Laici Libertari Anticlericali Forum

La legge sul 'fine vita'

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Alessandro Baoli
view post Posted on 22/11/2010, 10:11




http ://www.unita.it/news/italia/106042/biotestamento_lultimatum_di_tre_ministri_i_radicali_non_ha_valore

Biotestamento, l'ultimatum di tre ministri. I radicali: «Non ha valore»


I ministri del Lavoro, Salute, Interno ovvero Sacconi, Fazio e Maroni, avvertono: i registri comunali che raccolgono il cosiddetto biotestamento non solo sono «privi di effetti giuridici» ma non sono legittimi, anzi i promotori di tali iniziative potrebbero anche essere chiamati a risponderne. Il governo boccia così l'iniziativa che alcuni comuni hanno intrapreso, in mancanza di una legislazione nazionale e memori del caso Englaro, di raccogliere «le dichiarazioni anticipate di volontà, per i trattamenti medici che ciascun cittadino intenda ricevere o rifiutare nelle situazioni in cui perda la capacità di esprimere una propria volontà».

I Radicali: «Non ha valore»
Ad essere «senza valore» è «la circolare del ministero», spiegano subito i Radicali e l'Associazione Luca Coscioni. «Le sentenze Welby, Englaro e Nuvoli - spiega il segretario dell'associazione, Marco Cappato - stabiliscono in modo chiaro il diritto costituzionale a interrompere le terapie anche attraverso le dichiarazioni anticipate» registrate dai Comuni. «Prosegue - aggiunge Cappato - la tecnica ricattatoria, la stessa con cui il ministro Sacconi ha ricattato la clinica che si era proclamata disponibile a rispettare la legge nel caso Englaro. Per fortuna i ricattatori sono anche analfabeti di diritto e di regole, o fingono di non sapere». In ogni caso, «la tecnica ricattatoria e analfabeta sarà battuta in tribunale se lì i cosiddetti federalisti vorranno trascinare la libera e costituzionale volontà delle centinaia di comuni italiani».

Le reazioni
«Tre ministri e un sottosegretario si sono scomodati per scrivere una circolare che non ha un fondamento giuridico», dice Margherita Miotto, capogruppo Pd nella commissione Affari sociali di Montecitorio. «Infatti, non c'è una legge che vieti ai Comuni l'iniziativa dei registri per la raccolta dei testamenti biologici. Potremmo discutere sull'efficacia dei registri, anzi dovremmo farlo in parlamento con uno spirito aperto, non di crociata». «Forse, dietro l'iniziativa dei quattro esponenti del governo – aggiunge – si nasconde solo la cattiva coscienza per gli ingenti tagli alla sanità e alle politiche sociali che hanno imposto al paese».

«La circolare sui registri comunali per il 50% assomiglia a un'intimidazione mentre per la restante metà sembra un atto puramente propagandistico», spiega Silvana Mura, deputata di Idv. «Più il governo si avvicina alla fine - sottolinea Mura - più aumenta la sua arroganza come dimostra questo tentativo di tornare all'assalto in tema di testamento biologico. Ancora una volta, come spesso accade nei temi etici e sociali, si tratta di una posizione ipocrita volta ad impedire con gli atti amministrativi quello che hanno tentato di impedire con una legge talmente pessima in tema di testamento biologico che neppure la maggioranza ha avuto il coraggio di approvarla».
19 novembre 2010

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http ://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/21/per-il-governonon-si-puomorire-in-pace/78011/

Per il governo non si può morire in pace


Dichiarati "illegittimi" i registri comunali con le volontà dei cittadini creati in 72 città. La legge nazionale sul testamento biologico è bloccata alla Camera
Luca Coscioni, in una foto d'archivio
La settimana si è aperta con la critica di Avvenire a Roberto Saviano per aver ricordato i percorsi tormentati ma sempre nel solco della legalità di Beppino Englaro e di Piergiorgio Welby, allo scopo di affermare il diritto all’autodeterminazione del malato. La settimana si chiude con una circolare dei ministri Maroni, Fazio e Sacconi che definisce “illegittimi” i registri comunali, istituiti dallo scorso anno in settantadue città, per raccogliere le volontà dei cittadini sul fine vita, in assenza di una legge nazionale che lo regoli.

Il disegno di legge sulle disposizioni anticipate o testamento biologico però è ultimato ma è fermo da mesi e non sembra sul punto di sbloccarsi. Mancano ancora alcuni pareri e sembrerebbe che lo stesso presidente della Camera Gianfranco Fini avesse sollecitato il parere della presidente della Commissione Giustizia, Giulia Bongiorno.
Il nodo insolubile rimane l’obbligatorietà o meno dell’alimentazione e idratazione artificiale. In realtà è un disegno di legge che, per i suoi contenuti sensibili, conviene tener insabbiato. Pronto per venire ripreso e usato strumentalmente ogni qual volta gli schieramenti hanno necessità di marcare il territorio.

“La legge sulle disposizioni anticipate in materia di fine vita è pronta dal luglio scorso – scandisce il senatore Pd Ignazio Marino – il fatto è che questa legge il governo del ‘fare’ non la vuole fare. Non gli conviene, è un argomento troppo spinoso in questo momento. Ma noi a questo punto chiederemo che venga subito calendarizzata la votazione alla Camera. Del resto così non è più possibile andare avanti: la legge non si fa, i registri comunali che dovrebbero in parte arginare questo vuoto legislativo e dare la possibilità ai cittadini di esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione, neanche. Il fatto è che questo governo oggi non è in grado di decidere nulla”, conclude Marino. Insomma non decide ma si oppone ai registri comunali, nati sulla base di iniziative popolari.

“Di certo non si può pensare che questo documento contro i registri comunali risponda al volere della maggior parte degli italiani – sostiene l’onorevole Benedetto Della Vedova, vicecapogruppo dei finiani alla Camera – i cittadini non vogliono che siano i ministri, i legislatori, i giudici a decidere della propria salute. Sembrerebbe piuttosto una mossa per accontentare una parte della gerarchia ecclesiastica”, Della Vedova sostiene che quando il ddl approderà in aula, i deputati del Fli voteranno secondo coscienza. Ribadisce però che la cosa migliore sarebbe una “soft law”, una legge morbida che lasci al codice di deontologia medica, il compito di regolare una materia così delicata, che dovrebbe essere maneggiata solo dai diretti interessati assieme ai medici e semmai ai familiari. Ieri si sono espresse varie associazioni che hanno promosso il ricorso ai registri.

Secondo Libera Uscita, “il Comune che istituisce il registro dei testamenti biologici non deborda in nessun modo da quelle che sono le sue competenze”. I registri, spiegano, sono “semplici atti amministrativi” che “non entrano nel merito del contenuto delle dichiarazioni anticipate di volontà”, con i quali si riempie “un vuoto di tipo amministrativo”.
Il documento firmato dai ministri dell’Interno, della Salute e del Welfare minaccia azioni legali contro chi promuova i registri, per “uso distorto di risorse umane e finanziarie”. Il radicale Marco Cappato che è stato tra i promotori della raccolta di firme per l’istituzione dei registri comunali sostiene che non ci sono leggi che impediscano l’utilizzo dello strumento dei registri comunali per esercirtare l’autodeterminazione. “In uno stato liberale è proibito ciò che è vietato dalla legge. É dunque legittimo per un comune aiutare i propri cittadini a vedere rispettata la libertà di autodeterminarsi, anche se ciò implica le spese di cancelleria e il lavoro di un impiegato comunale”.

Nel comunicato del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali si legge: “Nessuna norma di legge abilita il Comune a gestire il servizio relativo alle dichiarazioni anticipate di trattamento”. In linea generale, occorre considerare che la materia del “fine vita” rientra nell’esclusiva competenza del legislatore nazionale e non risulta da questi regolata. É d’accordo con questa circolare l’onorevole Isabella Bertolini della direzione nazionale del Pdl che ieri ha esultato: “La circolare del ministero sbugiarda la propaganda della sinistra, tesa ad introdurre in Italia non solo quello che non è previsto e regolamentato dalla legge, ma anche quello che è vietato”. La deputata con grande “senso dell’opportunità” conclude la sua dichiarazione dicendo che “su questa pagliacciata ideologica va messa una pietra tombale”.

Purtroppo c’è chi ha dovuto scegliere davvero di mettere una pietra tombale sulla propria esistenza perchè diventata insopportabile. Era Luca Coscioni che spese pubblicamente gli ultimi anni della sua breve vita combattendo per il diritto all’autodeterminazione del malato, il premio Nobel José Saramago quando morì gli dedicò queste parole: “Purché la luce della ragione e del rispetto umano possa illuminare i tetri spiriti di coloro che si credono ancora, e per sempre, padroni del nostro destino. Attendevamo da tempo che si facesse giorno, eravamo sfiancati dall’attesa, ma ad un tratto il coraggio di un uomo reso muto da una malattia terribile ci ha restituito un nuova forza”. Dobbiamo augurarci un altro malato si faccia carico di ricordare alle istituzioni il diritto all’autodeterminazione della persona sancito dal diritto internazionale oltre che dall’articolo 32 della Costituzione?

