Laici Libertari Anticlericali Forum

Quando un prete o un religioso si suicida, Neanche la promessa del paradiso guarisce il mal di vivere

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 23/9/2014, 16:11
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


www.lanazione.it/umbria/morto-sacerdote-sesso-1.236386

Don Franco strangolato da un filo elettrico
Commenti

Il sacerdote che si è tolto la vita dopo aver denunciato un ricatto sessuale: l’autopsia conferma la morte per impiccagione "DOPO IL SESSO MI HA RUBATO LA CROCE" / FA SESSO CON IL PRETE MA POI LO RICATTA


Prete Prete
Contenuti correlati

Trovato morto il sacerdote vittima del ricatto a luci rosse

Perugia, 23 settembre 2014 - L’AUTOPSIA, svolta ieri mattina dal medico legale Sergio Scalise Pantuso (foto grande) sul corpo di don Franco Bucarini, il sacerdote che si è suicidato dopo aver denunciato un ricatto a luci rosse, ha confermato le prime ipotesi investigative. Il prete, 72 anni, è morto per asfissia, dopo essersi impiccato con un filo elettrico.

QUALCHE ora dopo è stato trovato il cadavere, riverso nella canonica di Capocavallo. E la notizia è giunta, in presa diretta, al ventiduenne romeno accusato di tentata estorsione, proprio mentre si trovava dinanzi al giudice per l’interrogatorio di convalida. L’esame autoptico, svolto ieri mattina in obitorio alla presenza del consulente tecnico Anna Maria Verdelli, esperto nominato dall’avvocato Giancarlo Viti che tutela gli interessi dei familiari del religioso, è durato un paio d’ore. Scalise Pantuso ha aggiornato il pubblico ministero che sta svolgendo le indagini e soltanto nei prossimi giorni depositerà in procura la relazione dettagliata sugli accertamenti svolti ieri mattina.

PROSEGUONO, nel frattempo, le verifiche dei carabinieri di Perugia sul presunti ricatto a sfondo sessuale subìto dal sacerdote. Don Bucarini aveva denunciato richieste di denaro per circa 4.000 euro dal giovane ospitato in casa e con il quale avrebbe avuto un approccio sessuale. In particolare lo straniero — secondo le indagini — avrebbe minacciato di rendere pubblici i particolari di questo episodio, qualora il religioso non avesse pagato. Utilizzando anche una foto, nella quale dei due comparirebbero però soltanto i volti.

AGLI ATTI dell’indagine condotta dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria sono comunque finite anche intercettazioni telefoniche tra il parroco e il giovane. Tanto che quest’ultimo è stato fermato dai militari e il gip Luca Semeraro ha emesso a suo carico un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il tentativo di estorsione e per il furto di una collana d’oro di proprietà del sacerdote. «E’ finito in una storia più grande di lui», continua a ripetere l’avvocato Giacomo Manduca, difensore del giovane, che ha intenzione di ricorrere al Tribunale della libertà.
 
Web  Top
view post Posted on 29/10/2014, 06:19
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


Prete italo sloveno violenta ragazzina 13enne. Sloveni rimpiagono il pedofilo

don-maks-suard

http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...roce-1.10201660

Suicida in canonica il parroco di Santa Croce
L'allarme lanciato dal vescovo Giampaolo Crepaldi che lo ha trovato impiccato e ha allertato il 113

28 ottobre 2014

Il parroco della frazione di Santa Croce, sul Carso triestino, si è suicidato oggi a Trieste. Secondo quanto si è appreso il sacerdote, che aveva 48 anni, si è impiccato in canonica dopo essere stato accusato di un episodio di pedofilia e aver ammesso le sue responsabilità.

La Curia triestina: "Don Maks aveva ammesso l'episodio che vedeva, molti anni fa, coinvolta una ragazzina di 13 anni. Stava per essere rimosso e lo sapeva. Aveva chiesto di poter scrivere una lettera di scuse prima di lasciare la parrocchia"
Il prete si chiamava Maks Suard, e apparteneva alla comunità slovena della diocesi di Trieste. A trovarne il corpo è stato il vescovo Giampaolo Crepaldi, che aveva con lui un appuntamento nel pomeriggio fissato da qualche giorno per comunicargli ufficialmente il provvedimento di rimozione.

Attraverso il suo segretario, l'alto prelato dapprima si è limitato a dirsi "molto turbato" e "molto scosso" per quanto accaduto. In serata, verso le 22, la Curia triestina ha infine diramato una nota stampa molto esplicita nella quale si spiega nei dettagli come all'origine del gesto autolesionista del sacerdote vi siano fatti gravi successi molti anni fa che coinvolgevano don Maks e una tredicenne e quali siano stati i vari tragici passaggi finali di questa terribile vicenda.

Tornando al momento del ritrovamento del cadavere, lo stesso Crepaldi, dopo aver scoperto don Maks Suard ormai privo di vita, ha allertato il 113. Sul posto è giunta in pochi minuti una pattuglia della squadra volanta. Le indagini vengono condotte nel massimo riserbo. Non è chiaro se il sacerdote suicida abbia lasciato o meno uno scritto.

AMPI SERVIZI SUL GIORNALE IN EDICOLA MERCOLEDì 29 OTTOBRE

http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...ilia-1.10201871

Il prete suicida era accusato di pedofilia
La Curia triestina: "Don Maks aveva ammesso l'episodio che vedeva, molti anni fa, coinvolta una ragazzina di 13 anni. Stava per essere rimosso e lo sapeva. Aveva chiesto di poter scrivere una lettera di scuse prima di lasciare la parrocchia"

25 ottobre 2014
Ecco il comunicato integrale della Diocesi di Trieste che spiega come sono andati i fatti a Santa Croce, rendendo nota anche l'accusa di pedofilia che gravava sul parroco suicida.

"Con l’animo pieno di dolore e di sgomento, questa Curia diocesana comunica la morte per suicidio del sacerdote Maks Suard. Il Vescovo, venuto a conoscenza il 23 di ottobre di fatti gravi successi molti anni fa che coinvolgevano una ragazzina di 13 anni, sabato 25 ottobre aveva chiamato don Maks per le dovute comunicazioni.

In quella circostanza il sacerdote aveva ammesso le sue responsabilità che implicano come primo atto, per legge canonica, la sua rimozione da ogni incarico pastorale e l’invio del dossier alla Santa Sede quale organo competente per questo genere di delitti. Nella circostanza, il sacerdote, con umiltà e serenità di spirito, aveva chiesto due giorni per preparare una lettera di dimissioni e una memoria scritta in cui chiedere perdono a Dio, alla Chiesa e alla ragazzina per il male commesso.

L’incontro fissato era per quest’oggi nel pomeriggio. Il Vescovo, dopo aver avvisato alle 16, don Maks del suo arrivo, giunto verso le 16.30 circa nel luogo, alle sue ripetute telefonate, in quanto la porta della canonica risultava essere chiusa, non riceveva alcuna risposta. Chiamato il sacrestano, che gli ha aperto la porta della canonica, con lo stesso rinveniva il corpo privo di vita del sacerdote.

Di seguito sono pervenute le forze di polizia e investigative che, con professionalità e delicatezza, hanno svolto la loro opera. La vicenda del sacerdote avrebbe dovuto seguire il suo iter canonico e giudiziario che forse gli avrebbe consentito nel tempo un auspicabile recupero umano e cristiano nel rispetto delle leggi. Questa Curia, affranta per i risvolti drammatici e inattesi della vicenda, affida l’anima del sacerdote alla preghiera dei buoni e alla misericordia del Padre celeste".


Tags
SUICIDI
SACERDOTI
PEDOFILIA
Invia per email
Stampa
25 ottobre 2014

Edited by GalileoGalilei - 13/11/2014, 09:22
 
Web  Top
view post Posted on 29/10/2014, 10:39
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


http://www.corriere.it/cronache/14_ottobre...a253459da.shtml

a santa croce
Parroco suicida in canonica, la Curia: «Ammise abusi su una 13enne»
Don Maks Suard, 48 anni, si è impiccato. Il corpo trovato dal vescovo di Trieste con cui aveva appuntamento. Stava per firmare le dimissioni
di Redazione Online
Don Max Suard (foto dal sito del quotidiano in lingua slovena Primorski Dnevnik) Don Max Suard (foto dal sito del quotidiano in lingua slovena Primorski Dnevnik)
shadow

Ha aspettato di essere da solo in canonica e, poco prima che arrivasse il vescovo con cui aveva appuntamento, ha deciso di uccidersi. Così è morto Don Maks Suard, 48 anni, sacerdote della comunità slovena della diocesi di Trieste. A scoprire il corpo del sacerdote a Santa Croce, sull’altopiano carsico, è stato l’arcivescovo di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi. Il prelato, superato lo choc, ha immediatamente chiamato il 113 ma ormai era tardi. Anche se le indagini delle forze dell’ordine sono ancora in corso, la Curia ha fatto sapere - con una nota - che il sacerdote aveva «ammesso le proprie responsabilità» in relazione a fatti di pedofilia che diversi anni fa lo avevano coinvolto in prima persona, vittima una ragazzina allora 13enne. Per questo stava per firmare le dimissioni, ed essere trasferito.

«Coinvolto in fatti gravi con una ragazzina»

La Curia ha fatto sapere che l’incontro tra il parroco e il vescovo di Trieste era stato fissato proprio a seguito della contestazione al parroco «di fatti gravi successi molti anni fa che coinvolgevano una ragazzina di 13 anni» e sui quali il Vescovo, sabato scorso, aveva «chiamato don Maks per le dovute comunicazioni». In quella circostanza «il sacerdote aveva ammesso le sue responsabilità che implicano come primo atto, per legge canonica, la sua rimozione da ogni incarico pastorale e l’invio del dossier alla Santa Sede quale organo competente per questo genere di delitti». Il sacerdote, si legge ancora nella nota della Curia, «con umiltà e serenità di spirito, aveva chiesto due giorni per preparare una lettera di dimissioni e una memoria scritta». Don Suard era originario di San Giovanni e dal 1995, quando era diventato parroco, aveva lavorato in diverse sedi. Sul quotidiano in lingua slovena Primorski Dnevnik si legge che don Max era impegnato con i boy scout e insegnava religione in alcune scuole.

