Laici Libertari Anticlericali Forum

Scandali a ripetizione alla Curia di Salerno., Processi e indagini sui maneggi dei preti

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view post Posted on 17/7/2008, 09:25
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Citta' di Salerno, La
"L'ombra della massoneria nel dossier al Vaticano"
Data: 17/07/2008
IL GIORNALE DI OGGI, GIOVEDÌ 17 LUGLIO 2008 › ATTUALITA

Pagina 2

Sospetti e veleni sull’affidamento degli incarichi
L’ombra della massoneria nel dossier al Vaticano

• salerno.Si allunga l’ombra della massoneria nel dossier di accuse arrivato prima sulle scrivanie del Vaticano e subito dopo negli uffici della Procura.Un fascicolo in cui si parla di «poteri forti, finanche massonici» che farebbero sentire il loro peso sulla Diocesi. «Grazie a don Comincio - si legge nella denuncia firmata dai vecchi vertici dell’istituto per il sostentamento del clero - la massoneria è entrata nella Curia salernitana».

• Sotto accusa finiva proprio il villaggio San Giuseppe, che secondo gli estensori del documento (capeggiati da don Matteo Notari), "don Comincio Lanzara ha affittato gratis a se stesso e ai suoi amici massoni". Il riferimento è a Giovanni Sullutrone, presidente dell’associazione che gestisce l’ex colonia e fratello dell’ingegnere Nicola, uno dei "fratelli"storici della loggia salernitana Mentana, giá in passato "maestro venerabile" e "gran rappresentante" internazionale del Grande Oriente d’Italia. Tre anni fa, da giudice della corte centrale del Goi, si espresse a favore della svolta di trasparenza in cui erano impegnati i vertici della massoneria. Adesso è nel registro degli indagati per aver progettato i lavori di ristrutturazione della vecchia colonia, finanziati nel 2002 per due milioni e mezzo di euro.

• Sulla gestione della struttura il dossier andava giù durissimo: "E’ una vergogna che un bene della nostra Diocesi è amministrato da privati". E ancora: "I guai per don Matteo (Notari n.d.r.) e i suoi amici sono iniziati quando non ha voluto dare 1 miliardo di lire a don Comincio", soldi che sarebbero serviti per realizzare la spiaggia privata del villaggio San Giuseppe. La vicenda viene citata anche dall’arcivescovo nella lettera aperta ai fedeli.Secondo monsignor Pierro, l’istituto per il sostentamento del clero aveva inizialmente offerto quei soldi, poi la cosa non andò in porto ma - afferma il prelato - «se l’arcivescovo avesse riconfermato il presidente dell’Istituto nell’incarico, i 500mila euro sarebbero stati disponibili». Del dossier, in Vaticano, si stanno occupando la Nunziatura apostolica, il prefetto della sacra congregazione dei vescovi, cardinale Giovan Battista Re, il segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone e il cardinale Claudio Hummes, prefetto della congregazione del clero. (c.d.m.)





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Citta' di Salerno, La
"E il Vaticano aspetterá fino al 2010"
Data: 17/07/2008


IL GIORNALE DI OGGI, GIOVEDÌ 17 LUGLIO 2008 › ATTUALITA

Pagina 3 - Attualita Stampa questo articolo

RETROSCENA
E il Vaticano aspetterá fino al 2010

• salerno. L’inchiesta che sta travolgendo la Curia di Salerno è giá all’attenzione dei più stretti collaboratori del papa, Benedetto XVI. Attualmente il pontefice è in Australia, in occasione della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù. Rientrerá in Vaticano il 21 luglio prossimo, lunedì. E c’è da giurarci che uno dei primi argomenti che si ritroverá sul tavolo sará proprio quello riguardante l’inchiesta che vede indagato l’arcivescovo Pierro.In questi giorni, i funzionari del Vaticano stanno nel frattempo acquisendo tutte le informazioni utili per ricostruire quanto sta accadendo al vertice della Curia di Salerno.

• Chi, però, si aspetta provvedimenti drastici o avvicendamenti rimarrá deluso. L’arcivescovo Pierro resterá al suo posto, così come accaduto al cardinale Michele Giordano in passato. L’arcivescovo di Napoli, ora in pensione, fu raggiunto da due avvisi di garanzia. Uno riguardava dei presunti abusi edilizi a Napoli, il secondo un’inchiesta della procura di Lagonegro, guidata all’epoca dal magistrato salernitano Michelangelo Russo, su un giro di usura. In entrambi i casi, Giordano venne prosciolto. Solo nel 2006, il cardinale Crescenzio Sepe ha poi preso il posto di Giordano. Del resto, Pierro ha ora 73 anni e, tra due, dovrá presentare formale rinuncia al governo della diocesi per raggiunti limiti d’etá. Una procedura che prevede l’accettazione o il rifiuto da parte del Papa che, di solito, prima respinge l’istanza, nominando nel frattempo un successore per l’incarico vacante. (a. d. m.)


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Citta' di Salerno, La
"Dal 1992 quanti conflitti"
Data: 17/07/2008

IL GIORNALE DI OGGI, GIOVEDÌ 17 LUGLIO 2008 › ATTUALITA

Pagina 3

Il vescovo spesso è stato accusato di autoritarismo. Il caso del "Gregge"
Dal 1992 quanti conflitti
Dallo scorso gennaio lo scontro più duro

veleni in diocesi Dissidi ben noti anche in Vaticano

• salerno. Dal 1992, quando da lasciò Avellino per guidare la diocesi salernitana, monsignor Pierro di "nemici" se n’è conquistato parecchi. E’ nello scorso gennaio, però che lo scontro diventa più duro e prende le forme di una denuncia formale arrivata sulle scrivanie del Vaticano.La firmano in sei, quattro prelati e due laici.In calce al documento c’è per primo il nome di don Matteo Notari, l’ex presidente dell’Istituto interdiocesano per il sostentamento del clero, che l’arcivescovo ha sostituito respingendo le istanze di rinnovo del mandato. Poi altri componenti di quel vecchio consiglio d’amministrazione: il padre domenicano Gennaro Lo Schiavo (vice presidente dell’istituto e unico confermato nell’incarico), don Giuseppe Greco (cappellano provinciale della Questura), monsignor Donato De Mattia (parroco a Montoro Inferiore), e i professionisti laici Luca De Franciscis e Giuseppe Vicidomini, giá revisori dei conti nell’istituto interdiocesano. Nel testo inviato a Roma si lanciano accuse che vanno dalla gestione del villaggio San Giuseppe a una lottizzazione edilizia a Baronissi, adombrando che il rinnovo del cda servisse a togliere di mezzo chi ostacolava la conclusione degli affari.La Curia da principio non rispose, limitandosi a osservare che nessun consiglio d’amministrazione precedente aveva ottenuto la riconferma dopo il primo mandato. E’ stato due settimane fa che, nella lettera aperta ai fedeli, Pierro è passato al contrattacco, parlando di un "palese intento di colpire il vescovo".

• Non è la prima volta che il Vaticano è costretto a occuparsi dei guai della Chiesa salernitana.Nel 2005 i parroci del "Gregge", il gruppo di preghiera che si riuniva a Pagliarone attorno alla carismatica "zia Rina". Furono tutti richiamati all’ordine, con l’invito perentorio a tornare nei binari della Chiesa ufficiale, ma in tredici non vollero firmare il documento di obbedienza al vescovo. Una scelta che a don Franco Fedullo, parroco di San Domenico, costò la rimozione dalla direzione della Caritas diocesana. Con lui, nel fronte dei dissidenti, c’erano don Paolo Castaldi, don Carlo De Filippis, don Massimo Della Rocca, don Ugo De Rosa, don Michele Di Martino, don Aldo Fulgione, don Carlo Magna, don Francesco Massa, don Salvatore Nobile, don Pietro Rescigno, don Julian Rumbold e don Emmanuel Vivo. Alla fine il Vaticano riabilitò l’esperienza del Gregge, ma monsignor Pierro non ha dimenticato: «Si può anche avere ragione a Roma - ha scritto due settimane fa nella lettera aperta - ma chi si sottrae all’obbedienza, disattende quanto ci è stato insegnato».

• Uno degli ultimi attriti lo ha vissutoin autunno con la comunitá di Casa Betania, dopo l’intimazione di sfratto dalla sede di Montevergine e l’avvio della procedura di rimozione del responsabile, padre Antonio Tomay. I volontari tuonarono contro i «modi autoritari» del vescovo, contrari alla «chiesa della comunione». (c.d.m.)


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Citta' di Salerno, La
"Il caso "corre" sul web"
Data: 17/07/2008


IL GIORNALE DI OGGI, GIOVEDÌ 17 LUGLIO 2008 › ATTUALITA

Pagina 3 -

Il caso "corre" sul web
Preti e fedeli si affidano alla preghiera

E don Biagio auspica vocazioni sincere seguendo San Gregorio

• Salerno. Il caso Pierro corre anche sul web. Lo testimoniano i numerosi commenti lasciati dagli utenti del sito www.salernonotizie.it e l’attenzione dedicata dal portale della parrocchia San Pietro Apostolo di Acquamela di Baronissi, guidata da don Nello Senatore, responsabile dell’area comunicazione della Curia.

• «In questi giorni la Chiesa di Salerno ed il suo vescovo sono continuamente al centro delle attenzioni, noi, vivendo l’amaro dispiacere e l’acuta tristezza, sentiamo di ribadire la nostra piena adesione alla comunitá diocesana, rispettosi del lavoro degli organi istituzionali -si legge sulla home page - Ricordiamo a noi stessi che la Chiesa è il prolungamento di Cristo nella storia, in Essa aleggia lo Spirito Santo e i suoi Pastori rappresentano questo anello di congiunzione che ci permette di essere Chiesa apostolica e cattolica. Intanto preghiamo con assiduitá per la nostra diocesi, affidando tutte le nostre preoccupazioni alla Beata Vergine Maria del Carmelo».

• Segue poi la preghiera, nel giorno della celebrazione della Madonna del Carmine e la nota attraverso la quale lo stesso arcivescovo, ribadendo piena fiducia nell’operato della magistratura, chiarisce la sua posizione. Tanti i commenti. Scorrendo il sito si legge: «Per la Chiesa che è in Salerno-Campagna-Acerno ... per tutte le famiglie della nostra diocesi, considerato il continuo stato di disagio, continuiamo a pregare». La preghiera a cui si affidano i fedeli è quella per la famiglia di Giovanni Paolo II («Fa’ infine , te lo chiediamo per intercessione della Sacra Famiglia di Nazareth, che la Chiesa in mezzo a tutte le nazioni della terra possa compiere fruttuosamente la sua missione nella famiglia e mediante la famiglia. Tu che sei la Vita, la Veritá e l’Amore, nell’unitá del Figlio e dello Spirito Santo»).

• C’è anche un commento di don Biagio: «Affidiamo alla Vergine le sorti della nostra diocesi e preghiamo perchè nelle nostre famiglie nascano vocazioni sacerdotali e religiose, per una chiesa sempre più pura, casta e cattolica, come si augurava San Gregorio VII». E come auspicano tanti fedeli.

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Citta' di Salerno, La
"Milioni di euro per l'Angellara Home"
Data: 17/07/2008

IL GIORNALE DI OGGI, GIOVEDÌ 17 LUGLIO 2008 › ATTUALITA

Pagina 2 - Attualita Stampa questo articolo


«Milioni di euro per l’Angellara Home»
La Guardia di Finanza ricostruisce l’ingente flusso di denaro pubblico
terremoto in curia

In due casi la proposta di inserire i progetti arrivò dalla Provincia
DI TOMMASO SIANI

• salerno. Due milioni e 75mila euro (con una integrazione di 500mila euro); 1 milione di euro ed altri 700mila euro. E’ intorno a questi finanziamenti regionali - di cui soltanto il primo materialmente erogato - che ruota l’inchiesta che, l’altro ieri, ha portato al sequestro dell’Angellara Home - Villaggio San Giuseppe; la ex colonia estiva della curia salernitana che, secondo il pm Roberto Penna, sarebbe stata trasformata con soldi pubblici in un albergo di lusso e, per lo più, in un’area che, secondo il Puc, era destinata ad altro.

• Ieri il magistrato ha a lungo esaminato la documentazione ed il rapporto fornito dai finanzieri della Tributaria - guidati dal maggiore Francesco Mazzotta - che hanno materialmente eseguito il sequestro preventivo d’urgenza. Nelle prossime ore (e comunque entro stamattina) l’intero fascicolo sará trasferito al gip chiamato a convalidare il provvedimento.