Roberta Zunini

Da il Fatto quotidiano del 21 novembre 2010
 
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Alessandro Baoli
view post Posted on 30/11/2010, 20:53




http://www.uaar.it/news/2010/11/28/biotest...sono-legittimi/

Biotestamento, Anci: “Registri comunali sono legittimi”

La recente circolare firmata dai ministri Fazio, Sacconi e Maroni, che definiva i registri dei testamenti biologici approvati dai comuni come privi di efficacia giuridica (Ultimissima del 20 novembre 2010*), ha suscitato la reazione dell’Anci. In una nota (1) l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, pur convenendo sul fatto che “la materia del ‘fine vita’ rientra nella esclusiva competenza del legislatore nazionale e non risulta da questi regolata”, contesta le conclusioni del governo. E’ vero che i comuni non possono intervenire nella disciplina del fine vita, ma l’istituzione di registri per la raccolta dei biotestamenti è ammessa in quanto i comuni “non hanno in alcun caso preteso di disciplinare in materia”, limitandosi a creare i suddetti registri “per la raccolta delle dichiarazioni anticipate di trattamento”.
L’Anci chiarisce che il presupposto di legittimità di tali registri può essere ricondotto “allo svolgimento delle funzioni amministrative del comune, riguardanti ‘la popolazione e il territorio comunale, precipuamente nei settori organici dei servizi alla persona e alla comunità’ (art. 13, comma 1, del d.lgs. n. 267 del 2000)”.
L’associazione segnala però che la raccolta del testamento biologico per l’eventuale consegna al fiduciario designato e la predisposizione di modelli di dichiarazione “in assenza di una specifica disciplina normativa”, potrebbero “essere in contrasto con discipline riguardanti altre materie e settori quali tutela della salute, della privacy e della famiglia”.
Invece i comuni possono raccogliere attestazioni di persone residenti, “che hanno redatto le proprie dichiarazioni anticipate di volontà con l’indicazione dell’avvenuta redazione” e “del luogo o dei soggetti presso cui sono conservate”. Questo “in difformità a quanto affermato dalla circolare ministeriale” e anche se non esiste una normativa specifica, perchè “la raccolta di dichiarazioni di volontà attestanti il luogo e il soggetto presso il quale è conservata la dichiarazione di fine vita” può essere ricondotta “allo svolgimento delle funzioni istituzionali proprie del comune nei settori dei servizi alla persona e alla comunità correlate al ricevimento di dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà”. Se i registri si limitano a “contenere la notizia che tali dichiarazioni sono state prese”, si può parlare di “attività fondata sull’art. 47 del d.p.r. n. 450 del 2000 in materia di atti notori e comunque non essendo in violazione di alcuna specifica legge statale”. Sebbene di per sè “tali registri non possano esplicare alcun effetto giuridico”.
“Non si può tacere”, scrive l’Anci, “che l’azione svolta da alcuni comuni con l’istituzione di questi registri si fonda sulla volontà di offrire una risposta” ad una “diffusa domanda sociale” che anche “la Cassazione nel caso Englaro ha riconosciuto poter avere un valore giuridico e che purtroppo allo stato non trovano ancora alcuna compiuta disciplina nella legislazione nazionale”. Domanda che l’”approccio manifestamente burocratico, minimalista e disattento alle motivazioni generali” scelto dal governo ha eluso.

Valentino Salvatore

* http://www.uaar.it/news/2010/11/20/il-gove...enti-biologici/
(1) http://www.anci.it/index.cfm?layout=dettag...85&IdDett=27041
 
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Alessandro Baoli
view post Posted on 2/12/2010, 19:25




www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=129073&sez=HOME_INITALIA

La legge sul “fine vita”, così urgente
da sparire nel nulla alla Camera


di Renato Pezzini
MILANO (2 dicembre) - Succede sempre così, in Italia: che l’onda emotiva di un evento strappa per un po’ il velo di sonnolenza burocratica che avvolge l’attività parlamentare, e allora piovono promesse e giuramenti e impegni solenni. «Presto faremo», «in pochi giorni ripareremo», «fra breve approveremo». Poi l’emozione passa, il velo si ricuce, e tutto torna come prima: immobile.

L’emozione - tragica - della vita e della morte di Eluana Englaro squarciò per qualche settimana il velo della sonnolenza intorno al tema del ”fine vita”. La donna rimasta per più di 17 anni in coma vegetativo morì il 9 febbraio del 2009 in una clinica di Udine, e nella chiassosa polemica che quella povera esistenza scatenò dividendo l’Italia in due, su una sola cosa gli inferociti contendenti si dichiararono d’accordo: la necessità di approvare al più presto una legge in grado di fare chiarezza sulle scelte da compiere (e da non compiere) quando una persona si ammala in modo irreversibile. A due anni di distanza, naturalmente, quella legge giace impolverata in qualche anfratto della Camera, resa attuale oggi dal fatto che il suicidio di Mario Monicelli - per quanto lontano dal caso Englaro - ha riproposto gli stessi interrogativi di allora.

La legge in questione porta la firma del senatore del Pdl Raffaele Calabrò, che in fretta e furia imbastì un testo suddiviso in dieci articoli che il 29 marzo del 2009 - un mese e mezzo dopo la morte di Eluana - venne portato in votazione al Senato. La legge fu approvata e poi trasmessa alla Camera per il nuovo iter, ma già nei commenti del dopo voto si capì che il suo destino era segnato: non piaceva né al centrosinistra e neppure al centrodestra, malgrado le dichiarazioni ufficiali. E così entrambi i fronti da quel momento hanno cominciato a prendere tempo. Infatti a Montecitorio il ddl Calabrò si è arenato in una interminabile discussione in Commissione Sanità, dove è arrivato nella tarda primavera del 2009 e dove tutt’ora rimane. E’ stato ampiamente emendato e trasformato rispetto al testo approvato dal Senato, ma non è ancora arrivato un aula. E probabilmente non ci arriverà mai.

Eppure, scosso dagli interrogativi profondi che la vicenda Englaro aveva seminato, pareva che in meno di tre giorni il Parlamento fosse in grado di legiferare: «Fra pochi giorni avremo la legge», assicurò il ministro Sacconi quando ancora i funerali di Eluana dovevano svolgersi. Sembrava che argomenti controversi e complessi come il testamento biologico, il consenso informato, il rapporto medico-paziente, il confine fra dignità della vita e dignità della morte, fossero materiale così facilmente malleabile e plasmabile che la politica potesse porvi mano in un attimo. «La legge sul fine vita non è più rinviabile», dissero tutti, sull’un fronte e sull’altro. E nessuno provò a usare parole un po’ meno spudorate visto che le stesse solenni promesse erano state fatte quando a morire fu Piergiorgio Welby, nel 2006.

Giorgio Napolitano, esattamente due anni fa, etichettò con due aggettivi inequivocabili la legge sul fine vita: «Indispensabile» e «improcrastinabile». Seguì, alle sue parole, il coro unanime dei ”quanto ha ragione signor presidente”. Renato Schifani si piccò persino di aver immediatamente sollecitato la «competente commissione Sanità del Senato a occuparsi dell’argomento». Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd a palazzo Madama, definì «totalmente condivisibile» l’intervento del capo dello Stato. Ma se erano e sono tutti d’accordo sull’urgenza della legge, perché ancora non c’è?

La risposta, probabilmente, sta nelle turbolenze che quegli argomenti suscitano in entrambi gli schieramenti. Perché se da una parte nel centrosinistra la componente cattolica del Pd coltiva il timore di lasciare esclusivamente al malato la possibilità di scegliere (anche con il testamento biologico) se accettare o meno le cure e gli interventi di sopravvivenza come l’alimentazione forzata, nel centrodestra le voci della laicità sono molto forti. Non a caso proprio un anno fa venti deputati del partito berlusconiano scrissero una lettera aperta al premier invitandolo a non avallare una legge dal sapore confessionale. Molti, fra quei venti firmatari, adesso sono con Futuro e Libertà, altri sono rimasti con il Cavaliere. Il quale, come è noto, sulle ”questioni etiche” preferisce evitare lo scontro frontale.


 
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view post Posted on 13/12/2010, 18:01
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Mina Welby si schiera con Ravasin
«Il suo testamento biologico è valido»
Treviso, l'uomo malato di Sla incontra la moglie di Piergiorgio. «Servono strutture adeguate alla ricerca. Il nuovo vescovo non ha ancora voluto incontrarmi»

image
Paolo Ravasin insieme all'autrice del libro Flavia Furlanetto (archivio)



MONASTIER (Treviso) - «Il testamento biologico di Paolo Ravasin è valido. Faremo sempre il possibile perchè abbia una vita accettabile ma quando non ce la farà più saremo pronti ad accompagnarlo nella sua volontà». Lo ha detto Mina Welby, a Monastier, a margine della presentazione del libro dedicato alla vita di Ravasin «Una vita vissuta dalla porta d’uscita», di Flavia Furlanetto. Ravasin è ospite di una casa di riposo da vari anni, in seguito alla invalidità totale alla quale lo ha costretto la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) di cui è affetto. Due anni e mezzo fa dettò in video un testamento biologico in cui manifestava la sua volontà di interrompere alimentazione ed idratazione nel momento in cui queste non potessero più avvenire per vie naturali.