28 ottobre 2014 | 21:57
 
Web  Top
view post Posted on 29/10/2014, 19:22
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


I fatti risalivano a 17 anni fa, quindi prescritti

http://www.si24.it/2014/10/29/trieste-si-e...edofilia/71890/

LA NOTA DELLA CURIA
Trieste, si è impiccato don Maks Suard
Il parroco era accusato di pedofilia
di Redazione. Categoria: Città del Vaticano, Cronaca, Friuli Venezia Giulia

Commenta
don maks suard, morto don maks suard, trieste prete impiccato, trieste si uccide prete pedofilo, prete pedofilo trieste, prete pedofilo si impicca trieste, trieste prete pedofilo si impicca,
“Con l’animo pieno di dolore e di sgomento, questa Curia diocesana comunica la morte per suicidio del sacerdote Maks Suard”. È così che la Curia di Trieste ha rivelato che don Maks Suard, 48 anni, parroco di Santa Croce, insegnante di religione, coinvolto in un caso di abusi sessuali ancora 17 anni fa, si è tolto la vita.
Il vescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, venuto a conoscenza il 23 ottobre scorso di “fatti gravi successi molti anni fa che coinvolgevano una ragazzina di 13 anni”, sabato scorso aveva chiamato don Maks “per le dovute comunicazioni”. In quella circostanza il sacerdote aveva ammesso le sue responsabilità e aveva chiesto due giorni per preparare una lettera di dimissioni e una memoria scritta in cui chiedere perdono a Dio, alla Chiesa e alla ragazza per il male commesso.
L’incontro fissato era per il pomeriggio di ieri. Ammissioni come quelle di don Maks implicano come primo atto, per legge canonica, la sua rimozione da ogni incarico pastorale e l’invio del dossier alla Santa Sede quale organo competente per questo genere di delitti. Il Vescovo, dopo aver avvisato alle ore 16 don Maks del suo arrivo, arrivato nella parrocchia di Santa Croce verso le 16.30, ha trovato la porta della canonica chiusa. Chiamato il sacrestano, che gli ha aperto l’ingresso, ha scoperto il corpo privo di vita del sacerdote.
Crepaldi fa sapere che “la vicenda del sacerdote avrebbe dovuto seguire il suo iter canonico e giudiziario che forse gli avrebbe consentito nel tempo auspicabile recupero umano e cristiano nel rispetto delle leggi”. La curia, “affranta per i risvolti drammatici e inattesi della vicenda”, affida l’anima del sacerdote – informa una nota – alla “preghiera dei buoni e alla misericordia del Padre celeste”.
29 ottobre 2014
 
Web  Top
view post Posted on 30/10/2014, 08:45
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


La vittima è andata prima in Procura e poi dal vescovo, dopo 17 anni dagli abusi. Lo ha fatto per proteggere la nipote catechista

http://www.corriere.it/cronache/14_ottobre...5bfba99fb.shtml


[Esplora il significato del termine: pedofilia Il prete prima di uccidersi «Se solo avessi saputo del male che facevo...» Nell’ultima lettera la confessione dell’abuso di 17 anni fa Il passato che ritorna La denuncia scattata quando la nipote della vittima è finita nella parrocchia di don Maks di Giusi Fasano shadow TRIESTE Sabato 25 ottobre. Un uomo improvvisamente solo con i suoi rimorsi torna a casa senza più voglia di vivere. Pochi chilometri e molta, moltissima fatica. È irriconoscibile, quando apre la porta, quando si siede stanco come avesse scalato una montagna, quando prende carta e penna e comincia a scrivere. «Se solo avessi potuto immaginare tutto il danno che le stavo facendo...». Pare di vederlo, don Maks Suard. Chino sulle parole che scrive al suo vescovo e sotto il peso di un ricordo riemerso da un passato lontanissimo. Ci mette tre giorni a fare i conti con il mondo e a implorare Dio di perdonarlo perché sta per fare la cosa più imperdonabile di tutte: uccidersi. Martedì è il giorno della fine. Alle quattro del pomeriggio il vescovo Giampaolo Crepaldi lo chiama per avvisarlo: «Sto arrivando». «Va bene» risponde lui. E si impicca, sapendo bene che sarà monsignor Crepaldi a trovarlo. Il passato che ritorna Don Suard aveva 48 anni ed era sacerdote della comunità slovena della diocesi di Trieste. Si è tolto la vita dopo aver saputo che una ragazzina conosciuta tanti anni prima, la settimana scorsa lo aveva accusato di pedofilia. Quando è stato convocato in Curia, sabato, tutto poteva immaginare salvo che quegli episodi e quella ragazzina tornassero a galla. «È tutto vero» ha confessato stordito dalla memoria di istanti ormai sepolti dal tempo. E ha raccontato dettagli che coincidono con la versione della sua vittima, all’epoca tredicenne: furono approcci sessuali e avances in più di un’occasione e successe tutto 17 anni fa nella parrocchia di San Dorligo Della Valle, a pochi chilometri da Trieste. C’è un motivo per cui tutta questa storia riemerge soltanto adesso, dopo 17 anni. La ragazzina dell’epoca, oggi trentenne, è la zia di un’adolescente che frequenta la parrocchia di don Suard, cioè quella della frazione triestina di Santa Croce. Per la donna è bastato che la nipotina nominasse il sacerdote per riaccendere i riflettori sugli abusi subiti nel 1997 e, ovviamente, mai dimenticati. La denuncia è stata un modo per proteggere la ragazzina ma è stata anche una richiesta di giustizia per sé. La donna è prima andata in Procura, poi dal vescovo. Il sacerdote ha ammesso tutto Don Suard non ha nemmeno provato a fingere, a negare, a giustificare. Mentre parlava e ammetteva sembrava quasi rendersi conto per la prima volta di quel che aveva fatto. «Adesso mi prepari una lettera di dimissioni dall’incarico pastorale e poi dovrò inviare tutto alla Santa Sede» gli ha annunciato il vescovo. E il parroco è tornato in canonica con più coraggio per morire che per vivere. Aveva chiesto lui stesso un paio di giorni di tempo per preparare una memoria scritta «in cui chiedere perdono a Dio, alla Chiesa e alla ragazzina per il male commesso», ha spiegato monsignor Crepaldi. In realtà don Suard ha scritto la lettera di dimissioni, il testamento e una lunga lettera al vescovo nella quale ha ripetuto in gran parte ciò che aveva già ammesso. Chi ha letto le sue parole ne riassume il senso: «Io non la vedevo come una bambina, non mi rendevo conto di fare un danno così grave» si è ricordato il sacerdote ripensando a 17 anni fa. Senza mai entrare nei dettagli degli approcci sessuali con la tredicenne, spiega di essersi tormentato anche allora non tanto per la consapevolezza di quel che era successo quanto per il fatto di provare quell’attrazione che il suo abito talare non consentiva: «Ricordo che mi sono confessato e ho chiesto il trasferimento» racconta nella sua lettera-memoria. E dice che le pulsioni che provava, quel 1997, lo hanno indotto tante volte a dubitare della sua missione, a pensare che «se fosse successo anni prima forse non sarei mai diventato prete» (fu ordinato sacerdote nel 1995). Quella che lui chiama «confessione» la fece con un padre spirituale e amico (che nella lettera cita con nome e cognome). Il trasferimento di cui parla fu concesso, ma non subito. «Non avrei mai immaginato di causare un danno così grave» «Mai avrei potuto immaginare di aver causato un danno così grave a quella ragazza» scrive. E ancora: «Avrei voluto chiederle perdono ma non ce l’ho fatta. Se potessi riparare al danno commesso... ma so che non è possibile». La lettera ha una brutta copia, lasciata accanto agli altri fogli: sono frasi che poi lui ricopia esattamente identiche ma sono scritte con una calligrafia incerta, con parole scarabocchiate, con righe che non finiscono dritte. È come se le parole stesse sbandassero assieme a lui, arrivato a fine corsa. Solo come non era stato mai e con gli occhi fissi su un orizzonte buio, anche se fuori c’era un gran sole e il cielo blu. © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 ottobre 2014 | 08:04] pedofilia
Il prete prima di uccidersi «Se solo avessi saputo del male che facevo...»
Nell’ultima lettera la confessione dell’abuso di 17 anni fa Il passato che ritorna La denuncia scattata quando la nipote della vittima è finita nella parrocchia di don Maks
di Giusi Fasano
shadow

TRIESTE Sabato 25 ottobre. Un uomo improvvisamente solo con i suoi rimorsi torna a casa senza più voglia di vivere. Pochi chilometri e molta, moltissima fatica. È irriconoscibile, quando apre la porta, quando si siede stanco come avesse scalato una montagna, quando prende carta e penna e comincia a scrivere. «Se solo avessi potuto immaginare tutto il danno che le stavo facendo...».
Pare di vederlo, don Maks Suard. Chino sulle parole che scrive al suo vescovo e sotto il peso di un ricordo riemerso da un passato lontanissimo. Ci mette tre giorni a fare i conti con il mondo e a implorare Dio di perdonarlo perché sta per fare la cosa più imperdonabile di tutte: uccidersi. Martedì è il giorno della fine. Alle quattro del pomeriggio il vescovo Giampaolo Crepaldi lo chiama per avvisarlo: «Sto arrivando». «Va bene» risponde lui. E si impicca, sapendo bene che sarà monsignor Crepaldi a trovarlo.

Il passato che ritorna

Don Suard aveva 48 anni ed era sacerdote della comunità slovena della diocesi di Trieste. Si è tolto la vita dopo aver saputo che una ragazzina conosciuta tanti anni prima, la settimana scorsa lo aveva accusato di pedofilia. Quando è stato convocato in Curia, sabato, tutto poteva immaginare salvo che quegli episodi e quella ragazzina tornassero a galla. «È tutto vero» ha confessato stordito dalla memoria di istanti ormai sepolti dal tempo. E ha raccontato dettagli che coincidono con la versione della sua vittima, all’epoca tredicenne: furono approcci sessuali e avances in più di un’occasione e successe tutto 17 anni fa nella parrocchia di San Dorligo Della Valle, a pochi chilometri da Trieste. C’è un motivo per cui tutta questa storia riemerge soltanto adesso, dopo 17 anni. La ragazzina dell’epoca, oggi trentenne, è la zia di un’adolescente che frequenta la parrocchia di don Suard, cioè quella della frazione triestina di Santa Croce. Per la donna è bastato che la nipotina nominasse il sacerdote per riaccendere i riflettori sugli abusi subiti nel 1997 e, ovviamente, mai dimenticati. La denuncia è stata un modo per proteggere la ragazzina ma è stata anche una richiesta di giustizia per sé. La donna è prima andata in Procura, poi dal vescovo.

