terapeutico nei confronti dei soggetti deboli (morenti, malati terminali, anziani, abbandonati…) hanno indotto Francesco D’Agostino (su “Avvenire” del 22.2.2011) a formulare un nuovo fronte contrapposto, non più quello tra laici e cattolici ma quello tra “illuministi” e “realisti” . I primi “ vedono la fine della vita umana posta sotto il segno di un’autodeterminazione lucida, serena, forte, coraggiosa, direi quasi”giovanile” col diritto di avere medici che ne rispettino la volontà, i secondi “sono ben più attenti al dato di realtà per cui la morte è evento senile che si caratterizza per la fragilità , la debolezza, lo stato di paura o di assoluta dipendenza dal morente”Secondo questa posizione degli “illuministi” il malato in queste condizioni –si argomenta- aprirebbe un varco inevitabile all’abbandono terapeutico. E’ una contrapposizione in più di cui non si sentiva la necessità. Soprattutto è un gratuito processo alle intenzioni. Il problema è quello di evitare l’accanimento, non di praticare l’abbandono.

17) Tra i soggetti “laici” la “Consulta di bioetica” ha elaborato da tempo analisi e ha fatto proposte che sono tanto più antagoniste quanto più non trovano interlocutori veri nel mondo cattolico. Sul problema del rapporto con la cultura laica il quotidiano cattolico “Avvenire” gioca un ruolo negativo per la sua predeterminata e indiscriminata vis polemica che impedisce qualsiasi vero ascolto e conseguente dialogo tra posizioni diverse. Un esempio di questa permanente mobilitazione “antilaicista” lo si è avuto con la campagna nello scorso novembre, durata a lungo, contro la trasmissione di Fabio Fazio e Roberto Saviano “Vieni via con me”, colpevole di aver dato la parole a Mina Welby e a Beppino Englaro e non alle famiglie di malati in condizioni estreme.

18) Tra gli interventi più pesanti non possiamo non segnalare quello, del tutto intemperante nel linguaggio e nei contenuti, dell’arcivescovo Mons. Giuseppe Betori nei confronti del consiglio comunale di Firenze, il quale ha approvato il 5 ottobre 2009 una delibera che facilita a livello municipale la redazione del testamento biologico da parte dei suoi cittadini (vedi “Avvenire” del 6 ottobre 2009).

19) Citazione contenuta nell’articolo “Giornata nera per la Repubblica” di Stefano Rodotà su “La Repubblica” del 7.2.2009.

20) Nei giorni più caldi del caso Englaro, il 5 febbraio 2009, in una conferenza egli affermò. “La povera Eluana, di fatto, è morta già da diciasette anni. Con quale coraggio si può affermare che essa è una persona ancora viva, quando la sua è sempre stata una condizione vegetativa, che si è potuta mantenere esclusivamente attraverso l’impiego di strumenti meccanici artificiali? Questo abbaiare, questo gridare da tutte le parti, in effetti nasconde la vera gravità dei veri problemi della vita, occultando le profonde ingiustizie che colpiscono tanta parte dell’umanità….ed è molto grave, anzi gravissimo,che molte autorità le alimentino con le loro prese di posizione, proprio per le responsabilità di guida che esse rivestono. Anche perché dovrebbero sapere benissimo, per via della loro scienza, che la dottrina sostiene proprio il contrario di quello che affermano. Ma arrivare a parlare di omicidio è, ripeto, addirittura peccaminoso, perché è contro la verità”. Claudio Magris (sul “Corriere della Sera” del 10.2.2010), nel primo anniversario della morte di Eluana, ha scritto: “Le parole forse più alte contro l’idolatria della vita a ogni costo e contro l’idolatrico rifiuto della morte a ogni costo la hanno dette alcuni studiosi cattolici, ad esempio Klaus Demmer e Sandro Spinsanti in alcune voci del Nuovo Dizionario di Teologia Morale delle edizioni San Paolo”. E Lorenza Carlassare, docente di diritto costituzionale a Padova, in una intervista al “Corriere della Sera” del 3.3.20011 afferma, dopo essersi dichiarata contraria alla legge in discussione dice: “Io sono cattolica, credente e praticante, personalmente io affido la mia vita nelle mani di Dio. E penso che rifiutare inutili sofferenze significhi anche affrontare una morte naturale come transito verso la vita eterna”. Il noto filosofo cristiano Vittorio Possenti così conclude un pensoso articolo sul “Corriere della Sera” (del 23.2.2011): “Lo stato non può esigere un dovere incondizionato di continuare ad esistere, quando il cittadino ha fatto chiaramente intendere di non volere essere trattenuto a qualsiasi costo”.