All’incontro, oltre a Mina Welby - che ha curato la prefazione del volume - anche Marco Cappato, segretario dell’associazione Luca Coscioni, e Raffaele Ferraro, componente del Comitato Nazionale dei Radicali Italiani. «Fino a quando non ci saranno strutture adeguate alla ricerca vera - ha detto Ravasin, incontrando brevemente i giornalisti - nulla può essere chiesto agli ammalati perchè nulla ci è stato dato, e ognuno di noi compie le proprie scelte secondo la propria coscienza». Ravasin ha poi detto di non aver ancora ricevuto la visita del nuovo vescovo di Treviso, Gianfranco Agostino Gardin. Il precedente vescovo, Andrea Bruno Mazzoccato, pochi giorni dopo la diffusione del testamento biologico, si era recato da Ravasin per un confronto. «Gardin non è ancora venuto - ha detto Ravasin - ma non spetta a me invitarlo». (Ansa)


13 dicembre 2010

http://corrieredelveneto.corriere.it/venet...166250101.shtml
 
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Alessandro Baoli
view post Posted on 13/12/2010, 21:02




CITAZIONE (GalileoGalilei @ 13/12/2010, 18:01)
Mina Welby si schiera con Ravasin
«Il suo testamento biologico è valido»
Treviso, l'uomo malato di Sla incontra la moglie di Piergiorgio. «Servono strutture adeguate alla ricerca. Il nuovo vescovo non ha ancora voluto incontrarmi»

(IMG:http://corrieredelveneto.corriere.it/Media...to--190x130.jpg)
Paolo Ravasin insieme all'autrice del libro Flavia Furlanetto (archivio)



MONASTIER (Treviso) - «Il testamento biologico di Paolo Ravasin è valido. Faremo sempre il possibile perchè abbia una vita accettabile ma quando non ce la farà più saremo pronti ad accompagnarlo nella sua volontà». Lo ha detto Mina Welby, a Monastier, a margine della presentazione del libro dedicato alla vita di Ravasin «Una vita vissuta dalla porta d’uscita», di Flavia Furlanetto. Ravasin è ospite di una casa di riposo da vari anni, in seguito alla invalidità totale alla quale lo ha costretto la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) di cui è affetto. Due anni e mezzo fa dettò in video un testamento biologico in cui manifestava la sua volontà di interrompere alimentazione ed idratazione nel momento in cui queste non potessero più avvenire per vie naturali.

All’incontro, oltre a Mina Welby - che ha curato la prefazione del volume - anche Marco Cappato, segretario dell’associazione Luca Coscioni, e Raffaele Ferraro, componente del Comitato Nazionale dei Radicali Italiani. «Fino a quando non ci saranno strutture adeguate alla ricerca vera - ha detto Ravasin, incontrando brevemente i giornalisti - nulla può essere chiesto agli ammalati perchè nulla ci è stato dato, e ognuno di noi compie le proprie scelte secondo la propria coscienza». Ravasin ha poi detto di non aver ancora ricevuto la visita del nuovo vescovo di Treviso, Gianfranco Agostino Gardin. Il precedente vescovo, Andrea Bruno Mazzoccato, pochi giorni dopo la diffusione del testamento biologico, si era recato da Ravasin per un confronto. «Gardin non è ancora venuto - ha detto Ravasin - ma non spetta a me invitarlo». (Ansa)


13 dicembre 2010

http://corrieredelveneto.corriere.it/venet...166250101.shtml

 
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Alessandro Baoli
view post Posted on 22/12/2010, 21:02




http://temi.repubblica.it/micromega-online...ento-biologico/

Carta canta. Perché conviene fare, nelle more, il proprio Testamento biologico


Il 19 novembre, ben tre ministri e mezzo hanno partorito una circolare che vorrebbe delegittimare l’operato di una settantina fra Comuni e Municipi che hanno istituito “registri” per i testamenti biologici. Ma si tratta dell’ennesima “provocazione ideologica” destinata a fallire. Ecco perché i nostri testamenti saranno validi.

di Marlis Ingenmey

Già il 5 agosto 2010 il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella aveva annunciato che al suo Ministero stavano “elaborando una risposta comune con il Ministero dell’Interno” da dare ai Comuni e ai Municipi che avevano istituito o intendevano istituire registri per i testamenti biologici, “una forma di deregulation, iniziative estemporanee che non possono offrire un reale servizio ai cittadini”, anzi, “una assoluta provocazione ideologica”, come affermò il 3 settembre in un dibattito, a Roma, sul fine vita. Dopo tre mesi e mezzo, il 19 novembre, ben tre ministri e mezzo hanno partorito una circolare che vorrebbe delegittimare l’operato in merito di ormai una settantina fra Comuni e Municipi (ipotizzando addirittura “un uso distorto di risorse umane e finanziarie, con eventuali possibili responsabilità di chi se ne è fatto promotore”) e, come ha spiegato il sottosegretario presentandola, “mettere in guardia il cittadino, che deve sapere che le volontà lasciate attraverso i registri dei Comuni non hanno alcun effetto”, anzi, “i registri sono una presa in giro”: “…è evidente che, non essendoci una legge in materia, il medico non può ottemperare ad alcuna richiesta di tipo eutanasico indicata nei registri. Il medico, cioè, non può che riferirsi alle normative esistenti, che vietano ogni attività eutanasica”. Nel mirino degli autori della circolare non sono tanto i poveri “registri” quanto le “volontà”, le “direttive anticipate” di trattamento come estensione del consenso informato – legittimazione e fondamento di ogni atto medico –, che si stanno moltiplicando nel Paese anche a prescindere dai registri comunali, così come sono in aumento le designazioni, ai sensi degli artt. 404 e seguenti del Codice civile, di “amministratori di sostegno” come esecutori di tali “testamenti”.

Evidentemente i nostri attuali governanti, poco avvezzi a tenere separate le proprie convinzioni morali e religiose dall’esercizio della loro funzione con conseguente sottovalutazione dei “principi fondamentali di libertà”, non vogliono ammettere che, chi, nelle more, redige le proprie “direttive anticipate” – in Germania l’avevano fatto, prima che entrasse in vigore l’anno scorso un’apposita legge, oltre nove milioni di cittadini con atti fai-da-te o compilando moduli di ogni sorta, approntati perfino dalla Conferenza Episcopale in collaborazione con il Consiglio della Chiesa evangelica –, è autorizzato a farlo dagli ormai arcinoti articoli 2, 13, 32 e anche 3 (che vieta discriminazioni fondate sulle “condizioni personali”) della Costituzione [1], dagli articoli 5 e 9 della Convenzione di Oviedo sui diritti dell’uomo e la biomedicina [2] del 4.4.1997 (ratificata dall’Italia con legge 28 marzo 2001, n. 145, da osservare “come legge dello Stato”), dagli articoli 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea [3] proclamata il 7.12.2000 a Nizza, ora annessa al Trattato di Lisbona (ratificato dall’Italia con legge 2 agosto 2008, n. 130) e dal Codice di deontologia medica (aggiornato nel dicembre del 2006) il quale – ribadito all’art. 35 che il “medico non deve intraprendere attività diagnostica e/o terapeutica senza l’acquisizione del consenso esplicito e informato del paziente” (o, art. 37, “del suo legale rappresentante”) e che “in ogni caso” non è “consentito alcun trattamento medico contro la volontà della persona” – dedica l’art. 38 esplicitamente ad “Autonomia del cittadino e direttive anticipate”: “… Il medico, se il paziente non è in grado di esprimere la propria volontà, deve tenere conto nelle proprie scelte di quanto precedentemente manifestato dallo stesso in modo certo e documentato”.

Alla luce di queste “normative esistenti” il testatore “informato” non chiederà un atto eutanasico, cioè “un trattamento finalizzato a provocare la morte”, che il medico “non deve effettuare né favorire” (art. 17 dello stesso Codice) in quanto “omicidio del consenziente” (art. 579 del Codice penale); né chiederà probabilmente che il medico si astenga dal cosiddetto “accanimento terapeutico” (il “no all’accanimento terapeutico” non gli basterà), un concetto giuridicamente inesistente (sta di casa nel Catechismo e vale per i cattolici osservanti), giacché da quello (secondo l’art. 16 del suo Codice, che non dovrebbe aver ragion d’essere) il medico deve astenersi di suo quando da un certo trattamento diagnostico o terapeutico “non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute del malato e/o un miglioramento della qualità della vita”. Il testatore “informato” darà o negherà preventivamente il suo consenso a determinati trattamenti medici (nessun trattamento, neanche salvavita, escluso) che potessero un giorno risultare medicalmente indicati, specie (ma non soltanto) nella fase terminale, in caso di una sua eventuale malattia, infermità o disabilità (il legislatore costituzionale, infatti, non ha posto, né direttamente né indirettamente, limiti all’esercizio del riconosciuto diritto soggettivo di autodeterminazione in materia di trattamenti sanitari, se non per disposizione di legge nell’“interesse della collettività”). Va da sé che nella maggior parte dei casi la negazione del consenso o la sua limitazione nel tempo riguarderanno proprio i trattamenti salvavita almeno laddove prolungano la vita oltre il suo “naturale compimento”, e tra questi anzitutto la ventilazione assistita e la nutrizione e l’idratazione artificiali.