Il sacerdote ha ammesso tutto

Don Suard non ha nemmeno provato a fingere, a negare, a giustificare. Mentre parlava e ammetteva sembrava quasi rendersi conto per la prima volta di quel che aveva fatto. «Adesso mi prepari una lettera di dimissioni dall’incarico pastorale e poi dovrò inviare tutto alla Santa Sede» gli ha annunciato il vescovo. E il parroco è tornato in canonica con più coraggio per morire che per vivere. Aveva chiesto lui stesso un paio di giorni di tempo per preparare una memoria scritta «in cui chiedere perdono a Dio, alla Chiesa e alla ragazzina per il male commesso», ha spiegato monsignor Crepaldi. In realtà don Suard ha scritto la lettera di dimissioni, il testamento e una lunga lettera al vescovo nella quale ha ripetuto in gran parte ciò che aveva già ammesso. Chi ha letto le sue parole ne riassume il senso: «Io non la vedevo come una bambina, non mi rendevo conto di fare un danno così grave» si è ricordato il sacerdote ripensando a 17 anni fa. Senza mai entrare nei dettagli degli approcci sessuali con la tredicenne, spiega di essersi tormentato anche allora non tanto per la consapevolezza di quel che era successo quanto per il fatto di provare quell’attrazione che il suo abito talare non consentiva: «Ricordo che mi sono confessato e ho chiesto il trasferimento» racconta nella sua lettera-memoria. E dice che le pulsioni che provava, quel 1997, lo hanno indotto tante volte a dubitare della sua missione, a pensare che «se fosse successo anni prima forse non sarei mai diventato prete» (fu ordinato sacerdote nel 1995). Quella che lui chiama «confessione» la fece con un padre spirituale e amico (che nella lettera cita con nome e cognome). Il trasferimento di cui parla fu concesso, ma non subito.

«Non avrei mai immaginato di causare un danno così grave»

«Mai avrei potuto immaginare di aver causato un danno così grave a quella ragazza» scrive. E ancora: «Avrei voluto chiederle perdono ma non ce l’ho fatta. Se potessi riparare al danno commesso... ma so che non è possibile». La lettera ha una brutta copia, lasciata accanto agli altri fogli: sono frasi che poi lui ricopia esattamente identiche ma sono scritte con una calligrafia incerta, con parole scarabocchiate, con righe che non finiscono dritte. È come se le parole stesse sbandassero assieme a lui, arrivato a fine corsa. Solo come non era stato mai e con gli occhi fissi su un orizzonte buio, anche se fuori c’era un gran sole e il cielo blu.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
30 ottobre 2014 | 08:04
 
Web  Top
view post Posted on 30/10/2014, 18:31
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


http://www.gazzettino.it/NORDEST/TRIESTE/p...ie/984208.shtml

Lettera del parroco suicida: «Chiedo
perdono, se solo potessi rimediare»
La vittima degli abusi ha presentato denuncia dopo aver saputo che
la nipotina frequentava la parrocchia del sacerdote don Suard

PER APPROFONDIRE: parroco, vescovo, trieste, suicida, don maks suard, crepaldi, lettera
Lettera del parroco suicida: «Chiedo

perdono, se solo potessi rimediare» Lettera del parroco suicida: «Chiedo
perdono, se solo potessi rimediare»
TREVISO - Emergono i retroscena della tragedia del parroco di Santa Croce - don Maks Suard - che si è impiccato l’altro pomeriggio a una trave della canonica, poco prima che arrivasse il vescovo Giampaolo Crepaldi.

Tutto nasce da una storia di pedofilia, datata 1997, quando lui aveva 30 anni: da pochi giorni era riemerso un terribile episodio degli abusi sulla ragazzina di 13 anni che ha sporto denuncia. Sono state ritrovate due lettere di don Maks: «Se solo avessi potuto immaginare tutto il danno che le stavo facendo». La ragazzina dell’epoca, oggi trentenne, è la zia di un’adolescente che tuttora frequenta la parrocchia di don Suard. Per la donna è bastato che la nipotina nominasse il sacerdote per riaccendere i riflettori sugli abusi. La denuncia è stata un modo per proteggere la nipote oltre che una richiesta di giustizia per sé.

Don Suard non ha nemmeno provato a negare. «Subito mi scriva una lettera di dimissioni e poi dovrò inviare tutto alla Santa Sede» gli ha annunciato il vescovo Crepaldi. E nella memoria scritta «chiede perdono a Dio, alla Chiesa e alla ragazzina per il male commesso». Chi ha letto le sue parole - come riporta il Piccolo - dice che don Suard scrive: «Io non la vedevo come una bambina, non mi rendevo conto di fare un danno così grave».

«Mi sono confessato e ho chiesto il trasferimento, se fosse successo anni prima forse non sarei mai diventato prete» (fu ordinato sacerdote du eanni prima, nel 1995). Quella che lui chiama «confessione» la fece con un padre spirituale e amico (che nella lettera cita con nome e cognome). Il trasferimento di cui parla fu concesso, ma non subito: «Mai avrei potuto immaginare di aver causato un danno così grave a quella ragazza, avrei voluto chiederle perdono ma non ce l’ho fatta. Se potessi riparare al danno commesso... ma so che non è possibile».

Don Maks si è poi ucciso in un ripostiglio di vecchi arredi sacri al terzo piano della canonica di Santa Croce. Ha spiegato il suo insano gesto in due lettere lasciate su un tavolo. Ha usato anche la parola “macigno” per indicare il peso che gli era caduto sulla testa 17 anni dopo quella storiaccia. Il vescovo Crepaldi che, dopo aver ricevuto la denuncia della donna, nelle scorse settimane aveva avviato l’inchiesta a carico del sacerdote accusato di edofilia.

Già sabato scorso in un incontro il 47enne sacerdote aveva ammesso le proprie responsabilità che implicano la sua rimozione da ogni incarico pastorale e l'invio del dossier alla Santa Sede quale organo competente per questo genere di delitti. La Curia triestina è stata chiarissima sull'episodio: «Don Maks aveva ammesso che molti anni fa coinvolse una ragazzina di 13 anni. Stava per essere rimosso e lo sapeva. Aveva chiesto di poter scrivere una lettera di scuse prima di lasciare la parrocchia»

Nella lettera al vescovo don Maks scrive: «Quella era una giovane donna malgrado l'età, ma ciò non giustifica il mio errore per iul quale chiedo “perdono”». C'è però anche un’altra lettera del sacerdote ed è rivolta ai familiari: è il drammatico testamento morale di un prete che ha scelto di infliggersi una estrema punizione per un errore che era finito in un angolo della sua mente. Presto sarebbe anche scattata l’inchiesta penale. Il suo nome era stato iscritto da qualche giorno nel registro degli indagati della Procura proprio per quell’episodio del 1997.

La vittima, infatti, dopo aver segnalato alla Curia la sconvolgente vicenda, ha atteso qualche giorno e poi si è rivolta ai carabinieri dove ha sporto denuncia contro il sacerdote. La denuncia in cui si raccontano le carezze e gli abusi del prete - come riporta il Piccolo - è giunta in Procura e il fascicolo è stato affidato al pm Pietro Montrone.
Giovedì 30 Ottobre 2014

http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...ione-1.10208132


LEGGI ANCHE:

pedo
Accusato di pedofilia: suicida in canonica il parroco di Santa Croce
Da poco era emerso un terribile episodio del passato: aveva abusato di una ragazzina di 13 anni. L'allarme lanciato dal vescovo Giampaolo Crepaldi che aveva un appuntamento con lui per comunicargli ufficialmente la rimozione: lo ha trovato impiccato in canonica e ha avvisato il 113
Don Maks si è ucciso in una stanza utilizzata come ripostiglio di vecchi arredi sacri al terzo piano della canonica della parrocchia di Santa Croce. Un posto isolato dove nessuno lo avrebbe cercato. Lontano da tutti. Ha spiegato il suo estremo gesto in due lettere lasciate su un tavolo impolverato. Sconvolto ha usato la parola “macigno” per indicare il peso insostenibile che gli era caduto sulla testa diciassette anni dopo quella storia. Una lettera “di dimissioni” e di perdono cristiano alla Chiesa e a quella donna in cui ammette l’errore avvenuto quando aveva trent’anni, è indirizzata al vescovo Crepaldi che, dopo aver ricevuto la denuncia della donna, nelle scorse settimane aveva attivato un’inchiesta a carico del sacerdote accusato di una colpa terribile: pedofilia. Già sabato scorso in un incontro con il vescovo il sacerdote aveva ammesso le proprie responsabilità che implicano come primo atto, per la legge canonica, la sua rimozione da ogni incarico pastorale e l'invio del dossier alla Santa Sede quale organo competente per questo genere di delitti. Il parroco aveva 48 ore di tempo per prendere una decisione. Avrebbe dovuto comunicarla l’altro pomeriggio al vescovo che poi lo ha trovato morto impiccato.

LEGGI ANCHE:

curia
Il prete suicida era accusato di pedofilia
La Curia triestina: "Don Maks aveva ammesso l'episodio che vedeva, molti anni fa, coinvolta una ragazzina di 13 anni. Stava per essere rimosso e lo sapeva. Aveva chiesto di poter scrivere una lettera di scuse prima di lasciare la parrocchia"
Nella lettera indirizzata al vescovo, don Maks scrive anche direttamente ed esplicitamente di quella ragazzina che, ricorda, allora «era una giovane donna». Non si giustifica chiede e ripete “perdono”, ma tenta una sorta di spiegazione. L’altra lettera del sacerdote è rivolta ai familiari: è il drammatico testamento morale di un prete che ha scelto di infliggersi una estrema punizione per un antico errore che era finito in un angolo della sua mente ma non era mai stato cancellato.

Presto sarebbe anche scattata un’inchiesta penale. Ma don Maks Suard non sapeva e non poteva sapere perché non aveva ricevuto alcuna comunicazione ufficiale che il suo nome era stato iscritto da qualche giorno nel registro degli indagati della Procura proprio per quell’episodio della ragazzina.

La vittima, infatti, dopo aver segnalato alla Curia la sconvolgente vicenda, da quanto appreso, avrebbe atteso qualche giorno e poi si è rivolta ai carabinieri di una stazione dell’Altipiano dove ha sporto denuncia contro il sacerdote parroco di Santa Croce. La denuncia - in cui si raccontano le carezze del prete - come è prassi in questi casi, poi è giunta in Procura e il fascicolo è stato affidato al pm Pietro Montrone.

L’allarme, come detto, lo ha dato il vescovo che è giunto verso le 16.30 di lunedì alla canonica della chiesa di Santa Croce. La porta era chiusa così monsignor Crepaldi, dopo aver telefonato invano più volte, ha chiamato il sacrestano che aveva le chiavi. Con lui poi è salito per le scale fino al terzo piano. La porta del ripostiglio era socchiusa. L’ha aperta e ha visto corpo di don Maks. Sul tavolo vicino le due lettere. È arrivata la polizia e dopo il medico legale Fulvio Costantinides.
 
