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Scandali a ripetizione alla Curia di Salerno., Processi e indagini sui maneggi dei preti

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GalileoGalilei
view post Posted on 4/9/2008, 13:37 by: GalileoGalilei
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03/09/2008

Soldi della Curia depositati in una banca svizzera

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03/09/2008

I fondi raccolti da don Santoro alla Popolare Lodi di Lugano

Nelle casse della Popolare di Lodi, sede di Lugano, la banca che era guidata da Giampiero Fiorani arrestato per la scalata Antonveneta, don Santoro e i promotori finanziari versarono il danaro raccolto, sette milioni di euro, per conto della Remar Sim di Brescia. Ma ora i creditori rivogliono il danaro e presso la banca non c’è più l’ombra di un euro e tornano alla Guardia di Finanza: sarebbero stati depositati in Lussemburgo o a Losanna. MANZO A PAG. 37

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03/09/2008

Investigatori sulle tracce del danaro raccolto per investimementi Nuova pista: Lussemburgo

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03/09/2008

I soldi raccolti da don Santoro alla Popolare di Lodi di Lugano. Ma i creditori non li trovano più

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03/09/2008
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ANTONIO MANZO Quel che è certo è che il danaro, oltre 14 miliardi di vecchie lire, raccolto da don Generoso Santoro e da due consulenti finanziari, è stato versato, qualche anno fa, nelle casse della Banca Popolare di Lodi, sede di Lugano, via Nizza 5. Ma nella banca che un tempo fu di Giampiero Fiorani, il banchiere arrestato per la scalata all’Antonveneta, non c’è più neppure un euro. I soldi della banca nera di don Santoro sono spariti, sono andati altrove. C’è chi dice siano stati trasferiti in Lussemburgo, chi a Losanna dove risiede, originario di Ariano Irpino, il «cervello» dell’operazione finora mai sentito, neppure nella prima inchiesta. Ma i creditori ora non trovano più i loro soldi. «Facemmo investimenti su fondi americani...» continua a sostenere don Santoro, così come dichiarò anche ai magistrati nella prima inchiesta penale sull’appropriazione indebita, quella che fu chiusa in istruttoria e scagionò Pierro. Le parole del prete della banca nera sugellarono anche la fine dell’inchiesta. La bufera giudiziaria con il sequestro dell’albergo di don Comincio Lanzara (un tempo ex colonia per i bambini poveri della diocesi) e il sequestro di una quota dell’otto per mille rimette in moto il meccanismo investigativo e al nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza tornano anche i creditori di don Santoro. La traccia svizzera dei soldi c’è, è evidente. Ma Salerno-Lugano è un viaggio di solo andata. Dei soldi trasferiti, oggi neppure l’ombra. Ne sanno qualcosa proprio i creditori di Don Santoro che continuano ad inseguire il prete per tribunali civili (a ottobre prossimo ci sono nuove udienze) nel tentativo, probabilmente vano, di ottenere di nuovo il danaro che gli avevano consegnato per investirlo in operazioni finanziarie dagli interessi molto redditizi. Non avranno granchè da recuperare, perchè il prete, già sotto processo insieme al vescovo e poi finito solo lui davanti ai giudici, si sarebbe già svestito di ogni bene in quel di Serino suo paese natale. La società Remar Sim di Brescia, presso la quale lavoravano i due consulenti Roberto Sarti e Giovanni Lizza fu liquidata nel dicembre 2006. Sarti e don Santoro sono ancora a processo, mentre Lizza ha patteggiato e, quindi ammesso, lo spericolato giro finanziario condito anche da timbri e carte false di banche e società finanziarie. Finì nella cronaca nera, la Remar sim spa di Brescia, poi liquidata. Un consulente, Leopoldo Izzo, nel dicembre 2001 uccise una insegnante di Meta di Sorrento che aveva chiesto la restistuzione dei soldi che gli aveva versato. A Salerno c’era don Santoro che versava danaro alla Remar Sim, insieme ai due promotori finanziari Lizza e Sarti. Santoro per sette anni è stato impegnato dall’arcivescovo Pierro alla presidenza dell’istituto sostentamento clero, lo snodo di tutte le attività economico-finanziarie della Curia salernitana. Le finanze della Curia salernitana furono sottoposte ad una attenta radiografia nel 1994 da monsignor Attilio Nicora (firmò tutto il lavoro preparatorio per la revisione del Concordato, soprattutto sul versante dei rapporti eocnomici Stato-Chiesa), allora vescovo ed oggi cardinale e presidente dell’amministrazione del patrimonio dlela sede apostolica. Successivamente sono stati proprio i «clienti» della banca nera di don Santoro a recarsi a Roma, per riavere il danaro versato al sacerdote che insieme ai conculenti prometteva interessi e felicità. Intanto, domani sarebbe dovuto iniziare l’annuale convegno diocesano che ogni anno è stato celebrato al seminario. Quest’anno il vescovo avrebbe voluto svolgerlo, come l’anno scorso, all’Angellara Home di don Comincio Lanzara. Ma l’hotel, che un tempo era colonia della diocesi e da due anni ceduta per sempre ad un prete, è sotto sequestro penale, per truffa e abusi edilizi. E tutti i sacerdoti della diocesi non celebrano il loro convegno pastorale






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04/09/2008

L’INCHIESTA
Curia, inizia la processione dei truffati




La processione dei truffati «prega» alla Finanza e chiede la restituzione dei soldi dati a don Santoro per investimenti ad alta rendita, tramite l’Istituto sostentamento clero. Si tratta di una quindicina di truffati per un importo di circa 3 milioni e mezzo di euro (la raccolta ammonta a circa 14 miliardi di vecchie lire). Intanto emergono nuovi scenari: i versamenti di Santoro alla Popolare di Lodi avvengono negli anni delle operazioni di Giampiero Fiorani per la scalata all’Antonveneta. MANZO A PAG.

