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Morto don Ruggero Conti condannato in Cassazione a 14 anni e 2 mesi: Abusò di 7 bambini, Già garante per la famiglia di Alemanno. Non andò in prigione perché depresso e non risarcì le vittime

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view post Posted on 19/3/2009, 08:04
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http://www.diariodelweb.it/Articolo/Region...090318&id=75607

Pedofilia: torna in carcere don Ruggero Conti
Ordinanza di custodia cautelare del gip Castaldo

© APCOM.net - Pubblicata il 18/03/2009

ROMA - E' tornato in carcere don Ruggero Conti, il sacerdote accusato di aver abusato di sette minorenni. Il prete era agli arresti domiciliari. L'ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal gip Carmine Castaldo, in accoglimento della richiesta del pm Francesco Scavo, sulla base del decreto sicurezza. Ieri si era avuta notizia che per don Ruggero era stato chiesto il rinvio a giudizio per le accuse di prostituzione minorile e atti sessuali su minori.
Pedofilia: torna in carcere don Ruggero Conti
Ingradisci

Pedofilia: torna in carcere don Ruggero Conti

Il sacerdote era già finito in carcere il 30 giugno scorso, per una serie di episodi abuso, avvenuti nell'arco degli ultimi dieci anni, nel corso di diverse attività parrocchiali della chiesa 'Natività di Maria Santissima', in via di Selva Candida, alla periferia della Capitale. Dopo un periodo di carcerazione don Ruggero, dopo l'estate, aveva ottenuto gli arresti domiciliari. Il difensore del sacerdote, l'avvocato Patrizio Spinelli, ha fatto istanza di scarcerazione alla luce dei gravi problemi di salute che ha don Ruggero.

Al prete, la Procura contesta il fatto di aver approfittato di persone a lui affidate per ragioni di educazione culturale e religiosa, di istruzione nonchè di vigilanza e custodia, «con l'aggravante di aver commesso il fatto con abuso dei poteri e/o comunque in violazione dei doveri derivanti dalla qualità da lui rivestita di ministro di culto».

Secondo il capo d'imputazione don Ruggero approfittò dei minori in occasione di alcuni campi scuola, durante le feste di Pasqua, alla fine della scuola, durante la pausa del Natale. La dinamica descritta è quasi sempre la stessa. Il giovane che frequentava i locali della parrocchia viene attirato in altre stanze e qui costretto a soggiacere ai desideri del sacerdote. In cambio alcuni potevano avere piccole somme, dai 10 ai 30 euro, o altro, come capi d'abbigliamento.

Edited by GalileoGalilei - 19/3/2009, 08:26
 
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http://www.wallstreetitalia.com/articolo.asp?art_id=696641

Pedofilia/ Giudizio immediato per Don Ruggero Conti
di Apcom
Sacerdote è in carcere. Pm, nel processo, sentirà monsignore
Roma, 9 apr. (Apcom) - Giudizio immediato per don Ruggero Conti, il sacerdote finito in carcere il 30 giugno scorso, nell'ambito di una inchiesta su una serie di episodi di abuso, avvenuti nell'arco degli ultimi dieci anni, nel corso di diverse attività parrocchiali della chiesa 'Natività di Maria Santissima', in via di Selva Candida, alla periferia della Capitale. Dopo la richiesta di rinvio a giudizio della Procura per i reati di prostituzione minorile e atti sessuali su minori, la scelta difensiva del prete è stata quella di andare direttamente in aula, davanti ai giudici, evitando l'udienza preliminare. Il processo a carico di don Ruggero è stato per il 16 giugno prossimo, davanti alla VI sezione del tribunale. Il pm Francesco Scavo ha ricostruito, nell'atto d'accusa, tutta una serie di vicende che coinvolgono 7 ragazzi. A don Ruggero è contestato il fatto di aver approfittato di una "persona a lui affidata per ragioni di educazione culturale e religiosa, di istruzione nonchè di vigilanza e custodia, con l'aggravante di aver commesso il fatto con abuso dei poteri e/o comunque in violazione dei doveri derivanti dalla qualità da lui rivestita di ministro di culto". Nel settembre scorso, dopo che il riesame aveva rigettato una istanza della difesa, il gip aveva concesso a don Ruggero gli arresti domiciliari. In seguito alla nuova legge varata dal governo sugli stupri il pm, che si era opposto alla attenuazione della misura cautelare, aveva ottenuto che don Ruggero tornasse in cella. Contro la nuova ordinanza di custodia cautelare e dopo che è stato confermato che le condizioni di salute di don Ruggero non sono incompatibili con il carcere, il difensore ha scelto di ricorrere in Cassazione. Secondo il capo d'imputazione don Ruggero approfittò dei minori in occasione di alcuni campi scuola, durante le feste di Pasqua, alla fine della scuola, durante la pausa del Natale. La dinamica descritta è quasi sempre la stessa. Il giovane che frequentava i locali della parrocchia veniva attirato in altre stanze e qui costretto a soggiacere ai desideri del sacerdote. In cambio alcuni potevano avere piccole somme, dai 10 ai 30 euro, o altro, come capi d'abbigliamento. Don Ruggero fu arrestato prima di partire per Giornata mondiale della gioventù, in Australia. Proprio quella progettata trasferta fu uno dei motivi d'urgenza che indussero il giudice ad emettere l'ordinanza di custodia cautelare. Dalle intercettazioni emergeva il fatto che il sacerdote chiamava i ragazzi che dovevano partire con lui. La Procura, che ha tra i testi d'accusa anche alcune persone che ebbero come insegnante di educazione sessuale, a Legnano, don Ruggero quando ancora non aveva preso i voti, sarebbe intenzionata a chiamare come testimone anche monsignor Gino Reali. Il vescovo di Santa Rufina, quale diretto superiore del sacerdote, non avrebbe dato peso ad alcune denunce che gli erano state fatte dai ragazzi avvicinati da don Ruggero. Molte volte però a non credere alle vittime del pedofilo in abito talare erano però anche gli stessi genitori dei ragazzi.
 
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http://www.tempi.it/interni/006883-sulla-pelle-dell-indagato

09 Giugno 2009

Sulla pelle dell’indagato

Al via il processo contro don Conti, il parroco arrestato, riarrestato e diventato un mostro ancor prima di essere riconosciuto pedofilo
di Clara Petri

Comincerà il 16 giugno il processo contro don Ruggero Conti, per 12 anni parroco della chiesa della Natività di Maria Santissima in via di Selva Candida, in un popoloso quartiere alla periferia ovest di Roma, nella diocesi di Porto-Santa Rufina. Don Ruggero, originario di Legnano (dove fu anche ordinato sacerdote), è stato arrestato il 30 giugno del 2008 con l’accusa più infamante. Pedofilia. Un gruppetto di ragazzi gli imputava abusi sessuali, compiuti a partire dal 1998: in qualche caso episodi isolati, in altri casi violenze reiterate nel tempo. A rafforzare l’accusa, poi, sono emerse denunce analoghe relative a episodi di venticinque anni fa, quando don Ruggero era animatore parrocchiale a Legnano e non era ancora sacerdote. Dichiarazioni che non hanno rilevanza penale, dato il tempo trascorso, ma certamente hanno contribuito alla creazione del “mostro” don Ruggero, sbattuto in prima pagina, nei giorni dell’arresto come nei mesi successivi, da una sapiente diffusione di informazioni a senso unico. Al punto che i tanti parrocchiani e le migliaia di persone che lo avevano conosciuto per la sua attività pastorale si sono trovate a leggere di un don Ruggero che non era il “loro” don Ruggero, quel paziente e instancabile prete vecchio stile, con la casa sempre aperta, incapace di respingere una richiesta di aiuto.
Poco prima dell’arresto Conti aveva aperto l’oratorio estivo (si ispirava molto alla tradizione lombarda degli oratori) e l’aveva riempito con oltre quattrocento bambini. E i suoi campeggi? A Roma se li ricordano con nostalgia centinaia di ragazzi. In un’epoca di disaffezione alla Chiesa, le parrocchie dove lavorava don Ruggero facevano eccezione. Che fosse un prete noto e molto amato lo testimoniano le oltre quattromila lettere e i mille telegrammi che ha ricevuto in questo anno di prigionia. Cento alla settimana. Migliaia di persone partecipavano alle “sue” feste parrocchiali, e pur essendo in periferia Conti riusciva a portare ai “suoi” dibattiti calibri come Walter Veltroni, Giuliano Ferrara, Gianni Alemanno, il quale da candidato sindaco lo aveva anche voluto come garante del programma per la periferia e la famiglia (e don Ruggero, incerto, prima di accettare aveva chiesto il parere dei superiori).
Certamente è stato un parroco poco prudente, con tutti quei ragazzi che andavano e venivano da casa sua. Ed era restio al calcolo politico: in diocesi ricopriva numerosi incarichi, tra cui quello delicato di economo, cosa che lo esponeva a critiche e maldicenze, sempre però superate con l’appoggio del vescovo, monsignor Gino Reali, che nutriva per lui grande fiducia, ribadita in più occasioni. Inclusa una, la più difficile e oscura, che si sarebbe poi rivelata essere il prologo della catastrofe del giugno 2008: un suo vice, che già aveva creato scompiglio in altre parrocchie della diocesi, aveva diffuso voci su “atteggiamenti equivoci” di don Ruggero con alcuni adolescenti (sia maschi che femmine). Dall’indagine interna alla diocesi che ne era scaturita don Ruggero uscì totalmente “assolto”, mentre il prete accusatore si allontanava “per un anno sabbatico”.