Web  Top
view post Posted on 31/10/2014, 17:09
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...anni-1.10214474

Molestie alla tredicenne: caso coperto per 17 anni

La vittima del prete suicidatosi martedì a Santa Croce aveva già denunciato all’epoca, nel 1997, gli abusi subiti ai vertici della Chiesa triestina, che però allora non era intervenuta. Ora la donna ha parlato per proteggere da don Maks Suard una sua giovane parente
di Gianpaolo Sarti

Qualcuno sapeva. Sapeva delle attenzioni che don Maks Suard, il parroco di Santa Croce che si è tolto la vita martedì scorso, aveva rivolto tanti anni fa alla tredicenne triestina, ora trentenne. Molestie più che abusi veri e propri, par di capire dall’indagine, come se una parola o l’altra potesse togliere o alleviare il dolore. Quel qualcuno si trova all’interno della Chiesa di Trieste e, all’epoca, aveva un ruolo ben preciso nel clero. E non avrebbe fatto nulla. A pochi giorni dal suicidio del sacerdote della minoranza slovena, trovato morto nella sua canonica sull’altipiano, emergono altri particolari della drammatica vicenda che sta sconvolgendo, ancora una volta, la comunità cattolica e la città intera.

Un fiore sul portone della canonica,...
Un fiore sul portone della canonica, dove si è suicidato il parroco
Bisogna usare i verbi al passato per tentare di fare un po’ di luce sul caso e pure al condizionale, perché nulla è ancora provato. Molto, nell’ambiente, si muove tra il detto e il non detto soprattutto perché si fa difficoltà a ricollegare particolari ai quali nessuno finora aveva dato importanza. Ce n’è uno che invece ora potrebbe assumere un certo peso: la giovane avrebbe segnalato tutto a un responsabile dell’autorità ecclesiale già all’epoca nel ’97. Almeno un sacerdote con un incarico di rilievo in diocesi, stando a quanto rivelano fonti attendibili e vicine alla Curia, era stato informato. Ma il fatto sarebbe stato tenuto volutamente nel segreto. Solo da lui o anche da altri? Insabbiato per non creare scandalo? Monsignor Eugenio Ravignani, allora vescovo della città, era stato messo al corrente? A carico del prete, così schivo e taciturno, non risulterebbe alcun provvedimento. Don Maks, comunque, ha subito vari spostamenti: ordinato prete nel dicembre del ’95, ha prestato prima servizio a Sant’Antonio in Bosco, poi a Caresana nel Comune di San Dorligo e, infine, a Santa Croce.

Don Maks Suard
Don Maks Suard
Difficile capire se uno di questi passaggi sia ricollegabile ai fatti. Che, stando alle ricostruzioni, si sarebbero probabilmente verificati nel periodo in cui il sacerdote era a Sant’Antonio in Bosco, nel ’97, quando la ragazzina era tredicenne. La giovane, tempo dopo, avrebbe rivelato l’accaduto a un altro sacerdote, ma nulla sarebbe mai venuto a galla. Fino ai nostri giorni: la donna, adesso trentenne, ha deciso di denunciare l’accaduto ai Carabinieri e al vescovo Giampaolo Crepaldi dopo aver saputo che una bambina, sua parente, si è trovata come insegnante di religione a scuola il prete di cui lei era stata vittima diciassette anni prima. Il passato che ritorna come un fantasma, con tutta la sua sofferenza, e che Suard non è riuscito a sopportare. Da fonti investigative non emergono altri episodi di abuso, ma sono molti gli angoli bui di questa storia. Chi, nel clero triestino, sapeva e non ha fatto nulla? Certo, la Chiesa di allora non era la Chiesa di adesso, che negli ultimi anni ha fatto passi enormi per contrastare la piaga della pedofilia. C’era un’altra sensibilità o forse solo paura, desiderio di protezione. Omertà, la chiama qualcuno. Magari pensando che il tempo potesse cancellare tutto. Non è stato così: il sacerdote, schiacciato da quello che in una delle due lettere d’addio lasciate su un tavolo descrive come “un macigno”, ha deciso di abbandonare la vita terrena. L’ha trovato il vescovo Crepaldi, martedì pomeriggio, impiccato. In quei fogli don Maks ha confessato il suo dolore e ha chiesto perdono.
 
Web  Top
view post Posted on 31/10/2014, 18:05
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


Ha confessato che ha insabbiato per parare il culo alla sua diocesi e al prete

http://www.triesteprima.it/cronaca/parroco...-sacerdote.html

Parroco suicida, Crepaldi: «Falliti gli sforzi per salvaguardare ragazzina, chiesa e sacerdote»
16.26 - Il Vescovo di Trieste torna sulla tragica morte e la drammatica storia di don Maks

Redazione 31 Ottobre 2014
Consiglia
5
0

Il suicidio di don Maks Suard, il sacerdote di Santa Croce in procinto di essere allontanato in seguito alla scoperta da parte del Vescovo Crepaldi di alcune molestie compiute ai danni di una ragazza che 17 anni fa aveva 13 anni, ha diviso l'opinione pubblica: chi ha visto solo il "pedofilo" e chi, davanti alla morte, ha deciso di perdonare.

Nuove verità vengono rivelate giorno dopo giorno: dopo il comunicato della Diocesi la sera stessa della scoperta del corpo esanime di don Maks, ieri il Vescovo Giampaolo Crepaldi ha scritto una nuova lettera ai fedeli, nella quale spiega quali siano state le intenzioni che hanno guidato le sue azioni, purtroppo fallite con la morte del sacerdote.

Carissimi fratelli e sorelle,
giungo a voi con questo mio messaggio, dopo il tragico evento del suicido di don Maks Suard, che mi ha molto scosso e addolorato, unitamente ai suoi congiunti a cui va la nostra vicinanza, e che ha profondamente colpito tutta la comunità cattolica di Trieste. In tutta la vicenda mi sono mosso per rispondere congiuntamente alle seguenti doverose esigenze: in primo luogo, all'esigenza di giustizia, di comprensione e di affettuosa attenzione nei confronti della ragazza che fu oggetto di improprie attenzioni quando era ancora minorenne con le comprensibili e dolorosissime conseguenze; in secondo luogo, all’esigenza di salvaguardare il bene della Chiesa e della sua attività ministeriale ed educativa; in terzo luogo, all’esigenza di aiutare una persona e un sacerdote a reimpostare su condizioni esistenziali nuove la sua vita umana e cristiana. Purtroppo lo sforzo fatto è andato fallito con il suicidio di don Maks il quale, pur ammettendo con sincero pentimento il suo errore e pur disposto a intraprendere un cammino di vita su basi completamente nuove, a un certo punto non ha retto.

Si è così giunti all’evento tragico del suo suicidio, ascrivibile a quegli insondabili misteri del cuore umano che tante domande sollevano senza che si possa dare ad esse una plausibile risposta se non rimettendo il tutto al Signore crocifisso, sicuro approdo in cui trovare consolazione, luce e forza. È per me e per tutta la Chiesa di Trieste il giorno difficile del venerdì che tuttavia, nel fecondo dinamismo della fede, prepara la domenica della speranza cristiana. Speranza che indica a noi sacerdoti per primi la strada di una piena e quotidiana fedeltà alla nostra vocazione; speranza che orienta la Chiesa al pieno rispetto e alla piena valorizzazione di chi ripone la sua fiducia in essa; speranza che impegna tutti a non transigere in alcun modo di fronte a casi di violenza o di attenzioni improprie verso bambini e adolescenti; speranza che ci porta a coltivare con maggior fervore la preghiera e ad alimentare l’amicizia ecclesiale all’interno delle nostre comunità cristiane; speranza per vivere con gioiosa convinzione il Vangelo di Gesù e a sostenere i poveri, i deboli e chi cade nel peccato; speranza per risvegliare in tutti la forza rigenerante della fede e della carità cristiana.

Parroco suicida, Crepaldi: «Falliti gli sforzi per salvaguardare ragazzina, chiesa e sacerdote»
„Mentre affido al Signore misericordioso don Maks – Signore che, in queste circostanze, resta l’unico e vero depositario di ogni giudizio – colgo l’occasione per invocare su tutti voi la materna protezione della Madonna.“

Potrebbe interessarti: http://www.triesteprima.it/cronaca/parroco...-sacerdote.html
Seguici su Facebook: www.facebook.com/triesteprima
 
Web  Top
view post Posted on 8/11/2014, 08:06
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


I parrocchiani e la comunità slovena difendono il prete pedofilo, accusando la diocesi di averlo spinto al suicidio "condannandolo" (a cosa?). Lo difendono solo perché nazionalista sloveno come loro. La diocesi che lo ha protetto per anni senza denunciarlo e senza prendere provvedimenti. Tutto è marcio intorno a questa chiesa cattolica


http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...utto-1.10253313


Le ultime ore di don Maks. Aveva programmato tutto
La sera precedente a cena aveva confidato ad alcuni amici: «Anch’io posso morire prima». La corda è sempre appesa a una trave, nessuno ha il coraggio di toccarla
di Gianpaolo Sarti

06 novembre 2014

La corda è sempre lì, appesa a una trave di legno della soffitta. In parrocchia nessuno se la sente di toccarla e toglierla, perché il dolore è ancora troppo forte. La scomparsa di don Maks, il sacerdote accusato di pedofilia che si è impiccato in canonica martedì 28 ottobre, ha lasciato l’angoscia a S.Croce. Tutto è rimasto così, avvolto dalla penombra e dalla polvere, come quel pomeriggio di una decina di giorni fa, quando a trovare il corpo erano stati il vescovo e il sacrestano. La comunità cerca di vivere il dramma nel silenzio, come del resto aveva fatto il sacerdote nelle sue ultime ore. Chi aveva incontrato il parroco, quei giorni, aveva notato un comportamento più schivo del solito. Lui non aveva confidato nulla, ma oggi qualcuno ricorda di aver scorto nel volto il desiderio di dire qualcosa. «Come se cercasse un contatto», riflette uno del paese. «Diceva… parleremo…».

Don Maks era solo con il suo dolore, con il peso di quella denuncia per una storia di diciassette anni fa. Avrebbe ammesso le proprie responsabilità sabato 25 ottobre in un colloquio con il presule che si sarebbe svolto nel palazzo vescovile in Cavana. Giampaolo Crepaldi non ha esitato ad applicare le norme vaticane che, per un sacerdote, impongono la rimozione degli incarichi. Martedì l’arcivescovo era venuto a S. Croce per ritirare la lettera di dimissioni del prete e una memoria scritta di perdono, ma ha trovato il cadavere. Suard, per il suo addio, aveva scelto di indossare una giacca verde tipica dei costumi sloveni e austriaci, quasi a rimarcare la propria identità. Cosa gli sia passato per la mente nessuno lo saprà mai. La sera prima Maks aveva cenato da una famiglia.