21) Vedi l’intervista al “Corriere della Sera” del 6.2.2011.

22) Il ddl Calabrò (è l’atto parlamentare n. 2350, leggibile sul sito della Camera dei Deputati) è il risultato dell’accesissimo dibattito svoltosi nel marzo 2009 al Senato che lo votò a maggioranza. L’iter alla Camera nelle diverse commissioni non ne ha modificato l’impianto: E’ stata aggiunta la possibilità di interrompere la nutrizione artificiale, nel caso questa non sia più efficace, ed è stata estesa la normativa, prevista originariamente a chi si trova in stato vegetativo permanente, anche ai soggetti incapaci di comprendere le informazioni sui trattamenti sanitari ipotizzati e quindi di assumere le decisioni o conseguenti che lo riguardano.

23) Vedi l’articolo “Nutrire? E’ una terapia” di Claudio Zanon dell’Ospedale Molinette di Torino su “La Stampa” del 4.3.2009. Egli scrive che nell’alimentazione ed idratazione “l’utilizzo di sacche nutrizionali implica una conoscenza medica del tipo di sacca da prescrivere, la capacità di introdurre invasivamente un sondino nell’intestino o nello stomaco, oppure una cannula infusionale in una vena centrale. Sono procedure non prive di complicanze, descritte in numerosi articoli scientifici, e che necessitano di controlli periodici ed apposite manutenzioni e sostituzioni per prevenire gravi squilibri, come idroelettroliti ematici, infezioni, polmoniti, emorragie gastrointestinali, perforazioni intestinali”.

24) Esse vengono ricordate da Ignazio Marino in una lettera a “Repubblica”del 7.2.’09. Vi si afferma. “la posizione ufficiale delle società scientifiche espressa da Olle Ljungqvist (Presidente della Società europea di Nutrizione Clinica e Metabolismo) e da Maurizio Muscaritoli (Presidente della corrispondente società italiana) è la seguente: “La nutrizione artificiale è terapia medica a tutti gli effetti: utilizza nutrienti (non alimenti) che sono preparati con procedure farmaceutiche e vengono somministrati per via artificiale – enterale o parenterale- cioè senza ricorrere al normale processo di deglutizione. La nutrizione artificiale richiede, per essere praticata, il consenso informato del paziente (o suo delegato, se incosciente), la collaborazione del farmacista, il regolare controllo e monitoraggio del medico specialista. La decisione di accettare o rifiutare una terapia resta un diritto dell’individuo da esercitare direttamente o attraverso un suo delegato, se incosciente”.

25) Questo testo del 27.3.2009 così recita: “Nutrizione e idratazione artificiale, sono, come da parere quasi unanime della comunità scientifica, trattamenti assicurati da competenze mediche e sanitarie”. Particolarmente astiosa è stata la polemica contro questo documento da parte di Avvenire.

26) I risultati del sondaggio (gennaio 2011) composto di dieci quesiti, sono leggibili sul sito www.collegiochirurghi.it (area Sondaggi). In particolare il 76,06% degli intervistati ritiene che la nutrizione artificiale sia un trattamento medico (il 26,94% invece lo ritengono un sostegno vitale) e il 70,51% (contro il 29,49%) pensa che la DAT dovrebbe avere un valore vincolante per il medico. Una trattazione esauriente di tutto il problema è stata svolta dal cattolico Prof. Giandomenico Borasio, docente di cure palliative all’Università di Monaco di Baviera in “In Italia i sondini hanno più diritti dei malati?” (su “Micromega” n.2/2009).