La onlus che gliel’ha giurata
La vicenda, però, non si conclude affatto così. Qui infatti entra in scena “La caramella buona”, una onlus di Reggio Emilia che vanta relazioni politiche e istituzionali di altissimo livello (in primis Gianfranco Fini), e che – si legge nel suo sito – «è l’unica associazione contro la pedofilia iscritta parte civile in processi contro i pedofili». Il palmarès delle cause in verità pare piuttosto scarno: tre processi in totale a partire dal 2005, tutti tra Modena e Reggio; quello contro don Ruggero sarà il quarto. La onlus emiliana «è scesa anche in campo con azioni tese alla sicurezza; investigazione corretta; applicazione delle leggi seria, severa e per il massimo della pena prevista; redazione di nuove leggi a tutela dell’infanzia e della libera crescita dei bambini». Infatti è nei suoi uffici che trova ascolto il prete accusatore di Conti, ed è dalla vicina stazione dei carabinieri di Rubiera che parte l’inchiesta che ha portato all’arresto del parroco romano. Il quale appare come l’unico nemico, l’unico mostro individuato dal lavoro di “investigazione corretta” della Caramella buona (oltre al vescovo, per i suoi «silenzi intollerabili»), l’unico colpevole smascherato di un crimine che è peggio dell’assassinio e purtroppo alquanto diffuso. In tutto il sito della onlus, infatti, non compaiono altri nomi né altri casi, nemmeno quello accaduto nella stessa diocesi a carico di un sacerdote spagnolo. Neppure quelli che hanno conosciuto notorietà ben maggiore, come Rignano Flaminio o Brescia. Di don Ruggero Conti e della vicenda di Selva Candida, invece, il presidente dell’associazione racconta di aver scritto in un libro uscito ben prima dell’arresto del sacerdote: «La cruda storia di un giovane parroco (in realtà viceparroco, ndr) in crisi di coscienza che contattò l’associazione Antipedofilia denunciando i gravi comportamenti del suo superiore, e combattendo l’omertà di un ambiente – quello clericale – che a volte sembra proteggere gli scandali anziché evitarli. (…) La Caramella buona si stava da mesi adoperando per smascherare gli abusi del prete pedofilo».
Ed è così che siamo arrivati all’inizio del processo. Don Ruggero Conti è stato prima in carcere, poi agli arresti domiciliari, infine ancora in carcere, uno dei pochi imputati ai quali sono state applicate le norme restrittive del pacchetto sicurezza voluto dal governo. La sua “corrispondenza dalla condizione di accusato”, di cui in queste pagine pubblichiamo un esempio, rappresenta un capitolo importante di questa storia.


LA LETTERA



Roma, 24 marzo 2009 – dal Carcere di Regina Coeli

Carissimi L. e P.,
purtroppo i progetti di noi poveri uomini si infrangono contro un disegno i cui contorni possono sfuggirci ma, se viene da Dio, è solo per la nostra salvezza. E io sono certo che se sono di nuovo in carcere e il Signore lo ha permesso, è solo perché io possa volgere il mio sguardo verso di Lui.
Il “pacchetto sicurezza”, solo pochi giorni fa un problema ben lontano, oggi mi ha travolto e mi ha riportato in carcere sotto il peso di un’infamante accusa e sono qui in attesa che qualcosa accada, che cambino le modalità, che si possa tornare indietro… Come vedete “l’uomo vecchio” è duro a morire. Lo so che la salvezza viene solo dal Signore ma poi mi sento terribilmente attratto dalle sicurezze umane, dalla conoscenza delle carte, dalla quantità e non dalla qualità dei rapporti.
Sono un idiota che non vuole capire che per salire occorre scendere: «Alla sera sopraggiunge il pianto e al mattino ecco la gioia» sono le parole del salmo 29 che tante volte ho ripetuto. Sì, ho detto “ripetuto”, perché se lo avessi pregato sarei dentro questa storia in un modo diverso. Come posso conoscere l’emozione del mattino se non riesco ad attraversare la paura della notte? E io ancora penso di arrivare alla pace (e non alla quiete, alla tranquillità…) senza fare i conti con il peso del turbamento.
Come veri amici mi avete chiesto cosa concretamente potete fare per me. Statemi vicino! No, non vi chiedo di schierarvi, di fare un “partito” che mi sostenga. Vi chiedo di starmi vicino, di non lasciarmi solo nel buio della notte. Fatelo innanzitutto con la preghiera perché alla debolezza delle mie parole supplisca ancora una volta la forza di quella compagnia di amici che mi anticipa la gioia di un’alba nuova, perché riflesso di Cristo stesso.
Io pensavo che il compito fosse quello di salire e invece mi è chiesto ancora di scendere: quanta trepidazione, quanta paura in questo momento in cui mancano segni e prodigi. So che il Signore non ci guarisce con gesti portentosi o parole incantatorie ma ci viene incontro in modo discreto con la Sua misericordia, ma quando si è sospesi sul baratro di una difficile fiducia si ha bisogno della concretezza di una vicinanza.
Ve lo ripeto, statemi vicino. La chiedo a voi e lo chiedo a tutti perché non voglio che la paura vinca, che sia la mia tomba prima ancora che la morte mi abbia raggiunto.
Vi ringrazio per i documenti che mi avete inviato (la lettera del Papa ai vescovi dopo il caso Williamson e il commento di don Julián Carrón, ndr), splendida occasione per riflettere su questo tempo e sulle insidie che vi sono nascoste: anche per me che ho consacrato tutto a Lui.
Vogliamoci bene (un caro saluto ai vostri ragazzi).

Don Ruggero

N. B. Purtroppo è difficile reperire francobolli. Se mi scrivete aggiungetene uno per la risposta. Avrei in realtà più bisogno di un po’ di acqua calda per provvedere alle necessità personali, ma capisco che quella presenta qualche difficoltà, soprattutto nella spedizione… Un po’ di ironia non guasta.
Grazie
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http://www.radicali.it/view.php?id=143704

Abusi in parrocchia, il Comune di Roma in aula contro l'imputato sacerdote
Il radicale Staderini si è costituito parte civile a nome del Campidoglio nel processo per pedofilia contro don Conti.

• da Corriere della Sera on line del 15 giugno 2009

di Claudia Voltattorni

Parte civile per la prima volta in un processo di pedofilia che vede coinvolto un sacerdote. Il Comune di Roma contro don Ruggero Conti, accusato di violenza sessuale su minori e prostituzione minorile. Martedì 16 giugno, presso la VI sezione del Tribunale penale di Roma, si terrà l'udienza di giudizio immediato (come chiesto dal difensore del sacerdote, l'avvocato Patrizio Spinelli) che vede imputato don Conti, ex parroco della chiesa Natività di Maria Santissima, in via di Selva Candida. L'uomo, 56 anni, è accusato dal pm Francesco Scavo di abusi sessuali avvenuti tra il 1998 e il 2008 su almeno 7 minorenni, alcuni dei quali di età inferiore ai 14 anni.

PARTE CIVILE - Nell'aula del tribunale ci sarà anche il Comune di Roma che si è costituito parte civile. Farà le sue veci il radicale Mario Staderini: «Assistito dall'avv. Elisabetta Valeri, ho esercitato l'azione popolare prevista dall'art. 9 dello Statuto comunale, costituendomi parte civile nel processo a nome del Comune di Roma». Il Campidoglio è sempre parte civile in tutti i casi di violenza sessuale contro le donne. Una decisione presa da Walter Veltroni durante il suo mandato e ripresa e portata avanti dal sindaco di oggi Gianni Alemanno. Ma, spiega Staderini, «il Comune non fa lo stesso nei casi di violenza contro i bambini, forse ha paura di dare fastidio a qualcuno?».