La rabbia e il dolore del papà di don Maks: «Era così fragile che l’hanno indotto al suicidio. Gli abusi? Questo lo dicono loro»
«Era triste, taciturno…». A un certo punto il prete ha pronunciato una frase strana: «Anch’io posso morire prima». Aveva programmato tutto. Aveva anche dato disposizioni ai parrocchiani affinché, nei giorni successivi, si occupassero di alcune commissioni che generalmente faceva lui. Le testimonianze portano a martedì pomeriggio: sono le 16 e 30, il vescovo è a S.Croce, accompagnato dal segretario. È solo lui, Crepaldi, che cerca di entrare in canonica. È chiusa, ma dalla strada si nota che dentro la luce è accesa. Il presule prende il cellulare e chiama ripetutamente Suard. Niente. Il presule contatta il sacrestano, che accorre subito e apre. Sulla porta dell’ufficio un mazzo di chiavi, la stufa è in funzione. Forse Maks è in legnaia, in orto o in cantina. Ma il sospetto che sia successo qualcosa, forse un malore, comincia a farsi largo quando anche in cucina non trovano nessuno.

Crepaldi e il sacrestano decidono di salire al secondo piano, per raggiungere l’appartamento. Percorrono una scalinata, sul passamano sono appese due bandiere, una slovena e l’altra austriaca. L’arredamento è essenziale: una scrivania, su cui ora è appoggiata una valigia con dei vestiti, un computer e una foto. Di Maks non c’è traccia. Sul lato c’è un’altra rampa, Crepaldi prende l’iniziativa: «Cosa c’è su? Andiamo a vedere». Le scale portano a una mansarda buia, l’ingresso è aperto. Quando la luce si scalda prendono lentamente forma le sagome di mobili vecchi, libri, quadri, oggetti liturgici antichi. E un’ombra, come un cappotto appeso.

http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...isma-1.10259535

Don Salvadè: comunità a rischio scisma
Il vicario generale della diocesi interviene sulla morte del prete pedofilo suicida di Santa Croce. “Per un sacerdote si contesta il vescovo? Che cristiani siamo?”
di Donatella Tretjak

07 novembre 2014

Non porge proprio l’altra guancia monsignor Pier Emilio Salvadè, il vicario generale della diocesi triestina. Non lo fa almeno dalle colonne di Vita Nuova. Il suo, dopo “le chiacchiere da bar” dei giorni scorsi, dopo il suicidio di don Maks a Santa Croce, vuole essere un richiamo, forte, fortissimo, all’unità della comunità ecclesiale a rischio “scisma”.

«Per difendere un prete (che ha riconosciuto il suo peccato) si contesta il vescovo? Ma che cristiani siamo? Qui non si tratta dei miei personali rancori o simpatie verso un vescovo, o verso quell’una o l’altra persona di questa vicenda, o verso gli italiani o gli sloveni. Qui stiamo dando cattiva testimonianza di chiesa», scrive nel suo articolo.

«Nella vicenda di don Maks Suard, nella ridda di comunicazioni e contro comunicazioni, di titoli sui giornali e di commenti velenosi su Facebook, cosa abbiamo smarrito? Il rispetto per il dolore di una vittima (la ragazza) e l’umano cordoglio per una persona che si è tolta la vita, e la fede che deve circondare il vescovo: ecco cosa abbiamo smarrito. E la falsa comunicazione è arrivata fino ai telegiornali nazionali, tanto si sa che il gossip vende bene». Pertanto, ora, dopo questi giorni di «letterale follia, forse occorre fare un passo indietro. E recuperare il bene prezioso del silenzio e della preghiera che rispetta il dolore delle persone qui ferite da questa vicenda, che di fatto sono gli unici attori a cui questo fatto riguarda, vescovo compreso».

LEGGI ANCHE:

01-B_WEB
Le ultime ore di don Maks. Aveva programmato tutto
La sera precedente a cena aveva confidato ad alcuni amici: «Anch’io posso morire prima». La corda è sempre appesa a una trave, nessuno ha il coraggio di toccarla
E prosegue, don Salvadè, e stavolta non le manda proprio a dire. Il riferimento è sempre lì, al «cuore ferito e turbato» di Crepaldi dopo la messa nella parrocchia di Santa Croce per ricordare don Suard. «Fedeli che escono dalla messa di un vescovo in risposta a un gesto di attenzione e di cura pastorale, questo è essere chiesa? No. Questo si chiama “scisma” e fa molto male alla chiesa. La chiesa è il luogo della verità, della giustizia, ma anche di una fraternità che si alimenta di stima, rispetto e attenzione per l’altro. Proprio queste tre cose sono mancate in questi giorni. Occorre un passo indietro. E domandiamoci se stiamo servendo Dio e la chiesa o ci stiamo servendo di essi per le nostre personali battaglie».

Protegge e difende, don Salvadè, il suo vescovo. Attaccato da una buona parte dei fedeli di Santa Croce e della minoranza, accusato dal padre di don Maks di non essergli stato vicino, criticato da Boris Pahor che ha definito Crepaldi «un giudice frettoloso», Salvadè ricorda a tutti come «resti il dolore di una donna che deve essere aiutata, di un padre che ha perso il suo unico figlio. E di una chiesa che ha perso un sacerdote. Solo questo importa, il resto sono chiacchiere da bar».

Insomma, pare concludere, «restiamo umani, se ancora un po’ di umanità ci è rimasta nel cuore. E cristiani, e non italiani o sloveni».
 
Web  Top
view post Posted on 12/11/2014, 13:58
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


La mafia nazionalista slovena ha contestato al vescovo di aver preso provvedimenti contro il preti (quali?) e di averne causato la morte. Il prete pedofilo era un nazionalista sloveno. Ora il clan mafioso sloveno se la prende con la vittima perché lo ha denunciato al vescovo

http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...tata-1.10295018

Minacce alla vittima degli abusi
Già individuata la giovane molestata 17 anni fa da don Maks, il parroco suicidatosi lo scorso 28 ottobre: la ragazza, oggi 30enne, ha trovato sull’auto un foglio in sloveno con insulti
di Gianpaolo Sarti

12 novembre 2014

Un foglietto piegato, infilato nel tergicristallo dell’automobile parcheggiata sotto casa. Poche parole, scritte in sloveno. La traduzione edulcorata sarebbe «serva del clero fascista». Mal’offesa è più pesante. A qualcuno, probabilmente una minoranza nella minoranza, non sta affatto bene che la donna, vittima diciassette anni fa delle attenzioni di don Maks Suard, il prete suicida, abbia denunciato tutto al vescovo Giampaolo Crepaldi. Il biglietto è stato trovato qualche giorno fa ed è stato segnalato in Procura dai carabinieri del Nucleo investigativo di Trieste. E’ stata subito aperta un’inchiesta. Stando agli inquirenti, il messaggio è rivolto non solo alla ragazza, ma all’intera famiglia. Si tratterebbe comunque di un fatto isolato di cui è stata informata subito anche la Curia.

Il caso ora prende un’altra piega, a cominciare da un aspetto, non trascurabile: l’identità della giovane, rimasta in tutti questi giorni pubblicamente segreta per ovvi motivi di tutela personale e riservatezza, è invece nota all’interno della comunità slovena. Ad alcuni, almeno, che hanno pensato di agire con quel messaggio dai toni offensivi, più che minatori. Il contenuto appesantisce ulteriormente l’aria che si è creata attorno alla morte del sacerdote accusato di pedofilia. Uno strascico con evidenti venature nazionaliste che forse nessuno poteva immaginare, ma di cui non sono mancate le tracce fin dall’inizio.

LEGGI ANCHE:

funerali
Folla a San Giovanni per l'ultimo saluto a don Maks
Chiesa gremita per i funerali del parroco suicida accusato di pedofilia. Presente lo scrittore Boris Pahor, assente Crepaldi. Il saluto dell''ex vescovo Ravignani nella cappella di Sant'Anna
A cominciare da quel sabato 1 novembre, festa di Ognissanti, quando Crepaldi, in segno di vicinanza alla comunità di Santa Croce, ha pensato di andare a celebrare la messa nel borgo carsico. E si è trovato praticamente solo davanti all’altare, con la maggior parte dei fedeli di lingua slovena usciti dalla chiesa non appena si sono accorti della presenza dell’arcivescovo. Un fatto certamente eclatante sul quale, curiosamente, nei giorni a seguire non si sono registrate particolari prese di distanza dalla minoranza. Non ufficiali, almeno. Il biglietto lasciato sull’automobile della ragazza, o forse del padre, è probabilmente noto a pochi all’interno della comunità. Forse nemmeno a don Anton Bedencic, attuale Vicario episcopale per i fedeli di lingua slovena: «Non so niente… non rispondo a niente», mormora al telefono, per poi riattaccare immediatamente.

Con il suo atteggiamento il sacerdote, che in quel sabato di Ognissanti era assieme al vescovo a Santa Croce per concelebrare la messa, non aiuta a chiarire. Ma nemmeno prende posizione, come rappresentante del clero sloveno designato dalla diocesi di Trieste, dunque da Crepaldi in persona, sull’intera questione. Bedencic non lo aveva fatto il giorno prima, quando sapeva che la presenza del presule al funerale di don Maks era “sgradita” da chi aveva organizzato le esequie e dal padre, Giorgio Suard. Al vescovo si è preferito un sacerdote della minoranza, don Dusan Jakomin. La volontà di rimarcare la propria identità, per il sacerdote suicida, è stata fin troppo evidente anche nel drammatico gesto di uccidersi, sapendo che a trovare la salma sarebbe stato proprio Crepaldi. Don Maks, le cui origini in realtà risultano più italiane che della minoranza, si è tolto la vita indossando una giacca verde, tipica dei costumi tradizionali del posto. In canonica, lungo le scale che portano alla soffitta in cui il parroco si è suicidato, erano state appese due grandi bandiere, una slovena e una della Trieste asburgica.

Edited by GalileoGalilei - 12/11/2014, 15:05
 
Web  Top
view post Posted on 13/11/2014, 09:20
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...maks-1.10299626

San Giovanni, chiesa gremita per i funerali di don Maks

Visita in forma privata nella cappella mortuaria dell’ex vescovo Ravignani L’abbraccio di Boris Pahor al padre del sacerdote. L’omelia in sloveno di don Jakomin

12 novembre 2014

Non c’è Giampaolo Crepaldi, a cui la comunità slovena, con un gesto probabilmente senza precedenti, di fatto vieta di celebrare la messa. Nella sua diocesi. Si vede invece Eugenio Ravignani, vescovo emerito, che privatamente va a Sant’Anna, dov’è esposta la salma, per portare le proprie condoglianze al padre. Crepaldi, l’indesiderato, ieri era comunque impegnato ad Assisi per un’assemblea della Cei. E la Curia triestina, pure messa alla porta, figura in qualche modo tra i presenti a San Giovanni con il Vicario episcopale per i fedeli della minoranza, don Anton Bedencic.