Nelle more, l’Ordine dei medici di Cremona assolse nel febbraio 2007, all’unanimità, l’anestesista Mario Riccio che nel dicembre del 2006 aveva staccato, come richiesto dall’interessato, il respiratore a Piergiorgio Welby, paziente cosciente e capace di intendere e di volere (“Non si rilevano violazioni del Codice deontologico”, “Welby è stato aiutato nel morire non a morire”), così come lo prosciolse dall’accusa di “omicidio del consenziente”, nel luglio dello stesso anno, il gup del Tribunale di Roma, Zaira Secchi (“Non luogo a procedere nei confronti di Riccio Mario perché non punibile per la sussistenza dell’esimente dell’adempimento di un dovere”: “… la condotta di colui che rifiuta una terapia salvavita costituisce esercizio di un diritto soggettivo riconosciutogli in ottemperanza al divieto di trattamenti sanitari coatti, sancito dalla Costituzione”, “… l’imputato ha agito alla presenza di un dovere giuridico … di cui all’art. 51 del Codice penale” [4]). Un caso di “esercizio di un diritto” e “adempimento di un dovere” imposto da una norma giuridica, l’art. 32 della Costituzione, fonte di rango superiore rispetto alla legge penale, o di “eutanasia”?

Nelle more ci furono, per Eluana Englaro, paziente in stato di “incoscienza”, nutrita mediante sondino naso-gastrico, prima, tra l’ottobre del 2007 e il novembre del 2008, passando per il decreto della Corte d’appello di Milano del luglio di quell’anno, le sentenze della Cassazione che autorizzarono suo padre e tutore, Beppino Englaro, e la curatrice speciale “a disporre l’interruzione del trattamento di sostegno vitale artificiale”, e poi, l’11 gennaio di quest’anno, il decreto del gip del Tribunale di Udine, Paolo Milocco, secondo il quale “la prosecuzione dei trattamenti di sostegno vitale di Eluana Englaro non era legittima in quanto contrastante con la volontà espressa dai legali rappresentanti della paziente, nel ricorrere dei presupposti in cui tale volontà può essere espressa per conto dell’incapace”; ragion per cui il procedimento relativo all’iscrizione a notizia di reato per “omicidio volontario” nei confronti di Beppino Englaro e di altre 13 persone fra medici e paramedici – come, del resto, richiesto dalla Procura della Repubblica di Udine – fu archiviato (“Chi ha espresso tale volontà e il personale sanitario che ha conseguentemente operato per sospendere il trattamento e rimuovere i mezzi attraverso cui veniva protratto, ha agito alla presenza di una causa di giustificazione e segnatamente quella prevista dall’art. 51 del Codice penale”). Un altro caso di “esercizio di un diritto” e “adempimento di un dovere”, o un altro caso di “eutanasia”, come tuonarono, alla pubblicazione della motivazione della sentenza definitiva della Cassazione del 13.11.2008, tutti i più alti esponenti delle gerarchie ecclesiastiche di qua e di là del Tevere, e non solo loro? Furono tanti e tali gli attacchi rivolti “anche da qualificati ambienti politici e istituzionali” ai giudici della Corte suprema per la loro decisione in questa vicenda – “il primo omicidio di Stato” i cui “mandanti siedono nel Palazzaccio” (Luca Volonté), “la prima esecuzione capitale della storia repubblicana” (“Scienza & Vita”), “è via libera a un omicidio” (Rocco Buttiglione), la “condanna a morte” emessa “in nome del popolo italiano” (varie le paternità) nei confronti di Eluana, “prima cittadina italiana che morirà per sentenza” (Eugenia Roccella) e così via – che il Consiglio superiore della Magistratura, su richiesta di tutti i membri togati, aprì una pratica “a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della Magistratura e dell’operato delle Sezioni unite della Cassazione”.

“Nel diritto di ciascuno di disporre, lui e lui solo, della propria salute e integrità personale, pur nei limiti previsti dall’ordinamento, non può che essere ricompreso il diritto di rifiutare le cure mediche lasciando che la malattia segua il suo corso anche fino alle estreme conseguenze: il che non può essere considerato il riconoscimento di un diritto positivo al suicidio, ma è invece la riaffermazione che la salute non è un bene che possa essere imposto coattivamente al soggetto interessato dal volere o, peggio, dall’arbitrio altrui, ma deve fondarsi esclusivamente sulla volontà dell’avente diritto, trattandosi di una scelta che … riguarda la qualità della vita e che pertanto lui e lui solo può legittimamente fare.” Così si legge nella sentenza della Corte d’Assise di Firenze n. 13/90 dell’8.11.1990 che condannò per “omicidio preterintenzionale” un chirurgo, poi anche radiato dall’Albo, che aveva operato un paziente, senza averne ottenuto il consenso, procurandogli lesioni seguite dalla morte. Dopo la sentenza di conferma di quella condanna da parte della Cassazione il 21.4.1992, il Comitato Italiano di Bioetica, anche in considerazione di “non del tutto episodici ricorsi alla giustizia civile e penale”, sottolineò, in un suo documento ad hoc del 20.6.1992, la “doverosità” dell’acquisizione del “consenso informato come base della correttezza stessa della pratica professionale”. Nei casi di Piergiorgio Welby e di Eluana Englaro, una volta accertata la volontà attuale del primo e ricostruita la “presumibile scelta” della seconda, i medici curanti di entrambi, non essendo tutelati ulteriormente dal consenso degli interessati, erano in difetto e perseguibili per il loro rifiuto di staccare il ventilatore e di sospendere la nutrizione rimuovendo il sondino, potendosi configurare nei loro confronti il reato di “violenza privata” (previsto dall’art. 610 del Codice penale [5]); per non parlare di chi aveva in cura Giovanni Nuvoli, malato terminale di sclerosi laterale amiotrofica, che voleva “morire senza soffrire, addormentato”, e non trovò – dopo che i carabinieri, mandati dalle autorità giudiziarie, avevano bloccato un anestesista pronto a staccare il respiratore – altra strada se non quella di smettere di mangiare e di bere, per andarsene da questo mondo, una settimana dopo, aiutato solo da alcuni sedativi, con l’apparecchio in funzione.

I naturali interpreti delle leggi, i giudici, hanno anche da noi, e, come si vede, non da ieri, metabolizzato il riconoscimento dell’autodeterminazione del paziente sorretta dai “principi”, “diritti” e “libertà fondamentali” della persona presidiati da norme costituzionali (che non necessitano di intervento alcuno del legislatore ordinario per essere operative) e da Convenzioni internazionali recepite dall’ordinamento italiano, come quella citata di Oviedo (che intende proteggere “la dignità umana da un uso improprio della biologia e della medicina”) e la Carta di Nizza (fatta per “rafforzare la tutela dei diritti fondamentali alla luce … degli sviluppi scientifici e tecnologici”), o, ultima in ordine di tempo, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13.12.2006 e ratificata dal Parlamento italiano con legge 3 marzo 2009, n. 18, la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, che rivendica anche per le persone che vivono in condizioni di disabilità, all’art. 3, “Principi generali”, comma [a], “il rispetto per la dignità intrinseca, l’autonomia individuale, compresa la libertà di compiere le proprie scelte” (e pensare che in Italia qualcuno vorrebbe classificare i malati in stato vegetativo come “persone con gravissima disabilità” allo scopo di potergli propinare – richiamandosi alla stessa Convenzione, art. 25, “Salute”, per cui “gli Stati Parti devono”, comma [f], “prevenire il rifiuto … di prestazione di cure e servizi sanitari o di cibo e liquidi in ragione della disabilità” – il sondino di Stato, salvo poi, snobbando la “Giornata internazionale delle persone con disabilità”, in calendario dal 1998 il 3 dicembre di ogni anno, proclamare con raccapricciante finezza il 9 febbraio, giorno della morte di Eluana Englaro, “Giornata Nazionale degli Stati Vegetativi”).

Dalle pronunce citate e da altre di organi giudiziari di ogni grado, dai gip fino alla Cassazione e alla Corte costituzionale, per dirimere controversie tra pazienti e medici si evince che il rifiuto, legittimo e vincolante per il medico, di qualsiasi trattamento sanitario, anche quando conduca alla morte (come la rinuncia all’amputazione di un arto in cancrena o il rifiuto di venire trasfuso), non va in alcun modo scambiato per un fenomeno eutanasico (l’essenza dell’eutanasia consiste nella voluta accelerazione del processo di morte), ma è finalizzato al rispetto del normale percorso biologico.

Questi ragionamenti si fanno sempre più strada anche tra i medici e in seno al Comitato Nazionale per la Bioetica.
Già fin dal 2006 il Codice di deontologia medica esige, con l’art. 53, il rispetto del “Rifiuto consapevole di nutrirsi”: “… Se la persona è consapevole delle possibili conseguenze della propria decisione, il medico non deve assumere iniziative costrittive né collaborare a manovre coattive di nutrizione artificiale nei confronti della medesima, pur continuando ad assisterla”. Se il medico non deve praticare la nutrizione artificiale al paziente “consapevole” che rifiuti di nutrirsi, non si capisce – visto che “deve tenere conto nelle proprie scelte di quanto precedentemente manifestato … in modo certo e documentato” (art. 38 del suo Codice) da un paziente non più in grado di pronunciarsi attualmente – perché in presenza di un rifiuto documentato di tale trattamento possa sentirsi autorizzato o obbligato a procedere; tanto più che l’art. 3 della Costituzione garantisce espressamente uguali diritti a tutti i cittadini “senza distinzione” anche di “condizioni personali”, in questo caso, “consapevoli” o in stato di “incoscienza” che siano.