L'EX GARANTE - La mossa del radicale è una novità nel panorama italiano. Nel caso di processi di pedofilia in cui sono coinvolti religiosi, finora nessun Comune si era mai costituito parte civile. «È un vero peccato che ciò avvenga senza l'adesione dell'amministrazione capitolina», aggiunge Staderini. Infatti formalmente il Comune di Roma non ha fatto la prima mossa. Anzi, al momento «subisce» la decisione di Staderini che dice: «Alemanno non ha ancora mai risposto alla mia richiesta di fare sua (del Comune di Roma, ndr) la mia decisione». Forse, ipotizza ancora Staderini, c'entra il fatto che don Conti aveva partecipato alla campagna elettorale a sindaco di Alemanno in qualità di «garante delle politiche della famiglia: «Il sindaco ha purtroppo scelto di non stare dalla parte delle vittime».

L'ARRESTO NEL 2008 - È pur vero che, il 30 giugno 2008, giorno dell'arresto di don Conti, lo stesso Alemanno disse: «È stato un grande dolore. Chiedo ai magistrati e agli inquirenti di fare tutta la chiarezza possibile e non fare sconti a nessuno: quando si parla di pedofilia bisogna essere estremamente rigorosi e netti, perché questo è un male che va combattuto in tutti i modi».
 
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http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=121457

A processo a Roma prete accusato di pedofilia

Don Ruggero Conti, 56 anni, è accusato di pedofilia, atti sessuali con minorenni e prostituzione aggravata. I Radicali si costituiscono parte civile e accusano Alemanno di non averlo fatto. Il sindaco ribatte: è falso.

Aperto il processo a don Ruggero Conti, l'ex parroco del quartiere Selva Candida, a Roma. Il sacerdote e' accusato di pedofilia, atti sessuali con minorenni e prostituzione aggravata. Centinaia i giovani e i genitori di ragazzi arrivati per sostenerlo. Alcuni ragazzi stamani si erano presentati nell'aula della sesta sezione del Tribunale penale di Roma con t- shirt bianche con la scritta "Don Ruggero, ti vogliamo bene".

In disparte invece i parenti delle presunte vittime di don Ruggero, 56 anni, arrestato nel giugno del 2008 mentre era in procinto di partire alla volta di Sydney per partecipare, con alcuni ragazzi, alla Giornata mondiale della gioventu'.

Il parroco, che sara' giudicato con rito immediato, dopo una lunga custodia cautelare ai domiciliari torno' in cella per effetto del decreto antistupri. Polemiche dei Radicali contro il sindaco Gianni Alemanno per la mancata richiesta di costituirsi parte civile, come hanno fatto invece i Radicali, che sono stati ammessi dal giudice.

"Il Comune di Roma si e' regolarmente costituito parte civile nel processo a carico di don Ruggero Conti. E' quindi destituita di ogni fondamento qualsiasi notizia contraria". E' quanto ha invece dichiarato in una nota Simone Turbolente, portavoce del Sindaco di Roma
 
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http://www.diregiovani.it/gw/producer/dett...px?id_doc=28638

Pedofilia. Alemanno verso provvedimenti contro avvocatura


16 giugno 2009


Roma, 16 giu. - Vi sarebbero dei vizi di forma all'origine della mancata costituzione del Comune di Roma come parte civile nel processo per pedofilia a carico di Don Ruggero Conti.

Il Campidoglio sta verificando in queste ore se vi siano stati errori da parte dell'Avvocatura capitolina. In tal caso, a quanto apprende la Dire, il sindaco Gianni Alemanno sarebbe pronto a prendere seri provvedimenti, con l'allontanamento dei responsabili.

Problemi nella costituzione di parte civile del Comune di Roma si erano già verificati in passato in occasione del processo contro i responsabili dello stupro di una cicloturista olandese aggredita con il marito lo scorso agosto a Ponte Galeria.

http://www.libero-news.it/adnkronos/view/138456

ROMA: AL VIA PROCESSO PER PEDOFILIA A DON CONTI, COMUNE NON E' TRA PARTI CIVILI (3)
Stampa l' articolo Testo piccolo Testo medio Testo grande

(Adnkronos) - Il Tribunale, che ha rinviato il processo al 7 luglio prossimo, non ha invece accolto la richiesta della parte civile che sollecitava la citazione, come responsabile civile, della parrocchia della nativita' di Maria Santissima e della diocesi di Santa Ruffina dalla quale la parrocchia dipende in persona del vescovo Gino Reali. Questi comunque comparira' in Aula perche' citato come testimone dalla pubblica accusa.

Il Tribunale ha poi ammesso tutti i documenti e i testimoni chiesti dal pubblico ministero, dalla parte civile e dalla difesa. Ma per quanto riguarda quest'ultima ha ridotto notevolmente le persone che dovranno essere ascoltate essendo apparso eccessivo il numero di 300 persone chiamate a deporre. Per ognuna delle circostanze indicate dalla difesa sara' citati soltanto due testimoni.

I fatti per i quali e' imputato don Ruggero Conti sono accaduti in un arco di tempo che va dal 1998 al 2008. Il sacerdote fu arrestato nel luglio dello scorso anno alla vigilia di un viaggio in Australia insieme ad un gruppo di giovani per partecipare alle giornate mondiali della gioventu'. Anche oggi e' comparso in Aula in stato di arresto e dopo l'udienza e' stato riportato a Regina Coeli.
 
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view post Posted on 17/6/2009, 07:43
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http://roma.corriere.it/roma/notizie/crona...471562661.shtml

INIZIATO IL RITO IMMEDIATO CONTRO IL SACERDOTE EX GARANTE PER LA FAMIGLIA DI ALEMANNO
Processo a don Conti, il sindaco: siamo parte civile. Ma una lettera lo smentisce
In un documento, Alemanno nega l'atto del Comune contro il sacerdote accusato di pedofilia

*
NOTIZIE CORRELATE
*
La lettera di Alemanno
*
Dieci anni di abusi, il Comune contro il parroco imputato (15 giungo 2009)

Una lettera. Per dire che no, il Comune di Roma non ha alcuna intenzione di costituirsi parte civile nel processo contro Don Ruggero Conti e i suoi abusi sui ragazzini della sua parrocchia a Selva Candida. E per dire no pure a quel Mario Staderini, dei Radicali, ex consigliere comunale, che da libero cittadino ha voluto costituirsi parte civile in vece del Campidoglio. Così come previsto dall'art. 9 dello Statuto comunale. Firmato Gianni Alemanno, sindaco di Roma, 4 giugno 2009.

IL PROCESSO - È cominciato martedì 16 giugno, con prossima udienza il 7 luglio, il processo a don Ruggero Conti, parroco della chiesa della Natività di Maria Santissima, in via di Selva Candida, accusato dal pm Francesco Scavo di abusi sessuali avvenuti tra il 1998 e il 2008 su almeno 7 minorenni, alcuni dei quali di età inferiore ai 14 anni. Il parroco, 56 anni, era stato arrestato il 30 giugno 2008 mentre era in procinto di partire per Sydney per partecipare, con alcuni ragazzi, alla Giornata mondiale della gioventù. Atti sessuali con minorenni aggravati, riduzione in schiavitù aggravata, prostituzione minorile continuata e aggravata, violenza sessuale. Sono alcuni dei reati contestati a don Conti. Nonostante la lettera-rifiuto di Alemanno, il Comune di Roma risulta essere parte civile nel processo. Per la richiesta, accolta, del radicale Staderini. Ma subito, ad apertura di udienza, scoppia un caso.

IL CASO - Alemanno, appena il processo comincia, fa dichiarare al suo portavoce Simone Turbolente: «Il Comune di Roma si è regolarmente costituito parte civile nel processo a carico di don Ruggero Conti. È quindi destituita di ogni fondamento qualsiasi notizia contraria». I giudici gli danno torto e, dopo due ore di camera di consiglio, dicono: no, il Comune di Roma non è parte civile contro don Conti. Però al suo posto c'è il cittadino Mario Staderini che diventa parte civile in vece del Comune di Roma, come rivela il pm Francesco Scavo: «È stata accolta la richiesta di costituzione del cittadino elettore Mario Staderini in quanto il Comune di Roma non ha fatto richiesta di costituzione di parte civile». Però il sindaco poi ci ripensa. Anzi fa di più. Rimuove dal suo incarico la responsabile del Dipartimento Promozione dell'infanzia, famiglia e gioventù del Comune di Roma Rita Campilli rea di «aver deciso di non far costituire il Comune di Roma parte civile nel processo contro Ruggero Conti con propria determina dirigenziale».