• Tre, dunque, i finanziamenti pubblici finiti nel mirino della Procura, per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro. Il primo - per il quale è contestata la truffa aggravata a Pierro, Lanzara, Giuliana Rago, Giovanni e Nicola Sullutrone - risale ad una procedura attivata nel febbraio del 2001 quando alla Regione arrivò una scheda firmata dalla Rago, corredata da una descrizione tecnica di Giovanni Sullutrone (nominati dal vescovo Pierro responsabile unico del procedimento e progettista), nella quale si chiedeva un finanziamento di 4,4 miliardi di lire «per la realizzazione di un progetto di ristrutturazione di alcuni fabbricati (della Colonia San Giuseppe) da destinare a ricettivitá in favore dell’intera comunitá». Il progetto veniva inserito nell’Accordo di programma quadro "Infrastrutture per i Sistemi urbani" col via libera al finanziamento di poco più di 2 milioni di euro, avvenuto nel luglio del 2002 (l’erogazione avvenne in 5 rate, per una somma complessiva di 1,9 milioni di euro). Dopo aver incassato la prima rata (6 maggio del 2003) sul tavolo della Regione arriva un’altra richiesta di finanziamento - un milione di euro - finalizzato «al completamento del progetto di ristrutturazione di alcuni fabbricati (della Colonia San Giuseppe) da destinare a ricettivitá in favore dell’intera collettivitá». L’integrazione di un milione di euro di finanziamento fu avanzata perché si ritenne insufficiente la somma giá concessa per ultimare gli impianti tecnologici e meccanici, la sistemazione dell’area esterna. La Regione acconsentì alla richiesta e deliberò, nel maggio del 2005, l’assegnazione di altri 500mila euro.
• Nel dicembre del 2004, intanto, era sorta una nuova opportunitá: il presidente della Giunta regionale, Antonio Bassolino, infatti, aveva chiesto al presidente della Provincia di Salerno, Angelo Villani, «di individuare degli interventi nel settore delle infrastrutture per i sistemi urbani». Nel febbraio del 2005 Villani - «su verosimile istanza di Pierro», chiosa il pm - redigeva un elenco di 20 interventi: 19 pubblici che dovevano essere realizzati dai Comuni; l’ultimo, invece, riguardava «il progetto di completamento del secondo edificio e delle aree esterne della Colonia San Giuseppe di proprietá dell’Arcidiocesi». Il progetto veniva inserito nell’Accordo di programma Ministero delle Finanze-Regione Campania, con una ipotesi di finanziamento di 1 milione di euro. Nell’agosto del 2007 viene trasmesso anche il progetto esecutivo, redatto dall’architetto Pompeo Paolo Mazzucca e da Nicola Sullutrone, che riceveva l’ok del Comitato tecnico regionale. I soldi, però, non sono mai stati trasferiti. Analoga sorte ha subito anche l’ultima richiesta di finanziamento finita nel mirino della magistratura (anche questa passata attraverso la richiesta di Bassolino a Villani ad individuare altri «interventi nel settore delle infrastrutture per i sistemi urbani»: 26 quelli proposti da Palazzo Sant’Agostino, 25 dei Comuni l’ultimo sempre per la Colonia San Giuseppe) quella da 700mila euro, che riguardava sempre il completamento funzionale e di attrezzature delle aree esterne della Colonia San Giuseppe, con un riferimento specifico alla dependance che doveva essere destinata a casa per ferie per il turismo di tipo familiare, ecclesiale e sociale (il progetto era firmato da Mazzucca e Sullutrone). La dependance era ubicata «accanto al primo edificio, con funzione alberghiera, completato e funzionante dal 2007». Appunto.

 
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http://lacittadisalerno.repubblica.it/dett...insulti/1489939

L'ARCIVESCOVO INDAGATO
L'anatema di Pierro: "Fango e insulti"
Su Agire il fondo del prelato che risponde con vigore a chi lo accusa e se la prende con la stampa
«Insulti».L'anatema di monsignor Gerardo Pierro è affidato all'editoriale pubblicato ieri sul settimanale della Curia "Agire". «Insulti» è il titolo dell'articolo di fondo, accompagnato dal consueto asterisco che è la firma scelta dall'arcivescovo per contrassegnare i testi scritti di proprio pugno. Un editoriale pensato prima che la Procura emanasse i suoi avvisi di garanzia, ma che già risente del clima pesante delle indiscrezioni giudiziarie.
Pierro parte dal dibattito nazionale, ma nella veemenza dei toni utilizzati si coglie la partecipazione emotiva di un coinvolgimento personale. «Tra gli sport preferiti da certi personaggi di casa nostra - esordisce - si va affermando con lusinghieri successi la pratica dell'insulto, dello sberleffo, dell'allusione degli ammiccamenti. Non c'è più nessun freno, nessuna remora, dopo che sono stati rotti gli argini della decenza, del rispetto delle persone, della ricerca della verità».Cita la manifestazione di piazza Navona, gli attacchi al presidente Napolitano e a Papa Benedetto XVI, ma subito allarga il discorso al ruolo generale della magistratura e dei giornali.L'attacco ai media, che negli ultimi mesi hanno più volte raccontato di denunce e inchieste su cui vacilla la curia salernitana, è frontale.Una reazione amareggiata, quasi rabbiosa. «Purtroppo dobbiamo constatare che tanti operatori della carta stampata e dei mezzi della comunicazione sociale non esitano a coprire di fango persone che hanno l'unico torto di non reagire con le stesse armi». E ancora:«Prima della notizia c'è la persona con la sua dignità, che reclama sempre di essere rispettata. Dare in pasto alla pubblica opinione notizie false e tendenziose, con la scusa che è stato riferito (da chi?), senza controllare l'attendibilità della fonte, si finisce per trasformare il diritto di cronaca in delitto a danno degli innocenti».

Ce n'è abbastanza perché il prelato condivida il progetto di legge per limitare l'uso delle intercettazioni. E infatti scrive che «il varo di una legge che disciplini la materia dev'essere auspicato da tutti, senza caricarla di valenze politiche o di altro genere. Il diritto all'informazione - prosegue - non può costituire il totem a cui tutto va sacrificato».Parole severe che tuttavia non saranno le ultime. Negli ambienti della Curia si parla con insistenza di un'altra lettera ai fedeli che l'arcivescovo starebbe preparando e che la prossima settimana dovrebbe essere pubblicata su Agire.Una lettera in cui forse si tornerà a parlare anche del seminario metropolitano, su cui è archiviata l'inchiesta giudiziaria ma non quella del Vaticano. Nelle scorse settimane gli emissari pontifici hanno preso in esame la gestione della struttura e delle attività formative dei nuovi preti, poi la commissione ha esteso l'indagine alle nuove nomine ai vertici del seminario, formalizzate lo scorso 1 luglio. A coordinare l'inchiesta c'è il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Sacra congregazione dei vescovi, che insieme al nunzio apostolico Bertelli sta esaminando anche il caso del villaggio San Giuseppe. (c.d.m.)
(18 luglio 2008)
 
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Corriere del Mezzogiorno pag. 5
"Curia, blitz della Finanza nell'ufficio di don Lanzara"
Data: 22/07/08


Cronaca Locale


Corriere del Mezzogiorno - SALERNO -
sezione: SALERNO - data: 2008-07-22 num: - pag: 5
categoria: REDAZIONALE
Clero nella bufera La procura conferma il sequestro di conti bancari e hotel
Curia, blitz della Finanza nell'ufficio di don Lanzara
Salerno, acquisiti altri documenti sull'Angellara
Indiscrezioni da Roma rivelano che il Vaticano abbia predisposto una lettera di dimissioni da sottoporre al vescovo
SALERNO — La Guardia di Finanza torna in Curia e punta dritta all'ufficio di don Comincio Lanzara, amministratore unico dell'Angellara Home, la casa pellegrinaggi trasformata, secondo il pm Roberto Penna, in albergo con fondi pubblici. Lanzara, destinatario insieme all'arcivescovo Gerardo Pierro di un avviso di garanzia per truffa aggravata ai danni dello Stato, si è visto quindici gli uomini del nucleo di polizia tributaria guidato dal maggiore Francesco Mazzotta fare irruzione, venerdì scorso, nel palazzo arcivescovile alla ricerca di altri documenti, acquisiti e depositati nel fascicolo di inchiesta aperto presso la Procura di Salerno. Si scava tra gli ulteriori finanziamenti che l'associazione onlus Villaggio San Giuseppe, che gestisce la struttura su mandato del vescovo, potrebbe aver ricevuto da privati. Non solo i due milioni e mezzo di euro, dunque, erogati dalla Regione Campania, ma per completare l'albergo sarebbe stato impiegato altro danaro proveniente da società private. Gli ulteriori finanziamenti sarebbero serviti, secondo la procura, a realizzare lo stabilimento balneare che, secondo i programmi della onlus, sarebbe potuto essere operativo già ad agosto. Con gli stessi fondi, inoltre, si sarebbe dato seguito al secondo fabbricato del complesso. Attualmente sequestrato ed ancora allo stato grezzo. Si tratta, anche in questo caso, di una cifra molto esosa. La stessa, probabilmente (500mila euro), che la curia salernitana aveva chiesto all'istituto interdiocesano per il sostentamento del clero per la realizzazione del lido balneare. Denaro che l'ex presidente don Matteo Notari si era rifiutato di elargire. Intanto, sabato scorso il gip del Tribunale di Salerno, Vincenzo Di Florio, ha convalidato il sequestro della struttura di via Allende, accogliendo in pieno la tesi sostenuta dall'accusa.
Non si conoscono ancora le motivazioni del provvedimento di convalida, ma dallo studio legale dell'avvocato Paolo Carbone, che assiste sia Pierro che don Comincio, fanno sapere che sono pronti ad opporsi. Il caso Salerno, già strettamente monitorato dall Vaticano, è approdato, secondo indiscrezioni, sulla scrivania di Papa Benedetto XVI, tornato dall'Australia. Fonti interne al Vaticano sostengono che è già pronta una lettera di dimissioni da spedire a Salerno che, se controfirmata da Pierro, decreterà la fine del suo mandato.
Angela Cappetta


Richelieu

Nella foto don Comincio Lanzara, amministratore unico dell'Angellara e braccio destro del vescovo di Salerno monsignor Pierro Don Lanzara ha ricevuto un avviso di garanzia dalla procura di Salerno che gli ha contestato il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato Sono cambiati, nel corso degli anni, i vescovi ma don Comincio è sempre rimasto al suo posto in Curia




 
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Corriere del Mezzogiorno pag. 10
"Il vescovo: sindaco, via quel prete"
Data: 07/08/08


Cronaca Locale


Corriere del Mezzogiorno - NAPOLI -
sezione: SALERNO - data: 2008-08-07 num: - pag: 10
categoria: REDAZIONALE
Contrasti in Curia Nel mirino del presule don Antonio Cipollaro, reintegrato dal Vaticano
Il vescovo: sindaco, via quel prete
Monsignor Pierro scrive al primo cittadino di Campagna