Un’ora e mezza di funerale, chiesa piena, pienissima, soprattutto di giovani ed ex allievi di don Maks. Dentro non c’è posto, tanti seguono da fuori. Celebra don Dusan Jakomin, con trenta preti interno. Italiani e della minoranza. L’organo che accompagna il coro, le lacrime, i lunghi applausi, la commozione dei giovani con i loro messaggi di ricordo a fine celebrazione. Chi si alza in piedi, in segno di rispetto e memoria. Sull’altare si possono distinguere don Mario Vatta, in fondo compare Andrea Bellavite. Tra i banchi anche Boris Pahor.

Nel corso della cerimonia, rigorosamente in sloveno, le parole “pedofilia” o “suicidio” non vengono mai citate. Davanti ecco il padre, Giorgio Suard, a fianco della cugina e della vicina di casa. Proprio lei, quella che ha avvertito il papà della morte del figlio. Perché nessuno, tra Curia e forze dell’ordine, si era preoccupato di farlo. Un dolore nel dolore. Che i ragazzi cercano di alleviare come possono, donando alla famiglia il calice con il quale don Maks diceva messa, e che hanno usato anche ieri sull’altare della chiesa. «No… non dico niente…non ce la faccio…», singhiozzerà il signor Giorgio sul sagrato di San Giovanni, mentre l’auto si allontana con la bara. È a lui che si rivolge in apertura don Jakomin, per dirgli in italiano che «nessuna parola pesante può cancellare ciò che di buono ha fatto suo figlio». Dove “pesante” stava a indicare, appunto, “pedofilia”, le “attenzioni” che il sacerdote aveva riservato a una ragazzina molti anni fa. L’omelia del sacerdote della minoranza parte con una critica ai mezzi di informazione per poi passare ai giovani «che hanno saputo perdonare e non giudicare». E che «non hanno condannato, ma hanno saputo trovare parole migliori. Da loro dovremmo prendere l’esempio». A fine messa, in strada, solo silenzio. L’unica voce che si distingue è quella del padre che saluta uno a uno chi gli si avvicina per le condoglianze: i fedeli di Santa Croce, Contovello, Prosecco e San Dorligo. Tutte le parrocchie dove Maks era stato in servizio dal giorno dell’ordinazione sacerdotale. Giorgio, sommessamente, in lacrime, risponde ringraziando uno a uno. Poco più in là don Francesco Voncina, l’ex Vicario episcopale per i fedeli della minoranza, che scambia qualche parola con i giornalisti. «Don Ettore Malnati – osserva – dice che su di me ci sarà un’inchiesta? Beh, la facciano. Ma perché ne parla al Piccolo e non a me? Comunque – riprende – meglio che oggi non ci sia stato il vescovo Crepaldi e nemmeno qualcuno della Curia. Sennò qua chissà cosa veniva fuori…». Ma nessuno, da Santa Croce a San Dorligo, ha voglia di alzare polemiche. Nel giorno dell’ultimo saluto ognuno sta nel suo dolore. Come a dire, almeno oggi, “molimo”. Preghiamo.

Gianpaolo Sarti
 
Web  Top
view post Posted on 23/11/2014, 15:00
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronac...glio-1.10359259


Prete suicida, il Vaticano archivia il caso
Secondo la Santa sede, il vescovo Crepaldi «ha agito per il meglio». Il procedimento giudiziario si è estinto con la morte di don Maks
di Orazio Larocca
Tags
CHIESA
PEDOFILIA
PRETE
Invia per email
Stampa
23 novembre 2014



0
LinkedIn
0
Pinterest
Don Maks Suard
Don Maks Suard
«Instantia perimitur». Ovvero - detto in parole povere - procedimento penale chiuso per la morte della persona sottoposta ad indagine giudiziaria. E' questa - sostanzialmente - la formula con cui presso la Congregazione per la Dottrina della Fede (l'ex Sant'Uffizio), in Vaticano, dovrebbe essere stata archiviata definitivamente la drammatica vicenda di don Maks Suard, parroco 48enne di Santa Croce, della Diocesi di Trieste, trovato impiccato dal suo vescovo, monsignor Giampaolo Crepaldi, per essere stato accusato di aver abusato sessualmente 17 anni fa di una ragazzina di 13 anni.

Crepaldi, superiore diretto di don Maks, sulla base delle nuove norme varate per contrastare e reprimere la pedofilia nel clero da Benedetto XVI e rese ancora più incisive da papa Francesco, aveva subito informato il sacerdote che lo avrebbe sollevato dall'incarico e comunicato la vicenda alle autorità giudiziarie della Santa Sede. Il suicidio dell'ecclesiastico - che in una lettera ha ammesso la colpa e chiesto perdono - ha messo praticamente fine al caso. Nel senso che, da parte degli organi vaticani e diocesani, la tragica vicenda di don Maks non avrà un seguito giudiziaria. Questo almeno a rigore di Diritto canonico. La giustizia penale sulla carta potrebbe, invece, continuare a fare il suo corso se, ad esempio, l'allora bambina 13enne oggi donna di 30 anni, dovesse avanzare richieste di eventuali risarcimenti per la violenza subita. Ma questo si vedrà in seguito. Dal punto di vista ecclesiale il suicidio del sacerdote ha fermato l'azione giudiziaria canonica che monsignor Crepaldi stava per avviare.

LEGGI ANCHE:

chiesa
Accusato di pedofilia: suicida in canonica il parroco di Santa Croce
Da poco era emerso un terribile episodio del passato: aveva abusato di una ragazzina di 13 anni. L'allarme lanciato dal vescovo Giampaolo Crepaldi
«Su questa vicenda non mi risulta che ci possano essere ulteriori procedimenti e, tantomeno, non sono stato informato su eventuali altre canoniche avviate da parte vaticana», risponde il portavoce papale, padre Federico Lombardi, in merito a chiarimenti su cosa ora le autorità vaticane intendono fare o potranno fare dopo il suicidio del sacerdote triestino.

«Non penso che la Congregazione per la Dottrina della Fede, l'organo giudiziario a cui compete intervenire sui grandi peccati commessi dai sacerdoti a partire dalle colpe per pedofilia, intenda continuare ad indagare sul caso don Maks», spiega l'arcivescovo Gianfranco Girotti, reggente emerito della Penitenzeria apostolica, stretto collaboratore di Joseph Ratzinger da cardinale prefetto dell'ex Sant’Uffizio, da pontefice ed ora punto di riferimento di papa Bergoglio in materia di peccati e morale. Monsignor Girotti ricorda che - di fronte a casi in cui la parte indagata cessa di esistere (per morte naturale o per suicidio) - nel nuovo Codice di Diritto Canonico è contemplata lo stop dell'azione giudiziaria sulla base delle norme previste nel canone 1520 denominate "Instantia perimitur", che sanciscono la fine dell'atto processuale perchè «cessata la causa, cessa l'affetto».

Canone che nel vecchio Codice di Diritto Canonico era denominato col titolo "Causa perenta est", cioè causa cessata per la scomparsa dell'indagato. Il presule indica anche un altro canone, il 1518, nel quale - spiega - è scritto, tra l'altro, che in un processo «se un partecipante muore...a causa ancora non conclusa, l'istanza è sospesa fino a che sia riassunta (eventualmente) la lite dell'erede del defunto, del successore o dell'avente interesse».

LEGGI ANCHE:

San Giovanni, chiesa gremita per i funerali di don Maks
Visita in forma privata nella cappella mortuaria dell’ex vescovo Ravignani L’abbraccio di Boris Pahor al padre del sacerdote. L’omelia in sloveno di don Jakomin
Vale a dire se qualche familiare della persona morta si costituisce in giudizio per chiedere un risarcimento alla memoria o pecuniario. Per la Santa Sede, quindi, si è conclusa, Codice di Diritto Canonico alla mano, la drammatica vicenda del parroco di Santa Croce schiacciato dal rimorso per il male fatto ad una ragazzina? «Penso proprio di sì», risponde monsignor Girotti, secondo il quale la parola fine prevista, "in questi drammatici casi", dalle norme canoniche non "impediranno mai di dimenticare le sofferenze della ragazzina violentata e le responsabilità del sacerdote che, vinto dal rimorso, si è dato la morte, per il quale non ci resta altro che pregare e invocare la misericordia Divina».

Grande rispetto - puntualizzano in Vaticano - si deve anche per l'azione del vescovo di Trieste: monsignor Crepaldi «non poteva agire diversamente», spiegano all'ex Sant'Uffizio, ha applicato fedelmente le nuove norme canoniche, ma la drammatica decisione di don Maks non gli hanno permesso di far sentire ancora di più la sua vicinanza al sacerdote nella sua veste di pastore e arcivescovo di Trieste, un incarico a cui è stato chiamato da Benedetto XVI dopo una lunga esperienza maturata alla Cei (Conferenza episcopale italiana) come direttore dell'Ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro, e come segretario della Pontificia commissione Giustizia e Pace della Santa Sede. Un arcivescovo, dunque, "sensibile ed esperto" - ricordano in Vaticano - che avrà certamente provato tantissimo dolore per quanto accaduto.
 
Web  Top
view post Posted on 18/3/2015, 10:08
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2015/03...elefonate.shtml


L’INCHIESTA A GENOVA 17 marzo 2015
Per le telefonate su Lupi jr la sim del prete morto misteriosamente
Marco Grasso

Genova - Nessuno doveva sapere del trattamento di riguardo riservato a Luca Lupi, 29 anni, figlio del ministro Maurizio Lupi, assunto come architetto in uno studio genovese unicamente per ingraziarsi il padre e fare il pieno di appalti. Ecco perchè Giorgio Mor, docente universitario e titolare di uno studio di progettazione con sede in via Assarotti, utilizzava il numero di cellulare del cugino, il parroco Giacomo Vigo, morto in circostanze misteriose l’estate scorsa a Livorno.

È uno degli elementi più inquietanti dell’indagine che ieri ha portato i carabinieri del Ros a perquisizioni anche in Liguria. Fra gli indagati c’è Giorgio Mor, 51 anni, residente in corso Solferino, a Castelletto, molto noto in città per aver curato il restyling dell’ex hotel Colombia, in piazza Acquaverde, sede della nuova biblioteca universitaria. È lui ad accollarsi la responsabilità di regolarizzare un neolaureato con un cognome importante: si chiama Luca Lupi, ha 29 anni, ed è il figlio del titolare del dicastero alle Infrastrutture.

Leggi l’articolo sull’edicola digitale.
 
Web  Top
view post Posted on 17/1/2017, 17:05
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


La lista impressionante di prete e religiosi suicidi.