«FALSITA'» - Il sindaco, spiega in una nota l'ufficio stampa del Campidoglio, «ha dato mandato al Segretario Generale del Campidoglio, di rivedere la determina in questione per procedere alla costituzione di parte civile del Comune nel processo contro Ruggero Conti». Non solo, continua la nota, il sindaco «ha richiesto al Comitato di Direzione - Segretario Generale, Direttore Esecutivo e Capo di Gabinetto - di avviare una inchiesta amministrativa interna per verificare l'origine della errata informazione fornita al Portavoce del Sindaco e la corretta applicazione delle procedure interne di controllo, in special modo in relazione all'Avvocatura comunale». Alemanno ha poi avviato anche un'altra indagine interna per verificare l'origine dell'errata informazione fornita al suo portavoce che aveva dichiarato: «Il Comune si è costituito parte civile».
Tutte falsità replica Staderini: «La responsabilità del tentativo di impedire al Comune di Roma di costituirsi parte civile è al 100% del sindaco Alemanno. Agli atti del processo risulta un documento con firma autentica del Sindaco Alemanno in cui lo stesso “dichiara di non aderire” alla mia iniziativa e “di non costituire l’Amministrazione comunale nel processo”. Il documento è datato 4 giugno 2009, mentre la determina della Camilli è del 27 maggio. Peraltro, il Sindaco era a conoscenza dell’intera vicenda, avendo ricevuto mia comunicazione il 6 aprile 2009». E conclude: «La rimozione della dott.ssa Camilli nonché la fantomatica indagine interna sono lungi da scaricare il sindaco dalle sue responsabilità. Rappresentano piuttosto una conferma della gravità dell’errore commesso nella decisione di opporsi alla costituzione di parte civile nei confronti di un imputato che è stato il garante del programma elettorale dello stesso Alemanno per le politiche della famiglia e delle periferie».

ACCUSE E CRITICHE - Attacchi al sindaco arrivano un po' da tutte le parti. «Alemanno spieghi con chiarezza ciò che è successo - dice Alessio D'Amato, presidente della Commissione regionale Affari costituzionali e statutari - e se vi è stata una volontà politica nella non costituzione di parte civile in un processo verso un reato odioso quale la pedofilia». Il segretario del Lazio del Pd Roberto Morassut parla di «grottesca gaffe»: «La fallita costituzione del Comune di Roma come parte civile nel processo per pedodfilia è il secondo clamoroso caso di grottesca gaffe in questa materia dopo la vicenda del processo per stupro per i due turisti olandesi a Ponte Galeria. Il Comune è nel pallone e questo è un grave problema perchè rende la vita dei cittadini romani soggetta all'improvvisazione e ai colpi di scena. Il sindaco faccia qualcosa o meglio faccia il sindaco». E Francesco Storace, segretario nazionale e capogruppo in Campidoglio de La Destra, si chiede: «Esiste o no la lettera di Alemanno in cui si annunciava il no alla costituzione di parte civile da parte del Comune nel processo come ha detto il presidente del tribunale? Se c'è, vogliamo conoscerne il contenuto».

LE PARTI CIVILI - Comunque, finora, le parti civili ammesse nel processo per pedofilia contro don Ruggero Conti sono sono i genitori di alcuni dei ragazzi che avrebbero subito la violenza, l'esponente radicale Mario Staderini e l'associazione «Caramella buona», onlus che opera nel settore della protezione dell'infanzia rappresentata nel giudizio dall'avvocato Nino Marazzita.

IN AULA - Centinaia di giovani. Ma anche genitori di ragazzi della parrocchia di Don Conti si sono presentati nella mattinata di martedì alla prima udienza nell'aula della sesta sezione del Tribunale penale di Roma. Alcuni ragazzi indossavano anche t- shirt bianche con la scritta «Don Ruggero, ti vogliamo bene». I carabinieri li hanno sollecitati a togliere le magliette e hanno impedito l'ingresso in aula ai tanti minorenni che volevano rivedere il sacerdote. Molte anche le mamme dei ragazzini schierate col prete: «Per i nostri figli è stato come un padre», dicono. Accanto a loro i responsabili dell’oratorio e del «comitato spontaneo» che in questi mesi non ha mai fatto mancare la propria solidarietà all’anziano parroco. «È stato ingiustamente accusato da persone che si sono prestate ad un complotto», hanno spiegato alcune delle principali attiviste. Nei giorni scorsi, rispetto al processo, sono state inviate lettere al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e «a tutte le autorità ecclesiastiche. «Don Ruggero ha fatto solo che bene ai nostri figli - hanno spiegato - noi odiamo i pedofili, ma in questa storia l’imputato è la vera vittima». In disparte invece i parenti delle presunte vittime del sacerdote, 56 anni.

Claudia Voltattorni
[email protected]
16 giugno 2009
 
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http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id...2&sez=HOME_ROMA

Pedofilia, processo a don Ruggero:
Santo o diavolo? Selva Candida si spacca

I parrocchiani: «Ha fatto solo del bene». I giovani nella piazza del quartiere: «Accuse vere»
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Approfondimenti
■ Alemanno: «Grande errore non costituirci parte civile al processo»
di Raffaella Troili
ROMA (18 giugno) - Santo o diavolo, questo don Ruggero Conti? Una passeggiata a Selva Candida basta solo a confondere le idee. Nella chiesa della Natività di Maria Santissima, quasi una cattedrale nel deserto della periferia nord, un gioiello che lui ha fatto edificare in pochi anni, i parrocchiani, specie i fedelissimi, quelli che ora stanno dicendo il rosario, lo difendono indignati: «Ha fatto solo del bene per la parrocchia, dobbiamo a lui tutto quello che vede». Arturo, Giovanna, Clara, erano tutti in aula martedì, a tifare per lui, don Ruggero Conti, 56 anni, il prete accusato di violenza sessuale e pedofilia: secondo l’accusa il sacerdote avrebbe compiuto abusi per circa 10 anni, arrestato nel 2008, fu scarcerato, ora si trova di nuovo in prigione.

«E meno male», basta fare poche centinaia di metri, allontanarsi dalla chiesa di via dei Martiri di Selva Candida, raggiungere i ragazzi seduti sul muretto in piazza Sabbioneta e il coro cambia radicalmente tono. «Che schifo, a me ha fatto la comunione», dice uno; «a mio fratello la cresima», aggiunge un’altra.

Hanno al massimo vent’anni, dunque all’epoca dei fatti, molti dei loro frequentavano la parrocchia e i viaggi organizzati da don Ruggero. Non hanno dubbi, anche loro: «Perché è venuto fuori dopo così tanto tempo? Perché un bimbo piccolo se ne rende conto dopo di quello che ha subito. Ma è tutto vero, credimi», si agita Daniele, 19 anni. «Ci sono tante cose che io anche ho capito dopo, col tempo. Mi ricordo un viaggio, in montagna, a Canazei: don Ruggero, ci divise, prese un bambino e lo fece dormire con lui, perché facevamo casino in stanza. Il giorno dopo, quel ragazzino gli diceva “sei un pedofilo” e lui piangeva».

Come dice pure il titolare della pizzeria che sta in piazza, Selva Candida è spaccata in due, due fazioni opposte, entrambe sicure di quel che dicono. Ci sono quelli che gli scrivono, pregano per lui, e hanno raccolto 600 firme per chiedere almeno gli arresti domiciliari. «E’ un complotto, non se lo merita proprio. Era aperto, socievole, aiutava tutti. Avevo mia madre inferma, lui veniva sempre a casa», ricorda un’altra signora. Anche lei era all’udienza, «ci ha salutato, ci ha sorriso, l’ho visto benino».

Don Ruggero «abbracciava e baciava tutti» e loro non ci vedono nulla di male. «Forse è stato troppo buono, ingenuo, dava le chiavi di casa a tutti, hanno male interpretato le sue effusioni, invece ha tolto tanti ragazzi dalla strada grazie a questa parrocchia». Che è un parco giochi, come non ce ne sono a Roma: piscina, teatro, parco con i tavoli per il pic-nic, campo di calcio, centro Caritas, un cortile che è una piazza d’armi. Mentre tutt’intorno una Selva che ancora deve prender forma, mancano scuole, strade, gli edifici sono in costruzione.