Sul Bollettino diocesano anche la lettera di Pierro al sindaco di Salerno per realizzare la statua di Gregorio VII
SALERNO — La prima volta - era ottobre 2001 - gli è bastato un decreto episcopale per rimuoverlo. Adesso, a distanza di sette anni, dopo un ricorso accolto dalla Signatura Apostolica che lo ha reintegrato alla guida della cattedrale di Campagna di S. Maria della Pace e al santuario della Madonna di Avigliano, don Antonio Cipollaro resta ancora il cruccio dell'arcivescovo di Salerno, monsignor Gerardo Pierro. Che continua ad invocarne le dimissioni, a inviare lettere al sacerdote invitandolo ad auto-rinunciare alla propria parrocchia e ad elogiare il lavoro svolto dai padri vocazionisti inviati a Campagna durante il periodo di vacatio di don Antonio. Tutto inutile, il prete non molla. Rimane al suo posto. E Pierro, allora, impugna la penna e scrive una lettera al sindaco di Campagna, Biagio Luongo (Pd), «per convincere don Antonio a rassegnare le proprie dimissioni da rettore».
È l'otto maggio scorso, la lettera viene pubblicata integralmente sull'ultimo numero trimestrale del Bollettino diocesano. Cinque giorni prima della missiva, Pierro e Luongo si incontrano a Quadrivio di Campagna per la Peregrinatio di S. Gregorio VII. Durante quell'incontro si parlò anche di don Antonio Cipollaro. È lo stesso arcivescovo a farlo capire quando scrive che «giustamente mi facevate rilevare - riferendosi al primo cittadino di aver scritto al Papa, al cardinale Sepe e a me, evidenziando il disagio della popolazione per la partenza dei padri vocazionisti, e di non aver avuto riscontro ». La lettera di Pierro a Luongo ha due scopi. Il primo, «rassicurarvi in proposito, condividendo in pieno la vostra preoccupazione». Il secondo, invece, chiedere «di continuare il vostro impegno (quello del sindaco, ovviamente, ndr) sia per pacificare gli animi, sia per convincere don Antonio a rassegnare le dimissioni da rettore». Con una prerogativa imprescindibile, «senza creare ulteriori problemi e disagi nella comunità campagnese ». L'impegno del sindaco sarebbe necessario dal momento che «se ciò si verificasse il problema verrebbe risolto». I contrasti tra don Antonio Cipollaro e il vescovo affondano le radici in una cospicua somma di denaro, un miliardo e 600 milioni di vecchie lire ricavate dalla vendita di un terreno della diocesi in località Rialto a Campagna, con cui si sarebbe dovuto procedere al restauro della cattedrale di S. Maria della Pace. Tra il sacerdote e l'arcivescovo nacque un duro contrasto su come investire quel denaro. Qualche mese dopo, e arriviamo così all'ottobre del 2001, don Antonio fu costretto ad abbandonare la sua chiesa su ordine di Pierro. Seguì il ricorso alla Signatura Apostolica e il suo accoglimento nel 2005. Don Antonio ha ripreso il suo ruolo il 15 gennaio scorso. Intanto, anche il comune di Salerno finisce nel mirino di Sua Eccellenza che sollecita il sindaco De Luca a realizzare un monumento a S. Gregorio VII nello spazio antistante il tempio di Pomona.
Angela Cappetta L'arcivescovo di Salerno, monsignor Gerardo Pierro


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Corriere del Mezzogiorno pag. 10
"Chiesa salernitana tra sospetti e inchieste"
Data: 07/08/08


Cronaca Locale


Corriere del Mezzogiorno - NAPOLI -
sezione: SALERNO - data: 2008-08-07 num: - pag: 10
categoria: REDAZIONALE
Il punto
Chiesa salernitana tra sospetti e inchieste


L'aria di burrasca sulla curia salernitana parte da lontano. Prima la lunga lista di sacerdoti destituiti dall'arcivescovo Pierro.
Da don Antonio Cipollaro e don Carlo Magna a don Francesco Petrone e agli ex cancellieri, don Daniele Peron e don Alfonso D'Alessio, tutti vincitori dei ricorsi al Vaticano. Poi la storia del Gregge, il gruppo di preghiera contrastato da Pierro e poi riconosciuto dalla Santa Sede.
L'ultima inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il vescovo e il suo braccio destro, don Comincio Lanzara, accusati di truffa aggravata per aver investito fondi regionali milionari - dice la Procura - in un albergo che da progetto doveva essere solo una casa per ferie per poveri e associazioni religiose. E c'è anche un fascicolo sui rapporti con l'ex presidente dell'Istituto interdiocesano per il sostentamento del clero, le cui indagini sono alla fine. (A.C.)
 
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Ho scovato questa vicenda tragica, tuttora in corso, negli archivi di un giornale di provincia



http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...502_A3.txt.html



Il precedente: tre anni fa la tragedia di suor Susanna
la Città di Salerno — 15 febbraio 2008 pagina 07 sezione: NAZIONALE

• Era il 23 dicembre del 2004 quando la tragedia di suor Susanna scosse la comunitá parrocchiale del quartiere Europa e l’intera cittá.La suora laica, arrivata da El Salvador e ospite nella comunitá di Gesù Redentore, arrivò in ospedale in preda a una forte emorragia post partum.Un quadro clinico analogo a quello della filippina ricoverata l’altro ieri, ma più grave, al punto che la donna fu subito portata in Rianimazione e morì un mese dopo.Nessuna traccia del bambino, che secondo gli esami sulla placenta sarebbe nato con un solo mese di anticipo. Il feto non è mai stato trovato.La donna disse che era nato giá senza vita, ma la Procura sospetta il contrario. Suor Susanna raccontò di aver gettato quel bimbo nato morto in un cassonetto dell’immondizia e di essersi fatta aiutare dal seminarista congolese che ne era il padre, a cui disse di aver consegnato i sacchetti con gli abiti e il feto ma senza spiegargli cosa contenessero. Il giovane è tuttora sotto processo. La Procura ritiene che il seminarista sapesse cosa stava facendo e che lui stesso, insieme alla suora, avrebbe deciso di far morire il neonato.


http://ricerca.quotidianiespresso.it/lacit...812_A3.txt.html

Le tappe
la Città di Salerno — 28 dicembre 2004 pagina 11 sezione: NAZIONALE

• Il parto. Stando ad una prima ricostruzione dei medici si è presumibilmente verificato, clandestinamente, tra martedì e mercoledì.
• L’emorragia. La donna è stata colta da violentissimi dolori mercoledì notte. L’allarme è scattato alle sette di giovedì mattina.
• I soccorsi. Dopo il primo intervento degli operatori del "118" la suora laica è stata ricoverata in gravi condizioni nel reparto di Ginecologia del Ruggi dopo le otto di giovedì.
• Il peggioramento. Nella notte tra giovedì e venerdì le condizioni della donna sono improvvisamente peggiorate. Un edema polmonare ha imposto il trasferimento nel reparto di Rianimazione, dove è tuttora in gravi condizioni.
• Le indagini. Gli inquirenti sono sulle tracce di un seminarista che sarebbe il padre del neonato.

http://ricerca.quotidianiespresso.it/lacit...001_A3.txt.html

La commozione di Pierro
la Città di Salerno — 10 gennaio 2005 pagina 09 sezione: NAZIONALE

• E’ a lutto il mondo della Curia. Dopo il terremoto causato, prima di Natale, dal diffondersi della notizia del parto segreto della suora laica, e dopo gli ulteriori scossoni dati dalla scoperta, come un fulmine a ciel sereno, che il padre di quel feto mai più ritrovato era un giovane seminarista congolese, negli ambienti ecclesiastici è calato il dolore. Per una veritá che difficilmente verrá a galla, ma soprattutto perchè una debolezza troppo umana è costata la vita ad una giovane donna. Lo stesso Arcivescovo Gerardo Pierro, stando ad indiscrezioni, si è detto molto turbato e ha espresso la volontá di scrivere un suo ricordo sul prossimo numero del settimanale cattolico "Agire". Pierro ha sempre confidato alle persone più vicine di non aver mai giudicato quella donna e che anzi, se questa anzichè mentire avesse chiesto aiuto in piena trasparenza e legalitá, di sicuro non le sarebbe stato negato.
Sotto choc anche le consorelle e la madre superiora di Casa Nazareth, che adesso piangono Susanna, una bella donna che da quasi otto anni lavorava in quella comunitá dove si aiutano gli extracomunitari ed i senza tetto. Al centro di accoglienza ci sará presto un turn over. Lo ha stabilito lo stesso Arcivescovo. Non per allontanare le suore, che si sono sempre dette estranee ai fatti, ma perchè secondo Pierro, in una fase così delicata, sia sotto il profilo delle indagini che sotto quello emotivo delle religiose, è opportuno un avvicendamento, a partire dalla madre superiora, ormai anziana. Sará invece trasferito il seminarista congolese che ha ammesso di avere avuto una relazione con Susanna Juarez. Il giovane, insieme ad altri due connazionali, fará probabilmente ritorno in Africa. Il religioso è assistito dall’avvocato penalista Gaetano Pastore, consulente della Curia nella complessa vicenda. Il giovane, che si trovava a Salerno da qualche tempo per seguire il cammino religioso presso il seminario di Pontecagnano e che faceva esperienza pastorale proprio alla chiesa di Gesù Redentore, nei giorni scorsi è stato sentito dagli inquirenti.
Al pubblico ministero avrebbe confermato di essere il padre di quel bambino che sarebbe però nato morto perchè prematuro. Ma che fine abbia poi fatto il cadavere del piccolo resta ancora un mistero. La posizione del seminarista è al vaglio della magistratura che dovrá chiarire se l’uomo abbia in qualche modo aiutato la suora laica a disfarsi del feto (nel qual caso sarebbe accusato di infanticidio e occultamento di cadavere) o se invece fosse del tutto estraneo ai fatti.

http://ricerca.quotidianiespresso.it/lacit...401_A4.txt.html

Anche tre medici indagati per la morte della suora
la Città di Salerno — 14 gennaio 2005 pagina 10 sezione: NAZIONALE

• Sono quattro le persone raggiunte da un avviso di garanzia per la morte di Susanne Juarez, la suora laica deceduta al "Ruggi" il 9 gennaio scorso per una gravissima emorragia post parto. Per tre di loro l’ipotesi di reato è quella di omicidio colposo, per un quarto di concorso in infanticidio. Si tratta del giovane seminarista congolese, Nakukuku Deletinu Boniface, che, alcuni giorni dopo il ricovero della religiosa in ospedale si fece avanti, confessando di essere il padre di quel feto che non è stato mai più ritrovato.
Per il seminarista, che studia presso il seminario arcivescovile di Pontecagnano e che faceva esperienza pastorale alla parrocchia di Gesù Redentore, al Quartiere Europa, da cui dipende il centro di accoglienza Casa Nazareth, dove Susanna lavorava, l’ipotesi di reato è di concorso in infanticidio. Il trentasettenne congolese, che è assistito dall’avvocato Gaetano Pastore, è stato il primo ad essere iscritto nel registro degli indagati dalla magistratura che, sulla delicata vicenda ha aperto un fascicolo d’inchiesta a partire dal 23 dicembre scorso, quando la suora laica uscì allo scoperto e finì in ospedale.
Indagati anche tre camici bianchi. Si tratta di un atto dovuto della Procura, a tutela degli stessi medici che, nella giornata odierna, potranno nominare dei consulenti di parte ai fini dell’esame autoptico che sará eseguito nel pomeriggio dal medico legale Giovanni Zotti e dall’anatomo patologo Vincenzo Iorio. I sanitari coinvolti nell’inchiesta della Procura sono: il consigliere comunale udierrino Augusto De Pascale (foto), presidente della commissione sanitá ed i ginecologi del "Ruggi" Giorgio Colarieti e Gennaro Luongo che erano di turno la mattina del 23 dicembre, quando Susanne, soccorsa dai volontari dell’Humanitas e dai medici del Saut, arrivò all’ospedale di San Leonardo in preda ad una violenta emorragia post parto. De Pascale, che era il medico curante della trentasettenne nativa di El Salvador, non avrebbe diagnosticato la gravidanza della religiosa e dunque non avrebbe disposto nè il ricovero ospedaliero, nè visite specialistiche, quali ad esempio l’ecografia.
Per quanto riguarda invece i due ginecologi del "Ruggi", l’ipotesi di reato è abbiano eseguito con ritardo il raschiamento della placenta. La suora laica aveva infatti partorito clandestinamente e alcuni frammenti di placenta non erano stati espulsi dall’utero, causando dunque una grave infezione. Per i tre medici l’ipotesi di reato è di omicidio colposo. A difenderli, nella veste di legali d’ufficio, ci sono gli avvocati Antonio Boffa, Franco Esposito e Gennaro Iovino. Ma i professionisti salernitani potrebbero anche nominare, nella giornata di oggi, nuovi legali prima dell’esame autoptico.


http://ricerca.quotidianiespresso.it/lacit...012_A3.txt.html

FLASH
la Città di Salerno — 20 dicembre 2006 pagina 12 sezione: NAZIONALE

infanticidio
•SALTA processo a seminarista
;E’ stato rinviato al prossimo 5 luglio 2007 l’avvio del processo nei confronti di Boniface Deletinu Nakulu, il 37enne seminarista del Congo accusato di infanticidio. Ieri mattina, infatti, i giudici dell’Assise hanno deciso di rinviare il dibattimento per problemi legati alla composizione della corte. Il legale di fiducia del seminarista, l’avvocato Gaetano Pastore, preannuncia un’istanza per chiedere l’avvio del processo prima della data del 5 luglio 2007. Boniface, secondo l’accusa, nel giorno della vigilia di Natale del 2004, avrebbe indotto la sua presunta compagna, una suora laica poi deceduta pochi giorni dopo il parto, a sopprimere il loro bambino appena nato; quel feto fu gettato in un cassonetto dell’immondizia e non fu mai ritrovato.

http://ricerca.quotidianiespresso.it/lacit...607_A4.txt.html

Suora-mamma, in aula il seminarista
la Città di Salerno — 06 luglio 2007 pagina 13 sezione: NAZIONALE