27) Oltre al sondaggio dell’Eurispes del 2006 e a quello dell’ISPO dell’inizio 2009 ricordiamo quello dell’Osservatorio “Scienza e Società” secondo cui il 73% degli italiani è a favore della possibilità di indicare in anticipo la propria volontà circa il proseguimento o meno delle cure qualora non si fosse più coscienti in una situazione di grave malattia e senza speranza di guarigione. A sostegno del proprio orientamento gli intervistati adducono il riconoscimento del diritto di scelta individuale, motivazione che sta alla base anche del rispetto della volontà del paziente da parte della medicina. Non emergono forti differenze tra credenti di fede cattolica (71% di favorevoli) e non credenti (83%). I dati sono stati diffusi il 30.11.’08 e sono leggibili su www.observa.it.

28) Per l’esattezza il comunicato finale del Consiglio Episcopale Permanente del 22.9.’08 auspica una legge “a fronte del rischio di pronunciamenti giurisprudenziali che aprano la strada nel nostro paese all’interruzione legalizzata della vita mediante la sospensione dell’idratazione e del nutrimento”. Il comunicato continua sostenendo che “una eventuale legge sul fine vita sarebbe una cosa ben diversa da una normativa che legittimi la nozione di testamento biologico, espressione di una cultura dell’autodeterminazione” ed ancora auspica che “in questo delicato passaggio non vengano legittimate e favorite forme mascherate di eutanasia, in particolare di abbandono terapeutico e sia invece esaltato ancora una volta quel favor vitae che, a partire dalla Costituzione, contraddistingue l’ordinamento italiano”. La CEI demonizza il termine “testamento biologico e usa una terminologia non equivocabile (dal suo punto di vista) : “legge sul fine vita” e “Dichiarazione Anticipata di Trattamento”.

29) Il problema di una soluzione legislativa era stato posto da tempo. Addirittura la XII Commissione del Senato il 13.7.2005 all’unanimità (relatore Antonio Tomassini) aveva approvato un ddl sul testamento biologico che non fu però discusso dalla Camera per la fine della legislatura.

30) Ignazio Marino sul “Corriere della sera” del 26.2.2009 ricorda la ricerca dell’Istituto Mario Negri di Milano. Così egli descrive la situazione: “Dobbiamo fare i conti con il mondo reale e con quello che accade dentro agli ospedali. Possiamo fare anche dell’ipocrisia una virtù, ma dobbiamo comunque dire che nelle rianimazioni italiane le decisioni sulla fine della vita dei pazienti vengono prese in continuazione, ogni giorno, da medici che operano in scienza e coscienza ma che, nella maggior parte dei casi, non possono conoscere gli orientamenti dei pazienti rispetto alle terapie da accettare o meno nelle fasi finali della vita. I risultati della ricerca dimostrano come, su circa 3800 decessi, avvenuti in cento rianimazioni sparse in tutto il paese, nel 62% dei casi i medici abbiano attuato la cosidetta “desistenza terapeutica” nelle ultime 72 ore di vita del paziente….Ciò significa che il medico di guardia (non il medico di una vita, il padre, la madre, un figlio o un parente) decide in scienza e coscienza, ma anche in solitudine, di non avviare la dialisi, di non somministrare la nutrizione artificiale, di non intubare il paziente per collegarlo al respiratore automatico”.