«Quelli che ha aiutato di più, sono quelli che l’hanno denunciato», ancora Giovanna. «Gli vogliamo troppo bene, io neanche riesco più a dormire la notte», dice Silvia prima di scappar via. Il vice parroco don Mario, non l’ha conosciuto, premette che le sue sono solo «impressioni». Si guarda intorno: «Per fare tutto questo in tre anni, non puoi avere l’anima, la mente, occupata in tutt’altro. Non so, non so, solo il Signore sa la verità».

Per Enrico Bernini «l’hanno incastrato, dava fastidio a qualcuno, era una potenza, aveva amicizie molto in alto, con lui si aprivano tutte le porte». Veniva dal nord, conosceva certi ambienti, è stato anche garante delle politiche sulla famiglia durante la campagna elettorale del sindaco Alemanno, che lo aveva inserito nella commissione dei saggi.

In piazza, poco lontano dalla chiesa, anche i ragazzi non hanno dubbi: «A me leccava le orecchie, che schifo a ripensarci, ma quando sei piccolo credi che così ti vogliano bene...». Raccontano di inviti a cena rifiutati, di regali (abiti e televisioni) e di padri che prima di affidargli i propri figli l’hanno preso da parte per dirgli «non sia mai che sento cose strane, che ti vengo a fare a pezzi...». Vanessa, Gabriele, all’epoca avevano tutti tra i 7 e i 10 anni. Fanno capire di avere altre cose da raccontare, come quando quel loro amico «aveva un’infezione ai genitali e don Ruggero gli metteva la crema».

Giuseppe guarda la partita del nipote e si rabbuia. E’ l’unico con le lacrime agli occhi: «Sono deluso, nella mia famiglia proprio non ce l’aspettavamo. Ma ci credo, non può essere una montatura. Uno porta qui il figlio, pensa che stia più al sicuro che in strada e invece... Se ho visto qualcosa di strano? No, quelle mani sulle spalle dei ragazzi, ma che potevano significare?». Intanto don Ruggero dal carcere risponde alle lettere dei suoi parrocchiani. Non parla della vicenda, li ringrazia, chiede loro di pregare, ma di non esporsi troppo.
 
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Un articolo "innocentista"

http://www.tempi.it/interni/007005-guai-ai-teneri

22 Giugno 2009

Guai ai teneri

Contraddizioni, stranezze e lacune delle accuse contro don Conti, il parroco di Roma troppo affettuoso finito sotto processo perché «dava le chiavi di casa a tutti»
di Chiara Rizzo
approfondimenti

* La onlus antipedofilia che vuole la condanna

Ci sono due modi per affrontare la vicenda di don Ruggero Conti, il parroco della chiesa della Natività di Maria Santissima a Roma accusato di aver abusato di sette minorenni, in due casi anche offrendo denaro in cambio delle attenzioni, mettendo così in atto anche il reato di induzione alla prostituzione. Il primo modo è prendere “di pancia” la vicenda, un groviglio umano che va ben oltre l’inchiostro dei verbali e degli articoli apparsi sui giornali, fatto di carne e sangue, di amicizie e tradimenti, di fiducia e rancori, di odii violenti e profondissimo affetto. Ad esempio, alla prima udienza del processo a carico di don Conti, il 16 giugno a Roma, due ex compagni di scuola si sono incontrati per la prima volta dopo l’arresto del sacerdote, avvenuto il 30 giugno 2008 (il prete, dopo avere ottenuto i domiciliari, è tornato in carcere a marzo, per le misure più restrittive previste dal pacchetto sicurezza approvato dal Parlamento nel frattempo). Uno dei due si era appena costituito parte civile, come presunta vittima degli abusi. L’altro era in mezzo alla folla accorsa a sostenere don Ruggero. Due amici di infanzia su due barricate diverse, che non riuscivano più a parlarsi senza un fremito di rabbia reciproca. Il secondo modo per raccontare questa storia, invece, è “guardarla” con la testa, per esempio esaminando le accuse mosse verso il sacerdote e cercando di capire chi sono le persone coinvolte.
Primo punto: le accuse. Le sette presunte vittime raccontano di aver subìto abusi in un arco di tempo che va dal 1998 al maggio 2008. Per cinque di questi ragazzi, le ultime molestie risalgono al 2002. Uno dei ragazzi di quest’ultimo gruppo descrive un episodio avvenuto nel 2001, durante un campeggio estivo di due settimane (il ragazzo era allora quindicenne e sarebbe stata molestata da don Ruggero fino al 2002).
Nel 2008 al pubblico ministero Francesco Scavo Lombardo, il ragazzo racconta che la prima settimana della vacanza dorme in camera con altri tre coetanei, tra cui il nipote del sacerdote. Nella stanza c’è un letto a castello e uno matrimoniale. La presunta vittima si trova nel piano superiore del letto a castello, quando don Ruggero entra e, senza salire sulla scaletta, lo costringe a subire un rapporto orale. Si aggiunga un dato, a queste dichiarazioni. In media, un letto a castello è alto un metro e sessanta. Don Ruggero è alto un metro e settantotto centimetri e pesa 140 chili, presumibilmente non è proprio un tipo scattante. Il pm, a questo punto, cerca di capire meglio la circostanza. Chiede se qualcun altro si è accorto del fatto, e il ragazzo risponde di non poterlo dire (nessuno degli altri in camera, però, ha confermato le accuse). E come mai non si è divincolato tentando di attirare l’attenzione degli altri? Poi il pm si ferma un attimo a pensare a voce alta: forse – dice – lei ha avuto paura di farlo per timore che la vedessero e quindi la vergogna era tanta. Sì la vergogna era tanta, ammette a questo punto anche il ragazzo. L’avvocato Nino Marazzita, legale della presunta vittima e di un secondo accusatore, nonché parte civile nel processo per conto dell’associazione antipedofilia “La caramella buona”, spiega a Tempi: «È possibile che gli altri non si siano accorti. Ho seguito il caso di una ragazza violentata dal padre mentre dormiva in camera con altre sei persone, nessuna delle quali li vedeva. È possibile insomma che accadano fatti che sfuggono all’esperienza comune. All’esperienza teorica comune».
A proposito di cose sfuggevoli. Il ragazzo prosegue le sue dichiarazioni al pm, dicendo che la seconda settimana della vacanza, dopo la partenza degli altri tre compagni di stanza, lui si trasferisce in camera con don Ruggero. Dice anche: dormivo nello stesso letto. Stranamente non mi ha toccato. Secondo Marazzita «queste parole sono una prova di sincerità. Cercherò di capire se le accuse prenderanno corpo e diventeranno prove nel corso del dibattimento. Sono garantista, infatti, e credo profondamente nel dibattimento». Intanto don Ruggero è dietro le sbarre. Forse l’avvocato Marazzita ha verificato le accuse dei ragazzi, prima che venissero formalizzate? «Sì. Ma dopo che i ragazzi avevano deposto davanti ai carabinieri. Non ho parlato con le persone che difendono don Ruggero, perché si sono rifiutate di incontrarmi. Ho controllato se i miei due clienti si erano parlati prima, e non lo avevano fatto». Davanti al pm, però, uno degli assistiti di Marazzita si contraddice. Prima sostiene di aver mantenuto il silenzio sugli abusi per ben dieci anni (gli episodi che lo riguarderebbero risalgono al 2001), ma pochi minuti dopo racconta a Scavo Lombardo di essersi scambiato confidenze sulle molestie di don Ruggero con un amico, la presunta vittima delle violenze in campeggio, ovvero l’altro cliente dell’avvocato Marazzita. Che ribatte: «È vero, si sono parlati, ma senza raccontarsi i dettagli».

Quattromila abusi in sei anni?
Altri due dei ragazzi accusano don Ruggero di induzione alla prostituzione. Il pm Scavo e il capitano del comando provinciale dei Carabinieri di Roma interrogano una di queste due vittime, un ragazzo che avrebbe subìto molestie fino al maggio 2008, anche in cambio di denaro. Gli chiedono insistentemente quante volte si sarebbero verificati questi episodi, ma lui fornisce risposte vaghe. Poi, alle domande incalzanti, alla fine quantifica: in sei anni, tre-quattromila volte. Traducendo: esclusi domeniche e festivi, si tratterebbe di una media di 2,8 abusi al giorno (senza contare quelli eventuali su altre vittime). Poco dopo il ragazzo cambia versione. E al pm che gli chiede nuovamente quante volte don Ruggero lo abbia “palpato”, più o meno, anche se sbaglia di una decina di volte non fa nulla, il ragazzo risponde: sei o settecento volte. Nel capo d’accusa infine, si parla di quattro o cinque volte al mese (cioè trecentosessanta episodi in sei anni).
Tra le dichiarazioni di tutti i ragazzi che accusano Conti, sono diversi i campi oscuri. «Non ricordo». «Di quel periodo, in quanto ai volti, ho oscurità totale». E anche: «Io ricordo un fatto del genere, ma
l’ho sempre associato a un sogno».