Boniface Deletinu Nakulu ha varcato la soglia del Tribunale ieri mattina. Il seminarista congolese di 37 anni, accusato di aver fatto morire e sparire il bambino appena nato dalla suora laica con cui aveva avuto una relazione, è entrato in aula davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Oliva. Qui è iniziato il processo per una vicenda che, nel Natale del 2004, scosse l’intera cittá.E qui sono state raccolte ieri le testimonianze di due agenti di polizia, che per ore scavarono nei cassonetti della zona orientale alla ricerca del corpicino senza vita del neonato. Davanti ai giudici i poliziotti hanno ricostruito quelle ricerche, a conclusione delle quali furono rinvenuti soltanto gli abiti insanguinati della suora e frammenti di placenta.Nessuna traccia del bambino, che non è mai stato trovato e che secondo le dichiarazioni della donna, deceduta un mese dopo in ospedale per le complicazioni del parto, era nato giá senza vita. Fu proprio lei, suor Susanna, a raccontare di aver gettato quel bambino nato morto in un cassonetto dell’immondizia e di essersi fatta aiutare dal seminarista, a cui disse di aver consegnato i sacchetti con gli abiti e il feto ma senza spiegargli cosa contenessero.
• La Procura sospetta invece che il giovane sapesse con esattezza cosa stava facendo e che anzi sarebbe stato lui stesso, insieme alla suora laica arrivata dal Salvador, a decidere di far morire il neonato. A conferma, i magistrati citano alcuni esami eseguiti sulla placenta, da cui emergerebbe che il bambino, sebbene venuto alla luce con un mese di anticipo, sarebbe nato sano e che il decesso doveva essere avvenuto dopo il parto. Una ricostruzione che il seminarista ha sempre negato, chiedendo più volte di essere ascoltato dai giudici per dimostrare la propria innocenza. Assistito dall’avvocato Gaetano Pastore, ha presentato due mesi fa anche un’istanza perché l’avvio del processo fosse anticipata. E ieri mattina, nonostante lo sciopero dei penalisti, è comparso in aula per far partire le audizioni.
• Sul banco degli imputati (accusa sostenuta dal pm Ernesto Sassano) è rimasto solo lui. Archiviate le posizioni dei medici (che in un primo momento furono indagati per l’ipotesi di un’assistenza poco tempestiva) mentre saranno ascoltati solo come testimoni gli ospiti e il personale degli alloggi della parrocchia di Gesù Redentore, al quartiere Europa, dove la la 37enne salvadoregna viveva e dove, il 23 dicembre di tre anni fa, avvenne il parto. Suora laica delle Oblate della Mater Orphanorum, suor Susanna prestava la sua opera di caritá nella "Casa Nazareth" a pochi passi dalla parrocchia. Qui avrebbe conosciuto il seminarista (ora trasferitosi a Roma) e qui sarebbe nata la loro relazione. Un rapporto che il giovane non ha mai negato, ma facendolo risalire a due anni prima. Non sarebbe quindi lui il padre del bimbo, e tantomeno avrebbe aiutato la madre a disfarsene. La donna sarebbe riuscita a nascondere la gravidanza anche alle sue consorelle, che il prossimo 9 ottobre saranno ascoltate dai giudici in qualitá di testimoni.

www.eolopress.it/eolo/index.php?opt...ocali&Itemid=91

Suora infanticida: scagionato seminarista PDF Stampa E-mail
Provincia
Giovedì 25 Giugno 2009 20:29

campania convento
SALERNO- Era il 23 dicembre del 2004 quando la tragedia della suora laica Juarez Carpio Susana Ricarda scosse la citta' di Salerno: arrivo' in ospedale in preda ad una forte emorragia post partum.
Nessuna traccia del feto ma una testimonianza, quella di suor Susana, che prima di morire, 18 giorni dopo il ricovero, disse che il papa' del bimbo era un seminarista congolese che l'aveva aiutata a gettare il feto in un cassonetto dell'immondizia. Una versione smentita oggi dalla sentenza della II sezione della Corte di Assise che ha scagionato il seminarista.
Si e' appurato che il seminarista Nakulu Deletinu Boniface, difeso dall'avvocato Gaetano Pastore, del Foro di Salerno, non era neanche in zona visto che si recava al centro di accoglienza Nazareth, aggregato alla comunita' del Redentore, dove la suora era ospite, solo il sabato e domenica. Inoltre si e' stabilito che gli uomini non potevano accedere al convento femminile, quindi sarebbe stata impossibile la sua complicita' nel reato. Il seminarista e' stato scagionato dalle accuse di infanticidio, omissione di soccorso e abbandono di minori e incapaci, nonche' di occultamento di cadavere.

---------
Pagina consultata il 09/05/2011

http://pt.netlog.com/bonifacenakuludeletinu
Nome
Boniface nakulu Deletinu
Data de nascimento
20/05/1968
(por 11 dias)
Localização
(Abruzzi)
Itália
Língua materna
Português

Edited by GalileoGalilei - 9/5/2011, 11:41
 
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Ricordiamo i vari scandali che investono il vescovo Pierro e la Curia di Salerno: https://laici.forumcommunity.net/?t=15605408

http://www.positanonews.com/dettaglio.php?id=15965

[20/08/2008]


Salerno, indagati i vertici della Curia per truffa ed abusivismo edilizio


Bufera sulla curia salernitana: indagato il vescovo Pierro. Le accuse, truffa e abusivismo edilizio
La Finanza ha sequestrato il villaggio di via Allende, che aveva ricevuto finanziamenti dalla Regione Campania per oltre quattro milioni di euro. Coinvolti altri ecclesiastici


di redazione

SALERNO. I vertici della curia salernitana risultano indagati all´interno di un´indagine condotta dalle Fiamme gialle, che ha portato al sequestro di una struttura extra alberghiera destinata al clero.

I sigilli sono stati posti questa mattina al villaggio San Giuseppe di via Allende, sulla litoranea di Salerno. La struttura, del valore di 10 milioni di euro, e´ composta da 40 stanze, sale congressi, ristorante, cucina e stabilimento balnerare ed era stata recentemente ristrutturata.

Sequestrato anche un finanziamento di 1 milione 900mila euro che la Regione Campania, parte lesa in questa vicenda, aveva già stanziato per completare i lavori di ristrutturazione. Nel corso del tempo la Regione aveva già erogato 2 milioni 500 mila euro al villaggio San Giuseppe, che aveva nel totale beneficiato di quattro finanziamenti, di cui due andati a buon fine.

Le accuse mosse all´amministratore del villaggio, don Comincio Lanzara, e al vescovo Gerardo Pierro, come capo della curia salernitana, sono di truffa aggravata ai danni dello Stato, abusivismo edilizio e abuso d´ufficio.

Nell´inchiesta risultano indagati anche alcuni responsabili del comune di Salerno che hanno avallato la realizzazione dei lavori all´interno del villaggio. Per il maggiore Francesco Mazzotta del Nucleo tributario della Guardia di Finanza di Salerno che ha eseguito il sequestro disposto dal Pm Roberto Penna le indagine potrebbe portare ad ulteriori sviluppi.

da Colonnarotta.it

Edited by GalileoGalilei - 20/8/2008, 18:12
 
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Ricordiamo i vari scandali che investono il vescovo Pierro, indagato per truffa, e la Curia di Salerno: https://laici.forumcommunity.net/?t=15605408

http://www.corriere.it/cronache/08_agosto_...44f02aabc.shtml

LA SOMMA NON ERA DESTINATA A OPERE DI CARITA'
Salerno, sequestrato l'8 per mille alla Curia
Un'ex colonia per ragazzi poveri trasformata in un hotel a cinque stelle. Indagato anche il vescovo, Gerardo Pierro

SALERNO - La Guardia di Finanza ha sequestrato alla Curia di Salerno una parte dei fondi dell'otto per mille: 509 mila euro. L'Arcidiocesi è accusata di aver trasformato un'ex colonia per ragazzi poveri in un hotel a cinque stelle, l’Angellara Home. Il tutto con finanziamenti pubblici pari a 2,450 milioni di euro. Gravi le accuse mosse dal pm Roberto Penna: si va dalla truffa e tentata truffa, al falso, abuso d'ufficio e violazione delle norme edilizie. Tredici gli indagati tra cui il vescovo di Salerno, monsignor Gerardo Pierro. La somma sequestrata, che rappresenta quasi un terzo dei fondi destinati dalla Cei alla Curia salernitana, non è destinata a opere caritatevoli, in modo da non pregiudicare l’attività della Curia in favore delle fasce deboli della popolazione. Si tratta di denaro stanziato per lavori di piccola manutenzione sull'edilizia ecclesiastica. Lo rivela il settimanale Panorama.

TRUFFA E ABUSIVISMO EDILIZIO - Il mese scorso il vescovo di Salerno, monsignor Gerardo Pierro, era finito nel mirino degli inquirenti accusato di truffa aggravata ai danni dello Stato, abusivismo edilizio e abuso d'ufficio. Il provvedimento appena eseguito dai finanzieri fa seguito al sequestro del 15 luglio, quando furono apposti i sigilli al villaggio «Angellara Home», già Villaggio San Giuseppe, di via Allende, sulla litoranea di Salerno: struttura, del valore di 10 milioni di euro, composta da 40 stanze, sale congressi, ristorante, cucina e stabilimento balneare di recente ristrutturazione. Era finito sotto sequestro anche un finanziamento di un milione e 900mila euro che la Regione Campania, parte lesa nella vicenda, aveva già stanziato per completare i lavori di ristrutturazione. Nel corso del tempo la Regione aveva erogato 2 milioni 500 mila euro al villaggio San Giuseppe, che aveva nel totale beneficiato di quattro finanziamenti, di cui due andati a buon fine. Sequestrato anche un conto bancario, intestato alla curia salernitana sul quale erano depositati 192 mila euro. Il 28 luglio scorso, infine, venne eseguito un altro sequestro di un milione e 200 mila euro, somma depositata su alcuni conti correnti bancari nella disponibilità della Curia di Salerno. Nell'occasione non furono sequestrati i fondi destinati alle scuole del capoluogo e della provincia gestiti dalla Curia salernitana. La vicenda vede indagati anche l'amministratore del villaggio, monsignor Comincio Lanzara e alcuni responsabili del comune di Salerno, che avallarono la realizzazione dei lavori all'interno del villaggio.


28 agosto 2008
 
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In realtà l'articolo riporta 2 notizie

1) Un prete accusato di pedofilia trasferito da Salerno città un anno e mezzo fa, contro cui è in corso il procedimento penale.

2) Abusi sessuali sui seminaristi del seminario di Pontecagnano (SA).

La vicenda si inserisce in tutta una serie di scandali che coinvolgono il vescovo di Salerno e la Curia di Salerno di cui ci stiamo occupando qui: https://laici.forumcommunity.net/?t=15605408



http://www.positanonews.com/dettaglio.php?...-Piano&id=16259

[31/08/2008]


SALERNO, TRASFERITO IL PARROCO ACCUSATO DI PEDOFILIA
Non c´è solo il parroco di una frazione collinare nel dossier su pedofilia e abusi sessuali che il Vaticano ha aperto per la diocesi di Salerno. A Roma stanno indagando su altre presunte violenze che la denuncia di un prelato ha segnalato nel Seminario metropolitano di Pontecagnano, dove si formano i nuovi sacerdoti. A Pontecagnano sono arrivati nei mesi scorsi gli "ispettori" del Vaticano e sotto esame sono poi finite anche le nomine che, per quella ed altre strutture, sono state deliberate dall´arcivescovo Pierro lo scorso 1 luglio. Il timore - per ora non più di questo - è che denunce e avvicendamenti al vertice possano essere collegati. • In attesa che l´iter giudiziario e quello ecclesiastico facciano il loro corso, la Curia ha trasferito in una parrocchia del circondario il prete denunciato, spostandolo fuori dal territorio comunale di Salerno ma conservandogli le funzioni parrocchiali. Il provvedimento è stato assunto un anno e mezzo fa, quando l´accusa di un presunto abuso sessuale è arrivata all´orecchio di monsignor Gerardo Pierro.L´episodio sarebbe avvenuto qualche mese prima, presunta vittima un sedicenne della zona che frequentava spesso la parrocchia. Sarebbe stato lui a raccontare tutto alla famiglia e a far scattare la denuncia.La Diocesi ha provato a tenerla segreta finché ha potuto, ma dopo la missione salernitana del Vaticano la notizia ha iniziato a circolare in maniera sempre più insistente. In attesa dell´epilogo giudiziario, nei confronti del sacerdote non è stato assunto alcun provvedimento di natura disciplinare.Solo un cambio di sede, per ridare serenitá alla comunitá della frazione, tacitando malumori e chiacchiericci. • Nessun provvedimento anche per il caso sollevato al Seminario, che secondo le indiscrezioni sarebbe però costato il posto di vice rettore a don Carlo Magna. Fu lui a inoltrare a Roma una relazione su alcune anomalie nella gestione della struttura, stranezze tra le quali rientrerebbero anche vicende di natura sessuale.Il prelato avrebbe infatti raccolto le confidenze di alcuni seminaristi e ne avrebbe messo a conoscenza i vertici del Vaticano. Secondo un´interpretazione molto quotata in Curia, sarebbe questo il vero motivo - e non l´appartenenza al gruppo di preghiera del Gregge - per cui don Carlo Magna fu rimosso dall´incarico e allontanato. Il provvedimento fu firmato dall´arcivescovo Pierro, ma la Segnatura apostolica (una sorta di Cassazione del Vaticano) bocciò la misura disciplinare, giudicando insussistenti i motivi addotti dalla Curia. • Le nomine di luglio, quando Pierro ha affidato al padre spirituale del Seminario l´incarico di nuovo rettore, hanno riaperto la polemica intestina all´Arcidiocesi.Più di qualcuno ha evidenziato che il padre spirituale è colui che segue i seminaristi e può quindi averne raccolto eventuali turbamenti.Abbastanza perché anche su queste nomine fosse chiesto l´intervento del Vaticano, e fosse aperto un nuovo dossier.




