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Scandali a ripetizione alla Curia di Salerno., Processi e indagini sui maneggi dei preti

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GalileoGalilei
view post Posted on 4/9/2008, 14:11 by: GalileoGalilei
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30/08/2008
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Nuovo filone dopo il blocco dei fondi dell’8 per mille. Don Notari: «Amareggiato per il vescovo»
Curia, si indaga su affari immobiliari

Nel mirino della Procura la compravendita di complessi religiosi nel capoluogo

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30/08/2008
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Nella trattativa per la vendita del convento Montevergine, da dove fu sfrattata Casa Betania, c’era anche una società composta da familiari di uno dei più stretti collaboratori dell’arcivescovo Pierro. Prima della sottoscrizione del comodato d’uso del convento San Michele alla fondazione Sichelgaita (dove, tra gli altri, è consigliere di amministrazione don Lanzara) la Curia avrebbe rifiutato la proposta di acquisto dell’immobile da parte dell’Istituto per il sostentamento clero (offerta di tre milioni di euro). Sono due nuovi filoni che nei prossimi giorni impegneranno gli investigatori nel capitolo delle operazioni immobiliari della Curia nel centro storico. Intanto la Finanza, dopo il blocco di una quota di 500mila euro dei fondi otto per mille, spulcia la documentazione dell’Angellara Home, l’ex colonia diventata albergo, e sul quale c’è l’inchiesta con tredici indagati, tra cui il vescovo Pierro e don Lanzara, amministratore unico del bene che un tempo era della diocesi. MANZO A PAG.37

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30/08/2008

All’indomani del sequestro dei fondi dell’otto per mille al vaglio degli investigatori le operazioni immobiliari

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Pierro, nel mirino compravendite di conventi




ANTONIO MANZO Ed ora gli investigatori cercano le carte delle operazioni immobiliari compiute dal vescovo e dai suoi più stretti collaboratori nel centro storico, il convento Montevergine e il convento San Michele: il primo, dove in alcuni locali aveva sede Casa Betania sfrattata dall’arcivescovo nel contesto di una trattativa di vendita dell’immobile; il secondo, ceduto in comodato alla fondazione Sichelgaita. La nuova fase investigativa parte dopo il sequestro di parte dei fondi dell’otto per mille da parte dle pm Roberto Penna, 500mila euro ai quali vanno aggiunti altri sequestri di somme della Curia per un ammontare di oltre un milione e mezzo di euro. Tre sequestri chiesti dal pm e accolti da tre gip sono stati effettuati nell’ambito dell’inchiesta sull’Angellara Home (tredici indagati, tra i quali l’arcivescovo Pierro, don Lanzara, tecnici e funzionari comunali per presunta truffa aggravata in danno dello Stato ed una serie di reati urbanistici). Gli investigatori intendono acquisire gli atti della trattativa di vendita del convento Montevergine, - bloccata da una opposizione della Regione - nella quale è anche presente una società legata, da vincoli familiari, ad un autorevole collaboratore di Pierro e le carte del comodato per la concessione dei locali San Michele alla fondazione Sichelgaita (consigliere di amministrazione, recentemente rinnovato dal Comune, don Lanzara). Sia il convento Montevergine che il convento San Michele sono proprietà della Curia che non rientrano tra i beni dell’istituto diocesano per il sostentamento clero. Nel 1989, dopo il nuovo concordato tra Stato e Chiesa furono varati gli istituti diocesani per il sostentamento clero che avrebbero dovuto amministrate il patrimonio della diocesi, terreni, case, conventi. Monsignor Guerino Grimaldi conservò al patrimonio della Curia alcuni beni immobili, tra cui l’ex colonia San Giuseppe, il convento Montevergine e il convento San Michele. Questi beni non entrarono nella disponibilità dell’istituto sostentamento clero. Per San Michele, qualche anno fa, dal presidente dell’istituto per il sostentamento clero Notari, alla Curia fu avanzata la richiesta di acquisto per tre milioni di euro rispetto ad offerte di due milioni presentate da altri enti. In tal modo l’immobile sarebbe entrato tra i beni dell’istituto sostentamento clero. «Ma fu percorsa la strada del comodato con la Fondazione» racconta proprio don Notari. Fondazione nella quale, fin dalla costituzione, siede in consiglio di amministrazione don Lanzara. Altra storia quella del convento Montevergine con lo sfratto per padre Tomay e casa Betania, la struttura di accoglienza per donne sole. La Regione si è opposta alla vendita del bene, al Tar ha avuto ragione Pierro. Intanto gli uomini della Finanza, guidati dal maggiore Mazzotta e dal tenente Mendella, stanno vagliando la documentazione acquisita nel corso delle indagini sull’Angellara Home. Il sequesto di una quota dei fondi dell’otto per mille non blocca l’attività della carità diocesana (i 500 mila euro erano stati destinati dalla Cei alle opere pastorali come edifici di culto). Sono «liberi» oltre 900mila euro per le necessità della diocesi. A partire da quelle dei «sacerdoti anziani, ammalati, bisognosi di cure, alla mensa dei poveri e all’assistenza degli extracomunitari» come ha puntualmente scritto l’economo diocesano don Rizzo nella lettera ai preti dove preannunciava ai sacerdoti il blocco dei soldi per colpa del pm. Al momento, la diocesi può sioddisfare proprio le richieste di chi è in difficoltà. I preti, ovunque prestino servizio, ricevono da Roma 835 euro al mese di stipendio.