Neanche la promessa del paradiso guarisce il mal di vivere





www.larena.it/territori/bassa/shock...h_ce#scroll=200


17.01.2017
Shock a Bevilacqua
Il parroco si è tolto la vita

Il paese è sconvolto, incredulo davanti a una tragedia incomprensibile, un gesto estremo compiuto da una persona sempre cordiale e gentile. Don Adrian Cristinel Bulai, parroco di Bevilacqua e Marega, è stato rinvenuto ieri mattina impiccato nella sua camera da letto. A trovare il corpo sono stati due parrocchiani, che lo erano andati a cercare allarmati per la sua assenza a Marega, dove avrebbe dovuto celebrare messa alle 8.30. I due hanno subito allertato i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Legnago, che hanno inviato una pattuglia della stazione di Minerbe, giunti sul posto alle 9.30. Gli accertamenti ieri sera erano ancora in corso, mentre sono stati posti sotto sequestro i locali della canonica, anche se non sono stati riscontrati segni di effrazione. Il parroco non ha voluto lasciare alcun biglietto per spiegare il suo gesto, compiuto proprio alla vigilia della ricorrenza del patrono del paese, Sant’ Antonio.

Don Adrian, 43 anni, originario della Romania, era arrivato a Bevilacqua nel 2011 per sostituire don Luigi Anoardo, che aveva lasciato la guida della parrocchia per motivi di salute. Dopo una iniziale freddezza da parte della gente del paese, in poco tempo era riuscito a conquistare i propri parrocchiani ed era ben voluto da tutti. «Mai avremmo pensato ad un gesto simile, siamo senza parole», ripetono i residenti, che vedendo in mattinata un’ambulanza subito si erano preoccupati pensando ad un malore. E il gesto rimane ancor più un mistero se si pensa a com’era don Adrian. Un parroco che ogni mattina usciva di casa e incontrava i propri parrocchiani nel cortile della canonica, che organizzava eventi e feste nelle parrocchie di Bevilacqua e Marega, che partecipava agli eventi culturali del paese. Insomma, una persona che viveva la propria comunità e che, apparentemente, non aveva problemi.

Eppure, secondo alcuni residenti, negli ultimi giorni don Adrian sembrava turbato. In occasione della festa del Santo patrono, infatti, aveva organizzato una grande festa, con una messa concelebrata da tutti i sacerdoti che hanno prestato servizio a Bevilacqua, cui sarebbe dovuta seguire una cena nel ricreatorio parrocchiale. Invece, nella messa serale di sabato, don Adrian aveva annunciato che la festa era stata annullata a causa dei pochi iscritti e di incomprensioni con gli organizzatori. Un evento di poco conto ma che, forse, potrebbe aver agito da concausa nella decisione di don Adrian di togliersi la vita.

La salma, in un primo momento trasferita nelle celle mortuarie di Negrar e messa a disposizione delle autorità, già nel pomeriggio è stata consegnata alla famiglia, su disposizione del pm Giuseppe Pighi. A ricevere il corpo sono stati il fratello don Emanuele, sacerdote anche lui accorso in tutta fretta da Napoli, e la sorella, residente invece a Verona. «È una grande tragedia e non c’è nulla da aggiungere», ha commentato il sindaco Fosca Falamischia, decisa a proclamare il lutto cittadino nel giorno del funerale. Nato in Romania da genitori romano-cattolici e ottavo di nove figli, don Adrian nel 1991 era entrato con il fratello Emanuele nel seminario minore dei Frati Conventuali a Roman. Dopo aver preso i voti temporali ed il noviziato, si era iscritto alla facoltà di Teologia della città, un istituto affiliato alla Pontificia Facoltà di Teologia San Bonaventura di Roma. Era stato ordinato sacerdote nel 2000 e nel 2002 si era laureato in Teologia. Nel 2004 si era trasferito nella diocesi di Verona. Inizialmente nominato vice parroco di Caprino Veronese e Lubiara, nel 2005 era diventato parroco della Beata Vergine di Borgo Nuovo. Nel 2007 era stato trasferito a Novaglie di Valpantena e nel 2009 era diventato parroco di Fane, Torbe, Prun e Mazzano di Valpolicella.
Laura Bronzato

--------------------------

Preti, suore e seminaristi suicidi
1) 1501: la beata monaca Colomba da Rieti, secondo alcuni studiosi, si sarebbe affamata a morte all’età di 34 anni
2) 1561: nel convento delle Convertite a Venezia sono documentati alcuni suicidi di monache vittime degli abusi del loro cappellano erotomane: “non volendo consentirgli, né potendo come delicate sostenere l’incomodo della prigione né la crudeltà dei tormenti, si hanno data la morte con mangiare e bere cose che le uccidevano”
3) 1629: il frate Nardo Fatone di Castelluccio, professo della religione della Mercede, cerca di strozzarsi nelle carceri vescovili di Sora (Frosinone) dove era detenuto per reati a sfondo erotico
4) 1650 circa: il frate agostiniano Diego La Matina, incarcerato dall’Inquisizione, “non una sola volte tentò di dar morte a se stesso, poco curante dell’eterno suplicio, con l’astinenza del cibo in più giorni”
5) 1720: suor Eleonora Borghese, monaca del convento di San Domenico e Sisto a Roma, si impicca in quanto monacata a forza
6) 1729: fra Ludovico da Cilento, vicario del convento di san Francesco a Sarno (Napoli), viene denunciato in diocesi per aver scandalizzato delle fedeli in confessionale. Tra l’altro fu riferito che “avrebbe addirittura meditato di buttarsi giù dalla finestra della sua cella” per motivi amorosi
7) 1840-1859: sono segnalati due suicidi e due tentati suicidi da parte di tre suore in un convento di Napoli. Una giovane monaca tentò prima di uccidersi lanciandosi nel pozzo del monastero e poi si impiccò nella cella di punizione. Un’ anziana suora si suicidò gettandosi anche lei nel pozzo dell’acqua. Una terza suora che tentava di annegarsi nel medesimo pozzo fu salvata.
8) 1893: un frate di Vitorchiano (Viterbo) è ritrovato impiccato nella sua cella conventuale
9) 1913: suor Maria Wenzel, nota psicopatica, si getta dal balcone di un cantiere edile di Roma morendo sul colpo
10) 1914: una giovane suora si getta nel pozzo-cisterna del convento di Montecarlo (Lucca), dall’inchiesta pretorile emergono “motivi sentimentali”
11) 1930 circa: frate si suicida in preda ad una crisi nervosa all’eremo di Tagliavia (Palermo)
12) 1942: da una lettera autografa di un frate francescano di Alcamo (Trapani) indirizzata a Mussolini risulta che una suora fanatica aveva deciso di offrire “a Dio la sua giovane vita” per “il trionfo della Religione e del Fascismo”. La religiosa si sarebbe offerta come vittima sacrificale “per riparare le vergognose e delittuose offese di un certo disfattismo miope, scellerato, diabolico”
13) 1945: dieci giovani monache benedettine di Palma di Montechiaro (Agrigento) avrebbero offerto volontariamente la loro vita, lasciandosi morire di fame, per impetrare da Dio la salvezza di Giovanni Battista Peruzzo, vescovo della loro diocesi, in pericolo di vita a causa di ferite d’arma da fuoco
14) 1948: suor Dina Stragliati si impicca al tubo della doccia al Santuario di San Luigi a Torino
15) 1950: suor Maria Grazia Leocata si getta da una finestra del convento benedettino di Modica (Ragusa) suicidandosi
16) 1953: una giovane conversa si getta dalla finestra di un convento a Brazano di Butori presso Viterbo, 90 giorni di prognosi
17) 1954: una suora psicopatica dell’ordine delle Clarisse si suicida a Clinton in Inghilterra, cospargendo l’abito monacale di benzina e dandovi fuoco
18) 1956: suor Giulia Andreatta si uccide a coltellate nel manicomio di Pergine (Trento)
19) 1958: José Prado, frate servita spagnolo residente a Torino, tenta 3 volte il suicidio: sotto un tram, sotto un pullman e tagliandosi le vene con un temperino
20) 1959: suor Virginia Mognoni si suicida in una casa di cura di Carate Brianza (Monza Brianza), impiccandosi all’inferriata di una finestra
21) suora annegata a Camogli (Genova), nessun testimone, nessuna lettera
22) 1961: una suora svizzera si uccide buttandosi in mare da una scogliera a Pieve Ligure (Genova)
23) 1962: suor Lucia R. De Cristofaro si impicca a Ferrara nel bagno d’un asilo infantile
24) 1963: suora annega in un canale a La Loggia (Torino), nessun testimone, nessuna lettera
25) 1972: Rosetta Bonalumi, ex suora, si suicida a Lecco gettandosi nell’Adda
26) 1973: suor Maria T. Arquati, caposala ospedaliera, è rinvenuta cadavere a Stresa (Novara) con accanto una fiala di iniezioni di curaro
27) 1975: Willibrando Pnemburg, certosino a Serra San Bruno in Calabria, si impicca nella sua cella. Era addirittura il priore!
28) 1987: una suora si butta in mare annegandosi a Napoli
29) 1990: suor Margherita Berardi si uccide inginocchiandosi sui binari per farsi investire da un treno della linea ferroviaria che passa per Brescia. La disgraziata religiosa è investita in pieno da un Intercity venendo orrendamente mutilata e trascinata per almeno 50 metri.
30) 1992: suor Moly Sebastian Edathil, di origine indiana, tenta il suicidio a Novara nel convento delle Sorelle ministre della carità
31) 14/08/1992 Bisaglia Mario, 75 anni, fratello del deputato DC Toni Bisaglia, trovato annegato nel lago di Centro Cadore.
32) 1992: Luigi Graffino, frate cappuccino, si suicida annegandosi nel canale Cavour a Chivasso (Torino)
33) 1994: suor Clarita, monaca delle missionarie francescane di Gesù, si impicca a Fano (Pesaro e Urbino). L’hanno ritrovata appesa al tubo dell’acqua.
34)1996: la novizia E.T.C., di origine indiana, si getta dalla finestra di un convento di Roma. Morta sul colpo
35)/1997 Castronovo Antonio, gesuita, trovato morto nel porto di Palermo.
36) 08/08/1997 I. U., 47 anni, sacerdote nigeriano suicida nella casa del Clero in via della Scrofa, 70, Roma.
37) 08/07/2000 Suora 75enne si getta dal convento in via Vitellia, sotto le finestre del monastero di Santa Chiara, nel quartiere Monteverde di Roma. “Non mi fanno uscire”.
38) 30/10/2000 D’Auria Alfredo, 66 anni da Tobbiana, frazione di Prato, sparatosi alla tempia in sacrestia. Nell’agonia aveva fatto suonare le campane elettriche per chiedere aiuto. Depressione.
39) 09/11/2000 Pierre Silviet-Carricart, 57 anni, prete francese indagato per pedofilia, si getta nel Tevere.
40) 21/02/2002 Frate Mattew (Matteo) Lim, 30 anni, filippino, trovato nel pozzo del convento dei Francescano dell'Immacolata di Frigento (AV), dove era arrivato da 10 giorni. Si sospetta anche l'omicidio.
41) 2002: suora del convento di Galeazza, nel comune di Crevalcore (Bologna), si suicida buttandosi con il furgoncino che stava guidando nel fiume Panaro
42) 18/07/2003 Damiani Vittorio, 62 anni, di Villa di Serio, diocesi di Bergamo, prete pedofilo, impiccatosi dopo l’arresto.
43) 2004: suor Anna, insegnante in una scuola materna di Capriglia (Avellino), si barrica in un’aula e per circa un ora rimane aggrappata all’inferriata del balcone a un passo dal vuoto, sotto gli occhi dei bambini e delle altre suore. Salvata dai pompieri che sfondano la porta e l’afferrano in tempo.
44) 01/03/2006 Betaxio Mullunesh Mariam Tebrz, 39 anni, suora etiope, suicida a Roma con una coltellata alla gola.
45) 27/03/2006 Corrado Bertoldi, 92 anni, gettatosi dal ponte di Ravedis, dopo aver scritto un libro eretico uscito postumo “Storia e scienza smentiscono Bibbia e Chiesa” (Aviani & Aviani editori).
46) 25/09/2006 Addeo Francesco, 75 anni, da Pago Valle Lauro (AV), sparatosi con fucile da caccia.
47) 18/08/2006 Agostini Marco, 43 anni, da Pomezia, diocesi di Roma, prete pedofilo, impiccatosi agli arresti domiciliari.
48) 20/01/2007 Genova, suora 70enne di clausura del convento della Santissima Annunziata, a Serra Riccò, trovata impiccata nella sua cella.
49) 19/03/2007 V.G., 38 anni, da Napoli, postulante prossimo al sacerdozio si getta dal balcone dell'Abbazia di Monte Oliveto Maggiore.
50) 04/04/2007 Agazzi Silvio, 48 anni, diocesi di Bergamo, collaboratore del vescovo, impiccatosi in cantina.
51) 2008: suora mantovana è ritrovata cadavere in fondo ad un profondo canalone in una zona molto impervia della val Breguzzo in Trentino. Nessun testimone, nessuna lettera. Era uscita per una passeggiata solitaria a Zuclo (Trento)
52) 18/11/2008 Anonimo sacerdote di 66 anni, malato, si getta dalla finestra del Policlinico Gemelli in Roma, reparto geriatria. Soffriva di depressione.
53) 19/03/2009 Caccia Silvano, 53 anni, prete milanese in depressione, arso vivo nella sua macchina.
54) 06/05/2010 Cipro Rosa (Eugenia), 72 anni, da Teano, gettatasi dalla finestra del convento.
55) 09/09/2010 Rabanser Emanuele Maria, 30 anni, da Ortisei, novizio francescano, impiccatosi a Comacchio, dove era in ritiro spirituale per depressione.
56) 23/09/2010 Diletti Matteo, 39 anni, diocesi di Bergamo, prete pedofilo gettatosi nel lago poco prima della sentenza di condanna in Cassazione.
57) 27/11/2010 Recanati Sergio, 51 anni, di Caravaggio (CR), diocesi di Bergamo, prete gay molestatore ripreso da Le Iene.
58) 28/11/2010 Seidita Luca, 29 anni, seminarista della diocesi di Spoleto a cui era stata negata l’ordinazione perché gay, gettatosi da una rupe a Orvieto.
59) 28/02/2011 Galizia Franco, 48 anni da Palermo, dell’Istituto don Orione, gettatosi dal 10° piano di un palazzo.
60) 08/03/2011 Rossi Gianfranco, 75 anni, da Viareggio, diocesi di Lucca, impiccatosi nel bagno della sua canonica.
61) 14/03/2011 Fiore Enzo, 43 anni, da Bari, impiccatosi in chiesa.
62) 20/12/2011 Baù Margherita, suora laica 48enne di Asiago, si impicca a Montet, in Svizzera.
63) 13/05/2012 Foresi Umberto, 76 anni da Civitanova, diocesi di Fermo, volato dal 3° piano della finestra del seminario di Fermo.
64) 02/08/2012 Fabris Caterina, 67anni, suora trovata in mare morta a Genova. Autopsia escluse caduta malore.
65) 05/08/2012 Padre Torquato Rossi (Timoteo), 72 anni, frate cappuccino di Arezzo, gettatosi in fondo a un pozzo.
66) 07/08/2013 Peterlini Giuseppe, prete 88enne suicida a coltellate a Marano (Trento). Gli era stato diagnosticato un tumore.
67) 02/07/2014 Padre Dante Toia, 82 anni, Barnabita, si getta dal 3° piano dell’Istituto Denza di Napoli di cui era preside. Rifiutava trasferimento.
68) 05/08/2014 Padre Giacomo Vigo, 41 anni, dell’ordine dei Filippini, ritrovato a mare a Livorno. Era scomparso da Genova. Era in cura per depressione.
69) 19/09/2014 Franco Bucarini, 73 anni, da Perugia, si uccide impiccandosi con un filo elettrico in canonica, dopo vari tentativi, dopo l'emersione sulla stampa di un ricatto sessuale omosessuale.
70) 20/10/2014 Manca Paolo, 48enne prete di Viterbo uccisosi con gli antidepressivi. Depresso, gli era stato revocata la celebrazione delle messe.
71) 28/10/2014 Suard Maks, 48enne prete pedofilo di Trieste, di lingua slovena, si impicca in canonica dopo aver confessato abusi su ragazza 13enne
72) 21/05/2015: suor, Maria, 38enne benedettina della Rep. Dem. del Congo, si impicca nell’orto del monastero a Monte San Savino
73) 31/05/2015 Certosino Carlo, 54 anni, da Livorno, si impicca nel campanile. Rifiutava trasferimento.
74) 14/06/2015 Jedrzej (Andrea) Jan Rozanski, 23 anni, seminarista salesiano polacco del seminario di Pinerolo si impicca ad un albero, quattro mesi dopo il suicidio della sorella
75) 04/01/2016 Suor Serafina, 71 anni, da Casoria (NA), delle "Suore Francescane Adoratrici della Croce“ si getta dalla finestra del convento
76) 22/01/2016 Don Paolo Marchetti 63enne del centro storico di Pisa, ordinato nel 1978, si impicca in canonica.
77) 06/02/2016 Padre Aldo Lamanna, 42 anni, frate minore, si getta da una rupe a Tropea. Soffriva di depressione
78) 16/01/2017 Don Cristinel Adrian Bulai, 43 anni, prete rumeno in servizio a Bevilacqua (VR), si impicca nella stanza da letto.