http://ricerca.quotidianiespresso.it/lacit...008_A2.txt.html

Choc in una frazione collinare della cittá.Sulla vicenda indagano anche gli organismi del Vaticano
la Città di Salerno — 30 agosto 2008 pagina 09 sezione: NAZIONALE
• L’accusa è di quelle infamanti: atti sessuali con persona minore dei diciotto anni; in una parola, pedofilia. Con questa ipotesi un sacerdote salernitano è stato denunciato alla magistratura e il suo nome è finito anche su un fascicolo top secret aperto dagli organismi del Vaticano.L’episodio sarebbe avvenuto in una frazione collinare della cittá, dove il prete esercita il suo ministero. Sulla vicenda vige al momenti un riserbi strettissimo, sia in Curia che tra gli organi giudiziari, ma si sa che i familiari del minore hanno presentato denuncia penale e che anche la Chiesa ha dovuto aprire un fascicolo. La Diocesi, secondo le poche indiscrezioni che trapelano, avrebbe anche preso contatti con i denuncianti, mentre da Roma sono annunciati sviluppi imminenti.

http://ricerca.quotidianiespresso.it/lacit...108_A2.txt.html

le reazioni
la Città di Salerno — 31 agosto 2008 pagina 09 sezione: NAZIONALE
• Del prete accusato di abusi sessuali si sussurra da tempo nelle case e nei bar della piccola frazione collinare di cui è stato parroco.Sussurri diventati più insistenti quando la Chiesa salernitana lo ha allontanato, trasferendolo in un’altra parrocchia. Ragioni di servizio e qualche piccolo problema di salute, si disse, ma la notizia di ben altri motivi si è presto diffusa.La comunitá, però, si stringe attorno al sacerdote, e nella maggioranza dei casi mostra di non credere alle pesanti accuse che gli vengono rivolte. «Voci malevoli», le bollano alcuni degli abitanti. E per molti si tratta di accuse infondate: «Cose che abbiamo sentito dire - spiegano - ma che, almeno all’apparenza, ci sembra non abbiano alcuna attendibilitá».Per qualcuno si tratterebbe addirittura di una strategia messa in campo con l’intenzione di discreditare il sacerdote, un parroco giovane, ordinato meno di quindici anni fa. • Nessun commento nella nuova comunitá dove il prete è stato trasferito. La grande maggioranza degli abitanti nemmeno sa del suo passato chiacchierato e del percorso che lo ha portato nella cittadina. Su di lui nessuna osservazione, solo l’ironia di qualche giovane che dice «a quel prete piacciono i ragazzi».Ma dal commento divertito da bar, all’accusa di molestie sessuali, ce ne passa.


Edited by GalileoGalilei - 5/9/2008, 13:05
 
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waglione
view post Posted on 3/9/2008, 00:00




Salve.

Ti risultano casi a Cava de' Tirreni ?

 
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view post Posted on 4/9/2008, 09:20
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No, nessuno. Hai notizie in proposito (anche in PVT)?

Segnalo che nel seminario di Pontecagnano le cose non s0ono poi tanto tranquille.

C'è il caso del seminarista sotto processo per l'infanticidio del neonato di una suora morta in seguito al parto: https://laici.forumcommunity.net/?t=18618730

Qualche tempo fa furono anche allontanati due seminaristi, Marco Raimondi e Emmanuel Lopardi, ordinati sacerdoti tra aprile e maggio 2008, trasferiti in un seminario di Roma, in seguito a dissidi sull'adesione a un gruppo di preghiera denominato "il Gregge", gestito da una "santona", "zia Rina", condannato dal vescovo di Salerno, ma non dal Vaticano, perché non avrebbe riconosciuto l'autorità del vescovo di Salerno.


http://ricerca.quotidianiespresso.it/lacit...004_A7.txt.html

http://ricerca.quotidianiespresso.it/lacit...707_A3.txt.html

http://ricerca.quotidianiespresso.it/lacit...505_A1.txt.html

Edited by GalileoGalilei - 5/9/2008, 14:07
 
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view post Posted on 4/9/2008, 13:37
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http://www.ilmattino.it/mattino/view.php?d...l&type=STANDARD

03/09/2008

Soldi della Curia depositati in una banca svizzera

http://www.ilmattino.it/mattino/view.php?d...l&type=STANDARD

03/09/2008

I fondi raccolti da don Santoro alla Popolare Lodi di Lugano

Nelle casse della Popolare di Lodi, sede di Lugano, la banca che era guidata da Giampiero Fiorani arrestato per la scalata Antonveneta, don Santoro e i promotori finanziari versarono il danaro raccolto, sette milioni di euro, per conto della Remar Sim di Brescia. Ma ora i creditori rivogliono il danaro e presso la banca non c’è più l’ombra di un euro e tornano alla Guardia di Finanza: sarebbero stati depositati in Lussemburgo o a Losanna. MANZO A PAG. 37

http://www.ilmattino.it/mattino/view.php?d...l&type=STANDARD
03/09/2008

Investigatori sulle tracce del danaro raccolto per investimementi Nuova pista: Lussemburgo

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03/09/2008

I soldi raccolti da don Santoro alla Popolare di Lodi di Lugano. Ma i creditori non li trovano più

http://www.ilmattino.it/mattino/view.php?d...l&type=STANDARD

03/09/2008
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ANTONIO MANZO Quel che è certo è che il danaro, oltre 14 miliardi di vecchie lire, raccolto da don Generoso Santoro e da due consulenti finanziari, è stato versato, qualche anno fa, nelle casse della Banca Popolare di Lodi, sede di Lugano, via Nizza 5. Ma nella banca che un tempo fu di Giampiero Fiorani, il banchiere arrestato per la scalata all’Antonveneta, non c’è più neppure un euro. I soldi della banca nera di don Santoro sono spariti, sono andati altrove. C’è chi dice siano stati trasferiti in Lussemburgo, chi a Losanna dove risiede, originario di Ariano Irpino, il «cervello» dell’operazione finora mai sentito, neppure nella prima inchiesta. Ma i creditori ora non trovano più i loro soldi. «Facemmo investimenti su fondi americani...» continua a sostenere don Santoro, così come dichiarò anche ai magistrati nella prima inchiesta penale sull’appropriazione indebita, quella che fu chiusa in istruttoria e scagionò Pierro. Le parole del prete della banca nera sugellarono anche la fine dell’inchiesta. La bufera giudiziaria con il sequestro dell’albergo di don Comincio Lanzara (un tempo ex colonia per i bambini poveri della diocesi) e il sequestro di una quota dell’otto per mille rimette in moto il meccanismo investigativo e al nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza tornano anche i creditori di don Santoro. La traccia svizzera dei soldi c’è, è evidente. Ma Salerno-Lugano è un viaggio di solo andata. Dei soldi trasferiti, oggi neppure l’ombra. Ne sanno qualcosa proprio i creditori di Don Santoro che continuano ad inseguire il prete per tribunali civili (a ottobre prossimo ci sono nuove udienze) nel tentativo, probabilmente vano, di ottenere di nuovo il danaro che gli avevano consegnato per investirlo in operazioni finanziarie dagli interessi molto redditizi. Non avranno granchè da recuperare, perchè il prete, già sotto processo insieme al vescovo e poi finito solo lui davanti ai giudici, si sarebbe già svestito di ogni bene in quel di Serino suo paese natale. La società Remar Sim di Brescia, presso la quale lavoravano i due consulenti Roberto Sarti e Giovanni Lizza fu liquidata nel dicembre 2006. Sarti e don Santoro sono ancora a processo, mentre Lizza ha patteggiato e, quindi ammesso, lo spericolato giro finanziario condito anche da timbri e carte false di banche e società finanziarie. Finì nella cronaca nera, la Remar sim spa di Brescia, poi liquidata. Un consulente, Leopoldo Izzo, nel dicembre 2001 uccise una insegnante di Meta di Sorrento che aveva chiesto la restistuzione dei soldi che gli aveva versato. A Salerno c’era don Santoro che versava danaro alla Remar Sim, insieme ai due promotori finanziari Lizza e Sarti. Santoro per sette anni è stato impegnato dall’arcivescovo Pierro alla presidenza dell’istituto sostentamento clero, lo snodo di tutte le attività economico-finanziarie della Curia salernitana. Le finanze della Curia salernitana furono sottoposte ad una attenta radiografia nel 1994 da monsignor Attilio Nicora (firmò tutto il lavoro preparatorio per la revisione del Concordato, soprattutto sul versante dei rapporti eocnomici Stato-Chiesa), allora vescovo ed oggi cardinale e presidente dell’amministrazione del patrimonio dlela sede apostolica. Successivamente sono stati proprio i «clienti» della banca nera di don Santoro a recarsi a Roma, per riavere il danaro versato al sacerdote che insieme ai conculenti prometteva interessi e felicità. Intanto, domani sarebbe dovuto iniziare l’annuale convegno diocesano che ogni anno è stato celebrato al seminario. Quest’anno il vescovo avrebbe voluto svolgerlo, come l’anno scorso, all’Angellara Home di don Comincio Lanzara. Ma l’hotel, che un tempo era colonia della diocesi e da due anni ceduta per sempre ad un prete, è sotto sequestro penale, per truffa e abusi edilizi. E tutti i sacerdoti della diocesi non celebrano il loro convegno pastorale






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04/09/2008

L’INCHIESTA
Curia, inizia la processione dei truffati




La processione dei truffati «prega» alla Finanza e chiede la restituzione dei soldi dati a don Santoro per investimenti ad alta rendita, tramite l’Istituto sostentamento clero. Si tratta di una quindicina di truffati per un importo di circa 3 milioni e mezzo di euro (la raccolta ammonta a circa 14 miliardi di vecchie lire). Intanto emergono nuovi scenari: i versamenti di Santoro alla Popolare di Lodi avvengono negli anni delle operazioni di Giampiero Fiorani per la scalata all’Antonveneta. MANZO A PAG.