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2004: la Caritas e il Banco



I rapporti della Caritas diocesana dal 2004 sono con il Banco alimentare di Caserta. Precedentemente a tale data in Campania vi era anche una struttura a Capua, poi chiusa. da quattro anni, la Caritas salernitana beneficia degli alimenti per i poveri e le parrocchie immagazzinati a Caserta dove la Compagnia delle Opere gestisce la struttura. Negli ultimi quattro anni il Banco di Caserta non ha avuto alcun rapporto con altre strutture diocesane al di là della Caritas. Precedentemente, i rapporti tra esponenti della curia salernitana e le provviste per la carità intercorrevano con l’Agea, l’agenzia che amministrava gli esuberi dei prodotti agroalimentari.

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L’INTERVISTA
Don Notari: «Grande amarezza ma resta il capo della mia Chiesa»

«Tutto quel che leggo mi provoca solo ulteriore sofferenza. Io sono in comunione ecclesiale con l’arcivescovo Pierro, che è il capo della mia Chiesa locale, ma sono distante anni luce dalla sua gestione amministrativa della diocesi...». L’amarezza blocca le parola di monsignor Matteo Notari, fino a qualche mese fa presidente dell’istituto clero. È stato rimosso. La motivazione ufficiale: è scaduto il mandato dei cinque anni. Ma dietro il cambio, avvenuto ufficialmente per la scadenza del mandato, si celano i sospetti della rimozione per l’opposizione ai metodi di gestione di Pierro e dei suoi più diretti collaboratori: don Lanzara, don Rizzo e don Santoro. È lungo l’elenco di chi è stato consigliere al di là dei cinque anni (Lanzara, otto anni; Santoro, dieci anni, sette come presidente; Galderisi, tredici anni). «Sia chiaro, la comunione ecclesiale ed il rispetto per il mio arcivescovo non significa consenso o silenzio sui suoi metodi di gestione». È con il vescovo ma non condivide i suoi metodi di gestione? «Bene, mettiamola così». Ma lei ha denunciato alla magistratura ordinaria alcuni affari della curia... «È bene chiarire, e intendo farlo una volta per tutte, che tutto quel che avviene in questi giorni, particolarmente per l’Angellara Home, non è il frutto dei miei esposti alla magistratura. Io sono stato sentito dal pm Alfano ma su altre cose». Quali capitoli? «Vicende che poi, amministrativamente si sono risolte, come le lottizzazioni Cogevi e Vessinelli». Dice l’arcivescovo: se lei fosse stato riconfermato presidente dell’istituto avrebbe mollato 500 mila euro per la spiaggia dei preti all’ex colonia... «Nulla di più falso e gravemente lesivo del mio onore umano e sacerdotale. Ma sarà la giustizia vaticana ad esprimersi». Scusi, la storia della spiaggia... «Io mi sono opposto in linea di principio al fatto che beni della Chiesa finissero in mani private. Stop». Come il villaggio San Giuseppe? «Come l’ex colonia. E per evitare il replay della piscina Vigor». Scusi, quale piscina? «Quella che fu realizzata nell’ex colonia, cioè su un bene della Chiesa, e poi fu venduta nel 1991» Dalla diocesi? «Nient’affatto, da un privato sia pure sacerdote. Perchè nel frattempo la piscina era finita nelle mani di un’associazione, Vigor, appunto, poi cancellata perchè aveva concluso la sua missione. Storia vecchia meglio lasciarla perdere». Cosa rimprovera al suo vescovo? «Io non possono rimproverare nulla al capo della mia Chiesa locale, all’arcivescovo della mia diocesi. Posso solo dissentire, come ho fatto con documenti scritti, sulla gestione degli affari di curia. Ma non posso consentire che il mio sacerdozio possa essere macchiato da un’accusa gravissima, simile ad una estorsione. Per la mia dignità lotterò fino in fondo. E avrò ragione, rispetto alle menzogne e alle falsità». ant.man.