Anche il Parere del Comitato Nazionale per la Bioetica, approvato il 24.10.2008 con la sola astensione di tre membri ma con diverse postille, Rifiuto e rinuncia consapevole al trattamento sanitario nella relazione paziente-medico, riconosce ormai la “legittimità” (“ammissibile sul piano giuridico”) della richiesta di “non inizio” o di “sospensione” – intanto da parte del paziente “consapevole” – anche di “trattamenti sanitari salvavita”, richiesta giudicata da alcuni membri comunque “non condivisibile sotto il profilo etico” (“c’è l’obbligo morale di vivere”), mentre altri membri la ritengono “moralmente e giuridicamente giustificabile” (“Poiché la malattia costituisce un aspetto dell’esistenza, accettare che essa faccia il suo corso rinunciando alle terapie non rappresenta la trasgressione di un imperativo morale, ma la consapevole accettazione dei limiti intrinseci all’esistenza umana”). Se in uno Stato laico, quale è pure il nostro, è dunque anche per il Comitato Nazionale per la Bioetica “ammissibile sul piano giuridico” rifiutare o limitare nel tempo “trattamenti sanitari salvavita”, il cittadino che lo desideri deve poterlo fare e deve poter contare, qualora non fosse in grado di sottrarsi autonomamente alla terapia indesiderata, sulla realizzazione della propria richiesta da parte di terzi, e ciò senza essere, per questo, bollato come adepto di una fantomatica “cultura della morte” dai fautori della vita: chi sente “l’obbligo morale di vivere” o segue gli insegnamenti di una qualunque fede, non si avvarrà di questo diritto costituzionalmente garantito, ma non può pretendere che altri facciano altrettanto in omaggio a quel suo personalissimo “obbligo”.

Per restare ai “trattamenti salvavita”: il documento elaborato nel gennaio del 2007 dal Consiglio direttivo e dalla Commissione di Bioetica della Società Italiana di Nutrizione Parenterale ed Enterale sulle “implicazioni bioetiche della Nutrizione artificiale” precisa che essa “è da considerarsi, a tutti gli effetti un trattamento medico fornito a scopo terapeutico o preventivo, … non è una misura ordinaria di assistenza (come lavare o imboccare il malato non autosufficiente)”, e che, “come tutte le terapie mediche … richiede il consenso del malato” o del “suo tutore o rappresentante legale”, concetti ribaditi dal professor Franco Contaldo, presidente della Federazione delle Società Italiane di Nutrizione, il 10 maggio di quell’anno davanti alla Commissione Igiene e Sanità del Senato, presieduta allora da Ignazio Marino, che stava vagliando le varie ipotesi di disegno di legge sul Testamento biologico e avrebbe visto, dopo la caduta del governo Prodi, fare scempio del proprio lavoro svolto, con la beffa che lo stesso senatore Marino risulta ora primo firmatario del “testo unificato” licenziato a marzo dell’anno scorso dal Senato.

Nel documento, infine – approvato con 85 voti favorevoli, 5 contrari e 7 astensioni –, del Consiglio Nazionale della Federazione Nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, riunito a Terni il 13.6.2009 per dare, in vista della ripresa dei lavori in Commissione Affari Sociali della Camera, presieduta da Antonio Tomassini, un contributo competente su alcuni aspetti particolari delle “Dichiarazioni anticipate di trattamento”, i presidenti degli Ordini provinciali auspicano anzitutto che “su queste delicate ed intime materie” il legislatore voglia formulare “un ‘diritto mite’ che si limiti cioè a definire la cornice di legittimità giuridica sulla base dei diritti della persona costituzionalmente protetti, senza invadere l’autonomia del paziente e quella del medico prefigurando tipologie di trattamenti disponibili e non disponibili nella relazione di cura”. Il riferimento, ovviamente, è all’art. 3, comma 5, del testo votato in fretta e furia dopo la morte di Eluana Englaro, che all’epoca recitava: “Anche nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità … l’alimentazione e l’idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita. Esse non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento”. La Federazione, infatti, torna, più avanti nel suo documento, su questa, più di ogni altra vexata quaestio entrando nei dettagli: “In accordo con una vasta ed autorevole letteratura scientifica, la nutrizione artificiale è trattamento assicurato da competenze mediche e sanitarie …, calibrato su specifici problemi clinici mediante la prescrizione di nutrienti farmacologicamente preparati e somministrati attraverso procedure artificiali, sottoposti a rigoroso controllo sanitario, ed infine richiedente il consenso informato del paziente in ragione dei rischi connessi alla sua predisposizione e mantenimento nel tempo. La sua capacità di sostenere funzioni vitali, temporaneamente o definitivamente compromesse, ne motiva l’impiego in ogni progetto di cura appropriato, efficace e proporzionato, compresi quelli esclusivamente finalizzati ad alleviare le sofferenze. In queste circostanze, le finalità tecniche ed etiche che ne legittimano l’utilizzo definiscono anche i suoi limiti, sui quali può intervenire la scelta informata e consapevole, attuale o dichiarata anticipatamente, del paziente”.

Nutrizione e idratazione artificiali sono, “a tutti gli effetti”, trattamenti assicurati da competenze mediche, o sono invece “misure ordinarie di assistenza”, “cure normali”, “minimali”, “che d’ordinario sono dovute ad una persona malata” (“come imboccare il malato non autosufficiente”), “forme di sostegno vitale”, “un mezzo “naturale” [sic!] “di conservazione della vita, non un atto medico”, e via riepilogando, come vogliono i documenti dottrinali della Chiesa cattolica? Forniscono “cibo e acqua, anche per vie artificiali” oppure “un nutrimento come composto chimico … che solo medici possono prescrivere e che solo medici sono in grado di introdurre nel corpo attraverso una sonda naso-gastrica o altra modalità e che solo medici possono controllare nel suo andamento”? Ma soprattutto, fanno parte, i documenti dottrinali della Chiesa cattolica, delle “normative esistenti” in un Paese laico? Al punto di condizionare il legislatore? Dice bene l’arcivescovo emerito di Foggia-Bovino, monsignor Giuseppe Casale: fare della nutrizione artificiale “un obbligo, inserito in una legge, è arbitrario. Farne un precetto etico significa andare al di là di quella che è l’accettazione della vita” [6].

Per tornare alla circolare ministeriale contro i malvisti “registri”: non è quella, a sua volta, una “provocazione ideologica”? Avrà il desiderato successo? Sarà un altro flop come altri tentativi di questo governo di arrestare la ruota del tempo? Qualcuno farà un ricorso al TAR come successe con l’ukase regionale del presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, e con l’“atto di indirizzo” nazionale del ministro Maurizio Sacconi, ideati per impedire l’esecuzione della sentenza definitiva della Cassazione nel caso di Eluana Englaro? Ben venga un’altra motivazione chiarificatrice come quella del TAR lombardo che bocciò il drastico provvedimento: “Il diritto costituzionale di rifiutare le cure, come descritto dalla Suprema Corte, è un diritto di libertà assoluta, il cui dovere di rispetto s’impone erga omnes, nei confronti di chiunque intrattenga con l’ammalato il rapporto di cura” – sentenza “aberrante” per il presidente Formigoni, “sentenza”, per il ministro del Welfare, “che non inficia il mio atto di orientamento generale al Servizio Sanitario Nazionale” –, e quella del TAR del Lazio che invece sconfessò anche “l’atto” ministeriale: “Il diritto di rifiutare i trattamenti sanitari è fondato sulla disponibilità del bene ‘salute’ da parte del diretto interessato e sfocia nel suo consenso informato ad una determinata prestazione sanitaria. Da tale premessa consegue che i pazienti in stato vegetativo permanente, che non sono in grado di esprimere la propria volontà sulle cure loro praticate o da praticare e non devono, in ogni caso, essere discriminati rispetto agli altri pazienti in grado di esprimere il proprio consenso, possano, nel caso in cui la loro volontà sia stata ricostruita, evitare la pratica di determinate cure mediche nei loro confronti”.
“Carta canta” – meditate, gente, meditate.

NOTE

1) Costituzione della Repubblica Italiana: Art. 2 “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità …”; Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”; Art. 13 “La libertà personale è inviolabile …”; Art. 32 “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

2) Convenzione di Oviedo: Art. 5 (Regola generale) “Un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia dato consenso libero e informato. Questa persona riceve innanzitutto una informazione adeguata sullo scopo e sulla natura dell’intervento e sulle sue conseguenze e i suoi rischi. La persona interessata può, in qualsiasi momento, liberamente ritirare il proprio consenso”; Art. 9 (Desideri precedentemente espressi) “I desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell’intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà saranno tenuti in considerazione”.

3) Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea: Art. 1 (Dignità umana) “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata”; Art. 2 (Diritto alla vita) “Ogni individuo ha diritto alla vita …”; Art. 3 (Diritto all’integrità della persona) “1. Ogni individuo ha diritto alla propria integrità fisica e psichica. 2. Nell’ambito della medicina e della biologia devono essere in particolare rispettati: a) il consenso libero e informato della persona interessata, secondo le modalità definite dalla legge …”.

4) Codice penale: Art. 51 (Esercizio di un diritto o adempimento di un dovere) “L’esercizio di un diritto o l’adempimento di un dovere imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo della pubblica autorità, esclude la punibilità …”.

5) Codice penale: Art. 610 (Violenza privata) “Chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni …”.

6) Giuseppe Casale, Per riformare la Chiesa. Appunti per una stagione conciliare, edizioni la meridiana/pagine altre, Molfetta (Bari), 2010, p. 45.