31) Di fronte alle perplessità nei confronti del ddl Calabrò di larghi settori dell’opinione pubblica venti deputati, allora del PDL e ora confluiti in FLI (vedi “Il Foglio” del 23.9.’09), hanno proposto che la “zona grigia” del fine vita (tra accanimento e abbandono, tra volontà del malato e ruolo del medico) non sia regolamentata e che una legge (una cosidetta”soft law”) potrebbe “prudentemente fissare solo i confini “esterni” delle situazioni che riguardano la vita e la morte ma non i contenuti “interni”che dovrebbero essere affidati interamente alle relazioni morali e professionali che legano il malato al suo medico e ai suoi congiunti”. La proposta è stata appoggiata da Angelo Panebianco (vedi il “Corriere della sera” del 30.9.2009) ma immediatamente bocciata da un editoriale, più che ufficioso, del primo ottobre di Francesco D’Agostino su “Avvenire”. Di fronte allo scontro frontale che sta iniziando in aula alla Camera anche il sen. Ignazio Marino ha proposto in più interventi una soluzione di compromesso consistente nel votare un unico articolo in cui si affermi che tutte le terapie, incluse idratazione e alimentazione, sono garantite “a meno che il paziente abbia lasciato scritto un NO”. Il testo del ddl Calabrò, nel caso diventasse legge, sarà molto probabilmente soggetto a ricorsi davanti alla Corte Costituzionale, soprattutto sulla base dell’art. 32. Approssimandosi il dibattito in aula, l’area della maggioranza si presenta abbastanza compatta, sotto la pressione della situazione politica e soprattutto della Conferenza episcopale che sembra tutta mobilitata come ai tempi del caso Englaro. Eppure l’analisi complessiva delle questioni in discussione fa nascere qualche dubbio soprattutto nella direzione dell’astensione dal legiferare (vedi Melania Rizzoli, medico e deputata del PDL, di Giuliano Ferrara mentre contrario alla legge si è dichiarato il ministro Sandro Bondi ). Anche nel Pd la linea del sospendere ogni intervento di tipo legislativo trova consensi (Pierluigi Castagnetti e Walter Veltroni). Molto interessante l’editoriale di Ernesto Galli Della Loggia (sul “Corriere della sera” del 25.2.2011), che, dichiarandosi contrario alla legge, esprime opinioni diffuse nell’opinione moderata e “laica”.

32) Il testo del testamento biologico proposto dalla Chiesa valdese di Milano si può leggere su www.milanovaldese.it/documenti/2/formulario. La Chiesa valdese ha sempre svolto un ruolo di primo piano nella ricerca sui problemi bioetici. Il documento più importante è quello della Commissione di bioetica del 24.7.’07 su “Direttive anticipate”. La moderatrice della Tavola Valdese Maria Bonafede ha scritto (su “Notizie evangeliche” n.6 del 9.2.2011): “la Chiesa valdese sa da sempre che la vita è un dono che riceviamo da Dio insieme alla libertà e alla responsabilità di farne qualcosa di buono, di metterla al servizio del prossimo, di cercarne il senso insieme agli altri uomini e alle altre donne. Nessuno può frapporsi tra la nostra coscienza e Dio, nessuno può mediare, nessuno ci può togliere il bene prezioso della coscienza individuale e la libertà di decidere e anche eventualmente di sbagliare. Una legge come quella proposta dal ddl Calabrò, che vorrebbe ridurre le persone a minori sotto tutela, è una legge che non rispetta la Costituzione e, ne sono profondamente convinta, nemmeno la libertà dei figli di Dio”. Ancora Maria Bonafede ha scritto su “Riforma” del 19.2.2011 : “In questa battaglia intorno al corpo di Eluana non è mai risuonata la parola dell’amore e della speranza in Cristo. Abbiamo letto e ascoltato solo giudizi perentori, di cui molti da parte di cristiani”.

33) Vedi Piergiorgio Morosini, segretario generale di Magistratura Democratica, su “Liberazione” del 8.12.2010.

34) Vedi Maurizio Lupi, vicePresidente della Camera, su “Avvenire” del 13.1.2011.

35) In particolare si legga il penetrante contributo di Roberta De Monticelli su “Repubblica” del 25.1.2009. Particolarmente autorevole è l’opinione di Umberto Veronesi che, ripetutamente e, da ultimo sul “Corriere della Sera” del 10.1.2011, ha ricordato che è mutato in meglio il rapporto medico-paziente; Quest’ultimo vuole “riappropriarsi di scelte che riguardano la propria esistenza e la sua qualità, in ogni fase. Compresa quella finale”.

36) Negli USA (a partire dal Patient Self-Determination Act del 1991) va rispettato, nel caso di paziente incosciente, il rifiuto di qualsiasi trattamento espresso attraverso il living will (testamento biologico); nel caso di assenza di scritti che documentino la volontà del paziente, divenuto incapace, la decisione clinica viene presa dal substituded judgement (fiduciario) che è di solito un famigliare. Leggi analoghe sono state approvate negli ultimi dieci anni nei principali paesi europei, in Canada, in Messico e in Australia.