Gli screzi con il “vice” don Claudio
Secondo punto. I ragazzi e i genitori che sostengono don Ruggero sono un dato di fatto. Sono centinaia. Si chiamano Andrea, Lorenzo, Francesco, Karl Heinz, Micol, Jessica. Gli scrivono una media di cento lettere alla settimana, e alla prima udienza alcuni di loro si sono accalcati in aula per fargli coraggio. Ma allora, chi è veramente questo parroco di borgata? I coetanei delle presunte vittime lo descrivono a Tempi sulla scia dei loro ricordi. Tra loro c’è anche chi sarà chiamato dalla difesa a testimoniare in aula. «A ragazzi che non hanno un padre, lui ha fatto da padre. Ha dato loro da mangiare e tutto quello di cui avevano bisogno». Qualcuno racconta delle tante serate in cui don Ruggero li lasciava giocare alla Playstation che aveva in casa: «La sera, quando stava sul divano, noi giocavamo e lui dopo due secondi s’addormentava subito. Ve lo ricordate? Magari uno segnava un gol, e lui allora russava più forte». Ancora: «Eravamo tutti i giorni a casa di Ruggero. Mangiavamo lì, poi lui si addormentava. Ma si chiudeva in camera. Comunque non c’invitava mai in meno di quattro o cinque persone».
Una mamma: «Io faccio l’infermiera, e siccome Ruggero aveva avuto problemi di salute, mi capitava spesso di piombare a casa sua per portargli le medicine finito il mio lavoro. Era un porto di mare: se ci fosse stato qualcosa di anomalo, lo avremmo visto. I miei figli li ho sempre mandati da lui, tranquilla. Li lasciava giocare fino a tardi, d’estate, e qualche volta dava il permesso di fermarsi a dormire lì. Ma guai se non avevano il pigiama». Dunque: da queste parole don Ruggero appare una persona affettuosa, generosa ma attenta. Si sa anche che per la parrocchia ha fatto costruire un centro con campi da calcetto, basket, pallavolo: l’unico così attrezzato, in un quartiere di periferia. È anche noto che aveva trovato lavoro alla madre di una delle presunte vittime, che viveva in una situazione economica molto grave. Sicuramente don Conti è una persona anche molto espansiva, e certi suoi atteggiamenti possono risultare equivoci. Don Ruggero, per esempio, aveva l’abitudine di chiedere un bacio della buona notte sulla guancia a tutti, quando portava i ragazzi in campeggio. Chi lo conosce assicura: «Una cosa innocente». Il sacerdote era anche solito lasciare le chiavi del suo appartamento a chiunque gliele chiedesse: «Amava le tecnologie avanzate, era l’unico a possedere certe cose nel quartiere. Maxischermi, Playstation e Wii (due console per giochi, ndr): tutto quello che aveva lo spendeva così, per dare modo ai suoi ragazzi di divertirsi. Perciò capitava spesso che gli chiedessero le chiavi di casa, e lui lasciava fare» dice un amico. Anche quest’aspetto, però, è sembrato anomalo, perlomeno a chi ha mosso le prime accuse, il viceparroco don Claudio, che quelle chiavi non le ha mai avute.
Terzo punto. Don Claudio Peno Brichetto, appunto. È stato il viceparroco di don Ruggero, con cui ha avuto alcuni screzi, nel 2006. Don Claudio è anche la prima persona che si è rivolta alla diocesi di Porto-Santa Rufina, a Roma, denunciando i presunti casi di pedofilia. La curia ha avviato verifiche, poi ha archiviato. Perché? Forse perché il vescovo conosceva i trascorsi di don Peno Brichetto? Ad esempio gli era noto che la diocesi di Lugano, la prima dove don Claudio aveva fatto richiesta di ricevere i voti, lo aveva rifiutato. E questa è un’altra storia da raccontare.
 
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Il link alla discussione su don Ruggero Conti: https://laici.forumcommunity.net/?t=17112464

http://www.tempi.it/interni/007031-indagin...pra-un-indagine

29 Giugno 2009

Indagine sopra un’indagine

Le zone d’ombra e le domande che mancano nell’inchiesta su don Conti, accusato di abusi su minori. Parla Fortunato Di Noto, il prete più odiato dai pedofili
di Chiara Rizzo
«C’è un inghippo iniziale, qualcosa che non quadra». Don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’associazione per la lotta alla pedofilia Meter, promotore della Carta di Noto e del Protocollo di Venezia (due documenti che indicano le linee guida alle quali gli esperti dovrebbero attenersi nell’affrontare casi di abuso sessuale su minori), non ama troppo l’esposizione mediatica. Però sulla vicenda di don Ruggero Conti, il parrocco della Natività di Maria Santissima a Roma accusato di avere abusato di sette minori, fa un’eccezione: «Questa volta voglio sbilanciarmi», confida a Tempi prima di elencare tutti i particolari che non gli tornano in questa storia. Di Noto comincia proprio da una dichiarazione rilasciata da uno degli avvocati delle vittime a questo settimanale: si vedrà nel corso del dibattimento se le accuse prenderanno corpo. «È vero, sarà il dibattimento a mettere un paletto sulla verità», osserva il sacerdote antipedofili. «Ma è anche vero che gli elementi che arrivano al processo nascono dagli atti acquisiti prima». Don Di Noto è entrato in contatto con questa storia «perché sono stato inondato da richieste di ragazzi e genitori che credevano nell’innocenza di don Ruggero. Conti è un sacerdote molto conosciuto a Roma. Allora mi sono informato. Ho letto i capi d’accusa del pubblico ministero nella richiesta di rinvio a giudizio e stralci delle dichiarazioni delle vittime. Ho sentito molte persone che testimoniavano l’innocenza di don Ruggero. E ho chiesto informazioni anche all’associazione “La caramella buona” (la onlus per la lotta alla pedofilia che si è costituita parte civile al processo contro il prete, ndr)».
Precisa don Di Noto: «Non intendo fare un processo a mezzo stampa, né difendere a spada tratta don Ruggero: di questa vicenda non conosco che pochi elementi. Ma vorrei intervenire su modalità d’indagine che s’innestano in questi casi e che andrebbero meglio valutate». La prima obiezione di don Di Noto riguarda le procedure che si sarebbero dovute mettere in atto da subito, di fronte alle accuse dei ragazzi: «Grande importanza ricopre il ruolo di chi le raccoglie, di solito la stazione dei carabinieri. Ma un abuso su un minore non è uguale a un furto. Chi raccoglie le denunce dovrebbe affidarsi all’analisi attenta e puntigliosa delle indicazioni (che non sono vincolanti) della Carta di Noto e del Protocollo di Venezia». Quest’ultimo documento, in particolare, tratta principalmente degli abusi collettivi, «e quello di don Ruggero è un caso di presunti abusi su sette minori: potrebbe rientrarvi». E cosa prevede questo documento redatto con esperti delle università di Padova e di Torino, che nel caso di don Ruggero sembrerebbe non essere stato applicato? «Prevede che siano adottati criteri affinché, scientificamente e non solo emotivamente, si possano convalidare le dichiarazioni delle vittime. Ad esempio, è fondamentale l’intervento degli esperti. Per carità, bravissimi tutti i carabinieri e i pm. Ma servono anche persone che conoscono questo campo delicato di indagine. Per evitare, soprattutto, di porre domande suggestive ai ragazzi. Ancora: secondo il Protocollo di Venezia, l’esperto è chiamato a valutare eventuali segni di di-
sagio, o sintomi di disturbi comportamentali ed emotivi. Bisogna tenere conto del contesto in cui i ragazzi vivono. Chiedo: è stata fatta un’indagine in tal senso? E poi: tutti i colloqui andrebbero videoregistrati, e l’esperto deve intervenire per convalidare quello che si dice. Nel caso di don Ruggero mi sembra ci siano solo i verbali delle accuse, perizie informatiche e intercettazioni. Quando si ascoltano dichiarazioni di minori, come in questo caso ha fatto il pm, andrebbe ricordato che esistono precise metodologie che specificano come chiedere, per quanto tempo, chi dev’essere presente e persino cosa far trapelare ai genitori. Non si può improvvisare. Proprio perché sono coinvolti più minori, andrebbe ricostruita la genesi del primo sospetto: da cosa è cominciato tutto. È stato fatto? E sono state verificate eventuali influenze tra le dichiarazioni dei ragazzi? E le modalità e le entità di diffusione della notizia dei presunti abusi, sono state controllate? Per quel che so, la risposta è no. Specifico: quelle descritte nella Carta di Noto e nel Protocollo di Venezia non sono modalità di indagine vincolanti, però andrebbero seguite. Un processo che parte male prosegue peggio. Il caso di Rignano Flaminio è un esempio di indagine partita male. Le testimonianze raccolte da una psicologa sono state prese senza criteri scientifici».