Edited by pincopallino2 - 10/6/2022, 07:19
 
Web  Top
view post Posted on 18/1/2017, 11:02
Avatar

Group:
Administrator
Posts:
21,949

Status:


https://www.pressreader.com/italy/corriere...281814283565346

Don Adrian, suicidio senza un perché
Il parroco di Bevilacqua non ha lasciato alcun biglietto. Sconcerto in paese, «con lui solo piccole beghe»

Corriere di Verona18 Jan 2017Davide Orsato

Cosa ha fatto è acclarato, il perché continuerà a tormentare molti ancora per tempo. A cominciare dalla Curia, che lo considerava un «ottimo prete» e dai suoi parrocchiani, che nonostante qualche pregiudizio, avevano accettato quel parroco «foresto» dal nome romeno ma ormai veronese a tutti gli effetti, dopo molti anni sul territorio diocesano. Don Adrian Cristinel Bulai è stato trovato impiccato lunedì mattina nella camera da letto della canonica di Bevilacqua, paese di cui era parroco assieme alla frazione di Marega. Ha fatto tutto con un cordino, forse preso da un vestito. A scoprirlo sono stati due parrocchiani, dopo che il sacerdote non si è presentato alla funzione della mattina, come sue abitudine. Un gesto per molti assurdo, senza l’ombra di un chiarimento. I carabinieri della compagnia di Legnago hanno cercato in lungo e in largo uno scritto, un bigliettino, qualsiasi cosa che potesse fornire una spiegazione: non hanno trovato nulla. Tanto che già nella serata di lunedì, il pubblico ministero Giuseppe Pighi, aveva dato disposizione di rendere la salma (ora nelle celle dell’ospedale di Negrar) ai familiari e ieri è arrivato anche il nulla osta per il funerale. Per la procura tutto risulta sufficientemente chiaro: si tratta di un suicidio con nessuna interferenza esterna.
Sono in molti, però, che cercano di ricostruire cosa sia accaduto nella mente del sacerdote che, a quanto pare, non aveva dato alcun segnale di pensare a un gesto estremo. C’era stato, sì, qualche battibecco con il consiglio parrocchiale. L’ultimo in ordine di tempo: era saltata l’organizzazione della festa patronale (Sant’Antonio abate, che «cadeva» ieri) perché non c’erano abbastanza persone a disposizione. O forse, perché, come racconta qualcuno in paese, don Adrian aveva da ridire sul «clima ostile» che si era formato tra qualcuno dei componenti. Certo, cose che accadono ovunque, e infatti nessuno se la sente di correlare la tragica fine del sacerdote a piccole beghe. «Lo conoscevano in molti - fa sapere don Martino Signoretto, portavoce della Curia - aveva la fama di essere un sacerdote che faceva il suo dovere molto bene. Non solo, ci risulta che fosse ben ambientato a Bevilacqua. Siamo sconvolti, abbiamo ancora moltissime domande e stiamo cercando di capire cosa può essere accaduto. Di sicuro non può essere stato perché ogni tanto aveva un po’ di mal di testa, come sembra dire qualcuno oggi». Tra i parrocchiani è difficile trovare qualcuno che non ne parli bene. Al massimo riportano qualche comportamento «anomalo» per un sacerdote: il fatto che giocasse al videopoker, o che fosse un gran fumatore, e che fosse un po’ introverso. Inoltre, sembrava aver tagliato ogni legame con i parenti in Romania. Ma chi l’ha conosciuto a lungo, come la signora Ivana della parrocchia di Novaglie (dove è rimasto per anni) lo ricorda «come un bravissimo sacerdote, che aveva avviato molte iniziative, in particolare tra i giovani». È lo stesso parere del sindaco di Bevilacqua, Fosca Falamischia, che nega al tempo stesso «ogni frizione con la comunità locale» confermando il giorno di lutto cittadino. Il funerale, fa sapere la diocesi, si farà in tempi brevi. La data, probabilmente, verrà comunicata oggi e la cerimonia dovrebbe tenersi proprio nella chiesa parrocchiale di Bevilacqua.
 
Web  Top
93 replies since 20/3/2008, 15:00   1646 views
  Share