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Don Generoso Santoro

http://www.ilmattino.it/mattino/view.php?d...l&type=STANDARD


04/09/2008
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GLI AFFARI IN TONACA
I truffati chiedono il danaro consegnato al prete «Consegnati a lui che agiva per conto della diocesi»


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Gaggiolo, nel Varesino, il valico della Dogana per raggiungere la Bpl di Lugano

http://www.ilmattino.it/mattino/view.php?d...l&type=STANDARD


04/09/2008
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ANTONIO MANZO Don Generoso Santoro, insieme ai promotori finanziari della Remar Sim di Brescia, varca il valico della dogana di Gaggiolo per raggiungere la Banca Popolare di Lodi di Giampiero Fiorani e versare il danaro dei suoi clienti. Gaggiolo è uno dei valichi più discreti, tra Svizzera e Italia dove tante domande su cosa ci sia nell’auto non le fanno. Gaggiolo è un tiro di schioppo da Varese, dove preferisce pernottare don Generoso Santoro e da Como, dove, invece, amano riposare i due promotori finanziari Sarti e Lizza. Alberghi diversi, stessa mèta. Ma ora il popolo dei truffati a caccia del fiume di danaro versato a Lodi, e finito non si sa dove, inizia la processione per riavere i soldi. «Sono circa 4 milioni e mezzo di euro che ora pretendiamo dall’Istituto sostentamento clero della curia di Salerno, perchè noi i soldi a don Santoro li abbiamo dati nella sua qualità di vertice della curia. E le ricevute sono su carta intestata dell’istituto. D’altronde, don Santoro è davanti ai giudici anche per la querela dell’istituto diocesano stesso» racconta uno dei truffati. Ma dov’è finito il fiume di soldi versato da don Santoro in Svizzera? C’è un uomo che potrebbe aiutare l’esercito dei truffati nella disperata ricerca: si chiama Egidio Menclossi, cinquant’anni, ultimo vicedirettore generale, fino al 2005, di Bpl Suisse (già Adamas), la società controllata di Lugano che, secondo la magistratura milanese, era la «tesoreria occulta» usata dal gruppo bancario di Giampiero Fiorani, notoriamente vicino alla finanza cattolica, per finanziare la scalata all’Antonveneta. E in quella banca di Lugano finiscono i soldi raccolti da don Santoro, mentre è presidente, e lo sarà per sette anni, dell’istituto sostentamento clero della diocesi retta da monsignor Pierro. In quegli stessi anni i soldi dei salernitani finiscono nei forzieri della banca di Giampiero Fiorani. Sono gli stessi anni di Egidio Menclossi a Lugano, al vertice della banca svizzera dove arrivano a depositare danaro don Generoso Santoro insieme a Giovanni Lizza (che ha patteggiato nel processo per appropriazione indebita) e Roberto Sarti. Menclossi, tra maggio e giugno del 2005, diventa la prima gola profonda del caso Bpl-Antonveneta che porterà poi all’arresto di Fiorani e dei furbetti del quartierino. Ora potrebbe essere proprio lui a consentire di fare luce su quel fiume di danaro gestito da don Santoro e dalla Remar Sim di Brescia. Un fiume che nasce a Lugano e poi, innaturalmente, si prosciuga. Ma è il fiume di soldi che fa da sfondo al processo tuttora in corso che vede imputato, per appropriazione indebita, don Generoso Santoro, il sacerdote che ha rinunziato, dopo aver ricevuto minacce, alla testimonianza in aula del suo vescovo Pierro chiamato per tre volte dal giudice e per tre volte indisponibile. «Noi torneremo in Vaticano, dove già ci siamo stati. Ci troviamo di fronte ad un muro di gomma ma saremo evangelicamente pazienti» dice uno dei truffati. C’è anche un promotore finanziario di San Martino Valle Caudina, oltre che l’uomo originario di Ariano Irpino e residente a Losanna, che possono garantire notizie sul flusso di danaro. Tutti personaggi irpini che hanno avuto contatti anche con altri vescovi campani che, passati da una diocesi all’altra, non hanno mai reciso i legami con gli uomini della Remar Sim di Brescia. Proprio gli stessi uomini che affiancano don Santoro, presente ininterrottamente nel consiglio dell’istituto sostentamento clero dal ’93 al ’96 come consigliere, poi per sei anni fino al 2002 come presidente. E due anni, fino al 2004, come consigliere semplice. Sempre su nomina dell’arcivescovo Pierro.

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04/09/2008
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È stato convocato a Roma per le prossime ore l’arcivescovo Pierro. La convocazione è arrivata nei giorni scorsi dopo la nuova bufera giudiziaria con il sequestro di una quota dell’otto per mille nell’ambito dell’indagine sull’Angellara Home. La delicata situazione della diocesi di Salerno, dopo l’istruttoria del cardinale Re prefetto della congregazione dei vescovi, è ora nelle mani del segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone e del nunzio apostolico in Italia, l’arcivescovo Giuseppe Bertello. Proprio oggi sarebbe dovuto iniziare nell’Angellara Home l’annuale convegno diocesano per la programmazione pastorale. Il convegno è stato annullato: la struttura di don Comincio Lanzara è stata sequestrata dal pm Penna.
 
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30/08/2008
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Nuovo filone dopo il blocco dei fondi dell’8 per mille. Don Notari: «Amareggiato per il vescovo»
Curia, si indaga su affari immobiliari

Nel mirino della Procura la compravendita di complessi religiosi nel capoluogo

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30/08/2008
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Nella trattativa per la vendita del convento Montevergine, da dove fu sfrattata Casa Betania, c’era anche una società composta da familiari di uno dei più stretti collaboratori dell’arcivescovo Pierro. Prima della sottoscrizione del comodato d’uso del convento San Michele alla fondazione Sichelgaita (dove, tra gli altri, è consigliere di amministrazione don Lanzara) la Curia avrebbe rifiutato la proposta di acquisto dell’immobile da parte dell’Istituto per il sostentamento clero (offerta di tre milioni di euro). Sono due nuovi filoni che nei prossimi giorni impegneranno gli investigatori nel capitolo delle operazioni immobiliari della Curia nel centro storico. Intanto la Finanza, dopo il blocco di una quota di 500mila euro dei fondi otto per mille, spulcia la documentazione dell’Angellara Home, l’ex colonia diventata albergo, e sul quale c’è l’inchiesta con tredici indagati, tra cui il vescovo Pierro e don Lanzara, amministratore unico del bene che un tempo era della diocesi. MANZO A PAG.37

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30/08/2008

All’indomani del sequestro dei fondi dell’otto per mille al vaglio degli investigatori le operazioni immobiliari

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Pierro, nel mirino compravendite di conventi




ANTONIO MANZO Ed ora gli investigatori cercano le carte delle operazioni immobiliari compiute dal vescovo e dai suoi più stretti collaboratori nel centro storico, il convento Montevergine e il convento San Michele: il primo, dove in alcuni locali aveva sede Casa Betania sfrattata dall’arcivescovo nel contesto di una trattativa di vendita dell’immobile; il secondo, ceduto in comodato alla fondazione Sichelgaita. La nuova fase investigativa parte dopo il sequestro di parte dei fondi dell’otto per mille da parte dle pm Roberto Penna, 500mila euro ai quali vanno aggiunti altri sequestri di somme della Curia per un ammontare di oltre un milione e mezzo di euro. Tre sequestri chiesti dal pm e accolti da tre gip sono stati effettuati nell’ambito dell’inchiesta sull’Angellara Home (tredici indagati, tra i quali l’arcivescovo Pierro, don Lanzara, tecnici e funzionari comunali per presunta truffa aggravata in danno dello Stato ed una serie di reati urbanistici). Gli investigatori intendono acquisire gli atti della trattativa di vendita del convento Montevergine, - bloccata da una opposizione della Regione - nella quale è anche presente una società legata, da vincoli familiari, ad un autorevole collaboratore di Pierro e le carte del comodato per la concessione dei locali San Michele alla fondazione Sichelgaita (consigliere di amministrazione, recentemente rinnovato dal Comune, don Lanzara). Sia il convento Montevergine che il convento San Michele sono proprietà della Curia che non rientrano tra i beni dell’istituto diocesano per il sostentamento clero. Nel 1989, dopo il nuovo concordato tra Stato e Chiesa furono varati gli istituti diocesani per il sostentamento clero che avrebbero dovuto amministrate il patrimonio della diocesi, terreni, case, conventi. Monsignor Guerino Grimaldi conservò al patrimonio della Curia alcuni beni immobili, tra cui l’ex colonia San Giuseppe, il convento Montevergine e il convento San Michele. Questi beni non entrarono nella disponibilità dell’istituto sostentamento clero. Per San Michele, qualche anno fa, dal presidente dell’istituto per il sostentamento clero Notari, alla Curia fu avanzata la richiesta di acquisto per tre milioni di euro rispetto ad offerte di due milioni presentate da altri enti. In tal modo l’immobile sarebbe entrato tra i beni dell’istituto sostentamento clero. «Ma fu percorsa la strada del comodato con la Fondazione» racconta proprio don Notari. Fondazione nella quale, fin dalla costituzione, siede in consiglio di amministrazione don Lanzara. Altra storia quella del convento Montevergine con lo sfratto per padre Tomay e casa Betania, la struttura di accoglienza per donne sole. La Regione si è opposta alla vendita del bene, al Tar ha avuto ragione Pierro. Intanto gli uomini della Finanza, guidati dal maggiore Mazzotta e dal tenente Mendella, stanno vagliando la documentazione acquisita nel corso delle indagini sull’Angellara Home. Il sequesto di una quota dei fondi dell’otto per mille non blocca l’attività della carità diocesana (i 500 mila euro erano stati destinati dalla Cei alle opere pastorali come edifici di culto). Sono «liberi» oltre 900mila euro per le necessità della diocesi. A partire da quelle dei «sacerdoti anziani, ammalati, bisognosi di cure, alla mensa dei poveri e all’assistenza degli extracomunitari» come ha puntualmente scritto l’economo diocesano don Rizzo nella lettera ai preti dove preannunciava ai sacerdoti il blocco dei soldi per colpa del pm. Al momento, la diocesi può sioddisfare proprio le richieste di chi è in difficoltà. I preti, ovunque prestino servizio, ricevono da Roma 835 euro al mese di stipendio.

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2004: la Caritas e il Banco



I rapporti della Caritas diocesana dal 2004 sono con il Banco alimentare di Caserta. Precedentemente a tale data in Campania vi era anche una struttura a Capua, poi chiusa. da quattro anni, la Caritas salernitana beneficia degli alimenti per i poveri e le parrocchie immagazzinati a Caserta dove la Compagnia delle Opere gestisce la struttura. Negli ultimi quattro anni il Banco di Caserta non ha avuto alcun rapporto con altre strutture diocesane al di là della Caritas. Precedentemente, i rapporti tra esponenti della curia salernitana e le provviste per la carità intercorrevano con l’Agea, l’agenzia che amministrava gli esuberi dei prodotti agroalimentari.

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L’INTERVISTA
Don Notari: «Grande amarezza ma resta il capo della mia Chiesa»

«Tutto quel che leggo mi provoca solo ulteriore sofferenza. Io sono in comunione ecclesiale con l’arcivescovo Pierro, che è il capo della mia Chiesa locale, ma sono distante anni luce dalla sua gestione amministrativa della diocesi...». L’amarezza blocca le parola di monsignor Matteo Notari, fino a qualche mese fa presidente dell’istituto clero. È stato rimosso. La motivazione ufficiale: è scaduto il mandato dei cinque anni. Ma dietro il cambio, avvenuto ufficialmente per la scadenza del mandato, si celano i sospetti della rimozione per l’opposizione ai metodi di gestione di Pierro e dei suoi più diretti collaboratori: don Lanzara, don Rizzo e don Santoro. È lungo l’elenco di chi è stato consigliere al di là dei cinque anni (Lanzara, otto anni; Santoro, dieci anni, sette come presidente; Galderisi, tredici anni). «Sia chiaro, la comunione ecclesiale ed il rispetto per il mio arcivescovo non significa consenso o silenzio sui suoi metodi di gestione». È con il vescovo ma non condivide i suoi metodi di gestione? «Bene, mettiamola così». Ma lei ha denunciato alla magistratura ordinaria alcuni affari della curia... «È bene chiarire, e intendo farlo una volta per tutte, che tutto quel che avviene in questi giorni, particolarmente per l’Angellara Home, non è il frutto dei miei esposti alla magistratura. Io sono stato sentito dal pm Alfano ma su altre cose». Quali capitoli? «Vicende che poi, amministrativamente si sono risolte, come le lottizzazioni Cogevi e Vessinelli». Dice l’arcivescovo: se lei fosse stato riconfermato presidente dell’istituto avrebbe mollato 500 mila euro per la spiaggia dei preti all’ex colonia... «Nulla di più falso e gravemente lesivo del mio onore umano e sacerdotale. Ma sarà la giustizia vaticana ad esprimersi». Scusi, la storia della spiaggia... «Io mi sono opposto in linea di principio al fatto che beni della Chiesa finissero in mani private. Stop». Come il villaggio San Giuseppe? «Come l’ex colonia. E per evitare il replay della piscina Vigor». Scusi, quale piscina? «Quella che fu realizzata nell’ex colonia, cioè su un bene della Chiesa, e poi fu venduta nel 1991» Dalla diocesi? «Nient’affatto, da un privato sia pure sacerdote. Perchè nel frattempo la piscina era finita nelle mani di un’associazione, Vigor, appunto, poi cancellata perchè aveva concluso la sua missione. Storia vecchia meglio lasciarla perdere». Cosa rimprovera al suo vescovo? «Io non possono rimproverare nulla al capo della mia Chiesa locale, all’arcivescovo della mia diocesi. Posso solo dissentire, come ho fatto con documenti scritti, sulla gestione degli affari di curia. Ma non posso consentire che il mio sacerdozio possa essere macchiato da un’accusa gravissima, simile ad una estorsione. Per la mia dignità lotterò fino in fondo. E avrò ragione, rispetto alle menzogne e alle falsità». ant.man.