La replica della parte civile
Tempi ha cercato di verificare se durante le testimonianze rese dalle presunte vittime al pm Francesco Scavo Lombardo fosse presente anche uno psicologo o un esperto. Nino Marazzita, avvocato di parte civile di due presunte vittime e dell’associazione La caramella buona, risponde: «Quello di Noto è il protocollo più all’avanguardia rispetto a tutti i protocolli del mondo, don Di Noto è uno dei 50-60 estensori. Don Di Noto non ha nessuna autorità a intervenire su un processo di cui non conosce niente, in un momento in cui il processo deve cominciare: aspetto il contradditorio. I ragazzi sono maggiorenni, non è possibile fosse presente uno psicologo, è vietato dalla legge». Invece alla domanda se risultino accertamenti da parte degli inquirenti su possibili influenze reciproche tra i ragazzi nelle loro dichiarazioni, Marazzita replica che «è parte del nostro segreto professionale». Per quanto riguarda, invece, l’unico ragazzo a tutt’oggi ancora minorenne che si è costituito parte civile al processo (sedicenne quando fu sentito dal pm), l’avvocato Guido Lombardi fa sapere che «la persona offesa ha deciso di non rilasciare interviste». Di Noto ribatte a Marazzita: «Non ho nessuna autorità per parlare? È vero, infatti le mie sono solo domande su alcune procedure usate in quest’inchiesta. Tutti hanno l’autorità per dichiarare qualunque cosa, mentre il sottoscritto non ha neppure libertà di porre delle domande?».
Il sacerdote siciliano torna a precisare: «Non dico che Conti è innocente e i ragazzi pazzi, né il contrario. Però ci sono zone d’ombra». Uno degli episodi che lo lascia perplesso, ad esempio, riguarda proprio le modalità con cui sono stati chiesti chiarimenti a un ragazzo che denunciava gli abusi subìti. «Il ragazzo dice di non ricordare esattamente, allora il pm gli chiede di essere preciso, se si trattasse di venti o trenta episodi, per esempio. Ma questa è una domanda suggestiva: chi interroga non dovrebbe mai quantificare, ma essere asettico. Il Protocollo di Venezia chiede proprio di non “utilizzare modalità di induzione della narrazione che possano alterare la capacità di ricordare e di valutare i fatti da parte del minore”». Conclude l’esempio don Di Noto: «Lo stesso ragazzo, in seguito, ha parlato di quattromila episodi di abusi in sei anni. Ma se così fosse, don Ruggero quando avrebbe potuto farlo il parroco? Andiamo: se consideriamo anche le altre accuse che riguardano lo stesso periodo, don Ruggero avrebbe dovuto commettere abusi anche mentre celebrava Messa!».

Approssimazioni agli atti
Un’altra zona d’ombra secondo don Di Noto è l’episodio del campeggio. Una presunta vittima afferma di essere stata costretta da don Ruggero a subire atti di sesso orale mentre dormiva su un letto a castello, in camera con altri tre coetanei che non si sarebbero accorti di nulla. Ragiona Di Noto: «Da una parte c’è don Ruggero, un armadio d’uomo, dall’altra tre adolescenti, all’epoca, di circa 14 anni. Gli adolescenti oggi sono molto più smaliziati di un tempo. Possibile che nessuno si sia accorto di nulla? Ma che erano, sotto sonniferi? Sarebbe plausibile se si trattasse di bambini piccoli, che non comprendono il significato di certi atti, ma non in questo caso, e non in una camerata, dove si avverte il minimo rumore. E poi per svincolarsi da un atto orale basterebbe un morso… Insomma ho seri dubbi su questa versione. Come su un’altra affermazione della stessa vittima: dice di essere passata, la settimana successiva, in camera di don Ruggero. Ma come, ha subìto abusi da un uomo che fa schifo, che fa cose schifose, perché poi si apparta con lui? Perché non scappa? Perché non lo prende a calci? Insomma. Oggi possiamo interrogare con un metodo scientifico, studiato per non condannare la gente ingiustamente. Rispetto il lavoro del magistrato, ma credo che non si possa andare avanti a emozioni: non si rende giustizia nessuno».
Anche sui capi d’accusa scritti dal pm Scavo Lombardo nella richiesta di rinvio a giudizio per don Conti Di Noto solleva una perplessità: «È stato valutato il livello di suggestionabilità del minore? I ricordi labili vanno approfonditi. Sul capo d’accusa, che per giunta presuppone le indagini, si legge invece: “Approssimativamente nel mese…”, “in luogo imprecisato, in data imprecisata”».
Il fondatore di Meter, che è anche vicepresidente dell’associazione internazionale Innocence en danger, solleva altri interrogativi. «Premetto. Sono l’unico sacerdote che ha scritto una lettera aperta ad altri preti, proprio sugli abusi: chi compie quegli atti non deve né può fare il prete. C’è un però. Conosco l’associazione La caramella buona, che si è costituita parte civile in questo processo. E conosco personalmente il presidente della onlus, Roberto Mirabile, da molti anni: a lui mi sono rivolto per chiedere lumi sul caso. E mi sembra strano l’avanzamento eccessivo di anticattolicesimo che riscontro in questa vicenda. Meter è una realtà pioniera nella lotta alla pedofilia, c’eravamo anche prima de La caramella buona. Ed è proprio la serietà della nostra esperienza che mi spinge a dire: stare dalla parte delle vittime non è un partito preso. Stiamo senza dubbio dalla parte delle vittime, ma non va dimenticato che fino a prova contraria l’accusato è innocente. Altrimenti si rischia di creare un far west».
 
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Busta e proiettile: nuove minacce di morte all'associazione anti-pedofilia
La Onlus reggiana "La Caramella buona" nuovamente nel mirino

REGGIO EMILIA (13 ottobre 2009) - Nuove minacce di morte ai danni dell'associazione anti-pedofilia "La Caramella Buona". La onlus ha ricevuto, a distanza di pochi mesi dall'ultimo caso, una nuova missiva, che invoca "amore libero con i bambini" e "condanna a morte" Roberto Mirabile, il presidente dell'associazione reggiana che da oltre 12 anni è impegnata nella lotta alla pedofilia. Altre minacce e insulti sono rivolti a coloro che stanno lavorando sul caso di Ruggero Conti, ex parroco di Selva Candida. La lettera è stata recapitata alla sede del "La Caramella Buona", ed è datata 9 ottobre.

In tono delirante e sconnesso, la lettera definisce "ignobili vermi schifosi incompetenti" gli accusatori di don Ruggero. Inoltre, nella missiva si legge: "Non possiamo accettare ancora molto questa situazione che costringe noi tutti a nasconderci al buio e soffocare il nostro sentimento. Ricordiamo a voi i tanti casi di ingiustizia di persone pure innocenti condannate alla gogna per cosa? Volete la pena di morte per una persona malata! Allora noi dichiariamo la pena di morti per voi carnefici veri". Nella lettera si fanno quindi i nomi del pm Marisa Scavo e di Mario Staderini. Ma le parole più pesanti sono proprio per Mirabile, definito "quel solito bastardo protetto da Fini" e destinatario di un'inquietante minaccia: "Attento decretiamo la condanna a morte per te. Più volte ti siamo arrivati vicini, faccia da culo".

"La costanza e il contenuto di certe missive preoccupa – fanno sapere gli stretti collaboratori della Onlus – ma non possiamo e non vogliamo bbandonare le persone che ci chiedono aiuto. Ci stringiamo intorno al nostro Presidente ed esprimiamo la nostra solidarietà alle altre persone citate, rei di svolgere solo il proprio lavoro volto alla tutela dei bambini. Siamo sicuri che le istituzioni e chi di dovere non sottovaluteranno queste continue attenzioni negative verso l’Associazione".
 