(9 dicembre 2010)
 
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Alessandro Baoli
view post Posted on 4/1/2011, 12:03




http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/04...ferendum/84710/

Fine vita, Marino: “Pd unito o referendum”

Il senatore: "Se non votiamo compatti Bersani dia voce agli iscritti". E ancora: "Chi vince le elezioni non può pensare di imporre indicazioni sanitarie".

La legge sul testamento biologico è chiusa in un cassetto della Camera da mesi. Fino ad oggi il governo non ha avuto alcun interesse a tirarla fuori, nonostante le pressioni dell’opposizione sulla necessità di regolare il fine vita. Ora il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha chiesto che il provvedimento venga calendarizzato, con l’esplicita intenzione di unire i cattolici della maggioranza e, quindi, dividere il Terzo Polo. I più a rischio sono i rappresentanti di Futuro e libertà, spaccati su posizioni differenti. Anche nel Partito democratico la discussione è aperta tra chi ritiene la proposta Calabrò inaccettabile, come Ignazio Marino, e chi invece vuole ancora discutere con la maggioranza.

Senatore Marino, se il disegno di legge sarà discusso, nel Pd che succederà?
Credo, e auspico, una posizione comune del partito.

Quindi non ne è sicuro.
Dopo l’ampio dibattito pre congressuale, che ha portato il segretario Pier Luigi Bersani a esprimersi pubblicamente due volte (Festa dell’Unità di Torino e “Vieni via con me”, ndr) con affermazioni precise in linea col pensiero che ho sempre sostenuto, spero che il Pd arrivi unito a questo appuntamento.

E se non succede?
Farò un gesto importante: chiederò a Bersani che su un tema come questo costringa i suoi parlamentari a non nascondersi dietro un voto di coscienza e indichi la strada da seguire. Deve avere il coraggio di dire: “Si vota tutti così”. Se invece questa forza non ce l’ha deve proporre come strada il referendum tra gli iscritti.

Un metodo mai utilizzato.
Ma lo statuto permette al segretario di indirlo, o al 30 per cento dei componenti dell’assemblea nazionale di chiederlo.

Quindi, se non lo farà Bersani, lo chiederà lei.
Se il 30 per cento dell’assemblea del Pd la pensa come me, sì. E sono pronto ad accettare una sconfitta. Ma se il 98 per cento degli iscritti al partito ritiene questa proposta sbagliata, allora non ci dev’essere alcuna defezione, dato che i parlamentari sono diretta espressione degli elettori.

É una polemica col segretario?
Assolutamente no. Sono convinto che nel suo cuore e nel cervello Bersani la pensi come me. Ma ha una responsabilità in più. Lui è il segretario del Pd e rappresenta tutti. Deve anche spiegare che questo non è il partito della vita e della morte. Non stiamo discutendo di eutanasia, verso le quale personal-mente sono contrario anche io. Ma di libertà di scelta. Come curarti non può importelo lo Stato. Ognuno deve deciderlo personalmente col proprio medico.

Lei si è battuto affinché il ddl venisse discusso al più presto dalla Camera. Ora però c’è il rischio che si trasformi in un’arma politica.
Questo è un Paese dove tutte le questioni vengono affrontate solo sulla base di una convenienza strumentale e mai per far progredire il Paese. Se diventa un dibattito tra tifoserie abbiamo perso un’occasione importante. L’errore è stato tenere il ddl nel cassetto per tanti mesi e farlo arrivare ora in Parlamento in un clima da derby.

L’articolo contestato è quello che impone l’idratazione e l’alimentazione del malato.
Mi fa impazzire il fatto che questa discussione si sia trasformata in un dibattito sul pane e l’acqua. Non stiamo assolutamente parlando di questo. Ma di corpi nutriti con sostanze prodotte dalle case farmaceutiche, spesso veicolate tramite l’intestino. É giusto aggiornare la legislazione, perché quando è stata scritta non c’erano le strutture tecnologiche che esistono oggi. Ognuno però deve avere il diritto di scegliere.

Cosa farete se verrà approvata questa legge?
Sicuramente ricorreremo alla Corte Costituzionale e se necessario al referendum.

Non teme un flop come la fecondazione assistita?
Con tutto rispetto verso un tema importante come la fecondazione assistita, questa è una questione molto meno marginale, che ha toccato moltissime famiglie in Italia. La gente ci verrà, eccome, a votare.

Quindi secondo lei questo governo non interpreta il sentire comune sui temi etici?
Con una legge del genere non ci sarebbe alcun rispetto nei confronti dei cittadini. Sarebbe solo una soverchieria della politica sulla libertà di scelta delle persone. Chi vince le elezioni non può pensare di imporre indicazioni sanitarie. Solo il paziente può decidere di sé stesso col proprio medico.

Si riferisce alle imposizioni di Formigoni sulla legge 194?
Quando affronto il tema dell’aborto mi sento davvero un passo indietro rispetto alla donna. Non posso neanche immaginare il dramma fisico e psichico che deve affrontare. Non può capirlo neanche Formigoni. Per fortuna ci sono dei bravi medici che decidono insieme alle pazienti e sostituiscono la cattiva politica.

Quindi lei non imporrebbe scelte da politico. Ma da medico?
Non ci penserei neanche lontanamente. La politica non deve avere uno scopo pedagogico. Deve invece spiegare e offrire tutte le possibilità. E così il medico. Lei potrebbe ritenere appropriata per sé una terapia che io non ritengo lo sia per me. Lei deve poterla accettare, io rifiutarla.

Ma se una persona non è cosciente per deciderlo?
É proprio questo il punto. Le indicazioni che io lascio devono essere rispettate. Se perdo coscienza perdo anche i diritti e lo Stato decide per me? Questo mi sembra chiaramente inaccettabile.

da Il Fatto Quotidiano del 4 gennaio 2011
 
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Alessandro Baoli
view post Posted on 10/1/2011, 18:26




http://www.blitzquotidiano.it/societa/vero...a-legge-705893/

Veronesi: “Biotestamento? Meglio nessuna legge”


”Meglio nessuna legge. Ora come ora, applicando la Convenzione di Oviedo firmata anche dall’Italia, il testamento biologico troverebbe comunque il suo rispetto e la sua applicazione. Basta un notaio”. E’ la posizione del senatore e oncologo Umberto Veronesi, in un’intervista al Corriere della Sera, alla vigilia della ripresa del dibattito alla Camera sul biotestamento.

”Con la legge in discussione alla Camera – prosegue Veronesi – invece, la vita artificiale diventa un obbligo. Un obbligo di Stato contro diritti quali la libera scelta terapeutica, l’autodeterminazione, la responsabilità della propria vita”. Piuttosto che di accanimento terapeutico, Veronesi parla di ‘trattamenti di sostegno’ come l’idratazione e l’alimentazione.

Trattamenti che rifiuterebbe se dovesse perdere le facoltà mentali, perché grazie alla medicina, ”nonostante l’età, dovesse accadere – dice – potrei restare ‘morto a cuore battente’ anche per altri vent’anni”. E’ un ”principio di responsabilità della vita – aggiunge l’oncologo – che pare in contrasto con quello della sacralità della vita. Dio ci dà la vita e Dio ce la toglie. Questo è il grande dilemma. Che però non ci deve mai far dimenticare la laicità dello Stato”.

10 gennaio 2011
 
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Alessandro Baoli
view post Posted on 11/1/2011, 19:07




http://www.repubblica.it/politica/2011/01/...ambio-11100657/


FAMIGLIA CRISTIANA
"Biotestamento merce di scambio
L'Italia non è un paese per giovani"
Durissimo editoriale sulll'ultimo numero del settimanale. "C'è voluto il saggio Napolitano per far capire che i ragazzi sono il nostro futuro". Testamento biologico e quoziente familiare diventano strumento per raccattare qualche voto in più, "per galleggiare, comunque"

CITTA' DEL VATICANO - Quoziente familiare, testamento biologico e fine vita nelle mani della politica si trasformano in "merce di scambio" per ottenere "qualche voto in più", per "riagganciare forze politiche", "per scompaginare le fila avversarie". E' il durissimo commento contenuto in un editoriale apparso sull'ultimo numero di Famiglia Cristiana.

L'articolo, intitolato "Sui giovani solo annunci e tante vuote promesse", parte da un'analisi della condizione giovanile nel nostro Paese. Giovani abbandonati a se stessi, si legge, da una politica che agisce soltanto per badare ai propri interessi di parte. "Oggi - afferma il settimanale - conta di più affermare i princìpi, magari con la forza, piuttosto che trovare vere soluzioni ai problemi. Qualunque sia il tema. E' la politica degli annunci e dei rimandi".

A questo punto l'affondo sul biotestamento. "E c'è di peggio. Importanti provvedimenti come testamento biologico e fine vita si fanno solo per scompaginare le file avverse. Per mettere in difficoltà, evidenziare contraddizioni e divisioni. Stesso discorso per il 'quoziente familiare'. O meglio, il 'Fattore famiglia'. Non più necessità vitale e inderogabile per le famiglie, soprattutto con figli. Ma merce di scambio per riagganciare forze politiche. Per qualche voto in più. Per galleggiare, comunque".
(...)
 