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Con la rassegna stampa in Vaticano arriva l’imbarazzo



Cautela ed imbarazzo in Vaticano, con la svolta del sequestro di una parte dei fondi 8 per mille destinati dalla Cei alla diocesi di Pierro, era arrivata giovedì sera con le agenzie di stampa. Poi, da ieri mattina, la fotocopiatrice della sezione affari italiani della segreteria di Stato (la guida monsignor Filoni), ha dovuto lavorare a getto continuo. Fax provenienti dalla diocesi, rassegna stampa dei maggiori quotidiani, dossier già in possesso della Segreteria di Stato (a partire dalla relazione del visitatore apostolico monsignor Superbo). La valutazione della svolta dell’inchiesta salernitana è avvenuta con una serie di telefonate che ieri hanno costruito una sorta di triangolazione diplomatica d’emergenza: la nunziatura apostolica (l’ambasciata presso lo Stato italiano) già investita da Pierro per la presunta e, sembra infondata, violazione delle norme concordatarie a seguito del sequestro dei 500mila euro dei fondi dell’otto per mille, la Segreteria di Stato, alti monsignori della segreteria della Conferenza episcopale italiana dove si vivono giorni di transizione per l’imminente partenza di monsignor Betori, segretario generale dei vescovi italiani, destinato alla sede di Firenze (proprio oggi dovrebbe essere annunciata al clero fiorentino la bolla papale di Benedetto XVI). «In Vaticano non si decide mai sull’onda emotiva - dice una fonte autorevole della Cei - anche se Salerno è una situazione da qualche anno sotto sorveglianza speciale soprattutto dopo la relazione del visitatore apostolico monsignor Agostino Superbo». Paradossalmente, sarebbe stato proprio l’incalzare degli «avvenimenti esterni alle vicende ecclesiali», aggiunge la fonte Cei, ad evitare cambiamenti al vertice della diocesi. In Vaticano e alla Cei si studiano i precedenti: c’è quello di monsignor Salvatore Cassisa, ex arcivescovo di Monreale, inquisito agli inizi degli anni Novanta dalla procura di Palermo (appalti, infiltrazioni mafiose in Curia). Cassisa si dimise ma pretese di rimanere fisicamente nel palazzo arcivescovile di Monreale. Fu necessario un decreto della Congregazione dei Vescovi per sloggiare Cassisa, con la minaccia della sospensione a divinis (a Monreale due giorni prima dell’arrivo del decreto vaticano morì, per infarto, l’apprezzato vescovo monsignor Cataldo Naro che aveva dovuto subìre la forzata coabitazione nel Palazzo con il suo predecessore dimissionario). «Cassisa si dimise» prosegue la fonte. Una ipotesi, quella delle dimissioni «volontarie», che sarebbe emersa anche per la situazione salernitana anche se in prima battuta era stata privilegiata l’ipotesi della nomina di un vescovo ausiliare: un vescovo, con diritto di successione, che affiancasse Pierro per i venti mesi che gli restano alla guida della diocesi. Proprio sul fronte della nomina di un «ausiliare» il Vaticano ha registrato diversi rifiuti, primo fra tutti quello di monsignor Beniamino Depalma attualmente vescovo di Nola. ant.man.

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La ripartizione dell’otto per mille




Per l’anno 2008 l’assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana ha approvato recentemente la proposta di ripartizione delle somme derivanti dall’otto per mille dell’Irpef che i contibuenti italiani intendono versare alla Chiesa cattolica. La somma relativa all’8 per mille che lo Stato ha dovuto versare alla Cei risulta pari a un miliardo e 200milioni di euro. Da questi soldi versati dallo Stato le ripartizioni e le assegnazione per le diocesi italiane da parte della Conferenza Episcopale. Moltissime opere sono state realizzate con questi fondi: nuove chiese, oratori, gestione di beni culturali, musei ma, soprattutto opere di carità a servizio della Chiesa italiana e del Terzo mondo animate dalle Caritas capillarmente presenti in ogni angolo d’Italia. In alto la ripartizione per le diocesi