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Con la rassegna stampa in Vaticano arriva l’imbarazzo



Cautela ed imbarazzo in Vaticano, con la svolta del sequestro di una parte dei fondi 8 per mille destinati dalla Cei alla diocesi di Pierro, era arrivata giovedì sera con le agenzie di stampa. Poi, da ieri mattina, la fotocopiatrice della sezione affari italiani della segreteria di Stato (la guida monsignor Filoni), ha dovuto lavorare a getto continuo. Fax provenienti dalla diocesi, rassegna stampa dei maggiori quotidiani, dossier già in possesso della Segreteria di Stato (a partire dalla relazione del visitatore apostolico monsignor Superbo). La valutazione della svolta dell’inchiesta salernitana è avvenuta con una serie di telefonate che ieri hanno costruito una sorta di triangolazione diplomatica d’emergenza: la nunziatura apostolica (l’ambasciata presso lo Stato italiano) già investita da Pierro per la presunta e, sembra infondata, violazione delle norme concordatarie a seguito del sequestro dei 500mila euro dei fondi dell’otto per mille, la Segreteria di Stato, alti monsignori della segreteria della Conferenza episcopale italiana dove si vivono giorni di transizione per l’imminente partenza di monsignor Betori, segretario generale dei vescovi italiani, destinato alla sede di Firenze (proprio oggi dovrebbe essere annunciata al clero fiorentino la bolla papale di Benedetto XVI). «In Vaticano non si decide mai sull’onda emotiva - dice una fonte autorevole della Cei - anche se Salerno è una situazione da qualche anno sotto sorveglianza speciale soprattutto dopo la relazione del visitatore apostolico monsignor Agostino Superbo». Paradossalmente, sarebbe stato proprio l’incalzare degli «avvenimenti esterni alle vicende ecclesiali», aggiunge la fonte Cei, ad evitare cambiamenti al vertice della diocesi. In Vaticano e alla Cei si studiano i precedenti: c’è quello di monsignor Salvatore Cassisa, ex arcivescovo di Monreale, inquisito agli inizi degli anni Novanta dalla procura di Palermo (appalti, infiltrazioni mafiose in Curia). Cassisa si dimise ma pretese di rimanere fisicamente nel palazzo arcivescovile di Monreale. Fu necessario un decreto della Congregazione dei Vescovi per sloggiare Cassisa, con la minaccia della sospensione a divinis (a Monreale due giorni prima dell’arrivo del decreto vaticano morì, per infarto, l’apprezzato vescovo monsignor Cataldo Naro che aveva dovuto subìre la forzata coabitazione nel Palazzo con il suo predecessore dimissionario). «Cassisa si dimise» prosegue la fonte. Una ipotesi, quella delle dimissioni «volontarie», che sarebbe emersa anche per la situazione salernitana anche se in prima battuta era stata privilegiata l’ipotesi della nomina di un vescovo ausiliare: un vescovo, con diritto di successione, che affiancasse Pierro per i venti mesi che gli restano alla guida della diocesi. Proprio sul fronte della nomina di un «ausiliare» il Vaticano ha registrato diversi rifiuti, primo fra tutti quello di monsignor Beniamino Depalma attualmente vescovo di Nola. ant.man.

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La ripartizione dell’otto per mille




Per l’anno 2008 l’assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana ha approvato recentemente la proposta di ripartizione delle somme derivanti dall’otto per mille dell’Irpef che i contibuenti italiani intendono versare alla Chiesa cattolica. La somma relativa all’8 per mille che lo Stato ha dovuto versare alla Cei risulta pari a un miliardo e 200milioni di euro. Da questi soldi versati dallo Stato le ripartizioni e le assegnazione per le diocesi italiane da parte della Conferenza Episcopale. Moltissime opere sono state realizzate con questi fondi: nuove chiese, oratori, gestione di beni culturali, musei ma, soprattutto opere di carità a servizio della Chiesa italiana e del Terzo mondo animate dalle Caritas capillarmente presenti in ogni angolo d’Italia. In alto la ripartizione per le diocesi

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02/09/2008
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Sigilli all’hotel, Pierro annulla il convegno



ANTONIO MANZO Invita i «peccatori a pentirsi» l’arcivescovo Pierro, nella prima apparizione in pubblico dopo il clamoroso sequestro di una quota dell’otto per mille versato alla diocesi di Salerno, primo caso in Italia di intervento della magistratura sui fondi che versano i contribuenti alla Chiesa cattolica. L’occasione è alla Rotonda, dove in piazza Flavio Gioia c’è la deposizione della corona floreale a San Matteo che si erge sulla Porta Nuova. Benedice i fiori che i pompieri di lì a poco isseranno con la scala mobile sulla statua settecentesca, ascolta la liturgia con la lettera di San Paolo ai Corinzi declamata dal fedelissimo parroco della Cattedrale don Antonio Quaranta, si lascia guidare da don Comincio Lanzara per i tredici minuti di una cerimonia veloce e fredda. Ma è nel pomeriggio che matura la decisione del vescovo Pierro di annullare il convegno pastorale che era stato programmato da giovedì a sabato prossimo, per la prima volta presso l’Angellara Home l’albergo di don Comincio sequestrato dalla magistratura nell’inchiesta su presunta truffa aggravata in danno dello Stato e abusi edilizi. Il convegno annuale è una sorta di programmazione per l’anno pastorale e non si farà neppure al seminario di Faiano dove si è svolto dal 2000 al 2006 e solo per un anno, il 2007, all’ex colonia San Giuseppe in occasione della inaugurazione. La notizia clamorosa arriva nel giro di pochi minuti a tutti gli oltre duecento parroci della diocesi, silenziosi e divisi sulle sorti della diocesi, al di là del destino ecclesiale e giudiziario di don Pierro. In piazza Flavio Gioia monsignor Pierro arriva puntuale alle otto, insieme a don Comincio e a don Giovanni Lancellotti. Da San Pietro in Camerellis, parrocchia della zona, arriva un prete di colore, un diacono e un chierichetto. Pierro entra nella piazza e, sottobraccio ad un avvocato salernitano, raggiunge il palco tra i flash e le telecamere ma sceglie la strada del silenzio sull’inchiesta giudiziaria. A luglio, alla festa del Carmine, tuonò dall’altare contro «i Giuda». Ora silenzio, anche se nelle ultime ore ha spedito una nuova serie di lettere per contestare l’inchiesta penale, prima fra tutte quella alla nunziatura apostolica incitando ad uno scontro diplomatico con lo Stato italiano per presunta violazione delle norme del Concordato. Servono solo pochi minuti all’arcivescovo per ricordare che «i peccatori possono pentirsi» come nell’invito evangelico del racconto dell’apostolo Matteo sia quando lo stesso esattore pubblicano rispose positivamente all’invito del Signore («seguimi») sia quando Zaccheo, uno strozzino basso e tarchiato dell’epoca romana, salì sul sicomoro per farsi vedere da Cristo che, nella sua misericordia lo invitò a scendere dalla pianta per andare a pranzo insieme. Due pubblicani pentiti e convertiti. Sarà per la brevità della cerimonia che saltano le parole di Zaccheo, quando il pubblicano si alza e promette al Signore di restituire uil maltolto: «Io do la metà dei miei beni ai poveri e, se ho defraudato qualcuno di qualcosa. Gli restituirò quattro volte tanto». Intanto, l’arcivescovo ha ridotto all’indispensabile i suoi impegni fuori dall’Episcopio. Ha convocato ieri mattina don Peppino Iannone, vicario episcopale per la cultura e l’evangelizzazione, parroco a Mercato San Severino e suo fedelissimo, per sbrigare una serie di atti e, praticamente, chiedergli un supplemento di impegno in questi giorni difficili nel raccordo con le attività pastorali della diocesi.

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02/09/2008
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Don Santoro alle Confraternite



Don Generoso Santoro all’ufficio confraternite. L’ex presidente dell’istituto sostentamento clero gestisce l’ufficio confraternite di via Bastioni. È anche commissario del vescovo in otto tra le più facoltose confraternite della diocesi (le congreghe gestiscono patrimonio immobiliare, offerte dei fedeli e, a Salerno, migliaia di loculi cimiteriali). L’ufficio confraternite è confinante con gli uffici dell’ufficio sostentamento clero dove ora siede come presidente monsingor Mario Salerno già parroco di Acerno e vicario episcopale per la carità.







 
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05/09/2008

Curia, la Procura indaga sul tribunale ecclesiastico

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Indagine del pm Ernesto Stassano sulla gestione del tribunale ecclesiastico diocesano che, tra l’altro, ha competenza nei matrimoni falliti che finiscono alla Sacra Rota. L’inchiesta - il pm ha ottenuto una proroga - ha un solo indagato, il cancelliere laico del tribunale ecclesiastico. È indagato per diffamazione dopo la denuncia-querela di un avvocato esperto in diritto ecclesiastico e che opera nel tribunale diocesano. La querela ha aperto il varco all’inchiesta sul funzionamento della struttura. MANZO A PAGINA 36


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Nuovo filone di indagine: ogni anno in diocesi circa cento matrimoni vengono sciolti poi si va alla Sacra Rota

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Nelle mani del pm le sentenze dei divorzi

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ANTONIO MANZO Da una denuncia querela presentata da un avvocato salernitano, «deliberatamente» escluso, secondo la sua tesi, dal giro dei legali esperti di diritto canonico che possono difendere presso il tribunale ecclesiastico diocesano, arriva un nuovo terremoto nella Curia salernitana. È l’inchiesta sul tribunale ecclesiastico diocesano, il primo grado della giustizia canonica dove, tra l’altro, vengono pronunciate circa cento sentenze l’anno di scioglimento di matrimoni concordatari, quelli celebrati in chiesa. Da qui, poi si passa alla Sacra Rota in Vaticano. È nelle mani del pm Ernesto Sassano l’inchiesta sul tribunale delle sentenze canoniche di divorzio. È partita da una denuncia querela di un avvocato esperto di diritto ecclesiastico, Francesco Casale. Il legale lamenta di aver subìto comportamenti offensivi per «la sua dignità professionale» da parte del cancelliere laico del tribunale stesso, Lorenzo Grimaldi che ora è, naturalmente, indagato per diffamazione. Ma fin qui la questione potrebbe esser confinata in una viceda di buona educazione o deontologia professionale. Il fatto è che il pm Sassano (uno degli inquirenti del pool di magistrati impegnato nelle ricorrenti inchieste sulla Curia) ha chiesto una proroga delle indagini (avvenuta il 30 giugno scorso) anche a seguito di una serie di deposizione rese da persone informate dei fatti. L’accusa dell’avvocato è pesante: giustizia domestica. In poche parole, sentenze pilotate in una materia così delicata come quella degli scioglimenti del vincolo matrimoniale in via canonica. Tutto parte da quando il legale contesta la permanenza al vertice del tribunale diocesano da oltre dieci anni di monsignor Vincenzo Schiavini, deceduto qualche mese fa. «Lui non ha i titoli» scrisse alla segnatura Apostolica che è la Cassazione del Papa. Ma che qualcosa non funzionasse nella delicata struttura diocesana (qui si consumano diversi drammi familiari) lo si era capito anche quando furono rimossi il cancelliere don Daniele Peron ed il vice cancelliere della Curia don Alfonso D’Alessio (una mattina si recarono negli uffici di curia e trovarono le serrature cambiate). Sia Peron che D’Alessio hanno poi vinto i ricorsi alla congregazione del clero per l’ingiusta rimozione. Non si esclude che proprio i due sacerdoti vengano convocati dal pm Sassano per delineare il quadro di indagine sul funzionamento del tribunale ecclesiastico e per fornire il contesto della loro ingiusta estromissione giunta dopo la disobbedienza ad atti che gli stessi preti ritenevano illegittimi. Non è una inchiesta facile, quella sul tribunale diocesano governato da leggi canoniche. Così come non è facile individuare presunte sentenze pilotate. Ma il pesante sasso nello stagno lanciato dall’avvocato canonista obbliga ad un supplemento di istruttoria la girisdizione ordinaria. Gli schieramenti. Intanto, i giorni difficili della Chiesa salernitana sono segnati anche da divisioni all’interno del clero che, sommariamente, si divide sull’operatid el vescovo. C’è chi, come il fronte dei falchi, preferirebbe che l’arcivescosvo intensificasse la polemica con la magistratura e fosse ancor più decisamente in prima linea a difendere tutet le operazioni compiute, come quelle immobiliari. C’è chi gli suggerisce cautela ma c’è anche la schiera dei sacerdoti che, negli anni dell’episcopato Pierro hanno dovuto accendere contenziosi in Vaticano per reagire a presunti torti, spesso riconosciuti tali dalle stesse autorità ecclesiastiche romane (l’ultimo ricorso presentato da don Rescigno, ex cancelliere e aderente al Gregge è stato respinto, resterà parroco ad Oliveto Citra).. Una Chiesa locale divisa che rinuncia all’annuale convegno pastorale diocesano dopo il sequestro dell’albergo di don Comincio Lanzara. Qui, dove un tempo funzionava la colonia per i bambini poveri della diocesi, funziona anche una scuola frequentata da bambini delle elementari che svolgono un tempo pieno. In pratica, beneficiano della refezione che ora è sequestrata dal pm Penna titolare dell’inchiesta sull’albergo dei ricchi costruito sula colonia dei poveri..
 