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Alessandro Baoli
view post Posted on 12/1/2011, 19:04




http://www.unita.it/italia/biotestamento-t...e-cure-1.265557

Biotestamento, tribunale Firenze
"Un tutore può fermare cure"


Un «amministratore di sostegno», una sorta di tutore legale a cui viene affidato un compito preciso in caso di perdita di coscienza, può a norma di legge impedire ai medici di procedere con la rianimazione o anche con alimentazione e idratazione artificiale.

Lo ha stabilito il Tribunale di Firenze, che ha accolto il ricorso di un cittadino di 70 anni, in perfetta salute. «Da oggi - sottolinea l'avvocato Sibilla Santoni - chiunque può nominare un amministratore di sostegno, che naturalmente può essere anche un fratello o una moglie, perchè eviti, nel caso malaugurato di un incidente, che si effettuino interventi sanitari sul nostro corpo contro la nostra volontà».

«Il Tribunale di Firenze - sottolinea il legale - ha detto, dunque »SI« al Testamento Biologico, evidenziando che la libertà di scegliere a quali trattamenti sanitari essere sottoposti è garantita da numerose norme costituzionali e che eventuali leggi che non rispettassero tali norme sarebbero a prima vista incostituzionali, oltre che non democratiche».

Lo strumento per garantire la libertà di scelta è fornito dalla legge sull'amministrazione di sostegno, l'articolo 408 del codice civile del 2004, che prevede l'istituzione di questa figura con compiti predeterminati e riconosciuti dal giudice.

«Una figura - confessa Santoni - pensata dal legislatore per questioni prevalentemente economiche, ma che con questo ricorso abbiamo fatto diventare una sorta di 'tutore', come era peraltro il papà di Eluana, ma con un compito già in anticipo riconosciuto dal giudice. Quindi, se il cittadino perdesse la facoltà di comunicare o la coscienza, l'amministratore può presentarsi dai medici con l'ordinanza del giudice e chiedere di sospendere tutti i trattamenti che il cittadino ha in precedenza escluso. In questo caso specifico, il giudice Palazzo autorizza l'amministratore di sostegno, »sempre qualora il richiedente non abbia nel frattempo cambiato idea«, a impedire che i medici effettuino rianimazione cardiopolmonare, dialisi, ventilazione e alimentazione forzata e artificiale, mentre autorizza le cure palliative, compresi gli oppiacei, atte a lenire il dolore del paziente anche se ciò significasse una riduzione dell'aspettativa di vita.

»È un precedente importante - ribadisce Santoni - anche perchè il ministero ha chiarito che i Comuni non possono accogliere i registri con i testamenti biologici, e la legge ancora è ferma in Parlamento. Con questo escamotage ai cittadini è riconosciuto il diritto della libera scelta«. 12 gennaio 2011
 
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view post Posted on 14/1/2011, 19:25
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Fine-vita: il Tribunale di Firenze "dice sì" al testamento biologico PDF Stampa E-mail
giovedì 13 gennaio 2011

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Sorprende e lascia ben sperare la decisione del Tribunale di Firenze relativa alla spinosa questione del testamento biologico. La vittoria del ricorso presentato tempo fa da un settantenne in cui si chiedeva alla magistratura la possibilità di "nominare un amministratore di sostegno autorizzato, per il tempo di eventuale perdita della capacità auto determinativa", segna sicuramente un passo in avanti in tal senso.

Il foro, infatti, si è espresso a favore della libera scelta del singolo individuo riguardo la propria sorte, dicendo sì alle cure palliative e quindi agli oppiacei anche nel caso in cui questi possano portare alla morte prematura del paziente.

Nel caso in cui l’uomo necessitasse quindi di determinati trattamenti sanitari come la respirazione artificiale, la rianimazione, l’alimentazione e l’idratazione forzate, l’”amministratore di sostegno” – la moglie dell’anziano, nel nostro caso – si sarebbe potuto opporre, rispettando il volere dell’uomo.

Tuttavia, il Tribunale di Firenze non ha mancato di far notare che “la libertà di scegliere a quali trattamenti sanitari essere sottoposti è già garantita da numerose norme costituzionali”. A ben vedere la stessa figura dell’”amministratore di sostegno” è stata istituita da una legge che risale a sei anni fa (articolo 408 del codice civile del 2004).

E’ la prima volta che il tribunale di Firenze accoglie un ricorso in materia di testamento biologico e, soddisfatta dalla vittoria ottenuta in aula, l’avvocato Sibilla Santoni, afferma: “Questo decreto della magistratura fiorentina costituisce uno strumento per assicurare al cittadino la libertà di scegliere in materia di trattamenti sanitari”.

Il caso, com’è ovvio, riporta a galla i temi scottanti del testamento biologico e del fine-vita, riguardo i quali regna una situazione confusa e incerta che non si riesce (o non si vuole?) sbrogliare. Mentre, infatti, c’è chi ribadisce che la libertà di scelta debba essere alla base di uno Stato laico, non manca neanche chi manifesta tutto il suo disappunto in merito alla decisione del tribunale.

Il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, ad esempio, punta il dito contro l’”uso improprio” della figura dell’”amministratore di sostegno”, creata originariamente con una funzione di sostegno prettamente economico, mentre la deputata Udc Paola Binetti ironizza sul “tempismo perfetto da parte dei giudici ad affrontare questo tema nel momento in cui il Parlamento riprende il dibattito sul testamento biologico”.

Di tutta risposta la deputata Radicale Maria Antonietta Farina Coscioni afferma: “il diritto del cittadino di decidere e di disporre se e quando essere curato e come, è un principio costituzionale, che la attuale maggioranza vuole snaturare e stravolgere.

Lo possono probabilmente fare, disponendo della forza della loro arroganza, ma non possono pretendere e chiedere che la magistratura si associ ai loro propositi e al loro ‘fare’”. Sarebbe davvero bello – osserva infine Farina Coscioni - se certi politici rispettassero le sentenze della magistratura invece di indossare la toga. Ma siamo in Italia e, purtroppo, certi sconfinamenti sono all'ordine del giorno”.

FEDERICA MATTEUCCI

http://www.agenziaradicale.com/index.php?o...11738&Itemid=51
 
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Alessandro Baoli
view post Posted on 18/1/2011, 12:20




http://temi.repubblica.it/micromega-online...nza-di-firenze/

Perchè è legittimo il biotestamento. Parla l’avvocato che ha ottenuto la sentenza di Firenze

Sibilla Santoni, avvocato del foro di Firenze, ha ottenuto dal tribunale (qui il testo della sentenza) la nomina di un amministratore di sostegno per suo padre, un uomo di 70 anni in buono stato di salute, sia fisica che mentale, che ha voluto delegare alla moglie le sue volontà in merito a trattamenti medico sanitari, quali rianimazione cardiopolmonare, dialisi, ventilazione e alimentazione forzata ed artificiale, nel caso di un eventuale stato futuro di malattia che pregiudicasse la sua capacità autodeterminativa. Le rivolgiamo alcune domande.

Avvocato Santoni, il testamento biologico è dunque possibile nel nostro ordinamento giuridico?
Certamente! Infatti è pacifico che nel nostro ordinamento vigendo determinati principi di diritto, debba essere garantito il rispetto della volontà espressa da persona fisica munita di capacità autodeterminativa quale appunto la volontà di non sottoporsi a terapie finalizzate a posporre la propria morte biologica. E' la stessa Costituzione italiana che espressamente tutela simili disposizioni di volontà, attraverso gli arrt. 2, 13 e 32. L'art. 2 Cost. sancisce la libertà di cura della persona nel rispetto della sua identità e dignità; l'art. 13 Cost. sancisce l'inviolabilità della libertà della persona a disporre del proprio corpo e, infine, l'art.32 Cost. consacra la tutela della salute come diritto fondamentale disciplinando i trattamenti sanitari obbligatori solo con riserva di legge qualificata. Eventuali leggi che non rispettassero tali articoli sarebbero incostituzionali oltre che non democratiche, come scritto dal Presidente Palazzo nel decreto citato.

Ritiene che lo strumento giuridico dell'amministrazione di sostegno consenta di attuare concretamente il sistema di tutela espresso dalle norme costituzionali che prima ha ricordato?
Si. Infatti la legge n.6 del 2004, che ha introdotto l'amministrazione di sostegno, ha stabilito che colui che, privo in tutto o in parte di autonomia per effetto di un'infermità fisica o psichica, si trovi nell'impossibilità di provvedere ai propri interessi, ha diritto di essere coadiuvato da un amministratore di sostegno nominato dal giudice tutelare il quale disporrà, per gli atti o le categorie di atti per i quali si ravvisi l'opportunità del sostegno, la sostituzione o l'assistenza della persona che non sia in grado di darvi autonoma esecuzione. In questa logica garantista dell'essere umano e delle sue esigenze di vita va letta la disposizione del 2 comma dell'art. 408: "l'amministratore di sostegno può essere designato dallo stesso interessato, in previsione della propria eventuale futura incapacità, mediante atto pubblico o scrittura privata autenticat". Il contenuto di questa norma, alla luce della ratio dell'istituto in questione, consente di affermare che l'amministrazione di sostegno è l'istituto più appropriato per esprimere quelle disposizioni anticipate sui trattamenti sanitari per le ipotesi di incapacità che vanno sotto il nome di testamento biologico.