37) Il testo di questo documento può essere letto su www.ekd.de/patientenverfuegung/cpv_1. La dichiarazione da firmare è la seguente: “Disposizioni assistenziali-sanitarie del paziente cristiano con procura preventiva e istruzioni vincolanti per assistenza e cure mediche. Formulario: “Per il caso in cui io non possa dare forma o esternare la mia volontà, dispongo quanto segue: non mi possono essere messe in atto misure intese a prolungare la vita se viene constatato, secondo scienza e coscienza medica, che ogni provvedimento per il proseguimento della mia vita è privo di prospettiva di miglioramento clinico e solamente ritarderebbe la mia morte. In questo caso assistenza e trattamenti medici, come anche cure premurose, devono essere diretti al lenimento delle conseguenze del male, come, per esempio, dolori, agitazione, ansia, insufficienza respiratoria o nausea, anche se la necessaria terapia del dolore non escluda un accorciamento della vita. Io voglio morire con dignità e in pace, per quanto possibile e a contatto dei miei congiunti e delle persone che mi sono prossime e nel mio ambiente famigliare. Desidero assistenza spirituale. La mia confessione religiosa è ….”. In conseguenza della nuova legge federale la Chiesa cattolica e le Chiese protestanti hanno concordato un nuovo formulario, presentato a fine gennaio.

38) Dopo la convinta diffusione della loro proposta di testamento biologico le chiese nella RFT, durante il dibattito parlamentare, hanno tenuto un atteggiamento prudente e, a volte, critico nei confronti di un testo esplicitamente teso a sostenere una completa autodeterminazione del paziente. Non hanno però trovato molti consensi al Bundestag, non hanno organizzato nessuna campagna, non hanno lanciato anatemi né minacciato di boicottare la legge. Su questo aggiustamento della linea dei vescovi tedeschi ha probabilmente influito il pronunciamento, fortemente contestato, della Congregazione per la Dottrina della Fede. Esso, il primo agosto del 2007, in risposta a un quesito posto dai vescovi USA, in conseguenza del caso Terri Schiavo, sosteneva, senza motivare in alcun modo questa posizione, che un “paziente in stato vegetativo permanente” è una persona, con la sua dignità umana fondamentale, alla quale sono perciò dovute le cure ordinarie e proporzionate che comprendono, in linea di principio, la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali”. Che questa posizione sia in contraddizione col CCC appare evidente da quanto sopra chiarito.

39) In una nota ufficiale del portavoce della Conferenza dei vescovi tedeschi del 17.3.2009 si sostiene che le posizioni di quell’episcopato non sono in contraddizione con quelle del Magistero universale sull’eutanasia, in riferimento ai numeri 2278 e 2279 del CCC. Infatti la contraddizione esiste ma con la posizione della CEI, non con quella del Catechismo!

40) Vedi Stefano Rodotà in “Il bio-testamento e la politica” su “Repubblica” del 27.2.2009

41) Vedi Luigi Ferraioli in “I sovrani del corpo” su “Il Manifesto” del 26.3.2009 che fa anche l’ipotesi del malato che, in condizioni estreme, mantenga, come sostengono molti difensori della vita “qualche barlume di consapevolezza e comprendesse senza possibilità di comunicare in alcun modo di essere condannato per un tempo indefinito a rimanere prigioniero delle macchine che lo nutrono, senza potersi muovere né cambiare posizione, né parlare o sentire o vedere”. In questo caso massima sarebbe la violazione del rispetto della sua persona.

42) E’ interessante il parere della FNOMeO nel documento già citato. Dopo avere affermato che” nutrizione e idratazione artificiale sono, come da parere pressoché unanime della comunità scientifica, trattamenti assicurati da competenze mediche e sanitarie” affrontano il ruolo del medico nel rapporto col paziente: “L’autonomia decisionale del paziente che si esprime nel consenso/dissenso informato, rappresenta l’elemento fondante della moderna alleanza terapeutica al pari dell’autonomia e responsabilità del medico, in questo equilibrio, alla tutela della libertà di scelta del paziente deve corrispondere la tutela della libertà del medico, in ragione di scienza e coscienza (obiezione)”.

(7 marzo 2011)

 
Top
114 replies since 14/1/2009, 11:53   2787 views
  Share