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02/09/2008
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Sigilli all’hotel, Pierro annulla il convegno



ANTONIO MANZO Invita i «peccatori a pentirsi» l’arcivescovo Pierro, nella prima apparizione in pubblico dopo il clamoroso sequestro di una quota dell’otto per mille versato alla diocesi di Salerno, primo caso in Italia di intervento della magistratura sui fondi che versano i contribuenti alla Chiesa cattolica. L’occasione è alla Rotonda, dove in piazza Flavio Gioia c’è la deposizione della corona floreale a San Matteo che si erge sulla Porta Nuova. Benedice i fiori che i pompieri di lì a poco isseranno con la scala mobile sulla statua settecentesca, ascolta la liturgia con la lettera di San Paolo ai Corinzi declamata dal fedelissimo parroco della Cattedrale don Antonio Quaranta, si lascia guidare da don Comincio Lanzara per i tredici minuti di una cerimonia veloce e fredda. Ma è nel pomeriggio che matura la decisione del vescovo Pierro di annullare il convegno pastorale che era stato programmato da giovedì a sabato prossimo, per la prima volta presso l’Angellara Home l’albergo di don Comincio sequestrato dalla magistratura nell’inchiesta su presunta truffa aggravata in danno dello Stato e abusi edilizi. Il convegno annuale è una sorta di programmazione per l’anno pastorale e non si farà neppure al seminario di Faiano dove si è svolto dal 2000 al 2006 e solo per un anno, il 2007, all’ex colonia San Giuseppe in occasione della inaugurazione. La notizia clamorosa arriva nel giro di pochi minuti a tutti gli oltre duecento parroci della diocesi, silenziosi e divisi sulle sorti della diocesi, al di là del destino ecclesiale e giudiziario di don Pierro. In piazza Flavio Gioia monsignor Pierro arriva puntuale alle otto, insieme a don Comincio e a don Giovanni Lancellotti. Da San Pietro in Camerellis, parrocchia della zona, arriva un prete di colore, un diacono e un chierichetto. Pierro entra nella piazza e, sottobraccio ad un avvocato salernitano, raggiunge il palco tra i flash e le telecamere ma sceglie la strada del silenzio sull’inchiesta giudiziaria. A luglio, alla festa del Carmine, tuonò dall’altare contro «i Giuda». Ora silenzio, anche se nelle ultime ore ha spedito una nuova serie di lettere per contestare l’inchiesta penale, prima fra tutte quella alla nunziatura apostolica incitando ad uno scontro diplomatico con lo Stato italiano per presunta violazione delle norme del Concordato. Servono solo pochi minuti all’arcivescovo per ricordare che «i peccatori possono pentirsi» come nell’invito evangelico del racconto dell’apostolo Matteo sia quando lo stesso esattore pubblicano rispose positivamente all’invito del Signore («seguimi») sia quando Zaccheo, uno strozzino basso e tarchiato dell’epoca romana, salì sul sicomoro per farsi vedere da Cristo che, nella sua misericordia lo invitò a scendere dalla pianta per andare a pranzo insieme. Due pubblicani pentiti e convertiti. Sarà per la brevità della cerimonia che saltano le parole di Zaccheo, quando il pubblicano si alza e promette al Signore di restituire uil maltolto: «Io do la metà dei miei beni ai poveri e, se ho defraudato qualcuno di qualcosa. Gli restituirò quattro volte tanto». Intanto, l’arcivescovo ha ridotto all’indispensabile i suoi impegni fuori dall’Episcopio. Ha convocato ieri mattina don Peppino Iannone, vicario episcopale per la cultura e l’evangelizzazione, parroco a Mercato San Severino e suo fedelissimo, per sbrigare una serie di atti e, praticamente, chiedergli un supplemento di impegno in questi giorni difficili nel raccordo con le attività pastorali della diocesi.

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02/09/2008
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Don Santoro alle Confraternite



Don Generoso Santoro all’ufficio confraternite. L’ex presidente dell’istituto sostentamento clero gestisce l’ufficio confraternite di via Bastioni. È anche commissario del vescovo in otto tra le più facoltose confraternite della diocesi (le congreghe gestiscono patrimonio immobiliare, offerte dei fedeli e, a Salerno, migliaia di loculi cimiteriali). L’ufficio confraternite è confinante con gli uffici dell’ufficio sostentamento clero dove ora siede come presidente monsingor Mario Salerno già parroco di Acerno e vicario episcopale per la carità.







 
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