Quali sono gli atti che l'amministratore di sostegno nominato dal Giudice di Firenze potrà compiere?
Ognuno ha il diritto costituzionalmente garantito di curarsi, ma non ne ha il dovere. Il problema si è posto in passato non solo per le persone che possono esprimere un consenso o un dissenso ai trattamenti sanitari, come Welby (che dopo una lunga battaglia giudiziaria ha finalmente visto riconosciuto il suo diritto a rifiutarli), ma soprattutto per le persone che non possono esprimere una volontà perché ad esempio in stato di incoscienza. Questo è stato il dramma della vicenda di Eluana Englaro e la figura dell'amministrazione di sostegno permettere ad una persona che si trovi in stato di incoscienza di poter validamente esprimere suo tramite l'assenso o il dissenso ai trattamenti sanitari.

L'amministratore di sostegno può dunque essere nominato anche per un bisogno futuro e del tutto eventuale del beneficiario?
Sì. Infatti, l'art. 406 c.c nell'attribuire legittimazione allo stesso beneficiario “anche“ se interdetto o inabilitato, fa intendere che il ricorso nella normalità dei casi può essere presentato da un soggetto con piena capacità di agire. Quindi sono le stesse disposizioni in materia di amministrazione di sostegno a consentire all’interessato di impartire disposizioni nel caso di un’eventuale e futura incapacità garantendo al soggetto la tutela della volontà espressa lucidamente in previsione del momento in cui verserà nell’impossibilità di autodeterminarsi.

E se un medico si rifiutasse di eseguire la volontà espressa dall'amministratore di sostegno designato?
Il Codice Deontologico Medico del 2006, all’art. 35, pone un preciso divieto del medico di intraprendere attività diagnostica o terapeutica senza consenso esplicito ed informato del paziente. Quindi il medico compierebbe sicuramente un illecito deontologico.

Ma se l'amministrato cambia idea cosa accade?
L'amministratore di sostegno potrà esercitare i poteri conferiti purché il beneficiario non manifesti, in qualsiasi modo, una volontà opposta a quella formalizzata nel ricorso da lui sottoscritto. Questo è quanto ha previsto espressamente il Tribunale di Firenze.

Il decreto emesso dal Tribunale di Firenze è impugnabile?
A livello teorico sì, ma in pratica gli unici soggetti che potrebbero impugnarlo sono il ricorrente stesso ed il Pubblico Ministero che ha espresso parere positivo in ordine all'accoglimento del decreto.

Pensa che con questa procedura possa profilarsi una apertura del nostro ordinamento giuridico all'eutanasia?
No. Perchè le patologie considerate nel ricorso e per le quali il ricorrente nega il proprio consenso ai trattamenti sopra citati, si caratterizzano per il rispetto del normale percorso biologico sotto il profilo della non interferenza con il suo corso. Non viene contemplata alcuna ipotesi che configuri fenomeni eutanasici, che legittimano interventi accelerativi del naturale percorso di morte.

Fonte: Associazione culturale immaginARTE

(17 gennaio 2011)

 
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Alessandro Baoli
view post Posted on 29/1/2011, 18:48




http://www.cronachelaiche.it/2011/01/biote...e-di-fine-vita/

Biotestamento, i valdesi raccolgono le direttive di fine vita
di Gaëlle Courtens (*) [28 gen 2011]

Dal 25 gennaio è possibile depositare il proprio “testamento biologico” presso la chiesa valdese di Roma che lo custodirà nel registro delle direttive anticipate di fine vita. “Abbiamo aperto uno sportello per la cittadinanza tutta, credenti e non credenti, perché riteniamo necessario proteggere il fondamentale diritto del cittadino, come garantito dall’art. 32 della Costituzione, che ne tutela la salute autorizzandolo a rifiutare trattamenti sanitari che violino i limiti imposti dal rispetto della persona” ha detto Annemarie Dupré, presidente del Concistoro della chiesa valdese di piazza Cavour. I valdesi – storica minoranza cristiana d’Italia – non hanno dubbi in merito: si tratta qui di un gesto che rientra pienamente nella libertà del cristiano.

Nelle chiese valdesi di Milano, Torino, Trieste e Napoli è possibile già da tempo depositare nel pieno rispetto della normativa vigente le proprie direttive di fine vita. In assenza di una legge, l’istituzione di registri per il testamento biologico vuol essere una risposta evangelica alla domanda sulla dignità della vita e del fine vita e una testimonianza di laicità, in linea con quanto affermato dal Sinodo delle chiese metodiste e valdesi del 2007. Il successo dell’iniziativa sembrerebbe rispondere ad una vera e propria domanda da parte del pubblico: a Roma, in appena un’ora e mezza, ci sono state una ventina di registrazioni, la prima della quale effettuata dalla presidente del XVII Municipio Antonella Di Giusti convinta sostenitrice dell’iniziativa. A Milano, in pochi mesi, più di 500.

Ermanno Genre, membro della Commissione valdese di bioetica e docente di teologia presso la Facoltà valdese di teologia di Roma, ha spiegato che in Germania cattolici e protestanti sostengono da anni il diritto di ognuno ad esprimere il trattamento che si desidera ricevere a fine vita. “Già nel 1999 una commissione paritetica cattolica e protestante aveva elaborato un documento firmato congiuntamente dal presidente della Conferenza episcopale cattolica e dal presidente della Chiesa evangelica tedesca a favore del testamento biologico, a favore della responsabilità individuale, a favore della libertà di scegliere“. Nell’elaborare una legge in Italia qualcuno dovrebbe ricordarlo ai nostri parlamentari. Di fronte a questo dato sembra ancora più inspiegabile l’atteggiamento della chiesa cattolica italiana la quale, nel caso Englaro, sostenne tutto il contrario dei correligionari tedeschi, tirando in ballo la cultura della vita contro la cultura della morte, di qua i cattolici, di là i miscredenti.

(*) Agenzia Stampa NEV-notizie evangeliche

 
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Alessandro Baoli
view post Posted on 7/2/2011, 18:54




“Io non costringo, curo”

La FP-CGIL ha realizzato e messo in onda su YouTube* un breve spot dei medici e degli operatori sanitari per la libertà di scelta sul testamento biologico e contro l’accanimento terapeutico. Sul sito della CGIL (vedi sotto, ndr) è riportato il testo dell’appello. L’UAAR l’ha sottoscritto, e invita soci e simpatizzanti a fare altrettanto.

L’associazione
www.uaar.it/news/2011/02/07/io-non-costringo-curo/
* www.youtube.com/watch?v=AXv5xTVbBII



http://www.fpcgil.it/flex/cm/pages/ServeBL.../IDPagina/16649

IL TESTO DELL'APPELLO

I medici e gli operatori sanitari non vogliono una legge che costringa a mantenere in vita con tecnologie straordinarie o sproporzionate chi ha deciso di rifiutarle in modo consapevole e non ha più una ragionevole speranza di recupero.
Non vogliono calpestare, per scelte legislative ideologiche, la deontologia professionale e la stessa Costituzione che garantiscono il rispetto della volontà dell'individuo sulle terapie da effettuare.
Non vogliono che l'idratazione e la nutrizione artificiale siano strumentalmente considerate nella legge come "pane ed acqua", in contrasto con la comunità scientifica internazionale e negando l'evidenza della necessità per la loro somministrazione di competenze mediche e sanitarie.
Vogliono invece poter lavorare secondo scienza e coscienza in una alleanza terapeutica con la persona assistita, alla quale devono sempre essere garantite la dignità e la decisione finale.


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Aderiscono ancheI primi 10 firmatari
...Ignazio Marino
chirurgo specializzato in trapianti d'organo
Pres. Commissione Parlamentare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del SSN
Umberto Veronesi
oncologo, Dir. Scientifico dell'Istituto Europeo di Oncologia
Presidente dell'Agenzia per la Sicurezza Nucleare
Amato De Monte
anestesista, Direttore Dip.to Anestesia e Rianimazione dell'Ospedale di Udine
Responsabile dell'equipe medica che interruppe l'alimentazione e l'idratazione di Eluana Englaro
Pierino Di Silverio
medico chirurgo e Presidente Federspecializzandi
Daniela Tarquini
Neurologo, Direttore UOC Neurologia Nuovo Regina Margherita
Erina Tonelli
Fisioterapista, Centro di Educazione Motoria Croce Rossa Roma
Lucia Mitello
Direttore Dip. Professioni sanitarie Azienda Ospedaliera S.Camillo-Forlanini
Francesco Fronda
infermiere del reparto Anestesia Azienda Ospedaliera "Bianchi-Melacrino-Morelli" di Reggio Calabria
Fabrizio Monti
Neurologo, membro Direttivo Nazionale Società Italiana Neurofisiologia Clinica
Francesca Mariscoli
studentessa di Medicina Università di Ancona, Unione degli Universitari


 
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Ashmael
view post Posted on 7/2/2011, 19:22




Ciò che è da affermare è la LIBERTA' DI SCELTA dell'individuo.Occorre una legge seria sul testamento biologico.
Le resistenze sono dovute anche a una comprensibile paura: che leggi che favoriscono forme di eutanasia possano essere sfruttate e forzate da parenti e tutori senza scrupoli per sbarazzarsi di parenti malati o disabili scomodi. Ho detto comprensibile, non ho detto giustificata. Ma questa possibilità è abbastanza terribile da frenare molti.Occorre una legge che stabilisca che SOLO L?INTERESSATO e nessuno per lui può decidere.
 
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114 replies since 14/1/2009, 11:53   2787 views
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