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Don Generoso Santoro

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04/09/2008
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GLI AFFARI IN TONACA
I truffati chiedono il danaro consegnato al prete «Consegnati a lui che agiva per conto della diocesi»


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Gaggiolo, nel Varesino, il valico della Dogana per raggiungere la Bpl di Lugano

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04/09/2008
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ANTONIO MANZO Don Generoso Santoro, insieme ai promotori finanziari della Remar Sim di Brescia, varca il valico della dogana di Gaggiolo per raggiungere la Banca Popolare di Lodi di Giampiero Fiorani e versare il danaro dei suoi clienti. Gaggiolo è uno dei valichi più discreti, tra Svizzera e Italia dove tante domande su cosa ci sia nell’auto non le fanno. Gaggiolo è un tiro di schioppo da Varese, dove preferisce pernottare don Generoso Santoro e da Como, dove, invece, amano riposare i due promotori finanziari Sarti e Lizza. Alberghi diversi, stessa mèta. Ma ora il popolo dei truffati a caccia del fiume di danaro versato a Lodi, e finito non si sa dove, inizia la processione per riavere i soldi. «Sono circa 4 milioni e mezzo di euro che ora pretendiamo dall’Istituto sostentamento clero della curia di Salerno, perchè noi i soldi a don Santoro li abbiamo dati nella sua qualità di vertice della curia. E le ricevute sono su carta intestata dell’istituto. D’altronde, don Santoro è davanti ai giudici anche per la querela dell’istituto diocesano stesso» racconta uno dei truffati. Ma dov’è finito il fiume di soldi versato da don Santoro in Svizzera? C’è un uomo che potrebbe aiutare l’esercito dei truffati nella disperata ricerca: si chiama Egidio Menclossi, cinquant’anni, ultimo vicedirettore generale, fino al 2005, di Bpl Suisse (già Adamas), la società controllata di Lugano che, secondo la magistratura milanese, era la «tesoreria occulta» usata dal gruppo bancario di Giampiero Fiorani, notoriamente vicino alla finanza cattolica, per finanziare la scalata all’Antonveneta. E in quella banca di Lugano finiscono i soldi raccolti da don Santoro, mentre è presidente, e lo sarà per sette anni, dell’istituto sostentamento clero della diocesi retta da monsignor Pierro. In quegli stessi anni i soldi dei salernitani finiscono nei forzieri della banca di Giampiero Fiorani. Sono gli stessi anni di Egidio Menclossi a Lugano, al vertice della banca svizzera dove arrivano a depositare danaro don Generoso Santoro insieme a Giovanni Lizza (che ha patteggiato nel processo per appropriazione indebita) e Roberto Sarti. Menclossi, tra maggio e giugno del 2005, diventa la prima gola profonda del caso Bpl-Antonveneta che porterà poi all’arresto di Fiorani e dei furbetti del quartierino. Ora potrebbe essere proprio lui a consentire di fare luce su quel fiume di danaro gestito da don Santoro e dalla Remar Sim di Brescia. Un fiume che nasce a Lugano e poi, innaturalmente, si prosciuga. Ma è il fiume di soldi che fa da sfondo al processo tuttora in corso che vede imputato, per appropriazione indebita, don Generoso Santoro, il sacerdote che ha rinunziato, dopo aver ricevuto minacce, alla testimonianza in aula del suo vescovo Pierro chiamato per tre volte dal giudice e per tre volte indisponibile. «Noi torneremo in Vaticano, dove già ci siamo stati. Ci troviamo di fronte ad un muro di gomma ma saremo evangelicamente pazienti» dice uno dei truffati. C’è anche un promotore finanziario di San Martino Valle Caudina, oltre che l’uomo originario di Ariano Irpino e residente a Losanna, che possono garantire notizie sul flusso di danaro. Tutti personaggi irpini che hanno avuto contatti anche con altri vescovi campani che, passati da una diocesi all’altra, non hanno mai reciso i legami con gli uomini della Remar Sim di Brescia. Proprio gli stessi uomini che affiancano don Santoro, presente ininterrottamente nel consiglio dell’istituto sostentamento clero dal ’93 al ’96 come consigliere, poi per sei anni fino al 2002 come presidente. E due anni, fino al 2004, come consigliere semplice. Sempre su nomina dell’arcivescovo Pierro.

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04/09/2008
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È stato convocato a Roma per le prossime ore l’arcivescovo Pierro. La convocazione è arrivata nei giorni scorsi dopo la nuova bufera giudiziaria con il sequestro di una quota dell’otto per mille nell’ambito dell’indagine sull’Angellara Home. La delicata situazione della diocesi di Salerno, dopo l’istruttoria del cardinale Re prefetto della congregazione dei vescovi, è ora nelle mani del segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone e del nunzio apostolico in Italia, l’arcivescovo Giuseppe Bertello. Proprio oggi sarebbe dovuto iniziare nell’Angellara Home l’annuale convegno diocesano per la programmazione pastorale. Il convegno è stato annullato: la struttura di don Comincio Lanzara è stata sequestrata dal pm Penna.
 
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