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Corriere del Mezzogiorno pag. 9
"Don Notari querela Pierro: «Ha offeso la mia dignità»"
Data: 06/09/08


Cronaca Locale


Corriere del Mezzogiorno - NAPOLI -
sezione: SALERNO - data: 2008-09-06 num: - pag: 9
categoria: REDAZIONALE
Curia nella bufera L'esposto dell'ex presidente dell'Istituto diocesano
Don Notari querela Pierro: «Ha offeso la mia dignità»
Il sacerdote chiede anche il risarcimento danni

Oltre che alla giustizia ordinaria, il presule ha inviato una denuncia contro il vescovo alla Congregazione del clero
SALERNO — Il 29 giugno scorso l'arcivescovo di Salerno scrisse al «popolo di Dio» per fare chiarezza sulle accuse mossegli nel dossier inviato in procura, da cui poi sono scaturite due inchieste ed avvisi di garanzia per monsignor Gerardo Pierro, don Comincio Lanzara e don Enzo Rizzo nell'ambito «dell'Angellara-gate». Nel mirino del presule caddero i preti «disobbedienti» e don Matteo Notari, ex presidente dell'Istituto interdiocesano per il sostentamento del clero. «Se l'arcivescovo però — scriveva Pierro — avesse confermato il presidente dell'Istituto nell'incarico i 500mila euro (richiesti per la spiaggia dell'Angellara Home, l'albergo sequestrato il 15 luglio scorso, ndr) sarebbero stati disponibili».
Dura la replica a caldo del sacerdote: «Lo querelo». E così è stato il 22 luglio scorso, quando don Matteo Notari ha inviato al prefetto della Congregazione del clero, il cardinale Claudio Hummes, querela per falso, calunnia e diffamazione nei confronti di Pierro, responsabile, secondo il sacerdote di averlo accusato di «tentata corruzione e simonia». Il 5 agosto poi, quando la stessa lettera viene pubblicata anche sul Bollettino diocesano, parte l'integrazione alla querela, con tanto di richiesta di risarcimento danni e ritrattazione pubblica. «Nego assolutamente di aver tentato di corrompere il mio arcivescovo per ottenere la riconferma dell'incarico e — continua Notari — quanto affermato dall'arcivescovo è in evidente contrasto con la sua lettera a me indirizzata il 20 gennaio 2008 ove mi propone di rimanere come consigliere del cda (ciò che non è avvenuto) ». Nella querela don Matteo ripercorre tutta la storia della richiesta dei 500mila euro, quando Pierro gli manifestò l'intenzione di «impegnare l'Istituto nella realizzazione della spiaggia per i preti» che sarebbe stata concessa in comodato d'uso. «L'arcivescovo non firma perché voleva dare la spiaggia in comodato d'uso e non in fitto — spiega il sacerdote — ma con esborso dei 500mila euro da parte dell'istituto per i lavori a farsi, appaltati già ad una ditta presumibilmente scelta però da don Comincio Lanzara». Si avvia così alle conclusioni: «Come posso io addivenire ad una pacifica riconciliazione amministrativa con il mio vescovo — insiste don Notari — dal momento che non perde occasione di distribuire in ogni chiesa la sua lettera? Io sono in comunione ecclesiale con il mio vescovo ma non in materia amministrativa. Pertanto non vedo segni della grazia per tale riconciliazione, fin quando non mi vengono riconosciuti i miei diritti alla stima e alla buona fama, compromesse dagli atti del vescovo».
Angela Cappetta In lotta A lato don Matteo Notari, sopra il vescovo di Salerno monsignor Gerardo Pierro


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Citta' di Salerno, La
"Pierro sferza i dissidenti: chiedete perdono"
Data: 19/09/2008
Stampa

Interni / Politica


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IL GIORNALE DI OGGI, VENERDÌ 19 SETTEMBRE 2008 › CRONACA



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Pierro sferza i dissidenti: chiedete perdono
«Animi perversi fanno male alla Chiesa salernitana»
bufera in curia

Ieri messa in carcere «In nome di Cristo scuserò i torti ricevuti»
Su Agire richiamo all’obbedienza verso il vescovo
DI CLEMY DE MAIO




• «Quando la bufera cesserá, ci convinceremo che è giunta l’ora della penitenza e della richiesta di perdono per il male fatto e per lo scandalo procurato».L’arcivescovo (nella foto con don Comincio Lanzara) torna parlare con un editoriale su Agire, e per la seconda settimana di seguito punta il dito contro i detrattori.
• Si rivolge a «presbiteri, religiosi e religiose», richiama il suo clero all’obbedienza e parla di zizzania, di peccati di orgoglio, di insinuazioni, che stanno logorando dall’interno la Chiesa salernitana. Sette giorni fa aveva citato l’esperienza di San Gregorio VII, adesso, in concomitanza dei festeggiamenti patronali, richiama il messaggio di San Matteo e ne invoca la protezione. «E’ San Matteo che consegna a noi salernitani il Vangelo perché ne accogliamo gli insegnamenti- ricorda - Ciò vale innanzitutto per le anime consacrate, prima che per tutti i fedeli». Eppure, sottolinea, «Stando ad esperienze recenti è doveroso constatare che il Vangelo talvolta non ispira il cammino, per vocazione e scelta di vita, ne dovrebbe fare la norma costante del proprio operare». Quindi la sferzata, l’ennesima da quando la Curia è stata travolta dalle denunce e messa sotto i riflettori dalle inchieste del Vaticano e della magistratura.«La Chiesa non si edifica con la critica preconcetta - tuona Pierro - con la saccenteria di chi si ritiene superiore agli altri, con lo stravolgimento dei ruoli, con il rifiuto dell’obbedienza e del rispetto filiale al vescovo promessi nel giorno dell’ordinazione presbiteriale».
• Chi è venuto meno ai doveri sará chiamato a «penitenza e perdono».Quasi un avvertimento, che l’arcivescovo affida alla comunitá ecclesiale assegnando ai comuni fedeli il diritto di pretendere quella richiesta di perdono. Fedeli con i quali il prelato cerca di riallacciare un rapporto lasciato languire per anni, dando più spesso l’immagine di una Curia distante dalla cittá che quella di una reale compartecipazione. Adesso fa appello alla comunitá dei fedeli, sollecita l’afflato popolare della devozione per il Patrono e, pochi giorni fa, è intervenuto pubblicamente per commentare l’emergenza dell’ordigno bellico ritrovato in via Rafastia.
• Ieri il calendario degli appuntamenti per il patrono lo ha portato nella cappella del carcere di Fuorni, per la consueta messa ai detenuti.E’ tornato sul tema del perdono e ha detto «anch’io devo perdonare. Umanamente il perdono può essere quasi impossibile, ma come cristiano e come ministro di Dio anche io perdono i torti ricevuti. Ricordando Gesù, che perdonò dalla croce». In una cappella gremita, davanti ai dirigente dell’istituto e al cappellano padre Sommella, una detenuta ha intonato l’Ave Maria e un detenuto ha recitato una poesia in dialetto sulla fede. «So bene - ha detto Pierro - che molti di voi hanno cambiato rotta».







Edited by GalileoGalilei - 19/9/2008, 13:56
 
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view post Posted on 24/9/2008, 11:35
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SALERNO IL COMUNE REVOCA L´AUTORIZZAZIONE ALLA DIOCESI PER L´ANGELLARA


Il Comune di Salerno revoca l´autorizzazione per la realizzazione dello stabilimento balneare dell´Angellara Home-Villaggio San Giuseppe, la struttura di proprietà della diocesi di Salerno sequestrata lo scorso 15 luglio dalla guardia di finanza e a causa della quale sono finiti sotto inchiesta con l´accusa di truffa aggravata l´arcivescovo Gerardo Pierro, don Comincio Lanzara e l´economo diocesano, monsignor Enzo Rizzo, oltre ad altre dieci persone. Secondo l´amministrazione comunale, le opere realizzate sulla spiaggia sarebbero difformi dal progetto originario, allegato alla richiesta di autorizzazione presentata dall´associazione Villaggio San Giuseppe, a cui la diocesi, nel giugno del 2006, ha dato in comodato d´uso, a durata illimitata, la gestione della struttura ricettiva e del futuro stabilimento balneare. Precisamente, l´autorizzazione rilasciata dall´ente comunale avrebbe riguardato unicamente l´installazione di alcune cabine. In realtà, i lavori in corso sulla spiaggia — che sono stati bloccati al momento del sequestro giudiziario convalidato una settimana dopo dal gip del tribunale di Salerno, Vincenzo Di Florio — avrebbero invece compreso l´installazione di una rampa di cemento fissa, di pedane in legno e di attrezzature balneari non menzionate nel progetto. A rivedere l´intera documentazione riguardante la spiaggia dell´Angellara Home sono stati i dirigenti dello Sportello Unico che, negli ultimi giorni, hanno avviato un procedimento di autotutela ammini-strativa in vista anche dell´inchiesta giudiziaria che pende sulla curia salernitana e sulla struttura ricettiva. I tecnici comunali hanno riesaminato tutti i documenti inviati dalla diocesi per ottenere l´autorizzazione alla realizzazione dello stabilimento. Fino a ritenere opportuno avviare il procedimento di revoca. Intanto, ieri mattina, gli uomini del comandante del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanzia, Francesco Mazzotta, erano proprio all´ufficio Suap per prendere in consegna i nuovi documenti relativi al procedimento di revoca messo in atto dall´amministrazione comunale. Il dietrofront del comune non dovrebbe, comunque, interferire con l´inchiesta giudiziaria coordinata dal sostituto procuratore Roberto Penna, che, nel decreto di sequestro dello scorso luglio, costruiva la tesi accusatoria sulla mancanza di un piano particolareggiato che ne avrebbe autorizzato i lavori. Da cui sarebbe scaturito poi il secondo capo di accusa, quello della tentata truffa, nei confronti di Pierro e degli altri prelati. Dopo aver ottenuto il finanziamento di due milioni e mezzo di euro dalla Regione per la ristrutturazione dell´ex colonia marina, dalla diocesi di Salerno è partita un´ulteriore richiesta di contributi per realizzare lo stabilimento balneare — «la spiaggia per preti » come si legge dal progetto a firma dell´architetto Pompeo Paolo Mazzucca. Per il progetto, che ha ottenuto anche il nullaosta del Suap, serve un altro milione e 700mila euro. L´ente regionale approva e stanzia il finanziamento, dividendolo in due trance, ma non erogherà mai l´importo. Perché, quando la magistratura salernitana sequestra la struttura e la spiaggia, sul conto corrente della diocesi non risulta alcun deposito di denaro. Eppure, il presidente dell´associazione che gestisce l´Angellara Home, Giovanni Sullutrone, aveva già stilato sia una rendicontazione economica che un preventivo di spesa. Lo stabilimento balneare avrebbe fruttato oltre centomila euro, solo per il fitto dei cento ombrelloni. Il «bar e la piccola ristorazione», annessa al lido, avrebbe invece fatto incassare circa 360mila euro, ipotizzando una presenza giornaliera, durante i tre mesi della stagione estiva, di almeno 400 persone, quattro per ogni ombrellone. E, a metà luglio scorso, prima dei sigilli, lo stabilimento balneare aveva già cominciato ad avere i primi clienti.
Angela Cappetta In attesa
Sopra, il vescovo di Salerno monsignor Gerardo Pierro A lato, l´avvocato difensore della Curia arcivescovile, Paolo Carbone Entrambi sono in attesa della decisione del tribunale sul caso Angellara Home

Corriere del Mezzogiorno


 
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