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http://lnx.mariostaderini.it/staderini/?q=node/421

MINACCE DI MORTE

ROMA, MARIO STADERINI MINACCIATO DI MORTE.
La lettera contenente una pallottola relativa al processo contro Don Ruggero Conti

Roma, 15 ottobre 2009

Il 13 ottobre una lettera contenente una pallottola è stata recepitata all’associazione “La Caramella buona”.
La missiva fa riferimento al processo nei confronti di Don Ruggero Conti, sacerdote della parrocchia di Selva Candida a Roma rinviato a giudizio per violenza sessuale contro minori e prostituzione minorile.
All’interno della lettera minacce di morte nei confronti di Mario Staderini, membro della Direzione di Radicali Italiani, costituitosi parte civile nel processo a nome ed in sostituzione del Comune di Roma.
Minacce di morte anche per Roberto Mirabile, presidente dell’associazione che lotta contro la pedofilia costituitasi anch’essa parte civile, nonché verso gli “accusatori” di don Ruggero: le persone offese ed il pubblico ministero Scavo.
La lettera con minacce ricalca le convinzioni alla base dell’articolo di Renato Farina pubblicato su Il Giornale del 6 ottobre scorso.
Il 27 ottobre si terrà presso il Tribunale di Roma una nuova udienza del processo, dove sono previste le testimonianze delle persone offese.
 
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http://www.dalpaesedeibalocchi.com/?p=3825

ottobre 27th, 2009 at 20:18
Don Ruggero Conti, questa mattina ascoltati i ragazzi presunte vittime del prete
» by Lucignolo in: Alemanno, La Caramella Buona, don ruggero conti
don-ruggero-conti
Riprende oggi a Piazzale Clodio nel Tribunale di Roma il processo che vede come imputato Don Ruggero Conti, parroco da 12 anni della chiesa natività di Maria Santissima in Via di Selva candida, nella diocesi di Porto Santa Rufina. Saranno ascoltati oggi nell’aula del Tribunale Romano i ragazzi presunte vittime del prete. Dopo le minacce di morte che sono giunte al PM Francesco Scavo, al consigliere comunale Mario Staderini e al presidente dell’associazione ONLUS La Caramella Buona, Roberto Mirabile questa di oggi sarà un udienza blindata.
La Caramella Buona che si è schierata accanto alle presunte vittime nei giorni scorsi ha raccolto nuove accuse. Un uomo si è rivolto all’associazione anti-pedofilia denunciando gli abusi sessuali di cui sarebbe stato vittima da parte di Don Ruggero Conti ben 30 anni fa nel milanese. Gli abusi sessuali che vengono imputati al prete risalirebbero a partire dal 1998. A rafforzare queste accuse sono delle denunce analoghe relative ad episodi di venticinque anni fa, quando Don Ruggero era animatore parrocchiale a Legnano e non era ancora sacerdote. Il prete era riuscito a fare partecipe moltissimi ragazzi nei progetti parrocchiali, come anche il campeggio o le grandi feste che organizzava in cui teneva dei dibattiti in cui riusciva a coinvolgere persone del calibro di Walter Veltroni, Giuliano Ferrara, Gianni Alemanno, il quale da candidato sindaco lo aveva voluto anche come garante del programma per la periferia e la famiglia. Proprio con il sindaco Alemanno nacque un diverbio, con l’arrivo di una lettera in Tribunale, dove si diceva che il Comune di Roma non si sarebbe costituito parte civile nel processo contro il sacerdote. Scoppiò la bufera, Alemanno si scusò parlando di malinteso. Mario Straderini, il consigliere comunale che è stato minacciato di morte è colui che in quei giorni di bufera, alla notizia che il comune non aveva intenzione di costituirsi parte civile al processo per pedofilia non ci sta: decide di esercitare “l’azione popolare” che è una norma contenuta nel testo unico degli enti locali, l’articolo 9 che consente a qualsiasi cittadino elettore di sostituirsi al Comune nelle azioni legali che il Comune non esercita. (allego link esplicativo audio).
Articoli correlati
La conclusione è stata che il Comune di Roma con questo atto, costituendosi parte civile in un processo per pedofilia crea un precedente anche per i casi futuri.
 
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Pedofilia, processo a don Ruggero:
malore in aula dopo le testimonianze

L'ex parroco ha avuto una crisi ipertensiva dopo le dichiarazioni di un giovane all'epoca tredicenne
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ROMA (27 ottobre) - Non ha retto alla tensione e si è sentito male in aula dopo le accuse di una sua presunta vittima chiamata a testimoniare. Per don Ruggero Conti, l'ex parroco romano della parrocchia di Maria Santissima a Selva Candida, imputato di atti sessuali con minorenni è stato chiamato il medico mentre era comparso in udienza davanti alla sesta sezione del Tribunale penale di Roma.

Il dibattimento, che da oggi si svolge a porte chiuse (erano numerosi anche stavolta i «fan» di don Ruggero, una cinquantina tra giovani e genitori che rivendicano l'innocenza del loro ex parroco), prevedeva la testimonianza delle prime quattro delle otto presunte vittime di abusi sessuali: sono sette i giovani, all'epoca dei fatti tra i 13 e 14 anni, oggetto delle attenzioni e delle violenze che don Ruggero avrebbe commesso.

L'ex parroco ha accusato una crisi ipertensiva al termine della lunga testimonianza (oltre quattro ore) di un giovane di 21 anni, all'epoca dei fatti tredicenne, che ha raccontato di aver dovuto subire rapporti orali dall'ex parroco sia nella sua abitazione, sia durante un campo estivo a Trentino. Il giovane, che ha preteso di essere coperto da un paravento durante la testimonianza per non incrociare lo sguardo del prete, ha anche ribadito che una segnalazione dei presunti abusi commessi da don Ruggero sarebbe stata fatta alla segreteria dell'allora vescovo della diocesi, Monsignor Gino Reali, citato come testimone dal pm Francesco Scavo. Il parroco, tornato in carcere nei mesi scorsi dopo il cosiddetto decreto «antistupri», non ha retto alla tensione e l'udienza è stata aggiornata al 26 novembre.
 
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view post Posted on 28/10/2009, 18:15
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Al processo la prima testimonianza di un giovane. E il parroco ha un malore
"Ecco come don Ruggero abusava di me"
Rory Cappelli

I corridoi del Tribunale penale di fronte alla 6° sezione ieri mattina erano "occupati" dai "suoi" parrocchiani: signore, coppie, famiglie con tanto di carrozzine, qualche giovane. Tutti lì per stringersi intorno al loro don Ruggero, il parroco della chiesa della Natività di Maria Santissima, a Selva Candida, accusato di pedofilia da diversi ragazzi. Dovevano esserne sentiti quattro, ma dopo la prima testimonianza - durata oltre quattro ore - don Ruggero (che tra l´altro è stato il garante per la famiglia durante la campagna elettorale di Alemanno) si è sentito male: è intervenuto il medico del presidio di piazzale Clodio che ha diagnosticato uno stato ipertensivo stante il quale il processo è stato rinviato al 26 novembre. I parrocchiani intanto, fuori dall´aula (data la delicatezza dell´audizione l´udienza si è svolta a porte chiuse con la polizia che presidiava l´ingresso), recitavano il rosario e dicevano a chi voleva ascoltarli: «Don Ruggero è vittima di un complotto».
Chiamato dal pm Francesco Scavo a deporre, il testimone, oggi 21enne, ha raccontato nascosto da un paravento di essere stato vittima del prete, che si trova ancora in carcere, per ben due anni. Gli abusi sarebbero iniziati quando il giovane aveva 12 anni: «Mia mamma mi aveva affidato a don Ruggero», ha raccontato il ragazzo, «sperando che potesse seguirmi come un secondo padre. Un pomeriggio mi trovavo nella canonica, il suo appartamento, per delle lezioni che non ci sono mai state: lui mi appoggiò la testa sulle parti intime. Il giorno dopo abusò di me». Così ebbe inizio l´incubo. Gli abusi, ha poi continuato, «avvenivano più o meno una volta a settimana», senza interrompersi neanche durante il campo estivo in Trentino, nell´estate del 2001. «Trovai il coraggio di parlarne con mia zia» che andò a riferire delle violenze alla curia: non fu però preso alcun provvedimento nei confronti di don Ruggero. Tanto che l´avvocato Mario Staderini, che si è costituito parte civile nel processo, sul punto ha chiesto «chiarezza» alle gerarchie vaticane.
(28 ottobre 2009)
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